Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalita' illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie, per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta al sindaco di Sezze Lidano Lucidi scritta da un cittadino di Sezze che vuole restare anonimo, vittima ieri sera di minacce da parte di stranieri mentre viaggiava a bordo della linea Urbana Locale insieme ad altri cittadini.

_____________________________

Sett/le

Signor sindaco di Sezze

 

Perdoni l’impertinenza di questa chiamata diretta. Urge che sia esplicitato quanto come cittadini, viviamo e patiamo. Il tempo scorre e scorre sulle note dolenti, sulle piaghe, del nostro territorio. Vi sono problemi che richiedono tempo e che tempo possono avere, ce ne sono altri che urgono e bruciano e che se si concede loro troppo tempo potrebbero portare frutti ancora più dolenti di quanto fin ora non abbiano già prodotto. La questione sicurezza nel nostro territorio non può più attendere. Il cittadino attento e civile è ormai oggetto di bullismo da quella grande massa di popolazione, straniera e non, che ritiene di vivere nel paese delle impunità, nella repubblica del nulla, delle assenze e delle non presenze, per inciso non sono la stessa cosa. L’assenza è ciò che non esiste e la non presenza è ciò che esiste ma non si personifica. Non c’è nota, né volontà di razzismo, ma triste dato di realtà. Il nostro è sempre stato un paese accogliente, è sempre stato come un paese di mare con un porto immaginario, sarà stata la palude, sarà stata la posizione che ci costringe a guardare l’orizzonte e l’alterità, non so ma è sempre stato accogliente. Ora quell’accoglienza senza norme, senza controlli, senza una vigilanza sul territorio, senza progetti di integrazione socioculturale ci sta distruggendo. La devianza giovanile è in eclatante aumento, la devianza tout court ci sta logorando. Dobbiamo aver timore di uscire con il buio, dobbiamo fare attenzione a chi possiamo incontrare nelle vie poco illuminate del nostro paese e delle condizioni di lucidità in cui si trova. Ora dobbiamo temere anche di prendere un bus, nello specifico una circolare, che fin dalla sua nascita è stato per antonomasia un servizio al cittadino sicuro e di garanzia, il mezzo attraverso cui i ragazzi di periferia hanno acquisito libertà ed autonomia, i pendolari hanno risolto la questione parcheggio e doppia o tripla auto in famiglia. La circolare è sempre stata quello strumento che ha goduto del consenso delle famiglie, perché gli autisti non sono solo autisti, ma padri, zii, nonni, cugini, amici, una garanzia familiare. Ora siamo tutti in difficoltà, noi cittadini che non desideriamo perdere quel servizio e la relazione che rappresenta, gli autisti perché non è più il richiamo ascoltato alla correttezza, alla buona educazione ed alla civiltà, ma una lotta arrogante e minacciosa.

