Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalita' illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie, per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

 

 

Ariaferma, il nuovo film di Leonardo Di Costanzo, non è semplicemente un’opera cinematografica necessaria in quanto ci introduce nel mondo delle carceri e nelle sue criticità, ma qualcosa di più importante perché è una riflessione universale e profonda sul libero arbitrio, sulla compassione e sull’umanità, proprio a partire da un luogo che più di ogni altro è capace di svuotare completamente il senso stesso di queste parole.
 
Mortana, un vecchio carcere ottocentesco, situato in una zona impervia e imprecisata dell’Italia, è in dismissione. Il trasferimento dei detenuti è quasi completato, quando per problemi burocratici arriva un contrordine. La struttura che avrebbe dovuto accogliere gli ultimi dodici reclusi non è al momento disponibile, perciò devono restare ancora qualche giorno in attesa di nuove destinazioni e con loro alcuni agenti penitenziari. “L’ordine di trasferimento può arrivare in qualsiasi momento, anche domani!” ripete ossessivamente l’Ispettore Gaetano Gargiulo, a cui l’ex direttrice del penitenziario affida il comando del gruppo di agenti rimasti e il compito di gestire la struttura ormai in abbandono. È questione solo di pochi giorni.
 
L’aria si ferma nel carcere di Mortana, esattamente come il tempo. Inizia un’attesa che ogni giorno rimane delusa. Il trasferimento è imminente, ma non si concretizza e i protagonisti non possono fare nulla, se non aspettare. Il rimando a “Oggi non verrà, ma verrà domani” di Aspettando Godot di Samuel Beckett è evidente.
 
I detenuti vengono trasferiti nella rotonda, al centro della struttura, dove gli agenti penitenziari rimasti in servizio possono facilmente controllarli a vista, anche di notte quando aprono lo spioncino e gettano il fascio di luce delle loro torce nel buio delle celle. Si tratta, a ben vedere, di una conformazione del tutto trascesa di questo luogo centrale, l’unico peraltro che mantiene una condizione di vivibilità, cui fanno da contrasto le lunghe inquadrature del resto del penitenziario ormai in disfacimento. Tuttavia la sistemazione provvisoria ha ricadute dirette e negative nelle vite non solo dei reclusi ma anche degli agenti, che cessano di essere invisibili ai controllati, perdono il potere dello sguardo e diventano in qualche modo sorvegliati e puniti anch’essi. La condivisione della reclusione di detenuti e agenti è emblematicamente messa in evidenza dalle parole rivolte da Carmine La Gioia, interpretato da Silvio Orlando, a Gaetano Gargiulo, interpretato da Toni Servillo: “E’ dura stare in prigione, eh!”. Lagioia è un boss malavitoso, un personaggio dotato di densità carismatica, capace di esercitare il potere sugli altri reclusi solo con la sua presenza, di essere una minaccia senza fare o dire nulla. Sta scontando una lunga pena detentiva e gli manca poco per tornare in libertà. Gargiulo è invece un uomo integerrimo, un agente professionalmente scrupoloso e di grande umanità, e per questo capace con un semplice gesto o una parola di rompere un sistema granitico di regole codificate e apparentemente immutabili.   
 
Al ristretto gruppo di reclusi si unisce un ragazzo, Fantaccini, condotto a Mortana dopo essere stato arrestato per un tentativo di scippo che rischia di trasformarsi in tragedia, visto che il vecchio cui ha cercato di rubare il portafoglio è ricoverato in coma in ospedale e l’accusa nei suoi confronti potrebbe essere alla fine di omicidio. Un arrivo che aggiunge ulteriore incertezza sui tempi e sulla effettività del più volte ribadito imminente trasferimento.  
 
I tredici detenuti, confinati in quello spazio ristretto, sono privati dell’ordinarietà del vivere in prigione: non hanno più attività da svolgere, visite da ricevere, nemmeno le cucine sono più in funzione e i pasti per agenti e reclusi sono portati dall’esterno. Questa situazione anomala suscita proteste spontanee tra i carcerati e al contempo fa sorgere molti dubbi etico-giuridici sulla legittimità di una restrizione ulteriore delle già limitate libertà e dei diritti personali. È una situazione particolare che richiede misure eccezionali e temporanee, viene continuamente ripetuto…..
 
