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Mina è tornata e lo fa in modo originale

Giu 25, 2023 Scritto da 
 
La Tigre di Cremona non fa concerti da 45 anni, non appare in tv e non va in radio da 47, non usa i social. Si è sottratta ai nostri sguardi, eppure è un’icona duttile ed incorporea, un mito. Dalla fine degli anni ’50 ad oggi Mina ha inciso oltre 70 album, ha interpretato più di 1500 canzoni e venduto 150 milioni di dischi. La sua è una carriera straordinaria e per certi versi ineguagliabile, non solo nel campo musicale ma anche per il ruolo avuto nella storia della televisione italiana. 
 
Artista innovativa e dalla forte personalità, ama scherzare con la sua immagine incorniciata nelle copertine spesso spiazzanti dei suoi dischi, ma non con la musica, la stella polare che la guida in un percorso artistico sempre originale, sia che si tratti di cantare brani già eseguiti da altri autori, di incidere album di inediti o di scoprire nuovi talenti, a cui riserva costante attenzione. È incredibile la sua capacità di essere un riferimento per i giovani di oggi, che a modo loro trovano un punto di connessione con la ricerca artistica di Mina, partecipando alla realizzazione dei suoi album con la stesura dei testi e degli arrangiamenti.
 
Moderna, fresca, aliena Mina presenta un nuovo capitolo della sua storia musicale.
 
Ti amo come un pazzo, è un album un po’ diverso dal solito, seppure nel solco della tradizione. È il primo disco di inediti da Maeba del 2018 (l’anno dopo è uscito Mina-Fossati), con l’eccezione di Don Salvato’, lettera a Dio scritta da Enzo Avitabile che Mina canta in napoletano, di Tutto quello che un uomo, il brano di Sergio Cammariere premio della critica a Sanremo nel 2003 e de L’orto, presentato a X Factor 2018 dal suo coautore (con Matteo Santarelli) Mattia Lezi, e nasce da un lungo percorso di ascolto di migliaia di pezzi che le vengono inviati ogni anno e che infaticabile ascolta tutti personalmente. Il filo conduttore è l’amore, tema solo in apparenza banale perché raccontato e cantato nelle sue innumerevoli sfaccettature, un sentimento positivo e il motore del mondo. I brani raccontano storie di vita quotidiana, di uomini e donne che amano e soffrono, di passioni e tormenti, danno voce ai pensieri di una persona sconfitta, che a volte sembra essersi arresa o aver perso le parole. Il risultato è vario, unisce divertimento e melodramma, a cui fa chiaro riferimento la stessa copertina che rimanda al mondo dei fotoromanzi.
 
Il nuovo album certifica, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la straordinaria versatilità interpretativa di Mina, la quale passa con sorprendente naturalezza dalla canzone d’amore ricca di pathos nella quale non ha rivali, come Lascia e Povero amore, a pezzi ironici come L’orto, dalla ballata raffinata come La gabbia e Zum pa pa al brano rock con assolo di chitarra come in Come la luna. La canzone di cui si è parlato e si parla di più è Un briciolo di allegria, cantata con Blanco, un brano aggiunto all’ultimo momento ad un progetto complesso e che, a dispetto della differenza di generazioni tra i due artisti, funziona benissimo, anzi forse proprio per quello. Blanco è bravo, la canta con intensità, anche se Mina è di un altro livello e la sua esperienza di interprete è prorompente.
 
I brani scelti sono canzoni d’amore che nessuno oggi fa più, morbide e fuori dal tempo, decisamente malinconiche, in certi casi drammatiche che richiedono un registro più basso. Le interpretazioni volutamente imperfette sono non solo funzionali al pezzo cantato, al non volergli togliere luce mediante il ricorso alle sue doti tecniche, ma costituiscono un gesto artistico controcorrente nel nostro tempo in cui tutto è apparenza e finzione e le esecuzioni sono spesso artefatte e modellate con i software. L’unico brano in cui Mina ricorre all’uso della tecnologia è il duetto con Blanco. Si tratta di una scelta stilistica, funzionale a rendere più attuale e accattivante il sound del brano e attrarre nuovo pubblico alla magia della sua voce. Complessivamente suoni, immagini e repertorio collocano il disco fuori dal tempo e dalle mode.
 
Ascoltando le diverse canzoni, in più occasioni la voce di Mina si incrina e si rompe, si mostra vulnerabile, imperfetta, arrochita, lontana dall’eloquio squillante e stentoreo cui ci ha abituati, rivelando lo scorrere inevitabile del tempo e i cambiamenti che esso produce. Proprio l’incertezza di alcuni passaggi finisce per restituircela nella sua autenticità, le ridà corpo, la strappa da quella perfezione ideale cui è stata relegata dal nostro immaginario collettivo e ci fa comprendere che la vera perfezione non sta nella tecnica, ma nell’interpretazione. Non è sufficiente avere voce, occorre testa e intelligenza. È proprio questo rende ancora straordinaria Mina.
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