Non finisce mai di emozionare, la Processione del Venerdì Santo di Sezze. E' sicuramente tra gli eventi più toccanti e suggestivi che si possono ammirare in Italia, durante la settimana Santa. I preparativi di questi giorni riconfermano la solidità e profondità del sentimento popolare setino. Tutta la città è in attesa, i Settecento figuranti si trasformano via via in attori esperti, assumendo le sembianze e gli atteggiamenti consoni al loro ruolo. Quella di Sezze è una delle più antiche tradizioni religiose e, fin dal lontano 1933, rinnova e fa rivivere, lungo il percorso medievale del Centro storico, l'avvenimento più drammatico e sconvolgente che ha cambiato la storia del mondo: la Passione e la morte di Cristo. Un dramma umano e divino che tocca le coscienze dei credenti e dei non credenti. Sezze, grazie all'impegno profuso dal Presidente Elio Magagnoli, è diventata, per antonomasia, la città della Passione. Sono stati superati molti ostacoli, sono state raggiunti importanti traguardi. Dai Fori Imperiali nel 1950 a Santiago di Compostela, dalla Basilica di San Francesco di Assisi a San Giovanni Rotondo, dall'Abbazia di Cassino alle grotte di Lourdes: il nome di Sezze e della sua Passione è ormai diffuso e conosciuto in tutta Europa. In questi giorni che precedono l'evento, la città si trasforma in una Comunità teatrante. "Non è sezzese - si dice- chi non ha partecipato alla Processione almeno una volta in vita sua". Una tradizione quasi secolare che mette in luce il sentimento religioso del popolo setino, misto a un pizzico di superstizione. Si tratta di una religiosità, erede della tradizione medievale delle Laude di Jacopone da Todi, il giullare di Dio, che intendeva la pietas popolare come la forma più genuina e autentica espressione di fede. Una religiosità spontanea, sincera, fuori dagli schemi mondani e folcloristici. Con l'avv. Filiberto Gigli, negli anni '30 del secolo scorso, prevaleva lo stile " impero", caratteristica tipica di quell'epoca, che esaltava principalmente la maestosità e la grandiosità dei figuranti: soldati, schiavi, centurioni, Erode, Pilato. Oggi, grazie allo studio accurato della regia e della scenografia di Piero Formicuccia, prevale l'elemento biblico, orientaleggiante, più recitativo e dialogante. La strada intrapresa è quella giusta. Senza smarrire e rinnegare il nucleo e lo spirito originario della Processione che, attraverso un procedere lento e solenne si svolge in un silenzio di tomba, interrotto soltanto dalle voci degli attori e dallo scalpitìo dei sandali e dal rumore dei cavalli, il messaggio deve rispondere sempre più alle esigenze degli spettatori. Sì, perchè il Venerdì Santo vuole ricordare la morte del Figlio di Dio e che Sezze è una Comunità accogliente e dialogante. L'ultimo passo da compiere, a parer mio, è quello di adottare uno stile e un linguaggio sempre più attuale, direi più evangelico, cioè di inclusione e di misericordia, secondo l'insegnamento di Papa Francesco.
La Processione del Venerdì Santo è nell'anima dei sezzesi
Apr 16, 2019
Scritto da
Vincenzo Mattei
foto Ignazio Romano
Pubblicato in
La Terza Pagina
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