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Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Rinaldo Ceccano in merito a due vicende amministrative molto importanti per la nostra comunità: cimitero ed ex campo di aviazione.

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Il recente Commissario Straordinario è stato un Robin Hood a rovescio, ligio all’impostazione del sistema di potere setino che ha coadiuvato il suo operato. Ha regalato il campo di aviazione ai ricchi e ha costruito le carte per depredare i poveri approvando un regolamento cimiteriale che prevede ingenti costi per sanare la spinosa questione dei loculi e delle cappelle senza concessione.

Il Sindaco Lucidi, la maggioranza consiliare e l’opposizione, coerentemente con quanto dichiarato in campagna elettorale, devono immediatamente intervenire presso gli enti preposti per impugnare l’atto di vendita ed esercitare ogni azione per evitare l’ennesima svendita del patrimonio pubblico del nostro territorio, anche in virtù della enorme importanza che quell’area può avere per le future ipotesi di sviluppo urbanistico ed economico della città.

Al contempo devono approvare un nuovo regolamento cimiteriale che rappresenti una “sanatoria a costo zero” per i cittadini. L’attuale situazione del cimitero, la mancanza di documenti, l’assenza di contratti e concessioni, è da imputare esclusivamente alle amministrazioni, che si sono succedute negli ultimi 50 anni, che non hanno mai regolamentato a norma di legge le diverse concessione inerenti tombe, cappelle e loculi. Nessuna responsabilità può essere additata ai cittadini che pertanto non devono sostenere ulteriori oneri oltre quelli già sostenuti.

L’ente deve dotarsi con fondi propri di una equipe di professionisti che realizzi il censimento cimiteriale utilizzando i dati in suo possesso: i database della luce votiva e l’anagrafe comunale ove sono facilmente identificabili gli eredi diretti di coloro che sono seppelliti.

La modifica del regolamento cimiteriale approvato dal commissario e l’adozione di una risoluzione a costo zero, e senza stress emotivo per i cittadini, deve essere un atto immediato anche per evitare che i “soliti professionisti del sistema” chiedano esose parcelle per la predisposizione delle pratiche inerenti le sanatorie.

Gli assessori Bernabei, Cardarello e Fernandez, sono dotati della necessaria esperienza e delle giuste competenze per revisionare il regolamento lasciato in eredità dal commissario. Stante le disposizioni dello statuto comunale, la modifica del regolamento cimiteriale e la sua esecutività richiedono 5 giorni.

Restare in linea con quanto determinato dal commissario per il campo di aviazione significherebbe fare l’ennesima regalia ai poteri forti della città e per il cimitero evidenzierebbe solo la volontà di far cassa sui defunti.

Convinto che il Sindaco e la maggioranza siano coerenti con l’auspicio di cambiare verso alla storia amministrativa di questa città, sono certo che la giunta si metterà immediatamente al lavoro per rivedere le inopinate scelte del commissario.

 

 

COMUNICATO STAMPA 

Legione Carabinieri Lazio - Comando Provinciale di Latina

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Nel corso della serata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Sezze Romano hanno tratto in arresto A.D.R., classe 1990, già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti di polizia. I militari, tempestivamente giunti per sedare un litigio fra due giovani  setini avvenuto in una delle piazze del centro,  appuravano che c’era stato un accoltellamento nel corso del quale una delle parti era rimasta gravemente ferita tanto da essere trasferita d’urgenza presso  l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina per essere sottoposto ad un intervento chirurgico e dove si trova tuttora. Nell’immediatezza si accertava che A.D.R., il quale aveva avuto pochi giorni prima dell’evento  un acceso diverbio, nella serata di ieri avrebbe approfittato della presenza della vittima in sosta, da solo, a bordo della propria autovettura per colpirlo. Le testimonianze raccolte dai militari dell’Arma hanno infatti appurato che questi, dopo aver bloccato l’uomo tenendogli un braccio fermo all’esterno dell’abitacolo, avrebbe sferrato diversi fendenti verso il corpo della vittima. Solo la repentina reazione del ferito ha, di fatto, evitato il peggio. Uno dei fendenti, infatti, destinato a colpire l’uomo al tronco, è stato bloccato, dal braccio della vittima. Sulla scorta della ricostruzione dei fatti, dopo aver rintracciato  l’aggressore, i militari lo traevano in arresto con l’accusa di lesioni e minaccia aggravate. L’arrestato espletate le formalità di rito, è stato trattenuto presso le camere di sicurezza del Comando Provinciale di Latina, in attesa dell’assegnazione di una casa circondariale ove lo stesso verrà condotto, a disposizione del sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Latina  dr. Valerio De Luca. Sono tuttora in corso ulteriori accertamenti ed approfondimenti volti a chiarire i motivi alla base del gesto. L’attenzione del Comando Compagnia Carabinieri di Latina rimane alta e costante sull’intero territorio di competenza al fine di fornire una risposta concreta ed incisiva alle legittime pretese di ordine e sicurezza pubblica avanzate dai cittadini. Continueranno con assiduità i servizi di prevenzione e contrasto svolti dall’Arma dei Carabinieri, affiancando alla capillare perlustrazione del territorio una continua e attività info-investigativa, contattando commercianti e cittadini al fine di acquisire quante più notizie utili per prevenire il ripetersi dei reati ed assicurare alla giustizia gli autori di quelli già perpetrati, è difatti fondamentale la collaborazione di tutti, non solo degli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto della cittadinanza la quale è invitata a segnalare al numero di emergenza 112 qualsiasi situazione dubbia di cui venga a conoscenza.

