Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo ha firmato una nuova ordinanza riguardante il Servizio Pubblico Locale. Nell’atto firmato dal primo cittadino viene ordinato alla Ditta Baratta Enrico SRL di proseguire il servizio pubblico fino al prossimo 31 agosto. Nell’ordinanza n° 18 del 30 maggio 2020 vengono citati e ripresi i diversi passaggi amministrativi che hanno portato l’Ente comunale a votare l'atto per andare a gara e per affidare il servizio; in ordine di tempo la delibera votata dal consiglio comunale riunitosi il 29 gennaio scorso con la quale si stabilisce che “il servizio TPL sarà affidato ad un operatore economico individuato con procedura negoziata d’urgenza secondo le norme vigenti, garantendo l’evidenza pubblica e la libera concorrenza in ragione delle cogenti sopravvenute disposizione della L.R. 21.12.2019”. Considerato però che occorreva “garantire la continuità del servizio nelle more delle successive attività finalizzate alla selezione di un operatore economico” il Comune di Sezze ha ordinato alla ditta che gestisce il servizio da oltre 30 anni di perseguire il servizio con le stesse modalità contrattuali.
«L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
Anche il Comune di Sezze questa mattina ha voluto festeggiare la festa della Repubblica Italiana. Alla presenza del sindaco e di autorità istituzionali e cittadini, presso il Parco della Rimembranza si è tenuta una semplice ma significativa cerimonia con la lettura di articoli della Costituzione e deposizione di una corona di alloro sotto la statua del Milite Ignoto. Presente anche una delegazione dell'ANPI Sezione di Sezze per la lettura di brani dell'assemblea Costituente.
Un momento della Cerimonia
Il Presidente dell'Associazione culturale “Le Decarcie”, Francesco Petrianni, interviene nel dibattito politico e culturale esploso in città sul monumento di San Lidano al Belvedere di Sezze. Il sodalizio setino sottolinea un ulteriore elemento di "conflittualità" dell'iter, questa volta presente nel programma elettorale di mandato. Riportiamo l'intervento di Francesco Petrianni.
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"Il monumento a San Lidano nell’area dello spettacolare Belvedere, dopo le polemiche e proteste, il nascere di uno specifico comitato, la presentazione di interrogazioni, dopo il video-manifesto e gli interventi di Grassucci, Amici ed Eramo, da un punto di vista squisitamente procedimentale ed amministrativo è tornato al punto di partenza. Come in una sorta di Gioco dell’Oca, quando si arriva in una determinata casella si torna indietro, a beneficio degli altri “giocatori” che restano nelle loro posizioni. Soprattutto nel Centro Storico, un intervento, ritenuto ambizioso e animato dai più benevoli propositi, non può decidersi nelle stanze chiuse di qualche sagrestia o del palazzo comunale; ha bisogno prima di tutto di una verifica sulla fattibilità, che non c’è stata. Sia sufficiente a tal proposito consultare le Norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore. Contestualmente c’è la necessità di sottoporre all’attenzione dei cittadini la proposta dell’intervento ed attivare un confronto serio e non formale con la cittadinanza in armonia con la normativa vigente e con quanto Sindaco ed intera Amministrazione comunale, nelle sedi istituzionali, hanno proclamato solennemente di praticare. E neanche questo è stato sinora fatto. Ma non è mai troppo tardi. La consultazione è un atto politico, una fase preliminare all’adozione di un provvedimento di siffatta specie, per sondare il consenso della comunità cittadina e verificare se l’impatto culturale e sociale, politico e psicologico possa esser tale da scoraggiare l’avvio amministrativo dell’iter. Consultare significa mettere altri e se stessi nella condizione di condividere. Come abbiamo già ricordato in un nostro precedente intervento “Il paesaggio (dice la Convenzione europea per il Paesaggio e nel nostro caso parliamo di paesaggio storico e di beni culturali) è una questione