C’è un ragazzo di 34 anni che questo particolare periodo di quarantena lo sta vivendo in una maniera singolare. Si chiama Erasmo Corsi, è di Roccagorga, è il Presidente della Protezione Civile del suo paese, ma da gennaio è ricoverato all’Icot di Latina, ormai vicino alle dimissioni dopo aver rischiato di rimanere su una sedia a rotelle a causa di una caduta. La sua forza di volontà lo sta portando fuori da un calvario e fuori troverà un mondo cambiato, così come è cambiato lui dopo questa esperienza.
Da quando sei in ospedale e perchè?
Sono in ospedale ormai da quasi tre mesi...per colpa di una caduta lo scorso 12 gennaio...
Sei entrato in all’ICOT che fuori vivevamo la normalità, uscirai, speriamo quanto prima, con la realtà stravolta dall’emergenza Coronavirus e le norme di contenimento del virus che hanno stravolto la nostra vita
Com’è vivere questo momento particolare in ospedale?
Sono entrato in ospedale che fuori c’era la normalità e adesso che uscirò troverò un altro mondo…
Questo momento è un momento particolare per tutti e viverlo in un ospedale è difficile. C’è massima attenzione, tutti protetti da mascherine e visiera e non si può avere un abbraccio da parte di chi ti sta vicino anche per darti un conforto morale. Devo però dire che i tantissimi messaggi che mi arrivano e le bellissime parole di conforto da parte del personale sanitario dell' Icot che mi sono stati sempre vicino dai medici infermieri terapisti, mi hanno fatto sentire lo stesso coccolato da persone fantastiche.
Quanto ti manca la Protezione Civile?
La Protezione Civile mi manca tantissimo, è stata sempre una mia passione sin da piccolo fino ad arrivare ad essere quello che sono oggi grazie anche a chi ha creduto in me e mi ha dato fiducia. Ringrazio di questo i miei compagni di squadra e le tante altre persone che mi hanno aiutato e sono loro che mi mancano di più
Hai saputo anche di tutto il lavoro svolto dai volontari della Protezione Civile in questi giorni così particolari con la consegna delle uova di pasqua per i bambini e i pacchi di spesa solidale per le famiglie in difficoltà
Ho visto sui social la consegna delle uova di Pasqua; è stato un bellissimo gesto da parte non solo della mia Protezione Civile ma anche di tutte le altre nella nostra provincia. Aiutare non fa mai male ed é un gesto che deve partire dal cuore perché se lo si fa con il cuore lo si fa con amore verso chi in questo momento si trova in serie difficoltà.
Non sono mancati purtroppo, anche durante la quarantena, gli incendi:
Anche in questo periodo c è sempre chi si diverte ad appiccare incendi ma queste io non le ho mai definite persone ma soltanto criminali perché chi è capace di bruciare una montagna è capace secondo me anche di ammazzare una persona.
Un messaggio a Roccagorga e a tutti gli altri che sono fuori
Il messaggio che voglio mandare al mio paese ma anche a tutte le persone che stanno vivendo questo momento è quello di continuare a restare in casa e continuare a lottare per raggiungere un obbiettivo comune quello di uscire al più presto da questa pandemia e di tornare ad abbracciarci come una volta, ma questo sarà possibile soltanto se tutti insieme collaboriamo e rispettiamo le regole
Uno ai tuoi amici di Protezione Civile, su tutti Tommasino Ciarmatore e Gianluca Calvano?
I ragazzi delle p.c stanno dando l’anima da circa due mesi voglio citare due miei fratelli Gianluca Calvano e Tommaso Ciarmatore, impegnati in questo momento ad aiutare le tante persone, a loro voglio mandare un mio saluto. Appena uscirò dall'ospedale dovrò stare per un po’ di tempo sicuramente fermo, pensare a quello che ho passato e soprattutto ricominciare di nuovo un’altra vita in cui non potrò di nuovo fare tutto quello che facevo prima.
Purtroppo qualcosa cambierà:
Questo caduta mi ha segnato e sicuramente insegnato tante cose. A settembre inizierò una preparazione che mi porterà a fare nel 2021 una cosa che ho sempre sognato insieme ad altre persone, in particolare una ma per ora non vado oltre.
Una cosa che mi ha insegnato questa esperienza e quella di dire alle tante persone che in questo momento si trovano in quelle che erano le mie condizioni, a non mollare nemmeno un secondo perché come ce l'ho fatta io ce la faranno anche loro. La parola mollare non fa parte del mio dna come tanti mi conoscono e sanno, io nella mia vita non mi sono mai arreso a nessun tipo di problema non mi sono mai messo paura di affrontare qualsiasi cosa e ridevo quando ero seduto su quella carrozzina perché in me sapevo che un giorno sarei riuscito ad alzarmi e tornare a vivere come tutti. Ora posso dire di avercela fatta e l unico momento che sto aspettando e quello delle mie dimissioni per tornare a casa.