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Domenica, 20 Marzo 2022 07:05

Il coraggio di fermare la guerra

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Mosca non sfonda dopo settimane di sangue ed orrore e Kiev resiste, più di quanto noi e Putin potessimo immaginare.
 
La grande armata russa è impantanata nel fango ucraino. 
 
Il racconto di violenze, bombardamenti indiscriminati di città e villaggi e massacri di civili inermi riempiono i notiziari televisivi, le trasmissioni di approfondimento e le pagine dei giornali. È la crudeltà della guerra che si ripropone sempre uguale a se stessa in ogni tempo e ad ogni latitudine.
 
Esperti di geopolitica, analisti internazionali e autorevoli politici e giornalisti si vanno da giorni interrogando sulle ragioni che hanno scatenato il conflitto, sugli errori commessi dalle superpotenze e dai loro alleati ed ognuno propone la propria ragionevole spiegazione, prospetta possibili evoluzioni e auspica vie di uscita. Alcuni invocano apertamente la resa dell’Ucraina nella convinzione che tale scelta eviterebbe altri morti, sangue e sofferenze. Tra i fautori della resa ci sono tanti nostalgici del ‘900, quanti temono che il proprio stile di vita possa essere messo in discussione dalla crisi economica, che le proprie comodità subiscano un significativo ridimensionamento e addirittura possano essere stravolte a causa di una guerra che si combatte ai confini dell’Europa e infine quanti, non a torto, hanno paura di una possibile escalation e di un conflitto atomico che segnerebbe la fine dell’umanità.
 
In ognuno di noi a ben vedere sono affiorati in questi giorni simili pensieri, si sono fatti strada pudicamente, magari li abbiamo appena sussurrati in qualche discussione. Il ragionamento è semplice: più gli ucraini combattono e più dura la guerra. Siccome alla fine vincerà Putin, prima vince e prima ci sarà la pace. In fondo per il bene degli ucraini, non aiutarli a resistere, né con le sanzioni né con l’invio di armi è la via di uscita più facile, il modo più rapido e semplice per ritornare alla tanto agognata tranquillità e normalità, ovviamente ed esclusivamente la nostra.
 
Le nazioni libere e democratiche dovrebbero semplicemente separare i propri destini da quelli di un popolo aggredito brutalmente, evitando di prendere posizione o comunque far finta di non sentire, ovviamente per il loro bene, gli ucraini che invocano il nostro aiuto e al contempo evitare di fare arrabbiare Putin.
 
Tuttavia una resa incondizionata dell’Ucraina sarebbe una sconfitta dei valori su cui si fondano i sistemi democratici occidentali. Gli ucraini combattono una guerra territoriale, di difesa, ma invero stanno combattendo per la loro libertà, perché sanno bene cosa vuol dire vivere in un regime totalitario come quello russo, nel quale Putin detiene un potere assoluto da oltre vent’anni e nel quale gli oppositori, politici e giornalisti, sono sistematicamente imprigionati e assassinati. Quanti chiedono la resa di fatto vogliono sacrificare sull’altare della propria convenienza la libertà e il diritto all’autodeterminazione dell’Ucraina, un Paese in cui i cittadini hanno eletto i propri rappresentanti al Parlamento e il Presidente, lasciandola sola di fronte all’invasione di una potenza governata da un regime autocratico, che rappresenta la negazione di quegli stessi valori. 
 
Nel 2014 i paesi democratici non hanno reagito all’annessione della Crimea e alla guerra per procura nel Donbas con un pacchetto di sanzioni come quelle varate oggi. Tuttavia già otto anni fa era chiara quale sarebbe stata l’evoluzione della situazione e la posta in gioco non poteva essere che un peggioramento drammatico dello scenario, una sempre più forte compressione dei legittimi diritti e delle aspirazioni di un popolo, che oggi è oggetto di un’invasione da parte della Russia, mascherata come un’operazione militare per “neutralizzare” e “de-nazificare” l’Ucraina. Oggi, mentre il futuro del popolo ucraino rimane drammaticamente incerto, alle democrazie occidentali si sta ripresentando lo stesso problema di otto anni fa: dove potrebbe arrivare Putin in futuro?
 
La comunità internazionale deve farsi carico di ricercare la pace, di comporre il conflitto in atto facendo tacere le armi e prevalere le ragioni del diritto e della giustizia. Occorre però non perdere di vista un concetto fondamentale per evitare fraintendimenti: la distinzione tra chi aggredisce e chi è aggredito non è un dettaglio irrilevante.
 
Personalmente ritengo moralmente aberrante, oltre che politicamente inaccettabile, la strada di chi afferma che per perseguire la pace occorre essere neutrali, non stare né con Putin né con la NATO. L’operato delle democrazie occidentali e della NATO è stato tutt’altro che giusto, eticamente e politicamente ineccepibile. Errori strategici ne sono stati commessi, taluni di gravità imperdonabile, frutto di una visione miope, funzionale alla esaltazione della potenza politica ed economica dei singoli paesi e al sistema di alleanze internazionali che li legano, che hanno determinato l’insorgere del conflitto in corso. Criticare e condannare non solo è giusto e legittimo, ma anzi doveroso. Fermarsi a riflettere sulle responsabilità e le cause della guerra è utile per farci comprendere il vicolo cieco in cui ci siamo cacciati e il baratro in cui rischiamo di precipitare. Tuttavia in questo momento la priorità è lo stop alla guerra, trovare una pacificazione, far incontrare i belligeranti con l’aiuto e la mediazione delle grandi potenze, comporre le diverse posizioni in maniera alta senza umiliare le parti in conflitto. I leader internazionali devono mostrarsi all’altezza della sfida e mettere in campo una strategia per il futuro. In un mondo globale e interconnesso, non si può pensare che la globalizzazione vada d’accordo con la guerra e le sanzioni. Bisogna superare la logica della contrapposizione e della forza. Il tema della sicurezza vale per gli Usa, l’Europa, la Russia, la Cina e tutte le altre nazioni e pertanto occorre ripensare radicalmente il sistema delle alleanze politiche e militari. Sarebbe meglio un esercito europeo invece della NATO come alleanza militare, che si è comunque spinta verso est e ha causato uno sfasamento pericoloso degli equilibri geopolitici.
 
