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I docenti del plesso di Melogrosso, uniti alla Dirigente Carolina Cargiulo e a tutto il personale dell' Istituto  Valerio Flacco, esprimono con affetto la loro vicinanza alla famiglia della cara maestra Ndinda Perciballe, ricordando  con stima e  simpatia  lo stile accogliente del suo insegnamento. Colleghi, alunni e famiglie hanno potuto apprezzare negli anni la sua gentilezza e disponibilità. Grati e coinvolti, ricordano con lei un tempo scolastico ricco di iniziative e progetti comuni. Insieme a lei ringraziano quanti ci hanno lasciato, avendo trasmesso la passione per l'impegno educativo, anche con ruoli diversi. Il loro ricordo sia da stimolo per costruire una scuola sempre rinnovata e ricca di valori,  anche nel tempo che cambia. Grazie.

 

 

Montano le polemiche sulla prima seduta consiliare e su alcune logiche che hanno partorito la Giunta comunale di Sezze. La nomina degli assessori da parte del primo cittadino Lidano Lucidi infatti è stata considerata, da attenti osservatori, figlia di un vecchio modo di fare politica, preistorico e poco edificante per la differenza di genere tanto sbandierata, al punto da creare un precedente nella storia della politica setina. A scatenare polemiche è quanto accaduto all’interno della lista Lucidi Sindaco, in modo particolare fanno parlare le dimissioni della consigliera comunale Marie France Pernarella. La Pernarella con le sue 162 preferenze, ottenute grazie ad anni di attivismo e serio volontariato nel mondo del randagismo, si era conquistata un seggio in aula “Alessandro DI Trapano” ma ieri, al momento della candidabilità, eleggibilità e compatibilità degli eletti, abbiamo saputo stranamente delle sue dimissioni senza alcun tipo di motivazione. Non era mai accaduto che un consigliere eletto dal popolo rinunciasse così al suo mandato senza una ragione, quasi a tradire il mandato elettorale nei confronti dei suoi elettori. Era successo altre volte ma i consiglieri eletti si erano dimessi per ricoprire ruoli in Giunta. Che si arrivasse a dimissioni di questo tipo non era mai accaduto. Molte persone avevano accolto positivamente la candidatura della Pernarella per il suo impegno, per la sua grande forza e determinazione dimostrata negli anni. Una donna di una tenacia da vendere, sempre pronta a difendere i diritti degli animali abbandonati e lasciati morire per strada, al punto di averne fatto una ragione di vita. Ieri non è stata scritta una bella pagina e non vorremmo che la sua elezione sia stata usata come una contropartita per lasciare il posto al marito Pietro Bernabei, nominato assessore della Giunta Lucidi. Si vocifera però che la signora Franca sia stata inviata a dimettersi proprio per permettere al prof. Pietro Bernabei di essere nominato assessore, non per incompatibilità ma per una questione di etica. Un fatto di etica però che nasconderebbe una becera logica politica e che offende e calpesta anni di conquiste di genere. Se così fosse sarebbe grave, molto grave. La differenza di genere è stata una grande conquista sociale e per le istituzioni e vederla calpestata fa male a tutti ma Sezze evidentemente… anche in questo si distingue. Alla cara maestra Franca la nostra stima e il nostro ringraziamento per quanto continuerà a fare, anche fuori dall’aula consiliare.

 

 

 

Prima da rifare. Tanti impacci e tensione. L’emozione del primo giorno di scuola gioca brutti scherzi. Fare brutte figure può anche servire a crescere e sappiamo che da oggi ci sono altre persone che hanno capito che la buona volontà non basta. Nella prima seduta consiliare sicuramente tanti imbarazzi, tanti momenti di “adesso che devo fare” o “adesso che devo dire” ma era comprensibile ed era immaginabile vedere facce di stucco e neo consiglieri comunali imbambolati. Pochi gli interventi in aula, neppure da parte di chi sui social continua a fare la parte da leone mentre oggi  in aula è rimasto in un silenzio tombale. Tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare… ma è pur vero che nessuno nasce imparato e oggi ne abbiamo tutti piena e maggiore consapevolezza. Sicuri che i consiglieri comunali ce la metteranno tutta, sicuri che il sindaco Lucidi ci metterà anima e corpo, straconvinti che il presidente del consiglio comunale Del Duca sarà garanzia di imparzialità, auspichiamo che le successive sedute consiliari siano di altro profilo e livello e consideriamo quella di oggi una sorta di sound check, un giro di prova per avviare la macchina amministrativa a miglior corsa. Se tra i banchi della maggioranza, infatti, pochi sono stati gli interventi e poco il coraggio di parlare (tra questi solo Pasquale Casalini), in opposizione ha tenuto banco Serafino Di Palma, critico in apertura sulla delibera incompleta di incompatibilità e ineleggibilità di qualche consigliere e poi durissimo sulla “restaurazione” della Giunta (zoppa) e sulla nomina dell’assessore Bernabei. Più morbidi i consiglieri Armando Uscimenti e Sergio Di Raimo, motivato Orlando Quattrini e in osservazione Ferrazzoli. Diamo tempo alla nuova amministrazione comunale di agire e operare, la responsabilità per chi siede in consiglio è veramente tanta, per non parlare del peso delle scelte che avranno i nuovi assessori. Forse però qualcuno ancora non lo ha capito. Se così fosse sarebbe molto grave.

