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Riconoscimento al merito Covid 19 per Pietro D’Alonzo, conosciuto da tutti come Peppo, deceduto un anno fa a causa del covid. La Giunta comunale di Sezze, riunitasi nei giorni scorsi, ha deliberato di partecipare, quale Ente, all’Avviso di cui alla determinazione della Regione Lazio del 13 ottobre 2021, n. G 12490, recante il Riconoscimento al Merito denominato “ Covid 19 “ conferito dalla Regione Lazio ai Comandi/ Servizi e/o ai singoli operatori di Polizia del Lazio che si siano resi particolarmente meritevoli per lo straordinario impegno dimostrato nella prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Nelle premesse la Giunta presieduta dal sindaco Lidano Lucidi scrive: “Ritenuto che il Comando di questo Comune rientri nei criteri sopra indicati avendo, da una parte, svolto un lavoro e attività di controllo sul territorio con pattugliamenti, controlli e supporto alla popolazione e, dall’altra, avendo avuto un decesso nell’ambito del servizio dell’op. di P.L. sig. D’Alonzo Pietro per cui nella domanda di partecipazione vengono indicati il Comandante della P.L., in rappresentanza di tutto il Corpo e l’op. deceduto”.

 

 

50 casi nell’ultimo mese. È questo il numero dei contagiati a Sezze nel periodo che va dal 6 ottobre al 10 novembre, un dato molto preoccupante considerato anche il forte rialzo dei contagiati in tutta la Provincia di Latina. Ieri, infatti, i contagi sono nuovamente saliti a 110 solo nelle ultime ventiquattrore e tra questi 7 per il Comune di Sezze. I bollettini diramati ogni giorno dalle ASL parlano chiaro, stiamo attraversando una nuova ondata con i rischi di reinfezione per i vaccinati e soprattutto per i contagi in aumento a causa di chi ancora non si vaccina. In ogni realtà comunale dovrebbe essere avviato un monitoraggio serio sulla reale situazione dei vaccinati e dei non vaccinati. La pandemia non si ferma e nonostante la maggior parte dei cittadini vaccinati,e in attesa della terza dose, giorno dopo giorno il virus si alimenta senza tregua. Il Covid fa ancora paura e non va preso sotto gamba. L’amministrazione di Sezze dovrebbe – se non lo ha già fatto - riattivare una cabina di controllo su tutto il territorio in stretto contatto con gli operatori sanitari e con le forze dell'ordine. I protocolli e le prescrizioni in questa fase andrebbero inaspriti, è urgente una nuova fase di verifica.  Chi ha un ruolo istituzionale dovrebbe dare il buon esempio.

 

 

Nel suo primo intervento il neo presidente del consiglio comuale di Sezze, Pietro Del Duca, apre a tutti i consiglieri e alla città. Cita papa Francesco e auspica che ci sia dialettettica ma soprattutto collaborazione costruttiva tra le parti. La comunità si aspetta un cambiamento ed il prestigio e la dignità dell'intera città passa attraverso le sensibilità e i comportamenti dell'intera assise cittadina. Ecco le parole del presidente del consiglio comunale Pietro Del Duca. "Essere presidente del consiglio comunale della mia città mi riempie di orgoglio. Svolgerò il mio ruolo di presidente dell’assemblea cittadina senza alcuna distinzione cercando di garantire una democratica dialettica tra i consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza. Il mio impegno sarà dedicato alla necessità di tutelare i diritti e le prerogative di tutti i consiglieri comunali e garantendo l’esercito effettivo delle nostre funzioni  nell’osservanza e nel rispetto delle leggi del nostro statuto e del regolamento comunale. Sento molto questa grande responsabilità e l’affronterò con orgoglio e umiltà, con passione e determinazione ma soprattutto con onestà intellettuale. I cittadini hanno grandi aspettative e noi dobbiamo rappresentarli nel migliore dei modi possibili. Auspico che con la collaborazione di tutti si sviluppi una dialettica anche serrata ma corretta e sempre rivolta ad affrontare concretamente e in maniera risolutiva tutte le questioni più importanti che interessano la nostra comunità. La famosa frase di Papa Francesco: “Dobbiamo creare ponti e non muri” deve caratterizzare il mio e il nostro modo di agire. Il prestigio e la dignità di questa assemblea sono affidate alle nostre sensibilità e ai nostri comportanti".   

