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La scorsa settimana, dopo aver letto l’eccellente riflessione del Prof Vito Mancuso, ho espresso il mio parere sostenendo che condividevo quanto affermava. Fatto ciò, mi aspettavo che quel mio tormento si placasse. Errore. È cresciuto. Ho pensato quindi di confrontarmi su quanto sta avvenendo e sulle varie prese di posizione che in questo momento ascoltiamo, con il Maestro Mario Thanavaro dal quale, praticamente, ho ricevuto una sola indicazione: PACE. Niente di più. Semplicemente, Pace.

Questo semplice messaggio lo deduco da un incontro dove lui inizia a parlare della malattia, della sua degenerazione, che a volte può raggiungere esiti molto gravi, tipo il dover espiantare un organo e sostituirlo. Ha continuato poi col dire che, come si sa, questa pratica può però anche portare il paziente interessato ad un rigetto dell’organo sostituito. Ecco, questa parola “rigetto” è stata la parola che ha scosso e azzerato le mie convinzioni fin lì raggiunte e, nello stesso tempo, ha illuminato ciò che fino a quel momento ronzava nel buio della mia coscienza e non trovava la via d’uscita.

Avevo detto che anch’io ero d’accordo con l’invio delle armi. L’ho detto, l’ho sostenuto e … nonostante tutto, oggi non sono più convinto. Il tormento è tornato. Come prima e più di prima.

Si, più di prima.

Più di prima perché ho sempre creduto che se la realtà è la risultante delle azioni compiute, a maggior ragione, visto quanto sta accadendo, bisogna attingere sempre con più fiducia e determinazione ai nostri sogni più belli anche se possono sembrarci impossibili da realizzare. Anche se sono decenni che non leggo più una pagina del Vangelo mi torna alla mente un’esortazione che va in questa direzione: “In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”.

Più di prima perché mi sono chiesto cosa è più salutare per noi comuni mortali che a malapena abbiamo la sola libertà di parola e poco altro. È più salutare che noi comuni mortali orientiamo il nostro pensiero e la nostra parola nel pronunciare che si è a favore della consegna delle armi o restare connessi al nostro sentire profondo e affine alla nostra vera e unica possibilità di azione, ovvero, richiedere incessantemente PACE? Quale conoscenza reale e profonda abbiamo noi per poter dire se davvero si sono fatti fino ad ora e stanno ancora facendo tutti gli sforzi immaginabili e possibili per affermare in modo inequivocabile la Pace? A che pro dissociarsi proprio ora da questo profondo sentire, da questa incessante richiesta di Pace portata avanti fino ad oggi? Oggi, in questo momento storico, a che cosa e, soprattutto, a chi servirebbero queste nostre sempre inascoltate parole? Per quale motivo dovremmo pronunciarci, noi donne e uomini, noi “comuni mortali” fino ad ora snobbati, pro o contro la consegna delle armi al popolo ucraino dal momento che ogni qualvolta che ci è stato chiesto se fossimo stati disponibili ad imbracciare un fucile abbiamo sempre risposto NO? Quali scelte conseguenti ha prodotto, praticamente, nel versante del disarmo, questo nostro pronunciarci a favore di una politica del disarmo?

Le risposte che abbiamo davanti agli occhi penso siano eloquenti.

Detto ciò penso semplicemente che se ci lasciamo trascinare dalla corrente del prendere posizione pro o contro la consegna delle armi al popolo ucraino che è stato brutalmente invaso da una manciata di criminali nati e vissuti in Russia, questo non farebbe altro che operare una curvatura, una deformazione della nostra coscienza. Penso che, a questo punto, questo sarebbe l’ultimo atto, il colpo di grazia che verrebbe dato alle coscienze che hanno creduto fino ad ora di poter realizzare un mondo dove si possa vivere in pace, in armonia e fraternamente.

Operare una curvatura, una deformazione della mia coscienza. Questo il rischio  che, a mio parere, stiamo correndo. Operare una curvatura della coscienza trascinandola vicino, se non addirittura in contatto con quelle posizioni che ritengono che una aggressione armata si risolve solo ed esclusivamente esibendo le armi da ambo le parti. Tradotto: tutto ciò che viene detto sulla pace è puro esercizio retorico buono per i salotti radical chic. Questo ennesimo gioco di tifoserie condotto dai nostri comodi salotti è a questo punto estremo che potrebbe condurci se non prestiamo la massima attenzione.