 

 

Si terrà oggi pomeriggio il primo consiglio comunale dell’era Lucidi. Le convocazioni hanno ufficializzato la prima seduta che tra i punti all’ordine del giorno prevede l’esame delle condizioni di candidabilità, eleggibilità e compatibilità degli eletti, l’elezione del presidente del consiglio comunale, quelle dei due vice e dei tre questori, il giuramento del sindaco e la nomina della Giunta comunale e quella del vice sindaco. La figura di garanzia dell’assise comunale è sicuramente Pietro Del Duca, il quale oggi sarà eletto presidente del consiglio. La sua elezione si spera che sia all’unanimità in quanto Del Duca rappresenta veramente la prima figura di spessore e stabilità dell'intera coalizione di governo. In merito all’esecutivo, invece, il primo cittadino Lidano Lucidi ha dovuto lavorare più di sciabola che di fioretto, considerando che diversi accordi pre-elettorali rischiavano di saltare per il peso delle preferenze personali rivendicato da qualche consigliere all’indomani delle elezioni. Il sindaco però pare che abbia tenuto la barra dritta, imponendo quasi d’imperio la sua idea di squadra di governo e facendo ingoiare così il primo boccone amaro a più di qualcuno. Sta di fatto che la Giunta, dopo una serie di incontri di maggioranza, pare che sia stata partorita e oggi la renderà nota. Il condizionale anche questa volta è d’obbligo, visti i chiari di luna, anche se la nuova Giunta oramai equivale al segreto di Pulcinella. Tra i nuovi assessori ci sarebbe Michela Capuccilli, la quale lascerebbe lo scranno di consigliere comunale per ricoprire il ruolo di vice sindaco con delega ai servizi sociali, sport e cultura. Lola Fernandez, figura blindata dal sindaco, prima dei non eletti in IS, andrebbe a ricoprire il ruolo di assessore ai finanziamenti europei e innovazione. Con le dimissioni delle due donne verrebbe ripescato come consigliere comunale Daniele Piccinella. Gli altri tre membri dell’esecutivo sarebbero persone esterne ai candidati e agli eletti, almeno direttamente. Si vocifera il nome di Mauro Rezzini commercialista di professione e già presidente del collegio revisore dei conti della SPL. Rezzini dovrebbe essere il nuovo assessore al Bilancio e dimettersi dalla SPL. Altro nome quello di Vincenzo Cardarello, già assessore con l’ex sindaco Lidano Zarra nel 2003, il quale dovrebbe ricoprire il ruolo di assessore all’urbanistica. Infine tra i nomi spicca quello di Pietro Bernabei, classe 1942. Docente e manager in pensione. Bernabei vanta sicuramente una grande esperienza amministrava e gestionale rispetto agli altri. Bernabei inizia la sua esperienza politica nel 2005 con un breve incarico assessorile ma il suo vero ingresso nel mondo dell'amministrazione comunale inizia nel 2007 con il sindaco Andrea Campoli. Per 10 anni consecutivi (2007-2017) infatti Pietro Bernabei ricopre il ruolo di assessorato all’Ambiente, Lavori Pubblici, bilancio e innovazione tecnologiche. Bernabei dovrebbe essere il nuovo assessore ai lavori pubblici e ambiente. Dietro la nomina di Bernabei ci sono le dimissioni da consigliere comunale della moglie Marie France Pernarella, al suo posto subentra la prima dei non eletti Federica Lama. 

 

 

Subito dopo la fine della grande guerra, i sezzesi ebbero in animo di onorare i loro Caduti con un monumento, affinchè non venisse mai perduta la memoria del grande sacrificio compiuto dai loro figli per la Patria.

Vi furono diversi tentativi per costituire un comitato che traducesse in fatti il nobile desiderio della cittadinanza, ma tutti fallirono miseramente e la bella idea non vide mai la sua attuazione.

Gli anni si susseguivano agli anni, finchè un gruppo di cittadini molto stimati in paese, con a capo il medico Angelo Baldassarini ed il maestro elementare Giuseppe Ficacci, ritenendo disdicevole che il paese non avesse ancora fatto nulla per eternare la memoria dei suoi eroi, si rivolse al giudice della Pretura, Avv. Francesco Maciocie, affinché, valendosi della sua autorità di magistrato, desse soluzione ad un problema molto sentito dalla cittadinanza, mettendo insieme la volontà e l’opera delle persone più fattive e rappresentative del paese.

Il magistrato non indugiò e la sera del 27 aprile 1923 fu tenuta in un aula del municipio un’adunanza, cui parteciparono numerosi cittadini e rappresentanti di tutte le classi sociali.

Il proposito di onorare i Caduti era il desiderio di tutti gli intervenuti, ma ci fu ampia discussione sul come, vale a dire se fosse stato meglio erigere ai nostri un monumento, o piuttosto compiere opere di bene in loro memoria, destinando i fondi che si sarebbero raccolti alla sistemazione di una o più corsie dell’ospedale da intitolare ai Caduti.

Questa idea, caldeggiata dal Sig. Umberto Sauzzi, aveva del buono perché avrebbe portato un contributo non indifferente alla soluzione di un grosso problema ospedaliero, ma i più si pronunciarono per un monumento, perchè la continua visione di esso, richiamasse tutti, specialmente i giovani, ad alti sensi di amor di patria e ne accendesse gli animi ad egregie cose. Risolta questa prima questione si passò a discutere sul luogo e sulla forma del monumento.

Il maestro Giuseppe Ficacci propose che fosse costruita una grande colonna con illuminazione notturna, posta al di fuori dal paese e sulle rocce prospicienti la pianura, visibile dal mare, alla quale si sarebbe dato accesso a mezzo di un ampio viale fiancheggiato da alberi, ognuno dei quali sarebbe stato intitolato ad uno dei Caduti di Sezze. Questa magnifica idea, però, oltre ad essere troppo dispendiosa rispetto ai fondi che si pensava di raccogliere, avrebbe sottratto il monumento alla continua visione dei cittadini, per cui l’adunanza si pronunciò per un monumento dentro le mura cittadine o al massimo nelle immediate adiacenze , in un luogo da definirsi nel prosieguo.