Ieri sera ore 19.40 la circolare Sezze Scalo – Sezze alla partenza ha circa 11 passeggeri la maggior parte di questi nordafricani. Quando alla partenza si accendono le luci 4 passeggeri che conversavano ad alta voce nella loro lingua natia, erano con le mascherine abbassate. Un passeggero fa notare e chiede per cortesia di tenere su le mascherine in modo corretto. La risposta di uno di questi è immediatamente aggressiva e minacciosa, ripete che le mascherine le hanno e quindi cosa si pretende, ma la frase chiave è “che mi fai? Cosa vuoi? Che mi fai se non la tiro su la mascherina?”. Questa frase dà l’inciso della realtà che viviamo. Interviene un suo amico e in una lingua incomprensibile, ma dal non verbale inequivocabile, insulta e minaccia l’altro passeggero. Il tutto in pochi secondi, l’autista interviene ed intima a tutti l’uso corretto della mascherina. La circolare parte e dopo pochi minuti l’autista deve nuovamente richiamare al corretto uso della mascherina e minaccia di far scendere chi non si attiene alla norma ed iniziano a partire i primi improperi da parte di questi viaggiatori, ma a bassa voce. Un altro piccolo tratto di strada e l’autista si ferma perché di nuovo le mascherine sono state spostate, alcuni la sistemano, uno si rifiuta. L’autista chiede alla persona che si rifiuta di scendere o di indossare correttamente la mascherina, ne nasce un diverbio in cui in tre dicono all’autista di ripartire e non “rompere”, lui insiste sull’uso corretto della mascherina, quello che si rifiuta di farlo e non vuole scendere si alza ed aggredisce il conducente, lo spintona. L’atteggiamento è tutt’altro che rassicurante, non si comprende cosa dice, ma continua ad inveire ed a spintonare l’autista. L’autista chiama le forze dell’ordine, ma questi non arrivano prima che il gruppo si sia dileguato. Sembra ormai la normalità il rischio corso da passeggeri e autisti, tra contagi e aggressioni, così come da tutti i cittadini, le ultime settimane ne hanno dato un riscontro concreto. E’ inevitabile giocare a questa roulette russa? In attesa di cosa?  Ora Signor Sindaco il mio invito è che si possa vivere con un minimo di sicurezza, come sarebbe lecito, in un paese come Sezze, che si attivi un servizio di controllo su chi vive a Sezze e su come vive. Quello che si osserva dovrebbe attenzionare il nostro territorio come una realtà a rischio non solo per l’episodio in se, ma per l’impunità espressa e su come questa forma di condotta agita da fasce fragili della popolazione possa divenire fattore di curiosità per una criminalità di ben altra matrice. Per ora solo un pericolo, ma ogni pericolo se non messo in sicurezza può divenire una triste realtà. Sezze è ormai la terra di nessuno, le segnalazioni si susseguono da più parti e per diverse situazioni disfunzionali, ma ad oggi non abbiamo riscontri. Distinti saluti da uno dei tanti cittadini preoccupati e lesi nella libertà e sicurezza che un paese civile dovrebbe avere.

 

 

 

 

In queste ultime settimane la pandemia sta avendo una preoccupante recrudescenza, ma il problema per una parte di politici ed esperti è il bollettino giornaliero di infetti e morti e la presenza dei virologi in TV, in particolare nei talk show.

 
Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico e numero due della Lega, in una delle ultime riunioni della cabina di regia del governo, è arrivato a sostenere che, nel rispetto della libertà d’espressione e delle regole sull’informazione (sic!), occorre riflettere sul fatto che l’invasione in TV di virologi ed esperti rischia di creare incertezze e confusione nei cittadini. A suo giudizio sarebbe opportuno predisporre una raccomandazione, un vademecum da utilizzare indifferentemente nelle televisioni pubbliche e private per una maggiore cautela in tema di presenze e dichiarazioni degli scienziati. Al Presidente del Consiglio avrebbe rappresentato che: “Inizia a esserci insofferenza nei confronti di chi ha verità in tasca pronte per ogni situazione e stagione”. Essendo un politico navigato ha sicuramente la capacità di intercettare il malcontento dell’elettorato, anche se francamente l’impressione è che abbia voluto più che altro strizzare l’occhio a quella parte di simpatizzanti e protestatari, sensibili ai richiami populisti del suo segretario nazionale, Matteo Salvini.
 
La posizione potrebbe apparire perfino di buon senso se ci fermassimo alla superficie e non considerassimo che il ministro quando accusa chi sui media sostiene di avere la verità in tasca, dovrebbe riferirsi non agli scienziati ma al variegato mondo dei no vax, ai sostenitori di teorie strampalate sia scientificamente che secondo buon senso e ai tanti conduttori di talk show, usi a mettere sullo stesso piano scienziati e sciamani e ad elevare l’ignorante di turno al rango di esperto, mascherando la cinica rincorsa all’audience con il diritto all’informazione. Senza contare poi lo spazio riservato a certi politici che rincorrono solo gli istinti più bassi di un elettorato impaurito e incerto sul futuro, si cimentano in affermazioni senza valore scientifico, come talune ostinate e bislacche correlazioni tra migranti e Covid19 o gli annunci di farmaci fantasmagorici che risolverebbero il problema del virus, rendendo superflui i vaccini. Affermazioni prontamente smentite dalla comunità scientifica ma che intanto fanno breccia, orientano l’opinione pubblica, particolarmente quella meno informata e attenta, e hanno effetti devastanti sviando e alimentando illusorie aspettative. Evidentemente Giorgetti considera innocui tali comportamenti o perlomeno non così rischiosi come il deprecato presenzialismo degli scienziati nei media.
 