La tensione cresce, affiorano contrasti etnici, culturali e morali, che rischiano di mettere seriamente in crisi il delicato equilibrio di quella microsocietà. Si intuisce che uno dei detenuti sta scontando una pena per pedofilia e gli altri rifiutano qualsiasi contatto con lui. Tocca a Gargiulo mantenere l’ordine, il quale non ricorre mai all’imposizione e alla forza, ma fa leva sulla sua autorevolezza, testardamente rifiutando qualsivoglia aiuto esterno, anche quando parrebbe la strada più facile. Quando i detenuti decidono di rifiutare i pasti perché immangiabili e la situazione sembra precipitare, Gargiulo si assume la responsabilità di imboccare una strada diversa, riapre la cucina e concede a Lagioia la possibilità di preparare i pasti per detenuti e agenti, piantonando in prima persona tutta l’operazione. In un momento di sospensione, se non proprio di collasso, delle norme ordinarie del carcere capisce che il contatto umano è l’unica strada per scongiurare il disastro. Nella cucina inizia così il confronto tra due personaggi archetipici, che pur incarnando polarità inconciliabili e rivendicando orgogliosamente identità e ruoli sociali, si trovano costretti a incontrarsi per un fine più alto: la sopravvivenza della comunità di cui entrambi fanno parte. In quel silenzio costellato di puri sguardi e rotto da parole scarne Gargiulo e Lagioia scoprono inaspettatamente una memoria condivisa, che smuove l’ariaferma di Mortana e apre le porte della prigione verso il nostro mondo che preme da fuori.
 
Lo spazio simbolico della cucina diventa allora un portale che conduce all’ultima cena, in cui agenti e detenuti sono seduti allo stesso tavolo, in una condivisione impensabile, un qualcosa “di mai visto”, come dice Lagioia, effetto di un’ulteriore situazione di eccezione: la mancanza di energia elettrica. Nel buio che avvolge lo spazio in cui si affacciano le celle, Gargiulo e Lagioia non solo consumano insieme il pasto, ma soprattutto sono uniti dalla preoccupazione di salvare la vita del giovane Fantaccini, spaesato più di tutti e finito in cella per una vita disgraziata e un crimine commesso per avventatezza, di cui sente su di sé il la colpa con dolore.
 
Ariaferma ci fa comprendere quanto il carcere sia straniante, un luogo di sofferenza, di negazione violenta, non necessariamente fisica, degli aspetti più intrinseci della nostra umanità, ma anche quanto ha in comune con il nostro vivere quotidiano, con le nostre tensioni interpersonali, le nostre ambivalenze, i nostri conflitti perdenti e i nostri tempi sospesi e ammonisce proprio noi che ci crediamo liberi da ogni catena e lontani da ogni finestra sbarrata.
 
Un film bello e importante, assolutamente da vedere, non ultimo per la straordinaria prova interpretativa di due grandissimi attori, Silvio Orlando e Toni Servillo.

 

 

Con la proclamazione degli eletti avvenuta ufficialmente ieri, inizia l’era Lucidi a Sezze. IL primo cittadino ha già visitato i dipendenti comunali e ieri ha preso parte, in veste di primo cittadino, alle prime manifestazioni culturali svolte a Sezze. La segretaria comunale a giorni, forse già la prossima settimana, convocherà il primo consiglio comunale e in quella occasione il sindaco Lidano Lucidi presenterà la sua squadra di governo. Impazza ovviamente già il toto nomine. Lucidi si è messo al lavoro già dal giorno successivo per trovare una quadratura del cerchio. Nella nomina degli assessori Identità Setina, cuore di tutta l’operazione Lucidi, potrebbe fare il pieno e giocare il ruolo di asso piglia tutto. Quasi sicura infatti la nomina di vice sindaco di Luigi Rieti, primo degli eletti nella lista Identità Setina, di Fernandez Mayoralas Perez Maria Dolores e Daniele Piccinella assessori, anime di Identità Setina. Se cosi fosse rientrerebbero i primi dei non eletti tra cui Giovanni Antonucci e Franco Paglia. Altra ipotesi di assessorato in ballo quella di Rosetta Zaccheo con maggiori preferenze dopo Pietro Del Duca per la lista Lidano Lucidi, nomina questa che farebbe rientrare in consiglio Lama Federica. Per Progetto Sezze 2000 invece potrebbe essere nominato assessore Orlando Santoro, primo degli eletti, cosa che permetterebbe l’ingresso in aula di Marzia Parisi. Infine Pietro Del Duca dovrebbe essere eletto in aula come nuovo presidente del consiglio comunale di Sezze. Vedremo... queste restano solo ipotesi in campo. In ballo ci sono comunque altre nomine, tra cui la presidenza della SPL Sezze. Tra i papabili, per questa, circola la voce dell'ex assessore della giunta dell'ex sindaco Andrea Campoli, Pietro Bernabei, mentre qualcuno ipotizza addirittura l'ipotesi di un cambio dei vertici aziendali con il ritorno del consiglio di amministrazione.  

