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Dopo il Referendum: che fare?

Set 24, 2020 Scritto da 

 

 

La vittoria del Sì al referendum per il taglio del numero dei parlamentari è il frutto di una domanda seria e profonda, che non va sminuita e rappresentata come la rivolta del popolino ignorante e qualunquista. Sarebbe un grosso errore! Si tratta, invece, a parer mio, di una domanda giusta alla quale va costruita e data una risposta adeguata, anche per il rispetto di chi legittimamente ha votato NO. Nel nostro Paese, e più in generale in Europa e nel mondo, c'è la tendenza allo svuotamento e alla personalizzazione della politica. Le recenti elezioni regionali ne sono una conferma. LA vera questione è, allora, come affrontare la crisi di legittimità del sistema politico costituzionale. Questo dilemma era presente sia tra i sostenitori del Sì che tra i sostenitori del NO. Diverse però, sono state le valutazioni e strategie conseguenti. L’antipolitica non è la causa ma l'effetto della sfiducia verso i governanti, dell'indifferenza verso i valori di solidarietà e di uguaglianza, verso una politica delegittimata dalla diffusa illegalità, che ha smarrito il contatto con gli elettori ed appare sempre più autoreferenziale. Il referendum dimostra che gli elettori, quando si tratta di questioni che li riguardano da vicino, partecipano. C'è bisogno, dunque, di buona politica, in sintonia con i reali e concreti interessi della gente, e che, spesso, l’élite e la cosiddetta intellighenzia sottovalutano perché distratte da discussioni e disquisizioni teoriche, lontane dalla realtà materiale del Paese. Il popolo è la fonte di legittimità del potere democratico e non "una massa di cafoni" come ho letto e ascoltato in questi giorni. Semmai, il mondo dei cafoni (braccianti, manovali, operai, coltivatori..),(come venivano chiamati spregevolmente ai tempi del grande sindacalista della CGIL Giuseppe Di Vittorio),con le mani incallite, le spalle  deformate dalla fatica, vanno difesi ed educati alla coscienza di classe , alle lotte civili e salariali, al rispetto delle regole condivise affinché non divengano manovalanza della violenza organizzata e della malavita, e possano legittimamente rivendicare i loro sacrosanti diritti scritti e sanciti dalla Costituzione.  La vittoria del Sì al referendum, rafforzando il Governo giallo-rosso. ha di fatto aperto una finestra e una possibilità. Può segnare l'inizio di una nuova stagione. Il Sì obbliga tutte le forze di maggioranza al rispetto del Patto di Governo, a fare le riforme: la riforma elettorale e dei regolamenti parlamentari, la riforma del bicameralismo perfetto... Altro che sudditanza e subalternità del PD al M5S ! Zingaretti ha mostrato intelligenza a schierare il PD per il Sì! In certi tornanti occorre saper fare la mossa giusta e prendere il treno che forse non ripassa più. Peccato che questa opportunità sia sfuggita ai compagni del NO!  Certo: serve coraggio per costruire una alleanza con una forza (M5S) che purtroppo non ha ancora deciso cosa fare da grande. Serve coraggio per sconfiggere il populismo anche quando si presenta con sembianze diverse da quelle di Salvini e della Meloni. Questa, però, è la sfida difficile ma esaltante che spetta a tutte le forze progressiste del Paese, al di là del Sì e del NO!

Pubblicato in La Terza Pagina
Vincenzo Mattei

 

Dirigente scolastico e pubblica amministrazione

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