Riceviamo e pubblichiamo in anteprima il breve racconto su Sezze scritto da Luisa Coluzzi, selezionato per il concorso "Lazio segreto e sconosciuto" ed in via di pubblicazione da Historica edizione.

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PAESE MIO: “Setia plena bonis”


Il mio paese è molto antico, è seduto su una collina e si affaccia sul mare.
Da bambina, quando lo osservavo dalla pianura, mi sembrava un gigante addormentato, con la schiena poggiata sulla montagna, il Monte Semprevisa, spesso coperto di neve, sfidato da scalatori di tutte le generazioni e ricco di storia, fauna e flora di varie specie.
Ci divertivamo a salire sui tornanti ripidi e traboccanti di vegetazione, ancora attraversati dai carretti o dalle bici, quando il traffico non era intenso come oggi. Si coglievano lungo il bordo i fichi d’india e si intravedevano i terrazzamenti di orti con alberi da frutto e ulivi poggiati sulle rocce.
Poi arrivò il dissesto della cava, un rombo come un tuono che ha sventrato la collina, ha disperso le grotte rupestri, ma ha disvelato tracce di epoche più antiche, orme di dinosauri sul selciato.
Là ancora si incrocia un sentiero e una via romana, con una chiesetta, ormai come un rudere, dove si fermavano i contadini al ritorno dai campi di broccoletti e di carciofi. Quei campi allora si trovavano al confine con la Pianura Pontina, infestata dalla malaria, ma erano terreno fertile per ortaggi e verdure o per la pesca di rane, trote e anguille.
Da quei campi sono arrivate fino ad oggi leggende e canzoni popolari e tenere storie d’amore come quella di Cintruda e Pappino, che si amavano di nascosto, in attesa del matrimonio.
Io la immagino Cintruda, con il corpetto di velluto, il grembiule colorato e i lunghi capelli legati a crocchia, che si sedeva su quel sasso vicino alla chiesa e pregava di incontrare il promesso sposo, stringendo il cesto di ciliegie come un dono. E Pappino, che cercava il suo sguardo timido, legava il mulo e tentava una carezza o forse un bacio e le spiava il seno sotto la camicetta a fiori.
Me li immagino davanti al camino acceso, con quel gatto raggomitolato sulla sedia, a farsi promesse per il matrimonio e la futura famiglia, mentre i genitori raccontavano della campagna, del tempo passato e della guerra. Poi li vedo il giorno del matrimonio, lei col corpetto nuovo e il velo ricamato, lui con i pantaloni lunghi ed il gilet, il cappello in testa e quel carretto tirato a lucido e addobbato per la festa. E poi?
Chissà, cosa sia accaduto non lo sa nessuno: tanti figli e tanti sogni sfumati o la gioia che continua, tra i campi e le risate, tra i ricami e le canzoni, tra il vento e il sole e la pioggia sul sentiero, aspettando ancora domani: “Andiamo…” diceva lei “Io resto con te per sempre.” E lo prendeva per mano, senza avere paura. Salivano col carretto all’ingresso del paese e cominciavano una nuova vita nella casa di sassi vicino alla torre antica.
All’ingresso del paese ci sono ancora quattro porte, di cui restano mura poligonali incastrate alle torri, che si affacciano sui vicoli, una volta odorosi di mosto e di fiori, allietati dal vociare dei bambini che giocavano nelle piazze e nei crocicchi delle strade, oppure dalle chiacchiere delle vicine sedute insieme “in arollo” davanti ai portoni.
Oggi il centro storico è nel degrado: tra mura scalcinate e lastricati ricoperti di cemento, rifiuti lasciati con incuria negli angoli delle strade, si sente qualche voce straniera che chiama, qualche bambino immigrato che ancora gioca in cortile e il rintocco di una campana che suona come una volta, a richiamare la vita perduta. Le case abbandonate e la gente che è andata via, rimane soltanto il profumo del pane appena sfornato e il sapore dei dolci tradizionali o delle marmellate; qualche anziano che ancora si incontra per raccontare o giocare a carte, qualche famiglia venuta da lontano, in cerca di una vita migliore.
