Il senatore della Lega Simone Pilon è fenomenale. Confesso di nutrire per lui una ammirazione non comune. Passo i giorni, conto le ore in trepidante attesa delle sue esternazioni, autentiche perle di saggezza, pietre miliari del pensiero. Ogni volta mi illudo con me stesso che abbia toccato vette inarrivabili, raggiunto sublimità assolute e invece riesce sempre a stupirmi con nuovi interventi, a proiettarsi al di là dell’immaginabile, nell’empireo etereo, “luce intellettual piena d'amore” (Dante Alighieri, Paradiso, Canto XXX, verso 40), nel quale la stupidaggine, l’inverosimile e l’ottusità acquistano imperitura significanza.
Leggendo la sua ultima illuminata dichiarazione affidata ai social, ho strabuzzato gli occhi e per qualche interminabile momento ho pensato fosse la burla di qualche buontempone, una riuscita caricatura dell’autorevole senatore, opera di qualche comico dotato di fervidissima immaginazione. Rapidamente son dovuto tornare in me stesso, la realtà mi è si parata innanzi con tutta la sua tragicomica sembianza e allora la smorfia del riso si è tramutata in ghigno di ripugnanza.
Il senatore, sempre così attento a quanto capita da un capo all’altro della nostra amata Italia, ha commentato sul suo profilo Facebook l’odiosa, sgradevole e inqualificabile decisione dell’Università di Bari di incentivare l’iscrizione delle “femmine” in alcuni corsi di laurea, riducendo le tasse universitarie alle studentesse che scelgono facoltà di solito frequentate da maschi. Riportare integralmente un così memorabile intervento, vergato in pregiatissima e dotta prosa, è scelta quanto mai opportuna, onde evitare equivoci, e restare fedeli a tanto augusto pensiero dello stimatissimo senatore, sempre elegante ed impeccabile con il suo celeberrimo papillon. “L’università di Bari spinge per far iscrivere ragazze a corsi di laurea tipicamente frequentati in prevalenza dai ragazzi. È naturale che i maschi siano più appassionati a discipline tecniche, tipo ingegneria mineraria per esempio, mentre le femmine abbiano una maggiore propensione per materie legate all'accudimento, come per esempio ostetricia. Questo però non sta bene ai cultori del Gender, secondo i quali ci DEVONO essere il 50% di donne nelle miniere e il 50% di uomini a fare puericultura. Ovviamente ognuno è libero, e ci sono le sacrosante eccezioni, ma è naturale che le ragazze siano portate verso alcune professioni e i ragazzi verso altre. Imporre ai maschi di pagare più delle femmine per orientare la libera scelta di un percorso universitario è un modo di fare ideologico, finalizzato a manipolare le persone e la società. La cosa divertente è che proprio sulla base della stessa ideologia Gender, orgogliosamente propugnata dal DDL Zan, agli studenti maschi basterà autopercepirsi come femmine per i pochi minuti necessari all'atto dell'iscrizione per poter beneficiare legalmente dello sconto... Già Manzoni insegnava che più le regole sono idiote, più è facile aggirarle...
- Chissà cosa ne pensa il ministro... Proverò a chiederglielo”.
Nel fantasmagorico mondo di Pillon esistono evidentemente professioni maschili e professioni femminili. A suo inoppugnabile giudizio le femmine (si badi bene non donne, ragazze, studentesse, ma femmine!) possederebbero una propensione per le materie legate all’accudimento. Cosa vuol dire davvero stento a capirlo e di certo per mio scarso acume intellettivo, ben poca cosa rispetto al suo. Suppongo dovremmo distinguere tra lauree maschili e femminili. Provo ad ipotizzare: ingegneria maschile e lettere forse femminile; medicina maschile e psicologia forse femminile…. Bontà sua, però, riconosce l’esistenza di possibili eccezioni, anche se in linea generale questa è la “normalità”. Insomma il senatore ritiene che esistano schemi precostituiti in cui inquadrare le persone. Il prevalere di uomini iscritti in alcuni corsi di laurea sarebbe imputabile alle naturali inclinazioni legate al genere e pertanto liquida l’iniziativa dell’Università di Bari con parole che riflettono il suo mondo ideale fatto di oscurantismo, discriminazioni e sessismo. Marie Curie, Rita Levi-Montalcini, Margherita Hack, solo per citarne alcune, avrebbero fatto meglio a dedicarsi ad altro e ritiene evidentemente irrilevante l’enorme contributo da queste dato al progresso della scienza. Chissà se mai qualcuno aiuterà l’illustre Pillon a compiere il decisivo passo verso il ventunesimo secolo, a destarsi dal sonno della ragione in cui è immerso e ad accorgersi che viviamo tempi in cui le donne hanno il diritto e la libertà di scegliere, di sognare e di fare ciò che vogliono della loro vita.
Ovviamente l’occasione era ghiotta e non poteva certo lasciarsela sfuggire anche per attaccare il Disegno di Legge Zan sulle discriminazioni di genere, in discussione in Parlamento, abbandonandosi a considerazioni a caso e fuori luogo contro i cosiddetti cultori del Gender. La sola frase “agli studenti maschi basterà autopercepirsi come femmine per i pochi minuti necessari all'atto dell'iscrizione per poter beneficiare legalmente dello sconto...” è sufficiente a comprendere la mediocrità di un ragionare inqualificabile.
Ferma restando la libertà di espressione, garantita dalla Costituzione, che permette a tutti di dire quello che si pensa e frequentemente anche stupidaggini, meraviglia che un senatore della Repubblica ignori o quantomeno non ricordi che la scelta compiuta dall’Università di Bari si limita ad applicare la normativa europea e nazionale e non vuole certo fare lo sgambetto ai maschi o un piacere ai sostenitori dell’ideologia Gender o eliminare le differenze tra uomo e donna. Promuovere la piena parità di accesso allo studio, superare gli stereotipi sessisti ancora forti nel tessuto sociale e familiare, il pregiudizio di un’incompatibilità femminile con le materie scientifiche, che creano barriere psicologiche, portano le donne a sentirsi inferiori agli uomini e producono disparità e discriminazioni poi in ambito lavorativo, soprattutto per quanto attiene l’assunzione di posizioni dirigenziali, la parità retributiva e la tutela della maternità, evidentemente per Pillon non sono questioni meritevoli del suo interesse e del suo impegno politico e comunque preferirebbe che le donne si limitassero a fare i figli e ad accudirli e al più, se per limiti fisici o per disgrazia non possono diventare madri, ad occuparsi della famiglia allargata e della casa.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa firmato dai legati di Fausto Castaldi, l'ex custode indagato per la vicenda del cimitero di Sezze.