 

L’ufficio centrale elettorale ha comunicato poco fa la proclamazione degli eletti nel consiglio comunale di Sezze. Il presidente dell’ufficio centrale elettorale ha comunicato che Lidano Lucidi in data odierna è stato proclamato sindaco di Sezze mentre i consiglieri comunali eletti sono: Sergio Di Raimo, Serafino Di Palma, Luigi Rieti, Michela Capuccilli, Pasquale Casalini, Federica Pecorilli, Gianluca Calvano, Pietro Del Duca, Rosetta Zaccheo, Marie France Pernarella, Gianluca Lucidi, Orlando Santoro, Alessandro Ferrazzoli, Dorin Adrian Briciu, Armando Uscimenti e Orlando Quattrini.

____________

Ieri nell’immediatezza della notizia, pur usando doverosamente il condizionale (viva Dio) in un articolo dal titolo “Scatta l’undicesimo consigliere per la maggioranza Lucidi” avevo scritto che alla maggioranza consiliare del nuovo sindaco sarebbe spettato l’undicesimo consigliere. Nell’articolo firmato dal sottoscritto avevo erroneamente scritto che ciò fosse dipeso dal risultato del ballottaggio. Niente di più sbagliato anche perché poi “gli esperti” giustamente mi hanno corretto, con carte alla mano, riportandomi sulla corretta interpretazione della normativa che legava comunque il risultato al primo turno. Sta di fatto comunque che il rebus dell’undicesimo consigliere è stato risolto. Come si evince dall’elenco degli eletti alla maggioranza non spetta l’undicesimo perché la cifra elettorale calcolata sul voto di lista e voto delle preferenze, in base a cavilli, calcoli di quozienti e regolamenti non assegna alla maggioranza del nuovo sindaco di Sezze l’undicesimo consigliere che sarebbe stato Marzia Parisi della lista Progetto Sezze 2000. Tanto rumore per un “articoletto”, pubblicato su un quotidiano on line senza pretesa alcuna, tanto clamore e baccano al punto di aver scomodato grandi avvocati di lunga esperienza, principi del Foro e considerevoli politici oltre i confini comunali. Frizzi e lazzi a parte… buon lavoro a tutti!

 

Nei prossimi giorni è prevista la proclamazione degli eletti. Il nuovo sindaco Lidano Lucidi metterà piede  per la prima volta in aula consiliare da primo cittadino. Rispetto alla composizione del consiglio comunale circolata in questi giorni ci saranno delle novità. La vittoria schiacciante al ballottaggio, infatti, ha cambiato la composizione dei consiglieri eletti. Quel 69.79 % ha infatti varcato di ben 9 punti quota 60, dato che molto probabilmente farà scattare un consigliere in più per la maggioranza, che non dovrebbe essere più di 10 ma di 11. Se così fosse, e sembra che sia proprio vero, in aula entrerebbero i seguenti consiglieri comunali. 5 in quota alla lista Identità Setina (Luigi Rieti, Michela Capuccilli, Pasquale Casalini, Federica Pecorilli e Gianluca Calvano), 4 per la lista Lucidi Sindaco (Pietro Del Duca, Rosetta Zaccheo, Franca Bernabei e Gianluca Lucidi) e 2 (non più 1) per la lista Progetto Sezze 2000 (Orlando Santoro e Marzia Parisi). Insomma l’opposizione (ironia della sorte) perderebbe un consigliere comunale, in questo caso Orlando Quattrini di Fratelli d’Italia, mentre resterebbe composta solo da Sergio Di Raimo e Armando Uscimenti per il Pd, Alessandro Ferrazzoli e Dorian Briciu per Sezze Futura e Serafino Di Palma per Fratelli D’Italia.

