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La Pace non prevede scorciatoie, la possiamo solo esercitare in prima persona

Feb 09, 2023 Scritto da 
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Era il 1989: la foto di Charlie Cole a Tank Man e le proteste di Piazza Tienanmen

 

 

Sabato 4 Febbraio si è svolta una marcia per la pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Durante la manifestazione sono stato gentilmente invitato a portare un mio contributo che volentieri ho dato. Vista la grande partecipazione di cittadini e associazioni il tempo per i vari interventi è stato, giustamente, compresso. Porto qui pertanto qualche punto di ulteriore riflessione. La casa è in fiamme! Questo è terribilmente vero! Ma è anche straordinariamente vero che esistono i pompieri che instancabilmente continuano a lavorare e pensare come meglio attrezzarsi sia per spegnere gli incendi che per prevenirli. E noi? Noi che sicuramente pensiamo di non stare dalla parte degli incendiari ma che certamente non siamo concretamente neanche parte attiva nel corpo dei pompieri, cosa possiamo fare? Limitarci a manifestare per chiedere la pace? Esprimere a gran voce  il desiderio di ottenere (da altri) la pace può sicuramente essere gesto lodevole ma può anche rivelarsi pura illusione. La pace non la si può chiedere, non la si può pretendere! La pace non la si può elemosinare. La pace non prevede scorciatoie. La possiamo solo esercitare. In prima persona. E per esercitarla bisogna assolutamente disporsi nel giusto atteggiamento, ovvero, coltivarla dentro noi stessi. Noi possiamo esercitare la pace nella misura in cui siamo in pace con noi stessi. Attrezzarsi per tendere a questo stato interiore, oltre che efficace, è un presupposto imprescindibile per manifestare la pace. Vediamo e ascoltiamo proclami che inneggiano alla pace anche da parte delle Istituzioni. Però, se davvero le Istituzioni volessero dare un contributo per la realizzazione della pace, come hanno istituito un Ministero per la Difesa potrebbero, ad esempio, istituire un Ministero per la Pace con il compito specifico di promuoverla in tutti gli ambiti e con tutte le modalità possibili. Formalizzando ciò darebbero sicuramente dignità e credibilità istituzionali a tutti coloro che operano per questo; come esiste, senza che nessuno si scandalizzi, un esercito pronto ad entrare in guerra (pronto, quindi, a distruggere e uccidere fin quando lo reputa opportuno), perché non lavorare per la costruzione di un “Esercito” (naturalmente senza armi) per la Pace?

Cosa ne abbiamo fatto dell’esperienza dei giganti che hanno operato concretamente per la Pace? Cosa ne abbiamo fatto del patrimonio lasciatoci da Maestri che, come il Mahatma Gandhi, hanno agito senza toccare armi ma con regole ferree? Queste regole potrebbero essere materia di studio, sia teorico che pratico, fin dalle scuole dell’obbligo? Per concludere, riteniamo opportuno dare credito e dignità a queste esperienze umane anziché liquidarle come fossero gesti fatti da persone un po’ pittoresche o romantiche? Potrebbe tutto ciò essere elaborato dai vari movimenti pacifisti e tradotto in proposta politica da sottoporre alle Istituzioni, agli enti preposti alla formazione dell’individuo che, inevitabilmente, condizionerà il nostro futuro, le nostre vite? Il tema non può essere quello di scegliere con quale arma morire e in che lasso di tempo, né scegliere se per poter vivere c’è bisogno che qualcun altro soccomba. Siccome la vita è un diritto di tutti, tutti devono essere chiamati a spogliarsi di qualunque tipo di arma e della propria aggressività. E lo Stato, ogni Stato deve essere come un padre che raccoglie tutte le sue energie sulle labbra per dare un affettuoso bacio al suo piccolo così da trasferirgli tutto l’affetto, la fiducia e l’amore del mondo. Ma non vogliamo neanche illuderci troppo perché, si sa, queste “so’ cos’e pazzi!”

Orazio Ananda Mercuri

Pubblicato in Attualità
Orazio Mercuri

 

Agente Assicurazioni - Passione per l'Arte della Recitazione e della Regia.

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