Bisogna però capire il suo disagio personale e politico, il doversi barcamenare tra le posizioni ambigue espresse in questi mesi dal suo partito sulla pandemia, i cui esponenti, a iniziare dal segretario nazionale, non amano i vaccini, offrono sponda e legittimazione continuamente a quanti esprimono idee scientificamente scettiche e strizzano l’occhio ai gruppi che si battono contro le misure adottate per contrastare la diffusione del virus. È certo sbagliato generalizzare, ma non è nemmeno irrilevante che tra le file della Lega sia stata eletta, alle ultime elezioni Europee, Francesca Donato, fervente no-vax e nemica della scienza ufficiale, e che il partito nell’estate del 2020 sponsorizzò l’idrossiclorochina per combattere il Covid19.   
 
La soluzione proposta dal ministro per risolvere il problema della infodemia sul Covid19 è togliere la parola agli scienziati, gli unici che sull’argomento hanno pieno diritto ad averla. Siamo al limite del grottesco. Si dovrebbe impedire o quantomeno limitare la partecipazione alle trasmissioni televisive, mettere non dico il bavaglio ma qualcosa che gli somiglia agli esperti e lasciare spazio a quanti non hanno la minima cognizione di quello di cui vanno blaterando, dal momento che la loro informazione e formazione si basa su improbabili ricerche su internet, che notoriamente posseggono la forza trasfigurante di rendere il soggetto un tuttologo di chiara fama.  
 
A stretto giro rispetto alle paradossali affermazioni del ministro Giorgetti, è arrivata l’iniziativa del deputato Giorgio Trizzino, ex grillino passato al Gruppo misto della Camera dei Deputati, il quale ha proposto un ordine del giorno collegato al decreto Green pass bis – accolto dal governo – con il quale si punta a vincolare la presenza di medici e scienziati in TV ad una apposita autorizzazione rilasciata dalla struttura sanitaria presso cui operano. L’On. Trizzino vorrebbe che si introducesse una norma affinché “tutti i dipendenti delle strutture sanitarie pubbliche o private possano partecipare alle trasmissioni televisive o radiofoniche e rilasciare interviste previa esplicita autorizzazione della propria struttura di appartenenza”. Il motivo è semplice: “Ormai sono ovunque – i virologi -, in qualsiasi trasmissione tv, sui giornali. Bisogna mettere un freno a questo show”.
 
Ha ragione l’On. Trizzino, bisogna mettere fine allo show degli scienziati, i quali si sono conquistati la scena mediatica parlando di questioni serie, di assoluto interesse per i cittadini e restituirla alla politica delle chiacchiere e delle polemiche insensate, dei narcisi autoreferenziali che trovano la loro unica ragione di esistere nel comparire sui media, nel fare dichiarazioni ad effetto con cui rigorosamente non dicono nulla.
 
Infine si discute in questi ultimi giorni nel governo, tra esponenti politici, scienziati e responsabili dei media dell’utilità del report quotidiano sui dati della pandemia e di sostituirlo con uno settimanale. A due anni dal primo bollettino una riflessione su come garantire un’informazione più adeguata, non schiacciata sui numeri giornalieri e che tenga conto degli effetti di vaccini e terapie farmacologiche è utile ed anzi necessaria. L’obiettivo però deve essere un racconto esatto ed approfondito, una fotografia in grado di far comprendere la realtà ai cittadini e aiutare il governo a prendere decisioni, non quello di evitare di creare allarme. Peraltro cancellare il bollettino giornaliero non farebbe sparire la pandemia, ma potrebbe ingenerare l’idea che il problema sia stato superato con un conseguente allentamento dell’attenzione e del rispetto delle regole per la prevenzione, a fronte dei reparti ospedalieri che non riescono a reggere la pressione dei ricoveri e delle persone che continuano a morire.
 
Speriamo solo si tratti di chiacchiere estemporanee e senza seguito, anche se rivelano un concetto singolare della democrazia di una parte della classe dirigente del nostro Paese, politici e non solo.

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Sinistra Italiana di Sezze.