Serve coraggio e determinazione per bandire definitivamente la guerra dalla storia, come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e costruire un mondo in cui a dominare siano i diritti e la libertà di tutti i popoli senza distinzioni e prevaricazioni da parte delle nazioni più forti. 

 

 

Se non è la passione e voglia di mettersi in gioco cosa altro è? Eppure spesso vengono messi alla gogna e nel tritacarne dei social. Nonostante tutto sono e restano comunque in trincea, a sporcarsi le mani e i piedi per poche centinaia di euro all’anno. Stiamo parlando dei consiglieri comunali, un ruolo oggi considerato marginale e secondario rispetto alla carica di sindaco, vice sindaco e assessori. Eppure sono coloro che in campagna elettorale si sono battuti, ci hanno messo la faccia e continuano a prendersi schiaffi ogni giorno. L’accanimento e l’ardore anticasta li dovrebbe considerare fuori, esenti dalle critiche solo per questa ragione, soprattutto se consideriamo l’aumento delle indennità che ha riguardato solo sindaci e assessori. I consiglieri comunali, invece, in qualità di rappresentanti del popolo, perché eletti direttamente dallo stesso, in molti casi li vediamo fare le belle statuine o all’ombra rispetto alle vetrine illuminate dei sindaci e assessori in caso di manifestazioni ed eventi. Loro, al contrario, li vediamo passare sotto le forche caudine quando si tratta di decisioni e responsabilità che debbono necessariamente prendersi, come quella ad esempio dei debiti fuori bilancio che presto sarà affrontata e che non tange minimamente assessori e giunta. Solo per fare i conti della serva, nel caso del Comune di Sezze (compreso tra i 10 mila e 30 mila abitanti) un consigliere comunale non arriva nemmeno a prendere 100 euro netti al mese. Un gettone di presenza in commissione consiliare corrisponde a circa 24 euro lordi e con tutti gli sforzi possibili non si arriva mai a farne 10 di sedute al mese. Insomma una miseria paragonata agli stipendi del sindaco, del vice sindaco e assessori. E’ la Legge 234/2021 che ha aumentato le indennità di carica per i sindaci dei comuni, un aggiornamento votato anche dalle forze politiche che sui privilegi della “casta” hanno costruito le loro fortune elettorali. Gli aumenti sono già in vigore ma si arriverà al 2024 con stipendi di oltre 4100 euro lordi al mese per Sindaco, 2200 euro per vice sindaco e oltre 1800 euro per gli assessori (Allo stipendio loro mediamente deve essere decurtato un 30 per cento). Oggi un sindaco come quello di Sezze prende circa 3400 euro lordi, mentre un vice 1800 e un assessore circa 1500. Si tratta di tabelle che valgono per tutti i Comuni italiani ovviamente. Per i consiglieri comunali invece nessun aumento, nessuna sfilata o tagli del nastro, solo qualche caramella ogni tanto, se avanza. 

 

 TUTTE LE TABELLE DEGLI AUMENTI

 

 

 

 

Le schermaglie precongressuali del PD di Sezze una vecchia abitudine che tarda a morire!) hanno sortito un onorevole compromesso. Accanto alla conferma di storici rappresentanti, nel nuovo Direttivo si notano alcuni rientri e recuperi. Ma la vera novità è l'elezione all'unanimità del Presidente avv. Luigi De Angelis e di Francesca Barbati, neo segretaria del partito. Una giovane signora candidata nella lista PD nelle passate consultazioni amministrative di ottobre. È. la prima donna, a Sezze, che ricopre questo incarico prestigioso e oneroso. Francesca Barbati si è detta consapevole del gravoso impegno che l'attende per restituire dignità e passione alla storia della Sinistra della città, facendo in ciò tesoro degli errori compiuti che hanno determinato la sconfitta elettorale. Lei si è cimentata nella difficile campagna elettorale e questo le fa onore. A volte si può anche perdere piuttosto che rinunciare alla battaglia, anche perché i voti si possono perdere ma, successivamente, si possono recuperare con l'interesse. Solo la dignità, una volta persa, è per sempre.  La sua nomina non vuole essere una testimonianza di "tribuna", ma vuole segnare una svolta a tutto campo, una svolta al femminile, per poter contribuire a costruire una città sempre più a misura di uomo e di donna: nei luoghi, nei tempi, nei modi di vivere, nel costume, nelle condizioni reali della vita quotidiana. Oggi, in politica, non servono furbizie e manfrine di basso profilo, ma un sistema di valori e di modi di essere attraverso un rapporto diretto e costante con i cittadini, sia a livello sociale che amministrativo. Non si parte da zero, Abbiamo alle spalle una storia e un patrimonio di lotte e di conquiste che ancora molti ci invidiano. La città è profondamente cambiata e le risposte che attende sono diverse e diversificate dal passato. I cittadini hanno bisogno di sicurezze e di certezze in un momento in cui l'ansia e l'inquietudine ci affligge a causa della guerra criminale in Ucraina e, qui da noi a causa della pandemia, dell'aumento vertiginoso dei prezzi, delle difficoltà reali e concrete di sbarcare il lunario, e, per ultimo, della banda notturne di ladri e di delinquenti che non ci fanno più dormire. Da soli, però, non si va da nessuna parte e non solo per una questione di numeri (il 10% dei voti ottenuti dalla lista PD parla da sé), ma perché la città non si governa senza avere alle spalle un bagaglio di esperienza e di competenza. Occorre, perciò, costruire una rete di rapporti sociali e politici (l’uomo è innanzitutto animale sociale e poi politico) con i movimenti, con le associazioni, con tutte quelle forze della città che si richiamano al centrosinistra. In Consiglio comunale occorre cimentarsi e confrontarsi, senza alterigia e senza prosopopea, con la maggioranza che è tuttora alla ricerca della propria identità. Senza inciuci e ammiccamenti, vanno individuati i punti di convergenza e vanno tradotti in fatti amministrativi. Bisogna sventare il pericolo che trascorra, in modo inefficace e improduttivo, questa stagione intercettando le risorse europee e del governo nazionale con il PNRR. È una occasione storica e griderebbe vendetta non farne tesoro. Il PD si sta rafforzando a livello nazionale e la Regione Lazio sta lavorando bene. Stare nel PD non significa camminare nella nebbia e nella approssimazione, non significa stare a guardare gli eventi ma lottare per trasformarli a vantaggio di chi lavora, di chi cerca lavoro Una nuova identità, fondata sul lavoro che c'è e che si deve creare, deve diventare il nucleo fondante della nostra azione quotidiana. 