Sono trascorsi i tempi del vino e delle osterie, delle tradizioni orali, filastrocche in dialetto e storie antiche, quando l’odore dei mestieri artigiani permeava l’aria, insieme a quello della terra e del sudore; le donne
ricamavano tra i vicoli e sgranellavano il rosario con i pettegolezzi di quartiere; le “cariadore” portavano sulla testa il pane e le ricotte fresche, gli anziani si sedevano a spiare la vita dietro alla finestra.
Le storie dei fantasmi che apparivano di notte; la leggenda mitica di Ercole che sconfisse a mani nude il leone Nemeo e fondò la città, i racconti e le preghiere dei vescovi e dei prelati che avevano portato la cultura e la conoscenza, oltre che l’arte e la fede già dal Medioevo; le gesta di eroi e di famiglie nobili che avevano fondato accademie, scuole e biblioteche; le poesie e i racconti di scrittori e la tradizione musicale o pittorica di tanti personaggi illustri del paese; i miracoli di santi e la generosità di persone comuni che hanno salvato, guarito e accolto tante povertà.
Tutto questo passava alle nuove generazioni come una ricchezza, fino ai tempi moderni, quando la dittatura e la guerra annientò la forza creativa del paese, la bonifica liberò dalla malaria, le bombe distrussero le chiese e la bandiera rossa venne alzata dalla resistenza, mentre qualcuno di nascosto rischiava la vita per salvare quella degli ebrei ed altri emigravano dal paese in cerca di fortuna.
Poi la pace portò le fabbriche ed una nuova migrazione di lavoro nelle città, la ricchezza e il benessere attraversò il paese, scoperte, conquiste sociali e cultura, palazzi e costruzioni moderne. Rimase nel parco la statua del milite ignoto, la lapide alla memoria delle vittime senza nome delle bombe, gli alberi piantati per i caduti, che oggi lasciano il posto ad uno spazio di teatro e di divertimento.
Si parlava di progresso e di emancipazione, tra ville moderne, attività commerciali e nuovi quartieri di periferia e nuove vie di comunicazione; associazioni culturali che riproponevano antiche sagre e eventi, musei aperti, una prima ludoteca, spettacoli e concerti nell’anfiteatro oggi diventato un ecomostro.
Dal mondo contadino alla realtà operaia e al ceto borghese intellettuale che gestiva il centro del paese.
Poi venne la contestazione, negli anni ‘70 i giovani divennero i nuovi protagonisti, con le strade piene per le manifestazioni: la volontà di cambiare il mondo, di stravolgere la tradizione e la storia per un mondo migliore. Uno sparo nel buio e resta una statua di bronzo a conservare la memoria di un ragazzo che ha perso la vita per quella rivoluzione.
E adesso che il silenzio attraversa le strade e le piazze e i giovani se ne sono andati e la pandemia ha svuotato ogni iniziativa e divertimento, ci resta qualche canzone, qualche ricordo ricco di emozioni e di rimpianto. Molti non riescono a guardare al domani, ma forse c’è un nuovo cambiamento.
Il nostro paese, che dal ’90 ad oggi ha aperto le porte all’accoglienza a quanti cercavano lavoro e libertà o che fuggivano dalle guerre e dalla povertà, rinasce di nuovi profumi e nuovi odori, di altre voci di bambini che giocano nelle strade, di tanti colori e lingue diverse. Nel degrado di questi anni si apre lo spiraglio di un nuovo tempo multietnico e interculturale, con la speranza di costruire un periodo migliore.
Guardo dal balcone e vedo la bambina che ero, affacciata alla finestra, con la lunga treccia a cantare una canzone, immagini e suggestioni che mi tornano alla mente: le feste, le sagre e le processioni, i teatri all’aperto, i giochi nella Piazza del Duomo e le manifestazioni, il dialetto, le poesie e i racconti antichi, le scalate in montagna e le corse con la bici, le grotte esplorate, il tramonto sul mare e le corse sul prato…


