“La dialettica politica si è svuotata di verità diventando voce per incattiviti e abbrutiti”. Esordisce così Cinzia Ricci, membro del direttivo locale del Partito Democratico. La Ricci, nella sua completa e autonomia di iscritta, riflette sulla politica locale, non nascondendo incertezze e amarezza, fa autocritica e parla di una classe politica alla deriva. “Si può essere "specialisti" della politica? La politica è mera "gestione" o qualcosa di più? Le trasformazioni sociali hanno portato gli intellettuali, i liberi pensatori, i militanti, gli attivisti a scendere dalla torre di avorio ed ad immergersi nel regno della comunicazione di massa e a dipendere totalmente dal flusso immediato della comunicazione dei social e soprattutto del consenso popolare. Per i militanti, portatori di liberi pensieri, attivisti "seri" , siano essi chiamati a ricoprire ruoli pubblici od istituzionali, oppure attivisti nelle file del partito, il principio dell'assunzione di responsabilità politica era doveroso e dovuto un latu sensu”. Insomma i liberi pensanti “sono in via di estinzione” e quelli erano “le sentinelle della democrazia”. Manca dunque un confronto, è sparita completamente una visione di insieme del partito, in sostanza ognuno pensa solo a se stesso. I vari “capitani” e “napoleoni” - aggiunge Ricci - non sono più (mai) disposti a confrontarsi con la trasformazione ed evoluzione sociale, con le diseguaglianze economiche sempre più aspre, con la negazione dei principali diritti umani e civili. Dovremmo forse ripartire da una piccola riflessione. Dovremmo mettere al centro delle nostre azioni l’umiltà e la dignità, espressa come pensiero filosofico di vita: " cioè di colui che trae diletto da ciò che fa, poiché ciò che fa trae alimento dalla responsabilità e dalla passione, anziché dal profitto e dall' Augusto egoismo personale”. In una parola regna l’egoismo. Chissà se ogni riferimento è puramente casuale e se il neo segretario del pd sia d'accordo...