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The Whale e l'abbraccio che mancherà

Dic 10, 2023 Scritto da 

 

Charlie è un professore universitario di letteratura inglese. Tiene le sue lezioni online. La sua voce viene fuori da un quadratino nero al centro dello schermo del computer, perché la sua webcam è sempre oscurata e la parola docente è l’unico elemento che lo identifica, lo distingue, il visivo che gli allievi hanno di lui.
 
Si nasconde a quanti seguono il suo corso, ma a noi si mostra nella sua realtà. La prima cosa che notiamo, anzi Darren Aronofsky, il regista del film The Whale, ci chiede di notare è la sua mole, pesa 270 chili, il suo corpo gonfio e ingrossato che occupa mezzo divano e il fatto che si stia masturbando mentre delle immagini pornografiche scorrono sullo schermo del suo computer.
 
Ad un tratto Charlie avverte forti dolori al petto ed è costretto a interrompere il suo gesto. Fortunatamente, proprio in quel momento, qualcuno bussa alla porta. È un visitatore sconosciuto ed inaspettato, ma rappresenta la sua salvezza. Si chiama Thomas, è un missionario appena ventenne, dalla faccia pulita e i modi gentili. Viene dalla chiesa locale New Life, predica l’imminente fine del mondo ed è convinto che Dio lo ha fatto arrivare nell’appartamento per consentirgli di salvare Charlie.
 
Le condizioni di salute del professore sono conseguenza di un disturbo alimentare grave, derivato dalla perdita mai superata del partner, l’uomo per il quale ha lasciato la moglie e la figlia.
 
L’unica persona che fa parte stabilmente della sua vita, ha le chiavi di casa, lo assiste nei momenti difficili ed arriva in quel frangente drammatico è Liz, l’infermiera e la sua migliore amica, nonché sorella del suo compagno defunto. La donna tenta di convincerlo a chiamare l’ambulanza e a farsi portare in ospedale. Le sue condizioni sono gravi, sta morendo e soltanto cure mediche adeguate possono salvargli la vita. Charlie suda e ansima, ma rifiuta categoricamente.
 
Il suo mondo è tutto racchiuso in quella casa, in quella stanza, in quel divano e nel suo computer. Si muove con estrema difficoltà, ha bisogno di un deambulatore per camminare ed anche i più elementari gesti quotidiani sono al limite dell’impossibile.
 
The Whale è un dramma da camera intenso, che non indugia in maniera gratuita sulla sofferenza, ma ripercorre a ritroso le tappe della vita di Charlie in modo lucido e naturale, indaga con sincerità il rapporto del protagonista con se stesso, con i testi dei suoi studenti e soprattutto con le figure chiave che entrano nel suo appartamento.
 
Il giovane missionario Thomas rappresenta il punto di svolta narrativo e il suo varcare la soglia di casa di Charlie dà il via a una girandola di eventi che, nell’arco di una settimana, lo mettono di fronte allo specchio, soprattutto quando decide di tentare di ricostruire i rapporti con la figlia adolescente Ellie, abbandonata per inseguire il suo grande amore dieci anni prima, la quale è arrabbiata per la sua scelta e non sembra intenzionata a recuperare quanto è stato perduto, e con la ex moglie Mary, in un viaggio a tappe e senza sconti.
 
The Whale è un film intimo e sincero che indaga sui dubbi, sulla moralità, sui desideri e sul rapporto tra amore, sofferenza e società. Il filo che lega i diversi incontri con il presente, con il passato e dà senso alle cose è la lettura di Moby Dick che rappresenta tutto quello in cui Charlie crede: la libertà di esistere, di essere, di esprimersi. Una libertà non sempre facile, che richiede un costo da pagare, a volte troppo alto, soprattutto quando ha come conseguenza il crollo dei legami familiari e la sofferenza delle persone amate. Sfruttando in maniera brillante il suo rapporto con la parola, Charlie trasforma l’analisi del testo di Moby Dick, attraverso le tesine dei suoi studenti, in un racconto allegorico nel quale riesce trattare con misura l’obesità, i problemi di salute, la paura della morte e l’impatto sociale della sua condizione, ma anche il desiderio di chiudere il cerchio della sua vita e riabbracciare la sua famiglia.
 
The Whale è un film insidioso, perché parla di corpi, di senso di colpa, di rimpianti, di solitudine e abbandono, tutte tematiche che il regista esplora sul filo sottilissimo tra riflessione e ossessione, tra trasporto sincero ed estetizzazione estrema, riuscendo a trovare un punto di equilibrio, per niente semplice e scontato, e a mantenere una misura abbastanza rigorosa per tutta la sua durata. Far indossare ad un attore un’armatura di un corpo di oltre 250 chili senza rischiare di finire sui binari del patetismo e della retorica spicciola non è impresa facile.
 
Brendan Fraser nel ruolo di Charlie è straordinario, non è una esagerazione dire che si tratta di una delle migliori prove della sua carriera, se non la migliore, e soprattutto appare evidente che siamo in presenza di un attore dal talento finora davvero poco sfruttato. Ci sono momenti di recitazione intensissima, nei quali è possibile cogliere il grande lavoro che Fraser ha fatto per dare vita a questo personaggio così pesante, melodrammatico e sbagliato. Riesce a comunicare la profonda umanità di Charlie attraverso il modo in cui usa gli occhi, gli sguardi ingenui e candidi, la mimica facciale e i silenzi, che rivelano dolore, paura, disprezzo verso sé stesso, speranza, autocommiserazione, disperazione, un finto senso di allegria e un vero senso di gioia spirituale. Soprattutto ci dona il ritratto di una persona incredibilmente simpatica, non nel senso dell’ironia e della piacevolezza, ma nella misura in cui è facile entrare in consonanza con lui, la sua storia e la sua vita.
 
Ellie, la figlia adolescente, ribelle e arrabbiata, è il metronomo emotivo del film, è il contraltare perfetto di Charlie, porta all’interno della storia uno sguardo cinico e realista, devia il discorso sull’amore verso direzioni affascinanti, preferendo all’accettazione della condizione il cammino della comprensione. Si tratta della stessa strada percorsa da Liz, la quale per il rapporto personale e il ruolo che è chiamata a svolgere, ci permette di sbirciare negli alti e bassi della vita del professore.
 
Nell’arco di tempo ridotto di una settimana, mentre fuori piove quasi incessantemente, come fosse in corso un nuovo diluvio universale, la fine del mondo da cui è ossessionato il giovane predicatore Thomas, The Whale riesce con empatia a raccontare la complessità e l’imprevedibilità dei rapporti umani, l’incontro con l’altro,  l’attesa di un abbraccio che mancherà, attorno a cui ruota tutto il centro emotivo di questo film bello e straziante.
 




Pubblicato in Riflessioni

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