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redazione

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"ll consiglio comunale richiesto dalla minoranza si è rilevato una farsa con la complicità dei gruppi di Lega e Forza Italia".Questo il succo delle dichiarazioni del sindaco di Roccagorga Piccaro e del suo vice Romanzi.  “Si è svolto un consiglio farsa - dichiara Mario Romanzi - e questo perché in maniera pretestuosa il Presidente del Consiglio, violando il Regolamento, non ha voluto far votare la pregiudiziale di annullamento che abbiamo presentato. Era evidente fin dalla convocazione che l’ottica del consiglio comunale convocato non era quella di deliberare proposte per la collettività ma sperare in qualche inciampo della maggioranza. Ad esempio, la proposta della istituzione della commissione “nell’ambito dell’Ufficio di Presidenza” per l’emergenza COVID-19 aveva in realtà l’obiettivo di sovvertire i rapporti di maggioranza- minoranza all’interno del Consiglio Comunale contrariamente alla struttura delle commissioni consiliari nella quale la proporzione è mantenuta. Un meccanismo artificioso quello proposto che stabiliva la votazione dei gruppi consiliari non per la loro rappresentatività, ma singolarmente. In questo modo la minoranza, che conta più gruppi, avrebbe avuto maggiore rappresentatività della maggioranza, situazione resa ancora più aberrante in quanto, essendo tale commissione costituita all’interno dell’ufficio di presidenza, non avrebbe permesso al Sindaco, o suo delegato, la possibilità di esprimersi attraverso il voto. (Praticamente un governo parallelo !). A ciò si aggiunge la palese illegittimità del secondo punto dove nemmeno ai proponenti era chiaro cosa si dovesse votare. Momenti di imbarazzo ed una brutta pagina della storia politica del nostro paese che si doveva evitare votando la pregiudiziale di annullamento di cui ero il primo firmatario”. Chiosa finale del sindaco: " Quanto accaduto, da rappresentante della comunità, mi sconcerta profondamente. In piena emergenza COVID-19 siamo stati costretti a svolgere un consiglio comunale strumentale ed irregolare. Nessuna proposta di deliberazione, nessun parere dei responsabili dei servizi, nessuna pubblicità della adunanza, convocazione in modalità di riunione fisica in un momento in cui dovrebbe essere evitata ogni forma di aggregazione.Un pomeriggio dove le istituzioni sono state utilizzate per strumentali battaglie di carattere personale, una situazione quanto meno inopportuna in un periodo emergenziale quale quello che stiamo vivendo ed in cui la popolazione di tutto ha bisogno tranne che di assistere a questi triti e ritriti giochetti di un modo di fare politica che non ci appartiene. La strumentalizzazione dell’emergenza covid 19 per mettere in atto un consiglio comunale, sperando di poter tirare un colpo mancino alla maggioranza, è vergognosa ed irrispettosa della democraticità del voto popolare. Il gruppo consiliare Tradizione e Futuro prende le distanze da questo modo strumentale di fare politica. L’impegno di tutti oggi dovrebbe essere rivolto soltanto a lavorare per i bisogni della popolazione e quello che ci conforta e’ che il Comune di Roccagorga rappresenta un modello positivo di gestione della emergenza, con servizi capillari forniti alla popolazione iniziati ancor prima che scattasse il lockdown, che continueranno nella fase 2 e per tutta la durata dell’emergenza con la stessa sollecitudine e nel rispetto delle norme di sicurezza nei confronti di tutta la popolazione”.