Il paese è come un gigante che si risveglia pigramente per abbracciare il mare, con la schiena appoggiata alla montagna da cui vedo sorgere il sole. All’alba mi incammino tra i vicoli e conto le chiese, guardo lo stemma con il leone e la ricchezza della sua cornucopia traboccante di frutti, il colore rosso dei tetti baciati dal sole e le case e le torri di sassi che si alzano al cielo; il verde intenso di uliveti e vigneti, che si stendono ordinati ai piedi della montagna; la croce illuminata sulla collina, che dall’alto benedice il paese e si china sulla pianura. Per un attimo dimentico il degrado e ritrovo le radici:
“Venite a Sezze, venite signori, è bona l’aria e la Primavera sta sempre adecco”. (1) Canto sottovoce e sorrido con la stessa passione nel cuore di quand’ero bambina. (1) Canzone popolare setina

 

Luisa Coluzzi, autrice del racconto su Sezze

 

 

 

Si è svolto il 19 novembre scorso il consiglio comunale di Roccagorga, con all’ordine del giorno, oltre ad alcune variazioni di bilancio, due punti salienti quali l’approvazione del rendiconto 2019 dell’Azienda Speciale Vola, ente strumentale del Comune di Roccagorga, e il piano di riequilibrio finanziario pluriennale dovuto ad alcune criticità emerse dalla delibera 46/2021 della Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti.  

In particolare, le criticità riguardavano un’anomalia nel riaccertamento straordinario dei residui al 1 gennaio 2015, annosi contenziosi legali nonché  una perdita di esercizio dell’Azienda Speciale Vola pari a 1.342.170,00 imputata nel rendiconto 2019 ma risalente ai precedenti 10 anni di gestione.  

Nello specifico, la ricognizione debitoria dell’azienda speciale ha richiesto all’attuale amministrazione un lungo lavoro stante innumerevoli situazioni controverse che si sono susseguite a partire dal pignoramento dei conti correnti bancari dell’azienda, avvenuto nel dicembre 2019 a causa di un mancato pagamento, o rateizzazione, da parte della precedente amministrazione, di una cartella dell’agenzia delle entrate derivante da mancati versamenti pregressi di tributi, tra cui contributi spettanti ai lavoratori.  

Singolare la posizione dell’opposizione che, in sede di Consiglio Comunale, ha sostenuto l’improbabile tesi che tale perdita fosse stata “costruita ad arte” da questa Amministrazione: peccato per loro però che in aula la maggioranza abbia prodotto tutte le copie delle ricevute che risultavano regolarmente saldate da tempo all’azienda e che invece venivano negli anni riportate sempre a credito nei bilanci.  

Forse si trattava di sviste, di distrazioni? Di fatto l’attuale amministrazione ha lavorato ad un’operazione verità, invertendo l’azione amministrativa al fine di riportare chiarezza e trasparenza nei conti dell’Azienda Speciale, tutelando la comunità da tracolli ben più gravi qualora la gestione avesse continuato a percorre la strada intrapresa negli anni precedenti.  

Anche l’adesione al piano di riequilibrio finanziario pluriennale ha seguito un percorso il più possibile virtuoso, si è optato infatti di non ricorrere al Fondo di Rotazione, che avrebbe generato un ulteriore indebitamento per l’Ente, ma di lavorare sull’ottimizzazione  delle risorse attraverso la razionalizzazione delle spese comunali, un minimo adeguamento tributario, il potenziamento del contrasto all’evasione tributaria e miglioramento della attività di riscossione, l’adozione  di un regolamento per l’applicazione dell’Isee ai servizi a domanda individuale introducendo così anche un sistema di equità fiscale mai adottato in precedenza in quanto, finora, le tariffe dei servizi a domanda individuale erano sempre state uguali per tutti. 

“Ringrazio tutta l’amministrazione comunale e gli uffici preposti che hanno lavorato per lungo tempo al fine di trovare la soluzione ottimale per ammortizzare la situazione debitoria emersa cercando di impattare meno possibile sulla popolazione - dichiara il sindaco, Annunziata Piccaro – Anche questo ulteriore passo è un segno evidente di buona amministrazione in netto contrasto con la gestione precedente della macchina comunale e con l’obiettivo  di tutelare gli interessi dei cittadini e rispondere, nella maniera migliore, alle loro esigenze”.               