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COMUNICATO STAMPA
Gentili Giornalisti
Spett.li Redazioni
scrivo il presente comunicato quale difensore del sig. Fausto Castaldi unitamente ai colleghi Avv. Cesare Castaldi e Avv. Giuseppe Avvisati.
Non avremmo voluto produrre questa nota avendo deciso di adottare un basso profilo sin dalla divulgazione dei primi atti di indagine, concentrandoci esclusivamente sulla difesa tecnica del nostro assistito.
Nonostante i numerosi rilievi da muovere avverso l'ordinanza emessa dal GIP del marzo 2021 (che sono stati poi sottoposti all'attenzione del Tribunale del Riesame con i risultati che conosciamo), nonostante il gravissimo episodio di estrapolazione e diffusione su chat telefoniche di atti di indagine sottoposti ancora al segreto istruttorio ed a cui l'autorità giudiziaria non è riuscita, evidentemente, a porre argine, si è fatta una scelta precisa di non intervenire nel pubblico dibattito aperto da quasi tutti i mezzi di stampa, ritenendo che tale piano non dovesse interessare né Fausto Castaldi né i suoi difensori.
Pertanto, si è evitato ogni tipo di commento ai numerosi articoli pubblicati da due mesi a questa parte su quotidiani locali e nazionali, nonostante sia i titoli che il contenuto degli scritti rimandassero a fatti e circostanze totalmente avulsi dal contesto delle imputazioni alle quali gli indagati dovranno rispondere unicamente nelle aule di Tribunale.
Certo, si comprendel che il titolo ad effetto e roboante possa attirare attenzione e suscitare forti reazioni nel pubblico (molto spesso impreparato ad assorbire tale input) ma siamo anche consapevoli che, qualunque sia la scelta della linea editoriale, essa debba tendere a portare alla luce fatti ed interpretarli per quello che sono o per come sono stati analizzati dagli inquirenti senza aggiungere o distorcere tali informazioni al mero scopo di attirare a sé maggior platea possibile.
Se esclusivo obiettivo è il volume delle vendite o degli ascolti e non la qualità dei contenuti ne deriva, inevitabilmente, una distorsione del ruolo dell'informazione al di là dei legittimi compiti, funzioni e valore che le sono assegnati nella comunità.
Complice la moderna velocità di propagazione delle notizie e la massiva disponibilità in internet e attraverso i social, è avvenuto che privati cittadini, accecati dalla spettacolarizzazione operata, abbiano sentito la necessità di partecipare a tale dibattito, con l'effetto di alimentare una vera e propria “caccia al mostro”.
La gogna mediatica ha finito il più delle volte per scadere in commenti ridicoli e diffamatori, al limite della fantasia cinematografica horror e pornografica: se non avessimo a che fare con la vita e la libertà personale degli indagati si sarebbe liquidato il tutto con un sorriso.
Oggi non solo questa difesa percepisce che si è giunti ad un limite intollerabile, perciò, ci sentiamo di condividere i comunicati della CISL e del Commissario prefettizio del Comune di Sezze i quali hanno, giustamente, invitato gli organi d’informazione a “smorzare i toni”.
Ritenendo lecito che l'opinione pubblica sia informata e sia impegnata nel crearsi un proprio punto di vista rispetto alle vicende oggetto dell'attenzione giornalistica, la divulgazione dovrebbe essere sempre guidata da un corretto e leale spirito d'informazione; non può essere in alcun modo giustificata l'eccessiva componente di spettacolarizzazione condita di particolari e circostanze frutto esclusivo della fantasia del giornalista del momento che con tali artifizi vuole calamitare ancora più a se il pubblico.
Non deve passare inosservata, a questo punto, la notizia diffusa il 27.05.2021 dal titolo “Trovata una stanza degli orrori” (nota ripresa da molte testate giornalistiche anche online) che ha alimentato e scatenato nuovamente i commentatori seriali i quali, spesso poco avvezzi all’esercizio della logica ed ancor più della grammatica, si sono gettati in osservazioni al meglio surreali e strampalate intasando una volta di più la rete di commenti diffamatori finanche nei confronti degli avvocati.
Persone che invocano la legge terrena e divina ma che non riconoscono diritti costituzionalmente tutelati dalla comunità di cui fanno parte.
In particolare, l’articolo in questione racconta del ritrovamento di una “stanza degli orrori” ossia “una stanza che non esisteva e che sarebbe stata realizzata proprio con l’obiettivo di farla diventare un magazzino e di metterci dentro qualcosa che proprio non poteva essere distrutto” e che “agli occhi dei militari impegnati nelle operazioni a chiusura delle indagini non era sfuggita quella porticina di legno, in un’area dove oggettivamente non si riusciva a comprenderne l’utilità”.
Questo luogo, che si vuole far credere segreto, nascosto e di difficile accesso (secondo l'autore dell'articolo addirittura inesistente catastalmente) quasi un antro scavato nella roccia, servito per quelle attività di occultamento e distruzione di cadavere finora rimaste non provate, altro non è che un magazzino posto su uno degli accessi principali del cimitero di Sezze, facilmente visibile, facente parte di un enorme complesso edificato da oltre un cinquantennio: un magazzino chiuso con una porta in ferro e dotato di una grande finestra di aereazione che affaccia sulla pubblica via, con posti per la tumulazione in alto, in basso, ai lati oltre che affiancato da una cappella privata.
Uffici comunali, dirigenti e dipendenti della SPL oltre che tutti gli operatori che in diverse vesti sono autorizzati ad accedere all'interno del cimitero sono a conoscenza dell'esistenza di tale magazzino e dell'uso che se ne è fatto.
Qualche anno fa, a seguito dell’allagamento e conseguente parziale danneggiamento di una grande tomba secolare posta a terra, di proprietà di una nota famiglia del paese, all’interno del magazzino furono riposte le bare che erano precedentemente collocate all’interno della tomba, nell’attesa che gli eredi/proprietari s’impegnassero nel rifacimento della stessa, pienamente consapevoli sia della provvisorietà della collocazione sia dello stato dei luoghi in cui sarebbero state conservate momentaneamente le bare; sulle stesse questi, peraltro, annotarono i nominativi dei rispettivi cari.
Di questa circostanza furono edotti preventivamente gli uffici comunali, la SPL e l'agenzia che materialmente procedette allo spostamento.
