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Conosci te stesso... e che Pace sia. La riflessione di Orazio Mercuri

Mar 29, 2022 Scritto da 
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La scorsa settimana, dopo aver letto l’eccellente riflessione del Prof Vito Mancuso, ho espresso il mio parere sostenendo che condividevo quanto affermava. Fatto ciò, mi aspettavo che quel mio tormento si placasse. Errore. È cresciuto. Ho pensato quindi di confrontarmi su quanto sta avvenendo e sulle varie prese di posizione che in questo momento ascoltiamo, con il Maestro Mario Thanavaro dal quale, praticamente, ho ricevuto una sola indicazione: PACE. Niente di più. Semplicemente, Pace.

Questo semplice messaggio lo deduco da un incontro dove lui inizia a parlare della malattia, della sua degenerazione, che a volte può raggiungere esiti molto gravi, tipo il dover espiantare un organo e sostituirlo. Ha continuato poi col dire che, come si sa, questa pratica può però anche portare il paziente interessato ad un rigetto dell’organo sostituito. Ecco, questa parola “rigetto” è stata la parola che ha scosso e azzerato le mie convinzioni fin lì raggiunte e, nello stesso tempo, ha illuminato ciò che fino a quel momento ronzava nel buio della mia coscienza e non trovava la via d’uscita.

Avevo detto che anch’io ero d’accordo con l’invio delle armi. L’ho detto, l’ho sostenuto e … nonostante tutto, oggi non sono più convinto. Il tormento è tornato. Come prima e più di prima.

Si, più di prima.

Più di prima perché ho sempre creduto che se la realtà è la risultante delle azioni compiute, a maggior ragione, visto quanto sta accadendo, bisogna attingere sempre con più fiducia e determinazione ai nostri sogni più belli anche se possono sembrarci impossibili da realizzare. Anche se sono decenni che non leggo più una pagina del Vangelo mi torna alla mente un’esortazione che va in questa direzione: “In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”.

Più di prima perché mi sono chiesto cosa è più salutare per noi comuni mortali che a malapena abbiamo la sola libertà di parola e poco altro. È più salutare che noi comuni mortali orientiamo il nostro pensiero e la nostra parola nel pronunciare che si è a favore della consegna delle armi o restare connessi al nostro sentire profondo e affine alla nostra vera e unica possibilità di azione, ovvero, richiedere incessantemente PACE? Quale conoscenza reale e profonda abbiamo noi per poter dire se davvero si sono fatti fino ad ora e stanno ancora facendo tutti gli sforzi immaginabili e possibili per affermare in modo inequivocabile la Pace? A che pro dissociarsi proprio ora da questo profondo sentire, da questa incessante richiesta di Pace portata avanti fino ad oggi? Oggi, in questo momento storico, a che cosa e, soprattutto, a chi servirebbero queste nostre sempre inascoltate parole? Per quale motivo dovremmo pronunciarci, noi donne e uomini, noi “comuni mortali” fino ad ora snobbati, pro o contro la consegna delle armi al popolo ucraino dal momento che ogni qualvolta che ci è stato chiesto se fossimo stati disponibili ad imbracciare un fucile abbiamo sempre risposto NO? Quali scelte conseguenti ha prodotto, praticamente, nel versante del disarmo, questo nostro pronunciarci a favore di una politica del disarmo?

Le risposte che abbiamo davanti agli occhi penso siano eloquenti.

Detto ciò penso semplicemente che se ci lasciamo trascinare dalla corrente del prendere posizione pro o contro la consegna delle armi al popolo ucraino che è stato brutalmente invaso da una manciata di criminali nati e vissuti in Russia, questo non farebbe altro che operare una curvatura, una deformazione della nostra coscienza. Penso che, a questo punto, questo sarebbe l’ultimo atto, il colpo di grazia che verrebbe dato alle coscienze che hanno creduto fino ad ora di poter realizzare un mondo dove si possa vivere in pace, in armonia e fraternamente.