Detto ciò, questa curvatura che si sta operando sulla coscienza ovviamente produce dapprima un allontanamento di questa dalla sua natura premurosa e creativa, per condurla poi a contatto con quanto di più oscuro, confuso, aggressivo e la incanala quindi in quella dimensione, in quel regno oscuro dell’animo umano che produce quello stato ansiogeno che porta “naturalmente” verso quella paura che genera competizione, indifferenza, conflitto, sopraffazione. In una parola: distruzione (e, ovviamente, autodistruzione).

È a questo punto che ho pensato che ognuno deve essere semplicemente ciò che sente di essere ed agire ed esprimersi in base al potere che effettivamente ha.

Quindi, per difendere e preservare la natura luminosa della mia coscienza, anziché ripetermi che per difendere la vita bisogna consegnare le armi, ho deciso di ripetere a me stesso, inspirando PACE ed espirando SIA, PACE SIA - PACE SIA - PACE SIA 

È un atteggiamento pilatesco? Chissà. Forse si o forse no. Una cosa è certa: al potere non c’era il “popolo” c’era Pilato. È forse ora che Pilato, visto che ha sempre ambito così tanto al potere, si assuma le sue responsabilità e pronunci lui, ovvero tutti i “Pilato”, in modo solenne, le famose parole (seppur parafrasandole) “che le colpe dei governanti non ricadano sui governati”. E visto che con le parole hanno fondato tutte le loro fortune, ascoltarle queste, risuonerebbe come un gesto di conforto e di coraggio.

Concludo quindi dicendo che mi auguro che coloro che hanno tutti gli elementi per valutare le modalità che possono condurre alla fine delle ostilità li valutino e li utilizzino con saggezza e compassione per l’umanità. Ci conducano quindi, loro che si sono proposti a Guida dei popoli e delle coscienze, alla fine di questa guerra e di tutte le altre guerre e operino affinché in tutto il pianeta si svuotino gli arsenali e regni effettivamente la Pace, senza però dimenticare che la Pace si costruisce giorno per giorno, momento dopo momento. E come ogni cosa che va costruita, affinché sia ben fatta, vanno rispettati tutti processi e vanno utilizzati con maestria tutti gli strumenti appositi. La Pace, anch’essa, si costruisce. Lavorando su se stessi. Tutti, nessuno escluso. Compito quindi delle Istituzioni è favorire davvero questo processo di conoscenza (e non semplici processi volti all’acquisizione di pure nozioni funzionali al puro esibizionismo individuale) e dare a tutti gli strumenti adatti per compiere questo lavoro. Cosa che, a mio modesto parere, oggi non sta avvenendo. Anzi, avviene molto spesso il contrario. E quello a cui assistiamo altro non è che la conseguenza di una volontà atta ad esaltare l’ego, le apparenze, la separazione, la competizione, la lotta, in poche parole ad esaltare, o meglio, eccitare gli individui per mantenere l’umanità avvolta dai veli dell’ignoranza.

Ci tengo comunque a precisare che con tutto ciò detto non voglio in alcun modo ergermi a giudice delle scelte che ognuno fa e le fa, sono sicuro (almeno per la stragrande maggioranza delle persone), in perfetta buona fede ed esse non possono sfuggire al grado di evoluzione della coscienza raggiunto da ciascuno. Ecco perché, ribadisco,  è vitale che le Istituzioni favoriscano davvero questo processo di conoscenza di se stessi.

E, se vogliamo vivere in pace e armonia, torniamo sempre lì: “Conosci te stesso”.

PACE SIA … … …

 

 

Il Comune di Sezze è tornato in possesso della struttura adiacente il lago Mole Muti, rimessa a nuovo grazie ad una serie di interventi negli scorsi anni e poi concessa al gestore del servizio idrico integrato in città, Acqualatina. Il Comune di Sezze e  la società hanno firmato nei giorni scorsi il verbale di riconsegna di una parte dei locali tecnici che la stessa Acqualatina non utilizzava in accordo con il delegato del gestore Giorgio Stagnaro e con quello dell’Ato4, Umberto Bernola. Il sindaco di Sezze fa sapere che è intenzione del Comune di usufruire della struttura quale sito ricettivo come già fatto in passato da associazioni di volontariato. La struttura rientra in un sistema di valorizzazione dell'area che comprende il sito delle orme del dinosauro, l’Arnalo dei bufali, fino ai luoghi dove è stato scoperto il dipinto rupestre dell’Uomo a Phi”.

 

 

 

 

Memoria è impegno. Onorare chi ha pagato con la vita il diritto alla dignità di essere uomini, opponendosi alla disumanità delle mafie, alla violenza, alla sopraffazione contro la propria famiglia, la comunità in cui si vive. Memoria è richiamo contro la indifferenza, per segnalare che la paura si sconfigge con la affermazione della legalità. Perché combattere le mafie significa adempiere alla promessa di libertà su cui si fonda la vita della Repubblica, e che la criminalità organizzata tenta, in ogni modo, di calpestare e opprimere” (Sergio Mattarella - Presidente della Repubblica).
 
