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Il prossimo 24 aprile a Sezze si terrà la 51esima Sagra del Carciofo. Nel corso degli anni la produzione locale è precipitata e uno degli eventi più importanti delle città da vetrina per i produttori si è trasformato in una kermesse dove tutto si trova tranne che i carciofi locali. Ecco le domande che si pone Vittorio Accapezzato, consigliere comunale negli anni '80/'90.

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La sagra del carciofo a Sezze è  nata nel 1970.Sono trascorsi 52 anni e si sono avute delle trasformazioni in tutti i settori compreso quello agricolo. Essa nacque con il desiderio e l'auspicio di valorizzare e diffondere il consumo del carciofo romanesco ritenuto una risorsa economica dell'agricoltura locale. Ai tempi la sagra era una vetrina per i produttori locali. Rappresentava la  valorizzazione del lavoro degli agricoltori che, oltre a produrre qualità, garantivano la produzione di provenienza di coltivazione nel territorio locale. Oggi nel  campo setino la produzione  raggiunge circa 80 ettari che soddisfano appena il nostro fabbisogno. Mi chiedo quali carciofi si acquistano negli stand? Prodotti nostrani o importati da altri luoghi per venderli come carciofi romaneschi spacciati come locali? Perché nessuno scrive la verità. Si continua ad essere degli struzzi per quali ragioni?

Nella foto Vittorio Accapezzato

 

 

LETTERA APERTA PER LA PACE

E’ trascorso un mese e lo spettro della guerra si aggira ancora in Europa.

Una guerra orribile come tante altre, ma che sentiamo inevitabilmente più vicina e che ci spaventa ancora di più per la minaccia distruttiva delle armi nucleari.

Dalla voce dei bambini della Scuola della Pace di Sezze nasce un appello ai Presidenti delle nazioni d’Europa perché possa cessare la guerra in Ucraina e in tutti i paesi del mondo.

Alle loro voci si aggiungono quelle dei nostri alunni delle classi IV A e IV B della Scuola di Melogrosso, Istituto Comprensivo Valerio Flacco di Sezze.

Con i bambini abbiamo affrontato e discusso notizie, paure e preoccupazioni per il loro futuro e per quello dell’umanità a cui appartengono, in un orizzonte dove loro ci insegnano lo spontaneo confronto tra le culture e l’inclusione delle diversità, vissute come scambio e ricchezza.

Abbiamo faticosamente deciso di pubblicare queste lettere, come segno di solidarietà per quei bambini che hanno perso la vita, la speranza e la gioia in questo e in altri conflitti. I bambini sono dalla parte non solo dei bambini, ma di tutte le persone che soffrono e si chiedono disperatamente “Perché?” senza riuscire a capire le logiche di potere del mondo adulto.

Ci lasciano una domanda accorata, disperata e disillusa sul loro futuro e sul senso di tutto questo orrore, che spezza le loro vite insieme ai loro sogni.

Mettiamoci in ascolto, sono i nostri figli che ci guardano interdetti e supplicano la Pace.

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LETTERA   DELLA SCUOLA DELLA PACE                                    

                                                                                                             

AL SINDACO DI SEZZE, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, ALL’O.N.U.

AI GOVERNANTI DELLE NAZIONI E RESPONSABILI DELLA COMUNITA’ EUROPEA

Gentilissimi governanti e responsabili delle Nazioni, in Europa e nel Mondo, rappresentanti dell’ONU e della NATO, vi preghiamo e vi supplichiamo con tutto il cuore perché con la vostra autorevolezza possiate fermare la guerra.

Ci presentiamo: noi siamo i bambini della Scuola della Pace di Sezze, ci chiamiamo Adelaide, Anastasia, Kristina, Denise, Sofia, Sara, Gabriele, Cristian, Katerina, Michela, Matteo, Stefano, Klein, Brice, Matteo, Ania e Yasmine… e tanti altri amici. Proveniamo da paesi diversi: Albania, Romania, Burundi, Marocco, Italia, frequentiamo classi e scuole diverse, abbiamo religioni e culture diverse, ma siamo tutti amici.

Noi alla Scuola della Pace facciamo i compiti, giochiamo insieme, mangiamo insieme e ci vogliamo bene. Abbiamo saputo della guerra in Ucraina dalla Tv e dai giornali e ci dispiace molto per tutti i bambini che soffrono e muoiono, come fossero nostri fratelli. Ci dispiace moltissimo per tutti i bambini come noi che devono fuggire lontano, come è successo a tanti di noi per motivi diversi. Sappiamo che è difficile lasciare tutto e doloroso perdere persone care.

Purtroppo sappiamo che nel mondo ci sono tante altre guerre non ancora risolte, che hanno lasciato ferite e distruzione: in Medio Oriente, come in Siria, in Africa, come in Yemen o in Afghanistan… ma fino ad oggi guardavamo all’Europa come ad un giardino di Pace.

La vostra guerra ci sembrava un triste ricordo del passato, che si studia a scuola nelle giornate della memoria. L’Europa un porto sicuro, che ha accolto tante famiglie venute da altri paesi lontani. Noi tutti insieme, ogni mese, preghiamo per tutte le guerre, cerchiamo di far capire agli adulti che facendo la guerra non risolvono niente e non vincono niente. Infine sappiamo che il nostro pianeta avrebbe bisogno di cura e che le spese delle armi potrebbero essere utilizzate per salvare il mondo da mali come la pandemia, l’inquinamento e la fame.