___________________

 

Noi di Sinistra Italiana, dato il possibile rientro di Art1 all'interno del partito democratico a detta di Massimo D'Alema guarito dal "Renzismo", dato il dialogo instauratosi a livello nazionale tra Sinistra Italiana ed Europa Verde chiediamo un incontro per discutere il futuro della sinistra locale, invitando al tavolo in forma ufficiale il gruppo giovanile MGS, il PCI, Europa Verde, Sezze Bene Comune. Ci auspichiamo che una vera sinistra democratica, progressista, ecosocialista, egualitarista, possa in qualche modo creare un'alternativa logica ad un sistema da anni tecnico-centrista. Il centrismo da anni ha dilaniato la nostra natura di sinistra, il tecnicismo invece è stato soltanto capace di favorire le classi già agiate, massacrando totalmente i ceti deboli. Sezze per anni è stato un paese dove il clientelismo ha deciso le elezioni comunali a discapito delle ideologie. I tecnici, avvocati, commercialisti, medici, si sono impadroniti degli scranni comunali portandoci nell'oblio più totale. È necessario per noi ricostruire un vero e proprio "discorso a sinistra" tra le varie forze politiche che si professano tali.

 

 

 

La giunta comunale di Sezze ha deliberato la riduzione, rispettivamente del 30% e del 20%, delle tariffe per i passi carrabili e per la vecchia Tosap (tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche), oggi chiamata Canone Unico Patrimoniale. In merito il sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, spiega: “Con la delibera appena approvata abbiamo ridotto del 30% il costo dei passi carrabili e del 20% l’occupazione del suolo pubblico per le attività commerciali. Adesso occorre anche un aumento dei controlli per fare in modo che paghino tutti il dovuto così che con l’aumento del numero dei pagatori ci saranno altre risorse per ridurre le tasse ai cittadini e alle imprese.  Il tessuto produttivo di Sezze – ha proseguito Lucidi – deve essere aiutato anche perché l’aumento del prezzo dell’energia e la recrudescenza della pandemia stanno mettendo di nuovo a dura prova le finanze delle imprese e delle famiglie. Come amministrazione abbiamo attivato subito il punto Europa proprio per fare in modo che le imprese possano essere informate e aiutate a prendere finanziamenti. Il punto Europa sarà dedicato proprio alle imprese e alle associazioni e stiamo calendarizzando una serie di incontri per presentare bandi utili a far crescere l’economia locale”. E' intenzione dell’amministrazione comunale continuare sulla strada della tutela nei confronti degli esercizi commerciali, soprattutto i più piccoli, che pagano a caro prezzo la situazione economica diventata più opprimente in questo periodo di pandemia. “Cercheremo con tutti i mezzi a nostra disposizione di aiutare le nostre attività commerciali a resistere in questo delicato periodo, perché crediamo che una città possa considerarsi completa anche permettendo a tante famiglie di continuare ad ottenere incassi dalle proprie attività commerciali, tenute in piedi con mille sacrifici. Questa dell’abbassamento delle tasse è un’azione – ha concluso il sindaco – doverosa nei confronti delle tante famiglie che vivono con i proventi delle attività commerciali e che da ormai due anni soffrono una crisi senza precedenti, molto spesso correndo il rischio di dover abbassare le serrande”. Nella stessa delibera di giunta è arrivata la conferma del differimento del termine di pagamento per titolari e gestori di pubblici esercizi e per i titolari e gestori per il commercio su aree pubbliche, spostato dal 31 gennaio al 30 aprile prossimo, confermando anche la possibilità di dilazionare in tre rate.

 

 