 

 

 

Tante battaglie civiche per nulla? A quanto pare il belvedere di Santa Maria di Sezze è stato liberato per dare la possibilità a qualche incivile di parcheggiare comodamente la propria macchina sul belvedere. Sta diventando una pessima abitudine ed il comitato di quartiere non ci sta. Infatti ha già scritto all’ufficio lavori pubblici del Comune di Sezze per chiedere che venga completata definitivamente l’installazione dei paletti dissuasori mancanti. Dopo il ripristino dello stato dei luoghi, infatti, sopraggiunti dopo la vergognosa vicenda della statua di San Lidano che impropriamente si voleva installare, il comitato spontaneo di quartiere aveva chiesto che venissero messi a dimora i dissuasori nel piazzale del belvedere. Dopo un incontro con il commissario prefettizio e con il responsabile di settore, la richiesta venne accolta ma dopo mesi non è stata ancora ultimata. Manca, infatti, un paletto dissuasore che spinge qualche incivile a parcheggiare comodamente dentro il belvedere. Mancano anche le famose panchine scomparse dopo il ripristino dello stato dei luoghi. Il comitato Santa Maria dunque è tornato a chiedere nuovi interventi per evitare che questa pessima abitudine di parcheggiare diventi una indecente normalità. Si spera inoltre che la nuova amministrazione comunale ed il nuovo sindaco Lidano Lucidi prenda seriamente in considerazione la richiesta del comitato di quartiere di regolamentare i parcheggi in piazza del Duomo per i residenti e che si arrivi presto ad una ZTL per il centro storico così come in molti altri paesi della provincia di Latina.  

 

Sezze ha scelto. Mancano pochi dati alla fine dello spoglio elettorale ma la vittoria al ballottaggio per il candidato sindaco Lidano Lucidi è ormai evidente. Lucidi supera Sergio Di Raimo di molte lunghezze. Il secondo turno ha confermato il dato e il trend del 3 – 4 ottobre scorso. Lucidi è il nuovo sindaco eletto con le liste Identità Setina, Lucidi Sindaco e Progetto Sezze 2000. Al candidato del centro sinistra Sergio Di Raimo l’onore di aver combattuto fino alla fine e di aver cercato di recuperare un dato di opinione molto forte. A Lucidi e alla sua squadra il merito di aver intercettato il malcontento e di aver tradotto in termini elettorali le richieste impellenti della comunità. Nei prossimi giorni ci sarà la proclamazione degli eletti e l’insediamento del primo consiglio comunale. Buon lavoro ai nuovi amministratori.

 

 

Cala ancora l’affluenza alle urne a Sezze. Alle 22 di ieri sera il dato evidenzia una percentuale del 36.60 % rispetto ad un 46.23% di 15 giorni fa (dati della Prefettura). Gli elettori setini ieri hanno dato forfait confermando il trend nazionale. Oggi seggi aperti fino alle 15, poi urne chiuse e inizio spoglio elettorale. Nel primo pomeriggio sapremo chi sarà il nuovo sindaco tra Sergio Di Raimo e Lidano Lucidi. Occhi puntati sui quartieri periferici.

Domenica, 17 Ottobre 2021 04:03

In nome della Costituzione

Scritto da

 

 

 

L’assalto alla sede nazionale della CGIL è un’azione quadrista contro la democrazia, un atto sovversivo diretto a distruggere le basi della nostra identità nazionale antifascista, una gravissima violazione dei principi su cui si fonda la Repubblica.
 
Il tempo della tolleranza è finito. I limiti posti dalla Costituzione democratica e antifascista sono stati ampiamente superati. In discussione non è il diritto di manifestare il proprio pensiero e il proprio dissenso, anche in maniera forte, rispetto alle scelte politiche del governo. La guerriglia di Roma non è una protesta degenerata in comportamenti inaccettabili, ma il tentativo di attuare un disegno eversivo, preordinato e pianificato, di gruppi neofascisti, che dall’inizio della pandemia hanno infiltrato un movimento reale di cittadini, spontaneo e mosso dai meccanismi propri della mobilitazione via social, al cui interno si sono mescolati e confusi paura della globalizzazione, rabbia, egoismi, teorie complottistiche e antiscientifiche e malessere sociale, lo hanno strumentalizzato per creare il caos e colpire le istituzioni. Progettare e tentare l’assalto al palazzo del Governo e l’occupazione del Parlamento, attaccare la sede della CGIL e aggredire con violenza inaudita la polizia dispiegata a tutela di ordine pubblico e sicurezza, picchiare cittadini inermi e assaltare il Pronto Soccorso di un Ospedale sono atti eversivi che pongono i responsabili, capi e gregari, gruppi spontanei e movimenti strutturati fuori dalla legalità democratica.
 