Anche Sara, che ha otto anni, ci dice che non conosceva il significato della parola guerra finché non ha visto case rotte, paesi frantumati, i bambini che piangono e sono feriti, padri morti in combattimento e bombe che cadono dal cielo, ma non sono stelle e portano morte. Questo vuol dire per voi governare e vincere?

Per favore smettete di fare la guerra, perché la guerra porta soltanto dolore!

E Sofia scrive: non si conquista per liberare, non si uccide per comandare e non si invade un popolo per la differenza di idee. L’odio è il nemico di tutta la Terra. Vogliamo una terra senza soldati, vogliamo la Pace in ogni paese. Ci sono troppe persone che muoiono e bambini che perdono i genitori. Speriamo che la guerra finisca.

Per favore, fermate le armi e fate un accordo di pace!

Noi vorremmo farvi riscoprire il dialogo, come facciamo noi alla scuola della Pace. Non vi sembra sbagliato rischiare di distruggere il mondo per vincere il dominio di un solo paese? Che guadagnate se dominate una terra distrutta? Se seminate odio tra fratelli? Forse non siamo tutti fratelli della stessa umanità? Noi bambini lo abbiamo capito insieme, perché ci piace stare insieme ed avere tanti amici da paesi diversi. Per favore, smettete di fare la guerra: vogliamo un futuro di Pace!

Insieme vogliamo condividere l’appello di Papa Francesco con la nostra preghiera, seguendo il suo esempio di amore per il mondo e lo spirito della Preghiera di Assisi per la pace, che dal 1986 si rinnova ogni anno, con tutte le religioni. Insieme ci stiamo attivando con iniziative di solidarietà. Condividiamo l’impegno della Comunità di S. Egidio a favore di diverse emergenze umanitarie e per tutti i paesi del mondo, anche per conflitti e popoli più lontani da noi, spesso dimenticati.

Vi ringraziamo per averci ascoltato e confidiamo nei vostri valori, nella vostra buona volontà di pace per tutto il mondo. In attesa di una vostra gentile risposta, vi inviamo un cordiale saluto di pace e ci scusiamo sinceramente se vi sembra che abbiamo osato troppo, ma siamo convinti che voi ci aiuterete a salvare il futuro. Vi saremo grati per sempre. Noi e tutti i bambini del mondo.

 La scuola della Pace

Comunità sant’Egidio di Sezze

 

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LETTERA DELLE CLASSI IVA –IVB di MELOGROSSO


Nelle due classi della Scuola Primaria di Melogrosso sono inseriti bambini che provengono da paesi dell’Est e con loro i docenti hanno svolto un percorso interdisciplinare sulla Pace che li ha molto coinvolti, risalendo fino alla memoria delle guerre mondiali. Loro hanno voluto diffondere, con la condivisione dei genitori e della nostra Dirigente, questo breve appello per la Pace.

 Ascoltiamo la loro tristezza e la loro preoccupazione per un futuro che ci sembra privato di sogni.

          

           CLASSE IVA                                                                             

 

  • Alla cortese attenzione del Sindaco di Sezze
  • Al Presidente della Repubblica Italiana e al Ministro degli Esteri
  • Ai responsabili dell’ONU e della Comunità Europea

 

Oggetto: Richiesta di Pace in Ucraina e nei paesi del mondo.

Gentilissimi signori membri e responsabili dell’Italia, dell’Europa e del mondo, noi siamo gli alunni della classe IV A di Melogrosso di Sezze (Italia); noi viviamo felici in pace con le nostre famiglie e i nostri amici che vengono da diversi paesi del mondo.

Siamo una scuola di campagna, nuova e accogliente e ci aiutiamo tutti insieme. Stiamo uscendo dalla pandemia del Coronavirus, ma abbiamo sentito in televisione che c’è un’altra emergenza in Europa: la guerra in Ucraina, che si aggiunge ad altre guerre nel mondo e che mette in pericolo la nostra Pace.

Noi pensiamo alla popolazione, ma soprattutto ai bambini come noi, che hanno perso giochi, case, mamma e papà, ma soprattutto la vita e molti stanno fuggendo lontano.

Noi bambini chiediamo alle vostre eccellenze di fare un accordo per non continuare la guerra e fare la Pace, perché così rischiate di distruggere la Terra, il futuro dei bambini e la bellezza della vita. Vi supplichiamo, vogliamo la Pace per sempre e in tutto il mondo.

Vi salutiamo con fiducia e speranza. Distinti saluti.

Gli alunni della classe IVA di Melogrosso. (Istituto comprensivo Valerio Flacco Sezze)

 

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CLASSE IV B

Gentilissimi responsabili e governanti delle nazioni dell’Europa e del mondo,

Noi siamo dei bambini italiani che vivono a Sezze e frequentano la classe IV B di Melogrosso.

Vi scriviamo questa lettera perché siamo molto tristi per il conflitto, accaduto in questi giorni con l’intervento militare della Russia in Ucraina, vicino a noi, perché la guerra secondo noi non è mai una soluzione dei problemi.

Non vi ricordate il disastro che è successo nella I e nella II guerra mondiale?

