Con gli Assessori Bernabei e Rezzini c'è il nuovo che avanza...
Scritto da Vincenzo Mattei
Si sperava che, con la nomina ad assessore del prof. Pietro Bernabei, in cambio delle improvvise e incomprensibili dimissioni della consorte Franca Pernarella, le cambiali elettorali del sindaco fossero state tutte estinte. Non è stato così. Il sindaco Lucidi ha voluto farci un'altra sorpresa, ha voluto regalarci un uovo di Pasqua, nominando assessore al bilancio, ai tributi e al personale il dott. Mauro Rezzini, una vecchia conoscenza, da parecchi anni addentro ai Conti del Comune di Sezze in qualità di Revisore e di membro del Collegio sindacale. Come si può immaginare, si tratta indubbiamente di due figure altamente esperte e professionali ma che non rappresentano il "nuovo" tanto sbandierato in campagna elettorale. Anzi, qualcuno maliziosamente dice che si tratta di minestra riscaldata. Ambedue, infatti, hanno ricoperto incarichi e funzioni importanti nelle passare Amministrazioni, di ben altro colore politico. Sono andate deluse, così, le promesse, sbandierate in tanti manifesti pubblicitari di voler cancellare il passato e di gettare alle ortiche il vecchio modo di amministrare: "Ora o mai più", era scritto sui manifesti delle liste civiche dell'allora candidato Lucidi. Ebbene, alla luce di queste nomine, è lecito pensare a un mea culpa o a un sofferto dietrofront dei nuovi amministratori. Non è mai troppo tardi! Una volta catapultata al Governo della città, la nuova Giunta si è resa conto della complessità della gestione della cosa pubblica e, contestualmente, della propria inadeguatezza, a tal punto di dover fare ricorso a esperti delle passate amministrazioni. Nessuno scandalo, salvo il dovere morale di dichiarare pubblicamente la propria inadeguatezza. Oppure, come seconda ipotesi, si potrebbe supporre che sia prevalsa la vecchia e consolidata logica delle spartizioni, del ricambio di favori agli amici degli amici, in barba al rinnovamento e agli elettori che, desiderosi del cambiamento, hanno votato in un certo modo. Comunque sia, è stato tradito il responso elettorale che ha espresso la volontà di una svolta, sia nel metodo che nel merito. Sono trascorsi diversi mesi, infatti, dall'insediamento della nuova maggioranza consiliare, ma non si è avuto il coraggio né si è minimamente tentato di coinvolgere le minoranze consiliari e la cittadinanza sulle questioni più rilevanti della città, se non post factum. Sarebbe, questa, una occasione importante per riavvicinare le istituzioni ai cittadini e per ricreare fiducia e responsabilità collettiva. Nel merito, poi, buio assoluto. Quel poco di buono che si sta vedendo è frutto e lascito della passata Amministrazione e del lavoro della Provincia e della Regione. Insomma, si naviga a vista e non si ha il coraggio di scelte di campo precise e urgenti sia a livello amministrativo che politico. Invece è questo il momento di schierarsi e di prendere posizione, altrimenti poi è troppo tardi!
I consiglieri comunali di opposizione di Sezze firmano un documento di denuncia contro la decisione della ASL di lasciare il Pat aperto solo 12 ore al giorno. A nulla sono servite le battaglie di questi mesi. Armando Uscimenti, Sergio Di Raimo, Serafino Di Palma, Orlando Quattrini, Alessandro Ferrazzoli e Dorin Briciu hanno sottoscritto un documento nel quale prendono le distanze anche dai consiglieri regionali "assenti" anche su questa vicenda.
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Niente da fare: una maggioranza chiusa in se stessa che non riesce a dialogare a nessun livello. A inizio febbraio 2022 presentammo una mozione, poi votata da tutto il consiglio all'unanimità, con la quale davamo mandato al Sindaco di porre in essere tutte le azioni necessarie affinchè il PAT (Punto di assistenza territoriale) potesse tornare a operare H24 anzichè H12. A distanza di oltre due mesi,nel silenzio assoluto di questo Sindaco e di questa maggioranza,veniamo a sapere dai quotidiani locali che il PAT rimarrà aperto H12. Se quanto riportato dai media fosse vero,e non abbiamo motivo di dubitare, vogliamo esprimere tutto il nostro dissenso nei confronti della Dirigenza Asl che ritiene di portare avanti tale decisione, in netto contrasto con quanto era stato dichiarato dai precedenti organi dirigenziali che intendevano riaprire H24 non appena fosse finita l'emergenza epidemiologica. Il nostro dissenso nei confronti degli organi politici regionali che permettono di mantenere questo stato di cose;
Il nostro dissenso nei confronti di questa maggioranza che per ben due mesi,e oltre, ha mantenuto un silenzio assordante,non ha riferito sul mandato conferito ed ha permesso che del dato tratto ne venissimo a conoscenza dai giornali, oltre al fatto che era stato preso l'impegno di fare un incontro con la dirigenza Asl,alla presenza anche di Sindaci di comuni limitrofi, e anche questo non si è concretizzato. Il PAT di Sezze,come anche gli altri presenti in provincia,deve necessariamente riaprire 24 ore su 24. I politici Regionali, di qualsiasi colore politico, si facciano carico di questa necessità e creino le condizioni per una risposta concreta e immediata.
