La posizione collinare di Sezze e la relativa lontananza dalle sorgenti, ha sempre rappresentato un ostacolo per l’approvvigionamento idrico della città, almeno sino al 1866, quando Pio IX , su progetto dell’ingegnere Tito Armellini, fece zampillare l’acqua, per la prima volta, nella fontana di piazza De Magistris grazie al - provvido consiglio del R.P. Gesuita Angelo Secchi così chiaro astronomo, come esperto di fisica – come scrisse in una relazione lo stesso Armellini - perché con aver egli in una sola mattina percorso il terreno, mi seppe indicare un cammino, il quale, poiché io l’ebbi studiato in tutte le sue particolarità, mi parve il più opportuno non solo tra quelli che vi erano, ma anche tra quelli che si poteva desiderare, che vi fossero. Egli propose una recentissima maniera di tubi, che si dicono Petit dal nome dell’inventore [1]
L’acqua giunse per caduta e per ferreos tubos dalla sorgente di Monte S. Angelo, nel Comune di Bassiano, a sette chilometri da Sezze.
La fontana di Pio IX, alleviò notevolmente le condizioni igienico sanitarie della città, alle quali la popolazione aveva da sempre cercato di rimediare in diversi modi.
Primo tra tutti la costruzione, ai piani interrati, di grosse cisterne in muratura per la raccolta delle acque piovane, che vi confluivano dal tetto dell’abitazione, a mezzo di tubi in lamiera zincata. Le pareti e il fondo delle cisterne erano intonacate con malta cementizia impermeabile per evitare dispersioni, e sulla sua sommità, un tubo, con pendenza verso la via pubblica o nella fognatura, manteneva costante il livello massimo dell’acqua, impedendo alle piogge particolarmente abbondanti di tracimare ed invadere il piano terra delle abitazioni.
Le cisterne erano chiuse sulla sommità da una volta, e una piccola apertura, per lo più quadrangolare, permetteva di prelevare l’acqua a mezzo di un secchio legato ad una funicella.
Tale apertura, spesso funzionava da livello, e l’acqua che vi tracimava in caso di piogge persistenti, era convogliata nella vicina fognatura attraverso un canaletto aperto di cemento.
Le cisterne avevano una capacità di 8 – 20 metri cubi e l’acqua si prestava a quasi tutti gli usi domestici, ma non ad essere bevuta.
Così prima che l’acqua della sorgente di Monte Sant’Angelo zampillasse nella Fontana di Pio IX, le nostre nonne scendevano dal paese verso le fonti più vicine, con conconi di rame o con arciole in terracotta, portati abilmente sulla testa su di una morbida coroglia, (straccio arrotolato a forma di corolla).
Le fonti più vicine erano quella dell’Oro in località Fontanelle, le Fontane o il Puzziglio in località Zoccolanti.
Nei primi del Novecento, con l’energia elettrica, comparvero in ogni angolo del paese le fontane, e in ognuna delle sue porte di accesso fu costruito un fontanile per l’abbeveraggio degli animali.
Trascorsero altri decenni e quando i rubinetti entrarono nelle abitazioni, le cisterne esaurirono la loro funzione. Furono in parte demolite ed in parte trasformate con alcuni scalini a ripostigli per l’invecchiamento di vini in bottiglia.
Infatti, la profondità delle cisterne, che in alcuni casi superava i tre metri, faceva sì che all’interno la temperatura si mantenesse piuttosto fresca e costante in ogni periodo dell’anno ed ideale per la conservazione del vino. Un vero ambiente con aria condizionata naturale!
E’ stato grazie a questo uso come cantina, se qualcuno di tali manufatti, sfidando il tempo e le modernità, è giunto sino a noi, a testimoniare non solo un passato di difficoltà nell’approvvigionamento idrico, ma anche quanto l’acqua sia importante per la sopravvivenza dell’umanità e di ogni essere vivente.
Un passato che i cambiamenti climatici, caratterizzati da lunghi periodi di siccità, temperature sempre più elevate e piogge scarse o rovinose, sta tornando nuovamente alla ribalta. Il risparmio idrico, gli invasi per la raccolta delle acque, i laghi artificiali, sono il paradigma di questo terzo millennio. Ogni goccia di acqua è preziosa e costitusce una ricchezza da non dissipare.
[1] CIVILTA’ CATTOLICA ANNO DECIMOSETTIMO VOL. VII – DELLA SESTA SERIE – Paragrafo: SCIENZE NATURALI Edito in Roma MDCCCLXVI. Padre Angelo Secchi, direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano, giunse a Sezze nel 1852 nel Collegio Gesuitico e formò nel palazzo De Magistris una piccola specula con bella Meridiana, trovando che Sezze ha di altezza sul livello del Mare 304 metri. Purtroppo di questa meridiana non si ha più nessuna traccia. Padre Secchi fu inoltre il primo a fissare la latitudine e la longitudine del paese, oltre all’altitudine sulla chiesa chiesa di San Pietro (319 metri s.l.m.m.)