La memoria non rappresenta soltanto il fondamento dell’identità di ogni persona, per cui la sua cancellazione produce il dramma della perdita della coscienza di sé, ma anche dell’etica, della capacità di discernimento del bene e del male. Fare memoria significa custodire le esperienze vissute, farle oggetto di riflessione approfondendone il senso, ma anche imparare a distinguere il positivo dal negativo, renderla un criterio orientante le scelte, coerentemente con quanto sperimentato e creduto essere giusto, bello e vero. Insomma la memoria consente di trovare nel passato uno strumento di interpretazione del presente, un’indicazione per costruire il futuro e una luce nei momenti di crisi. Tale funzione vale per i singoli individui, ma anche e soprattutto per una comunità. Un Paese senza memoria o che la manipola e falsifica, rimuovendo le vicende più controverse e dolorose, demolisce i pilastri su cui è fondato, ruba a se stesso la speranza, poiché solo la coscienza degli errori consente di non ripeterli, la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie fragilità permette di migliorare, di evolvere culturalmente e socialmente, di costruirsi pienamente a dimensione umana.
 
In questi ultimi anni il nostro appare sempre più un Paese affetto da una grave perdita di memoria e di conseguenza in forte crisi di identità, divenendo terreno di conquista di demagoghi di vario genere, i quali sono campioni nell’intercettare le paure e lo smarrimento di quanti hanno perduto i legami con la propria storia e offrono identità rassicuranti. Ricostruire una memoria viva e condivisa è condizione essenziale per ritrovare fiducia e speranza, poiché nel vuoto e nelle manipolazioni trovano spazio i ladri di dignità, i profittatori, i corrotti e le mafie, che perseguono gli interessi di pochi a scapito del bene comune. 
 
La progressiva rimozione dal dibattito pubblico, particolarmente da quello politico, e la residualità del tema del contrasto alle mafie, ricordato per lo più in occasione di anniversari e come avvenuto il 21 marzo per la Giornata Nazionale delle Vittime Innocenti della Violenza Mafiosa, assumono carattere di estrema pericolosità. Il silenzio, la disattenzione e l’inerzia nella lotta alle mafie da parte di forze politiche e anche di pezzi dello Stato sono un pessimo segnale, interpretato dai clan come un via libera alla propria proliferazione, all’occupazione di interi territori, alla loro opera inquinante e illegale che ruba il futuro, altera i processi democratici nelle istituzioni rappresentative, condiziona l’economia e sottrae diritti e libertà ai cittadini, assoggettandoli, arruolandoli o inducendoli a divenire funzionali ai propri traffici, facendo leva sulla marginalità sociale, culturale e reddituale in cui vivono.
 
Infatti, contrariamente a quanto si potrebbe credere, le mafie non sono state debellate e cancellate, semplicemente non sparano, non fanno attentati eclatanti, raramente sfidano apertamente le istituzioni, hanno scelto la strada di mimetizzarsi, di curare gli affari nell’ombra, continuando anche a controllare interi territori ma soprattutto infiltrandosi nelle zone grigie, dove trovano complicità insospettabili ed inaspettate.
 
Un elemento su cui occorre fare l’attenzione è poi che oggi le mafie hanno carattere transnazionale. Esistono reti di collaborazione tra le diverse organizzazioni, le quali hanno appaltato strategicamente le attività a più basso volume d’affari e più forte impatto sociale e criminale, come prostituzione, gioco d’azzardo e piccolo spaccio, a gruppi minori e si sono concentrate nella gestione di affari più redditizi, come il traffico di armi, di rifiuti radioattivi e organi, l’immigrazione clandestina e in occasione della pandemia dei vaccini. Il fenomeno mafioso poi non è più legato ad alcune regioni del sud e non ha più senso applicare lo stereotipo, valido fino a qualche decennio fa, della coppola e lupara per descriverlo, ma riguarda tutto il nostro Paese, si intromette negli appalti, nelle attività economiche con pervasività grazie alle ingenti risorse di cui dispone.
 
Le mafie contadine non esistono più, si muovono soprattutto in giacca e cravatta e questo fa sì che l’essenza della mafia più evoluta finisca per coincidere con l’apporto esterno. Da qui la necessità, finora rimasta inevasa dal legislatore, di risolvere la carenza normativa in materia di concorso esterno in associazione mafiosa, che richiederebbe una maggiore definizione dei confini entro cui considerare reato i contributi offerti dai soggetti esterni. La ragione dei ritardi è evidente: i contributi esterni arrivano per lo più da quanti ricoprono incarichi  istituzionali o posseggono capacità economiche, insomma i cosiddetti colletti bianchi.
 