 

 

Successo annunciato per l’atto conclusivo dell’edizione 2022 del concorso di poesie in dialetto setino, l’evento organizzato dall’amministrazione comunale di Sezze la cui premiazione si è svolta sabato scorso presso l’auditorium comunale “San Michele Arcangelo”. Oltre ai premiati nelle categorie principali, i veri protagonisti dell’iniziativa sono stati i bambini delle scuole elementari del territorio setino, che hanno partecipato attivamente al concorso. Le poesie più meritevoli sono state premiate sabato scorso, ma per tutti i partecipanti, per volontà dell’assessore alla Cultura e alla Scuola, Michela Capuccilli, l’Ente ha donato un attestato di partecipazione che è stato consegnato a scuola. Soddisfazione per la riuscita dell’iniziativa è stata espressa proprio dal vicesindaco di Sezze: “E’ stato un bellissimo evento, per la riuscita del quale mi sento in dovere di ringraziare tutta l’amministrazione, gli uffici che ci hanno sostenuto, le 3 associazioni teatrali (“Giotto”, “I Turapitto” e “Nemeo”) che hanno partecipato, la giuria composta dal presidente Luigi Zaccheo e dai membri Isabella Baratta, Jessica Palombi, Lilia Molinari ed Alessandro Di Norma, oltre ai tutti i partecipanti, soprattutto i bambini, ai quali questo genere di iniziative guarda con maggiore attenzione, proprio per non far perdere di vista l’importanza delle proprie origini, in questo caso tramite il dialetto locale che purtroppo si sta perdendo”. Ai giovani partecipanti, oltre all’attestato è stata regalata anche una poesia scritta da Isabella Baratta sul tema della pace, che recita: “Una guerra nel mondo è guerra di tutti ed il solo pensiero già ci ha distrutti Un conflitto mondiale si dovrebbe votare! Pure i bambini lo dovrebbero fare Per alzata di mano, abitanti del mondo, chi di voi è d’accordo ad andar fino in fondo? Iniziare una guerra che distrugge la pace e che spazza via i sogni…ma davvero vi piace? Ripensateci adesso, non è questa la storia per poi scriverci libri di passata memoria Lasciamo ai bambini ricordi di pace di momenti felici, diamo loro la voce cancelliamo la guerra dal vocabolario e aggiungiamo la PACE come bene primario”.

 

 

Il Circolo di Legambiente, per bocca del presidente Fabrizio Paladinelli, dice NO all'impianto di compostaggio che la Giunta Lucidi ha deliberato per i terreni di Sezze Scalo. Dice no perché lo dicono i numeri in quanto la maggior parte dell'utenza setina potrebbe gestire l'organico direttamente attraverso le compostiere.