La cosa più urgente al momento era quella di raccogliere fondi, e per raggiungere tale scopo fu deciso, su proposta del cittadino Pasqualucci Colombo, di nominare un Comitato che venne eletto all’unanimità nelle persone dei Signori:

1) – Carlesimo Giovanni – cieco di guerra, Presidente onorario

2) – Macioce Avv. Francesco, ex combattente e pretore, Presidente.

3) – Baldassarini Dott. Angelo, capitano medico di complemento, Ufficiale Sanitario.

4) – Ficacci Giuseppe, decano degli insegnanti elementari.

5) – Pasqualucci Colombo – mutilato.

6) – Cav. Don Tommaso Damiani.

7) – Mazza Giuseppe, colonnello ex combattente.

8) - La Penna Aristide, mutilato, Segretario

9) – Savatoni Giuseppe,ex combattente, cassiere.

Il Comitato si mise subito all’opera ed essendo imminente il 24 maggio 1923, ricorrenza dell’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria Ungheria, si pensò ad una grande festa commemorativa allo scopo di far trascorrere ai cittadini qualche ora insieme, nell’esaltazione della patria e per raccogliere fondi.

L’Italia infatti, era uscita dalla Grande Guerra prostrata e lacerata da una profonda crisi politica, sociale ed economica che nel 1922 l’aveva condotta al fascismo, con la marcia su Roma di Benito Mussolini.

La cittadinanza rispose meravigliosamente alla festa organizzata dal Comitato e la cerimonia riuscì esattamente come gli ideatori l’avevano pensata.

Continuando nella sua opera di raccolta fondi, il Comitato organizzò ben 14 tombole a piazza dei Leoni come si costumava all’epoca ed altre ne avrebbe ancora promosse se non avesse trovata nel 1925, data in cui il fascismo consolidava il suo potere, l’invincibile opposizione di chi allora reggeva le sorti del Comune, cioè proprio di quell’autorità dalla quale avrebbero dovuto invece aspettarsi il maggiore aiuto.

La Relazione non fa menzione di come questa invincibile opposizione venne esercitata, ma ne comprendiamo appieno le ragioni, dato il particolare momento storico che l’Italia stava vivendo.

L’ attività svolta dai membri del Comitato non si fermò e continuò a dare i suoi frutti, sia pure in maniera silente, ed i risultati furono sempre soddisfacenti. Tutte le occasioni furono buone per raccogliere denaro nel nobile intento, e quando queste non si presentavano, furono create; fu bussato a tutte le porte e tutti risposero con slancio.

Il Circolo giovanile cattolico organizzò una recita pro- monumento al teatro del Seminario; Pietro Paqualucci tenne al teatro comunale una serata di esperimenti ipnotici e la Società filodrammatica vi diede una rappresentazione. Ci fu anche una sottoscrizione cittadina che fruttò varie migliaia di lire, soldi che per quel tempo erano tanti.

Lo slancio di solidarietà con cui si sottoscrissero i cittadini di tutti i ceti sociali e delle più disparate idee politiche fu veramente commovente. Il paese, in nome dei Caduti, sembrò dimenticare le lotte che lo dividevano e il Comitato, per la nobiltà dello scopo per cui lavorava, vide stringersi intorno a sè l’intera cittadinanza.

L’attività del Comitato non si fermò a questi risultati, ma svolse le pratiche necessarie verso enti pubblici e privati, locali e di altri paesi, per raccogliere il maggior numero possibile di contributi. Tutti risposero all’appello: dal Circolo giovanile cattolico a quello femminile di San Giovanna D’Arco, dal Capitolo della Cattedrale alla Cassa Operaia S. Antonio, dalla Cooperativa Agricola Setina alla Cassa di Risparmio di Velletri, dalla Società Bovaria al Circolo Cittadino, dalla Società filodrammatica al Patronato Scolastico. Tutti inviarono con premura la loro offerta.

Il Comitato volle rivolgere il suo appello anche agli emigrati d’America, nei quali pulsava forte il sentimento d’amore per la patria lontana, e gli emigrati risposero generosamente secondo le possibilità di ciascuno.

Si era fatto così un grosso passo avanti, ed al Comitato parve opportuno riunire l’assemblea dei cittadini, dalla quale era sorto, per discutere sul seguente ordine del giorno:

1)- Resoconto dell’opera svolta.

2)- Decisione del luogo in cui doveva sorgere il monumento

3)- Nomina di un nuovo Comitato, avendo il primo deciso di sciogliersi per aver esaurito lo scopo per il quale era stato creato: la raccolta dei fondi.

La riunione si tenne al Teatro Comunale, l’assemblea approvò l’opera svolta dal Comitato e volle che del nuovo Comitato facessero ancora parte tutti i membri del primo, e che in aggiunta vi fossero aggregati la Signora Gaetana Trombone in rappresentanza delle madri e delle vedove dei Caduti, ed il Sig. Angelo Torelli per i padri.

Riconfermata così la fiducia nel Comitato il Presidente Avv. Maciocie passò ad illustrare un progetto, che aveva a suo tempo stilato con l’Ing. Comunale Millozza Giovan Battista, circa il luogo dove sarebbe dovuto sorgere il monumento. I criteri della scelta furono:

1) - Dare a Sezze un monumento che fosse una vera e propria opera d’arte.