 

 

 

Il lockdown a causa del Covid19 che per tanti ha significato una pausa forzata, per i ragazzi della Protezione Civile di Roccagorga ha significato invece un extra impegno che sono riusciti a portare a termine grazie alla passione, alla coordinazione esemplare da parte dei loro vertici e alla sinergia con l’Amministrazione Comunale. Il Centro Operativo Comunale p stato infatti aperto il 13 marzo e ha visto impegnati circa 30 volontari. Volontari che in poco più di un mese, ovvero fino al 14 aprile, hanno consegnato 1711 spese alimentari, 1089 consegne di farmaci a domicilio effettuate, consegnato 174 pacchi di spesa solidale, 750 mascherine rifornite a Forze dell’Ordine, Polizia Locale, dipendenti pubblici, commercianti, operatori ecologici attivi sul territorio, farmacisti, operatori di Protezione Civile, case famiglie e residenze per anziani. Sono state 1300 le mascherine artigianali consegnate ai cittadini, 420 le uova di Pasqua portate a casa dei bambini residenti sul territorio, 60 le colombe pasquali, 690 autocertificazioni cui si aggiungono le 39 rilevazioni con termometro infrarossi effettuate, 2 interventi a supporto del 118 per altrettante emergenze e 2 consegne a casa di tablet per le video lezioni. Il tutto con la perla, rappresentata la consegna del pranzo fatta all'ospedale Santa Maria Goretti di Latina per dimostrare la propria solidarietà e vicinanza al personale medico e infermieristico impegnato in prima linea contro il Covid 19.

La Protezione Civile Comunale di Roccagorga è così composta

 

  • Palombi Pio-Delegato Pc Comunale
  • De Nardis Alessandro-Responsabile Coc
  • Babbo Roberto- Responsabile Dpi
  • Ciarmatore Tommaso-Responsabile Area Sociale
  • Pietrosanti Marco-Responsabile Area Medicinali
  • Ciani Luca-Responsabile Area

     Comunicazioni

  • Telolli Giorgio- Responsabile Area Accoglienza
  • Orsini Fabio-ResponRaccolta Dati

 

 

I nomi dei volontari

 

Sanges Davide, Romanzi Giulia, Nardacci Stefano, Fusco Antonio, Minarchi M. Onorata, Agnessi Emilio, Ciotti Onorata, Battisti Giovanni ,Fusco Loredana, Coia Vincenzo, Agostini Matilde, Palombi  Pio,  Briganti Gianluca, Battisti Luca, Guerrieri Mi chele, Agnessi Erasmo Ciotti Carlo e Sanges Simone

I volontari della Protezione Civile

 

 

In data odierna, il personale della Squadra Mobile ha tratto in arresto C. S. di Sezze (LT) classe 1989 e di Ceccano (FR) classe ‘89 perché responsabili, in concorso tra loro, del reato di detenzione di sostanza stupefacente del tipo Cocaina e Hascisc. I poliziotti hanno sequestrato a loro carico kg. 2,400 di sostanza stupefacente del tipo cocaina e kg.4,010 di sostanza stupefacente del tipo hashish. I due soggetti venivano fermati alle ore 13.00 odierne mentre percorrevano la strada reg. 148 all’altezza del centro abitato di Latina a bordo di un’ autovettura di grossa cilindrata sulla quale, previa apposita modifica, era stato ricavato un “sistema” consistente in un vano occulto, apribile attraverso un pistone idraulico, ed al cui interno era custodita la sostanza stupefacente che gli uomini della Polizia di Stato rinvenivano anche grazie all’int ervento dei cani poliziotto antidroga Enduro e Faye del gruppo cinofili di Nettuno. Nel corso delle successive perquisizioni domiciliari che venivano effettuate in conseguenza dell’arresto, tra le province di Latina e Frosinone, venivano rinvenuti ulteriori grammi 950 di sostanza stupefacente del tipo cocaina e grammi 166 di sostanza stupefacente tipo hashish, oltre alla somma in contanti di sessantamila euro circa, che venivano sottoposti tutti a sequestro penale. Infine l’attività di Polizia proseguiva con ulteriori perquisizioni effettuate nei confronti di tutti i congiunti degli arrestati. A casa di uno essi, con l’ausilio del cane anti esplosivo Fester si perveniva anche al rinvenimento di una pistola semiautomatica modello Colt Springfield calibro 45 con relativo munizionamento e matricola abrasa, oltre a cinque fucili uso caccia e, relativamente a questi ultimi, circa mille cartucce di vario calibro. Di conseguenza veniva tratto in arresto anche D. V. A. nato a Priverno classe 1974 , per violazione della legge sulle armi. Per tali fatti i tre individui sono stati arrestati e dopo le formalità espletate associati alla Casa Circondariale di Latina per ivi rimanere a disposizione dell’A.G. Le indagini continuano per disvelare ulteriori particolari sulla organizzazione dedita al traffico di stupefacenti.