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Premesso che la Legambiente è favorevole agli impianti di compostaggio come trattamento della frazione organica dei rifiuti, sulla proposta di realizzare un impianto a Sezze Scalo, il circolo locale, esprime la propria contrarietà in quanto, il progetto, non si basa sulla reale esigenza del territorio setino. Sono i numeri e le caratteristiche delle utenze (in gran parte in campagna e comunque dotate di spazi utili ad ospitare le compostiere) che portano a considerare non credibile l’esigenza di un impianto di compostaggio a differenza di altri provvedimenti più urgenti necessari all’efficientamento del servizio di raccolta differenziata del paese. Nel merito i numeri ci dicono che il 77% delle utenze ad uso residenziale, sono costituite da abitazioni ad uno/due piani e che il 68% delle stesse utenze residenziali sono costituite da uno/due interni civici. Escludendo le utenze con più di due interni (circa 2100) e le circa 1100 utenze a carattere non residenziale, si può ragionevolmente affermare che la gran parte degli abitanti di Sezze potrebbe gestire la frazione organica direttamente in proprio attraverso l’uso di compostiere domestiche, sgravando la SPL di tutti i costi diretti ed indiretti prodotti dal prelievo ed il trasporto presso l’impianto di compostaggio come: personale, carburante, usura mezzi, gestione dell’impianto. Quindi il cittadino non verrebbe liberato del costo della TARI così come avverrebbe trattenendo la frazione umida presso il proprio giardino/terreno. Va inoltre considerato che in due comuni confinanti, Pontinia e Latina Scalo, sono previsti impianti di trattamento della frazione organica per la produzione di biometano che contribuisce all’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica, cosa che non fa l’impianto di compostaggio fine a se stesso. Inoltre un impianto di compostaggio si giustifica solo in presenza di un bacino di popolazione che la stessa città di Latina, che ha 5 volte gli abitanti di Sezze, non ne giustificherebbe l’esistenza. Nel merito del Progetto presentato per ottenere i fondi del PNRR, va ricordato, al Sindaco e agli Assessori di competenza, che la disponibilità e l’indicazione esatta del sito sono requisiti essenziali ai fini del punteggio e che, pertanto, l’indicazione postuma di altri siti, oltre che necessita della conferma delle caratteristiche soggettive ed oggettive, ne mette a serio rischio l’esito positivo dell’intero Progetto. In sostanza, al di là delle altre considerazioni emerse nel dibattito cittadino sull’argomento, di questo impianto NON SE NE VEDE LA NECESSITA’ E L’ECONOMICITA’ e che per la soluzione del problema rifiuti a Sezze si è cominciato dalla coda e non dalla testa rappresentata da un serio progetto di raccolta PORTA A PORTA SPINTO CHE AVREBBE BENEFICI ECONOMICI PER IL COMUNE, PER I CITTADINI E PER L’AMBIENTE.

 

 

All'indomani del congresso del Pd di Sezze, che ha eletto la nuova segretaria Francesca Barbati ed il nuovo presidente di circolo nella persona di Luigi De Angelis, ecco arrivare una nota congiunta dei nuovi dirigenti. Il Pd vuole aprire una stagione diversa rispetto al passato, e per farlo ha scelto l'unità del partito. Si spera che ci sia piena autonomia nelle scelte politiche e che il partito non rappresenti, al contrario, una strumento nelle mani di qualcuno.

 

Riportiamo la nota firmata da Barbati e De Angelis.

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Il partito democratico di Sezze ha scelto l'unità. La gravissima sconfitta elettorale ci ha messo di fronte alla necessità di avviare un processo di profondo rinnovamento, di uscire dall'autoreferenzialita', di ristabilire la connessione sentimentale con il nostro popolo e di tornare a fare politica in mezzo ai cittadini, ascoltandone le domande e costruendo un percorso e un progetto amministrativo innovativo, adeguato al mutato tessuto sociale e ispirato ai valori della sinistra democratica e progressista.
Sezze ha bisogno di un PD aperto e pluralista, in cui la diversità delle idee e delle posizioni rappresenti una ricchezza e una risorsa all'interno di una visione unitaria e di un progetto politico condiviso e da condividere con i cittadini. Serve il contributo di ognuno.
Abbiamo ascoltato e compreso il messaggio dei cittadini e ne faremo tesoro per tornare ad essere il riferimento e il perno politico nell'amministrazione della nostra città. Ripartiremo dall'attenzione agli ultimi, alle periferie fisiche ed esistenziali, da chi vive il disagio e la difficoltà di trovare lavoro, da chi sperimenta quotidianamente la fatica di industriarsi per creare lavoro, dai giovani, dagli anziani, dalla necessità di governare il fenomeno migratorio e di garantire sicurezza.
Non è più tempo di contrapposizioni. Solo insieme potremo cambiare la nostra città

 

Ecco il nuovo direttivo del PD

Giorgi, Di Raimo, Uscimenti, La Penna, Amici, Siddera, Campoli ,Sorano, Rizzo P., Zeppieri, Salvatori, Panfilio, Valleriani, Proia, Marchionne, Pecorilli V., Perna, Pecorilli S., Rizzo I., Ricci, Carletti, Gschwändler, Eramo, De Renzi, Cherchi, Vertecchi, Loffarelli e Fiorini.

 

 

 

Giunto alla diciassettesima edizione, il concorso “L'Olio delle Colline”  si è tenuto a Formia, sabato 12 marzo 22, presso il Centro di preparazione olimpica del Coni. Nell'ambito di questo stesso concorso si è svolto la sesta edizone  del Premio “L'oliva itrana”.

 

 

Premio Speciale “L’Olio delle Colline” 2022

 Quattrociocchi Americo Bio di  Terracina   

 

 

“CATEGORIA AZIENDA

Fruttato “INTENSO”

1° Classificato: Quattrociocchi Americo Bio di  Terracina

2° Classificato:   Az. Agr. Cosmo Di Russo  Gaeta 

Gran Menzione:

Az. Agr. Masseria Raino Bio Itri, Carroccia Bio Campodimele, Az. Agr. Maselli Giorgio Maenza, Az. Agr. Palombelli Riccardo Cori.

 

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Fruttato “MEDIO”

 

1° Classificato: Az. Agr. Alfredo Cetrone Sonnino

2° Classificato:   Mater Olea Srl Agricola Prossedi 

Gran Menzione:

Tenuta Paola Boffi Sermoneta, Genesio Mancini Srl Itri, Mancini Jhon Itri, Agresti 1902 Soc. Agr. SS Sonnino

 

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Fruttato “LEGGERO”

 

1° Classificato: Az. Agr. Marco Carpineti Cori

2° Classificato:   Cantina Sant’Andrea Terracina 

Gran Menzione:

Pietrapinta Agrijuvenia Scaarl Cori, Az. Agr. Meschino Roberto Itri, Impresa Agricola Diamante Verde Sermoneta.