Riqualificazione energetica degli impianti di illuminazione pubblica nel Comune di Sezze. Ieri pomeriggio si è riunita la commissione consiliare permanente Lavori Pubblici presieduta dal consigliere comunale Pasquale Casalini per l’illustrazione del progetto preliminare. Si tratta di un intervento sull’intero territorio comunale che farà risparmiare all’Ente e quindi ai cittadini circa l’60% sul totale dell’energia elettrica precedentemente consumata, essenzialmente per due fattori: sostituzione della tecnologia esistente con tecnologia a LED e regolazione dell’impianto per le ore notturne nei limiti concessi dalla normativa vigente. “Siamo soddisfatti per aver fatto un primo passo verso un progetto di efficientamento energetico per il territorio comunale che sarà discusso e votato in aula consiliare– afferma il presidente della commissione Casalini – E’ necessario intraprendere queste scelte considerando il fatto che il nostro comune ogni anno si spende circa 360 mila euro solo per la pubblica illuminazione, non calcolando i rincari che ci sono stati recentemente. Stiamo parlando di circa 30 mila euro al mese, 1000 euro al giorno. Per questo intervento ci affideremo a delle Esco, ossia imprese specializzate nel settore, mentre cercheremo di far mantenere la manutenzione dell’impianto alla SPL Sezze”.  Si prevede una modalità di affidamento tramite un Partenariato Pubblico Privato (PPP) e una procedura di affidamento del servizio con la formula del Finanziamento Tramite Terzi (FTT). La decisone dell’amministrazione comunale si inserisce ovviamente in un piano di ammodernamento delle strutture pubbliche in linea con le direttive europee. Molte zone del centro abitato hanno ancora un corpo illuminate di vecchia generazione, con il risparmio quindi si potrebbe pensare di raggiungere quelle località e centri ancora sprovvisti di pubblica illuminazione.

 

 

Chiusa una attività commerciale di Sezze, sita nel centro storico, per violazione norme Covid 19. Con una ordinanza, il dirigente di settore Lidano Caldarozzi, a seguito dell’accertamento da parte degli agenti della Polizia Locale delle violazione delle Legge n. 35/2020 “Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19”, ha ordinato alla titolare di origine rumena la sospensione delle attività per 5 giorni. Solo al termine del periodo di chiusura l’attività potrà essere avviata nuovamente nel rispetto dei vigenti adempimenti amministrativi, tecnici e sanitari previsti dalla vigente normativa. In particolare, da parte della titolare, è stato riscontrato il mancato controllo della certificazione verde Covid19 al proprio personale. Come in altre città, la situazione di Sezze in merito ai contagi è alquanto preoccupante. Sezze in provincia è sempre in cima alla lista di quelle realtà con più contagi, mediamente siamo intono ai 50 casi giornalieri da un paio di settimane. E’ importante quindi che in questa fase ci siano maggiori controlli e sensibilizzazione affinché la comunità rispetti scrupolosamente tutte le precauzioni possibili per evitare contatti ad alto rischio e che ci sia un ulteriore sforzo per sensibilizzare la città affinché venga completato il ciclo vaccinale.  A Sezze circa 3800 persone ancora non hanno ricevuto nemmeno la prima dose, mentre oltre 18 mila cittadini hanno già completato il ciclo vaccinale.

Mercoledì, 12 Gennaio 2022 07:27

Le manovre invernali del Pd di Sezze

Scritto da

 

 

Quando era piccolo e durante l’estate iniziava a mancare l’acqua nei quartieri periferici della nostra città, gli eroici operai dell’acquedotto comunale iniziavano la stagione delle cosiddette manovre. E cioè con tanta dedizione, per tutta la giornata e anche nelle ore notturne, giravano le valvole presenti nelle giunture per far defluire l’acqua potabile laddove mancava per soddisfare il fabbisogno dei residenti senza acqua.  Mi è venuta in mente questa nostalgica immagine per rappresentare ciò che descriverei come una mia personale sensazione, direi una sorta di intuizione nemmeno troppo geniale, anzi per molti banale. Una sensazione che potrebbe essere riassunta anche dal proverbio napulitano: Chi ha avuto, ha avuto, e chi ha dato ha dato, scurdámmoce 'o ppassato. Sembra, in soldoni, che per qualcuno, quelle distanze e quelle differenze tra il Pd di Sezze e la nuova amministrazione comunale, in soli tre mesi dal voto, si siano affievolite; sembra che qualcuno abbia voluto scherzare con chi ci ha messo la faccia, con chi ha sostenuto quelle che riteneva valide argomentazioni; pare che adesso tutti i veleni si siano disciolti al sole della collaborazione in vista di chissà quale importante appuntamento. Si vocifera, infatti, che una parte dei dirigenti del Pd di Sezze, in questi giorni, si sia molto avvicinato al sindaco Lidano Lucidi, e che si siano messi a completa disposizione per il bene comune della comunità. Pare che le manovre di antica memoria, insomma, siano già iniziate, non sappiamo se con imbarazzo da parte di qualche esponente di maggioranza consiliare. Lo dico perché quasi tutti hanno improntato la loro campagna elettorale contro il “sistema” Pd e contro quel modo di fare politica che andava cancellato per “riscrivere una nuova storia di Sezze” e anche per questo hanno stravinto le amministrative di ottobre. Io sono favorevole alla collaborazione. Lo sono sempre stato. Non mi piacciono però gli inciuci… Sostengo infatti che una leale collaborazione, fatta però alla luce del sole, tra opposte fazioni sia un atto di grande maturità, a patto però che non si calpestino le diversità e la storia di una tradizione politica per soli obiettivi personali. Le mie - e ci tengo a sottolinearlo – sono solo impressioni di gennaio e di chi vive la politica locale da osservatore, e di chi forse un po' di acqua sotto i ponti ne ha vista passare. Gennaio dovrebbe essere anche il mese del congresso del Pd e vedremo come ne uscirà questo partito. Sarà sacrificato sull’altare di qualcuno? O sarà pronto a nuove sfide?