Domenica, 12 Aprile 2020 06:02

La mia Pasqua 2020

 

 

 

Riceviamo e pubbichiamo un articolo di Don Anselmo Mazzer.

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“Desidero vivamente invitarvi a non stemperare questa difficoltà, a non svuotarla, e perciò a non far diventare tutte le attività, con cui stiamo ammirevolmente cercando di sopperire alla mancanza di una azione pastorale ordinaria, una sorta di surrogato di ciò che non c’è, che faccia dimenticare ciò che manca”.

E’ ciò che afferma il nostro Vescovo in una lettera rivolta a tutti i preti in queste ore.

Vi dicevo qualche tempo fa che non si tratta di fare, in questa situazione, semplicemente qualcosa, in attesa che tutto passi.

Si tratta di cogliere in profondità ciò che il Signore oggi può volerci dire.

Una signora della parrocchia, con le lacrime agli occhi, mi ha detto a proposito della adorazione eucaristica presieduta dal Papa: “Lì non c’era una piazza e una basilica vuote, perché lì c’era tutto il mondo”.

Leggendo venerdì santo su Fatto a Latina un editoriale di Lidano Grassucci (un giornalista sezzese che conosco bene e che si è sempre professato miscredente), mi sono venuti i brividi.

Sta accadendo quello che forse non è accaduto nelle precedenti settimane sante in cui tutto era regolare: un vuoto che cerca e gusta una pienezza.

Io stesso, forse perché preso, insieme ai ministranti, dalla esecuzione dei vari riti, non ho mai vissuto così intensamente la settimana santa come quest’anno.

La mancanza dei riti (che in fondo sono facili da porre, sono gratificanti e possono scivolare nello spettacolo) mi ha fatto pensare a Gesù che ha fatto sparire tutti i riti che c’erano (Gv 4,21-24). Paolo lo aveva ben capito subito.

Valeva la pena togliere tutti i riti, per metterne altri?

Gesù nell’ultima Cena ha posto un rito che non è un rito: la sua totale donazione, corpo offerto e sangue versato, concretizzatasi subito sul legno della croce.

E tutto questo in un ambiente di estrema semplicità: c’era “solo” un tavolo, un gruppo di persone attorno, un pane e una coppa di vino leggermente annacquato e nient’altro. Eppure lì c’era tutto, non mancava assolutamente niente.

Io stesso che vi ho detto queste cose tante volte, ancora non riesco a “rassegnarmi” che il nostro Dio si è incarnato in un paesino sperduto del Medio Oriente, in grotta adibita a stalla con dentro la puzza di pecore e capre, che è morto su una croce davanti cinque persone (non si sa se erano presenze storiche o tipologiche), che è risorto davanti a nessuno. E’ questo lo stile del nostro Dio? Si. E magari i nostri riti cercano di edulcorare questo stile che ci sembra non sufficientemente appariscente.

Non si tratta di svalutare il valore antropologico del rito, né di celebrare con sciatteria. Anzi, tutt’altro. Si tratta di considerare, però, il rito come un mezzo e non un fine (entrare nell’intimità di Cristo e dunque nella sequela di Lui).

Se andiamo al racconto della lavanda dei piedi il discepolo “che Gesù amava” (cioè ogni vero discepolo) aveva reclinato il capo sul petto di Gesù. L’immagine che immediatamente ci appare è l’orecchio del discepolo accostato, fisicamente, al cuore di Gesù per sentirne profondamente i battiti.