Tuttavia al di là dello strumento normativo, sicuramente insostituibile e necessitante un continuo aggiornamento al mutare della realtà, occorrono progetti culturali per le scuole, le famiglie, i luoghi di lavoro e azioni concrete che portino lo Stato a stare concretamente al fianco delle persone, al posto delle mafie. Come nessun potere può basarsi e reggersi solo sulla coercizione, così il contrasto alle mafie non può limitarsi alla repressione penale senza prosciugare le fonti del consenso di cui si alimenta.
 
Sembrerà un’idea banale, ma senza la cultura il contrasto alle organizzazioni mafiose non potrà essere efficace. Avere sempre più persone consapevoli significa sottrarle ai clan, disporre di risorse umane da impiegare contro di essi e costruire insieme un altro pezzo di speranza: soltanto insieme il desiderio di cambiamento diventa forza di cambiamento.
Ha vinto il dissenso civile, le battaglie fatte per e con la gente. Sinistra Italiana di Sezze parla così del ritiro della delibera sull'impianto di Compostaggio. 
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Ci siamo battuti per primi ritenendo l'impianto non necessario per il nostro territorio. Abbiamo analizzato la tematica in maniera scientifica insieme ad Europa Verde, MGS, PCI.  Pur essendo favorevoli agli impianti di compostaggio come "sistema" secondo noi su Sezze non c'erano i presupposti per realizzarne uno. Abbiamo sottolineato più volte la frettolosità di questo progetto e la mancanza di una visione globale.
Dopo tanti comunicati, dopo aver portato numeri e non chiacchiere il compostaggio non verrà realizzato. Un plauso all'opposizione democratica, al dissenso civile, a tutti coloro che in qualche modo abbiano sposato la causa.
La situazione dell'immondizia va analizzata globalmente come globale deve essere la visione della città.

 

Tutta l'opposizione consiliare si dichiara soddisfatta per la decisione del sindaco Lucidi e della maggioranza di tornare indietro e non andare avanti sulla decisione di realizzare l'impianto di compostaggio a Sezze Scalo. In questi giorni grande è stata la pressione della politica contraria e quella dei cittadini e di tutte le forze civiche. Per l'opposizione però la scelta è tardiva e soprattutto irrispettosa la posizione del sindaco.

Ecco il documento firmato da Uscimenti, Di Raimo, Di Palma, Quattrini, Ferrazzoli e Briciu.

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Decisione giusta anche se maturata in forte ritardo. Valutiamo positivamente la decisione, del sindaco e della sua maggioranza, di revocare la delibera e di comunicare al ministero la rinuncia al finanziamento: d'altronde è quanto da noi chiesto nella mozione discussa in consiglio comunale qualche settimana fa. Il nostro non è mai stato un NO a prescindere, ma un NO motivato dall'inutilità di quell'impianto e soprattutto dalla pericolosità dello stesso. Ci preme però, anche ,sottolineare come le considerazioni del Sindaco, poste alla base di questa decisione, siano irrispettose del nostro ruolo che su questa vicenda è stato di denuncia, di sollecito, di iniziativa e di forte opposizione facendo da apri pista ad una sensibilità collettiva e popolare che ha risposto in modo ordinato e preciso.
Pensiamo che questa decisione sia maturata subito dopo l'ultimo question time quando abbiamo evidenziato ulteriori elementi che si andavano ad aggiungere agli errori già rilevati,alla frettolosità della scelta,alla mancanza di condivisione, alla imprecisione del lavoro svolto, alla irrilevanza dell'impianto rispetto alle vere problematiche della gestione dei rifiuti e finanche all'acquisizione di tutti i documenti da parte dei Carabinieri. La cittadinanza in modo democratico ha scelto questa maggioranza e questo Sindaco alla guida della città e non possiamo che rispettarne il volere, ma questo primo semestre ha evidenziato, in diverse occasioni, mancanza di esperienza e di capacità di sintesi. Ribadiamo quindi, ora più di allora, che la nostra vuole essere e sarà una opposizione costruttiva finalizzata al bene del paese e al contempo riteniamo che, visto le frequenti difficoltà che la maggioranza dimostra nella gestione della cosa pubblica, oggi il nostro ruolo assume un valore ancora più importante e determinante.

