Pasqua suggerisce pensieri di speranza e di fiducia, ma il rischio è di cadere nella retorica dei buoni sentimenti, slegati dalla concretezza. Pertanto è necessario liberarla di ogni incrostazione e tornare all'essenziale del messaggio del Risorto.
Pasqua celebra la risurrezione di Cristo.
La vita ritorna in vita e dà definitiva morte alla morte.
Dio si rende visibile umanamente, spende la propria vita per l'umanità e la resurrezione della carne di Gesù è caparra di salvezza per ognuno di noi. L'essenza della fede dei cristiani è un Amore che salva al di fuori di regole, dogmi e identità culturali, capace di amare il non amabile e perfino i nemici.
La resurrezione presuppone l'esperienza dell'abbandono assoluto, il rimettersi alla volontà di Dio. La notte del Getsemani, l'angoscia di fronte alla prospettiva del supplizio della Croce e della morte, che in realtà non è morire ma donare la vita, sono passaggi ineludibili. La caduta, la sconfitta e la sofferenza non possono essere evitate e la morte, che ne rappresenta l'aspetto più scabroso e definitivo, non è l'ultima parola possibile sulla vita. Sebbene lo scorrere degli eventi storici lasci alle sue spalle sempre macerie e distruzioni, abbiamo la certezza che giungerà il tempo del riscatto per tutti gli sconfitti e tutte le vittime delle ingiustizie.
Pasqua è la scoperta di un sepolcro vuoto.
Al sepolcro giungiamo con le nostre speranze e le nostre illusioni, i nostri desideri e le nostre paure. Possiamo restare chiusi nel nostro presente, ottenebrati dalle nostre ideologie e avvinghiati alle nostre convinzioni, pensare che si tratti di una allucinazione o di una illusione, oppure aprirci all'annuncio di una salvezza che è dono di vita nuova, è creazione nuova, è vedere oltre il vuoto del sepolcro e accorgerci dell'ulteriore umanamente impensabile.
L'assenza del corpo di Gesù descrive la sua forma più radicale di presenza, è un magnete che genera il desiderio di Lui e ci spinge a cercarlo tra i vivi, non tra i morti.
La lezione della Pasqua è che nella morte esiste un resto indistruttibile, permanente oltre il contingente e vivente in eterno. Colui che non è più con noi, resta con noi e in noi per sempre, lo portiamo vivente presso chi è vivo. Se come i discepoli ci lasciamo incontrare da Cristo, se scolpiamo noi stessi in Lui, pietra di scarto, se la sua Parola cambia la nostra vita e lo seguiamo, non possiamo mettercelo alle spalle, dimenticarlo o farne a meno neppure per un istante. L'effetto di questo entrare in relazione con Lui è la fedeltà, il dimorare stabilmente nell'Amore.
Viviamo un tempo in cui tanti uomini e donne non credono più nel carattere inaudito di questo incontro e pertanto non riescono a comprendere che la resurrezione non è un fatto soprannaturale, la rianimazione di un corpo esanime, ma un evento che manda in frantumi la nostra stessa idea di vita e di morte. Il sepolcro vuoto racconta l'esistenza di qualcosa che la morte non riesce neanche a scalfire, una brace ardente che non si spegne da cui germoglia un nuovo inizio, una nuova vita.
Gesù dopo la resurrezione appare ai discepoli, sconfortati e delusi per la sua perdita. Il suo entrare di nuovo nelle loro esistenze ravviva in essi il desiderio di sé e ne rinsalda la fede. Le apparizioni non sono suggestioni psicologiche o fenomeni soprannaturali. Sono il ritorno di chi ha lasciato questa vita ma continua a restare con loro, un appello a rimanere fedeli a quanto ha rappresentato l'evento dell'incontro, un appello a cui è indispensabile rispondere per non lasciare prevalere la morte. È la fedeltà a rendere l'incontro vivo, un qualcosa che non smette mai di risorgere, di venire alla luce, di essere sempre con noi.
Pasqua non è la proiezione di un desiderio illusorio di immortalità, un rinviare ad una felicità ultraterrena, una storia consolatoria a lieto fine, è esperienza del trascendente e del mistero. Il Risorto, contro la spietata evidenza del nulla, ci ricorda che qualcosa resta, che non tutto ciò che è stato è destinato a divenire nulla.
Pasqua è l'enunciazione folle e assoluta dell'evento della resurrezione che contrasta con ogni buon senso, con l'opinione comune, è sfida all'evidenza. La resurrezione non è un semplice fatto in sé, non è soltanto avvenuta nel passato come narrano i Vangeli, una realtà remota, un miracolo accaduto una volta per tutte, ma è un evento attuale grazie alla fede di chi allora ha creduto e di chi oggi ancora crede e rimane fedele a Cristo.
Pasqua è il giorno della nuova umanità che celebra in comunità e nella gioia l'incontro con il suo Signore, è il tempo di Dio. Se rimaniamo in Dio non esistono più chiusure, oppressioni e paure, ma solo un oggi che è accoglienza del suo domani.