"Era dicembre 2019 quando l'ultima messa veniva celebrata nella piccola Chiesetta di Casalbruciato. Dopo settant'anni di storia, migliaia di Battesimi, Comunioni, Cresime, Matrimoni, Funerali, Catechismo, Azione Cattolica, due Chiese costruite interamente con il sudore ed il denaro dei fedeli, si chiudevano le porte del luogo simbolo della cristianità per un intera comunità, donata in cambio di tutte quelle funzioni che avrebbero fatto diventare buoni cristiani i figli di questo fertile luogo strappato alla palude". A distanza di quasi tre anni, dopo tantissimi e vani tentativi di mediazione per riportare le funzioni e quel ruolo di centralità sociale e spirituale che questo luogo aveva, torna a parlare della chiusura della chiesetta il consigliere comunale di FDI Orlando Quattrini, unendo le forze per tentare la riapertura con il consigliere comunale Serafino Di Palma. Nei giorni scorsi i due consiglieri comunali sempre vicini alle istanze del territorio, sono stati ricevuti dal Vicario del Vescovo della diocesi di Latina. Si è trattato di un incontro necessario spiegano i due esponenti politici "per fare chiarezza sulle effettive volontà che riguardano il futuro di Casalbruciato e della sua comunità, un futuro oggi assente che ha allontanato ragazzi e famiglie, dirottandoli in altre Chiese, creando un disagio sociale che alimenta distacchi territoriali ed identitari". "Le motivazioni ricevute dal Vicario, che ringraziamo per averci ricevuto riguardo alla chiusura ed alla cessazione di tutte le funzioni nella piccola Chiesa a S.Lidano intitolata - spiegano Quattrini e Di Palma - sono riconducibili alla mancanza di sacerdoti che la Chiesa tutta sta attraversando, tanto da sobbarcare di lavoro i pochi sacerdoti, i quali non riuscirebbero a garantire questa doppia funzione. Prendiamo atto di tali dichiarazioni, le rispettiamo, ma non le condividiamo, non potremmo mai condividere una decisione che ha generato e continua a generare non poche sofferenze, da quella che è invece la religione della gioia. In qualità di uomini, cittadini, cristiani ed anche amministratori di questa città continueremo a batterci per il nostro territorio, le centinaia di istanze raccolte, il malcontento generale per le decisioni prese a riguardo, unite alle quasi cinquecento firme raccolte, ci spingono ad andare avanti, a continuare la nostra battaglia, non escluderemo nessuna via percorribile, che sia in grado di far tornare a brillare gli occhi di un intera comunità, comunità che non può accettare muri perché è essa stessa capace di costruire ponti, come dimostrato in settant'anni di storia".
I consiglieri Quattrini e Di Palma
Il sindaco del Comune di Sezze Lidano Lucidi, con apposita ordinanza, vieta per la sera della Processione, ai fini della tutela della sicurezza urbana e della incolumità pubblica, la vendita di bevande alcoliche e super alcoliche per asporto, dalle ore 19.00 alle ore 24.00, e la somministrazione e mescita di bevande alcoliche e super alcoliche dalle ore 19.00 alle ore 24.00. Il divieto è esteso a tutte le attività presenti nel centro abitato di Sezze Centro. Venerdì come da tradizione, si svolgerà la Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo e il primo cittadino, in qualità di prima autorità locale di pubblica sicurezza, deve prevenire e contrastare le situazioni urbane di degrado o di isolamento che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi e i fenomeni di violenza legati anche all’abuso di alcool. Nell’ordinanza si vieta inoltre la cottura e somministrazione di alimenti all’esterno dei locali e sulla pubblica via. E’ richiesta massima collaborazione da parte dei titolari di attività commerciali. La violazione dell’ordinanza è punita con la sanzione amministrativa di un minimo edittale di € 50,00 ad un massimo di € 500,00.