 

 

Alla faccia della trasparenza amministrativa e del Palazzo di vetro che sarebbe dovuto diventare il Municipio di Sezze con l'insediamento della nuova amministrazione comunale. Sembra, al contrario, esserci una politica del Gambero. Il giorno 15 marzo la maggioranza Lucidi decide, infatti, di limitare l'accesso agli atti di tutti i consiglieri comunali. In sostanza per leggere gli atti ogni consigliere comunale deve farne richiesta presso l'ufficio competente e recarsi di persona per ritirare i documenti. Da remoto non è più possibile leggere nulla, altro che rivoluzione digitale e idee smart. Se ne è parlato ieri in aula durante la seduta del question time. A prendere di petto il ritorno all'era delle palafitte i consiglieri comunali di opposizione, prima Serafino Di Palma e poi l'ex sindaco Sergio Di Raimo. E proprio Di Raimo, in qualità di sindaco, aveva permesso l'accesso diretto ai documenti, un "obiettivo" maturato e raggiunto dopo un percorso in aula consiliare. Di Raimo, tra l'altro, si sente tirato in ballo nella vicenda. "Voci di corridoio - afferma -dicono che ciò che ha indotto la maggioranza a limitare gli accessi e a questa decisione è stato il post del EX Sindaco Di Raimo che prima di tutti ha comunicato l'area che è stata individuata e destinata alla costruzione dell'impianto di compostaggio".

Se questa fosse la causa cosa si vuole nascondere? "L' articolo 43 TUEL, al comma 2, riconosce il diritto dei consiglieri comunali di accedere a tutte le notizie e le informazioni in possesso del Comune e anche delle aziende ed enti dipendenti dal comune stesso, notizie utili all'espletamento del proprio mandato. Chiaramente - aggiunge Di Raimo - questo articolo puntualizza, e non poteva essere altrimenti, che i consiglieri medesimi “sono tenuti al segreto ma solo ed esclusivamente nei casi specificamente determinati dalla legge”. Quindi il segreto è necessario solo per quelle notizie che la legge individua in modo specifico. Allora mi viene spontanea una domanda: l'area dove volete realizzare l'impianto di compostaggio doveva rimanere segreta? C'é una legge che dice che quell'area deve rimanere segreta? Non penso proprio".

Il consigliere del Pd spiega alla maggioranza che "ai consiglieri comunali spetta un’ampia prerogativa a ottenere informazioni senza che possano essere opposti profili di riservatezza, restando fermi, peraltro, gli obblighi di tutela del segreto e i divieti di divulgazione di dati personali secondo la vigente normativa sulla riservatezza. Ripeto: divieto di divulgazione di dati personali, di dati sensibili, quali dati riguardanti la salute delle persone". Insomma aver dato notizia sui Social dell'area dove si vuole realizzare l'impianto di compostaggio significa divulgare dati personali sottoposti a riservatezza? Di Raimo si chiede quindi se il terreno in via del Pesce sia un dato sensibile. Sappiamo tutti che non è così. "Salvo espressa eccezione di legge - continua Di Raimo - ai consiglieri comunali non può essere opposto alcun divieto, determinandosi altrimenti un illegittimo ostacolo alla loro funzione. La diffusione della notizia di cui sono venuto in possesso in virtù del mio incarico è preclusa solo se c'è una legge specifica che vieta la divulgazione di questo tipo di notizia. Se fosse stata una notizia legata a dati sensibili quali dati personali, dati della salute di persone, dati giudiziari, allora ci sarebbe stato un divieto. Ma aver dato notizia del luogo scelto dalla maggioranza per realizzare l'impianto di compostaggio non solo non sottostà a nessun divieto di divulgazione perché notizia non riservata e non sottoposta a segreto. Anzi - sottolinea Di Raimo - era obbligo darla per informare i cittadini di una scelta che a mio modesto parere è assurda". Inoltre la notizia data da Di Raimo con un post era già conosciuta. Lo stesso assessore Bernabei in una commissione ambiente, molto prima del 15 marzo 2022 , aveva chiaramente annunciato che si era arrivati alla decisione di cambiare area e di spostare il tutto nella zona industriale.

 

Le sigle riunite della Sinistra di Sezze pongono alcune domande sull'impianto di compostaggio che la Giunta Lucidi vuole realizzare. Ad esempio il terreno scelto non è del Comune di Sezze ma sembra essere di un privato. Con quali somme verrà acquistato? 