che interessa tutti i cittadini e deve venir trattato in modo democratico, soprattutto a livello locale e regionale”. Sindaco e Consiglio comunale, quelli in carica, nel programma di consiliatura, sostengono che “L’intero comprensorio comunale va trattato concettualmente e operativamente come territorio storico” (estratto da Indirizzi Programmatici dell’Amministrazione comunale). E aggiungono che tra le priorità strategiche dell’attuale amministrazione c’è quella di praticare “Una buona politica, animata da forti idealità e coniugata con l’attenzione alle esigenze concrete, capace di ascoltare e dialogare, un civismo vero che si alimenta di partecipazione, del contributo di tutti, dando la parola ai cittadini non solo nei passaggi elettorali ma come pratica politica costante”. Con l’approvazione del nuovo Piano Regolatore Generale, dice il Sindaco, “Si apre una fase importante e delicata rappresentata dalla sua attuazione mediante Piani Particolareggiati e un nuovo Regolamento Edilizio, che abbiano come connotazione essenziale la partecipazione dei cittadini”. E non dovrebbero esserci dubbi che l’intervento nel Belvedere abbia il valore e la forma di un piano urbanistico particolareggiato o esecutivo, ma i cittadini non sono stati minimamente coinvolti. Con un immotivato atto amministrativo i lavori sono stati sospesi, senza però revocare o annullare nessuno degli atti precedenti, adottati peraltro da organi che sembrano agire ognuno per proprio conto. Cari Sindaco, Presidente del consiglio e Consiglieri, le citazioni che abbiamo richiamato non sono opinioni comuni ma linee programmatiche uscite dalla bocca del Sindaco, scritte nel suo programma elettorale, sottoposte al giudizio dei cittadini nell’ultima consultazione elettorale ed approvate integralmente dal Consiglio comunale al momento del suo insediamento (Delibera consiliare n.34 del 30.6.2017). L’organo comunale l’ha votata, stipulando un vero e proprio contratto politico-amministrativo con i cittadini, diversamente le delibere consiliari sarebbero carte al vento. Sarebbe opportuno che il Consiglio comunale si prendesse materialmente la briga di verificare come il procedimento intrapreso confligga con le linee programmatiche da essi stessi deliberate e poi tragga le conseguenze. E se ritenesse di avere rispettato il giusto procedimento e salvaguardata la coerenza con i propri indirizzi programmatici, andasse pure avanti. Altrimenti ci ripensasse. Perché non è di opinioni diverse che si sta parlando, ma di rispetto degli impegni assunti verso i propri elettori, prima, e verso tutti i cittadini, dopo, quando il programma elettorale si è trasformato nelle linee programmatiche dell’attuale consiliatura, diventando una deliberazione del Consiglio comunale".
Il nubifragio che ha colpito tutto il territorio setino poco fa ha creato disagi e diversi danni in alcune zone periferiche della città. Grandine e fiumi di acqua si sono riversati abbondantemente sulla città. Tra i disagi provocati anche l’allagamento dei locali del Punto di Primo Intervento dell’ospedale San Carlo di Sezze. Sul posto, per verificare l’accaduto, il presidente del consiglio comunale Enzo Eramo, il Comandante della Protezione Civile Lidano Caldarozzi e i volontari ANVVFC ancora al lavoro per ripristinare la normalità. Si stanno verificando eventuali danni alle apparecchiature ma è anche probabile che si tratti solo di un allagamento dei locali. In altre zone della città fossi e canali straripati. Nel quartiere Casali tanta paura per torrente Brivolco in piena. Qui è tornato alla mente l’esondazione del torrente del lontano 1995 quando i danni per un nubifragio furono molti.
Nei giorni scorsi ci ha lasciato Enrico Toti, una grande persona, un uomo perbene legato alla sua comunità e forse uno degli attori più rappresentativi della Passione di Cristo di Sezze. Enrico era anche consigliere dell'associazione della Passione di Cristo di Sezze. Riportiamo il ricordo del regista Piero Formicuccia, a nome dell'intera associazione setina.