 

 

E’ convocato, per venerdì 19 novembre 2021 alle ore 21.00 presso l’Auditorium San Michele Arcangelo di Sezze, il Congresso della sezione ANPI di Sezze con il seguente ordine del giorno: 1. Elezione di: Presidente del Congresso, Segretario/a del Congresso, Commissione elettorale; 2. Relazione del Presidente uscente; 3. Bilancio economico consuntivo; 4. Eventuali saluti di autorità e associazioni presenti; 5. Dibattito; 6. Votazione di eventuali emendamenti al Documento congressuale nazionale; 7. Elezione del nuovo Comitato esecutivo di sezione; 8. Nomina, da parte del nuovo Comitato esecutivo, degli incarichi dirigenziali della sezione; 9. Elezione dei delegati al Congresso provinciale; 10. Discorso programmatico del nuovo Presidente della sezione.

 

Martedì, 09 Novembre 2021 06:41

A Sezze siamo all'anno zero

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Ho letto con molto interesse un articolo di Ezio Mauro su La Repubblica che mi ha ispirato questa breve riflessione che sottopongo alla vostra attenzione. Le recenti elezioni amministrative, a Sezze, hanno segnato una sconfitta netta delle liste del PD e delle civiche che facevano riferimento al centrosinistra. Hanno vinto, invece, le tre liste " trasversali " che facevano riferimento al nuovo sindaco Lucidi. "Nulla questio", gli elettori, in democrazia, hanno sempre ragione. Ma, mi domando, fino a quando si potrà vivere in politica in maniera trasversale? Il sistema politico e istituzionale vigente si articola in tanti partiti che, però, appartengono a due campi diversi e opposti: centrodestra e centrosinistra. Chi si pone al contro appare ininfluente e ostaggio dell'una o dell'altra parte. Certo, le cause della sconfitta del centrosinistra meritano un profondo esame e sono il risultato di errori compiuti, del distacco dal paese reale e dai suoi bisogni materiali e immateriali, di un voto quasi sempre "familiare" che antepone il cugino, il compare all'ideale. Un voto di convenienza e non di appartenenza. Se poi consideriamo le difficoltà di comunicazione con gli elettori a causa del covid e della pandemia e, infine, la triste vicenda del cimitero, abbiamo davanti a noi un quadro abbastanza indicativo del risultato finale. È doloroso ricordare lo sciacallaggio compiuto sulla vicenda del cimitero da parte dei candidati trasversali. Speculazioni indegne e indecorose, che hanno reso la nostra città bersaglio preferito da alcuni mass media, definendoci mafiosi e pedofili. Basta guardare in pianura per capire dove sta nascosta la vera mafia! "Statevi attenti, che se escono i morti dalle tombe, vi ammazzano di botte": si è sentito dire persino questo, in campagna elettorale. Ma lasciamo i morti in pace e provvediamo a sistemare una questione che, purtroppo, risale a tanti anni fa e che ha trovato il suo culmine recentemente. Il tempo è galantuomo. Ebbene, dicevo all'inizio: fino a quando si potrà amministrare la città senza riferimenti istituzionali e ideali, senza orientamenti, senza indirizzi politici, senza una filiera amministrativa? Sembrano mancare nel Consiglio comunale, convocato l'altro giorno, la tensione e lo sforzo culturale di andare oltre l'ordinario; sembrano mancare i requisiti che preparano una nuova stagione politica. Alcuni assessori non rappresentano il nuovo, avendo fatto lo stesso mestiere in passato con Giunte di altro colore! Altri assessori sono alle primissime armi. Sembra mancare soprattutto una autorità morale e politica che, per la sua esperienza e notorietà, possa rappresentare tutto il paese. Fino a quando? Siamo di fronte all'anno zero, a una lunga fase di transizione senza la certezza di un approdo sicuro. Una bussola vuota, senza punti cardinali. Mi auguro che i nuovi amministratori ci riflettano un poco, nell'interesse della città. Poiché in politica non esistono scorciatoie, nel centrosinistra e soprattutto nel PD locale, che ha vinto dovunque tranne che a Sezze, si apra una discussione per ricostruire una rete di rapporti con i cittadini, sulla base della partecipazione, utilizzando le nuove tecnologie dell' informazione e della comunicazione che sono disponibili. Oggi la democrazia è soprattutto comunicazione e informazione.