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Europa Verde per Sezze, Sinistra Italiana di Sezze, Partito Comunista Italiano e Movimento Giovanile della Sinistra, anche alla luce della notizia dell’intervento del NIPAF, ritengono che la politica dell'attuale amministrazione non stia producendo quel cambiamento promesso in campagna elettorale, anzi appare evidente una certa continuità nell'improvvisazione e nella mancata progettazione. Il caso dell'impianto di compostaggio ne è la dimostrazione, un progetto pensato in fretta per intercettare fondi senza una reale pianificazione dei costi e benefici. Dopo l'incontro tra il Sindaco e la Legambiente le certezze sull'inutilità dell'impianto di compostaggio si sono rafforzate, inoltre è emerso, dallo stesso Sindaco, che il terreno dove sarà eventualmente realizzato l'impianto non è di proprietà del Comune e ciò fa nascere la domanda: con quali fondi si intende procedere all'acquisto? I circoli setini di Europa Verde, Sinistra Italiana, Partito Comunista Italiano e Movimento Giovanile della Sinistra invitano l'amministrazione a ripensare al progetto sul quale sarebbe opportuno conoscere il parere dell'assessore all'ambiente fino ad oggi mai presente agli incontri. Europa Verde, Sinistra Italiana, Partito Comunista Italiano e Movimento Giovanile della Sinistra ritengono sia utile riqualificare il piano rifiuti con una pianificazione progettuale accurata, come già fatto presente nell'incontro dove è stata chiesta la bonifica immediata della 156 divenuta discarica. Nello stesso incontro veniva chiesta la chiusura della strada e l'istituzione del Parco Lineare, argomenti sui quali le quattro organizzazioni torneranno a farsi sentire. E.V., S.I., P.C.I. e M.G.S. tengono a ribadire la non contrarietà agli impianti di compostaggio in generale, ma allo stesso modo ritengono inutile la realizzazione dell'impianto a Sezze Scalo perché non porta nessun vantaggio al cittadino. Con l'attivazione di un sistema di compostaggio misto, di comunità e casalingo, si possono generare risparmi sia per il cittadino che per la Spl considerata anche la difficile collocazione sul mercato del compost maturato a fine trattamento, a questo punto due domande: ci sa dire il sindaco il prezzo di eventuale realizzo a tonnellata del compost prodotto? Dove e quali sono gli operatori presenti sul mercato “interessati” ad acquistare il compost?

Il Circolo di Europa Verde per Sezze

Il Circolo di Sinistra Italiana di Sezze

Il Circolo di Sezze del Partito Comunista Italiano

Il Circolo di Sezze del Movimento della Sinistra Giovanile

 

 

Pioggia di interrogazione per la seduta di Question Time prevista per domani 25 marzo alle ore 16.30. Gli assessori della Giunta del sindaco di Sezze Lidano Lucidi dovranno rispondere alle interpellanze dei consiglieri comunali di opposizione presentate nei giorni scorsi. Tra questi il consigliere comunale Serafino Di Palma il quale chiede di sapere se l’amministrazione comunale intende rendere pubblici e consultabili i verbali delle commissioni consiliari e si si vuole impegnare a cambiare il regolamento e “adeguarlo ai principi di democrazia”. Altra interrogazione firmata da Di Palma riguarda sempre la trasparenza amministrativa. Per questa il consigliere di opposizione chiede di “essere messo a conoscenza del perché del blocco del protocollo informatico” . Sempre Di Palma in un’altra interrogazione prende per oggetto l’avviso pubblico del Ministero della Cultura riferita alla riqualificazione dei parchi storici finanziati dal Pnrr. Di Palma chiede al Sindaco e ai suoi assessori se è stata presentata domanda per avere accesso ai fondi per la riqualificazione del Parco della Rimembranza di Sezze. Altro quesito posto quello relativo alla manutenzione straordinaria delle strade. Altri Comuni hanno ottenuto finanziamenti di 300 mila euro per l’anno 2022. Sezze ne ha fatto richiesta? Infine il Di Palma si concentra sui dati della raccolta differenziata, ancora ferma al 31%. Il consigliere chiede all’amministrazione comunale qual è l’obiettivo che intende raggiungere e se essa vuole avvalersi dello studio PMF realizzato nel 2017.

In sede di Question Time la Giunta dovrà rispondere alle interrogazioni presentate anche dal consigliere comunale del Pd Armando Uscimenti. Anche Uscimenti chiede se esiste un piano di intervento per la sistemazione delle strade comunali, molte delle quali diventate colabrodo. Anche sul Pnrr Uscimenti chiede di sapere quali sono le richieste per ottenere i finanziamenti: è stata sfruttata al massimo questa straordinaria opportunità? Interessante inoltre sapere lo stato dell’arte dei lavori presso il depuratore, quale il cronoprogramma “affinché – afferma Uscimenti – si arrivi al completamente dell’opera”. Insomma tante e tante altre domande alle quali si spera ci siano risposte puntuali.