Noi pensiamo che i bambini non c’entrano niente e anche ai bambini che sono morti per colpa delle decisioni dei grandi, che dovrebbero proteggere la loro vita. Anche i bambini in Ucraina hanno il diritto di vivere come tutte le persone del mondo.

Noi saremmo molto contenti e vi saremmo grati se faceste pace e finissero tutte le guerre, purtroppo noi queste cose non le decidiamo, perciò vi chiediamo di promuovere un accordo tra i paesi coinvolti, per ottenere la Pace.

Speriamo di essere ascoltati e porgiamo cordiali saluti.

Vorremmo che questo messaggio ci aiutasse tutti ad aprire e convertire il cuore alla Pace, seguendo l’esempio di Papa Francesco, che difende la Pace in tutto il mondo.

Gli alunni della classe IV B di Melogrosso (Istituto comprensivo Valerio Flacco Sezze

Grazie di cuore

 

 

Improvvisazione ed approssimazione caratterizzano l’amministrazione comunale.
 
Non è il pregiudizio dell’oppositore, piuttosto la constatazione di quanto accaduto in questi mesi, carichi di aspettative e magri di obiettivi raggiunti.
 
Amministrare una città come Sezze, ricca di potenzialità e risorse, ma anche di criticità connesse ai profondi cambiamenti sociali ed economici di questi anni richiede visione politica, un’idea di sviluppo complessivo e non interventi estemporanei. Duole constatare che gli atti dell’amministrazione in carica vanno in direzione opposta e suscitano molte perplessità. L’impressione è che la maggioranza consiliare non sia ancora uscita dalla campagna elettorale, non si sia accorta che ha l’onere di governare Sezze e i suoi esponenti continuano ad intrattenerci in annunci spot sui social in cui disegnano un futuro radioso, cantano le magnifiche sorti e progressive della città ora che ne hanno preso le redini e addirittura prefigurano di essere il volano di una nuova politica proiettata ben oltre i confini comunali, a livello provinciale ed oltre. Avere grandi idee è buona cosa, ma anche il senso della misura è indispensabile, unito alla necessità di affrontare e risolvere i problemi.
 
In democrazia il voto dei cittadini si rispetta sempre, comunque e a prescindere. Vincere e perdere, ovviamente nel rispetto delle regole, è parte del gioco democratico e partiti, movimenti e candidati devono svolgere con generosità, serietà e impegno il ruolo loro assegnato dal corpo elettorale. Se prevalgono alcuni a scapito di altri è perché la proposta dei primi è risultata più credibile, è stata ritenuta migliore in quel momento, anche se magari non è vero, e agli altri spetta il compito di interrogarsi, di mettersi in discussione, di prendere coscienza dei propri errori, di attrezzarsi per costruire una alternativa valida su cui far convergere il consenso dei cittadini alla prossima tornata elettorale e al contempo, nella distinzione delle posizioni di maggioranza ed opposizione, lavorare dentro e fuori le istituzioni per contribuire a realizzare il bene comune. Quando si ricopre un ruolo amministrativo e di governo non si dismettono le proprie convinzioni, ma certo non ci si può limitare a fare il capo tifoseria. Confronto e ragionamento devono essere la stella polare e ciò vale per tutti senza distinzioni, anche se troppo spesso si dimentica. 
 
La lunga scia di figuracce seguite a roboanti annunci di idee strabilianti da portare a realizzazione, di retromarce che sanno di precipitose capitolazioni, le insofferenze per le critiche, vissute come lesa maestà, raccontano molto di più delle specifiche vicende. Certamente la questione politicamente più eclatante è la precipitosa ritirata del progetto dell’impianto di compostaggio a Sezze Scalo. Una trovata estemporanea, frutto non di una idea complessiva di sviluppo del territorio, ma del semplice tentare di intercettare possibili finanziamenti, proposta al di fuori di un minimo di coordinamento con i comuni della provincia, senza una analisi del problema della gestione dei rifiuti nel nostro territorio e dell’impatto prodotto a livello economico e sociale a partire dalla localizzazione, non ultimo redatta in maniera approssimata, lacunosa e dilettantesca e finanche al di fuori del minimo rispetto delle competenze delle istituzioni cittadine. Un progetto nato morto e irrealizzabile, su cui ci si è impuntati e rispetto al quale non si sono volute sentire ragioni, avanzato all’insaputa e subito da tanti esponenti della stessa maggioranza. Bisogna dire con chiarezza che il problema di questa scelta affrettata ed insensata era sia di merito che di metodo. Nessuna persona sensata mette in discussione la necessità di affrontare il tema dei rifiuti, anche compiendo scelte difficili politicamente e socialmente. Se ci si propone come amministratori si devono avere il coraggio di governare senza rincorrere gli esiti fluttuanti dei sondaggi e i malumori inevitabili che porta con sé ogni scelta, altrimenti è l’immobilismo. Inaccettabile è che non si parta dall’analisi concreta dei problemi, nello specifico da una differenziata che langue a livelli troppo bassi e che occorrerebbe implementare con progetti seri, piuttosto che rincorrere un impianto di compostaggio che, nella situazione data, era solo uno specchietto per le allodole, che avrebbe provocato un danno irreparabile al nostro territorio. A tal proposito una amministrazione seria prima di avanzare una proposta così invasiva avrebbe dovuto preoccuparsi di conoscere il proprio territorio, aprire un confronto con le aziende, le forze sociali ed economiche e i cittadini e non farlo a posteriori, accorgendosi che nell’area prescelta c’erano aziende agricole che rappresentano un eccellenza da anni. Benedetta la retromarcia, motivata dalla presa di coscienza che si trattava di un progetto divisivo (non era poi così difficile prevederlo invero), ma che figuraccia! Ad ogni buon conto però assume maggiore rilevanza il metodo adottato, l’aver fatto strame delle regole amministrative e delle competenze del Consiglio Comunale, della Giunta e degli uffici preposti ed aver tradito gli impegni assunti in campagna elettorale circa la trasparenza e la partecipazione dei cittadini. Certe idee non basta sbandierarle per far incetta di voti e poi dimenticarle alla prima occasione. Dettagli? Mica tanto! La democrazia è forma e la forma è sostanza. Se non si rispettano le regole gli atti amministrativi sono nulli o annullabili. Senza parlare delle risorse spese per un progetto poi ritirato e dell’opportunità persa di individuare altri possibili progetti, come la rigenerazione urbana o le infrastrutture anche sportive, che avrebbero potuto rilanciare lo sviluppo di Sezze in modo serio e duraturo con ricadute importanti anche nel campo dell’occupazione.
 