Arriva dal presidente del consiglio comunale di Sezze, dott. Pietro Del Duca, un appello teso ad abbassare i toni che si sono creati tra le forze che compongono la maggioranza consiliare e quelle che siedono tra i banchi delle opposizioni. Queste ultime, dopo la decisione di modificare gli accessi al protocollo elettronico impedendo di svolgere da remoto queste operazioni, hanno infati deciso di disertare le commissioni consiliari, in aperto contrasto nei confronti di una scelta che ritengono sia contraria ai principi di trasparenza e che, sempre secondo i membri delle minoranze, impedirebbe loro di assolvere ai compiti di controllo dell’operato dell’amministrazione comunale. La scorsa settimana il presidente del consiglio comunale ha deciso di convocare una commissione Capigruppo proprio per ragionare insieme ai componenti delle opposizioni in un clima decisamente meno infuocato rispetto a quello che si respira da tempo in consiglio comunale. Sul tavolo il presidente della massima assise cittadina aveva deciso di portare proprio due punti cardine, quello utile a ragionare su una regolamentazione condivisa degli accessi al protocollo telematico e quello relativo ad alcune modifiche da applicare al Regolamento del consiglio comunale, per opportuni aggiornamenti. Ma, anche in questa occasione, gli esponenti delle opposizioni (ad eccezione di Dorin Briciu delegato a sostituire Alessandro Ferrazzoli per la lista di Sezze Futura) hanno deciso di disertare la seduta: “Pur rispettando le decisioni assunte dai consiglieri comunali, resto particolarmente deluso – ha spiegato Pietro Del Duca – dall’ atteggiamento che alcuni esponenti delle opposizioni in consiglio hanno deciso di perseguire. Da parte mia, come il mio ruolo impone, c’è chiaramente disponibilità a ragionare sui regolamenti e sulle loro eventuali modifiche. Ed è per questo motivo che mi aspettavo una partecipazione di tutti alla seduta. Chiedono, legittimamente, che vengano riconosciuti loro i diritti propri della loro carica e poi, però, quando si tratta di sedersi a ragionare per trovare soluzioni preferiscono evitare il confronto. Mi sento rammaricato e spero che possano tornare sui loro passi, anche perché la disponibilità c’è e non è mai mancata, ma come amministrazione abbiamo l’obbligo di rispettare le norme vigenti e, in questo caso specifico, qualcosa nel vecchio modo di accedere al protocollo telematico doveva essere modificato. Resto ovviamente a disposizione – ha concluso il presidente del consiglio comunale – per tutti i confronti necessari a superare questo momento di imbarazzo e mi auguro di cuore che i rapporti tra le forze in consiglio comunale possano essere incentrati sul rispetto, solo nell’interesse della crescita della città”.
A detta di Roberto Campagna, scrittore e giornalista, quelli di strada sono tutti quei cibi che si possono mangiare senza posate… a morsi e bocconi. Così s'intitola il suo ultimo libro (Nuove Edizioni Aldine di Bevagna). È un viaggio sui Lepini e in Agro Pontino alla scoperta di tali cibi. Il libro, illustrato con foto di Alessandro di Norma, è frutto di una ricerca che lo stesso Campagna ha realizzato per conto della Cooperativa Utopia 2000 onlus nell'ambito del progetto “Convivium Monti Lepini - Simposi, mense, tavole, produzioni, protagonisti e saperi. Storia, arte e culture enogastronomiche nel territorio lepino” della Compagnia dei Lepini. l cibi di strada hanno origini antichissime: si consumavano già all’epoca dei Greci e dei Romani. E fu proprio nell’antica Roma che si diffuse l’usanza di imbottire due fette di pane. E da allora il panino è diventato l’emblema di tale abitudine alimentare. Il nome di Panisperna, la via romana diventata famosa per il gruppo di giovani fisici italiani, che presso il Regio Istituto di Fisica dell’Università, assieme a Enrico Fermi, contribuirono alla scoperta dei neutroni lenti che permise di realizzare il primo reattore nucleare, pare che derivi da “panis et perna”, ossia pane e prosciutto, che i frati della Chiesa di San Lorenzo in Panisperna usavano offrire ai poveri il giorno della festa dello stesso santo. E proprio pane e prosciutto è uno dei cibi di strada segnalati in questo libro. Due i prosciutti descritti: quello di Bassiano e il cotto di Cori. I cibi di strada sono diffusi in ogni zona