La politica è fatta anche di buon senso, di rispetto reciproco e soprattutto di senso di responsabilità. Avere la consapevolezza di essere amministratore di una città significa pur sempre essere comunque cittadino, genitore, nonno, zio, insomma una persona che ricopre sì un ruolo istituzionale ma pro-tempore. In questo lungo periodo di quarantena credo che di una cosa dobbiamo essere fieri, e cioè del rispetto del momento tragico che stiamo vivendo da parte degli amministratori della nostra città. Non prendendo nemmeno in considerazione qualche sciacallaggio mediatico, speculativo, creato ad arte dai soliti aizzatori, i nostri amministratori in questa fase hanno dimostrato rispetto, educazione e umiltà. Non è vero come qualcuno continua a sostenere che la politica si è fermata, che la maggioranza e l’opposizione hanno smesso di ricoprire i rispettivi ruoli e se ne stanno da giorni con le mani in mano. E’ vero invece che i consiglieri comunali della nostra città hanno giustamente e coscientemente messo da parte invettive e azioni politiche per il dramma che tutti stiamo vivendo. Hanno utilizzato l’arma e la politica del sentimento. Ancora una volta, come era avvenuto per il passato, la politica setina, quella sana e perbene, si è dimostrata fucina di responsabilità e di sensibilità rispetto ad altri Comuni dove, in più occasioni, abbiamo assistito a manifestazioni e propagande elettorali disgustose. Ai nostri rappresentanti istituzionali e soprattutto ai rappresentanti delle opposizioni consiliari va quindi riconosciuto un temperamento, un attaccamento e una sensibilità genitoriale ammirevole. Avrebbero potuto fare la parte da leone su molte questioni ancora in sospeso ma hanno volontariamente fermato le bocce. In questi mesi nessuno dei consiglieri comunale è venuto meno al proprio ruolo, ma lo ha fatto restando in silenzio, chiedendo espressamente che su di loro non venissero accesi i riflettori della visibilità, dell'egocentrismo, nel rispetto del momento che stiamo vivendo. La politica non si è fermata, si è fermata momentaneamente quella dialettica che è pur sempre il condimento dell’agone politico, di cui in alcuni periodi però ne siamo schifati e sconcertati.