Nuovo appello al sindaco di Sezze Lidano Lucidi da parte dei consiglieri di opposizione affinché deliberi la rinuncia al finanziamento e il no all'impianto di compostaggio previsto a Sezze Scalo in via Del Pesce. Per Uscimenti, Di Raimo, Di Palma, Quattrini, Ferrazzoli e Briciu anche diversi consiglieri di maggioranza soffrono questa decisione, tranne qualcuno che continua a salmodiare, altri non ne sono più convinti.

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Tutti possiamo sbagliare e non è un disonore fare un passo indietro. È proprio questo ciò che chiediamo, UN PASSO INDIETRO DEL SINDACO E DELLA SUA GIUNTA.
Nemmeno citiamo i consiglieri di maggioranza perché ci rendiamo conto che ,salvo qualche rara eccezione, molti di loro sono in difficoltà, non vogliono realizzare questo impianto e minacciano di non approvare il progetto esecutivo propedeutico all'inizio dei lavori di costruzione, CON IL RISCHIO DI UNA IMPLOSIONE TUTTA INTERNA ALLA MAGGIORANZA. Il grido di allarme lanciato da noi è stato raccolto da tanti e oggi c'é una mobilitazione generale, con tanto di incontri, iniziative e raccolta firme da parte di aziende agricole, associazioni e società civile non solo del territorio setino ma anche dei territori limitrofi.

Ripetiamo che:
Per quanto la tecnologia possa aver fatto passi in avanti, RIMANE IL RISCHIO AMBIENTALE con tanto di ripercussioni negative sulla salute;
Dal punti di vista economico, se fino a qualche settimana fa pensavamo ci potesse essere un risparmio di circa 15 euro annue a famiglia, oggi non possiamo essere sicuri nemmeno di questo visti i rincari dei prezzi dell'energia e visto che per quell'impianto dovranno sostenersi costi periodici di manutenzione che non avevamo messo in conto.
La tanto richiamata esigenza di CHIUDERE IL CICLO non ha nessun senso su un singolo paese ma lo ha in ambito provinciale ed è per questo che dobbiamo seguire il percorso provinciale, ormai in dirittura di arrivo, ed essere in linea con questo.


Ci pare che il Sindaco sia rimasto solo in questa avventura; incontra qua e là gruppetti di persone cercando di far passare il suo pensiero MA OTTIENE SOLO DEI NO e finanche degli attacchi personali.
È ancora in tempo, DELIBERI LA RINUNCIA AL CONTRIBUTO E LA CONSEGUENTE RINUNCIA ALLA REALIZZAZIONE DELL'IMPIANTO.


L'opposizione consiliare.

Domenica, 20 Marzo 2022 07:05

Il coraggio di fermare la guerra

Scritto da

 

 

Mosca non sfonda dopo settimane di sangue ed orrore e Kiev resiste, più di quanto noi e Putin potessimo immaginare.
 
La grande armata russa è impantanata nel fango ucraino. 
 
Il racconto di violenze, bombardamenti indiscriminati di città e villaggi e massacri di civili inermi riempiono i notiziari televisivi, le trasmissioni di approfondimento e le pagine dei giornali. È la crudeltà della guerra che si ripropone sempre uguale a se stessa in ogni tempo e ad ogni latitudine.
 
Esperti di geopolitica, analisti internazionali e autorevoli politici e giornalisti si vanno da giorni interrogando sulle ragioni che hanno scatenato il conflitto, sugli errori commessi dalle superpotenze e dai loro alleati ed ognuno propone la propria ragionevole spiegazione, prospetta possibili evoluzioni e auspica vie di uscita. Alcuni invocano apertamente la resa dell’Ucraina nella convinzione che tale scelta eviterebbe altri morti, sangue e sofferenze. Tra i fautori della resa ci sono tanti nostalgici del ‘900, quanti temono che il proprio stile di vita possa essere messo in discussione dalla crisi economica, che le proprie comodità subiscano un significativo ridimensionamento e addirittura possano essere stravolte a causa di una guerra che si combatte ai confini dell’Europa e infine quanti, non a torto, hanno paura di una possibile escalation e di un conflitto atomico che segnerebbe la fine dell’umanità.
 
In ognuno di noi a ben vedere sono affiorati in questi giorni simili pensieri, si sono fatti strada pudicamente, magari li abbiamo appena sussurrati in qualche discussione. Il ragionamento è semplice: più gli ucraini combattono e più dura la guerra. Siccome alla fine vincerà Putin, prima vince e prima ci sarà la pace. In fondo per il bene degli ucraini, non aiutarli a resistere, né con le sanzioni né con l’invio di armi è la via di uscita più facile, il modo più rapido e semplice per ritornare alla tanto agognata tranquillità e normalità, ovviamente ed esclusivamente la nostra.
 