Operare una curvatura, una deformazione della mia coscienza. Questo il rischio  che, a mio parere, stiamo correndo. Operare una curvatura della coscienza trascinandola vicino, se non addirittura in contatto con quelle posizioni che ritengono che una aggressione armata si risolve solo ed esclusivamente esibendo le armi da ambo le parti. Tradotto: tutto ciò che viene detto sulla pace è puro esercizio retorico buono per i salotti radical chic. Questo ennesimo gioco di tifoserie condotto dai nostri comodi salotti è a questo punto estremo che potrebbe condurci se non prestiamo la massima attenzione.

Detto ciò, questa curvatura che si sta operando sulla coscienza ovviamente produce dapprima un allontanamento di questa dalla sua natura premurosa e creativa, per condurla poi a contatto con quanto di più oscuro, confuso, aggressivo e la incanala quindi in quella dimensione, in quel regno oscuro dell’animo umano che produce quello stato ansiogeno che porta “naturalmente” verso quella paura che genera competizione, indifferenza, conflitto, sopraffazione. In una parola: distruzione (e, ovviamente, autodistruzione).

È a questo punto che ho pensato che ognuno deve essere semplicemente ciò che sente di essere ed agire ed esprimersi in base al potere che effettivamente ha.

Quindi, per difendere e preservare la natura luminosa della mia coscienza, anziché ripetermi che per difendere la vita bisogna consegnare le armi, ho deciso di ripetere a me stesso, inspirando PACE ed espirando SIA, PACE SIA - PACE SIA - PACE SIA 

È un atteggiamento pilatesco? Chissà. Forse si o forse no. Una cosa è certa: al potere non c’era il “popolo” c’era Pilato. È forse ora che Pilato, visto che ha sempre ambito così tanto al potere, si assuma le sue responsabilità e pronunci lui, ovvero tutti i “Pilato”, in modo solenne, le famose parole (seppur parafrasandole) “che le colpe dei governanti non ricadano sui governati”. E visto che con le parole hanno fondato tutte le loro fortune, ascoltarle queste, risuonerebbe come un gesto di conforto e di coraggio.

Concludo quindi dicendo che mi auguro che coloro che hanno tutti gli elementi per valutare le modalità che possono condurre alla fine delle ostilità li valutino e li utilizzino con saggezza e compassione per l’umanità. Ci conducano quindi, loro che si sono proposti a Guida dei popoli e delle coscienze, alla fine di questa guerra e di tutte le altre guerre e operino affinché in tutto il pianeta si svuotino gli arsenali e regni effettivamente la Pace, senza però dimenticare che la Pace si costruisce giorno per giorno, momento dopo momento. E come ogni cosa che va costruita, affinché sia ben fatta, vanno rispettati tutti processi e vanno utilizzati con maestria tutti gli strumenti appositi. La Pace, anch’essa, si costruisce. Lavorando su se stessi. Tutti, nessuno escluso. Compito quindi delle Istituzioni è favorire davvero questo processo di conoscenza (e non semplici processi volti all’acquisizione di pure nozioni funzionali al puro esibizionismo individuale) e dare a tutti gli strumenti adatti per compiere questo lavoro. Cosa che, a mio modesto parere, oggi non sta avvenendo. Anzi, avviene molto spesso il contrario. E quello a cui assistiamo altro non è che la conseguenza di una volontà atta ad esaltare l’ego, le apparenze, la separazione, la competizione, la lotta, in poche parole ad esaltare, o meglio, eccitare gli individui per mantenere l’umanità avvolta dai veli dell’ignoranza.

Ci tengo comunque a precisare che con tutto ciò detto non voglio in alcun modo ergermi a giudice delle scelte che ognuno fa e le fa, sono sicuro (almeno per la stragrande maggioranza delle persone), in perfetta buona fede ed esse non possono sfuggire al grado di evoluzione della coscienza raggiunto da ciascuno. Ecco perché, ribadisco,  è vitale che le Istituzioni favoriscano davvero questo processo di conoscenza di se stessi.

E, se vogliamo vivere in pace e armonia, torniamo sempre lì: “Conosci te stesso”.

PACE SIA … … …

Pubblicato in Attualità
Orazio Mercuri

 

Agente Assicurazioni - Passione per l'Arte della Recitazione e della Regia.

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