Questa esperienza ci deve profondamente catturare. Qualche volta non riusciamo a “vedere” il Risorto perché non abbiamo intimità con Lui. Ascoltare i battiti del cuore è l’intimità con una persona con la quale vogliamo condividere l’esistenza. Per questo intuiamo perché il discepolo che Gesù amava “correva” e correva più veloce di Pietro, perché dove c’è intimità si corre, perché c’è attrazione. C’è un’esperienza che avvolge talmente la nostra esistenza che il correre è il linguaggio dell’innamoramento.

La resurrezione la coglie solo quel discepolo che lasciandosi amare ha il coraggio di reclinare il capo sul petto di Gesù, di entrare nella sua intimità.

Tutto questo non è una teoria, nasce da un profondo vissuto che caratterizza l’esperienza del discepolo e gli dà la gioia della risurrezione.

Viviamo quest’anno questa Pasqua, apparentemente vuota, ma in realtà forse mai così piena, perché possiamo poi di riflesso dire agli uomini: Gesù è risorto!

Auguri!

Don Anselmo

 

 

 

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di auguri pasquali di Don Luigi Venditti.

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"Carissimi auguro che presto la situazione difficile che stiamo vivendo diventi un brutto ricordo, ma siamo consapevoli che la pandemia da Covid-19 ha cambiato le nostre vite brutalmente. In questa situazione di crisi e tristezza, Vi invito a non dimenticare che Pasqua è il simbolo per eccellenza del rinnovamento, della rinascita: in questa giornata si festeggia la vita che sconfigge la morte, la luce che vince il buio. Ed è proprio questo il mio augurio: che la luce possa presto tornare a riempire le nostre vite e la nostra quotidianità, che la speranza del ritorno alla normalità si trasformi velocemente in certezza. Permettetemi un augurio pieno di gratitudine a chi sta combattendo in prima linea questa guerra e a chi continuando a lavorare garantisce i servizi essenziali. Voglio dedicare un pensiero speciale alle persone che purtroppo, a causa del virus, non ci sono più e ai loro familiari che non hanno potuto dire loro addio. Il mio augurio è che la trepidazione che stiamo vivendo si trasformi presto in gioia e serenità. Buona Pasqua».

Don LUIGI

Lunedì, 30 Marzo 2020 09:29

Gesù riporta Lazzaro alla vita

 

 

 

 

Nel miracolo di Lazzaro scopriamo che la bellezza della vita di un discepolo è vivere in atto la resurrezione di Gesù. 

Questa verità esistenziale, alla quale Gesù oggi vuol richiamare la nostra attenzione, passa attraverso l’esperienza del credere. 

È molto bello come Gesù rivolgendosi a Marta abbia detto: “Chi crede in me anche se muore vivrà e chiunque vive e crede in me non morrà in eterno”.

Ma cosa vuol dire credere?

Credere è spalancare la nostra esistenza alla signoria di Gesù; è l’uomo che, assetato di verità e di luce, dice al Signore: invadi la mia vita!

Credere è quando la persona di Gesù diventa l’anima della nostra anima. Il Cristo viene ad abitare in noi e abitando in noi diventa il principio di ogni nostra scelta.

Credere è il Risorto che plasma talmente la nostra esistenza che ormai noi viviamo da “risorti”.

Gesù nella risposta data a Marta che gli diceva: “so che risorgerà nell’ultimo giorno”, corregge il tiro: noi non risorgeremo domani ma nell’ultimo giorno e l’ultimo giorno è l’oggi di Dio! Da quando è stato mandato su di noi lo Spirito Santo è cominciato l’ultimo giorno.

Oggi siamo in stato di attiva resurrezione quando viviamo del credere! Oggi noi stiamo già risorgendo, pur vivendo nelle contingenze e nelle oscurità della storia. Basti pensare all’esempio dei Santi, che sono vissuti e vivono fuori del tempo.

Per noi non c’è il problema del domani, per noi tutto è oggi! Oggi il Risorto dimora in noi perché oggi viviamo di Lui e il risorgere finale non sarà altro che la definitività della nostra esistenza.

Uno dei drammi dell’uomo contemporaneo è quello di non gustare la bellezza dell’oggi.