2) – Scegliere, per erigerlo, non la solita piazza o sfondo di viale, ma una località che potesse, col volgere degli anni, diventare una villa.

3) – Riunire in un’opera sola il Parco della Rimembranza e il Monumento. Sezze avrebbe così avute raccolte in un solo luogo le sacre memorie della guerra.

Nessun luogo parve più adatto degli orti siti dietro il Regio Ginnasio (Scuole Rappini) lungo la passeggiata dei Cappuccini. Sezze avrebbe avuto così un monumento ed un parco di gran lunga superiore a quello dei paesi vicini.

L’assemblea approvò il progetto all’unanimità e dette ampio mandato di fiducia al Comitato, sia per la scelta dell’artista che l’avrebbe realizzato che per il completamento dell’opera. Il dott. Angelo Baldassarini propose come artista quell’illustrazione dell’arte italiana che risponde al nome del prof. Massimo Galelli (1863 -1956) cremonese, sposato con la setina Cesira Passerini.

Il Comitato accettò con entusiasmo la proposta, e la notizia di una scelta così felice fu accolta con pari entusiasmo da tutti i cittadini, senza distinzione alcuna.

Il Galelli venne a Sezze nella prima quindicina del Dicembre 1924 per prendere contatto con il Comitato, visitò la località scelta ed osservò che i dislivelli ivi esistenti non andavano eliminati, ma mantenuti con qualche adattamento: ne avrebbe guadagnato il senso artistico.

Così mentre l’artista lavorava alla sua magnifica opera, il Comitato intensificava le pratiche amministrative, sia per avere libera la località scelta, sia per ottenere un congruo contributo dal Comune.

Risultato delle pratiche svolte furono:

1) – La delibera presa dal Sig. Commissario, colonnello Mazza Giuseppe, per la consegna al Comitato del terreno sul quale doveva sorgere il parco della rimembranza e il monumento;

2) – la delibera per la trasformazione, a spese del Comune, degli orti in parco della rimembranza;

3) – la delibera per la concessione del residuale concorso di lire diecimila da parte del Comune per l’erezione del monumento;

4) – provvedimento per l’emissione del mandato di lire cinquemila, contributo provvisorio del Comune per l’erezione del monumento, in bilancio fin dal 1923;

Tutte queste delibere furono a suo tempo approvate dall’Autorità tutoria.

Il prof. Galelli intanto aveva terminata la prima e più importante parte del proprio lavoro, e nel luglio 1925 tornò a Sezze con tutti i disegni del parco e con il bozzetto del monumento. Il tutto fu esposto al pubblico in una sala del caffè Valenti in piazza De Magistris ed ammirato per alcuni giorni da tutta la cittadinanza.

Il Comitato mise a disposizione del Galelli i mezzi necessari per l’attuazione dell’opera, e questi prima di ripartire per iniziare il suo lavoro, prese accordi per la scelta degli alberi con il prof. Montanari della Cattedra di agricoltura presso la Colonia Agricola Pontina.

Mentre nel Trentino veniva lavorata in pietra speciale la base del monumento, il 10 febbraio 1925, una rappresentanza del Comitato si recò a Roma, nelle persone del Presidente Avv. Maciocie, del dott. Baldassarini, e del rappresentante del Comune, colonnello Mazza, per interessare il Ministro Fedele, della cui amicizia il Baldassarini si onorava, alla pratica che si intendeva svolgere presso le competenti autorità per ottenere il bronzo per il monumento.

Non fu possibile ottenere il bronzo gratuitamente, perché era vietato da disposizioni superiori, tuttavia fu promesso che sarebbe stato ceduto al prezzo di listino, così come era stato pagato, senza alcun aggravio. Ciò rappresentava comunque un indubbio vantaggio.

Intanto il prof. Galelli, che stava eseguendo i lavori, chiese dell’iscrizione da porre al basamento del monumento. Il Comitato, riunitosi alla presenza del nuovo Commissario comunale , l’Avv. Sponta, in sostituzione del colonnello Mazza andato via da Sezze o mandato via dal regime fascista, approvò l’iscrizione che vi figura ancora oggi, e che fu proposta dal dott. Baldassarini:

 

AI FIGLI CADUTI

UMILI NELLA GLORIA GRANDI NEL SACRIFICIO

SEZZE RICONOSCENTE

1915 - 1918

 

Intanto urgeva iniziare i lavori per la costruzione del Parco della Rimembranza ed il Comune, che aveva assunto l’impegno di realizzarlo a sue spese, bandì l’asta per l’appalto dei lavori, ma andò deserta. Il motivo fu perché il Comune, non avendo sufficienti risorse finanziarie, aveva posto la condizione che l’appaltatore sarebbe stato pagato a due anni dall’inizio dei lavori. Sorse così un nuovo problema da risolvere.

Il Comune fece sapere al Comitato che delle ventiduemila lire circa preventivate per il parco, avrebbe potuto darne la metà con il bilancio 1926 ed il resto con il bilancio del 1927, mentre il contributo di diecimila lire per il monumento, già deliberate ed approvate avrebbe potuto darle solo ad inoltrato 1926.

Di fronte a queste difficoltà, il Comitato decise di ricorrere ad un prestito bancario e si rivolse alla Banca Regionale che si mostrò ben disposta, ma chiese che le garanzie per il finanziamento fossero prestate non dal Comitato come tale, ma dai singoli membri del Comitato stesso, i quali ne avrebbero risposto con beni personali.

