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Sinistra Italiana di Sezze torna a parlare del Parco della rimembranza, ed invita ad andare ben oltre la questione del pic-nic che ha sollevato polemiche sul web in questi giorni. S.I. invita a porre l'attenzione sulla questione sicurezza che riguarda il parco. "Il Parco vive uno stato di abbandono ventennale, non solo negli arredi urbani, nelle strutture e nella pulizia - si legge nella nota del movimento politico - ma è un luogo lasciato alla mercé di attività legate alla malavita: questioni quindi molto urgenti e che vanno affrontate, oltre alla preoccupazione di non rendere "onore" ai caduti, essendo il parco luogo della memoria per eccellenza . Vogliamo interrogarci sul perché i Sezzesi abbiano smesso di frequentarlo negli anni a tal punto da lasciarlo in questo stato di grave degrado. Per noi  - aggiunge la nota del portavoce Michel Cadario - l'unica soluzione è renderlo attivo con iniziative e proposte che rendano il parco vivibile da tutti. Proponiamo inoltre un controllo notturno ed una chiusura del parco dopo le 23 attraverso cancelli e vigilanza attiva. Chiediamo anche il ripristino delle targhe ai caduti, in collaborazione con le scuole, rendendo così i giovani partecipi della nostra storia". 

 

 

Per la mancata approvazione del rendiconto 2021, il Comune di Sezze viene diffidato dal Prefetto e rischia il commissario. Un'altra tegola in testa alla Giunta Lucidi. Nessuno si aspettava miracoli, certo. Ma l'ordinaria amministrazione dell'Ente sì, perché è un dovere istituzionale e deve rispettare tempi e modi stabiliti per legge. Le difficoltà delle pubbliche Amministrazioni, soprattutto in tema di risorse, sono note, così come sono noti i ritardi negli accreditamenti da parte dello Stato, delle Regioni e delle Province. Ma proprio per questo occorrerebbe maggiore attenzione, solerzia e rigore. Proprio per questo sarebbe necessario rispettare le norme stabilite, programmare un Piano di rientro dei debiti pregressi, un Piano di risparmio di eventuali sprechi e spese superflue, un Piano di investimenti a breve e lungo termine per cercare di incentivare e mettere in moto le potenziali risorse e vocazioni del territorio. Un Piano di sviluppo, insomma, che offra opportunità di lavoro e di occupazione ai giovani, che miri al recupero graduale della evasione, alla salvaguardia delle categorie più disagiate, alla promozione di interventi efficaci e realizzabili. I Bilanci dei Comuni si basano su queste linee e su questi presupposti tecnici e politici. Occorre, perciò, una previsione annuale e pluriennale per le opere pubbliche, per la Scuola, per i servizi sociali, per il l risanamento del Centro storico, per l'asfalto del manto stradale, per la riconversione ecologica. Se non ora, quando? Si assiste, invece, a una rimasticazione sic et simpliciter degli interventi della passata Amministrazione, (tanto vituperata) ma senza originalità e senza un minimo di adeguamento alle esigenze e alle richieste del presente. Ma, come se ciò non bastasse, si assiste a una chiusura e a un imperdonabile silenzio degli organi comunali preposti alla informazione. E pensare che le premesse erano ben diverse. Molti candidati delle liste civiche si caratterizzavano per le loro dichiarate conoscenze tecnologiche e facevano sovente ricorso ai social e ai siti web per convincere gli elettori che il Comune, da quel momento in poi, sarebbe stato trasparente come una casa di vetro, in perenne contatto con la popolazione. Invece, ben poco filtra dal Palazzo comunale e, spesso, molto in ritardo. Le questioni sono due: o la Giunta non ha niente da dire (e da fare!); o non c’è affatto trasparenza. Nel primo caso sono i fatti a parlare. Di nuovo e di positivo si è visto ben poco. Non è certo merito dell'attuale Amministrazione la rievocazione della Processione del Venerdì Santo o la riedizione della Sagra del carciofo o gli" Incontri con gli autori" ben organizzati dalla instancabile Loretina. Macera. Ciò che invece è imputabile alla nuova maggioranza consiliare è l'assoluta mancanza di trasparenza e di partecipazione. Ci vuole tutto il fegato della minoranza consiliare (Di Raimo, Uscimenti, Di Palma e gli altri) a portare alla luce e mettere a conoscenza dei cittadini le questioni più importanti della città.