Ad oggi per cause indipendenti dalla volontà di Fausto Castaldi la tomba anzi detta trovasi nella medesima situazione e, pertanto, non si è ancora consentito il ripristino delle condizioni precedenti la copiosa infiltrazione d'acqua.
Ora, il riferimento a questa fantomatica “stanza degli orrori” unita alle ridicole affermazioni di supertestimoni televisivi che hanno raccontato di riti e pozioni magiche, polvere d'ossa donne danzanti sulle tombe, droga, il ricorso alle figure dei bambini al solo fine di suscitare attenzione morbosa del pubblico fanno da corollario alla sceneggiatura che si è artatamente voluta costruire attorno alla figura del custode, protagonista assoluto, di ogni tipo di crimine o crudeltà.
Il limite di tale narrazione è rappresentato, però, dal fatto che quanto raccontato attiene spesso fatti totalmente inventati, addirittura inesistenti per gli stessi inquirenti.
Ma il pubblico, sobillato da questa narrazione, non si curerà di leggere atti e documenti ufficiali lasciando il campo aperto all’inquisizione giornalistica.
Per tutti questi motivi, invitando la stampa ad un clima più disteso e ad un racconto più conferente alla vicenda giudiziaria, al fine della tutela di tutti gli indagati e del diritto d'informazione del pubblico a cui ci si rivolge, si ribadisce che ulteriori atteggiamenti come sopra stigmatizzati non saranno tollerati ed inevitabilmente, d'ora in poi, si porteranno immediatamente a conoscenza della competente autorità giudiziaria.
Avv. Antonio Orlacchio
Latina 30.05.2021
La Repubblica, la nostra identità e il nostro futuro
Scritto da Luigi De Angelis“La Repubblica, specchio dei suoi cittadini e, insieme, baluardo delle loro libertà, deve sempre sapere rinnovarsi, dotarsi di strumenti più efficaci e trasparenti, riconquistarne la piena fiducia, indebolita in anni di crisi economica, di minor fertilità del circuito democratico. La Repubblica resta lo spazio vitale. Resta un ponte. Verso l’Europa, che è il nostro destino e la nostra opportunità nel mondo globale. Verso uno sviluppo sostenibile, che deve legare insieme la qualità italiana, una migliore competitività del sistema e una maggiore equità sociale. Verso il futuro, per dar sicurezza alle speranze dei nostri giovani.
Non saper guardare oltre il presente costituisce uno dei limiti più grandi del nostro tempo. La scelta repubblicana fu, allora, il risultato di uno sguardo lungo. Sono convinto che disponiamo di tutte le energie per progettare insieme un futuro migliore”. (Sergio Mattarella, “La scelta repubblicana nella ricostruzione della democrazia italiana”, in “Italianieuropei”, n. 2-3/2016).
Il 2 giugno 1946 è la data simbolo della svolta democratica, segna l’inizio di una nuova epoca, a cui l’Italia giunge passando attraverso l’oscura notte della dittatura fascista che per vent’anni aveva negato libertà e diritti soggettivi, dell’occupazione tedesca, delle stragi nazifasciste, della guerra civile e dei bombardamenti. Il referendum tra Monarchia e Repubblica e l’elezione dell’Assemblea Costituente rappresentano uno spartiacque, una cesura netta sotto il profilo costituzionale rispetto all’esperienza del Regno di Italia, in cui il parlamento, il governo e le corti di giustizia traevano la propria legittimazione all’esercizio dei poteri loro concessi da una costituzione octroyée, elargita ai sudditi con un atto unilaterale del sovrano assoluto, nella cui persona continuava comunque a risiedere l’intera autorità.
Quel giorno i cittadini italiani si riappropriarono della titolarità della sovranità, auto-defininendosi e auto-rappresentandosi come unità politica consapevole di esistere e di avere capacità di autogoverno, la esercitarono con il voto e sancirono non soltanto la fine della monarchia, ma la nascita dello stato democratico, la repubblica, un nuovo ordinamento che trova la sua fonte di legittimazione nell’autodeterminazione, nella lotta partigiana di liberazione, nel sacrificio degli uomini e delle donne, di ogni credo e orientamento politico, che si riconobbero comunità unita nella condivisione degli ideali di libertà e giustizia e posero le basi della nuova Italia.
Festeggiare la nascita della Repubblica significa evidenziare il carattere irreversibile e non mutabile sotto il profilo costituzionale del nostro paese, sancito solennemente nell’art. 139 della Costituzione: “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”. La scelta compiuta non è quindi suscettibile di revisione, non è nella disponibilità della politica, la quale non può azionare procedure, legittime costituzionalmente, per metterla in discussione, riformarla o peggio trasformarla. L’unica strada per cambiarla è un sovvertimento, un rovesciamento violento della legalità costituzionale.
Le madri e i padri costituenti dunque non hanno semplicemente indicato un passaggio normativo, ma hanno posto un principio irreversibile, un pilastro e un caposaldo del patto identitario della nostra comunità. Quanto scelto dai cittadini mediante il referendum è valido in sé, è il prodotto di un percorso storico dell’Italia a partire dall’8 settembre, del nostro secondo Risorgimento ed è stato determinato per la prima volta attraverso l’esercizio del suffragio universale e diretto, caratterizzato da un’ampia partecipazione. La titolarità della sovranità del popolo, che la esercitata nei limiti e nelle forme stabilite dalla Costituzione, condizione questa indispensabile per garantire e tutelare i diritti e le libertà di ciascuno ed evitare possibili soprusi, porta ad escludere che nel nostro paese possa mai esistere il governo di uno solo o la dittatura della maggioranza contro la minoranza. La partecipazione paritaria di ogni cittadino alla determinazione del bene comune è l’elemento qualificante il nostro ordinamento costituzionale e la fonte legittimante le istituzioni in cui si articola.
La forma repubblicana non è un oggetto, ma un soggetto vivente, motore della promozione della piena parità nei diritti e nelle libertà di ogni persona, che deve dipanarsi mediante un’azione riformatrice continua e profonda all’interno del tessuto sociale, culturale ed economico, finalizzata a rimuovere differenze, diseguaglianze, ostacoli di qualsivoglia natura e a proiettarci nel futuro, all’interno di un quadro di riferimento più ampio, l’Europa e la comunità internazionale, per perseguire l’inclusione e la pace. Inoltre la forma repubblicana costituisce un limite invalicabile oltre il quale non possiamo spingerci neppure come cittadini. L’Assemblea Costituente, nel corso di un anno e mezzo di intenso lavoro, attraverso un confronto serrato tra posizioni politiche diverse e spesso contrapposte, carico di fermenti e aneliti alla libertà e alla giustizia, animato da una tensione ideale e culturale maturata nella Resistenza e dal rifiuto del fascismo è riuscita a disegnare nella Costituzione della Repubblica una democrazia avanzata sul piano dei diritti e delle istanze sociali, che supera la concezione per cui la libertà di ognuno finisce dove ha inizio quella dell’altro e riconosce ad ogni persona la titolarità di diritti inviolabili che preesistono allo Stato, sono antecedenti alla sua nascita, alla sua strutturazione ordinamentale e pertanto sono indisponibili e intangibili da parte delle istituzioni statuali medesime.