Il Comitato, per quanto ciò non rientrasse nel mandato affidatogli dalla cittadinanza, perché la sua attività doveva limitarsi al solo monumento, mentre ai parchi avrebbero dovuto pensare i Comuni, pur di raggiungere il nobile scopo si assunse l’impegno di pensare anche al finanziamento del parco. Quindi si rivolse al Sindacato Terrazzieri perché assumesse i lavori ed assicuratesene la collaborazione, pregò il Commissario del Comune di bandire subito l’asta perché i lavori iniziassero nel febbraio 1925 e il monumento potesse inaugurarsi all’epoca prestabilita, cioè il 24 Maggio 1926.

Il Commissario, pur riconoscendo l’opportunità della proposta, rispose che era necessario un rimpasto in seno al Comitato per sostituire il Sig. Torelli Angelo che nel frattempo era deceduto ed altri due membri che diceva dimissionari, il sig. Pasqualucci Colombo ed il sig. La Penna Aristide.

L’affermazione del Commissario destò non poca sorpresa, perché il Pasqualucci non si era mai dimesso mentre le dimissioni del Sig. La Penna Aristide erano state respinte da oltre un anno.

Pur se nella relazione del Presidente del Comitato, Avv. Maciocie, non viene espressamente detto, da essa si evince che i due uomini non erano graditi al fascio e pertanto dovevano presentare volontariamente le loro dimissioni. Ob torto collo, di fronte a questa decisione, il Maciocie pregò il Commissario di sostituire il defunto Torelli con un altro padre di Caduto, e gli altri due con cittadini di pieno gradimento del Fascio locale, ma che potessero spiegare nel Comitato una concorde opera con gli altri. Furono invece indicati tre nominativi di persone che non avevano i requisiti richiesti dal Presidente del Comitato, che pertanto fu costretto ad osare, dicendo al Commissario che di sostituzione non si poteva parlare.

Nel frattempo il prof. Galelli comunicava che la base del monumento era pronta per l’invio ed il Comitato si attivò presso il Ministro delle Comunicazioni per il trasporto gratuito dalla stazione di Trento a quella di Sezze.

Erano le cose a questo punto, quando il Commissario del Comune , per tutta risposta comunicava che il Prefetto della provincia, con suo decreto del 20 aprile 1926, scioglieva il Comitato ed incaricava esso Commissario di costituirne uno nuovo. Il provvedimento era motivato da inattività del Comitato (?) e dal pericolo di turbamento dell’ordine pubblico, ai sensi dell’art. 3 della legge Comunale e Provinciale.

Il Parco della Rimembranza con annesso monumento fu terminato nel 1926, come era stato deciso, ma non fu mai inaugurato ufficialmente. Come tutti sappiamo raffigura un robusto soldato in atto di baciare la bandiera.

Grande fu l’amarezza del disciolto Comitato, che tanto si era prodigato per la realizzazione dell’opera, superando ostacoli infiniti, ed il Presidente Maciocie , in conclusione della sua relazione dice che da uomo d’ordine, fin dalla giovinezza, era abituato ad inchinarsi agli ordini delle Autorità anche quando, come nel caso, li riteneva ingiusti. Sottolinea però che il vero giudizio lo daranno la storia ed i cittadini, e che ospite in Sezze, non può che augurarsi che in nome dei loro Caduti, i sezzesi cancellino le discordie, dimentichino gli odi e vivano nell’amore delle loro famiglie, nella concordia di cittadini che si riconoscano finalmente tutti figli di una medesima terra, nel lavoro fecondo dei campi, nel lavoro che è legge santa dell’umanità per la quale i singoli e la patria ricevono impulso ad una lenta sì ma perenne ascensione verso un più alto e sereno ideale di vita

La prima cosa che mi viene da dire è che, qui a Sezze, cambiano i tempi e le persone, ma il modo di fare della politica è finora rimasto lo stesso. I cittadini più sensibili e disinteressati, quelli che impiegano il loro tempo per amore del proprio paese hanno sempre trovato gli ostacoli più grandi proprio in quelle autorità dalle quali avrebbero invece dovuto aspettarsi l’aiuto maggiore.

Onore ai nostri Caduti in guerra, figli di Sezze e delI’ Italia, ed onore e gloria ai nostri concittadini del Comitato del 1923, che grazie alla loro opera ne hanno permesso il ricordo imperituro.

 