 

 

“CATEGORIA PRODUTTORE”

Fruttato “INTENSO”

1° Classificato: Altobelli Bernina Sonnino

2° Classificato:  Peppe Antonio Fondi 

Gran Menzione:

Di Girolamo Massimiliano Sonnino, Miele Giovanni Gaeta, Guglietta Rita Lenola, Risi Caterina Sonnino.

 

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Fruttato “MEDIO”

 

1° Classificato: Agresti Maria Grazia Itri

2° Classificato:   Mandarello Daniele Itri 

Gran Menzione:

Bronco Erasmo Gaeta, Spirito Giovanni Lenola, Gianni Marco Sonnino, Lidano Pierina Sonnino, La Casetta Srl Sonnino, Agricola Guglietta Srls Lenola.

 

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Fruttato “LEGGERO”

 

1° Classificato: Cappelletti Clementina Norma

2° Classificato:   Pelliccia Teresa Itri 

Gran Menzione:

De Filippis Vittorio Fondi, Bernabai Bruno Sonnino, Ialongo Renato Itri, Cimaroli Vincenzo Sonnino, Vivaio Valerio Giovanni Formia, Ferro Concetta Gaeta.

 

 

PREMIO “DOP COLLINE PONTINE

 

1° Classificato: Az. Agr. Alfredo Cetrone Sonnino

2° Classificato:  Az. Agr. Cosmo Di Russo  Gaeta

Gran Menzione:

Oscar Soc. Coop. Agricola Rocca Massima, Orsini Paola Bio Priverno, Casino Re di Coletta Filomena Sonnino.

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PREMIO “BIOLOGICO

 

1° Classificato: Masseria Raino Bio Itri

Gran Menzione: Az. Agr. Carroccia Bio Campodimele

 

Il premio “Olio  Biologico” è assegnato al prodotto che avrà ottenuto il punteggio più alto tra gli oli biologici; questa importante categoria è dedicata a quelle aziende, che producono un olio extravergine secondo la disciplina prevista dal  Regolamento  CE 2092/91, che mira a mantenere e valorizzare la biodiversità e l'attività biologica del suolo, con lo specifico obiet­tivo di ridurre le forme di inquinamento.

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Menzione Speciale “GIOVANE OLIVICOLTORE”

1° Classificato: Carroccia Chiara Arianna - Az. Agr. Carroccia Bio Campodimele

E’ prevista l’assegnazione al primo classificato del premio “Giovane Olivicoltore” (titolare rappresentante dell’Azienda con età fino a 40 anni ed iscritto alla Camera di Commercio), che avrà ottenuto il punteggio più alto tra gli oli delle aziende partecipanti.

 

Menzione Speciale “VERDE IN ROSA”

1° Classificato: Boffi Paola – Az. Tenuta Paola Boffi Sermoneta

Premio “Verde in Rosa” alla Azienda produttrice condotta al femminile.

 

Menzione Speciale “OLIVICOLTORE VETERANO”

1° Classificato: Ialongo Renato Itri

Sarà assegnato il riconoscimento  “Olivicoltore Veterano” al produttore partecipante con l’olio extra vergine di oliva di qualità che esercita l’attività di olivicoltore da più anni.

 

Giuria di assaggio Panel:

Scatolini Giulio – Capo Panel

Centauri Luigi   – Capo Panel

Assistenti: Cipriani Alessandro e Pareschi Giorgia (Alternanza scuola-lavoro Istit.Agrario Latina)

Assaggiatori iscritti nell’Elenco Nazionale:

Antetomaso Pietro, D’Ambrosio Francesco,  De Santis Igina, Ficaccio Marina, Manciocchi Catullo, Le Donne Francesco, Marrone Tiziana, Parisella Rocco, Pasciuto Damiano, Pietrosanti Marisa, Simonetti Antonella, Spatolisano Isabella, Zaottini Vittorio.

 

 

GLI OLI IN GARA ERANO 347

VI Concorso “L’Oliva Itrana”

Premio Oliva da mensa “GAETA DOP”

1° Classificato: Oscar Soc. Coop. Agricola  Rocca Massima

2° Classificato:  Cioeta Olive da Tavola  Rocca Massima

Gran Menzione: Az. Agr. Alfredo Cetrone Sonnino, Oleificio Simeone Formia, Terre del Brigante Itri, Az. Agr. Cosmo di Russo Gaeta.

 

Premio Oliva da mensa “ITRANA BIANCA”

1° Classificato: Impresa Agricola Leoni Enzo Sonnino

2° Classificato:  Az. Agr. Cosmo di Russo Gaeta

Gran Menzione: Terre del Brigante Itri, Az. Agr. Alfredo Cetrone Sonnino, Genesio Mancini Srl Itri, Pelliccia Teresa Itri.

Componenti della Giuria:

Scatolini Giulio (coordinatore), Bono Alberto, Cerrito Andrea, De Santis Igina, Ficaccio Marina, Loria William, Mandarello Daniele, Pietrosanti Marisa, Simonetti Antonella, Tomao Giuseppe.

Assistenti: Cipriani Alessandro e Pareschi Giorgia (Alternanza scuola-lavoro Istituto Agrario Latina).