d’Italia e i Monti Lepini e l'Agro Pontino ne sono molto ricchi. “Il territorio lepino e della Provincia di Latina - ha scritto nella presentazione del libro Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini - oltre a possedere un ingente patrimonio artistico e naturalistico, ha dei cibi che suscitano suggestioni, profumi e sapori, espressione di un retaggio culturale millenario”. Questo territorio, oltre ai prodotti di montagna, come per l’appunto i prosciutti di Bassiano e Cori, i salumi di bufala, i formaggi, le castagne e le olive, conta anche prodotti ittici e ortaggi. Circa questi ultimi, i fiori di zucca fritti, i cocomeri a fette e i carciofi fritti dorati sono altre tre delle ventotto “tappe” di questo gustoso viaggio gastronomico. Viaggio che all’arte bianca, in particolare ai dolci, riserva uno spazio di tutto rispetto. A proposito di dolci, sono stati riportati soltanto i più significativi, con una storia dietro, quelli che identificano il luogo dove nascono. Sono state invece tralasciate le pizze, i gelati e certi fritti come i supplì, le crocchette, i filetti di baccalà e la mozzarella in carrozza, perché non rappresentano il territorio: si trovano dappertutto. “Il cibo - ha scritto Alessandro Di Norma nella nota fotografica - è storia, è rito, è tradizione, è insieme di gesti caratterizzati dalle abitudini che si perdono nei gangli della quotidianità più remote, ma trapelano, senza troppo fatica, anche in quella attuale, veloce ed effimera, legata alle contemporanee tecnologie di comunicazione. Fotografando il cibo si è dato vita a un racconto di sensazioni che ritornano, e restano, nella mente come radici secolari”. Secondo la Fao, quelli di strada sono cibi che vengono preparati e venduti in strada per l’appunto, nei mercati e nelle fiere da commercianti ambulanti. Ma si trovano ormai anche in alcuni locali come le paninoteche, le piadinerie o i pub, nei chioschi o, per esempio, nelle fraschette dei Castelli Romani.
Le stragi in Ucraina e il dovere della condanna
Scritto da Luigi De Angelis
Immagini e testimonianze provenienti dai territori dell’Ucraina, abbandonati dagli invasori russi, raccontano la tragedia di una guerra che si sta consumando nel cuore dell’Europa. La ritirata dell’esercito russo sta rivelando centinaia di esecuzioni di civili, interrogatori, torture efferate e stupri inflitti persino ai bambini, cadaveri depredati e abitazioni saccheggiate. Le violenze inaudite perpetrate nei confronti di persone inermi ci mettono di fronte ad un orrore senza limiti, che impietrisce e lascia sgomenti, senza parole.
Le analisi di specialisti e luminari di politica internazionale, la stigmatizzazione degli errori e delle responsabilità dei vari leader mondiali nell’aver determinato con le loro scelte sbagliate lo scenario di crisi in atto, se pur vere e condivisibili, non possono che cedere il passo allo sgomento, alla rabbia e alla condanna senza appello di tanta disumanità e certamente in alcun modo giustificarla.
I sottili distinguo e gli equilibrismi dialettici di quanti si ostinano a non condannare in modo chiaro e fermo l’aggressione subita in queste settimane dal popolo ucraino, ne auspicano ripetutamente la resa incondizionata e arrivano perfino ad affermare che è meglio per i bambini vivere sotto una dittatura piuttosto che sotto le bombe, rappresentano un ulteriore oltraggio alle vittime della brutalità cieca e rivoltante dell’esercito invasore.
Nel mondo alla rovescia in cui i guerrafondai sono quanti sostengono sia giusto aiutare gli aggrediti e sanzionare l’aggressore in modo durissimo per indurlo a recedere da un intervento militare ingiustificato e in aperta violazione del diritto internazionale, mentre i pacifisti sono quanti affermano la necessità di lasciare a se stessi gli aggrediti, nemmeno i massacri documentati con filmati, foto, rilevazioni satellitari e testimonianze dirette dei sopravvissuti, subito dopo il ritiro dell’esercito russo, bastano a rappresentare per alcuni attori dell’informazione e non uno spartiacque, i quali anzi si sentono autorizzati ad affermare che non è vero quanto documentato o quantomeno al momento non si possono trarre conclusioni certe circa i responsabili.
Cos’altro deve accadere?
Quali altre prove occorre portare all’attenzione di questi scettici di professione?
