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La cocente sconfitta del Pd e di una classe politica a Sezze

Nov 19, 2021 Scritto da 

 

 

Non c'è dubbio che le recenti elezioni amministrative, a Sezze, hanno segnato una cocente sconfitta del PD. Il risultato finale del 10% dei votanti non ha bisogno di commenti. È vero che ha votato solo la metà degli aventi diritto, ma questo non è una attenuante, non giustifica nulla, semmai rafforza la profonda insoddisfazione dei cittadini nei confronti della vecchia amministrazione, nei confronti della politica. Appena chiuse le urne ho parlato di un voto di scambio, di un voto di convenienza e non di appartenenza; di un voto familiare, da parte di cugini e di compari. Non rinnego questa amara opinione, basta leggere attentamente le preferenze ricevute dai diversi candidati. Ma ciò non è sufficiente a spiegare il risultato negativo del PD. Occorre. a mente fredda, lasciare da parte il risentimento e lo sconforto, andare in profondità e non scambiare la causa con l'effetto. Dico subito che, come spesso è accaduto in passato, Sezze potrebbe anticipare ciò che potrebbe accadere negli altri Comuni dei Lepini. Spero proprio di no! La triste vicenda del cimitero, vergognosamente utilizzata e strumentalizzata dai mass media e dalle altre liste elettorali, ha accelerato un fenomeno che bolliva in pentola e cioè il distacco dei cittadini, e soprattutto dei giovani, nei confronti della Sinistra di governo. Si è interrotto un legame decennale e un patto di fiducia. Durante la campagna elettorale ho avvertito sulla mia pelle questa sensazione, pur avendo riscontrato profonda stima e simpatia da parte degli elettori. Mi sono reso conto che non si trattava di una normale critica e contestazione ma di un rifiuto della tradizione e della storia di questo paese, identificato con la Sinistra. Così gran parte dell'elettorato ha voluto presentare il conto. Un rifiuto verso la classe politica, identificata tout court nel PD, e la voglia di cambiare. Non è servito richiamare alla memoria la storia e le conquiste sociali, scolastiche, dei servizi sportivi e sanitari, dell'assistenza ai disabili e agli anziani, dei trasporti scolastici, delle infrastrutture nelle zone (strade, fogne, scuole, illuminazione, impianti sportivi ecc.), in un territorio vasto e che ne era completamente sprovvisto fino agli anni Settanta. Gli elettori hanno voluto rimarcare la stasi e l'immobilismo degli ultimi anni, rispetto ad alcune tematiche riguardanti il decoro urbano, l'immigrazione, il traffico, la questione giovanile, il Centro storico. Ma ciò che più mi ha colpito è stato la delusione e la sfiducia    di molti ragazzi che si aspettavano e si aspettano un cambio di marcia, una innovazione, una comprensione del loro futuro. Hanno così individuato nei loro "padri", le colpe e le responsabilità sperando finalmente in una svolta. Qualcuno, come me, sperava invece che la situazione si potesse recuperare grazie a un rinnovato impegno e a una esperienza consolidata nel corso anni, mediante un nuovo modo di governare e di comunicare.  Non è stato così perché si sono incrociati e sommati fattori più generali e diversi. Il futuro appare molto incerto ai giovani. Lo stato sociale che in qualche modo garantisce i loro genitori e i loro nonni non è affatto assicurato per loro.   La scuola non garantisce il lavoro e non offre gli sbocchi desiderati- In futuro, forse, non ci sarà più lo spazio vitale per tutti. Il disastro ambientale, le nuove tecnologie, le emergenze della pandemia pesano sulla loro coscienza. Insomma, la situazione appare difficile e a volte senza orizzonte. Ognuno è spinto a rinchiudersi in sé stesso e a separare le proprie vicende da quelle degli altri. Si è in presenza di una massificazione personalizzata, di una omologazione degli individui che tentano invano di distinguersi solo in superficie e in maniera estroversa. Si rivendica la libertà di vivere, tutto e subito, perché "di domani non c'è certezza". Invece proprio questo è il momento della Politica, del ritorno alla civile e solidale convivenza, dello studio e dell'innovazione, di un modo nuovo di vivere la città perché non si trasformi in un dormitorio o in una desolata periferia. Questa è la sfida che ha davanti a sé la nuova Sinistra e il PD. Da qui bisogna ripartire per ricucire lo strappo con la città e con i giovani. Non c'è da disperarsi, Occorre passione civile e impegno. La storia non si ferma. Bisogna capire il cambiamento in atto e saperlo guidare e orientare. La realtà è più forte delle idee. Chi ha più filo da tessere, tesserà.

Pubblicato in La Terza Pagina
Vincenzo Mattei

 

Dirigente scolastico e pubblica amministrazione

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