L’annuncio del ritiro del progetto è avvenuto tramite una testata giornalistica online, dimenticando che certe decisioni non si prendono via social ma con atti amministrativi e nel rispetto delle regole e delle funzioni delle istituzioni democratiche. L’ennesima sgrammaticatura istituzionale…..
 
Il dato vero è che siamo in presenza di un’amministrazione autoreferenziale, che si relaziona in maniera errata alle forze politiche, alle strutture amministrative del comune e nei confronti degli stessi cittadini e ricorre alla lamentazione delle colpe di quelli che li hanno preceduti, senza considerare che certi disastri cittadini sono responsabilità di alcuni attuali autorevoli esponenti della maggioranza. Il dialogo e il confronto serve in campagna elettorale, ma soprattutto dopo quando bisogna spiegare e condividere le scelte. L’annullamento del primo appuntamento della Sagra del carciofo del 10 aprile a Sezze Scalo è l’ulteriore prova di una approssimazione che rischia di fare danni notevoli alla nostra città.             

Agli albori della storia ( inizio età eneolitica ) il Lazio meridionale ci appare abitato da popoli autoctoni del paese, ritenutisi tali perché stanziatisi da tempi remotissimi. Una tradizione, peraltro non ritenuta molto antica dal De Sanctis, li faceva chiamare Aborigeni e ad essi, dal re Latino, sarebbe derivato il nome di Latini. Il popolo latino, già agli albori della storiografia greca, ci appare distinto da quello etrusco abitante sulla riva destra del Tevere. Tutte queste vicende molto tempo prima che dal cuore dell'appennino partissero le grandi emigrazioni dei popoli italici, che avrebbero occupato progressivamente tutta l'Italia centrale e meridionale. I Latini, seppur dagli scarsi reperti archeologici, ci appaiono nettamente distinti, per quanto ad essi affini, dai popoli umbri e sabini che si vennero ad impiantare in tante zone delle pianure tirreniche. Tale popolo, stabilitosi in epoca remotissima nella regione pontina, in genere pose i propri villaggi su alture forti per la loro posizione e difese anzitutto con argini di terra e di pietra. E' logico quindi supporre che i Latini abbiano intrapreso la grandiosa opera di costruzione di alcuni grandiosi lavori di drenaggio rinvenuti nel territorio pontino, attraverso la realizzazione di una estesa trama di cunicoli : la supposizione è avvalorata anche dal fatto che costoro siano stati spinti a tale opere sia dalla necessità di respingere gli abitatori dei monti ma anche dal bisogno di organizzare l'opera idraulica nei terreni in cui vivevano. Resta il dubbio se i Latini siano stati gli inventori del sistema di drenaggio sotterraneo o se lo abbiano appreso dai vicini Etruschi. Non è neanche accertato se i Latini abbiano costruito i citati cunicoli di loro iniziativa e in regime di piena libertà politica o se invece essi siano stati costretti a costruire tale opera dal predominio degli Etruschi, nell'epoca in cui costoro possedevano, direttamente o meno, tutto il Lazio. La ricostruzione, seppure generica e parziale, della storia di questa parte del Lazio, prima che esso cadesse sotto il dominio degli Etruschi e di quello successivo dei Volsci è possibile solo partendo da qualche raro reperto preistorico ed archeologico (epolcreti di Caracupa di Satrico e di Velletri). Altri indizi storici si intravvedono dalle notizie dei più antichi scrittori greci attinte dai primi navigatori delle coste laziali ( i Focesi ed i Calcidesi ). Infine un altro contributo di ricerca ci è stato tramandato dalla tradizione di leggende antichissime elaborate prima del periodo greco. Una seconda opinione contrastante alla prima è quella di alcuni scrittori moderni che affermano che i primi abitatori dell'Agro Pontino siano stati i Volsci  per cui hanno pensato che ad essi fossero da attribuire alcuni  grandiosi lavori di drenaggio rinvenuti nel territorio pontino. I Volsci in realtà scesero nella pianura pontina in tempi relativamente recenti e quasi in epoca storica, circa agli inizi del V secolo a.C. In tale periodo costoro, sboccando dalla grande valle dell'Amaseno, spinti dal bisogno dei pascoli invernali e dalla sete di conquista dei ricchi territori dei Latini  Pometii si affacciarono alle nostre distese pianeggianti, forse anche incalzati da altri popoli nomadi. Subito dopo la venuta dei Volsci succede un periodo di guerre accanite tra loro e la lega romano-latina. E' illogico pensare che in tale periodo bellico i Volsci dedicassero le loro energie a compiere la poderosa impresa della costruzione dei cunicoli di drenaggio. I Volsci, in realtà, alla loro discesa nella pianura pontina erano dediti principalmente alla pastorizia, come in origine i popoli montanari, e come  anche la maggior parte degli Italici. E' cosa troppo meravigliosa che essi, d'un colpo, potessero diventare esperti idraulici e grandiosi bonificatori senza un lungo periodo di tirocinio e di un'assidua pratica. Esclusi quindi, una volta per sempre, i Volsci, restano gli abitanti che prima di essi occupavano la regione, cioè i Latini. L'opinione oggi più diffusa concorda nel ritenere che i Latini, gli Ausoni (o meglio Aurunci), gli Opici gli Itali e i Sicani dello Stretto, facciano parte della prima ondata di popoli italici che vennero ad abitare nei territori tirrenici.  All'epoca dello storico greco Ecateo esisteva, sul territorio circostante la sua sponda sinistra del Tevere, il popolo dei Prisci o Casci Latini, in perenne lotta con quello abitante la riva destra dello stesso fiume. I limiti del Lazio, verso l'ottavo secolo a.C., all'epoca della fondazione di Roma, erano così definiti: a Nord il Tevere, a Nord-Est l'Aniene (Che forse , all'inizio, divideva i Sabini dai Latini ), a Sud e Sud - Ovest , con limiti più indefiniti e sfumati, il territorio dei Latini che verso Est e Nord-Est veniva a contatto con le terre degli Ernici , mentre a Sud confinava con gli Aurunci.  Tornando, in conclusione, alla narrazione del periodo bellico tra la lega Romano-Latina ed i Volsci invasori ricordiamo che dopo circa un secolo e mezzo ( tra il  V  e il III secolo a. C.)   di alterne vittorie e sconfitte la vittoria finale arride ai Romani che, tra l'altro, avevano eliminati i Latini. I Romani dunque divennero da allora i padroni assoluti di tutta la regione.