 

 

Le prime impressioni contano e hanno un valore in qualsiasi situazione e contesto. Se nella prima seduta consiliare è andata in scena una sorta di improvvisazione generale, basata quasi per tutti sul presappochismo e sull’inosservanza quasi generale del regolamento comunale (ad esempio un assessore non può prendere parola durante una discussione come avvenuto nella prima seduta ma solo se interrogato; oppure l'inosservanza dei protocolli anti covid basato sull'uso delle mascherine), altrettanto vale l’impressione che abbiamo avuto sulle opposizioni consiliari, molto eterogenee e difficilmente compatte nei ruoli. Dai banchi delle minoranze sono emerse differenze di vedute difficilmente colmabili, con un Serafino Di Palma ad esempio che dovrebbe condividere adesso un percorso comune con chi ha politicamente criticato per anni. Questa però non è l’unica criticità emersa. Le posizioni di Di Raimo e Uscimenti sono sembrate un tantino distanti, con il primo incredibilmente accomodante e fin troppo collaborativo, mentre il secondo critico e fermo sulle sue posizionI quando lo ha ritenuto necessario ma non necessariamente chiuso al confronto. In stand by invece Ferrazzoli. Da una prima idea sembrerebbe, insomma, che pochi saranno i punti in comune su cui tutta l’opposizione potrà fare squadra, o almeno questo sembra essere il primo segno lasciato ai più. Vedremo se come già accaduto ci sarà un gruppo granitico, una opposizione compatta su temi e battaglie da portare avanti, o se al contrario ognuno andrà per la sua strada. Ricordiamo la passata opposizione, unita in più occasioni e su disparati temi, anche se lo stesso gruppo poi è andato in frantumi nel momento della decisione delle candidature da mettere in campo.

 

 

Riceviamo e pubblichiamo un intervento politico di Vittorio Accapezzato, ex amministratore comunale di Sezze.

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Nei giorni scorsi, presso l’aula consiliare Alessandro Di Trapano, si è insediato il nuovo consiglio Comunale. L’eletto Lidano Lucidi ha prestato giuramento alla Costituzione Italiana assumendo a pieno titolo la funzione di Sindaco. L’etimologia della parola “sindaco” rimanda al greco Sýndikos, che significa “amministratore di giustizia”. Di conseguenza, il primo compito del Sindaco è di amministrare in modo giusto per garantire equità a tutti i suoi concittadini. Questo vuol dire mettere da parte favoritismi e gestione personalistica dei servizi. E’ compiere scelte che sappiano andare nella direzione del bene comune e della cura di chi è più debole. In pratica si tratta di mettere in essere il criterio comportamentale della “diligenza del buon padre di famiglia”. Un buon padre si preoccupa di dare una vita serena, agiata alla propria famiglia, di dare educazione e istruzione ai figli proteggendone la loro salute e sviluppando il loro futuro senza fare differenze e tutelando i più deboli. Nel caso specifico Il Comune con il territorio è la casa di tutti i cittadini. Amministrare un territorio è costruire e promuovere il "bene comune", che va tutelato e difeso. La nostra cittadinanza, consapevole dell’inesperienza di gran parte degli eletti sa attendere speranzosa che un nuovo sindaco e una moderna maggioranza impari le leggi, regole, faccia pratica, apprenda a conoscere i meccanismi della burocrazia, trovi un suo equilibrio e riparta velocemente ad amministrare. I cittadini chiedono in primis la vivibilità della cittadina, di non essere ulteriormente tartassati, di non avere sorprese, cioè aumenti di Imu e Tari, che non si accrescano i costi dei servizi comunali e di avere tutti conti del loro Comune in ordine e chiari. In particolare, si potranno intervenire subito, al risanamento e alla scarsa igiene delle strade cittadine e al rispetto e decoro dell’ambiente al degrado intollerante dei giardini; alla situazione caotica del traffico urbano, più attenzione e maggiore controllo alla tutela del territorio. Per rilanciare la nostra comunità bisogna conoscere a fondo i problemi che la travagliano e saper trovare i nodi scioglierli con delle scelte saggie. Bisogna saper capire e convincersi che con la vittoria elettorale non si diventa padroni o proprietari della Città: se ne diventa, piuttosto, servitori umili e si applicano le regole della meritocrazia e non scambi di voti. Si dovrà prefiggersi che ogni obiettivo può essere raggiunto con un grande rigore nel controllo della spesa e applicare massima attenzione nel praticare il risparmio. Risparmiare vuol dire anche fare di più e meglio in minor tempo e soddisfare i cittadini offrendo servizi migliori e risposte più celeri. Bisognerà rivolgere maggior impegno ai bisogni di chi vive in difficoltà e mirare al sostegno di quelle categorie appartenenti alle attività produttive che si trovano in disagio economico. Così operando Sezze potrà divenire la città dei diritti, una città sicura, una città intelligente, una città attenta alle spese, una città trasparente, una città per i giovani, dei bambini dei vecchi .

