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Silvio Sangiorgi. L'arte è ricerca sull'uomo

Giu 04, 2023 Scritto da 

 

Quella che segue è una intervista ad un grande artista, un amico di vecchia data con il quale ho vissuto momenti straordinari della mia infanzia e che, a distanza di anni, riesce ancora a darmi il senso del valore amicizia. Condivido ogni parola di questa intervista firmata da Luigi De Angelis, anzi in alcuni passi rivivo quei momenti nostalgici descritti dal caro Silvio e che sono poi motore trainante della sua strepitosa opera. Io, sinceramente, non avrei potuto scrivere di meglio perché coinvolto da sentimenti forti e vivi che mi avrebbero, probabilmente, condizionato nell'essere un giornalista obiettivo. 

Buona lettura a tutti!

Alessandro Mattei

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Silvio Sangiorgi è nato a Sezze nel 1977. Pittore e disegnatore, è autore di libri di poesia, narrativa e saggistica, creatore del progetto  Piazze, Corti, Piste, Palcoscenici , realizza copertine e illustrazioni per diversi editori. Le sue opere sono esposte in diverse gallerie tra le quali  La Mancha  a  Los Angeles (CA), Ponte Rosso  a  MilanoEmporio Amolà  a  Mirandola (MO)  e  Percorsi d'Arte  a  Casarano (LE) .Autentica eccellenza della nostra città, vive e lavora a Milano e con le sue opere è capace di guidarci in un viaggio meraviglioso, di farci penetrare e assaporare il mistero della bellezza.
 
Silvio, tu sei un artista poliedrico. Il campo della tua espressione artistica spazia dalla narrativa alla poesia, fino alla pittura. Puoi raccontarci il tuo percorso di maturazione artistica ei punti di riferimento che ti hanno accompagnato in questi anni? 
 
Sono un autodidatta, quello che so è frutto di sperimentazioni personali e di osservazioni: sperimentare tecniche, materiali e stili mi ha permesso di trovare il modo giusto per me; l'osservazione delle opere dei grandi maestri dal vero e quella virtuale guardando video, mi hanno aiutato a conoscere le tradizioni e le innovazioni. Nel tempo ho avuto diversi punti di riferimento, parlo dei grandi artisti noti e meno noti dell'arte figurativa e in particolare dell'arte del ritratto, che mi sono serviti di ispirazione per cominciare, poi la pratica costante mi ha permesso nel tempo di allontanarmi e trovare il mio segno.
 
Da qualche anno ti sei trasferito a Milano. Si tratta di una scelta che offre maggiori opportunità per chi vuole trovare la propria dimensione nell'espressione artistica?
 
Sono vent'anni che risiedo a Milano e non mi sono trasferito per lavoro, ma per amore. Ho cercato e trovato i miei spazi, ci è voluto tempo, costanza e ferma volontà contro i tanti no. Poi sono riuscito a entrare nella Galleria Ponte Rosso a Brera, che sta festeggiando i cinquant'anni di attività. È una galleria d'arte contemporanea che ha visto nel tempo diventare grandi maestri i primi artisti e continua a puntare sui giovani per garantirsi un futuro. Sono orgoglioso di essere un pittore-ritrattista della Ponte Rosso. Altrettanto orgoglioso sono della collaborazione con la ditta Cesare Crespi di Massimo Morlacchi, bottega di belle arti a Brera dal 1880, dove espongo i miei accessori su cui sono riprodotte le mie opere.
 
Hai raccolto importanti premi e riconoscimenti. Immagino rappresentino solo delle tappe, uno stimolo ad andare oltre, a sperimentare e non certo un punto di arrivo. 
 
Sì, esatto. Premi e riconoscimenti sono importanti, mi hanno permesso di misurarmi con le varie realtà artistiche e mi sono serviti per trovare conferma delle mie scelte artistiche.
 
Accostandoci sia alle tue opere letterarie che alla tua pittura, la sensazione è che dietro c'è una ricerca meditata e approfondita, un indagare al di là delle apparenze, un “oltre” che ci solleciti a cogliere.
 
La ricerca è per me la base. Approfondire, meditare e rielaborare sono le costanti del mio lavoro. Le mie opere spesso ci osservano, siamo noi spettatori o attori? Consiglio di osservarle davanti, dietro e dentro, come dovremmo fare con noi stessi.
 