Come l’uomo vive ogni giorno perché respira, così il credente, respiro di Dio, ogni giorno risorge in Gesù, con Gesù e come Gesù.

Noi siamo già nell’ultimo giorno, stiamo aspettando la definitività pienamente liberante.

Questa concezione è la bellezza della nostra esperienza di fede (anche se ancora per del tempo devo stare chiuso/a in casa per il maledetto virus): lasciarci invadere dal Maestro, facendo della nostra vita una crescente sintonia con Lui.

E allora quando moriremo saremo nella pienezza della risurrezione.

Il morire del credente è la pienezza del vivere.

Camminiamo in questa visione che è ricca di speranza perché ci fa dire che i guai della vita sono di un istante, ma il Signore è il Signore ed il  Signore è una eternità già presente.

 

Don Anselmo Mazzer 

 

 

 

 

"Dieci giorni fa, precisamente il 16 marzo, a Sezze è stata data un zolletta di zucchero per addolcire la situazione. Con grande sforzo sono stati attivati 16 posti letto e 4 medici di medicina generale per pazienti a bassa intensità nella PAT di Sezze (Casa della Salute). La salute non ha prezzo, si possono ridurre altre spese ma non certamente quelle che riguardano la vita. La  durata della pandemia che sta colpendo diversi Stati sarà purtroppo lunga. L’emergenza c’è e le migliori organizzazioni sanitarie italiane già rischiano di non reggere un importo massiccio di ricoveri gravi. Il covid 9 sta colpendo diverse persone, senza distinzione di età e se non ci sono abbastanza posti letto disponibili, i malati anziani affetti da altre patologie i bambini e i disabili devono morire a casa senza cure? NO! ciò non deve accadere. Dobbiamo aprire per dovuta emergenza e sicurezza gli ospedali pontini chiusi e precisamente i reparti non deteriorati da adibire alla gestione di cura". Vittorio Accapezzato, consigliere comunale negli anni Ottanta nel Comune di Sezze, riflette sulla situazione sanitaria ai tempi del covid19. Per Accapezzato prendendo in considerazione questa ipotesi "si creeranno più spazi all’ospedale Goretti di Latina che dovrà anche subire gli utenti vicini zona rossa di Fondi".  Per la realizzazione  dell’ampliamento e ristrutturazione dell’ospedale civile San Carlo di Sezze  - ricorda il prof. in pensione - "vennero spesi svariati centinaia di milioni di vecchie lire buttati al vento.  L’esecuzione dell’opera venne svolta con grande difficoltà tecniche non indifferenti dovute all’ubicazione e al dislivello del terreno". Il complesso ospedaliero cantiere che contiene quattro letti in terapia intensiva, due camere operatorie e oltre 150 posti letto "potrebbe essere riattivato anche come day hospital per quanti ne hanno bisogno e rischiano di non poter fare i controlli o piccoli interventi di day surgery".  Una struttura come l’ospedale San Carlo "è da diversi anni una cattedrale nel deserto a causa di scelte politiche non lungimiranti che hanno ridotto la sanità inadeguata ai bisogni del malato. E’ il caso che i consiglieri provinciali della Regione Lazio Pernarella, Simeone, Forte, La Penna e Tripodi  - afferma Accapezzato - prendano a cuore questa situazione al fine di ridurre i grandi disagi che i pontini stanno affrontando con il dilagare del coronavirus". Negli ultimi dieci anni "con una politica sanitaria e irresponsabile  -chiude -  sono stati tagliati 70mila posti letto e 175 ospedali. Ogni regione, in media, ha perso circa una decina di ospedali con danno alla difesa della salute dei cittadini".