Domenica, 07 Novembre 2021 07:57

Il DDL Zan e i diritti negati

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Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
(Art. 54 della Costituzione della Repubblica Italiana)
 
Nella seduta di mercoledì 27 ottobre 2021 l’aula del Senato ha votato a scrutinio segreto, autorizzato dalla Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, la richiesta di “non passare all’esame degli articoli” (chiamata anche “tagliola”) del disegno di legge contro l’omotransfobia, noto come “Ddl Zan”. Approvata in prima lettura dalla Camera dei Deputati, la proposta di legge puntava ad introdurre nel nostro paese una tutela contro le discriminazioni fondate su sesso, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. Il voto favorevole della maggioranza dei senatori presenti ne interrompe l’iter parlamentare. In teoria i gruppi politici, a norma del regolamento del Senato, trascorsi sei mesi dal voto e perciò ad aprile del 2022, potrebbero chiedere di riprendere l’esame del progetto di legge in Commissione Giustizia. Tuttavia appare difficilissimo che a pochi mesi dalla fine della legislatura, fissata appunto nel 2023, ci siano i tempi necessari e soprattutto i partiti siano disponibili a raggiungere un’intesa su un tema tanto delicato e divisivo, ancor più che la scadenza elettorale imminente aumenterà la conflittualità tra gli opposti schieramenti, che punteranno a radicalizzare le posizioni per fidelizzarne le rispettive aree di consenso. Peraltro l’impossibilità di arrivare ad una approvazione della legge in questa legislatura è stata certificata dal senatore leghista Roberto Calderoli, che con il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa ha avanzato la richiesta di non analizzare gli articoli, secondo il quale la votazione del 27 ottobre “affossa definitivamente il ddl Zan”.
 
La stessa aula del Senato che quattro anni fa, sia pure con differenti rapporti di forza tra i partiti rappresentati, non era riuscita ad approvare a fine legislatura la legge sullo jus culturae, ha dimostrato ancora una volta la propria indifferenza quando di tratta di legiferare per garantire i diritti civili e le libertà e tutelare l’integrità delle persone. La società civile va da una parte e il Parlamento, la politica politicante interessata solo a garantirsi le rendite di posizione, a far valere il proprio peso nelle spartizioni di posti e prebende e in questo specifico frangente impegnata a posizionarsi in vista dell’ormai imminente elezione del nuovo Presidente della Repubblica, va da tutt’altra parte. Le forze sovraniste hanno fatto dei diritti civili una questione identitaria e un terreno di scontro per affermare la propria visione ultraconservatrice della società, del tutto disconnessa dalla realtà delle relazioni personali, funzionali a rastrellare facili consensi alimentando le paure, la conflittualità e individuando nella diversità e nel pluralismo il nemico, mentre le forze democratiche e liberali sono manifestamente incapaci di assumere un ruolo guida nella battaglia per i diritti sociali, economici e civili, di far valere le loro buone ragioni perfino con la forza dei numeri e di far comprendere che il futuro si costruisce solo attraverso l’inclusione e l’accoglienza.
Ovviamente essere o non essere d’accordo con questa proposta di legge è legittimo. Nessuno pretende l’unanimismo o l’omologazione acritica delle posizioni politiche, particolarmente poi su tempi sensibili che toccano la coscienza individuale. Tuttavia a disgustare è l’esultanza e le urla sguaiate per il blocco di una legge, diretta a garantire pari diritti e non a riconoscere privilegi, da parte di quanti dovrebbero rappresentare i cittadini e hanno trasformato l’aula del Senato in una curva da stadio.
È difficile comprendere come ci si possa ergere a paladini della diseguaglianza, come si possa osteggiare una norma che tutela le vittime di violenza e intolleranza a causa dell’orientamento sessuale, del genere e della disabilità. Il no pronunciato a scrutinio segreto, che sottrae i singoli senatori all’assunzione della responsabilità per la propria scelta, rappresenta di fatto una legittimazione di quanti discriminano e aggrediscono gli altri perché gay, lesbiche, trans o disabili. In fondo perché complicarsi la vita con paroloni come disabilità, politiche attive per la parità uomo / donna, orientamento sessuale, identità di genere? Ancor più poi se trattasi di questioni che non ci toccano personalmente o riguardano comunque minoranze! Se per strada un adolescente viene picchiato perché a qualcuno non piace quello che è, come si veste, se cammina mano nella mano o si bacia con uno del suo stesso sesso, se le donne sono molestate e insultate perché considerate “femmine” a disposizione del branco o del maschio di turno, prede da accaparrarsi, se un disabile viene deriso per la sua condizione, chi se ne frega! A cosa serve fare una legge che punisce chi discrimina e usa violenza in nome di quello che una persona è?
Altro che libertà di espressione! Qui in gioco è la qualità della nostra democrazia, che si misura dal modo in cui le minoranze vengono tutelate. La maggioranza dei senatori ha scelto di voltare le spalle al diritto e alla giustizia e di fare in modo che il nostro paese continui ad essere il fanalino di coda dei diritti civili in Europa, al pari di Polonia ed Ungheria.
La Costituzione afferma che i cittadini chiamati a svolgere funzioni pubbliche debbono assolvere al proprio compito con disciplina e onore. Ebbene cosa c’è di onorevole in questa scelta e nell’esultanza dei nostri senatori? Nulla, solo un enorme disprezzo per i principi solennemente proclamati nella nostra Carta Costituzionale.      
Il risultato è che così si alimenta ulteriormente la sfiducia nella politica, viene gettato discredito e si delegittimano le istituzioni, viste sempre più come distanti dalla vita dei cittadini che si sentono traditi da quanti dovrebbero rappresentarne istanze e aspirazioni e la democrazia diventa più fragile.
La nostra sedicente classe politica dovrebbe interrogarsi e magari prendere coscienza che la crescente astensione dalla partecipazione al voto ad ogni passaggio elettorale e il disinteresse dei cittadini per la politica sono anche una reazione a tutto questo.
Forse è pretendere troppo o forse no…..