 

Il denaro che la farmacia comunale incasserà dai cittadini che decidono di sottoporsi al tampone nella struttura di via Roccagorga sarà destinato all’acquisto di defibrillatori che poi verranno installati in diverse zone della città. Di concerto con la Servizi Pubblici Locali Sezze spa, il Comune di Sezze ha deciso di reinvestire sulla sanità quello che i cittadini spenderanno per sottoporsi agli esami. "La scelta è ricaduta sui defibrillatori - afferma il sindaco Lucidi -  un servizio di cui si sono dotate negli anni molte città e che a Sezze mancava. Ci tengo a ringraziare a nome dell’amministrazione comunale la dirigenza della società partecipata per la disponibilità, mentre torno ad invitare la cittadinanza a sottoporsi al tampone, a prestare attenzione e a vaccinarsi. Dopo l’acquisto e l’installazione dei defibrillatori contiamo di realizzare corsi specifici per il loro utilizzo. Il defibrillatore è uno strumento che molto spesso salva la vita e ci è sembrato doveroso metterlo a disposizione della cittadinanza".

 

"In merito all’esponenziale aumento dei casi di contagio da Covid-19 che sta interessando praticamente tutto il mondo, con l’Italia che ogni giorno segna nuovi record negativi viaggiando con medie di oltre 200.000 nuovi contagi giornalieri, non si può rimanere inerti e come amministrazione siamo in prima linea per valutare con attenzione ogni decisione da prendere nell’interesse della tutela della nostra cittadinanza, come accaduto di recente sulla vicenda che ha riguardato le case di alloggio per anziani". Lo afferma in una nota il sindaco di Sezze Lidano Lucidi. Per quanto riguarda Sezze, il primo cittadino dice che "la situazione di Sezze, comunque in linea con l’andamento dell’epidemia in questa provincia e in ambito regionale, ci preoccupa come preoccupa tutti i nostri concittadini, ma questo non può e non deve spingerci ad agire senza criterio o a fare salti in avanti che rischiano addirittura di peggiorare questa già delicata situazione. Posso assicurare i cittadini di Sezze  - aggiunge - che l’amministrazione è in strettissimo contatto con chi ha il compito di analizzare nel dettaglio le statistiche e, di conseguenza, prendere decisioni. Per questo motivo abbiamo riattivato il servizio di tamponi alla farmacia comunale e stiamo cercando con tutte le nostre forze di utilizzare parte della Casa delle Salute come hub vaccinale". In merito alle recenti polemiche circa l’opportunità di riaprire domani le scuole, il sindaco fa notare come "il picco dei contagi, dopo un periodo relativamente tranquillo e con numeri decisamente più contenuti, si sia verificato durante le festività natalizie, con i plessi scolastici chiusi per le vacanze". "Mi sembra del tutto evidente, quindi - afferma Lucidi - che la causa dell’aumento non sia da ascrivere alla presenza dei nostri figli nelle aule. Probabilmente proprio per questo motivo dal Governo e dalla Regione sono arrivate indicazioni precise, che prevedono la riapertura della scuola in presenza, laddove sarà possibile. E’ ovvio che ci preoccupiamo per la salute e l’incolumità dei nostri figli, ma prendere una decisione del genere, senza numeri a supporto e senza un motivo valido, sarebbe solo fare un salto in avanti e non risolvere affatto il problema che, come detto, non è di Sezze, ma praticamente riguarda tutto il mondo. Ai concittadini posso garantire che l’amministrazione sta facendo di tutto per arginare il problema, lavorando di concerto con le forze preposte, tra tutti il Prefetto, l’Azienda Sanitaria Locale e le dirigenze delle scuole del nostro territorio. Allo stesso modo confermo che l’amministrazione è disponibile al confronto con la cittadinanza, viso a viso come è sempre stato, e che è inutile e fuori luogo scaricare le proprie preoccupazioni sui Social, che in questo momento non fanno che amplificare negativamente una situazione già complicata. Restiamo a disposizione di tutti per ascoltare le istanze e le preoccupazioni. Questa battaglia che alla città è costata anche in termini di vite umane, si combatte uniti e ognuno nel suo piccolo deve fare qualcosa. Quello che mi sento di dire alla cittadinanza, in questo momento soprattutto, è di continuare a rispettare le regole e di evitare comportamenti che possano mettere a rischio la salute di se stessi e degli altri. Torno a chiedere con forza che ci si vaccini, l’unico modo per arginare le conseguenze di queste varianti del virus la cui trasmissibilità è più veloce rispetto all’inizio. Questa guerra si vince se ognuno mette in campo qualcosa del suo e, come amministrazione, posso garantire e tranquillizzare tutti circa l’attenzione che stiamo rivolgendo a questo grave problema, pronti a prendere decisioni a tutela della salute dei cittadini".

