Quella che segue è una riflessione di Teresa De Renzi, titolare del salone da Parrucchiere Concept Style nel centro storico di Sezze, donna attiva nel sociale e nel mondo dell'associazionismo da molti anni.
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Ogni mattina esco di casa e a piedi percorro per l’ennesima volta lo stesso tratto di strada per raggiungere il mio negozio. Cammino, con in testa le tante incombenze che mi attendono nella giornata, e in eterno ritardo cerco di accelerare il passo, per quanto la ripida salita di sempre può consentirmi.
E mi accorgo che quasi non mi guardo nemmeno più intorno, forse solo quando talvolta (raramente per la verità) mi capita di incrociare qualcuno che conosco e con cui scambiare un cenno di cordialità, un saluto, un buongiorno, anche un semplice sorriso.
Ma è la sera, quando chiudo la mia attività e faccio il percorso inverso per tornare a casa, che vengo inevitabilmente assalita da un senso profondo di sconforto, di amarezza e delusione.
Tutto intorno un buio tetro, triste, dove la desolazione la fa da padrona. Poi penso: ma è dicembre, il mese della gioia, della condivisione…
No qui no, qui non c’è alcuna gioia, qui non c’è nessuna condivisione.
Qui non è Natale…
E i pensieri mi riportano in mente un altro paese, un paese vivo, pulsante, dove c’era gentilezza ed attenzione gli uni per gli altri, pieno di gente, di negozi, di attività storiche…
In quel paese dicembre era il mese della luce, altro che buio!
E mi ricordo come fosse oggi il 1998, sembra mille anni fa… Solo con il semplice passaparola venne organizzato un incontro dentro lo storico negozio di Grassucci in centro: quella sera più di una sessantina di commercianti si incontrarono, parlarono, molti anche per la prima volta, si scambiarono lamentele ma soprattutto proposte e idee per unirsi e tentare tutti assieme di creare qualcosa per il bene di tutti. Si decise quindi di costituirsi in una associazione, cui venne dato il nome “Nova Setia”.
Inutile che stia qui a elencare il numero impressionante di iniziative ed eventi organizzati grazie all’associazione negli anni in cui essa è stata attiva; ma una cosa voglio sottolinearla: tutto quanto è stato fatto fu realizzato senza una lira di finanziamento pubblico! Non c’erano soldi eppure furono fatte cose belle ed importanti, una su tutte la ristrutturazione della chiesa di sant’Andrea: e non per intercessione divina, ma attraverso la disponibilità di tutti a partecipare, anche economicamente, autofinanziandosi.
Chi poteva di più chi poteva di meno, nessuno ha mai fatto mancare il proprio supporto, in termini di energia e di sostegno concreto. Perché tutto era per il “bene comune”, tutto in nome dell’amore profondo per la città di Sezze.
Riunirsi, incontrarsi spesso, passare per i negozi, parlare, raccontare e raccontarsi, coinvolgere le persone aveva fatto nascere entusiasmo, curiosità, una forza propulsiva che attirava anche chi il centro storico non lo viveva.
E così anche altre associazioni cominciarono a collaborare, fino a far nascere l’esigenza di una consulta delle associazioni.
E poi…
E poi la storia va avanti senza chiedere permesso, le amministrazioni cambiano, chiudono le attività, le luci e i sorrisi si spengono, la crisi, il Covid, la guerra e per carità mille e mille altre motivazioni.
Ma io ogni giorno che esco di casa mi chiedo QUANDO è stato il momento che abbiamo cominciato a non amare più il nostro paese, quando c’è stato il punto di rottura, quali sono state le vere cause. Chi è il responsabile? Si può dare la colpa a qualcuno in particolare?
No.
Perché Sezze è di tutti noi e se tutti abbiamo in qualche modo lasciato che si potesse arrivare a questo punto, tutti dovremmo sentire forte e chiaro il dovere di riprendercela! Abbiamo lasciato che invasioni barbariche (e non mi riferisco certo solo agli stranieri, ‘ché la barbarie non ha nazionalità) incompetenza e improvvisazione a tutti i livelli ce la portassero via, e la trasformassero in un dormitorio senza anima e senza vita, abbiamo lasciato che strappassero la sua storia e la sua dignità per farne carne da macello.
Io nel mio cuore sento che bisognerebbe tornare a fare qualcosa, che DOVREMMO fare qualcosa, tutti, nessuno escluso.
Riappropriandoci delle nostre radici e facendo tornare quel sentimento di identità per cui i sezzesi si sono fatti valere in tutto il mondo, forse potremo tornare a scambiarci un sorriso, un saluto, a sentirci ancora orgogliosi di chi siamo stati e di chi saremo.
Ed allora forse le luci di Sezze, finalmente, si riaccenderanno.
E con esse anche noi.
Teresa De Renzi