Sono un prodotto tipico e distintivo del territorio del Comune di Sezze, di cui è originario e da cui si è diffuso nella fascia pedemontana dei Lepini, dove in qualche paese sono conosciuti con il nome di simi, per la grande quantità di semi originati dalla loro abbondante fioritura di colore giallo.
I Broccoletti di Sezze appartengono botanicamente alla famiglia delle Crucifere ordine Brassica rapa sub specie sylvestris esculenta, ma in dialetto sono chiamati brùcculècchi con una inimitabile fonetica dialettale delle ultime tre consonanti che solo i sezzesi autentici sanno pronunciare, quasi a sottolineare l’inimitabilità e la tipicità di questa nostra eccellenza, dal sapore unico ed inconfondibile.
Di broccoletti di Sezze esistono due ecotipi fondamentali che si differenziano tra loro per l’apparato radicale e la classe di precocità: il più antico è a ciclo tardivo di novanta giorni e si presenta con la classica radice a bulbo di rapa, che non viene consumata perché è fondamentale per i ricacci dei nuovi broccoletti, che si raccolgono per tutto l’inverno.
L’altra varietà, più diffusa, è a ciclo medio precoce di sessanta giorni, si presenta con una radice a fittone ed è frutto di una selezione, che i nostri nonni hanno sapientemente operato nel corso dei secoli, con il fine di anticiparne la produzione e di assaporarlo il prima possibile e per più cicli produttivi.
I broccoletti di Sezze differiscono dagli altri coltivati nel resto del Lazio e in altre Regioni, soprattutto Campania e Puglia, per essere una pianta meno cespugliosa e più compatta, con foglie affusolate, poco frastagliate e di un colore verde pallido caratteristico.
In tali regioni, i broccoletti venivano largamente usati anche per l’alimentazione bovina, cosi a Sezze quando si vogliono distinguerli dai nostri, vengono curiosamente chiamati broccoletti di vacca.
I Broccoletti di Sezze come pure le altre varietà comunemente conosciute come “cime di rapa” sono piante tipicamente mediterranee ed autoctone. I nostri emigranti, quasi tutti contadini, partiti per Ellis Island e successivamente in Australia e Canada, non volendo rinunciare a questa specialità della loro terra, hanno portato i semi con loro, tentando di riprodurli in quei luoghi, ma ahimè, senza successo.
Sono assai ricercati in cucina nel periodo autunnale ed invernale, come verdura cotta ripassata in padella con aggiunta di olio extravergine di oliva.
Da sempre sono commercializzati nel classico mazzetto del peso di circa 7 etti, corrispondenti a due antiche libbre romane, e prima di essere cucinati necessitano di un paziente lavoro di pulitura, che in dialetto viene detto scintere, cioè scindere le parti più tenere ed i fiori da quelle più dure che vanno buttate, mentre i nostri padri che non buttavano nulla le utilizzavano per alimentare gli animali (galline, pecore, muli, etc).
E’ noto che nella civiltà contadina tutto tornava utile e nulla veniva mai sprecato o buttato: gettare i doni del Signore era come commettere un peccato mortale. Quando un pezzo di pane cadeva a terra lo si baciava e si riponeva nell’arcone.
L’assenza di fonti scritte ci rende difficile risalire all’origine della coltivazione dei broccoletti nel territorio, tuttavia essendo una pianta autoctona è da ritenere che sia molto remota anche a ragione di alcune ricette delle quali se ne sta perdendo la memoria.
Infatti, oggi i broccoletti vengono comunemente consumati con il pane, la classica salciccia di maiale ed il vino rosso, ma in passato la pizza roscia a’ gli mattòno, cu gli brùcculècchi e la saràca era il classico cibo invernale che i nostri contadini usavano portarsi fòre e che pastori, pescatori e cacciatori consumavano nella palude.
Una volta, quando i campèri volevano accattivarsi il favore di un loro fattoretto o bracciante, soprattutto per farlo lavorare con maggior lena e “tirare” tutta la squadra , solevano offrirgli di nascosto una o più sarache con i broccoletti che questi accettavano di buon grado perché la fame era tanta.
Così ancora oggi, quando a Sezze qualcuno difende a spada tratta le ragioni di un altro senza che le abbia, gli si dice: Ma che t’ha dato la saraca? oppure me simbri i babbào cu la saràca ‘mmano (uno spaventapasseri con la saràca in mano).
Molto apprezzata ancora oggi è la tradizionale polenta con i broccoletti.
I broccoletti di Sezze sono quindi una vera e propria istituzione della cucina autunno-invernale del nostro paese. Sia che vengano abbinati alla classica salciccia di maiale, sia come contorno con altri tipi di carni, o semplicemente da soli, fanno sempre fare ottima figura alla nostra cucina. Inoltre, secondo i diestisti possiedono virtù salutari depurative, detossificanti ed antiossidanti sul nostro organismo.
E’ inutile cercare i semi di Broccoletti di Sezze altrove, essi sono reperibili solo in loco ed ogni contadino che ne ama la produzione, fa in modo di ricavarne il seme per l’anno successivo.
Così, a febbraio si seminano alcune piante per la riproduzione, dette portasemi, a fine maggio si estirpano e si mettono ad essiccare al sole ricoperte da una sottile reticella per impedire agli uccelli di cibarsi dei semi.
Dopo circa un mese, quando le piante sono ben secche, vengono battute su di un telo con un mazzafrusto per distaccarne i semi.
I Broccoletti di Sezze, con le prime semine di fine Luglio, si raccolgono già dal mese di Settembre, e con semine successive a rotazione se ne possono avere per tutto il periodo invernale sino al sopraggiungere della primavera, quando cede ai carciofi lo scettro di principe dell’agricoltura e della cucina setina.
Si fanno i semi dei Broccoletti
Campo di broccoletti e Sezze sullo sfondo che padroneggia la pianura