 

Domenica, 08 Maggio 2022 06:03

L'eredità di Aldo Moro

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Cinquantacinque giorni dopo il sequestro di via Fani, nel corso del quale vennero trucidati i cinque uomini della sua scorta, il 9 maggio 1978 le Brigate Rosse assassinarono Aldo Moro. Questa vicenda ha segnato la storia del nostro Paese e continua a gravare sulla coscienza di noi tutti sia per il peso morale e politico dell’eccidio perpetrato, sia per le tante domande rimaste inevase. Quanto accaduto ci impone di mantenere viva la memoria di questo autentico servitore dello Stato, al quale l’Italia deve moltissimo e di studiarne il pensiero politico che può rappresentare ancora oggi un punto di riferimento importante per la nostra democrazia.
 
Tracciare un profilo esaustivo di Aldo Moro è impossibile per la sua ricca personalità e per la complessità dei suoi insegnamenti, ma possiamo evidenziare alcuni aspetti fondamentali del suo pensiero e della sua eredità politica.
 
L’obiettivo fondamentale dell’azione politica di Aldo Moro è sempre stato la realizzazione di una democrazia integrale, da conseguire riallacciando i rapporti interrotti tra la politica dei partiti e la società e incentivando la partecipazione di fasce sempre più ampie di cittadini all’interno delle istituzioni. Negli anni in cui fu segretario della DC (1959-1963) tentò di allargare la base democratica dello Stato con l’apertura a sinistra, includendo nell’area di governo il PSI e dando vita insieme con Fanfani alla prima esperienza di centro-sinistra e al contempo di aggiornare e rifondare l’intuizione del popolarismo sturziano per adeguarlo ai mutamenti intervenuti a livello sociale e culturale. Dopo la crisi del governo Fanfani, guidò direttamente tre successivi governi di centro-sinistra, avendo sempre come obiettivo la realizzazione della svolta politica teorizzata. L’esperienza non produsse i frutti auspicati, anche a causa delle resistenze interne nella DC e nel mondo cattolico e, trovandosi nell’impossibilità di portare avanti il suo progetto politico, passò all’opposizione all’interno del proprio partito, divenendo il leader della sinistra interna. Tuttavia non abbandonò l’idea di rafforzare la democrazia mediante l’allargamento della partecipazione nel governo di tutte le forze politiche che si riconoscevano nella Carta Costituzionale e lavorò con forza e determinazione per portare avanti un’ulteriore svolta politica, che aveva teorizzato da qualche tempo: l’incontro tra DC e PCI (cui mirava anche Enrico Berlinguer con la sua proposta del compromesso storico), definita la terza fase. Aldo Moro era convinto della necessità di immaginare nuovi percorsi politici, di realizzare un nuovo patto costituzionale affinché l’Italia approdasse ad essere una democrazia compiuta, portando il PCI prima nell’area di governo e poi ad assumerne direttamente la responsabilità, superando le contrapposizioni ideologiche ormai anacronistiche.  
 