RESOCONTO FINANZIARIO

___________________

ATTIVO

Libretto Banca Regionale……………………………………………………………………….. £ 634,45

Libretto Cassa di S. Antonio………………………………………………………………… £ 10452,00

Libretto Cassa di S. Antonio…………………………………………………………………… £ 845,40

Consolidato 5% convertito in contanti…………………………………………………………. £ 2532,25

Tombola del 3 giugno 1923 …………………………………………………………………… £ 1120,00

Tombola del 13 giugno 1923……………………………………………………………………. £ 1040,15

Tombola del 24 giugno 1923……………………………………………………………………. £ 380,05

Tombola del 2 luglio 1923……………………………………………………………………… £ 1461,75

Tombola del 22 luglio 1923……………………………………………………………………. £ 3411,00

Tombola del 8 giugno 1924……………………………………………………………………… £ 1073,20

Tombola del 13 giugno 1924…………………………………………………………………… £ 1434,00

Tombola del 22 giugno 1924……………………………………………………………………… £ 638,66

Tombola del 2 luglio 1924……………………………………………………………….............. £ 1407,88

Tombola del 20 luglio 1924………………………………………………………………………. £ 392,26

Tombola del 21 settembre 1924…………………………………………………………............... £ 172,05

Tombola del 5 ottobre 1924……………………………………………………………………….. £ 57,07

Sottoscrizione cittadina…………………………………………………………………………… £ 3175,00

Sottoscrizione emigrati (Di Trapano Luigi) ……………………………………………………….. £ 1682,00

Sottoscrizione emigrati ( Luigi Malizia) …………………………………………………………. £ 1760,00

Sottoscrizione emigrati (Di Gigli Lidano) ………………………………………………………….. £ 1415,00

Dall’emigrato Barletta Edmondo ……………………………………………………………………£ 100,00

Dal Sig. Zannelli Ettore …………………………………………………………………………..  £ 100,00

Dal Sig. Pietrosanti Angelo ……………………………………………………………………… £ 150,00

Serata del 24 maggio 1923 ……………………………………………………………………… £ 1679,95

Serata Pasqualucci Pietro ……………………………………………………………………… £ 197,85

Serata filodrammatica …………………………………………………………………………… £ 300,00

Comune di Sezze ……………………………………………………………………………… £ 5000,00

Cassa di S. Antonio …………………………………………………………………………… £ 2500,00

Cassa di Risparmio di Velletri…………………………………………………………………… £ 1500,00

Banca Credito e Valori ……………………………………………………………………………£ 100,00

Circolo Femminile Cattolico ……………………………………………………………………… £ 25,00

Capitolo della Cattedrale ………………………………………………………………………… £ 50,00

Cooperativa Agricola Setina………………………………………………………………………£ 200,00

Patronato Scolastico …………………………………………………………………………… £ 200,00

Società Bovaria ………………………………………………………………………………… £ 500,00

Anonimo ………………………………………………………………………………………  £ 100,00

Anonimo ……………………………………………………………………………………… £ 100,00

Comitato Festa S. Antonio (1923)……………………………………………………………… £ 100,00

Comitato Festa S. Antonio (1924) ……………………………………………………………… £ 100,00

Circolo Maschile Cattolico ………………………………………………………………………£ 200,00

Corrisposta fitto erba terreno parco………………………………………………………………£ 100,00

Interessi ……………………………………………………………………………………….£ 2082,50

__________

TOTALE ................................................................................................................................. £ 50.806,47

 

PASSIVO

Perdute nel fallimento della Credito e valori ………………………………………………………£ 3085,42

Spese varie come da documenti ………………………………………………………………… £ 946,90

_____________

TOTALE ....................................................................................................................................£ 4032,32

 

RIEPILOGO

Attivo………………………………………………………………………………………… £ 50.806,47

Passivo ………………………………………………………………………………………   £ 4.032,32

________________

RESIDUO ATTIVO ................................................................................................................ £ 46.774,15

 

N.B. – Aggiungendo a detta somma lire diecimila che il disciolto Comitato aveva avuto cura di far deliberare dal Comune, come suo ulteriore contributo; lire cinquecento, quale contributo del Circolo Cittadino, e le somme già sottoscritte da cittadini e non ancor versate, si raggiunge una cifra che oscilla sulle 60 mila lire.

Sezze, maggio 1926

dalla Relazione dell’ Avv. FRANCESCO MACIOCIE

 

 

 

 

 

SEZZE – Sarà la città di Sezze  nel 2023 ad ospitare la riunione della “Rete dei sindaci” delle città italiane in cui si tengono le più importanti rievocazioni della Passione di Cristo. L’organismo, composto da circa trenta primi cittadini e presieduto dal sindaco di Caltanissetta, ha l’obiettivo di sostenere a livello istituzionale il percorso per il riconoscimento delle Rappresentazioni delle Passioni di Cristo quale patrimonio immateriale dell’Unesco.

La decisione è arrivata nel corso della riunione annuale dell’Europassione per l’Italia, il sodalizio che riunisce le maggiori associazioni attive nella rievocazione della Passione di Cristo, che si è tenuta a Viterbo lo scorso fine settimana. In quella sede è stata approvata la proposta presentata dal presidente dell’Associazione Passione di Cristo di Sezze, Elio Magagnoli, che prevede, appunto, che la periodica riunione della Rete dei Sindaci si svolga in contemporanea con l’assemblea annuale dell’Europassione per l’Italia. Nella riunione di Viterbo si è così stabilito che il primo appuntamento in tal senso si terrà proprio a Sezze, nella primavera del 2023, quando la cittadina lepina ospiterà in contemporanea l’assemblea dell’Europassione per l’Italia e la riunione della Rete dei Sindaci. Tali eventi sono stati programmati in occasione delle celebrazioni dei 90 anni della fondazione dell’Associazione della Passione di Cristo di Sezze e dalla prima rievocazione contemporanea della Passione, occasione in vista della quale il sodalizio setino sta già programmando una fitta serie di eventi.

“Sarà un onore poter ospitare a Sezze la riunione annuale della Rete dei sindaci – ha detto il presidente Elio Magagnoli nel corso del suo intervento a Viterbo - Riteniamo sia importante che i primi cittadini delle località interessate siano presenti insieme alle relative associazioni così da unire l’aspetto istituzionale a quello culturale e associativo, per dare maggiore consistenza alle attività in essere nel percorso per la candidatura Unesco”.

Il presidente Magagnoli ha quindi informato dell’esito dell’incontro di Viterbo il neo sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, che ha espresso il suo apprezzamento.