La premeditazione nella scelta degli obiettivi e il metodo scientifico impiegato nella devastazione e nel saccheggio hanno trovato conferma nei messaggi, scambiati tra promotori e partecipanti alla manifestazione, nelle chat dei telefoni sequestrati agli arrestati. Spetterà alla magistratura accertare le responsabilità dei capi di Forza Nuova e degli altri estremisti di destra che hanno guidato l’assalto, come dimostrano le immagini registrate, ma è innegabile la matrice fascista dell’azione portata contro le istituzioni e nello specifico il sindacato, strumento di tutela dei diritti dei lavoratori, di realizzazione ed emancipazione, di autocoscienza e di cittadinanza. Le pulsioni antidemocratiche dei neofascisti e la rabbia dei facinorosi novax, che trovano sponda nell’ambiguità di alcune forze politiche, si sono riversate su bersagli simbolici con l’obiettivo di colpire l’opinione pubblica, di spingerla dalla propria parte ricorrendo all’intimidazione e alla violenza.
 
Finalmente le forze politiche democratiche hanno preso coscienza che il neofascismo militante è andato oltre la dimensione del reducismo folkloristico, della rievocazione macchiettistica del passato regime, ha compiuto un innegabile e pericoloso salto di qualità e sta inquinando gravemente il tessuto sociale e politico e non è più tempo di superficialità e accondiscendenza. Occorre intervenire applicando la Costituzione della Repubblica e le leggi, procedere allo scioglimento delle formazioni neofasciste e fermare il loro disegno oggettivamente e visibilmente pericoloso. Sussistono tutti i presupposti normativi affinché il governo provveda per decreto allo scioglimento di Forza Nuova, Casapound e Lealtà e Azione per ricostituzione del partito fascista.
 
La legge Scelba, in attuazione della XII° Disposizione transitoria e finale della Costituzione, contempla due soluzioni. La prima prevede lo scioglimento con decreto del Ministro dell’Interno, sentito il Consiglio dei Ministri, per effetto di una sentenza della magistratura che abbia accertato la ricostituzione del partito nazionale fascista. È accaduto negli anni ’70 del secolo scorso quando furono sciolti Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale e nel 2000 con il Fronte Nazionale. La seconda è prevista nell’ultima parte dell’art. 3 che attribuisce al Governo il potere, senza necessità di una sentenza della magistratura, di sciogliere con decreto “nei casi di necessità e urgenza”, in situazioni cioè di pericolo imminente, i movimenti che perseguono finalità antidemocratiche proprie del partito fascista e usino quale metodo di lotta politica la violenza. I fatti avvenuti sabato 9 ottobre dimostrano che siamo in presenza di organizzazioni neofasciste che la Costituzione, alla XII° Disposizione transitoria e finale, vieta di costituire in qualsiasi forma. Forza Nuova e le altre formazioni di estrema destra poi, oltre a proclamare la propria ispirazione e adesione al fascismo, hanno diversi dirigenti sottoposti a processo e condannati per violenze: quindi non c’è nessun dubbio sulla legittimità costituzionale di una simile decisione. Peraltro la Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della legge Scelba, nel presupposto che limitasse la libertà d’opinione, ha deliberato che la previsione è diretta non ad impedire di manifestare opinioni inneggianti al ventennio, ma la riorganizzazione del partito fascista, mediante atti concreti in grado di mettere in pericolo la democrazia. Pertanto decretare lo scioglimento di Forza Nuova e degli altri gruppi neofascisti costituisce un dovere democratico e una scelta di autodifesa delle istituzioni.            
 
È motivo di rammarico constatare come la destra italiana si limiti a condannare le violenze, ma non riconosca e prenda le distanze dalla loro matrice fascista, ancora una volta allontanandosi politicamente e culturalmente dalla tradizione delle forze conservatrici democratiche europee. Il tentativo poi di accumunare nello stesso calderone tutti gli estremismi e deviare la discussione sulla generica condanna di ogni violenza politica è buttare fumo negli occhi, è non considerare un valore condiviso il giudizio su un regime liberticida, razzista e sanguinario, che ha trascinato l’Italia in guerra complice orgoglioso di Hitler, è continuare ad ammiccare ad un bacino di voti irricevibili, soprattutto è una occasione persa per Giorgia Meloni di affrancarsi dalla tradizione postfascista, che nulla ha a che fare con i valori della destra, di sposare i principi della Costituzione e accreditarsi come un leader democratico europeo. Analogo discorso vale per Matteo Salvini, anch’egli piuttosto refrattario a prendere nettamente le distanze dall’estremismo di destra che sta inquinando la Lega.
 
La destra o è antifascista o è fuori del perimetro costituzionale.
 