La democrazia parlamentare era per Aldo Moro la più alta sintesi che si sia mai riusciti a realizzare tra libertà e pluralismo, tra solidarietà e giustizia. Tuttavia lo Stato democratico, proprio per l’essenzialità del principio di tolleranza che lo caratterizza e lo sostanzia, è esposto a rischi e abusi quando nei cittadini vengono meno la coscienza morale, la cultura della legalità e il senso dello Stato, lasciando così campo libero all’anarchia, all’egoismo di singoli e di gruppi, a scapito del bene comune e della libertà. Per contrastare tale deriva Aldo Moro riteneva fondamentale il dialogo incessante, il contatto con le persone, il rispetto dell’altrui libertà, pensiero e volontà, operando contestualmente e concretamente per costruire una società liberata da ogni condizionamento, dal bisogno, dall’ignoranza e dall’umiliazione. Era sua ferma convinzione che le riforme che consentono ai cittadini di partecipare alla vita politica sono importanti, ma imprescindibile è riallacciare i rapporti tra politica e mondi vitali della società, nei quali i partiti dovrebbero affondare le proprie radici. La rottura con le radici sociali e culturali dei partiti, denunciata già da Aldo Moro, si è ulteriormente accentuata nel corso degli ultimi decenni, ha prodotto uno scollamento pericoloso tra istituzioni e cittadini e rischia di arrivare oggi ad un punto di non ritorno. Lo sfarinamento del quadro politico, l’affermarsi del populismo di vario orientamento e connotazione politica è preoccupante perché mette in pericolo le basi stesse della democrazia e apre le porte a possibili scenari neoautoritari, caratterizzati da una compressione degli spazi democratici e di partecipazione dei cittadini. L’errore da evitare è non solo sottovalutare la situazione, non andare nel profondo, ma soprattutto pensare in termini di contingenza e non di sviluppo storico. Ripartire dal pensiero di Aldo Moro, dalla sua idea di democrazia significa avere lo sguardo lungo, acquisire una rinnovata consapevolezza politica e culturale, metterci all’ascolto del nuovo che fermenta nella società, cogliere la domanda di nuovi equilibri che da essa proviene, riattivare gli indispensabili canali attraverso i quali la domanda sociale e anche la protesta possano giungere ad uno sbocco positivo, ad un vero rinnovamento, ad un più alto equilibrio sociale e politico, coinvolgendo tutti i cittadini nell’opera difficile di costruire la Repubblica come una vera casa comune, nella quale regnino la giustizia e la pace sociale, fondate sulla solidarietà.
 
Raccogliere oggi l’eredità politica di Moro significa insomma proseguire la sua opera di ricomposizione del tessuto culturale e morale del Paese, tessere pazientemente un nuovo patto sociale fra tutti i cittadini, ripartendo dai comuni valori di convivenza civile che sono garantiti dalla Costituzione.
 
È necessaria una sorta di costituente, non giuridica ma etico-culturale, costruire una unità morale che salvaguardi il pluralismo culturale, rimetta al centro i valori civili e democratici, restituisca un’anima ai partiti e alla politica. È questa la sfida con la quale ci dobbiamo misurare e l’obiettivo di Aldo Moro rimasto incompiuto, lasciato a noi come una eredità da sviluppare e portare avanti.

 

 

Il prefetto di Latina Dott. Maurizio Falco ha inviato una lettera di diffida al sindaco di Sezze Lidano Lucidi. L’oggetto della missiva il rendiconto di gestione per l’esercizio 2021. Nella nota il prefetto Falco invita l’amministrazione comunale di Sezze ad approvare entro 20 giorni il rendiconto in questione. In caso contrario il prefetto scioglierà il consiglio comunale e nominerà un commissario ad acta. “Alla data odierna risulta che codesto Comune non ha ancora provveduto all’approvazione del documento contabile - si legge nella lettera – Si diffida pertanto codesto Comune ad approvare il rendiconto di gestione per l’esercizio 2021 entro e non oltre venti giorni dalla notifica della presente al fine di evitare l’applicazione della procedura di cui all’art, 141 commea2. Decorso infruttuosamente il termine sopra indicato – prosegue la nota – si procederà a nominare un commissario ad acta”. Il presidente del consiglio comunale Pietro Del Duca sarà costretto quindi a convocare una nuova seduta, probabilmente in programma per il 24 maggio.

