L’Ucraina può essere aiutata a liberarsi dall’aggressione della Russia edificando la Pace? “Tutte le guerre hanno origini da ingiustizie” Papa Francesco. Se così è (e sicuramente è così), allora penso che la cosa più semplice da fare sia deporre tutto il nostro armamentario di egoismo, ipocrisia, indifferenza e aggressività che quotidianamente lustriamo. Chi ha responsabilità di governo e responsabilità dirette in questo (come in ogni altro) conflitto, dovrebbe chiedersi: “dove io e la mia comunità abbiamo sbagliato? Quali ingiustizie noi abbiamo commesso e quali sofferenze noi abbiamo originato?”. A queste semplici domande ogni parte in causa dovrebbe rispondere, e dovrebbe farlo pubblicamente. Perché? Perché le armi cesseranno. Come ogni cosa cessa su questa dimensione, anche le armi cesseranno. E la pace tornerà. Ma se non si sono comprese le cause che hanno provocato e condotto al conflitto, non sarà Pace ma semplicemente tregua, in attesa del momento opportuno per consumare la vendetta. Ecco perché coloro che, ai vari livelli, hanno responsabilità di governo, hanno il compito e il dovere di esternare pubblicamente le risposte. Per aiutare ogni membro della comunità a riflettere, ad interrogarsi a prendere coscienza affinché la consapevolezza che aiuteranno a far emergere possa essere foriera di pacificazione per ogni cuore e, quindi, Pace fra i popoli. Questo processo di presa di coscienza potrebbe davvero essere liberatorio. E lo potrà essere nella misura in cui si comprenderà che si è stati vittima di un atroce ed efferato abbaglio che ha condotto sia se stessi che comunità intere dentro un baratro colmo di sofferenze. Condurre alla consapevolezza e aiutare le comunità a prendere coscienza di tutto ciò e aiutarle anche a liberarsi dall’ormai inutile (se non addirittura deleterio) senso di colpa è il primo passo verso la Pace. Non si tratta di assolversi con leggerezza ma comprendere che ad agire non è stata l’essenza della nostra intelligenza ma l’essenza della nostra stupidità. Il perdonare e il perdonarsi sarà semplicemente un’ovvia conseguenza. Il perdono non può essere bigotto, esso può agire solo se si è compresa la sofferenza prodotta agli altri e a se stessi. La Via verso la Vita, verso la Verità non può essere percorsa ad occhi chiusi rischiando così di travolgere, magari inconsapevolmente, chi è sullo stesso cammino. Per essere discepoli della Pace non basta scendere in piazza, sventolare una bandiera e gridare “Pace” e non basta neanche genuflettersi, battersi il petto e dire “io credo”. Dobbiamo renderci conto che tutti percorriamo il medesimo sentiero, che tutti siamo alla ricerca della felicità e che non la possiamo certo realizzare a discapito dell’altro. Dobbiamo essere consapevoli di ciò che siamo e di ciò che agiamo. Dobbiamo effettuare, con fede, il salto che ci conduce dal credere cieca-mente al comprendere chiara-mente. Questa è, secondo me, la via che porta alla Pace. Ognuno di noi è chiamato a percorrerla e chi ha responsabilità nelle Istituzioni, se la Pace l’ha veramente a cuore, è chiamato a rendere questa via percorribile.
Orazio Ananda Mercuri