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"Il 28 maggio 2020 si è spento Enrico Toti, detto pizzamesa, o meglio ancora conosciuto come il Cristo sotto la croce della Sacra Rappresentazione di Cristo di Sezze. E già, Enrico è stato il testimone vivente di tante rappresentazioni, dagli anni ’50, fino al 2019 (quest’anno per i motivi legati al Covid 19 la Passione di Cristo non è stata rappresentata) e lo sarebbe stato ancora quest’anno nelle vesti del profeta Daniele, ruolo che ha interpretato negli ultimi anni. Ricordo con emozione la sua recitazione a Luordes nell’aprile del 2017, quando dopo la proclamazione delle visioni del profeta Daniele, nonostante la sua bella età (73 anni) e sotto una pioggia battente ha di nuovo indossato I panni del Cristo, Ecce Homo, nella colonna della flagellazione. In questi tanti anni di Passioni, ha sempre svolto il suo compito di attore e consigliere dell’Associazione della Passione di Cristo con umiltà senso del dovere, e ricoperto con dignità professionale e senso di attaccamento ai valori della Sacra Rappresentazione i vari personaggi interpretati, lo sposo nel Cantico dei Cantici agli inizi degli anni ’80, il profeta Amos, l’Ecce Homo, per indossare, per quasi 20 anni la rossa tunica, lacerata dalle tante frustrate del fustigatore, del Cristo sotto la croce. Ricche di emozioni e di pathos sono state le sue tante interpretazioni recitative, i dialoghi con le pie donne di Gerusalemme e con la Veronica durante la sua ( del Cristo) conduzione al Calvario , e qualche anno prima nel dialogo con la donna samaritana. Ricordo ancora quando nella seconda metà degli anni ’80 ha interpretato il Cristo nella crocifissione che eccezionalmente fu realizzata per tre anni consecutivi, la prima volta in Piazza S. Pietro, poi a Porta Romana ed infine a Porta Pascibella. Le sue furono interpretazioni davvero magistrali, che seppero commuovere ed emozionare le migliaia di persone che gremivano le piazze. In questi tanti anni di militanza nell’organismo associativo è stato da esempio a tanti giovani che si sono avvicinati alla Passione di Cristo, trasferendo loro I valori di questa bella tradizione che ha fatto conoscere ed apprezzare Sezze in tutto il mondo, e che grazie anche a persone come Enrico può continuare a essere veicolo di valori religiosi, sociali e culturali".
Enrico Toti durante la Sacra Rappresentazione di Cristo
Il regista Piero Formicuccia
Un vivaio di piccoli artisti che non si è arreso di fronte al lockdown. Nel corso di questi tre lunghi mesi di reclusione, la prima A della scuola primaria Melogrosso ha messo in atto interpretazioni varie nelle scenografie casalinghe. Hanno interpretato poesie, balli e canti e a conclusione dell’anno scolastico, messo in scena una originale recita, sulle note di "Ma Il cielo è sempre piu’ blu” di Rino Gaetano. Alla melodia i piccoli alunni hanno aggiunto con stile rap una poesia scritta da ognuno di loro. Cameramen per l’occasione le loro mamme, che con pazienza e diletto hanno preparato i propri bambini provetti ad esibirsi per il saluto di fine anno. Sul finale si sono unite al coro le loro insegnanti Antonietta, Loredana, Luciana e Antonella. L’iniziativa vuole essere un messaggio di speranza e anche un segno di affetto nei confronti delle insegnanti e della preside Carolina Gargiulo. Nonostante il distacco dall’ambiente scolastico e dai loro amici, i piccoli alunni setini hanno voluto e cercato di mantenere in vita una quotidianità scolastica bruscamente interrotta dalla pandemia. Ma il cielo è sempre più blu e oltre le nuvole il sereno: loro infatti non vedono l’ora di tornare tra i banchi di scuola.
ecco il link del video, buona visione a tutti!