 

 

Se la maggioranza consiliare di Sezze appare compatta nelle votazioni in aula e sui social, la stessa cosa non si può dire delle opposizioni. I componenti delle minoranze oscillano come una barchetta in mezzo al mare, seppur con acque chiare e di bonaccia. Nonostante il capitano ce la metta tutta, qualche mozzo di bordo o marinaio sposta in continuazione l’asticella degli equilibri già instabili, facendone così una ciurma ondivaga. D’altronde, stare all’opposizione senza condividere una linea e un lavoro di squadra è come ammirare l’orizzonte con la nebbia: non serve a nulla. Ma spesso accade anche il nulla… e qualcuno si ritrova sull’altra barchetta in men che si dica con le giuste convinzioni. La politica però è soprattutto strategia e illusione, e basta un po' di “nebbia che annuncia il sole per andare avanti tranquillamente”.

 

 

“Valorizzare e ricordare la storia e le tradizioni locali è un aspetto che non possiamo mai sottovalutare. E la funzione del libro in questo senso si colloca perfettamente nelle opportunità che la cultura ci mette a disposizione per esprimere il nostro legame con il territorio. Per questo motivo si è deciso di dare spazio ad autori locali che hanno scritto pagine  importanti e preziose sulle nostre radici storico-culturali”.  L’assessore alla Cultura del Comune di Sezze, Michela Capuccilli, presenta con queste parole la manifestazione culturale "Il maggio dei libri", organizzata dall’amministrazione comunale di Sezze in collaborazione con il Centro per il Libro e la Lettura e il Ministero della Cultura. L'evento ha preso il via lo scorso 4 maggio e proseguirà fino al prossimo 20 maggio. Il primo incontro ha visto la presentazione del libro “Educare con il teatro”, scritto dal regista e drammaturgo Giancalo Loffarelli. Il giorno successivo, il 5 maggio, è stata invece la volta della presentazione del volume “Il teatro del teatro a Theatropolis”, recente lavoro di Jeph Anelli. Venerdì 6 maggio e sabato 7 maggio, invece, presso i locali del museo archeologico di Largo Buozzi, avranno luogo le presentazioni di “Lazio segreto e sconosciuto”, scritto a più mani da Luisa Coluzzi, Stefania Valleriani e Lucia Viglianti, e di “Storia d’Italia, del calcio e della Nazionale”, opera di Mauro Grimaldi. Domenica 8 maggio si tornerà al San Michele Arcangelo con la presentazione di “A raccolle i’ vento” di Franco Abbenda, mentre il sabato successivo, il 14 maggio, all’auditorium sarà presentato il libro di Piero Formicuccia, “Dalla scrittura al teatro: storie di Sezze in dialetto”. La chiusura della lunga e interessante iniziativa sarà affidata alla presentazione, prevista per il 20 maggio, del libro “I sentieri del perone ruscio” di Giuseppe Filigenzi.

 

 

 

Il presidente del consiglio comunale di Sezze, dott. Pietro Del Duca, ha convocato per oggi una nuova seduta consiliare alle ore 16,30 e in seconda convocazione lunedì 9 maggio alla medesima ora. Diversi i punti all’ordine del giorno tra cui la mozione presentata dai consiglieri comunali di opposizione relativa alle partite pregresse indebitamente versate nei confronti dei cittadini che la società Acqualatina dovrebbe restituire. Altro punto la sostituzione del componente della commissione consiliare Ambiente e Urbanistica dopo le dimissioni del consigliere Casalini e quelli relativi alle modifiche delle norme tecniche per l’attuazione del vigente PRG. Infine c’è il punto su una richiesta di collaborazione con i cittadini per la rigenerazione urbana dei beni comuni. La seduta sarà trasmessa in streaming sui canali del Comune di Sezze: https://sezze.consiglicloud.it/home

 

 

 