I corpi martoriati di persone disseminati qua e là lungo le strade, negli scantinati, sotto le macerie dei palazzi distrutti, fatti sparire per sempre nei forni crematori portatili, che un tempo popolavano le cittadine intorno a Kiev, sono lì e non mentono. Certamente per individuare i responsabili saranno necessarie indagini approfondite, ma difficilmente potrà essere smentito ciò che appare già a prima vista ed è descritto nelle cronache di giornalisti indipendenti e nelle prime ricostruzioni delle autorità locali e cioè che siamo in presenza di crimini di guerra, perpetrati ai danni di civili inermi e crimini contro l’umanità, aventi carattere di sistematicità e pianificazione su vasta scala, al punto da poter integrare l’ipotesi dello sterminio.
Se è innegabile che i massacri che vanno emergendo man mano che le città ucraine vengono liberate dagli invasori russi confermano l’urgenza di porre fine all’orrore della guerra, altrettanto evidente è la barbarie delle truppe di Putin, la normalità che per esse costituisce abbandonarsi ai crimini di guerra. Di fronte all’impossibilità di prevalere sulla strenua resistenza del popolo ucraino e alla necessità di ripiegare perché cacciati dalla resistenza eroica dell’inferiore esercito di Kiev, gli invasori russi riversano sui civili inermi una violenza bestiale conseguente alla frustrazione per essere considerati indesiderati anziché liberatori, la rabbia di pensarsi invincibili e di scoprirsi invece sconfitti e respinti.
La responsabilità di questi delitti orrendi è non solo degli autori materiali, ma anche di quanti ricoprono posizioni di autorità militare e o civile rispetto agli esecutori materiali per non averli impediti e non averli puniti, in palese violazione del dovere delle forze occupanti di proteggere i civili. Naturalmente spetterà al Tribunale internazionale dell’Aja condurre le indagini e raccogliere le prove sulla colpevolezza dei vari ufficiali e soldati e sicuramente non potrà essere opposta la giustificazione, avanzata a suo tempo dai criminali nazisti, della necessità di obbedire agli ordini dei superiori. I tribunali internazionali sui crimini di guerra di tali giustificazioni, quantomeno per comandanti e alti ufficiali, hanno fatto da tempo giustizia. In ogni caso il primo che dovrà rispondere di tutta questa bestialità è Vladimir Putin, un personaggio agghiacciante, che vive chiuso nel suo sogno imperialista e di potenza, per il quale le vite delle persone, comprese quelle dei militari russi mandati consapevolmente al massacro, non hanno alcun valore e sono sacrificabili.
Concludo facendo mie le parole di Michele Serra: “E’ vero, tutti hanno facoltà di non credere. Ma questo vuol dire, anche, che tutti abbiamo la facoltà di credere. E di non chiudere gli occhi. In questo conflitto tra empatia e diffidenza (e tra umiltà e presunzione) sta il futuro del mondo”.
Giovedì 7 aprile 2022 si è tenuta a Sezze presso il Tennis Club la prima assemblea pubblica di Identità Setina con i membri costituenti e diverse persone che seguono con interesse il nuovo partito politico di Sezze. Presenti anche i Consiglieri di Maggioranza e il Sindaco di Sezze Lidano Lucidi. L’assemblea è stata aperta dal Presidente Giovanni Antonucci che ha illustrato il processo che ha portato alla conversione da lista civica a partito politico di Identità Setina seguito dall’intervento del segretario politico Daniele Piccinella il quale ha delineato i valori del partito.
Si è svolto a Tecchiena nella provincia di Frosinone il 1° campionato Regionale 2022 Lazio Csen settore karate. La manifestazione sportiva ospita nel palasport circa 700 atleti giunti da tutta la regione Lazio appartenenti a 51 società affiliate. L’ ente di promozione sportiva Csen persegue uno scopo promozionale e di propaganda sportiva di alto valore socialem, contribuisce allo sviluppo della pratica sportiva ed alla realizzazione dell’obiettivo di uno sport per tutti e di tutti; crea inoltre le condizioni di un più largo sviluppo della educazione fisica, dello sport e della salute. Tutte le gare si sono svolte in due giornate, sabato 2 e domenica 3 Aprile, grazie alla professionalità degli organizzatori nonostante il momento storico ha ottenuto ottimi risultati. Il maestro Grassucci Nilde, regolarmente iscritta per l’anno 2021/2022 all’ente sportivo sopracitato, di cui ne è responsabile provinciale Latina del settore karate e responsabile regionale Lazio di stile, ha partecipato con la sua squadra sportiva Setia Sport Karate Grassucci, con la collaborazione dell’allenatore Tuzi Francesca. Il Team Grassucci si è portata a casa 24 medaglie. Una nuova straordinari affermazione.
- Oro
Mastrantoni Pietro , Orsi Enrico, Murgea Matteo ,Pecorilli Gabriele,Venditti Chiara,Basile Luna,Regine Vincenzo,Tuzi Francesca,Fabbri Caterina,Pierotti Aaron.