 

Eccellenza Reverendissima, Mons. Mariano Crociata,
 
sono figlio della Chiesa Pontina, la comunità di fede, in cammino nel tempo e nella storia, che presiede nella carità come successore degli Apostoli, e questo mi consente di renderla partecipe del mio sentire con la libertà, la schiettezza e la familiarità di chi sa di trovare in lei un padre attento e premuroso, disponibile all’ascolto e alla comprensione.
 
Sezze, la città dove sono nato, vivo e lavoro, è una terra intessuta di valori cristiani. Tanti testimoni del Vangelo, laici e consacrati, qui sono nati e hanno speso le loro esistenze nella fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Una comunità che si compiace del proprio passato, che considera il cristianesimo una bella tradizione, un titolo di merito acquisito una volta per sempre, una medaglia da appuntarsi sul petto, l’attestazione di una appartenenza che non sostanzia la vita è destinata a smarrire se stessa, a non avere futuro. La fede è lasciarsi cambiare da Cristo, uniformare la propria esistenza ai suoi pensieri e al suo cuore, attraverso un cammino all’interno di una comunità, sostenendosi nelle difficoltà e condividendo la gioia per i traguardi raggiunti. 
 
Purtroppo da tempo Sezze vive l’esperienza di un cristianesimo relegato ai margini, incapace di toccare il cuore delle persone e orientarne le scelte. I cambiamenti sociali e culturali hanno avuto certamente un peso notevole, ma faremo un grave torto alla verità se non riconoscessimo che la perdita di incisività e il declino di molte delle comunità cristiane, un tempo luoghi di condivisione dell’esperienza di fede e riferimenti sociali e culturali per l’intera città, sono effetto di scelte pastorali inadeguate, spesso di una concezione preconciliare e clericale della Chiesa, non solo dei consacrati ma anche di parte dello stesso laicato, di una considerazione dei diversi ministeri ecclesiali più come una posizione da occupare, un potere da esercitare e non come la messa a disposizione dei talenti ricevuti, un servizio disinteressato da offrire ai fratelli. La Chiesa non può essere uno spazio chiuso, rigido e impermeabile alle dinamiche esistenziali, un’istituzione autoreferenziale, centrata su se stessa e preoccupata del proprio benessere, una fortezza posta in alto che guarda il mondo con distanza e sufficienza, ma una comunità aperta che attira a Cristo testimoniando la gioia del Vangelo, il lievito che fa fermentare il Regno dell’amore e della pace dentro la pasta del mondo, che non si separa dalla vita concreta ma la abita dentro, condivide, cammina insieme, accoglie le domande e le attese delle donne e degli uomini del nostro tempo.
 
