Conosco le ragioni che spingono illustri intellettuali, tante Associazioni Nazionali (Anpi-Cgil) e un pezzo importante della Sinistra a votare NO. Il voto favorevole (Sì) al Referendum per la riduzione del numero dei parlamentari, da 630 deputati a 400 e da 315 senatori a 200, sarebbe un regalo al Movimento 5S, rafforzerebbe l'antipolitica, penalizzerebbe la rappresentanza parlamentare in alcuni territori della Penisola, sarebbe un duro colpo alla democrazia rappresentativa, non avrebbe alcuna efficacia senza una riforma elettorale e senza la modifica dei Regolamenti. Opinioni legittime e sacrosante. So anche che il PD è in fibrillazione per colpa di chi erroneamente ha voluto politicizzare il voto temendo che una vittoria del NO potrebbe essere usata come una clava contro il Governo giallo-rosso. Per questo sono convinto che la decisione di votare Sì o NO non va drammatizzata e che il PD non si deve militarizzare rispolverando il vecchio armamentario della disciplina ferrea, preludio di tante fratture ed esclusioni. "In fondo - dice Michele Serra sul quotidiano La Repubblica - un referendum è solo un referendum, si dice Sì e si dice NO a una domanda", volendo con ciò sdrammatizzare la questione e facendo intendere che nel voto non ci dovrebbero essere messaggi reconditi, secondi fini, sgambetti e strumentalizzazioni. Nel dubbio e nell'incertezza che ancora mi tormenta, dopo la decisione assunta dal PD ieri, ho deciso di votare Sì. Per due motivi, fondamentalmente. Primo: come giustificare davanti all'opinione pubblica il cambio di opinione da parte del Parlamento e del PD che a schiacciante maggioranza hanno votato a favore della riduzione del numero dei deputati e dei senatori, nel giro di poco tempo? Con quale coerenza e credibilità? Il taglio del numero dei parlamentari deve essere l'avvio di un vasto processo riformatore, ha detto Nicola Zingaretti. E' un impegno scritto nel patto di Governo! La seconda ragione che mi spinge a votare Sì è la decisione della Direzione Nazionale del PD, partito nel quale sono iscritto. Qualcuno potrà pensare che da vecchio comunista ho portato il cervello all'ammasso, secondo anacronistiche e intollerabili usanze. Può darsi! E' altrettanto vero, però, che nella sezione del PCI-PDS-DS ho imparato il rispetto delle regole non imposte ma accettate responsabilmente. Se si fa parte di un partito o di una Comunità democratica bisogna rispettare e seguire le indicazioni della maggioranza, anche se non condivise, salvo casi di coscienza e motivi eccezionali. Altrimenti il partito non esiste. C'è sempre una ragione comune superiore alla volontà del singolo! Il rispetto della maggioranza è il cuore della democrazia e dell'organizzazione politica. L'alternativa è il caos, il correntismo e il personalismo. Purtuttavia, infine, anche questa volta, sarà l'elettorato a decidere liberamente. E il popolo, in democrazia, ha sempre ragione!