 

 

 

Nei giorni scorsi Acqualatina ha provveduto a riparare un guasto sulla rete idrica nel centro storico di Sezze, più precisamente in via San Carlo. Dalle foto inviate da diversi residenti però, il rispristino dello stato dei luoghi, al momento, lascia a desiderare. Infatti la società che gestisce anche la fornitura di rete idrica e fognaria del Comune di Sezze, una volta riparato il guasto, ha sostituto momentaneamente il lastrico di basalto con cemento e ghiaia che con le prime piogge è già saltato. Insomma oltre al pericolo per i pedoni per le buche presenti in strada, anche la scarsa attenzione per il decoro solleva polemiche. Si spera che sia solo una provvisoria sistemazione in attesa della messa a dimora di nuovi sampietrini e lastre in basalto pre-esistenti. Si spera. 

Domenica, 21 Novembre 2021 07:16

Il governo Draghi e il buco nero della politica

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Il rapporto tra cittadini, partiti e Stato è incrinato da tempo. Forze politiche autoreferenziali, disconnesse dalla società e incapaci di interpretare i bisogni delle persone faticano ad assolvere alla funzione di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, come sancito dall’art. 49 della Costituzione della Repubblica. Tuttavia in questi mesi la crisi della rappresentanza ha raggiunto livelli sistemici e non è più rinviabile una svolta radicale. I partiti, protagonisti dell’attuale scena politica, rischiano non solo di non essere capaci di governare in futuro il paese, di farsi carico delle sfide culturali, sociali, economiche ed ambientali che abbiamo dinanzi, ma soprattutto di essere condannati all’irrilevanza e finanche all’estinzione.
 
Una democrazia senza partiti, intesi come luoghi di aggregazione intorno a idealità e progettualità, non è pensabile e il pericolo della riduzione degli spazi della partecipazione, del prevalere di poteri forti e interessi condizionanti, di una involuzione autoritaria del sistema istituzionale è tutt’altro che impossibile. Uno dei problemi più gravi è l’inadeguatezza e la polverizzazione della rappresentanza, unito alla sostanziale rinuncia a ricercare il bene comune, sostituito dalla tutela di interessi egoistici e di gruppi ristretti, oltre ad un crescente estremismo introiettato nella nostra democrazia dall’affermazione dei movimenti populisti. 
 
La criticità in cui versa il nostro sistema politico è confermata proprio dall’ascesa di Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio, che non è figlia semplicemente della mancanza di una manciata di deputati e senatori per sostenere un terzo governo guidato da Giuseppe Conte, quanto piuttosto del vuoto politico e culturale di tutte le forze politiche, di centrodestra e di centrosinistra, incapaci di una visione progettuale e programmatica, di un’idea di sviluppo sociale ed economico, di assumere posizioni chiare e riconoscibili sul piano della politica europea e internazionale e non ultimo di programmare in maniera adeguata la fase di ripartenza dopo la crisi pandemica.
 
La nomina di Mario Draghi non ha determinato una sospensione della politica, piuttosto ne ha colmato il vuoto. Tale esperienza di governo appare poco rassicurante, perché stravolge ed esautora l’idea stessa della democrazia e condanna all’irrilevanza le scelte compiute dai cittadini in sede elettorale. L’assunto che la nascita dell’attuale governo sarebbe conseguenza di eventi storici eccezionali, del combinato disposto della pandemia e della conseguente crisi economica, è palesemente debole e non veritiero. Negli ultimi decenni in Italia i governi tecnici sono divenuti una prassi ricorrente, finalizzata a fronteggiare l’avvitamento autoreferenziale delle forze politiche e dei leader che le rappresentano e dimostrano l’incapacità delle une e degli altri di trovare convergenze attraverso un confronto libero, un contemperamento responsabile e una mediazione alta tra diverse istanze e posizioni. A preoccupare è l’abdicazione dalla propria funzione della politica, la sospensione della normale dialettica democratica, il messaggio pericoloso per cui il governo può tranquillamente muoversi in un limbo indistinto, essere scevro da qualsiasi richiamo ideale, a partire dalle categorie di destra e sinistra, il non svolgere il ruolo fondamentale di individuare le soluzioni da dare ai problemi.
 
In discussione non sono la caratura tecnica e culturale, la credibilità interna ed internazionale di Mario Draghi, le scelte compiute, talune condivisibili, altre meno o addirittura per nulla e tantomeno la legittimità del suo governo sotto il profilo costituzionale. Al riguardo è bene ribadire, smentendo una vulgata diffusa in questi anni priva di fondamento giuridico, che in Italia a Costituzione vigente non è prevista alcuna investitura elettorale diretta da parte dei cittadini del capo del governo e ad essere votati sono soltanto i membri del Parlamento. È il Presidente della Repubblica, sentiti i presidenti delle due Camere e i rappresentanti dei gruppi parlamentari, che nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale per entrare nel pieno delle sue funzioni deve comunque ottenere la fiducia di entrambi i rami del Parlamento.         
 
