La questione sicurezza è un tema che negli anni scorsi ha dominato il dibattito politico cittadino ed è stato un cavallo di battaglia elettorale da parte alcuni. Si è lucrato strumentalmente su episodi specifici, si è colta l'occasione per lanciare messaggi rassicuranti ai cittadini e per cimentarsi in promesse poi totalmente disattese, lasciate cadere nel dimenticatoio. Francamente si tratta di un argomento troppo serio ed importante per la collettività per fermarci alla polemica politica spicciola, alla mera solleticazione delle paure delle persone per trarne vantaggi immediati in termini di consensi. Peraltro poi queste prese di posizione strumentali non solo non servono a nulla e lasciano immutata la realtà, ma soprattutto raccontano una scarsa serietà e senso delle istituzioni di chi se ne rende protagonista.
Gli ultimi episodi avvenuti in città destano allarme per il coinvolgimento di un numero crescente di persone, per il fatto che sta dilagando soprattutto tra i più giovani l’uso di sostanze stupefacenti ed alcool, per una quasi totale assenza di un controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, per la presenza di vere e proprie zone franche in cui tutto è lecito e consentito, dal barbecue allo spaccio. Il dato più preoccupante è che siamo passati da una microcriminalità per molti versi anche fisiologica, seppur da combattere ed estirpare, a qualcosa di sostanzialmente diverso, a forme di controllo da parte di gruppi definiti del territorio. Non è un problema di nazionalità, di colore della pelle, di provenienza geografica come qualcuno vorrebbe far credere ricorrendo a velati argomenti razzisti e xenofobi. La criminalità piccola o grande non ha appartenenze nazionali e si nutre del disagio sociale, che nella nostra città investe tutti indistintamente. E su questo occorre intervenire prioritariamente e seriamente, senza fare inutili allarmismi e senza chiudere gli occhi e lasciar correre come se tutto andasse bene.
Gli interventi plateali, i posti di blocco estemporanei non servono assolutamente a nulla. Occorre un controllo pervasivo del territorio, frutto di una presenza costante e non necessariamente “visibile”, un rafforzamento concreto, reale e continuativo delle forze dell’ordine e non soltanto negli orari di ufficio. Tuttavia ancor prima di questo servono politiche sociali e di sviluppo del territorio, che sottraggano manovalanza all’illegalità. In questo un ruolo fondamentale lo hanno le istituzioni cittadine, ma anche e direi soprattutto i vari corpi intermedi, scuole, parrocchie, associazioni, sindacati e volontariato che negli ultimi anni hanno visto un costante declino delle proprie funzioni. Occorre costituire un tavolo permanente di concertazione in cui siano rappresentate tutte le istituzioni cittadine, politiche, amministrative, educative e la società civile nel quale impostare un lavoro di analisi del territorio e delle dinamiche sociali e dove trovare insieme le possibili risposte efficaci per restituire sicurezza e vivibilità a Sezze.