https://www.facebook.com/lanotiziacondivisa/videos/261124695104536/
A Settembre riaprono le scuole: serve un check up per Sezze
Scritto da Vincenzo Mattei
Finalmente! Speriamo che a Settembre riaprano le scuole! La didattica a distanza, imposta dal coronavirus, ha cercato di rimediare a una situazione di emergenza. E c'è riuscita, grazie alla dedizione dei docenti, all'impegno delle famiglie e degli studenti. Quattro mesi di interruzione sarebbero stati intollerabili e irrecuperabili. Ma una scuola chiusa non è scuola. La trasmissione delle notizie e delle informazioni non basta. La scuola è vita, è contatto fisico e psichico, è cultura della cittadinanza e del confronto. Non ci sono scorciatoie. Occorre ripartire da qui, tenendo conto della fase 2 e della fase 3 del virus. Occorre ripensare il modello scolastico, facendo tesoro della quarantena, per garantire protezione e massima sicurezza agli alunni e ai docenti. Abbiamo compreso che non si può fare a meno del supporto degli strumenti tecnologici, ma anche che essi non possono sostituirsi alle persone. Per questioni di brevità mi permetto di fare un elenco delle questioni da tener presenti: le ore di lezione saranno di 40 minuti; l'ingresso degli alunni a scuola sarà scaglionato; pur mantenendo l'unità della classe è opportuno lavorare per piccoli gruppi di alunni, in base ai loro interessi e al loro grado di apprendimento, con l'obiettivo di non far restare nessuno indietro; si possono (si devono) utilizzare spazi diversi dalle aule come la biblioteca, il museo, i giardini e gli spazi aperti; lo scambio dei docenti nel gruppo classe deve essere considerato una normalità e non una eccezione; l'uso dei mezzi tecnologici devono fare da supporto a ogni alunno; lo studio a casa deve essere considerato tempo di lezione normale, etc. Tutto ciò presuppone la ristrutturazione e l'adeguamento degli spazi alle nuove metodologie e modalità di studio. Ogni gruppo classe deve necessariamente essere fornito di una sala -computer e di lavagna luminosa. Bisogna provvedere a fornire un computer agli studenti sprovvisti. Insomma, per farla breve, si tratta di una trasformazione profonda della scuola che deve essere ricollocata al centro della vita e della ricostruzione civile ed economica del paese, dopo la tragedia del coronavirus. Non deve essere il mercato e la situazione economica e familiare di provenienza a determinare il futuro dei ragazzi, ma le loro attitudini e il loro impegno. La scuola deve offrire a tutti pari opportunità. Se dunque, a Settembre, ci attende questo profondo cambiamento, come ci prepariamo? Cosa può e deve fare a mio parere, una buona Amministrazione comunale e provinciale? Non c'è tempo da perdere. Suggerisco, modestamente, di convocare, al più presto, una Assemblea generale per fare un check up della scuola setina. Alla presenza dei consiglieri comunali, dei dirigenti scolastici, dei docenti, degli esperti e dei rappresentanti degli alunni, l'assessore alla scuola faccia il punto della situazione e definisca un piano condiviso di azioni e di interventi, di regole da rispettare. Si definisca, soprattutto, un Piano educativo e didattico per assicurare in sicurezza la riapertura e per rilanciare la Scuola come priorità assoluta del nostra città.
Altro...
Luigi Di Rosa è figlio di Sezze, una terra ricca di storia, laboriosa e accogliente. I suoi genitori erano persone semplici, modeste, temprate dal lavoro e animate dal desiderio di riscatto. La sua è la vicenda di un giovane mite e generoso, estraneo ad estremismi e violenze, vittima di un raid fascista brutale e premeditato, diretto a colpire un’intera comunità. Raccontare quanto accadde è esercizio doveroso di memoria per disperdere le parole infamanti di quanti cercano di infangarne la storia, ricorrono alla falsità per occultare e negare le colpe delle mani assassine, è rendergli quella giustizia che nelle aule giudiziarie non gli è mai stata pienamente riconosciuta.
28 maggio 1976. È un venerdì. Le elezioni politiche del 20 giugno sono ormai vicine. Lo scontro è aspro, il risultato è considerato decisivo, quasi un nuovo appuntamento con la storia, dopo il successo del PCI alle amministrative dell’anno precedente.