- Argento
Santamaria Nicole,Fiore Samuele,Cavaricci Diego,Mattei Nicolas,Rossi Christian, Mattei Aurora.
- Bronzo
Palma Gabriele, Pellegrini Alice,Pellegrini Valeria , Battisti Aurora, Bevilacqua Matteo , Santamaria Sofia, Lippi Syria, Felici M.Stella.
Fieri del risultato il team si prepara già per la prossima coppa Nazionale Csen che si terrà a Parma il prossimo 6-7-8 Maggio 2022. Nel frattempo la Setia Sport è impegnata ad organizzare il “memorial Grassucci” dedicato alla famiglia, previsto il 28-29 maggio presso il tensostatico comunale di sezze intitolato alla sorella Linda Grassucci. "Un ringraziamento - afferma Nilde Grassucci - va anche al contributo attivo degli sponsor: M.C.Auto (Sezze scalo) di Michael Consoli e BMM Motors (Sezze Scalo) di Roccasecca Bruno".
Altro...
"Un confronto programmato e continuo con la cittadinanza nei diversi quartieri di Sezze". Il sindaco di Sezze Lidano Lucidi annuncia il primo incontro di quartiere che si terrà venerdì 8 aprile, a partire dalle 19:30, presso il ristorante “Da Mena” in via del Murillo. “Quello in programma venerdì prossimo – ha spiegato in una nota il sindaco di Sezze Lidano Lucidi – è il primo di una serie di incontri sui quali stiamo definendo un preciso calendario. Monitorare costantemente le varie aree di Sezze è uno degli obiettivi che come amministrazione abbiamo deciso di perseguire con molto orgoglio. Con questi confronti puntiamo non solo a conoscere nel dettaglio le problematiche, piccole o grandi che siano, che quotidianamente si vivono in alcune zone periferiche della città, ma al tempo stesso miriamo a rendere meno evidente il distacco tra Comune e cittadino. Crediamo fortemente – ha concluso il primo cittadino – nel sano confronto dialettico e personale con la cittadinanza, che troppo spesso si rifugia nei Social, troppe volte anche anonimamente, per sfogarsi e segnalare le proprie difficoltà. In questo modo, invece, ci sarà un contatto diretto e costante e insieme cercheremo proprio di superare quelle criticità e fornire risposte concrete ai nostri concittadini”.
Ci sarà spazio anche per l’olio, l’oro verde italiano prodotto a Sezze, durante l’edizione 51 della Sagra del Carciofo, che si svolgerà a Sezze il prossimo 24 aprile. A darne notizia è stato l’assessore alle Attività Produttive, Lola Fernandez, che ha spiegato come nel corso dell’evento che ha come protagonista l’ortaggio principe dei Lepini si svolgerà la VII Edizione "L'Olio delle Colline di Sezze", organizzato da diversi anni dal Capol, l’associazione di assaggiatori professionisti di olio vergine d’oliva che promuove l’oliva Itrana e l’olio DOP Colline Pontine: “Le domande di partecipazione dei produttori setini – ha spiegato l’assessore – dovranno essere inviate entro il 14 aprile prossimo. I partecipanti dovranno far pervenire al Comune di Sezze, servizio Attività Produttive in Via Roma 22 (0773.803838/328.6794800) insieme alla scheda di adesione, un campione di olio in un contenitore di dimensione minima di 0,50 litri, disponibili presso l’ufficio”. Il 24 aprile, in occasione della sagra del carciofo, alle 12 presso l’auditorium San Michele Arcangelo si svolgerà la cerimonia di premiazione. All’iniziativa interverranno il sindaco Lidano Lucidi, l’assessore Lola Fernandez, il presidente di Capol Latina Luigi Centauri e la preside dell’Isiss “Pacifici e de Magistris” Alberghiero Sezze Anna Giorgi. Al termine ci sarà la possibilità di assaggiare gli oli classificati, oltre alla degustazione di carciofi in insalata a cura dell’Alberghiero di Sezze e della Capol: “Sarà una bella occasione per valorizzare uno dei prodotti più apprezzati del nostro territorio – ha spiegato ancora l’assessore Fernandez – e mi auguro che siano tanti i produttori che decideranno di partecipare e farci conoscere il loro impegno in questa attività”.