La scelta della Repubblica è un dono straordinario che abbiamo ricevuto da quanti si batterono per conquistarla e ci indica un orizzonte verso cui volgere il nostro cammino di cittadini.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del coordinamento di ART.1-MDP SEZZE.
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Alla base della nascita di Art.1 MDP-SEZZE c’è il desiderio di ridare alla politica il ruolo guida di rinnovemento con uno sguardo al futuro del nostro paese, come coordinamento di Sezze crediamo che in ogni quartiere in ogni frazione ci sia spazio per tornare a dare risposte ai cittadini dai servizi pubblici essenziali, rete idrica e fognaria, al ciclo dei rifiuti urbani; dalla gestione del verde pubblico agli spazi culturali e sportivi, e con interventi di edilizia sociale residenziale in considerazioni del disagio economico-finanziario che ha colpito gran parte dei cittadini a causa della Pandemia, pensando ad interventi basati sulla sostenibilità e sullo sviluppo sociale. Negli ultimi decenni si è assistita ad una degenerazione della politica cittadina e della vita amministrativa, non alimentando un confronto aperto con il paese e i suoi cittadini, la vita amministrativa si è consolidata nel mero conservatorismo nella gestione personalistica e nepotistica del potere amministrativo! Che ha portato alle dimissioni del sindaco Di Raimo e allo scioglimento del consiglio comunale e alla nomina del commissario prefettizio! Siamo consapevoli delle difficoltà delle organizzazioni politiche e dei partiti, che hanno bisogno di riformarsi e di trovare una organizzazione adeguata ai tempi, vogliamo contribuire con il nostro contributo di esperienze e di idee ad un percorso politico che ricrei un dialogo tra le forze che hanno contribuito alla nascita del Governo Conte e i movimenti civici, che vedono in quella esperienza di governo la base per cui ripartire e ridare una speranza, una visione al paese! Accogliamo l’invito rivolto dai giovani di MGS (Movimento Giovanile di Sinistra) di Sezze di mettere da parte le ambizioni dei singoli e dei movimenti politici e civici, di contribuire alla costruzione di un confronto aperto e definisca un percorso per arrivare alle elezioni amministrative con un progetto di Città che non sia divisiva ma che sappia unire le migliori personalità cittadine per rimettere al centro il bene comune, valorizzandolo e costruendo un paese che sia inclusivo e non divisivo, che sia solidale e lotti contro le disuguaglianze e le discriminazioni! Pertanto auspichiamo che si rimetta al centro la Politica e non gli interessi personali, ci auspichiamo di poter contribuire a risolvere i problemi del paese a partire da quel ricambio non solo generazionale ma di metodo che ha portato alla degenerazione amministrativa e politica del paese, portando la nostra visione di Paese, riqualificandone il ruolo nel territorio della provincia e dei Monti Lepini, non vogliamo essere indifferenti ma partigiani di un rinnovamento! Pertanto crediamo che il percorso con le forze che raccolgono l’invito possa anche arrivare a scegliere, un comune candidato a Sindaco, anche attraverso delle primarie con gli elettori ed iscritti dei vari movimenti e organizzazioni politiche, che possa essere uno strumento per ridefinire un rapporto positivo tra eletto ed elettori, coinvolti in tale scelta.
COORDINAMETO ART.1-MDP SEZZ
È stato pubblicato sull’home page del Comune di Bassiano l’Avviso Pubblico per i contributi ristoro alle attività commerciali ed artigianali locali che svolgano, alla data di presentazione della domanda, attività economiche in ambito commerciale e artigianale (iscritte all’albo delle Imprese artigiane) attraverso un’unità operativa (unità locale) ubicata nel territorio del Comune di Bassiano, ovvero intraprendano nuove attività economiche nel territorio comunale. Debbono essere regolarmente costituite e iscritte al Registro Imprese o, nel caso di imprese artigiane, all'Albo delle imprese artigiane e risultino attive al momento della presentazione della domanda.
Ecco il link:
https://www.comune.bassiano.lt.it/news/415-avviso-pubblico/
A breve verranno ultimati i lavori sul tratto della strada provinciale via degli Archi a Sezze Scalo. Lo annuncia Rita Palombi, ex consigliere provinciale e comunale. " E' Iniziato circa un anno e mezzo fa il lavoro svolto dalla Commissione Provinciale di cui ho fatto parte per far fronte al problema di manutenzione degli assi stradali di proprietà dell'Ente. Va dato merito a tutti gli ex colleghi consiglieri Provinciali e al Presidente Carlo Medici di aver adottato un metodo sulla manutenzione di tali assi viari che poneva come principio lo stato di degrado, di pericolosità e l'affluenza dei mezzi per poter intervenire urgentemente. Su questi punti - continua la Palombi - abbiamo pianificato il metodo d'indirizzo da fornire agli uffici Provinciali ed in particolare mi sono spesa per l'asse viario trafficato e pericoloso come la via degli Archi, tratto che da Sezze Scalo porta sulla via Appia. Sono finalmente iniziati i lavori degli ultimi 4 tratti interessati per completare tutto il percorso. Per quanto concerne la pericolosità dovuta alla velocità dei mezzi, saranno importanti i controlli che andranno intensificati per evitare che il tratto con nuovo manto diventi una pista da corsa. Purtroppo, non è stato così per quanto concerne la manutenzione di alcuni corsi d'acqua che attraversano il territorio setino e che sono pieni di arbusti infestanti. È emerso lo "scarica barile" tra Enti e a distanza di più di un anno non è stato possibile pulire i tratti come via Zoccolanti e Ceriara canale Iavone. La gestione del territorio legata alla cura e manutenzione - chiude la nota - è un tema complesso da cui si genera la qualità della vita di intere comunità che lo abitano. Per questo motivo stiamo valutando l'ipotesi di aprire un confronto su questo tema da cui si potranno evidenziare una serie di criticità e capire insieme come superarle".
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del circolo del Pd di Sezze.