 

 

 

 

La situazione dello scalo ferroviario di Sezze, punto di snodo fondamentale della rete del nostro territorio, è tale da necessitare, da diverso tempo, di un intervento strutturale, cospicuo e risolutivo, sui diversi aspetti della messa in sicurezza, dei servizi, dell’innovazione tecnologica, dell’abbattimento delle barriere architettoniche, dell’ammodernamento strutturale.

In tal senso sono state utili nel tempo le diverse testimonianze e segnalazioni dei pendolari e dei viaggiatori che hanno svolto un prezioso lavoro di sensibilizzazione.

Mi corre però il dovere di evidenziare come alla base degli interventi che a breve rivoluzioneranno l’immagine e la funzionalità dello scalo ferroviario di Sezze non vi sia una casualità estemporanea ma un lungo lavoro di collaborazione e programmazione istituzionali che ci ha visto attori presenti ed attenti.

Ricordiamo come già in data 25 Aprile 2020 comunicammo che, nell’ambito del protocollo di intesa fra Regione Lazio e Ferrovie dello Stato che prevede investimenti per 18 miliardi di euro per i trasporti su ferro nella Regione Lazio, erano stati programmati e finanziati importantissimi interventi di restyling e riqualificazione della stazione di Sezze con un budget non inferiore ad 8 milioni di euro, così come di altre Stazioni della provincia; lavori che hanno subito dei ritardi per problematiche legate al COVID e al quadro burocratico-autorizzativo.

Si tratta del restyling completo dello scalo ferroviario con la disponibilità di Regione Lazio e RFI alla realizzazione di una piazza nell’attuale piazzale della stazione, il cui progetto e la cui idea sono state oggetto di deliberazione della Giunta della precedente amministrazione comunale; vi era stata anche la presenza e la sollecitazione in diversi momenti di interlocuzione istituzionale del Sindaco Di Raimo, del Presidente del Consiglio Eramo e del Consigliere Serafino Di Palma.

Così come, anche a seguito di una mia lettera del Settembre 2021, sono stati ripresi e si sono susseguiti incontri tecnici sull’intervento con Regione Lazio, i dirigenti di RFI, con i tecnici del Comune e con la nuova Giunta comunale di Sezze in cui, con spirito di collaborazione, si sono precisate le tempistiche e i dettagli dell’intervento, con l’impegno ad intervenire urgentemente sulle pensiline entro giugno ed a presentare l’intervento integrale e complessivo ai fini dell’inizio della restante parte dei lavori nel congruo tempo di qualche mese.

