Le mani
Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell’arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.
(Vittorio Sereni, da Frontiera, 1941)
In questo strano tempo della pandemia, nel quale abbracci, contatti e fisicità sono banditi, sconsigliati, le mani considerate un pericolo perché veicolo di trasmissione di un virus malefico e subdolo che vorrebbe cambiare violentemente il nostro vivere, Vinicio Costantini, con la sua arte ci guida a riscoprire, al di là di questo accadere contingente, il loro valore essenziale, materiale e simbolico. Il nostro essere possiede una inscindibile duplicità: siamo spirito e corpo, sentimento e materia. L’incontro e la sintesi tra queste dimensioni ci raccontano in pienezza, la loro reciprocità e il loro incessante relazionarsi consentono di ritrovare e ritrovarci autenticamente in noi stessi. È semplicemente impensabile scinderle, eliminare l’una o l’altra perché significherebbe annullare la nostra natura più profonda e cancellarci. Le mani sono la frontiera più avanzata del nostro rapportarci con l’altro da noi, il mezzo insostituibile per avvicinarlo e avvicinarci, per trasmettere presenza e calore, per condividere quanto siamo e viviamo quotidianamente. Le mani rendono corporee la complicità che è intreccio di spiriti e cuori, hanno la capacità di riconoscere senza necessità di guardare, esprimono emozioni spesso indicibili, annullano le distanze e abbattono le barriere, permettono di conseguire una unione e una intimità particolare che solo la fisicità può donarci in modo peculiare. L’amore in tutte le sue declinazioni non è solo parole pronunciate, sguardi e sorrisi scambiati, ha bisogno della concretezza di gesti apparentemente semplici ma di grande potenza. Carezze scambiate, abbracci dati e ricevuti, dita intrecciate, mani che si tengono reciprocamente sono il lessico dei sentimenti, sono i propulsori di energie ed emozioni difficili da esprimere, che ci aiutano a percepire l’altro, a trasportarlo in un miracolo continuo dentro di noi, a farlo partecipe della nostra esistenza. Per quanti hanno il dono straordinario della fede, Dio stesso, nel Cristo suo Figlio, ha scelto di assumere e condividere la nostra condizione, la nostra corporeità in pienezza e si è fatto causa di salvezza integrale dell’umanità. Paolo di Tarso ci insegna che il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo, luogo privilegiato dell’inabitazione dell’Eterno. Pertanto la nostra corporeità, nella quale si saldano mirabilmente fede, razionalità, emozioni e relazionalità fisica, non è un peso di cui disfarsi, un involucro inutile, un intralcio al ricongiungimento con Dio, ma lo spazio dove sperimentare la sua azione redentrice e rinnovante. Gesù stesso ha conosciuto la bellezza e la dolcezza delle carezze, dei baci, l’emozione di un cuore che batte all’unisono con quello della persona amata, dei genitori e in particolare della madre, degli amici, delle mani che si congiungono e ha avvertito fortissimamente l’esigenza della prossimità e del contatto fisico in particolare con gli ultimi e i reietti durante gli anni della sua predicazione per le strade della Palestina. Le mani sono questo e molto altro. Sta a ciascuno di noi farne uno strumento per avvicinare e unire, annullare le disuguaglianze e condividere, trasmettere solidarietà e compassione, aiutare a rialzare chiunque è caduto e condurlo alla gioia del sentirsi accolto e amato. Grazie a Vinicio Costantini che con il suo vernissage, da martedì 12 a domenica 16 agosto, presso il Palazzo Comunale di Bassiano, offre a noi tutti la straordinaria opportunità di scoprire e addentrarci nella sua sorprendente capacità creativa, nella sua arte in cui materia e forma trovano sintesi sublime, mettendo a nudo se stesso, la sua sensibilità, i suoi sentimenti, la sua appassionata ricerca del trascendente, il suo spessore umano e culturale e di riflettere su noi stessi e sulle direttrici delle nostre esistenze.