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Ci siamo interrogati a lungo su quale fosse il modo più giusto per riavviare il dibattito politico nella nostra città in questo particolare momento caratterizzato da vicende giudiziarie, crisi politiche, strumentalizzazioni di sorta e radicate crisi valoriali.
Ci siamo confrontati tra di noi, abbiamo ascoltato la voce dei nostri concittadini, ci siamo messi in discussione, sia come partito che individualmente, e siamo giunti alla conclusione che l’unico modo per mettere fine a una crisi è cogliere le opportunità di cambiamento che essa porta con sé, valorizzando ciò che di buono è stato fatto negli ultimi anni e facendo tesoro delle problematiche emerse recentemente nella nostra comunità.
È necessario avviare un nuovo progetto politico, ma siamo consapevoli che uno sforzo collettivo verso un obiettivo condiviso è possibile solo se si è animati da valori e visioni comuni.
Per questo siamo convinti che la ricerca di un campo di valori condivisi nel nostro paese costituisca una condizione indispensabile per la nascita di un progetto politico di lungo respiro, che non si esaurisca nello spazio di una tornata elettorale.
È nostra intenzione incontrare tutte le forze politiche, le liste civiche, i movimenti, le associazioni e i liberi cittadini che, come noi, si riconoscono nei valori di centrosinistra: avviamo insieme un nuovo progetto politico, senza veti, senza rapporti di forza predefiniti, basato su una visione comune e condivisa.
Vogliamo confrontarci, scrivere insieme un programma per costruire una Sezze più giusta, più solidale, più bella, scegliendo insieme la modalità di selezione delle candidature che sarà conseguente alla costruzione della coalizione.
Ci rivolgiamo a chiunque condivida i nostri valori e la nostra visione di città: aiutateci a costruire un vero centrosinistra, un nuovo fronte progressista, ad avviare un progetto di lungo respiro che coinvolga le migliori energie del nostro paese e gli entusiasmi più genuini. È tempo di aprirsi all’altro con umiltà, con spirito di collaborazione, con voglia di remare verso un’unica direzione.
Il Partito Democratico è pronto a farsi carico di questa sfida, ad avviare consultazioni, ad ascoltare opinioni, a raccogliere idee, stimoli, pulsioni: costruiamo un nuovo, vero, ispirato centrosinistra. È il momento giusto.
“Quando Dio creò il mondo, di dieci misure di bellezza, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo. Di dieci misure di sapienza, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo. Di dieci misure di dolore, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo” (Detto rabbinico).
Questo detto rabbinico sintetizza la tragedia di una terra dalla bellezza struggente, uno dei crocevia più straordinari della storia, schiacciata da un pluridecennale conflitto, combattuto prima che con le armi con l’odio, veleno potentissimo instillato nel cuore di palestinesi e israeliani, che li porta non a considerarsi parte del medesimo tutto ma nemici irriducibili, immersi in una ostilità così profonda e radicata nel quotidiano che nessuno sembra più in grado di uscire dalla logica della vendetta.
La recrudescenza dello scontro armato di questi giorni, i bombardamenti israeliani e il lancio di missili da Gaza ad opera di Hamas raccontano una convergenza di interessi delle parti in conflitto, il cui obiettivo immediato è cristallizzare la situazione, da una parte ostacolando o almeno rallentando il cambio di governo in Israele conseguente al recente rinnovo del parlamento e dall’altra impedendo di svolgere le elezioni legislative e presidenziali in Cisgiordania e a Gaza, dall’esito prevedibilmente sfavorevole all’attuale dirigenza palestinese.
Sotto il profilo strategico la destra di Benjamin Netanyahu, al governo in Israele nell’ultimo decennio, mira a mantenere aperto il conflitto con Hamas per proseguire con la politica di occupazione e annessione dei territori palestinesi, assecondando gli estremisti ultraortodossi che sognano la cacciata completa degli arabi, e arrivare ad una situazione di fatto irreversibile. E questo a costo di provocare una grave frattura nella stessa società israeliana e di mettere a rischio la convivenza tra araboisraeliani ed ebrei, come dimostrano gli scontri cruenti avvenuti in diverse città ebraiche.
L’aspirazione ad una patria del popolo ebraico è radicata in una storia dolorosa. Per secoli gli ebrei sono stati perseguitati e l’antisemitismo è culminato in Europa nella indicibile tragedia dell’Olocausto: uomini, donne e bambini schiavizzati, torturati, fucilati e gassati nei campi di sterminio nazisti. Sei milioni non hanno fatto ritorno. Negare questa verità, minacciare la sicurezza interna ed esterna di Israele, riproporre i più odiosi stereotipi sugli ebrei da parte di governanti arabi e musulmani oltre ad essere abominevole, ad evocare negli israeliani la più drammatica delle memorie, rende impossibile superare il conflitto e irraggiungibile la pace nell’intera regione.
I palestinesi, musulmani e cristiani, soffrono da decenni la mancanza di una patria. In seguito alla nascita di Israele migliaia di persone sono state sradicate dalle proprie città, costrette a lasciare le proprie case, a vivere raminghe e senza diritti nei campi profughi di Cisgiordania, Gaza e dei paesi confinanti, sopportando quotidiane umiliazioni sia dagli occupanti israeliani sia dagli stessi fratelli arabi che ne strumentalizzano la causa. Tutto ciò è intollerabile, non è possibile voltare ancora le spalle alla legittima aspirazione dei palestinesi a vedersi riconosciuti patria, diritti, libertà e dignità
Due popoli, con sacrosante aspirazioni, sono inchiodati ognuno alla propria storia e per questo sono restii a qualsiasi compromesso. Tuttavia se continuiamo solo a concentrarci su ragioni e torti, che appartengono in pari misura a tutti i contendenti, su quanto divide e non unisce, a schierarci in tifoserie contrapposte, come se il diritto e la giustizia fossero appannaggio sempre e solo di alcuni, non riusciremo a cogliere la verità, a venire incontro alle legittime richieste di entrambi e a porre le condizioni per arrivare all’unico traguardo possibile: la coesistenza pacifica e sicura.
Il governo israeliano e l’Autorità Nazionale Palestinese devono comprendere che non c’è alternativa all’abbandono della violenza, della vendetta e delle rivendicazioni sterili, devono sedersi intorno ad un tavolo, guardarsi negli occhi ed avere il coraggio di farsi costruttori di pace. È interesse del popolo di Israele, è interesse del popolo di Palestina, è interesse di tutti noi, se veramente vogliamo restare umani.