Mi preme ringraziare per la sensibilità e l’attenzione Ferrovie dello Stato, RFI, il Presidente Zingaretti e l’Assessore Regionale ai Lavori Pubblici, Infrastrutture, Trasporti Mauro Alessandri.
Continua, in questa fase difficile e di emergenza che vogliamo lasciarci alle spalle, l’impegno per il nostro territorio, con uno sguardo rivolto alla qualità dei servizi, alla ripartenza e al futuro.

Salvatore La Penna (Consigliere Regionale PD)

Si riporta l'intervento delle opposizione consiliari di Sezze. No trasparenza no commissioni!

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Il compito di controllo e verifica degli atti e provvedimenti amministrativi è, al tempo stesso, diritto e dovere da parte dei consiglieri comunali che devono contribuire, insieme ad altre figure a ciò presposte in modo specifico, a garantire il rispetto della legalità e della trasparenza dell'operato dell'Ente.

Questo compito, affinché possa essere svolto nel migliore dei modi, ha bisogno di strumenti idonei, di conoscenza immediata e di nessuna forma di limitazioni/restrizioni se non quelle previste, in modo puntuale, da norme di legge.

Adesso, la restrizione che tutti i consiglieri hanno subito, attraverso una rimodulazione della modalità di utilizzo e di accesso della password, RAPPRESENTA una illegittima limitazione del diritto/dovere , prima richiamato, CHE NON PUÒ ESSERE ACCETTATA ne dal punto di vista sostanziale e nemmeno dal punto di vista formale (perchè anche i modi in cui è avvenuto dimostrano una incapacità al dialogo e alla collaborazione).

In conseguenza di ciò, noi dell'opposizione, riteniamo non ci siano le condizioni per continuare a partecipate alle commissioni consiliari ( se non in casi che riterremo particolari ) fin quando non vengano ripristinati tutti gli strumenti necessari all'esercizio delle nostre funzioni e del nostro ruolo.
Dobbiamo essere messi in condizione di acquisire in modo immediato tutte le notizie e documenti funzionali all'esercizio delle nostre funzioni nel rispetto del mandato conferitoci dai cittadini.
Qualsiasi forma di visione e studio dei documenti che non rispetti il necessario requisito dell'immediatezza non è rispettosa del nostro ruolo, non è rispettosa della volontà del legislatore e non è ripettosa dei cittadini che in modo democratico ci hanno votato ed eletto.

 

 

"La chiusura di questa prima parte del progetto Uomo a Phi, iniziata nel 2016, è stata, per il Circolo Legambiente Sezze, motivo di grande soddisfazione perché si è raggiunto uno degli  obiettivi statutari dell’associazione cioè riuscire a sviluppare una rete di rapporti capaci di mettere in relazione cittadini e istituzioni per migliorare la città".  Con queste parole di soddisfazione Fabrizio Paladinelli, presidente del Circolo Legambiente di Sezze, parla dell'audizione svolta nei giorni scorsi in commissione cultura del comune di Sezze. Invitato dal presidente di Commissione Gianluca Lucidi, Palladinelli considera così conclusa la prima parte del progetto Uomo a Phi, la cui finalità è di restituire alla memoria comune uno dei simboli della città setina.

"L’attività è iniziata nel 2016 quando il Circolo di Legambiente rispose alla richiesta di una scuola che non riusciva a trovare sul territorio pontino un sito visitabile di epoca preistorica. In quel periodo sia la grotta Guattari che la grotta delle Capre  - ricorda Paladinelli - erano state chiuse perché impraticabili. L’unico luogo potenzialmente accessibile era l’Arnalo dei Bufali, dove nella primavera del 1936, A.C. Blanc scoprì un dipinto che si ricollegava direttamente agli antropomorfi schematici detti uomini a phi (dalla forma che ricorda una “f”greca). Tale figura è tipica dell’arte rupestre, molto simile a quelle rinvenute nella cueva de la graja jimena de jaen probabilmente risalenti al Mesolitico, in Spagna. Fino ad allora non era mai stato rinvenuto in Italia un dipinto rupestre. Il dipinto fu asportato e conservato presso il museo Pigorini di Roma. Dove è rimasto esposto fino agli anni ottanta, quando si è capito che tali dipinti esposti alla luce solare si degradavano. Da quel momento il dipinto è stato conservato, al riparo della luce, nei magazzini del museo romano. Dal 2016 fino al 2019 il sito è stato visitato da circa 500 studenti all’anno sia di Sezze che di Latina. Una delle scuole che hanno partecipato al progetto ha potuto aggiungere anche la visita al Pigorini di Roma. Le visite sono state interrotte con la pandemia ma, con l’allentamento delle misure di prevenzione, si stanno organizzando nuove attività".

