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Referendum: perché sì

Set 17, 2020 Scritto da 

 

Voglio ribadire convintamente il mio Sì al Referendum sul taglio del numero dei parlamentari per le motivazioni già precedentemente espresse. Innanzitutto per coerenza e lealtà con il voto espresso dal Parlamento a stragrande maggioranza (I deputati e i senatori non erano mica ubriachi o minacciati con la pistola!). Successivamente per il rispetto che nutro per la decisione assunta dalla Direzione del PD, partito in cui milito. (Non conta più il rispetto della maggioranza e l'autodisciplina? Liberi tutti?) Allora, ciò che mi spinge nuovamente a confermare il mio Sì al referendum (nel massimo rispetto di chi è per il NO), sono le ragioni seguenti:

1) non è vero che il taglio del numero dei parlamentari è di matrice M5S. Già nel lontano 2008, il Centrosinistra, lo propose a nome dell’on. Zanda e dell'on. Finocchiaro (capigruppo, rispettivamente del Senato e della Camera dei Deputati);

2) non è vero che si tratta di una resa o subalternità al M5S ma del rispetto del patto di Governo giallo-rosso. Il NO esprime l'avversione di chi non sopporta l'esistenza del M5S; un odio ingiustificato e deviante dal momento che i Grillini, volenti o nolenti, sono parte essenziale del Parlamento e del Governo;

3) non è vero che si tratta di uno sgarbo alla Costituzione, dal momento che la Carta Costituzionale non prevede in alcun modo l'attuale numero degli eletti. Con la vittoria del Sì la rappresentazione parlamentare non sarebbe poca: si tratta di 600 eletti (400 deputati e 200 senatori) che sarebbero distribuiti equamente in tutto il territorio nazionale. Ci vogliamo aggiungere anche circa 100 parlamentari europei e 900 consiglieri regionali? Numeri in linea, dunque, con tutti gli altri Paesi europei ed extra-europei. Semmai il problema vero non sta nella quantità ma nella qualità, nella competenza e nell'impegno degli eletti: ma questo dipende da tutti noi elettori. Certo: è vero e doloroso (!) che qualcuno perderà la poltrona!

Se vince il No è fuori dubbio che ogni tentativo di Riforma si blocca e tutto resta immutato come avviene sistematicamente in Italia da oltre 30 anni. Se invece vince il Sì, come io auspico, comunque si sarà obbligati a produrre una riforma elettorale e regolamentare, come sta scritto nel Patto di governo giallo-rosso. Non si tratta di un referendum-calderone, come quello voluto da Renzi. Si chiede agli elettori di esprimersi solo su un punto per poi procedere, in maniera progressiva e costituzionale, a una Riforma più moderna e complessiva. Un passo alla volta! È questa la regola del Riformismo! O no? Ecco perché voto Sì.

Pubblicato in La Terza Pagina
Vincenzo Mattei

 

Dirigente scolastico e pubblica amministrazione

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