Non c’è più spazio per le ambiguità.

 

 

Sezze - verso il ballottaggio.

Un campo largo di valori per le sfide del territorio. Giovedì 14 ottobre alle 18.30 a Sezze arriva Goffredo Bettini presso il tennis club di Sezze. “Nessuna elezione amministrativa può sfuggire ad una dimensione politica – afferma Salvatore La Penna - nessuna amministrazione può governare senza un campo di valori e di visioni condivise su cui fondare l’azione di governo e le relazioni istituzionali e politiche, per cogliere le opportunità per lo sviluppo del nostro territorio. Ne parleremo giovedì 14 con il nostro candidato sindaco Sergio Di Raimo e con un autorevolissimo esponente politico del PD come Goffredo Bettini”.

 

 

 

Devo amaramente constatare che, nei diversi incontri pubblici tra i candidati sindaci durante la campagna elettorale, ho ascoltato con molta attenzione e curiosità gli interventi del dott. Lucidi Lidano, dallo sfalcio delle erbe alla valorizzazione delle pasterelle sezzesi, e, dulcis in fundo, alla istituzione di una Fondazione ad hoc ((!). Finalmente, mi son detto, un’idea meritevole, quest’ultima, di attenzione non solo per la sanità setina ma dell’intero territorio provinciale. Una nuova struttura ospedaliera, ho pensato, un nuovo modo di concepire la Sanità, in concorrenza con l’ICOT.  Non si tratta di una bazzecola, quindi. Peccato, però, che Lucidi si sia fermato alla sola enunciazione del tema, ribadendo, anche in un post dell’11 ottobre, di voler istituire una Fondazione ad hoc, espressione latina che significa letteralmente “a questo scopo”. Gli avrei, a questo punto, voluto porgere alcune domande: che tipo di Fondazione? Privata, pubblica, mista? Per quale scopo? con quali eventuali investitori privati o benefattori samaritani? Chi avrebbe garantito l’approvazione della Regione, stante il recente stanziamento regionale di 4,5 milioni di euro a favore della RSA di Sezze? Nel suo post dell’11 ottobre il buon Lucidi riafferma la volontà di istituire una Fondazione ad hoc sul modello della Lombardia, aggiungendo una serie di insulti contro la gestione ospedaliera del S. Carlo. Gli è sfuggito, mi pare, il fatto che il modello lombardo è basato prevalentemente sui proventi e sui profitti dei privati, modello lontano mille miglia dalle esigenze della povera gente e che ha mostrato tutta la sua fragilità e ingiustizia durante la pandemia. Ma Lucidi dichiara di essere trasversale e perciò si può permettere di stare a destra e a sinistra, o di essere neutro.  Noi, invece, eredi del PCI e ora del PD abbiamo sempre sostenuto l’assistenza pubblica e ora intendiamo promuovere quella integrata e di prossimità, potenziando non solo l’Ospedale ma le attività ambulatoriali sul territorio. Il candidato Lucidi non sa che lo smantellamento degli Ospedali di Sezze, Priverno, Cori, Gaeta è stato “merito “della Presidente Renata Polverini, non certamente donna di Sinistra, e ciò nonostante le dure battaglie e le resistenze della Sinistra e degli operatori sanitari e di tutta la cittadinanza. Oggi, solo grazie alla Giunta Zingaretti, si intravede la luce in fondo al tunnel e si può sperare in una rinascita del nostro Ospedale e della sanità pubblica in generale. Ho letto, a tal proposito, alcuni chiarimenti del dott. Pietro Del Duca. Nel merito ha provveduto il consigliere regionale del PD Salvatore La Penne a fornire una risposta esaustiva e io non aggiungo altro. Per concludere mi chiedo: ma come si può essere talmente sprovveduti di fronte a un problema che investe tutta la popolazione? Ma sarà così anche sulle altre questioni? Chi si candida a fare il sindaco deve studiare, deve allenarsi, deve avere capacità ed esperienza, altrimenti si cammina nel buio e prima o dopo si va a sbattere. Ma forse a qualcuno interessa solo “cacciare i comunisti, ora o mai più.” Su alcune questioni la trasversalità significa ambiguità, indecisione, confusione, opportunismo. Concludo davvero chiedendo al buon Lucidi, se ancora non lo ha fatto, di esprimere una parola di solidarietà agli operai e alla CGIL dopo il vile assalto squadrista e fascista. O, pure in questo caso, c’entra la trasversalità?

Pagina 58 di 139