L’impegno e la tenacia alla fine premiano. E’ soddisfatta e contenta Anna Giorgi, dirigente scolastica dell’ISISS Pacifici De Magistris di Sezze per la ripresa dei lavori presso la storica struttura di via Cappuccini che per anni ha ospitato i locali del Liceo Classico di Sezze. La preside, in questo lungo periodo, non ha mollato mai e alla fine, anche grazie alla Provincia di Latina, è riuscita a far ripartire i lavori per l’antica struttura. Le aule saranno riaperte per il nuovo anno scolastico e molti liceali non dovranno più alternarsi tra Dad e presenza come avvenuto per gli ultimi anni. “Mi piacciono le sfide – ci ha detto la preside Anna Giorgi – e questa è stata una sfida. Per il prossimo anno riavremo le aule per il liceo dopo diversi anni di inagibilità. Il nostro istituto scolastico cresce ed è vivo, le classi del diurno il prossimo anno saranno ben 53 e con il serale arriveremo a 65. Il nostro, e lo dico con orgoglio, è uno degli Istituti più grandi della Provincia di Latina”. Anna Giorgi annuncia anche l’inizio a breve dei lavori di riqualificazione della Palestra, danneggiata da un incendio nei mesi scorsi. Per il prossimo anno anche la Palestra tornerà ad ospitare tutti gli studenti.

 

 

Si chiude domenica prossima la pre-stagione teatrale organizzata dall’associazione culturale “La Macchia” di Sezze. “Punti di vista”, questo il titolo dell’iniziativa, ha portato davanti al palco del cineteatro “Evado” realizzato nella sede di via Melogrosso centinaia di spettatori, con i primi tre spettacoli andati in scena. E adesso si chiuderà in bellezza, con lo spettacolo “Lei. Lui. Loro”, diretto da Simone Finotti, con protagonisti Samantha Centra e Pierluigi Polisena. Lo spettacolo mette a nudo i problemi di una  coppia giovane e piena di sogni come mai nessuno aveva osato fare. Sul palco un uomo e una donna, soffocati da una maschera che devono tenere per non fare i conti con le scelte fatte e con un passato che più volte durante lo spettacolo torna a bussare nei cuori dei protagonisti. Un uomo e una donna catapultati in un presente insostenibile, che li porta ad un’inevitabile rottura, senza filtri, capaci di ferirsi in modo disumano. “Lei. Lui. Loro” è la storia d'amore di una coppia moderna dilaniata dal rimpianto per non aver ascoltato e capito, e dal rimorso per non aver parlato. Le problematiche dei due personaggi si avvicendano e si scontrano spesso. Il linguaggio utilizzato e i tempi teatrali sono tutti appartenenti ad uno stile che in Italia è ancora in via sperimentale. Una dark-comedy a tutti gli effetti. La storia si sviluppa in un unico ambiente. Lo spazio è parte integrante della storia, muta, si trasforma all’inizio quasi impercettibilmente. Poi cambia, proprio come cambia lo stato psicologico degli attori. Una storia sopra le righe con all'interno più colpi di scena e un effetto sorpresa che renderà ancor più sconvolgente la storia. Il sipario si alzerà alle 17:30 di domenica 8 maggio e per prenotarsi occorrerà, come sempre accade per le iniziative organizzate dall’associazione “La Macchia”, accedere all’app https://macchiaeventi.prenotime.it/.

 

 

Nuova diatriba tra Comune di Sezze e Conservatorio Corradini. Quest'ultimo tramite il suo legale rappresentante, il presidente del CDA Ernesto Di Pastina, ha avviato una procedura di mediazione nei confronti del Comune di Sezze, con richiesta di risarcimento per “occupazione senza titolo del terreno in località Sezze scalo, in catasto terreni al foglio 33, p.lla 10, di proprietà del Conservatorio Corradini". Si tratta dei terreni del campo sportivo Tornesi alla Scalo dove attualmente si allena e gioca la Setina. Era già successo per i terreni di un altro campo sportivo, quello di Fontanelle, sempre rivendicato dal Conservatorio Corradini.

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