Le nazioni libere e democratiche dovrebbero semplicemente separare i propri destini da quelli di un popolo aggredito brutalmente, evitando di prendere posizione o comunque far finta di non sentire, ovviamente per il loro bene, gli ucraini che invocano il nostro aiuto e al contempo evitare di fare arrabbiare Putin.
 
Tuttavia una resa incondizionata dell’Ucraina sarebbe una sconfitta dei valori su cui si fondano i sistemi democratici occidentali. Gli ucraini combattono una guerra territoriale, di difesa, ma invero stanno combattendo per la loro libertà, perché sanno bene cosa vuol dire vivere in un regime totalitario come quello russo, nel quale Putin detiene un potere assoluto da oltre vent’anni e nel quale gli oppositori, politici e giornalisti, sono sistematicamente imprigionati e assassinati. Quanti chiedono la resa di fatto vogliono sacrificare sull’altare della propria convenienza la libertà e il diritto all’autodeterminazione dell’Ucraina, un Paese in cui i cittadini hanno eletto i propri rappresentanti al Parlamento e il Presidente, lasciandola sola di fronte all’invasione di una potenza governata da un regime autocratico, che rappresenta la negazione di quegli stessi valori. 
 
Nel 2014 i paesi democratici non hanno reagito all’annessione della Crimea e alla guerra per procura nel Donbas con un pacchetto di sanzioni come quelle varate oggi. Tuttavia già otto anni fa era chiara quale sarebbe stata l’evoluzione della situazione e la posta in gioco non poteva essere che un peggioramento drammatico dello scenario, una sempre più forte compressione dei legittimi diritti e delle aspirazioni di un popolo, che oggi è oggetto di un’invasione da parte della Russia, mascherata come un’operazione militare per “neutralizzare” e “de-nazificare” l’Ucraina. Oggi, mentre il futuro del popolo ucraino rimane drammaticamente incerto, alle democrazie occidentali si sta ripresentando lo stesso problema di otto anni fa: dove potrebbe arrivare Putin in futuro?
 
La comunità internazionale deve farsi carico di ricercare la pace, di comporre il conflitto in atto facendo tacere le armi e prevalere le ragioni del diritto e della giustizia. Occorre però non perdere di vista un concetto fondamentale per evitare fraintendimenti: la distinzione tra chi aggredisce e chi è aggredito non è un dettaglio irrilevante.
 
Personalmente ritengo moralmente aberrante, oltre che politicamente inaccettabile, la strada di chi afferma che per perseguire la pace occorre essere neutrali, non stare né con Putin né con la NATO. L’operato delle democrazie occidentali e della NATO è stato tutt’altro che giusto, eticamente e politicamente ineccepibile. Errori strategici ne sono stati commessi, taluni di gravità imperdonabile, frutto di una visione miope, funzionale alla esaltazione della potenza politica ed economica dei singoli paesi e al sistema di alleanze internazionali che li legano, che hanno determinato l’insorgere del conflitto in corso. Criticare e condannare non solo è giusto e legittimo, ma anzi doveroso. Fermarsi a riflettere sulle responsabilità e le cause della guerra è utile per farci comprendere il vicolo cieco in cui ci siamo cacciati e il baratro in cui rischiamo di precipitare. Tuttavia in questo momento la priorità è lo stop alla guerra, trovare una pacificazione, far incontrare i belligeranti con l’aiuto e la mediazione delle grandi potenze, comporre le diverse posizioni in maniera alta senza umiliare le parti in conflitto. I leader internazionali devono mostrarsi all’altezza della sfida e mettere in campo una strategia per il futuro. In un mondo globale e interconnesso, non si può pensare che la globalizzazione vada d’accordo con la guerra e le sanzioni. Bisogna superare la logica della contrapposizione e della forza. Il tema della sicurezza vale per gli Usa, l’Europa, la Russia, la Cina e tutte le altre nazioni e pertanto occorre ripensare radicalmente il sistema delle alleanze politiche e militari. Sarebbe meglio un esercito europeo invece della NATO come alleanza militare, che si è comunque spinta verso est e ha causato uno sfasamento pericoloso degli equilibri geopolitici.
 
Serve coraggio e determinazione per bandire definitivamente la guerra dalla storia, come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e costruire un mondo in cui a dominare siano i diritti e la libertà di tutti i popoli senza distinzioni e prevaricazioni da parte delle nazioni più forti. 
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