 

 

I docenti del plesso di Melogrosso, uniti alla Dirigente Carolina Cargiulo e a tutto il personale dell' Istituto  Valerio Flacco, esprimono con affetto la loro vicinanza alla famiglia della cara maestra Ndinda Perciballe, ricordando  con stima e  simpatia  lo stile accogliente del suo insegnamento. Colleghi, alunni e famiglie hanno potuto apprezzare negli anni la sua gentilezza e disponibilità. Grati e coinvolti, ricordano con lei un tempo scolastico ricco di iniziative e progetti comuni. Insieme a lei ringraziano quanti ci hanno lasciato, avendo trasmesso la passione per l'impegno educativo, anche con ruoli diversi. Il loro ricordo sia da stimolo per costruire una scuola sempre rinnovata e ricca di valori,  anche nel tempo che cambia. Grazie.

 

 

Montano le polemiche sulla prima seduta consiliare e su alcune logiche che hanno partorito la Giunta comunale di Sezze. La nomina degli assessori da parte del primo cittadino Lidano Lucidi infatti è stata considerata, da attenti osservatori, figlia di un vecchio modo di fare politica, preistorico e poco edificante per la differenza di genere tanto sbandierata, al punto da creare un precedente nella storia della politica setina. A scatenare polemiche è quanto accaduto all’interno della lista Lucidi Sindaco, in modo particolare fanno parlare le dimissioni della consigliera comunale Marie France Pernarella. La Pernarella con le sue 162 preferenze, ottenute grazie ad anni di attivismo e serio volontariato nel mondo del randagismo, si era conquistata un seggio in aula “Alessandro DI Trapano” ma ieri, al momento della candidabilità, eleggibilità e compatibilità degli eletti, abbiamo saputo stranamente delle sue dimissioni senza alcun tipo di motivazione. Non era mai accaduto che un consigliere eletto dal popolo rinunciasse così al suo mandato senza una ragione, quasi a tradire il mandato elettorale nei confronti dei suoi elettori. Era successo altre volte ma i consiglieri eletti si erano dimessi per ricoprire ruoli in Giunta. Che si arrivasse a dimissioni di questo tipo non era mai accaduto. Molte persone avevano accolto positivamente la candidatura della Pernarella per il suo impegno, per la sua grande forza e determinazione dimostrata negli anni. Una donna di una tenacia da vendere, sempre pronta a difendere i diritti degli animali abbandonati e lasciati morire per strada, al punto di averne fatto una ragione di vita. Ieri non è stata scritta una bella pagina e non vorremmo che la sua elezione sia stata usata come una contropartita per lasciare il posto al marito Pietro Bernabei, nominato assessore della Giunta Lucidi. Si vocifera però che la signora Franca sia stata inviata a dimettersi proprio per permettere al prof. Pietro Bernabei di essere nominato assessore, non per incompatibilità ma per una questione di etica. Un fatto di etica però che nasconderebbe una becera logica politica e che offende e calpesta anni di conquiste di genere. Se così fosse sarebbe grave, molto grave. La differenza di genere è stata una grande conquista sociale e per le istituzioni e vederla calpestata fa male a tutti ma Sezze evidentemente… anche in questo si distingue. Alla cara maestra Franca la nostra stima e il nostro ringraziamento per quanto continuerà a fare, anche fuori dall’aula consiliare.

 

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