I palestinesi hanno diritto ad uno stato, ma non basato sulla tirannia. L’ANP deve garantire il rispetto dei principi democratici, i diritti personali, libere elezioni, porre fine alla corruzione dilagante e impiegare le sovvenzioni economiche internazionali per lo sviluppo e il benessere dei cittadini. Hamas, che controlla la striscia di Gaza, ha preso in ostaggio il proprio popolo, lo costringe a vivere in una prigione a cielo aperto e ha trasformato quel territorio in una rampa di lancio di missili da tirare contro Israele. Se non abbandona il terrorismo, non rinuncia all’obiettivo strategico scritto nel proprio statuto di distruggere Israele e non ne riconosce il pieno diritto all’esistenza non potrà mai essere un interlocutore.
Gli israeliani devono riconoscere con i fatti il diritto all’esistenza della Palestina, mettere fine agli insediamenti abusivi e agli espropri di terre e abitazioni arabe, consentire lo sviluppo dei territori palestinesi, smetterla con le provocazioni come negare ai palestinesi di Gerusalemme est la possibilità di eleggere i propri rappresentanti nell’ANP, peraltro in violazione degli accordi di pace di Oslo, con le ritorsioni armate e gli omicidi mirati.
La tregua raggiunta è un passo positivo, ma è una soluzione precaria e temporanea. In passato ne sono state siglate molte, a cui non è seguito un impegno fattivo per mettere fine al conflitto. È tempo che la comunità internazionale, USA e Europa soprattutto, impongano una ripresa dei colloqui tra le parti per giungere rapidamente ad una pace giusta e duratura. La soluzione dei due stati, solennemente proclamata anche in numerose risoluzioni dell’ONU, apparentemente è la più adatta a soddisfare le ambizioni di entrambi i popoli, ma in realtà è difficile da realizzare per la non continuità dei territori palestinesi, per i tanti insediamenti di coloni in Cisgiordania e soprattutto per l’intreccio inestricabile che lega luoghi e persone. Una cittadinanza comune e condivisa tra i due popoli, una regione israelo-palestinese composta da comunità locali confederate che si autogovernano nel rispetto di tutte le minoranze e le identità religiose dei gruppi che ne fanno parte potrebbero essere una soluzione alternativa e probabilmente più realizzabile.
La mia è forse l’utopia di un pacifista e obiettore di coscienza, ma bisogna osare per costruire la pace.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Movimento Giovanile della Sinistra Sezze.
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Il 22 marzo, come Movimento Giovanile della Sinistra Sezze, siamo usciti pubblicamente, denunciando la malapolitica che opprimeva il paese. A due mesi dagli eventi che ci hanno spinto a prendere tale posizione riteniamo che nello scenario politico attorno a noi poco sia cambiato.
Se da una parte abbiamo riscontrato che decine di ragazze e ragazzi hanno guardato positivamente il nostro progetto credendo che formazione, dibattito e coraggio di affrontare determinate tematiche siano la strada da percorrere, abbiamo preso anche coscienza che l’individualismo sia il reale cancro della nostra comunità e che sradicarlo sia più difficile del previsto, in quanto coloro che si proclamano i paladini del cambiamento, in fondo intendano esclusivamente porre sotto i riflettori la propria immagine.
A quella che appare come una sterile critica e attacco, intendiamo accompagnare una riflessione in merito alla crisi politica ed ideologica andando a porre le nostre proposte al panorama politico che ci circonda.
Evidente è infatti la miopia di molti dei quali intendano impegnarsi nell’attività dell’arte del governo nei prossimi anni. I fenomeni sopra denunciati sono il frutto di un’analisi che non riesce ad andare oltre i confini cittadini, spesso oltre quelle che sono le mura di cinta del centro storico; questo è sicuramente dovuto dalla mancanza di formazione all’interno dei partiti e dei movimenti del XXI secolo che li ha portati ad avere come unico obiettivo il fine elettorale.
La crisi politica ha inoltre portato ad una mancanza di ricambio generazionale facendo sì che al governo del paese siano andate sempre i soliti volti che hanno dimostrato un forte conservatorismo collegato a semplici prestazioni di servizi non volti ad un cambiamento sociale, bensì ad un consolidamento della propria base elettorale. Si intravede quindi il secondo tipo di crisi che riteniamo sia presente, ossia quella ideologica.
Spesso si ritiene che ormai questo elemento sia venuto meno, eppure come Movimento Giovanile riteniamo che le contrapposizioni esistenti nel passato esistano ancora e che forse, siano più pericolose in quanto risultano ai più invisibili. Questioni come le tassazioni ai colossi digitali, la transizione ecologica, la capacità di rivedere il mondo del lavoro nei prossimi anni, la crisi economica e la capacità di saper sfruttare i fondi che arriveranno dall’Europa tramite la progettazione, sono sfide che riteniamo non possano essere affrontate con le metodologie fino ad ora attuate. Il banale esempio di promessa elettorale come la riparazione del manto stradale, deve essere parte di un progetto più ampio, probabilmente non realizzabile nel breve termine che tuttavia deve portarci verso una società migliore.
Per questo riteniamo che i partiti e i movimenti civici che proclamano di voler effettuare il cambiamento, mettano da parte le ambizioni dei singoli e inizino a collaborare cercando di sviluppare quello che riteniamo possa essere il cantiere del progressismo e che guarda chiaramente a sinistra e non a quella parte politica che nell’ultimo anno non ha mai voluto mettere la questione sanitaria come prioritaria, che va a stringere accordi con le democrazie illiberali di Ungheria e Polonia e che, negli ultimi anni si è palesata come alleato delle associazioni criminali locali e impegnata nel “piazzare” propri uomini nelle indagini per i fondi ottenuti in maniera illecita. A questa chiusura aggiungiamo anche tutti coloro che, seppur a livello nazionale dichiarano di non condividere tali ideologie, a livello locale intendono stringere legami elettorali con le medesime forze.
La miopia citata sopra riguarda anche il non saper, o peggio ancora, non voler attuare i processi di alleanze che sono ormai palesi in ambito nazionale che produrranno i primi frutti nei prossimi mesi, in particolare dopo la tornata elettorale.
Invochiamo quindi l’unità di tutti quei partiti e movimenti civici che si rifanno all’area del centro-sinistra e della sinistra, con la consapevolezza che la reale unità non si potrà raggiungere entro la prossima tornata elettorale poiché l’intenzione deve essere quella di creare solide fondamenta. Non bisogna tuttavia perdere l’opportunità di essere un’avanguardia a livello politico, dimostrando che un cambiamento all’interno della comunità setina è possibile. Sappiamo che raggiungere una sintesi in questa occasione sarà una sfida che dovrà mettere in mostra la maturità di ciascun soggetto che intenda accettare la nostra proposta, non possiamo però farci rallentare da coloro che hanno fatto sì che arrivassimo alla situazione attuale.