 

 

Menzione Speciale “MIGLIORE CONFEZIONE ED ETICHETTA”

 

1° Classificato: Az. Agr. Albaterra di Cavaterra Lorenzo Sonnino

2° Classificato:  Az. Agr. Cosmo Di Russo  Gaeta

Gran Menzione: Soc. Agr. La Valle dell’Usignolo Sermoneta

 

Componenti della Giuria:

Giornalisti: Campagna Roberto (coordinatore), Briguglio Tiziana;

Ispettori ICQRF MIPAAF: Alimenti Michelangelo e Saragoza Michele;

Agronomo: Bono Alberto;

Grafici pubblicitari: Caputo Gianni e D’Achille Fabio;

Consulente giurista sicurezza alimentare: Stocola Michele.   

 

Riconoscimenti: PAESAGGI DELL’EXTRAVERGINE DEI LEPINI, AUSONI E AURUNCI

Tre commissioni, costituite da tecnici agronomi ed esperti del settore olivicolo, hanno individuato nove aziende, tre per ogni comprensorio, le quali, producendo olio di qualità secondo corrette tecniche agronomiche ed ambientali, mantengono l’efficienza delle sistemazioni idrauliche agrarie, dei terrazzamenti,

          LEPINI:

Marco Carpineti Bio Cori

Giuseppe Palombo (La Valle Dell’Usignolo Bio) Sermoneta

Costantini Michele Sezze

           AUSONI:

    Rossetti Sergio Sonnino

   Vicaro Valter Terracina

  Peppe Marianna Fondi

         AURUNCI:

    Lucci Genoveffa Santi Cosma E Damiano

 Fusco Minelio  Itri

                                       Pecorini Flora Formia

 

Componenti della giuria:

LEPINI: Battisti Mario Pio, Benecchi Ilaria, Perci Antonio, Pietrosanti Marisa, Simonetti Antonella.

AUSONI: Antetomaso Pietro, Bono Alberto, Fasolo Gerardo, Iacoacci Tommaso, La Rosa Gianfranco, Migliori Ernesto, Mirabella Fabio, Parisella Rocco, Pasciuto Damiano, Spatolisano Isabella.

AURUNCI: Buonamano Celestino, Cerrito Andrea, Forcina Pasquale, Mandarello Daniele, Minolfi Maria.

 

 

ORGANIZZATORI

 

Organizzato dal Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole Latina) con il contributo dell'Arsial, il concorso sono patrocinato  dalla Regione Lazio, Provincia di Latina, Camera di Commercio di Frosinone-Latina,  Consorzi di tutela olio delle Colline Pontine dop e oliva Gaeta dop, XIII Comunità Montana dei Lepini-Ausoni, Compagnia dei Lepini, Istituto alberghiero “A  Celletti” di Formia, Consorzio industriale del Lazio, Slow Ford di Latina, Slow Ford Comunità per il turismo sostenibile dei Monti Lepini e Lilt (Lega italiana della lotta contro i tumori)-sezione di Latina.

 

OBIETTIVI DEL CONCORSO “L'OLIO DELLE COLLINE”

 

Scopo del Concorso è promuovere e valorizzare l’olio extra vergine di oliva e diffondere la cultura dell’assaggio professionale.  Oltre a premiare i migliori oli della provincia di Latina, si propone di valorizzare tutti gli extravergini di oliva prodotti nel territorio dei monti Lepini, Ausoni e Aurunci; stimolare gli olivicoltori e frantoiani al miglioramento della qualità; contribuire alla diffusione e valorizzazione a livello provinciale della professionalità degli assaggiatori d'olio d’oliva;  favorire il consumo consapevole dell’olio extravergine di oliva ed evidenziare la funzione dell’olivicoltura nella tutela e nella conservazione dell’ambiente rurale delle colline pontine.  Per meglio selezionare gli oli in gara, sono state organizzate nei mesi scorsi preselezioni presso le aree interessate dallo stesso Concorso (Lepini, Ausoni, Aurunci).

 

IL CONCORSO “L'OLIVA ITRANA”

 

Due le categorie del Concorso: “Oliva di Gaeta Dop” e “Oliva itrana bianca”. È rivolto a olivicoltori, trasformatori e confezionatori, singoli o associati,  iscritti alla Camera di Commercio di Latina - Settore agricolo. Per  poter partecipare alla categoria “Oliva di Gaeta Dop”, il produttore deve essere iscritto all’Organismo di controllo nella categoria trasformatori/condizionatori.

 

 

IL CONVEGNO

 

Anche quest'anno si è tenuto il convegno sull'olivicoltura pontina. Ad aprire i lavori è stato, come al solito, Luigi Centauri. Quattro le relazioni del convegno: “ L’olio di oliva protagonista del mercato dopo la pandemia” di Carlo Hausmann, Direttore generale Agro Camera; “Olio e salute” di Eugenio Lendaro dell'Università “La Sapienza” di Roma-Polo Pontino e di Alessandro Rossi,  medico consulente del Capol; “Innovazione dì processo e qualità degli oli extravergini di oliva” di Maurizio Servili dell'Università degli Studi di Perugia – Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e ambientali;  “Frangiture e frangenti: pericoli ed opportunità per l'olio di qualità dopo il Covid 19” di Giulio Scatolini,  Capo Panel “L’Olio delle Colline”.