A Sezze, cittadina di tradizione antifascista e amministrata da sempre dalla sinistra comunista, c’è grande tensione perché in serata è previsto il comizio di Sandro Saccucci, deputato uscente e ricandidato nelle liste del Movimento Sociale, ex parà e fascista, sospettato d’aver partecipato nel 1970 al tentato colpo di Stato organizzato da Junio Valerio Borghese. La scelta di Sezze è una provocazione. Ci sono fondati timori di incidenti. Il comandante della Stazione dei Carabinieri ha chiesto rinforzi.
Dopo aver fatto dei comizi in alcuni paesi vicini, verso le 20:30, con oltre un’ora di ritardo Saccucci, scortato da diverse auto, arriva a Sezze e si dirige a Piazza IV Novembre, nel cuore del centro storico. L’accompagnano circa 15 persone, militanti di Roma ma anche della zona di Latina e provincia. Giorni prima con alcuni di loro, durante una cena, ha pianificato la sortita e studiato le contromisure di fronte alla prevedibile ostilità delle persone del posto. Pietro Allatta, uno dei presenti alla cena, ha mostrato la pistola in segno di sfida ai commensali. La piazza è presidiata dalle forze dell’ordine, impegnate a tenere lontani i militanti di Lotta Continua e della FIGC ed evitare che vengano a contatto con i simpatizzanti dell’MSI, pochi invero, raccolti sotto il palco. I due gruppi si fronteggiano a distanza: al grido A Sezze sono tornate le camice nere e al canto di Faccetta nera e Roma divina dei fascisti, gli altri rispondono a pugno chiuso e intonano l’Internazionale e Bandiera rossa. La situazione appare sotto controllo. Dopo le presentazioni gli animi si placano. Saccucci inizia a parlare. Lo circondano diversi camerati armati di bastoni e pistole. Tra loro ci sono Pietro Allatta, Gabriele Pirone e Angelo Pistolesi, l’autista di Saccucci. I Carabinieri lasciano fare, restano in disparte. Per circa venti minuti il comizio si svolge regolarmente, malgrado i toni provocatori, fino a quando Saccucci non innesca la scintilla dello scontro, addebitando all’estremismo di sinistra le stragi fasciste di Milano, Brescia e dell’Italicus e affermando testualmente: “Noi abbiamo le mani pulite”. La piazza ribolle ed esplode, la reazione dei militanti di sinistra, le cui fila si sono parecchio infoltite, è durissima. Volano fischi, cori e insulti. Da sotto il palco del comizio i missini lanciano sassi, bottiglie e bastoni. Gli altri reagiscono facendo altrettanto. Lo scontro si mantiene comunque a distanza. L’ex parà termina regolarmente il comizio e scende dal palco. Un missino, presente in piazza, tira fuori la pistola ed esplode dei colpi. Saccucci, dopo un breve conciliabolo con i suoi, avanza di corsa, estrae la pistola e, gambe divaricate e braccia tese in avanti, scarica l’intero caricatore in direzione dei contestatori. Subito dopo scatta il piano di ritirata. Per ordine di Saccucci sulle autovetture salgono solo i conducenti, gli altri, armi in pugno, procederanno a piedi affiancandole. Il corteo di uomini e auto è guidato dal maresciallo dei carabinieri e agente del SID Francesco Troccia, originario di Sezze e presente al comizio, e risale verso la parte più alta della città, procedendo lentamente attraverso i vicoli stretti e tortuosi per uscire dal centro storico e guadagnare la strada per Latina. Durante il percorso alcuni componenti del corteo esplodono diversi colpi di pistola allo scopo di terrorizzare la popolazione inerme. Raggiunta Porta Pascibella, appena fuori il centro storico, l’ex parà e i suoi si fermano per riorganizzarsi. Poi salgono tutti in macchina e ripartono. Qualche centinaio di metri più avanti, a Ferro di Cavallo, li aspetta un folto gruppo di militanti di Lotta Continua e della FIGC intenzionati a disturbarne la fuga. Hanno solo sassi e bastoni. Dalla macchina su cui viaggia Saccucci partono dei colpi di pistola che feriscono Antonio Spirito, militante di Lotta Continua, e molto più seriamente Luigi Di Rosa, il quale dopo due ore di agonia nell’ospedale cittadino muore, risultando vano ogni tentativo di salvarlo. Il commando fascista si allontana da Sezze, lasciandosi alle spalle un morto e un ferito.