Da questa iniziativa il Circolo di Legambiente ha cercato di ravvivare l’interesse per questo dipinto con lo scopo di farlo tornare esposto. "Per raggiungere questo obiettivo - aggiunge Paladinelli -  è stato necessario coinvolgere l’amministrazione comunale di Sezze. Prima con il sindaco Campoli, senza successo; successivamente con il sindaco Di Raimo che, nel 2018, con una missiva ufficiale, rivolta alla dirigenza del Museo Pigorini, chiese di valutare la possibilità di valorizzare l’Uomo a Phi. Dopo aver svolto tutte le indagini del caso nel dicembre del 2021 il museo Pigorini ha comunicato all’associazione ambientalista, che l’Uomo a Phi era stato restaurato (consolidato) e che una sua copia in stampa 3D (scala 1:1) sarebbe stata inserita nel prossimo allestimento museale della sezione dedicata all’arte preistorica del Lazio. La Legambiente di Sezze ha voluto condividere questa importante notizia con l’amministrazione comunale insediatasi da poco. Il  Circolo Legambiente Sezze, con il sindaco Lucidi e l’assessore alla cultura Capuccilli, ha incontrato i tecnici del museo che hanno restaurato l’Uomo a Phi e da questo incontro, l’amministrazione comunale setina ha aperto un dialogo con la ditta chiamata a realizzare la copia dell’Uomo a Phi e con buona probabilità una seconda copia del manufatto tornerà esposta a Sezze. Tale iniziativa dimostra, ancora una volta - chiude Paladinelli - lo spirito e la pratica di Legambiente, tesa alla soluzione dei problemi del paese in maniera propositiva attraverso l’analisi, lo studio ed il confronto".  

 

Dipinto rupestre Uomo a Phi

 

“Premetto che il nostro, e dico nostro, Parco della Rimembranza, è un parco commemorativo di Sezze che porta con sé un significato storico fortemente identitario, ma anche un luogo unico per la vita della comunità locale, fatto di relazioni, ricordi e memorie. Durante il question time ho cercato di spiegare che il bando del PNRR dedicato ai parchi e giardini storici, già scaduto il 15 marzo, poneva dei vincoli specifici all’ammissibilità di un intervento per poter essere finanziato. E questi vincoli, purtroppo, il Parco della Rimembranza di Sezze non li ha. Allo stato attuale il Parco della Rimembranza di Sezze risulta tutelato "ope legis", ai sensi dell’Art. 12 co. 1 del D.Lgs 42/2004. Quindi il bando del PNRR in oggetto esclude il Parco perché non tutelato con un provvedimento espresso, che doveva essere richiesto molto tempo fa. Si tratta di un formalismo che purtroppo determina l’esclusione del Parco dal bando specifico del PNRR per parchi e giardini storici, e non soltanto del nostro Parco, ma di tanti altri elementi culturali di pregio in Italia. L’area nel cuore di Sezze non è esclusa in toto dai finanziamenti del PNRR perché, tra l’altro, Il Parco è stato già finanziato dal bando del PNRR per la rigenerazione urbana con 45.000 euro e, inoltre, sarà oggetto di intervento con il Progetto Ossigeno, se la Regione Lazio lo finanzierà, per un importo stimato dì 77.000 euro circa. In questo caso si tratta di programmi di finanziamento ai quali il Parco può concorrere per la sua valenza ambientale, paesaggistica, di comunità. Continueremo a richiedere nuovi finanziamenti per il Parco, presentando progetti ai bandi nei quali sarà ammissibile, al PNRR o ad altri programmi di finanziamento a livello nazionale, regionale, europei, come faremo per tutti gli altri progetti strategici dell’amministrazione comunale””.

Queste le precisazioni di Lola Fernandez, assessore Attività Produttive, Sviluppo Locale, Politiche Attive del Lavoro, Innovazione e Finanziamenti Pubblici del Comune di Sezze, in relazione all’ammissibilità del Parco della rimembranza di Sezze al PNRR.

 

 

 

 

 