Mario Draghi gode di ampi consensi tra i cittadini, stando ai sondaggi, per il rigore e la sobrietà con cui assolve al proprio mandato, merce rara in un panorama politico dominato da leader smaniosi solo di apparire e di rilasciare dichiarazioni su qualsiasi argomento, da un dibattito pubblico scadente. Sicuramente un po’ stucchevole è il tentativo degli esponenti di alcuni partiti di accreditarsi presso l’opinione pubblica come estimatori e sostenitori del premier. Come sempre accade quando domina la mediocrità, dagli attestati di stima alle dichiarazioni improvvide il passo è breve e si attiva una inevitabile gara al peggio. Il buon Giancarlo Giorgetti, autorevole ministro ed esponente della Lega, ha auspicato l’elezione di Mario Draghi a Presidente della Repubblica, il quale così potrebbe continuare a guidare il governo, dando vita ad un semipresidenzialismo di fatto. In altri termini verrebbe cambiata la Costituzione senza passare attraverso il normale processo di revisione. Siamo in presenza si una grave sgrammaticatura costituzionale, segno di inadeguatezza istituzionale. Non meno indigeste politicamente e costituzionalmente sono le affermazioni di quanti preconizzano la permanenza di Mario Draghi a capo del governo anche dopo l’elezione del nuovo Parlamento nel 2023. A meno che Mario Draghi non decida di candidarsi e vinca le elezioni, chi sarà il prossimo Presidente del Consiglio dipenderà dal risultato elettorale e non da scelte fatte sulla testa dei cittadini e a prescindere dal loro voto.
 
La verità è che un grande paese come l’Italia avrebbe necessità di una classe politica di ben altra caratura, a tutti i livelli…

 

 

Più di un’ora di discussione e poi la maggioranza del sindaco Lidano Lucidi è stata costretta a ritirare il punto all’ordine del giorno come proposto dalle opposizioni. In aula si doveva votare la “proposta” della nomina del collegio dei revisori dei Conti perché scaduta l’8 ottobre scorso. Una proposta che avrebbe dovuto nominare Mauro Frasca presidente e Silvana Corsi e Ulderico Querini componenti. Ma così non è andata. Sin dalle prime battute i consiglieri di opposizione hanno sollevato dubbi e irregolarità sulla deliberazione portata in consiglio comunale. Prima Serafino Di Palma, poi Sergio Di Raimo e Armando Uscimenti hanno sottolineato l’inosservanza da parte della maggioranza del regolamento comunale che – tra le altre cose – prevede che tutti i documenti allegati alla delibera vengano messi a disposizione almeno tre giorni prima per essere visionati da tutti, cosa questa non avvenuta perché alcune “carte” erano state inviate solo 24 ore prima tramite Pec. Insomma l’opposizione che fa scuola ancora una volta alla maggioranza per evitare che la stessa non incappi in errori che poi potrebbero ricadere sulle tasche dei cittadini. Un invito, quello di ritirare il punto all’ordine del giorno, accolto poi dal sindaco e dall’intera maggioranza, basato su quella “esperienza” che tanto era stata “presa in giro” durante la campagna elettorale, la stessa “esperienza” che oggi ha evitato una brutta figura all’Ente comunale.

 

 