                                                                               

 

La Comunità  di Sant' Egidio di Sezze,  insieme  a tutte le associazioni  della Parrocchia di Santa Maria, si unisce all' Appello di Papa Francesco, al dolore da lui espresso per la guerra in Ucraina  e alla richiesta di una risposta che allontani da tutti noi l' orrore di quel deserto di morte, distruzione e miseria. La guerra che sempre ed ovunque colpisce come una follia le persone più  fragili tra i civili: donne,  anziani  e bambini, destabilizzando la convivenza e violando il diritto internazionale. “Fermatevi per favore!”. Sono in sintesi le parole  rivolte ai leader, nei diversi appelli di Papa Francesco, per una risoluzione diplomatica del conflitto. Purtroppo anche nel nuovo secolo abbiamo  conosciuto tante guerre, basti ricordare la Siria, l' Afghanistan, tanti paesi dell' Africa. Forse ci sentivamo però  protetti dall' equilibrio occidentale, creato dopo la seconda guerra mondiale e credevamo di aver appreso la lezione della storia. Invece ci troviamo davanti ad un conflitto alle nostre porte, nel cuore dell’Europa, e questo ci sconvolge ancora di più. Recitiamo a memoria l’ art. 11 della Costituzione: “ L’ Italia ripudia la guerra…”

Ma in un mondo globalizzato nessuno si salva da solo, gli equilibri geopolitici ed economici, che guidano il potere delle nazioni, sono sospesi ad un filo di relazioni internazionali, come se il mondo fosse una scacchiera. Purtroppo la guerra non è un gioco d'azzardo in cui si perdono soltanto denaro e potere. VITE  che appartengono alla stessa FAMIGLIA UMANA  sono spezzate per il virus del male e avanza il deserto. Questo è il mondo che vogliamo? E nel deserto  cosa ci resta? La forza debole della preghiera diventa la nostra forza universale.

Condividiamo questo appello, come un impegno comune e un invito alla speranza. L' incontro di mercoledì 16 marzo alle ore 19  prevede un momento di preghiera e di riflessione in Cattedrale: “ Vi lascio la Pace, vi do la mia Pace…Non come la dà  il mondo…”. Gv 14, 27-31. Poi davanti al belvedere di Santa Maria un gesto simbolico, insieme  ai ragazzi della Scuola della Pace. Si può aderire anche firmando  l'Appello per la Pace in Ucraina sul sito della Comunità  di Sant'Egidio. Sullo stesso sito si possono trovare tutte le iniziative  di solidarietà  e di accoglienza. Saremo grati a tutti per la condivisione.

 

Firma qui l'appello:

 

https://www.santegidio.org/pageID/30284/langID/it/itemID/46781/Andrea-Riccardi-Comunit%C3%A0-di-Sant-Egidio-Un-appello-per-il-cessate-il-fuoco-e-perch%C3%A8-Kiev-sia-proclamata-citt%C3%A0-aperta.html

 

 

 

 

 

Ci si accontenta... quando invece sarebbe urgente cercare l'innovazione e nuove aperture anche per la sanità setina. L'ex amministratore di Sezze Vittorio Accapezzato pensa alla casa della salute che potrebbe essere trasformata in casa delle comunità, con tutti i vantaggi che ne potrebbero derivare. "A Sezze ci accontentiamo che funzionerà la radiologia anziché cercare l'innovazione come trasformare la casa della salute in casa della comunità. La casa della comunità al suo interno -afferma Accapezzato - ha spazi per gli ambulatori dei medici di famiglia, ambulatori specialistici e servizi di diagnostica strumentale; i servizi infermieristici con le attività di assistenza domiciliare; i servizi sociali; spazi per attività di promozione e prevenzione; appositi luoghi di accoglienza e relazione, di partecipazione sociale, ambiti di sostegno alle fragilità, sedi del volontariato; Nella Casa della comunità i cittadini possono, attraverso un lavoro professionale coordinato tra sociale e sanitario - aggiunge - consultare un medico di base e un infermiere durante la giornata; consultare un professionista sanitario che accolga le richieste del cittadino e lo accompagni verso i servizi occupandosi di attivare percorsi sanitari adeguati;  approfondire gli aspetti sociali dei problemi sanitari attraverso il confronto con altre figure come l’assistente sociale; risolvere adeguatamente la maggior parte dei problemi di salute in un unico luogo; gestire le malattie croniche attraverso percorsi assistenziali condivisi e supervisionati". Il prof in pensione, insomma, non ha dubbi: "Le case della comunità saranno le nuove strutture sociali e sanitarie di prossimità che saranno finanziate su scala nazionale con i fondi del Pnrr". La Regione Lazio pare che abbia già predisposto l’elenco delle Case della Salute delle Comunità da attivare in provincia di Latina e per le quali occorreva presentare al Ministero della Salute la richiesta di finanziamento entro il 31 dicembre p.v, un termine forse prorogato. "Si è preferito puntare sulla realizzazione del compostaggio anziché sulla salute del cittadino? Una occasione perduta e forse recuperabile" chiosa Accapezzato.

Nella foto Vittorio Accapezzato

 

 

 

Le scelte politiche e amministrative vanno discusse e condivise con i cittadini, quanti amministrano la città hanno il dovere di ascoltare, di rendere partecipi delle decisioni la comunità intera, senza imposizioni e colpi di mano. Giuramenti solenni, promesse di discontinuità rispetto al passato hanno inondato i social, sono risuonate nelle manifestazioni pubbliche e nei dibattiti che hanno infiammato la campagna elettorale. Presto però gli spiriti si sono placati, le posizioni intransigenti hanno ceduto il passo al grigiore dell’ordinarietà e i vessilli di partecipazione e trasparenza sono stati ammainati, il loro sventolio è durato il tempo breve delle elezioni.
 