Vittorio Accapezzato

 

 

 

 

L’assessore alla Scuola e allo Sport del Comune di Sezze, Giulia Mattei, ha scritto una lettera indirizzata ai plessi scolastici setini per far sentire agli alunni la vicinanza delle Istituzioni in un momento delicato come quello di oggi. “Viviamo un’emergenza di portata mondiale e tanto ci manca della vita che fino a qualche giorno fa ci appariva “normale”.  Mancano la scuola, lo sport, le attività ricreative, manca tutto ciò che come Assessore - scrive la Mattei -  dovrei garantirvi e cercare di restituirvi migliorato. È vero che le Istituzioni Scolastiche si sono mobilitate per una didattica a distanza, le Associazioni Sportive e Culturali sono presenti per voi con numerose iniziative via web, famiglie, tutori ed educatori si spendono in mille e più modi per darvi il loro apporto. La mancanza però è forte, sarebbe sciocco negarlo e allora spero che serva a noi tutti per guardare con occhi nuovi la quotidianità a cui eravamo abituati, quando ci sarà permesso di tornarvi.  Apprezzeremo di più e meglio le attività ricreative e sportive, il tempo trascorso con gli amici e ancor più quello all’aperto, forse non saranno così male anche le “alzatacce” per andare a scuola! Sarà allora  - aggiunge ancora l’assessore - che vi chiederò di ripartire insieme, uniti per diventare una comunità più attiva e partecipe, più propensa all’iniziativa che alla critica. Adesso vorrei che sentiste soprattutto la vicinanza mia e di tutti gli Amministratori, oggi più che mai siamo e vogliamo esservi vicini, virtualmente in attesa di esserlo anche “dal vivo”.  La nostra presenza ha però senso e valore solo con il vostro irrinunciabile supporto, non dimenticatelo mai.  Siamo qui, con voi e per voi, distanti ma non assenti e lontani dalle vostre esigenze. Orgogliosa di rappresentarvi e speranzosa di vederci senza distanze da mantenere, mando il più affettuoso saluto ai miei piccoli e giovani concittadini”.

 

L'assessore Mattei

 

 

Apprendiamo dell’improvvisa scomparsa del caro e grande maestro di Karate Giampaolo Grassucci. Il Maestro Grassucci era malato da pochi mesi. Siamo profondamente colpiti e addolorati, siamo vicini alla famiglia in un sincero e profondo cordoglio. Appena quattro mesi fa veniva a mancare all’affetto di tutti sua figlia Linda, grande amica e campionessa del mondo di Karate. Riposa in pace Maestro.

Mercoledì, 25 Marzo 2020 07:04

La messa è finita (per adesso)

 

Riceviamo e pubblichiamo con piacere uno scritto del caro Rev.do Anselmo Mazzer, parroco per ben 27 anni della Cattedrale Santa Maria di Sezze, oggi Parroco presso Santa Maria Goretti di Latina, assistente ecclesiastico presso Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti nonché Assessore presso Tribunale Ecclesiastico diocesano.

 

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Non disapprovo i miei confratelli che, in questo tempo, trasmettono in streaming  Messe, rosari, ecc. (ce ne sono dappertutto e a tutte le ore), in base al detto: ”Piuttosto che niente, è meglio piuttosto”. Tuttavia queste trasmissioni non mi affascinano.

Una prima motivazione è data dal fatto che può consolidarsi una vecchia mentalità, dura a morire, secondo la quale si “assiste” alla Messa: un rito che un prete da solo “se la suona e se la canta”; non importa se manca del tutto una assemblea che dà “corpo” alla presenza dinamica del Signore e se manca completamente l’obbedienza all’ordine di Gesù: “Prendete e mangiate; prendete e bevete”.

Ma il mio scarso entusiasmo verso le suddette trasmissioni è motivato dal fatto che “è dovere della Chiesa scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del vangelo” (Gaudium  et Spes 4).

Allora, il Signore che cosa ci può voler dire attraverso quello che sta accadendo, senza ovattarne la forte e forse dura significatività?

Credo che ci sia bisogno di credenti che non aspettano semplicemente il ritorno alla normalità, ma persone che sanno cogliere questa occasione come “segno di questo tempo”, come “Parola di Dio”, prezioso momento di purificazione e di maturazione. 

È inutile negarlo: siamo davanti ad un vuoto, non solo liturgico, che fa male.