L’unità e la collaborazione sono fenomeni che abbiamo già riscontrato con tutte le associazioni e i singoli che in questi mesi hanno firmato il documento per ricreare il terreno fertile per ricreare un movimento di cittadini pronti a mettersi in prima linea non solo sul piano istituzionale.
Invitiamo quindi tutte le forze politiche e i singoli che si riconoscono in questo programma a dimostrare che esiste la volontà di creare una discussione sana e produttiva, siamo pronti a creare incontri ed iniziative per verificare e siamo convinti anche di provare, che ciò che è stato espresso in questo comunicato sia realizzabile.
Come Movimento Giovanile della Sinistra Sezze e quindi come giovani setini, ci rendiamo conto della proposta appena fatta, tuttavia non potevamo rimanere relegati alla semplice retorica. In conclusione, vogliamo quindi che “il pensare globale e agire locale” non sia solo uno slogan, bensì il leitmotiv della politica setina da ottobre 2021.
Alle forze politiche la scelta,
Movimento Giovanile della Sinistra Sezze
Mi ribello quando sento in giro affermare che Sezze ormai è un paese alla deriva, un paese dove regna la mafia. Mi ribello non per l'orgoglio ferito come sezzese, ma perché non è assolutamente vero. E' vera invece un'altra cosa: la piovra si sta diffondendo in tutto il territorio nazionale e locale. Sezze è stata sempre una città operosa, tranquilla, tradizionalmente progressista e, spesso, all'avanguardia nei servizi alla persona. Come si può, allora, minimamente insinuare il sospetto che improvvisamente il sentire comune dei sezzesi abbia subìto un tale tracollo morale, al punto di consentire tentativi di penetrazione malavitosa? Le parole fanno più male dei sassi. Certo: bisogna mettere in conto il clima avvelenato che precede ogni consultazione elettorale ma non fino al punto di ferire la storia millenaria e la tradizione democratica di una intera città, a causa di due episodi gravi e riprovevoli. E' la solita tecnica del "tanto peggio tanto meglio "di chi sciaguratamente vuole pescare nel torbido per convenienze personali. Le gravi vicende delle ultime settimane (lo scandalo del cimitero e l'aggressione alla vigilessa) meritano una attenta analisi e vanno doverosamente circoscritte per consentire agli Organi di Polizia e ai Carabinieri una indagine meticolosa e puntuale così da offrire alla Magistratura la possibilità di emettere la giusta sentenza. Sono fatti gravi e deplorevoli ma che hanno poco a che fare con il coinvolgimento della stragrande maggioranza della popolazione. Chi ha violato la legge ne deve rispondere davanti alla giustizia. A noi preme capire le cause di questo logoramento sociale, porvi rimedio e stroncarlo sul nascere. Il disagio giovanile, il senso ampiamente diffuso di farsi spazio e di arricchirsi ad ogni costo non conosce confini geografici. Perciò occorre una nuova resistenza e una diffusa e capillare educazione alla legalità pubblica e privata. Un taglio netto, una riscossa morale. Non servono, anzi sono dannose, le notizie sbandierate ai quattro venti che stuzzicano e sollevano sospetti generici e incontrollati. Occorre un grande sussulto di popolo e una rivolta da parte della società civile contro il degrado, contro l'indifferenza, contro la rassegnazione e il mutismo. Non servono eroi ma cittadini onesti e responsabili. Sezze, come tutte le altre città, sta vivendo una crisi di passaggio e di transizione verso un futuro incerto e indecifrabile. Non si può attraversare il mare in tempesta senza sicure e sperimentate scialuppe di salvataggio. La città deve ripartire dalla solidarietà, dalla onestà e laboriosità dei cittadini. Dal sentimento profondo verso l'accoglienza e l'inclusione del diverso. Dalla intelligenza e cultura dei propri cittadini. Col passare degli anni l'ondata liberista del fai da te, dell'individualismo e della sopraffazione, unite alla cronica scarsità delle risorse finanziarie hanno costretto le Amministrazioni Comunali a una riduzione della spesa, non riuscendo così a soddisfare le nuove esigenze della cittadinanza e, in particolare, dei ragazzi e dei giovani. Proprio adesso occorre la programmazione, la comprensorialità negli interventi, i giusti collegamenti con gli Enti regionali e ministeriali. Occorre competenza, saggezza, avvedutezza. Non si può affidare la città a politici improvvisati. La Sinistra ha governato sempre grazie al voto libero e convinto del corpo elettorale. Nessuno si scandalizzerebbe se le liste e le coalizioni di Destra dovessero vincere le prossime elezioni. Sarebbero contenti la Meloni e Salvini. Ma questo è il bello della democrazia, che consente l'alternativa . La Sinistra ha una storia da raccontare e un futuro da ricostruire. Per tanti anni siamo stati la città del buon governo in Provincia. Gli altri, chi sono? Cosa vogliono fare, al di là delle solite miracolistiche promesse elettorali? Come, con chi, per fare cosa vogliono governare questa città?
Altro...