 

 

Si terrà domani in via streaming, a partire dalle ore 15.00, la prima seduta consiliare dell’amministrazione comunale del neo sindaco di Sezze Lidano Lucidi. Undici consigliere su sedici, e cioè oltre il 68% dell’assise comunale è rinnovata, così come hanno voluto fortemente i cittadini elettori che si sono recati alle urne. Domani, infatti, per la prima volta metteranno piede in aula “Alessandro Di Trapano” i consiglieri comunali Luigi Rieti, Michela Capuccilli, Pasquale Casalini, Federica Pecorilli e Gianluca Calvano eletti per Identità Setina; Pietro Del Duca, Rosetta Zaccheo, Marie France Pernarella e Gianluca Lucidi per la lista Lucidi Sindaco e Orlando Santoro per Progetto Sezze 2000. Per le opposizioni i volti nuovi sono Dorin Adrian Briciu per Sezze Futura e Orlando Quattrini per Fratelli d’Italia. A questi faranno compagnia consiglieri comunali di lunga esperienza come l’ex sindaco Sergio Di Raimo e i consiglieri comunali Serafino Di Palma e Armando Uscimenti; mentre Alessandro Ferrazzoli è alla sua seconda esperienza in aula. Se queste sono le presenze, non considerando ovviamente le surroghe e i ripescati che sicuramente ci saranno per le nomine degli assessori della Giunta Lucidi, il grande assente dopo 23 anni ininterrotti sarà Enzo Polidoro, non eletto nella sua lista Sezze Futura. Il dottor Polidoro è stato al governo della città per cinque consiliature consecutive. Dal 1998 sicuramente siede in aula prima in maggioranza con il secondo mandato dell'ex sindaco Giancarlo Siddera, poi con Lidano Zarra, poi per 10 anni con il sindaco Andrea Campoli e infine altri quattro anni con il sindaco Sergio Di Raimo. In ogni Giunta comunale Enzo Polidoro, forte delle sue preferenze personali, ha sempre avuto un assessore di fiducia e un peso spesso determinante nelle scelte delle passate amministrazioni. Domani non sarà presente come altri ex consiglieri comunali che hanno deiciso proprio di non candidarsi dopo molti anni come ad esempio Ernesto Carlo Di Pastina e Senibaldo Roscioli.

 

 

Attivato a Sezze il Centro Operativo Comunale per la gestione dello stato di emergenza agli eccezionali eventi metereologici che interesseranno il territorio del Comune di Sezze. Il sindaco del Comune di Sezze Lidano Lucidi in merito ha firmato l’ordinanza per assicurare “la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione “ in caso di emergenza. Il C.O.C. troverà ubicazione presso il Comando di Polizia Locale- Via Piagge Marine. Le attività di sovrintendenza, coordinamento e raccordo all’interno delle funzioni attivate e tra i singoli referenti, nonché i contatti con gli organi istituzionali interessati, faranno capo al sindaco direttamente ed attraverso l’Ufficio di Polizia Locale, di cui è referente il Responsabile- Comandante della P.L. dr. Lidano Caldarozzi (3488913299).

 

 

Pio VII, con motu proprio del 1816, nel più ampio quadro della riforma amministrativa, ordinò l'impostazione di un nuovo catasto geometrico-particellare per tutto il territorio dello Stato pontificio. La compilazione del nuovo catasto <<a misura e stima>> fu affidata alla Congregazione dei catasti che confermò il mantenimento di alcune cancellerie ed emanò, il primo dicembre 1817, un regolamento in cui affidava ad esse, per il territorio di competenza, la custodia del catasto, dei libri delle volture e di tutti gli atti relativi agli estimi e alla dativa reale; i cancellieri, inoltre potevano rilasciare certificati ma non copie di mappe. Questo catasto, chiamato gregoriano perché attivato nel 1835 dal pontefice Gregorio XVI, costituì la base per la compilazione del catasto italiano, infatti con r.d. del 16 novembre 1870 n. 6046 le cancellerie del Censo furono sostituite dalle Agenzie delle imposte che continuarono l'opera di aggiornamento dei registri catastali L’opera di catastazione geometrico – particellare avviata durante il periodo francese fu continuata da Pio VII che ne affidò la realizzazione alla Presidenza generale del censo. Il catasto ebbe piena attuazione nel 1835, anno in cui fu promulgato da Gregorio XVI. La documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Latina riguarda i comuni di Bassiano, Cisterna, Cori, Maenza, Norma, Priverno, Prossedi, Roccagorga, Roccamassima, Roccasecca, S. Felice, Sermoneta, Sezze, Sonnino e Terracina. L'organizzazione ed il controllo delle funzioni censuarie spettavano alle Cancellerie del censo di Terracina, di Priverno, di Sezze, di Velletri e di Roma; poi divenute Agenzie delle imposte dirette e del catasto in forza del r.d. 6046/1870. Il fondo è stato versato dall'Ufficio Tecnico Erariale nel 1960.

Domenica, 31 Ottobre 2021 06:18

La difesa non è sempre legittima

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Periodicamente il dibattito politico si infiamma su un tema particolare e complesso: la legittima difesa. Lo spunto è sempre qualche fatto di cronaca, opportunisticamente amplificato e strumentalizzato. Gli ultimi episodi in ordine di tempo sono l’uccisione avvenuta a Voghera di un cittadino extracomunitario, con comprovati problemi psichici, da parte dell’assessore leghista alla sicurezza, il quale aveva l’abitudine di girare armato per le strade cittadine, come se la funzione politica esercitata lo legittimasse ad ergersi a tutore dell’ordine pubblico e quella di due giovani di Ercolano, freddati mentre si trovavano su un’auto parcheggiata nei pressi di un campo di calcetto e scambiati per ladri dal proprietario di una villetta vicina. Spetterà alla magistratura ricostruire esattamente i fatti ed accertare le responsabilità personali.
 
Come sempre in questi casi di moltiplicano le prese di posizione e autorevoli esponenti politici non perdono l’occasione per riproporre le loro singolari argomentazioni in tema di sicurezza e giustizia, per accreditare interpretazioni delle norme fantasiose e per riesumare vecchi slogan elettorali di facile presa sui cittadini, come “la difesa è sempre legittima”, che avvalorano soltanto una loro concezione della funzione dello Stato decisamente primitiva.
 