Cosa accomuna la tua scrittura e la tua pittura? C’è un filo rosso che le unisce?
 
Sì, il filo rosso è l'uomo. Ho sempre considerato l'essere umano il centro della mia ricerca: personale, come autorappresentazione; sociale, come indagine sul complicato mondo delle relazioni.
 
“Piazze, Corti, Piste, Palcoscenici” è un progetto su cui hai lavorato dal 2007 al 2019 e che poi hai portato alla tua mostra personale alla Galleria Ponte Rosso a Brera. Lo definisci un saggio storico e artistico sull’intrattenimento che parte dai mimi e dai giullari medievali fino ad arrivare al circo moderno e al teatro. Cosa ti ha motivato a concentrare la tua attenzione artistica su questo specifico ambito?
 
Le ragioni sono molteplici, tutte importanti. Forse le tappe salienti sono state il primo spettacolo cui ho assistito da bambino che è stato il Circo; il ricordo delle vacanze nei luoghi d'arte fatte con i miei genitori dove esploravamo luoghi di culto, piazze e musei; l'amore per il mondo dell'intrattenimento; la voglia di imparare l'arte del ritrattista di strada cominciando da quelle persone che in piazza si esibivano come acrobati, mimi, giocolieri e sputafuoco; la curiosità di scoprire la genesi di questi arti; in ultimo la decisione di prendere tutto questo e renderlo un progetto di lavoro e di vita.
 
Scrive Alessandro Serena nella prefazione al Catalogo della tua mostra alla Galleria Ponte Rosso di Brera: “[...] gli artisti dipinti ci guardano come a cercare conferma nei nostri occhi della loro esistenza. I ritratti composti dal pittore, infatti, non hanno una reale collocazione spazio-temporale, tantomeno un preciso riferimento geografico. Essi hanno però una ben definita disposizione 'spirituale' [...]”.
 
Alessandro Serena è il direttore scientifico di Open Circus, un progetto sostenuto dal MIBAC, è l'organizzatore delle giornate di studio sull’Arte Circense all’Università degli Studi di Milano ed è scrittore, regista e produttore di show di teatro-circo. Sono stato invitato all’Università degli Studi di Milano in occasione di una di queste giornate e in questa circostanza gli ho chiesto di scrivere la prefazione del catalogo della mia mostra personale che ha ufficializzato il mio progetto di ricerca sulla figura dell'intrattenitore. Serena qui si riferisce al momento in cui io ritraggo molti dei miei personaggi, ovvero il momento subito prima o subito dopo l'azione, il dietro le quinte, dove si condensano emozioni, speranze e paure.
 
“IL RITRATTO, sta in far sì che tutto sia finto ma paia vero” è il titolo della mostra delle tue opere, organizzata da “Il Vello d’Oro Bar” nella Sala Argonauti Poiesis. Il ritratto è l’elemento che unisce le tre sezioni in cui si articola. Cosa rappresentano per te quei volti?
 
Questi volti sono immaginati, di reale c'è il ruolo che interpretano in pista, in strada o sul palcoscenico; reali sono l'emozioni che rappresento, quelle appartengono a me o alle persone accanto a me, che cerco di restituire attraverso i loro occhi alle persone che li osservano.
 
In questi anni hai proposto in diverse occasioni le tue opere a Sezze, attraverso mostre e presentazioni dei tuoi libri. Che tipo di accoglienza ti ha riservato la nostra città? Avere uno spazio espositivo quanto sarebbe importante per Sezze?
 
Mi è stata riservata una bellissima accoglienza, sia da parte dei componenti le Associazioni che hanno di volta in volta organizzato i vari eventi, che da parte del numerosissimo pubblico che ha visitato le varie mostre. È molto importante uno spazio espositivo, sarebbe un luogo di scambio, dibattito, esposizione, memoria e tanto altro ancora per giovani artisti e artisti affermati. Sezze ha tante risorse a partire dalla grandissima creatività della sua cittadinanza presente e passata. Spero in un giorno in cui sarà messa a frutto, lo spero fortemente.
 
Scriveva Oscar Wilde: “ Si può esistere senza arte, ma senza di essa non si può vivere ”.
Grazie Silvio e speriamo che Sezze sappiate raccogliere e fare proprio il vostro auspicio.
Pubblicato in Riflessioni
Ultima modifica il Lunedì, 05 Giugno 2023 10:35 Letto 1367 volte

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