Sandro Saccucci alle elezioni del 20 giugno è rieletto. Il 27 luglio 1976 la Camera dei Deputati autorizza il suo arresto con le pesanti accuse di omicidio di Luigi Di Rosa, cospirazione politica e istigazione all’insurrezione armata per il golpe Borghese. Il parlamentare sfugge all’arresto e ripara prima nel Regno Unito, poi in Francia, in Spagna e infine in Argentina.
Mani criminali, nei mesi successivi al raid sanguinario, fanno saltare con una bomba il monumento eretto sul luogo dell’omicidio di Luigi Di Rosa dall’Amministrazione Comunale e la sua tomba viene profanata.
L’iter giudiziario, lento e tortuoso, tra mille cavilli, intralci e depistaggi si snoda nei tre gradi di giudizio e si conclude con la sola condanna della persona che quella sera impugnava la pistola da cui partirono i colpi che ferirono Antonio Spirito e uccisero Luigi Di Rosa: Pietro Allatta riconosciuto colpevole, viene condannato a tredici anni di carcere, di cui solo otto scontati effettivamente. Sandro Saccucci, condannato in primo e in secondo grado per concorso morale, è assolto per questa accusa in Cassazione e riconosciuto colpevole solo per alcuni reati minori ormai prescritti.
Concludo facendo mie le parole di Mariella, la sorella di Luigi: “La cosa che mi lascia più sgomenta e mi addolora è la certezza che mio fratello non ha avuto giustizia fino in fondo. Responsabilità e complicità non sono state acclarate completamente. I responsabili della tragica morte di Luigi Di Rosa sono stati portati in giudizio e processati, ma alla fine tutto si è risolto con pene lievi, assurdamente sproporzionate alla gravità del gesto compiuto”.
Riportiamo integralmente l'intervento del presidente del consiglio comunale di Sezze Enzo Eramo sulla discussione nata attorno alla realizzazione del monumento di San Lidano a Santa Maria. Il prossimo 10 giugno si terrà il consiglio comunale e quello del presidente dell'assise è un ulteriore tentativo al dialogo e al confronto per trovare un compromesso che non sia dannoso per la città e politicamente per l'amministrazione comunale.
"Vorrei sgomberare subito il campo dagli equivoci. Non ho nulla in contrario nel collocare una statua in ricordo di San Lidano. Il patrono è "cosa" di tutta la città. Da guida della assemblea consiliare dove è rappresentata, non una maggioranza o una minoranza, ma l'intero sentire della città ritengo opportuno intervenire sul metodo di una scelta e sul suo significato politico. Ancor di più quando parliamo di un luogo identitario della città. In questi confronti non vanno perseguite maggioranze ma condivisione collettiva, in una città che è di tutti. La città non è rossa o nera, di cattolici o di anticlericali, neanche della somma di queste parti. Noi siamo chiamati a custodire i luoghi e a farli evolvere certo, ma in questo caso solo con la condivisione di tutti. Non c'è una questione "se passa o non passa in consiglio", se è scelta divisiva, non è la scelta giusta per me. Dal punto di vista politico questo confronto ha un grande valore; ma è un confronto che, proprio per la sua natura, non può avvenire nell’ambito chiuso di una maggioranza consiliare né tantomeno può essere termometro di equilibri interni. Non c'è nel programma del Sindaco, è tema di coscienza di ciascuno. Non è una prova di sostegno ad un percorso politico. Lo dico da persona che, insieme ad altri, è sempre stata leale con la maggioranza approvando negli anni tutti gli atti compresi quelli in cui delle volte si è stati minoranza nella...maggioranza. Le statue uniscono. Non debbono dividere e ringrazio chi è generoso. Da uomo di sinistra ricordo che proposi insieme ad altri amministratori di intitolare il primo asilo nido pubblico della città ad un sacerdote, Don Milani. Vengo al dunque. Il Santo patrono è elemento distintivo di tutta la comunità e qui vengo ai toni: non mi sono piaciuti quelli usati in questo confronto, ma non posso accettare neanche di far passare un elemento identitario in un fatto di personalismo. C'è un problema di sintesi politica e tutto non può essere ricondotto al con me o contro di me. Ci sono cose che non sono a favore o contro, ma sono questioni di coscienza, di senso della cosa pubblica. La statua deve essere se è condivisa, non può essere un colpo della maggioranza, il peso di una maggioranza politica. Stiamo parlando di un pezzo di patrimonio collettivo, è dovere conservarlo è in discussione non un fatto banale, ma la nostra radice che è cristiana ma anche laica, anche umana, anche di spazi urbani. Discutiamo tutto, anche se collocarla, in altri posti o anche in altri luoghi della stessa Santa Maria. Se l'obiettivo è posizionare la statua perché allora non valutare altre possibilità?"