Spesso poi le nostre sono comunità rattrappite in un ritualismo moltiplicato in modo esponenziale. Le celebrazioni non trasmettono la gioia dell’incontro con il Signore Risorto, ma si riducono a atti formali, adempimenti di comandamenti, sono isole di religiosità svincolate da esistenze consumate lontane dal Vangelo. In alcuni sacerdoti traspare evidente la concezione di una identificazione esclusiva della Chiesa con i consacrati, nella quale i laici possono ricoprire ruoli di contorno, essere recettori passivi e non sono parti fondamentali di una comunità evangelizzante.
 
Non si tratta di mettere in discussione carismi, ruoli e vocazioni all’interno della Chiesa o pensare ad un’interscambiabilità nelle funzioni. Tuttavia la comunità cristiana vive e assolve alla missione affidatale da Cristo se non si limita a presidiare fisicamente il territorio e a garantire i sacramenti a richiesta e se è luogo di incontro, di dialogo e di proposta di prospettive altre e alte. Troppe volte è capitato di sentire ripetere da alcuni sacerdoti che la parrocchia è aperta a tutti, nessuno escluso, quanti vogliono partecipare, dare il proprio contributo sono benvenuti e attendono tutti a braccia aperte. Affermazioni che lasciano sbigottiti per superficialità, presunzione e contrarietà allo spirito evangelico. Basta guardare a Cristo per coglierne l’assurdità, il quale non è rimasto a Nazareth ad aspettare che i suoi conterranei si accorgessero della sua venuta, ma ha percorso in lungo e in largo l’intera Palestina, chiamando le persone alla sequela e le ultime parole rivolte ai discepoli sono state “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. Altro che attendismo…..                      
 
Le chiese desolatamente vuote, la mancanza di giovani e ragazzi, la crisi delle vocazioni dovrebbero indurre ad una seria riflessione. I sacerdoti scarseggiano, il loro numero si assottiglia, ma se non si semina come si può pensare di raccogliere? Il Signore continua a chiamare alla sua sequela ma le nostre comunità hanno smesso di educare all’ascolto, di accompagnare le persone nel cammino di discernimento spirituale e così è impossibile distinguere la sua voce tra le tante del mondo, per giunta assai più allettanti. Se la quasi totalità dei ragazzi che frequentano le nostre comunità negli anni del catechismo abbandonano rapidamente la fede, se le nostre parrocchie sono ridotte a supermarket dei sacramenti è evidente che qualcosa non funziona: non siamo capaci di trasmettere il Vangelo, di far innamorare di Cristo le persone e c’è necessità di un cambio radicale.  
 
A Sezze il fenomeno ha raggiunto livelli allarmanti. È indiscutibile la necessità di un progetto pastorale adeguato, fondato sull’andare verso le periferie geografiche ed esistenziali, quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, dell’ignoranza, dell’assenza di fede e di pensiero, di ogni forma di miseria, sull’ascolto e sull’approfondimento della Parola, su una solida formazione umana e cristiana, che non si limiti a proporre un devozionismo fuori tempo e senza anima e un rigido precettismo che è mera elencazione di regole e divieti.
 
Più volte, soprattutto negli ultimi mesi, lei ha giustamente fatto sentire la sua voce per denunciare vicende riprovevoli che hanno ferito profondamente Sezze. E’ suo dovere di padre e di Pastore richiamarci. I suoi rimproveri sono salutari, ma è anche giusto domandarsi quale parte di responsabilità sia ascrivibile al venir meno o almeno al deterioramento della funzione educativa delle comunità cristiane, unitamente alle altre agenzie formative presenti sul territorio, le famiglie e la scuola in primo luogo.    
 
A prescindere dalle convinzioni personali, dall’essere o meno credenti, Sezze ha bisogno di una presenza rinnovata della Chiesa, di pastori che si facciano prossimo con passione e coraggio alle tante persone turbate, in ricerca di se stesse, del senso del proprio andare e del futuro.
 
Il mio è un grido di dolore e sono convinto che troverà in lei orecchi attenti e soprattutto la capacità di discernimento che la guiderà a compiere le scelte più giuste per Sezze.
Pagina 60 di 148