I danni dai cambiamenti climatici provocati all’agricoltura italiana in questo autunno 2021 hanno già superato, secondo stime Coldiretti, i due miliardi di euro e non trovano precedenti nelle passate annate agrarie. Un fenomeno ben percepito da quanti operano in agricoltura, che vedono la situazione  aggravarsi anno dopo anno e ancora di più con l’aumento vertiginoso del costo dei mezzi di produzione (gasolio, concimi, ecc). Nel territorio setino sono a rischio per il clima le nostre prelibate eccellenze: carciofi, broccoletti, piante da frutto come il visciolo ed altre ancora, che mal sopportano lunghi periodi di siccità e temperature oltre la media, alternati ad altrettanti lunghi periodi di piogge anomale e devastanti. Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà per reperire i broccoletti di Sezze, ma anche le marmellate per le paste di visciole.  Risulta sempre più evidente come i cambiamenti climatici stiano colpendo con maggiore violenza l’attività agricola, la più esposta tra le attività economiche, ma anche quella che rappresenta una grande risorsa economica sia attraverso i suoi meravigliosi paesaggi che per le sue eccellenze enogastronomiche, capaci di attrarre ogni anno milioni di turisti e di accrescere le opportunità  del nostro Bel Paese, già ricco di storia, di beni artistici e monumentali come nessun altro al mondo. Dalla Cop 26, la conferenza della Nazioni Unite convocata per contrastare i cambiamenti climatici, ci si aspettava qualcosa in più, ma le cose non sono andate esattamente secondo le speranze del Mondo, che cercava soluzioni immediate piuttosto che compromessi verbali. Gli eventi estremi che si stanno ormai verificando con sempre maggiore virulenza ci dimostrano quanta attenzione e quanta forza in più gli agricoltori debbano mettere in campo per arrivare a forme di cambiamento rispetto a quelli che sono i sistemi produttivi del passato. Bisogna reclamare con forza la possibilità di fare qualcosa di concreto e di nuovo, abbiamo gl strumenti e le condizioni per le quali, partendo dal dissesto idrogeologico l’agricoltura potrà avere un ruolo centrale e salvare l’umanità  dalla fame e dalla carestia che sono  strettamente connesse al clima e a risorse idriche non inquinate. Uno o due gradi in più rispetto alle medie stagionali e per lunghi periodi  portano inevitabilmente a raccolti scarsi e deludenti, non in grado di sfamare l’umanità. Lo stesso vale per le piogge violente e di lunga durata. Esiste la possibilità non completamente risolutiva, ma mitigante degli effetti dei cambiamenti climatici, con la realizzazione di bacini di accumulo ed impianti collettivi di irrigazione moderni che puntanto sulle energie rinnovabili, fino a forme di coltivazioni sempre più attente agli aspetti di carattere ambientale. Tutto questo l’agricoltura italiana può ancora rappresentarlo con forza. Piuttosto che continuare a cementificare il territorio occorre un’inversione di rotta per metterlo in sicurezza dai guasti sinora compiuti. In tal senso un ruolo importante sta per essere affidato alle capacità del costituendo Consorzio di Bonifica del Sud Lazio. Le risorse economiche sono state oggi stanziate e l’agricoltura del nostro Paese non può permettersi di sprecarne neanche un centesimo.

 

 

Non c'è dubbio che le recenti elezioni amministrative, a Sezze, hanno segnato una cocente sconfitta del PD. Il risultato finale del 10% dei votanti non ha bisogno di commenti. È vero che ha votato solo la metà degli aventi diritto, ma questo non è una attenuante, non giustifica nulla, semmai rafforza la profonda insoddisfazione dei cittadini nei confronti della vecchia amministrazione, nei confronti della politica. Appena chiuse le urne ho parlato di un voto di scambio, di un voto di convenienza e non di appartenenza; di un voto familiare, da parte di cugini e di compari. Non rinnego questa amara opinione, basta leggere attentamente le preferenze ricevute dai diversi candidati. Ma ciò non è sufficiente a spiegare il risultato negativo del PD. Occorre. a mente fredda, lasciare da parte il risentimento e lo sconforto, andare in profondità e non scambiare la causa con l'effetto. Dico subito che, come spesso è accaduto in passato, Sezze potrebbe anticipare ciò che potrebbe accadere negli altri Comuni dei Lepini. Spero proprio di no! La triste vicenda del cimitero, vergognosamente utilizzata e strumentalizzata dai mass media e dalle altre liste elettorali, ha accelerato un fenomeno che bolliva in pentola e cioè il distacco dei cittadini, e soprattutto dei giovani, nei confronti della Sinistra di governo. Si è interrotto un legame decennale e un patto di fiducia. Durante la campagna elettorale ho avvertito sulla mia pelle questa sensazione, pur avendo riscontrato profonda stima e simpatia da parte degli elettori. Mi sono reso conto che non si trattava di una normale critica e contestazione ma di un rifiuto della tradizione e della storia di questo paese, identificato con la Sinistra. Così gran parte dell'elettorato ha voluto presentare il conto. Un rifiuto verso la classe politica, identificata tout court nel PD, e la voglia di cambiare. Non è servito richiamare alla memoria la storia e le conquiste sociali, scolastiche, dei servizi sportivi e sanitari, dell'assistenza ai disabili e agli anziani, dei trasporti scolastici, delle infrastrutture nelle zone (strade, fogne, scuole, illuminazione, impianti sportivi ecc.), in un territorio vasto e che ne era completamente sprovvisto fino agli anni Settanta. Gli elettori hanno voluto rimarcare la stasi e l'immobilismo degli ultimi anni, rispetto ad alcune tematiche riguardanti il decoro urbano, l'immigrazione, il traffico, la questione giovanile, il Centro storico. Ma ciò che più mi ha colpito è stato la delusione e la sfiducia    di molti ragazzi che si aspettavano e si aspettano un cambio di marcia, una innovazione, una comprensione del loro futuro. Hanno così individuato nei loro "padri", le colpe e le responsabilità sperando finalmente in una svolta. Qualcuno, come me, sperava invece che la situazione si potesse recuperare grazie a un rinnovato impegno e a una esperienza consolidata nel corso anni, mediante un nuovo modo di governare e di comunicare.  Non è stato così perché si sono incrociati e sommati fattori più generali e diversi. Il futuro appare molto incerto ai giovani. Lo stato sociale che in qualche modo garantisce i loro genitori e i loro nonni non è affatto assicurato per loro.   La scuola non garantisce il lavoro e non offre gli sbocchi desiderati- In futuro, forse, non ci sarà più lo spazio vitale per tutti. Il disastro ambientale, le nuove tecnologie, le emergenze della pandemia pesano sulla loro coscienza. Insomma, la situazione appare difficile e a volte senza orizzonte. Ognuno è spinto a rinchiudersi in sé stesso e a separare le proprie vicende da quelle degli altri. Si è in presenza di una massificazione personalizzata, di una omologazione degli individui che tentano invano di distinguersi solo in superficie e in maniera estroversa. Si rivendica la libertà di vivere, tutto e subito, perché "di domani non c'è certezza". Invece proprio questo è il momento della Politica, del ritorno alla civile e solidale convivenza, dello studio e dell'innovazione, di un modo nuovo di vivere la città perché non si trasformi in un dormitorio o in una desolata periferia. Questa è la sfida che ha davanti a sé la nuova Sinistra e il PD. Da qui bisogna ripartire per ricucire lo strappo con la città e con i giovani. Non c'è da disperarsi, Occorre passione civile e impegno. La storia non si ferma. Bisogna capire il cambiamento in atto e saperlo guidare e orientare. La realtà è più forte delle idee. Chi ha più filo da tessere, tesserà.