Una sfilata di carretti tradizionali con ragazze e ragazzi in costume setino. Tanti stand pieni di carciofi confezionati nei mazzi tradizionali ed allestiti dalle cooperative agricole locali con composizioni ispirate alla cultura contadina locale. Lunghe file per degustare carciofi preparati secondo le ricette della tradizione e distribuiti gratuitamente. Un asse stradale seppure ampio, comodo e pratico, dai Cappuccini a Porta Pascibella o all’Anfiteatro, non riusciva a contenere l’afflusso dei visitatori. E’ iniziata così la Sagra del Carciofo di Sezze, continuando per oltre vent’anni. Poi è apparsa come decontestualizzata. Non andò bene un tentativo di farne un evento audace, moderno e futuribile, seppur lodevole perché, se non altro, si ispirava ad un’idea, ad un progetto, coinvolgente il centro storico.  A metà degli anni novanta, non più una sagra come una parata. Anche se, bisognerà ammetterlo, quel modello aveva una bellezza ed un fascino fondati sulla semplicità, sulla linearità. Ma Sezze aveva tante altre cose da proporre; un cuore con difficoltà a pulsare. Un motivo di viuzze, lungo e caratteristico, che si snoda nel centro storico; che unisce e collega le decarcie (gli antichi rioni); le vie grandi e le piazze, rare nei paesi di collina; una cultura contadina, e non solo, fatta di oggetti, di attività, di sudore, di parlate e di storie, di poeti e scrittori; di gente orgogliosa e accogliente, contagiata da nuove cittadinanze. Sezze aveva un’anima, sconosciuta agli stessi abitanti, da scoprire e mostrare in un museo vivente, all’aperto, animato dai suoi stessi cittadini e dai visitatori fattisi, tutti insieme, attori e protagonisti. La rivoluzione avvenne per l’interpretazione e la regia del nuovo scenario assunte da cittadini singoli e associati, da comitati e vicinati spontanei ed improvvisati. Non vorrei fare un elenco delle fantasiose e straordinarie iniziative promosse da chi interpretò un’idea dandole un’anima, un’impronta unica, tipica, non riproducibile altrove. Ma qualche iniziativa va citata per aiutare il ricordo e la memoria. Si cominciò banalmente con nuove tavolate allestite nelle piazze nel giro di qualche ora. Si proseguì con l’assegnazione di aree e slarghi storici, non perimetrati come qualcuno vorrebbe a mò di parcheggio, ad associazioni che li gestivano in autonomia secondo un canovaccio concordato. Insieme si discutevano dettagli e reciproci impegni. Si generò una sorta di emulazione. Cominciò, senza una manifestazione di interesse, Pio IX, dando un input incredibile ed un segno indelebile; seguirono i vicinati, come quello di Vicolo della Tinta; singoli cittadini che mettevano in mostra antichi cimeli di famiglia gelosamente conservati, come abiti, arnesi ed utensili. Associazioni radicate fecero conoscere dal vivo l’arte casearia dei pastori. In una strada semidimenticata commercianti associati interpretarono, rivisitandola con originalità e con un tocco di modernità, una tradizione certo non spenta. Quella strada divenne centrale. Comitati ed associazioni in un sol attimo ricrearono a Porta Pascibella atmosfere paesane di una volta; macchine e moto d’epoca comparvero con garbo in contesti superbi da rispettare. Novelli butteri evocarono quel Fagiolino che batté Buffalo Bill. Per non parlare della cucina sezzese interpretata ed improvvisata nei ristoranti all’aperto, mentre banditori e cantori popolari si aggiravano tra la gente. Si potrebbe continuare descrivendo dettagli che hanno reso la Sagra di Sezze, la sagra per eccellenza, uno degli appuntamenti più importanti del Centro Italia. Mi piacerebbe far conoscere un sondaggio somministrato in una di questa nuova versione di sagra per spiegare il livello e la natura del gradimento. Quell’atmosfera creatasi ha contribuito alla nascita di altre associazioni dedite alla riscoperta e valorizzazione della cultura del luogo, dimostrando che le tradizioni sono patrimonio di una comunità e ad essa appartengono; senza di esse hanno un destino segnato.

Oggi invece un asettico avviso, nella pretesa di disciplinare un evento, le sottrae l’anima a fatica costruita; chiede freddamente e con distacco a chi della Sagra è l’artefice, ovvero le diverse associazioni, di manifestare un interesse a partecipare alla 51ma. Nessun incontro, nessuna consultazione, nessuna voglia di interloquire, e manco la volontà di ascoltare qualche voce. Tutto volge alla monetizzazione ed alla commercializzazione, anche della solidarietà e del calore umano. La creatività convogliata a cercare uno stallo, uno spazio pubblico da occupare. Solo il buon suonatore, che il giorno della sagra con il suo banjo suonava al pianterreno di casa, non ne avrebbe il bisogno. Anzi no! L’odierno assessore, lo avrebbe invitato a pagare il dazio per la diffusione in strada della sua musica. Son certo però che lui, il suonatore, come nella favola famosa, avrebbe pagato con il suono della moneta. Nonostante il quadro, però, sono fiducioso che prima o poi qualcuno chiamerà il malcapitato assessore a rispondere del manifesto disinteresse per la cultura e la storia di una città perché ha pensato che una sagra come la nostra possa esser lo stesso bella senz’anima.

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa firmato dai consiglieri di opposizione di Sezze relativamente all'annullamento della Sagra del 10 aprile a Sezze Scalo.

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Ci dispiace veramente tantissimo che l'amministrazione Lucidi abbia annullato la sagra del 10 aprile 2022 programmata per Sezze scalo. Anche questo denota una mancanza di esperienza, una improvvisazione continua un generale fallimento di questa maggioranza dovuto soprattutto al voler fare senza ascoltare,senza ascoltare le opposizioni, senza ascoltare gli uffici che spesso devono correre dietro le iniziative pubblicizzate dagli assessori prima ancora di essere discusse, prima ancora di essere organizzate e prima ancora di essere deliberate. Gli assessori pubblicizzano le iniziative, pubblicizzano gli eventi prima ancora di averne parlato con le posizioni organizzative, prima ancora di aver verificato le disponibilità finanziarie per poterle realizzare,prima ancora di averne verificato,in generale,la fattibilità. Si sta pagando un prezzo molto alto dovuto all'inadeguatezza di diversi componenti della maggioranza e all'incapacità del Sindaco di coordinare,di fare sintesi, di decidere con determinazione e di reggere lo scontro e il confronto politico e amministrativo. Per non parlare del presidente della commissione settori produttivi che, con la 24 ore da professionista, non è stato in grado di imbastire un percorso credibile nell'ambito della stessa commissione da lui presieduta. Intanto Sezze scalo perde un suo appuntamento con la tradizione,con la  tipicità, appuntamento iniziato già da diversi anni, al netto del periodo pandemico,e particolarmente apprezzato. Speriamo finisca presto il periodo degli annunci, dei proclami, dei post e foto su facebook e che inizi il periodo del fare serio e produttivo.

L'opposizione consiliare

Sergio Di Raimo

Armando Uscimenti

Serafino Di Palma

Orlando Quattrini

Alessandro Ferrazzoli

Dorian Briciu

 

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