Sinceramente stupiscono le reazioni infastidite e le chiusure dell’attuale maggioranza in Consiglio Comunale di fronte a critiche, dubbi e contrarietà manifestate da forze politiche e comuni cittadini avverso la realizzazione di un impianto di compostaggio sul nostro territorio. È noto che il potere è bestia raffinata, è seducente e lusinghiero, ti conquista e ti fa capitolare, si fa ossessione che rende allergici al pensiero critico, insofferenti avverso quanti non si allineano, adombra persino le menti più brillanti, fa dimenticare i principi professati e le promesse fatte in campagna elettorale.
 
In nome dell’opportunità di partecipare al gran banchetto del PNRR, con una buona dose di improvvisazione e in assenza di una seria programmazione amministrativa a medio e lungo termine, si è scelto di rincorrere finanziamenti dell’ultima ora, al solo fine di non perdere l’occasione di accaparrarsi risorse, senza interrogarsi su quale sviluppo ecosostenibile costruire per la nostra città.
 
Una politica seria e una amministrazione responsabile deve interrogarsi su come gestire il ciclo dei rifiuti nel nostro territorio, aguzzare l’ingegno per cercare soluzioni serie ed intelligenti ad un problema che impegna il nostro presente e ancor di più investirà il nostro futuro. Necessitano scelte efficaci, che coniughino responsabilità e lungimiranza e non cedano al richiamo delle sirene di qualunquismo e populismo. Tuttavia è segno di grave miopia politica pensare che le proprie proposte siano le uniche possibili, chiudere ogni spiraglio di confronto e discussione e accusare quanti non si adeguano di non capire, di non avere a cuore gli interessi della collettività. L’investitura popolare da parte della maggioranza dei cittadini legittima ad amministrare, ma si è servitori pro – tempore delle istituzioni e non padroni. 
 
La delibera d’indirizzo politico votata dalla giunta cittadina, con annesso studio di fattibilità per la realizzazione dell’impianto di compostaggio per i rifiuti organici suscita numerosi dubbi sotto il profilo formale delle “competenze”, in quanto adottata dall’organo esecutivo anziché dal Consiglio Comunale e soprattutto lascia perplessi perché esclude totalmente dalla partecipazione i cittadini su una questione di così grande rilevanza. Affermare che si tratta solo di una delibera di indirizzo non vincolante e che, qualora lo studio di fattibilità dovesse ricevere parere favorevole e il progetto fosse finanziato, si aprirebbe la discussione con cittadini, aziende agricole in primis e rappresentanze sociali è un escamotage dialettico neppure tanto efficace, il tentativo di giustificare a posteriori una scelta improvvisata, frutto di una non conoscenza del territorio, adottata in contrastato con il programma elettorale con cui l’attuale amministrazione si è presentata ai cittadini. È pensabile poi che di fronte a un progetto approvato e finanziato, l’amministrazione non darebbe seguito all’opera a causa dell’eventuale opposizione dei cittadini, buttando al vento qualche migliaio di euro speso per redigerlo? La risposta è logica e perfino banale.    
 
Evidente è l’insensatezza di collocare un impianto di compostaggio in un’area con una fortissima presenza di aziende agricole, caratterizzata dalla presenza di falde acquifere, non distante dalla stazione ferroviaria e dal centro abitato, di non tenere minimamente conto della sostenibilità ambientale, dell’impatto sulla qualità della vita dei cittadini e non ultimo della totale assenza del complesso infrastrutturale che deve accompagnare questo tipo di opera, a cominciare dalle strade. Invece di mettere in campo soluzioni virtuose che coniughino tutela dell’ambiente e mobilità sostenibile, si inseguono progettualità incongruenti rispetto almeno al contesto territoriale scelto e in contrasto con il Piano Regolatore Generale e la classificazione di quell’area fatta da Ministero dell'Ambiente, Agenzia del Territorio e della Tutela delle Acque.
 
L’impianto di compostaggio così come pensato rischia così di diventare l’ennesima cattedrale nel deserto, di aggiungersi alle già molte strutture incompiute e ai tanti siti inquinanti che pregiudicano la salute dei cittadini e impediscono lo sviluppo economico industriale del territorio, di non eliminare le mini discariche e di non ridurre la quantità di rifiuti e i relativi costi di gestione. Infatti trattare il ciclo integrato dei rifiuti richiede l’elaborazione di una strategia a livello provinciale e una pianificazione della raccolta differenziata che superi la frammentazione localistica, portandola a raggiungere prioritariamente livelli virtuosi in linea con la normativa vigente e trasformandoli di conseguenza in risorsa per la comunità. È un aspetto questo assolutamente non preso in considerazione dal progetto presentato. Proporre oggi l’impianto di compostaggio è sostanzialmente un rovesciamento metodologico e prima ancora logico a fronte di un livello così basso di differenziazione dei rifiuti. 
 
Su un tema tanto delicato e in grado di ipotecare il futuro della nostra comunità e dell’intero comprensorio occorre evitare scelte schizofreniche, prestare una seria attenzione e avere una capacità d’analisi dei dati oggettivi a partire dalla localizzazione dell’impianto. È fondamentale la disponibilità di quanti rappresentano le istituzioni e sono chiamati a compiere le scelte amministrative a confrontarsi con i partiti e i movimenti politici, le associazioni culturali e di categoria, i professionisti, il mondo del volontariato e i semplici cittadini, senza fare delle diversità di vedute un terreno di scontro ideologico e tra opposte tifoserie, soprattutto scongiurare deleterie prove di forza, prese di posizioni irrevocabili e la testarda chiusura all’ascolto delle ragioni degli altri.
 
Speriamo che alcuni segnali positivi, giunti in questi ultimi giorni dalle fila della maggioranza, di disponibilità al dialogo e al confronto non siano solo frutto di tatticismo.
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