Chi con serietà era abituato a partecipare ai Divini Misteri, sa che, mancando questa partecipazione, non manca un rito, ma la reciprocità con una Persona che si chiama Gesù Cristo.

Senza tentare di edulcorare la pillola, lasciamo che questo vuoto, provvidenzialmente, ci faccia male e stimoli la crescita di cristiani, in ascolto del Signore, assetati di senso e di pienezza. Altrimenti che senso avrebbe l’offerta di un bel bicchiere di acqua fresca ad uno che non ha sete.

Afferma il nostro Vescovo Mariano: “Anche questo è tempo di Dio, in tempo che Dio ci dà per ascoltarlo e seguirlo. Sarà un tempo privo, ma non per questo necessariamente vuoto: un tempo privo dell’Eucarestia deve diventare ancora di più un tempo pieno di Dio, a cominciare dal desiderio che, in questa assenza di Eucarestia, si fa ancora più forte”.

Infatti il vuoto brama una pienezza e soffre se non la trova. Come nel Cantico dei Cantici è indicibile il dolore della donna amata che perde di vista il suo grande amore e questo la spinge a cercarlo, fuori di sé,  da tutte le parti e in tutti i modi. Come i credenti che ricevono nelle mani la Comunione. Che cos’è una mano concava se non una mano che desidera essere riempita dalla Pienezza?

Diciamo la verità: per quanti credenti e praticanti l’Eucarestia domenicale, il sacramento della Confessione, la preghiera quotidiana sono oggi pratiche scontate e forse sopportate, anche perché le abbiamo sempre “sottomano”.

Per quanti l’Eucarestia, pur partecipata ogni domenica, non è l’accoglienza della proposta di Gesù: “Permetti alla mia mentalità di diventare la tua mentalità e permetti alla mia vita di vivere nella tua vita?”. Per quanti, che pure frequentano, celebrare il sacramento della Riconciliazione (o Confessione) è come andare sulla sedia elettrica!

Siamo passati dalla “saturazione eucaristica” al “digiuno eucaristico”.

Lasciamo che questo vuoto faccia male, perché esso interpella, per fortuna, credenti e  non credenti.

Ieri sera appena mi ha visto un tale che non mette in chiesa il piede neanche a Pasqua e Natale e che ha impedito al figlio di continuare nel post-cresima, mi ha detto testualmente: “Finalmente abbiamo messo i piedi per terra!”. Ho trattenuto le lacrime a stento.

Quante persone, specialmente adolescenti e giovani, che hanno impostato la loro vita sullo stile del “trullalero trullalà”, sono costretti oggi a prendere atto che dietro la porta di casa ci può essere concretamente … la morte; che c’è un maledetto virus, invisibile ma letale come il maligno, che ci vuol distruggere.

Ne abbiamo parlato il mercoledi delle Ceneri: davanti all’avanzare dell’apostasia (abbandono in massa della fede) credenti traballanti possono lasciarsi tentare dalla menzogna permanente di vivere senza Dio, perché lui, l’uomo di oggi, nella sua ridicola superbia, si crede dio. Anzi, sente dire che “senza Dio, è meglio”. È l’umano delirio di onnipotenza.

Forse in questi giorni quest’uomo deve rivedere la pseudo-certezza di credersi il padrone dell’universo, che punta tutto sulla civiltà tecnocratica senza un’anima. Chi pensava di avere, con la tecnologia, tutto sotto controllo è costretto  a ricredersi.

Solo se questo vuoto ci fa male, ci potrà fare del bene. Ci potrà far aprire gli occhi  e far fare la scelta, sempre perfettibile, che dà consistenza alla nostra esistenza attuale e futura: o il Tutto o il niente.

Siamo certi: nel cuore dell’uomo è presente un’intensa sete di calore e di luce. Gesù ci prende per mano, e, nonostante le tenebre della storia, si fa desiderare in noi perché, creati a sua immagine, diventiamo sua somiglianza per essere riflesso umile e luminoso della sua inesauribile speranza.

 

Don Anselmo

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