Tuttavia a preoccupare è soprattutto l’effetto deviante, l’intossicazione prodotta nel corpo vivo della nostra comunità da anni di propaganda politica, tanto martellante quanto scriteriata, sui temi della sicurezza, animata da una prevenuta ed irrazionale ostilità verso il diverso in genere e lo straniero in particolare, da una contrapposizione noi / loro, che hanno costituito il brodo di coltura in cui è maturata ed è stata approvata la legge n. 36/2019, con la quale il Parlamento ha riformato parzialmente la norma del codice penale che disciplina la legittima difesa. È stata impressa una svolta falsamente securitaria alla normativa, che non tiene conto dell’indispensabile equilibrio tra i diritti delle persone coinvolte e che, se nell’immediato ha prodotto e produrrà probabilmente ancora effetti elettorali positivi ai suoi sostenitori, a medio e lungo termine innescherà un processo di disgregazione sociale, ingenererà e consoliderà nei cittadini un senso profondo di sfiducia verso le istituzioni e finirà per legittimare e giustificare il ricorso alla violenza privata e alla giustizia fai da te.
 
Il diritto penale, particolarmente nelle ultime legislature, è stato oggetto di interventi legislativi tecnicamente approssimati ed è innegabile che anche questa riforma ha avuto finalità del tutto estranee all’esigenza di meglio precisare e disciplinare una fattispecie rilevante e delicata. Piuttosto si tratta di una norma manifesto politico, probabilmente viziata da incostituzionalità per indeterminatezza definitoria e per mancato bilanciamento dei beni giuridici in contrasto, oggetto di tutela. Una scelta insomma grossolanamente populista, incapace di incidere concretamente sulla prevenzione dei reati, sull’esigenza di garantire i diritti e le libertà dei cittadini, che solo in apparenza ha cristallizzato il diritto a difendersi tra le mura domestiche (e non solo) e che per giunta ha introiettato nella società un falso sentimento di sicurezza.
 
La legittima difesa è un istituto giuridico che si propone di risolvere il problema della collisione reciproca di due o più interessi generatasi in seguito ad una aggressione ingiusta. È un criterio adottato in tutti gli ordinamenti statali per distinguere il lecito dall’illecito, per riconoscere il legittimo diritto a reagire contro un’aggressione ingiusta. L’argomento è assai delicato e dibattuto, avendo per oggetto lo spazio di libertà concesso dallo Stato al cittadino, l’ambito entro il quale questi può respingere l’aggressione ai propri beni giuridici, la vita e l’intera sfera della sua persona, ivi compresa la proprietà. Tre sono i presupposti affinché possa configurarsi la scriminante della legittima difesa: l’immediatezza della reazione all’offesa portata al bene giuridico tutelato, la necessità intesa come impossibilità di evitare altrimenti l’aggressione e la proporzionalità della reazione all’offesa subita. La materia è sicuramente ostica, ma merita uno sforzo di approfondimento. Al di là del fatto che la difesa può prodursi in un eccesso inammissibile e penalmente perseguibile, in quanto affidata ad una valutazione soggettiva, non dobbiamo perdere di vista che le società democratiche europee si fondano sul disarmo dei singoli, sulla pacificazione dei conflitti attraverso lo spogliarsi del diritto a reagire alla violenza e sull’attribuzione in via esclusiva allo Stato del monopolio dell’uso della forza per la tutela delle persone e del vivere civile comunitario, affidata all’interno alle forze di polizia e all’esterno alle forze armate. Lo Stato moderno fonda la sua legittimità originaria sullo scambio tra la protezione pubblica della vita, della proprietà e degli altri beni giuridici e l’ubbidienza dei cittadini alle leggi. Il possesso delle armi da parte dei privati è un atto di disobbedienza alla legge, un crimine, o comunque costituisce un’eccezione alla regola generale e presuppone una autorizzazione alla loro detenzione da parte dello Stato. In altri termini non siamo in presenza di un diritto dei singoli, ma di una prerogativa esclusiva dello Stato. L’autodifesa armata è un evento da guardare con sospetto, da indagare ed accertare. Considerarla normale significa negare la funzione dello Stato e attestare che la società sta regredendo alla belluinità. La legittima difesa, sotto il profilo normativo, rappresenta poi una scriminante: la norma che la prevede qualifica una condotta, che in sé costituirebbe reato, come lecita e non perseguibile in quanto reazione giusta ad una aggressione ingiusta, al ricorrere ovviamente delle condizioni innanzi indicate e dell’impossibilità di intervenire dello Stato, cui è demandato l’uso legale della forza.   
 
Significativo poi è che l’effetto della riforma non è quello propagandato e sta soltanto costringendo la magistratura ad un continuo sforzo interpretativo della normativa introdotta, affinché la sua applicazione possa essere conforme ai valori inderogabili fissati nella Costituzione della Repubblica, nella quale i principi innanzi richiamati trovano diretta codificazione.
 
La sicurezza dei cittadini passa attraverso non i proclami propagandistici ma l’autorevolezza dello Stato e l’imperio della legge. Contrariamente lo slogan legge e ordine di alcune forze politiche finisce per rovesciarsi in arbitrio e disordine, in una poco rassicurante incertezza e in una diffusa insicurezza.
 
Il vero dramma del nostro paese è la pochezza e l’irresponsabilità di una parte della classe politica, preoccupata soltanto di preservare se stessa, i propri posti e privilegi anziché ricercare il bene comune, anche a costo di minare alle fondamenta la credibilità delle istituzioni per rincorrere facili consensi.
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