 

 

Il Sindaco di Sezze Lidano Lucidi e l'assessore alle attività produttive Lola Fernandez, in occasione del Natale Setino 2021, hanno scritto una lettera aperta ai commerciati di Sezze per chiedere collaborazione utilizzando un Brand identity e cioè un linea comune per promuovere le festività natalizie.  

Ecco la lettera

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 Carissimi/Carissime ci prepariamo a vivere per la seconda volta questo periodo natalizio, in un clima nuovo mai provato in precedenza dalle nostre generazioni, un periodo contraddistinto dall’amarezza e dalle preoccupazioni per la pandemia che ancora ci minaccia e per le difficoltà oggettive – psicologiche e materiali – che da essa derivano. Conosciamo bene l’importanza di avere nella nostra Città una rete commerciale seria e all’avanguardia che costituisca un punto di riferimento anche per i Comuni limitrofi, e come Amministratori comprendiamo bene i mille problemi che Vi angustiano e che stanno compromettendo le Vostre attività come avviene ormai in ogni parte d’Italia. Come Amministrazione Comunale appena insediata, abbiamo pensato di rivolgere un invito a tutti i cittadini affinché scegliessero i Vostri Esercizi per gli acquisti di Natale. Abbiamo, così, lanciato, in collaborazione con l’Assessorato alle Attività Produttive, l’iniziativa “Fai un regalo nella tua città – Fai un regalo alla tua città”, #sezzeriparteinsieme - un piccolo gesto di solidarietà che – al di là del significato economico – dimostri la vicinanza e il sostegno della Città intera alla Vostra categoria. Nello stesso tempo, vi chiediamo nei limiti del possibile, di aderire come anticipato negli incontri tenutosi nelle giornate del 12 e del 15 novembre, alla campagna natalizia che vorremmo portare avanti, seguendo una linea che rimandi al medesimo stile, vale a dire una “Brand identity”, di cui a tal fine abbiamo predisposto un’apposita linea guida, allegata alla presente, da cui poter prendere suggerimento. Certi che i cittadini di Sezze, sapranno rispondere al nostro appello cogliendo il vero senso del Natale e sperando che la solidarietà e la generosità possano aiutarci a superare questo difficile momento, ci è gradita l’occasione per rivolgere a Voi tutti e alle Vostre famiglie i nostri migliori auguri di un sereno Natale e di un felice Anno Nuovo finalmente liberi dal flagello della pandemia. 

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