L’Amministratore Unico della S.P.L. SEZZE SPA, avv. Gian Battista Rosella, rassicura la cittadinanza e le famiglie dei dipendenti precisando che "l’iter procedurale posto in essere dal Commissario prefettizio del Comune di Sezze risponde ad un obbligo normativo teso a valutare se, in vista delle scadenze contrattuali, esistano i presupposti per rinnovare gli affidamenti in house ovvero, in caso contrario, se per gli stessi siano necessarie procedure di gara ad evidenza pubblica. Trattasi quindi di un atto dovuto". Pertanto risultano "assolutamente inopportuni riferimenti, non solo giornalistici, ad ipotetiche inefficienze gestionali da parte della S.P.L. Sezze, quale motivazione all’eventuale affidamento dei servizi a soggetti privati con conseguente privatizzazione dei servizi stessi. La gestione in house, come è noto - continua l'Au - rappresenta comunque una deroga al libero mercato e si regge su precisi presupposti giuridici ed economici. Chiaramente una inefficienza ed inefficacia dell’attuale gestione in HOUSE dei principali servizi comunali, qualora fondata, avrebbe già determinato la risoluzione dei contratti in essere da parte dell’Ente. L’Azienda, proprio in vista del rinnovo dei contratti, sta comunque predisponendo un piano industriale e specifiche relazioni per ciascun servizio, in base ai quali verranno indicate le ragioni e la sussistenza dei requisiti necessari per procedere al riaffidamento dei servizi in house-providing, relazioni che saranno in grado di confermare anche la congruità economica dei corrispettivi riconosciuti. Si rileva, inoltre, così come facilmente desumibile dalla lettura dei bilanci aziendali, che la società gode di un sostanziale equilibrio sia economico che finanziario, garantendo il regolare pagamento delle retribuzioni, dei compensi e di tutte le forniture ricevute. Si precisa, comunque, che anche la legittima scelta posta in essere dall’Ente di affidare la sola fase della riscossione coattiva all’Agenzia delle Entrate non debba essere interpretata quale conseguenza della “incapacità di riscossione” da parte della S.P.L.. Facendo riferimento ai dati dell’incassato sia ordinario sia derivante dall’attività di accertamento, si dimostra l’assoluta efficacia della gestione in house. Tutti i servizi gestiti dalla S.P.L. Sezze S.p.A. hanno sempre raggiunto un adeguato livello di efficacia ed efficienza rispetto agli standard richiesti nei relativi contratti di affidamento e l’economicità degli stessi è facilmente desumibile dal semplice raffronto dei dati con gli indici di costo nazionali. E’ auspicabile per il futuro una corretta informazione al fine di non alterare gli esiti di un processo complesso ed articolato creando infondati allarmismi tra le famiglie dei lavoratori e tra tutti i soggetti facenti parte dell’indotto economico legato all’Azienda".
A Bassiano è avvenuto un incontro molto proficuo tra Comune e organizzazioni sindacali di categoria riguardo gli indirizzi applicativi in merito al fondo dell'abitare, al superconduttori 110% e ad un protocollo in materia di edilizia scolastica. In particolare il Comune di Bassiano è le OOSS Feneal Uil, Filiale Cisl e Fillea Cgil hanno convenuto di sottoscrivere un accordo per la trasparenza, sicurezza e legalità negli appalti in programmazione al fine di creare un volano di ripresa post covid19 per lo sviluppo in abito comunale, territoriale e settoriale della cultura della trasparenza, della legalità e del lavoro sicuro. "Si è convenuto altresì - aggiunge il sindaco Domenico Guidi - di istituire e/o riattivare nello stesso ambito un Ossercatorio sugli appalti denominato Tavolo operativo, in collaborazione con gli stessi soggetti firmatari del protocollo e in collaborazione con la Polizia Locale e le figure professionali tecniche individuate e messe a disposizione dalla amministrazione comunale. Interessante anche gli approfondimenti per i programmi e le progettazione per il piano nazionale di ripresa e resilienza. Un sollecito anche a recuperare i fondi presso il ministero dall'interno delle imposte di trascrizione e dei bolli di circolazione per la sistemazione delle strade provinciali".
È disponibile a partire da oggi 20 maggio 2021, presso le librerie e nei siti per acquisti online di libri, il volume scritto dal Direttore artistico dell'associazione Le colonne, Giancarlo Loffarelli, Educare con il teatro nella didattica ermeneutica esistenziale, per le edizioni San Lorenzo di Reggio Emilia. La casa editrice voluta da Giuseppe Dossetti negli anni Ottanta del secolo scorso apre con questo libro una nuova collana dedicata ai nuovi strumenti della didattica curata da Roberto Romio per il CERFEE (Centro di Ricerca e Formazione Ermeneutica Esistenziale) “Zelindo Trenti”. La pubblicazione di questo volume cade proprio nel momento in cui la grave crisi pandemica che stiamo ancora vivendo ha prodotto, fra le tante sue conseguenze, gravi effetti sull’attività didattica. La nuova collana inizia con questo testo proprio per contribuire ad aprire il processo educativo all’esperienza e alla ricchezza dell’esperienza teatrale per rispondere alle domande che attraversano l’esistenza complicata di oggi. Il volume affronta da questa particolare angolazione le tante problematiche che in questa emergenza educativa richiedono un accompagnamento per la costruzione di una risposta. In particolare il libro di Loffarelli interroga le aree pedagogico-didattiche maggiormente significative per la prospettiva ermeneutica: quella di senso, quella dell’identità, della relazione e dell’orientamento. Aree che accompagnano ovviamente da sempre i processi educativi, ma che nelle diverse contingenze storiche assumono connotazioni particolari e diversificate. Il teatro, per sua natura, a di là delle differenze temporali, geografiche e culturali, investe queste aree con una modalità caratteristica che può risultare molto efficace.
Giancarlo Loffarelli è drammaturgo, sceneggiatore e regista. Ha insegnato “Discipline dello spettacolo” presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. È direttore artistico dell’associazione culturale Le colonne, attiva dal 1979 nel campo della ricerca teatrale e cinematografica. Svolge attività di docenza di recitazione, regia, storia del cinema e del teatro in diversi corsi di formazione per attori e per insegnanti sull’uso didattico del teatro. Ha collaborato come critico teatrale e cinematografico alla rivista “Tempo presente”, collabora con la rivista “Didattica ermeneutica”. Svolge dal 1990 attività laboratoriale sul teatro con gli alunni e i docenti dell’Istituto “Pacifici e De Magistris” di Sezze, presso il cui Liceo Classico dal 2000 insegna Storia del Teatro, del Cinema e della Musica.
In una nota diramata alla stampa locale, il commissario prefettizio del Comune di Sezze, Raffaele Bonanno, interviene sull'episodio di violenza contro l'agente della Polizia Locale di Sezze.
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“Questa amministrazione esprime ferma condanna per l’episodio di violenza di cui nei giorni scorsi è rimasta vittima un’agente della Polizia municipale che svolgeva il proprio dovere. A tale proposito si tiene a precisare che i recenti fatti di cronaca che hanno visto pubblicamente esposti dipendenti del Comune di Sezze, al di là di eventuali responsabilità dei singoli, che saranno accertate dai competenti organi giudiziari, nulla hanno a che vedere con coloro i quali, con o senza una divisa, rappresentano questa amministrazione e che meritano il rispetto di tutti per l’impegno, la serietà e l’onestà con i quali svolgono il loro lavoro. Respingo, pertanto, quale attuale rappresentante di questa amministrazione di Sezze, qualsiasi generalizzazione, che lungi dal ricercare verità e giustizia, getta indiscriminatamente ombre sull’operato di chi quotidianamente si prodiga per l’interesse pubblico ed il bene comune”.