Il centro sinistra di Sezze ed in modo particolare il Pd sono ancora scossi dalla débâcle del ballottaggio di 10 giorni fa. Tutta la coalizione che sosteneva il candidato sindaco Sergio Di Raimo è ancora stordita dalla caporetto setina che ha portato il nuovo sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, ad essere eletto grazie al 70% dei votanti. È indubbio che nell’aria riformista del centro sinistra ora debba aprirsi una seria e profonda riflessione. È urgente che il Partito Democratico si faccia carico della sconfitta e si assuma a tutti i livelli le responsabilità politiche del caso. Si apre sicuramente una nuova stagione per Sezze e per chi crede che ci siano ancora forti basi valoriali e di appartenenza su cui ripartire. Non tutti i mali vengono per nuocere e forse proprio da questa cocente sconfitta il centro sinistra può rinascere a nuova vita, accantonando definitivamente chi in questi anni ha soltanto usato questo contenitore per i propri interessi politici e personali, mettendo in atto beceri tatticismi, scriteriati ricatti accendendo sempre una candela per un santo ed una per il diavolo. I dirigenti del centrosinistra setino, partendo da un bagno di umiltà, devono avere spalle grosse e dare tempo al tempo, ricucire tutti gli strappi con la società e con chi si è sentito tradito in questi anni. Era già accaduto nel 2003 con la batosta delle amministrative, quando l’elettorato setino voltò pagina eleggendo sindaco di Sezze Lidano Zarra dopo anni di governo comunista. Sono cicli storici che andrebbero previsti ed evitati, soprattutto ascoltando le istanze della città e non restando freddi e passivi uditori della comunità. L’unico compromesso che andrebbe fatto adesso è quello con la gente, incontrandosi a metà strada con i cittadini, ripartendo dai quartieri abbandonati, dalle energie del volontariato e dell’associazionismo. Il solito minestrone riscaldato non è piaciuto proprio a nessuno, per molti è stato addirittura nauseabondo. La sconfitta era nell'aria, prevedibile, e al nuovo sindaco il merito di essersi inserito in questo vuoto lasciato dalle passate amministrazioni. L'esercito dei candidati sconfitti è andato al voto senza armatura, in trincea i soldati hanno combattuto fino all'ultimo minuto. A chi ci ha messo la faccia l'onore delle armi, può mostrare il viso senza vergogna.