La conservazione nonché il restauro del complesso edilizio dell’acropoli setina è stato sempre oggetto di particolari studi storici ed architettonici riguardanti i principali monumenti che si ergevano attorno a Piazza Margherita ( Ex Collegio gesuitico e Seminario vescovile diocesano; Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo - meglio conosciuta come San Pietro -, piazzetta dell’ex chiesa di San Rocco – distrutta nel 1944 in seguito a bombardamento aereo tedesco - , casa Lombardini , palazzo comunale De Magistris…) .
La questione è tornata molto di moda, diventando un caso molto spinoso da contendere, quando si è dovuto risolvere il problema del restauro della facciata della citata chiesa di san Pietro, malauguratamente “scivolata” , con il trascorrere degli anni, in uno critico stato di decadimento esterno ed interno anche per le burrascose vicende religiose che hanno scosso, anni fa, la parrocchia.
In tempi diversi, e con interventi sempre parziali, sono state adottate soluzioni di tamponatura di varie necessità di restauro( rifacimento tetto e soffitto interno a cassettoni lignei, ristrutturazione pareti ed intonaci vari nella navata e nelle cappelle …, degrado e rovina del campanile e della torre dell’orologio…).
Per il problema del restauro della facciata, che si è posto, sul finire del secolo scorso, con particolare delicatezza e difficoltà, è stata malauguratamente eseguita una frettolosa procedura di recupero e di conservazione architettonica che ha portato ad una soluzione molto discutibile sul piano dell’impatto visivo del complesso e della conformità dell’intervento al progetto originario dei padri Gesuiti.
Per fare un punto sulla situazione di questo problema architettonico-ambientale cerchiamo, ancor ora, di offrire sinteticamente, ai concittadini e studiosi interessati , delle note storiche ed architettoniche della costruzione di tutto questo complesso tessuto edilizio. Ancor oggi manteniamo una pur esile speranza, di poter offrire una riflessione seria e documentata di questa gravosa questione che ha avuto, ahimé, una soluzione poco consona all’originalità costruttiva gesuitica di San Pietro. Alla fine del XVI secolo il governo cittadino di Sezze, per poter trovare soluzione alla mancanza di edifici scolastici nel centro del paese, pensò bene di affidare ai padri Gesuiti del posto la realizzazione di un complesso architettonico che fungesse sia da luogo di istruzione scolastica, sia da residenza religiosa che da collegio gesuitico. A tal fine nel 1589 fu affidato ai Gesuiti di Sezze l’onore e l’onere di impegnarsi nella cosiddetta “Fondazione gesuitica”, mediante un’obbligazione reciproca stipulata il 27 febbraio 1589.
In realtà l’idea di creare un’istituzione religiosa-scolastica era stata del nobile Nicolò Pilorci , allora sindaco e notaio di Sezze, che mise per iscritto, nel proprio testamento datato 23 marzo 1584, la volontà di affidare ai suddetti padri la fondazione di un apposito collegio , soprattutto per i bisogni di pubblica istruzione , erogando loro ben 3000 scudi , con l’obbligo di ultimare l’impresa in dieci anni, trascorsi i quali senza efficaci interventi il lascito doveva intendersi restituito a favore dei legittimi suoi eredi. A tale scopo, quattro anni dopo, il comune setino mise a disposizione dei Gesuiti ben 13.440 scudi ( tremila dei quali provenienti dal citato lascito Pilorci ) per l’inizio dei lavori : i restanti 10.000 scudi furono raccolti tramite i proventi dell’affitto dei boschi civici.
Cominciò così un lungo periodo di messa in opera del progetto attraverso continui lavori che, rguardo alla sola chiesa , si protrassero per ben cinquant’anni. Per quanto concerne infatti l’edificazione della chiesa gesuitica ricordiamo che la posa della prima pietra risale al 1601 mentre la sua consacrazione è datata al 1622, con la chiesa ancora da ultimare : la chiesa infatti venne ultimata soltanto nel 1730 mentre proseguirono ininterrotti i lavori relativi alla residenza collegiale. Senza addentrarci in lungaggini storiche e venendo al nocciolo del discorso diciamo che l’entrata e la facciata di San Pietro, posta quasi ad angolo con piazza “Margerita”, già orto della famiglia De Magistris, nella sua elementare semplicità e funzionalità corrisponde ad un preciso stile di “architettura povera”, tanto cara ai padri Gesuiti in ossequio al loro “stile architettonico gesuitico” e praticato in modo così efficace laddove fosse stato possibile approfittare di materiali locali ( pietra calcarea , mattoni e canali ) , a basso costo ma non per questo scadenti , per la realizzazione della struttura progettata , soprattutto utilizzandoli per la composizione della facciata di una chiesa .