C’è chi fa politica alla luce del sole, e non parla a nuora perché suocera intenda. C’è chi diffida dei giochetti di potere o di chi, nonostante le criticità, continua a giocare al mercante in fiera. C’è poi chi le carte le dà e chi le riceve passivamente, zitto e mosca al suo posto nonostante il suo ruolo. Non è certamente così per le consigliere comunali di opposizione, Rita Palombi ed Eleonora Contento, intervenute in aula sulla discussione al bilancio di previsione. Molti i temi trattati da Sezze Bene Comune, tanti i dubbi sollevati a cui nessuno ha saputo dare risposte. Nella relazione al Bilancio non votato da SBC si pone l’accento, ad esempio, sul parere dell’organo di revisione sulla proposta di Bilancio di Previsione 2020-2022. “Nella parte relativa alla verifica degli equilibri 2019 – affermano le consigliere - i revisori rilevano che ci sono debiti fuori bilancio insorti negli esercizi precedenti, che devono essere necessariamente coperti. Nella relazione al bilancio 2018, i precedenti revisori, prestano molta più attenzione a questo problema e citano l’art.194 e 193, comma 2 (equilibri di bilancio) del TUEL, e l’articolo 36 del regolamento di contabilità del comune di Sezze”. Se si va a leggere gli articoli del TUEL e del regolamento di contabilità, la situazione appare allarmante. L’articolo 36 del regolamento di contabilità dice: “I debiti fuori bilancio devono essere sottoposti a deliberazione consiliare, tutte le volte che si manifesta la necessità, entro e non oltre il 31 dicembre, relativamente ai debiti che si sono manifestati entro la data del 30 novembre dell’anno stesso”. SBC evidenzia che “ci sono debiti fuori bilancio per € 55.286,92 segnalati in data 26 gennaio 2018”. L’ articolo 193 del TUEL prevede che “la mancata adozione, da parte dell’ente, dei provvedimenti di riequilibrio previsti dal presente articolo è equiparata ad ogni effetto alla mancata approvazione del bilancio di previsione di cui all’articolo 141, con applicazione della procedura prevista al comma 2 del medesimo articolo”. Per Palombi e Contento quindi “la situazione appare molto preoccupante, chiediamo dei chiarimenti in merito - affermano - ed il perché i revisori non abbiamo approfondito questo problema”. Insomma perché ad oggi il consiglio ancora non è stato convocato per il riconoscimento dei suddetti debiti? Ad oggi a quanto ammontano i fondi stanziati al capitolo di 1786 “ Debiti Fuori Bilancio”? “Nella relazione al rendiconto anno 2017, i carissimi vecchi revisori – afferma ancora SBC - scrivevano che il capitolo di spesa 1786 ammontava ad € 94.000,00. Non ci scordiamo che una parte di quel capitolo di spesa è stata utilizzata per la copertura dei debiti fuori bilancio nei confronti della cooperativa La Mimosa per € 9.614,40, ed € 76.023,00 per ripianare la perdita anno 2016 della SPL SPA. Nella relazione al bilancio di previsione 2020-2022 i nuovi revisori, segnalano i debiti fuori bilancio, ma non ci dicono a quanto ammonta il capitolo 1786”. In sintesi…un vero mistero!