Tale metodo e stile gesuitico fu adottato a Sezze dai padri diretti da Claudio Acquaviva che affidò al padre De Rosis, peraltro eminente architetto, la realizzazione del complesso architettonico.
Per la prima costruzione della chiesa, e della sua facciata, furono ordinati e forniti svariati materiali laterizi tra cui ricordiamo una prima messa in opera di 1800 mattoni e di 1000 canali (coppi).
Chi ricorda la struttura esterna di facciata della chiesa di san Pietro , inopinatamente ristrutturata senza rispetto dell’antica struttura in lesene di calcare e di cortina a mattoni , non potrà non biasimare tale intervento di recupero architettonico che ha previsto un’intonacatura di facciata assai discutibile e che , pur rifacendosi ad uno stile costruttivo gesuitico diffuso in molte parti d’Italia , non tiene conto della peculiarità della costruzione setina in cui sono stati usati i locali mattoni e il locale calcare.
L’architetto De Rosis , per i suoi ideali costruttivi di essenzialità messi in atto in tutte le sue opere, adottò per san Pietro il “modo ideologico” dei gesuiti, una progettazione che prevedeva funzionalità ed economicità costruttiva nonché semplificazione delle forme; una precisa semplificazione , quindi , che doveva distinguere la semplicità di tante famose chiese gesuitiche prima che fossero appesantite da opinabili decorazioni barocche.
La partitura di facciata della nostra chiesa venne quindi inquadrata da un semplice ordine a fasce in pietra calcare. Le ali estreme della facciata presentarono in alto una cornice di poco arretrata rispetto al filo del timpano centrale. E sullo stesso tono costruttivo vennero composti altri elementi decorativi di facciata ( fasce, mensole e modiglioni...).
Precisiamo quindi che ai primi spettatori , quelli che videro la nuova chiesa di san Pietro nei suoi primi anni di costruzione ( 1595-1608) , la suddetta facciata si presentava, fino al 1999, in modo diverso dai nostri tempi. Infatti i mattoni della facciata furono utilizzati e messi a “cortina” in fasce alternate di colore giallo-paglierino e marrone-rossiccio , allo scopo di ottenere un ricercato effetto cromatico. I mattoni utilizzati, appositamente policromi, vennero impiegati quasi a contrappuntare l’estremo rigore della progettazione planimetrica della Chiesa. Anche il timpano posto in cima alla facciata venne impiegato come elemento decorativo per nobilitare la semplicità della costruzione, al di là del suo aspetto sobrio e severo.
L’uso della muratura di mattoni nella facciata di san Pietro avvicina tale chiesa a quella di Ancona, che presenta un medesimo ordine di laterizi. Allo stesso modo la nostra chiesa , sempre per la citata struttura in laterizi, è simile a quella di Arezzo, di Fabriano, di Fermo, di Macerata, di Perugia e di Recanati e, per finire , a quella di Tivoli. Similmente progettate furono anche la chiesa gesuitica di Catanzaro e quella de L’Aquila.
Dove sono andati a finire quei bei mattoni policromi di inizio seicento , o ,se non altro , quei bei mattoncini rossicci , inquadrati appositamente in fasce di locale pietra calcare ? Frettolosamente, inopinatamente e sprovvedutamente ricoperti da un monocromo intonaco che ha sbiancato la facciata di san Pietro “regalandole” , con tale pallore, una facciata di smunta ottuagenaria ! Tale è risultato l’intervento di restauro effettuato con poco studio, poca pazienza, poca avvedutezza e con poco rispetto dell’impatto ambientale. Ma soprattutto tale intervento è risultato poco rispettoso dell’originario complesso dell’Arce setina e dei canoni costruttivi originari di padre De Rosis e dei padri Gesuiti.
Eppure non erano mancati , né potrebbero mancare ancora oggi, peculiari studi architettonici sulla trasformazione e la conservazione del tessuto dell’acropoli di Sezze che ha quasi definitivamente perduto le sue particolari originalità ambientali ed architettoniche.
Vogliamo qui ricordare , fra tutti , l’immenso lavoro di approfondimento culturale ed architettonico svolto dall’architetto Giancarlo Palmerio che molto si è profuso per l’analisi e lo studio di restauro e/o recupero di tutto il complesso tessuto che insiste nel centro cittadino, già arce, acropoli del paese, in cui sorse e si sviluppò in periodo romano, attorno al tempio di Ercole, tutta la struttura di Setia, Secia, Sezze.
Tale studioso , ahimè, non è mai riuscito a vedere una pratica applicazione delle sue indicazioni di recupero e restauro di tale complesso setino.
Egli ci ha lasciato, per gli opportuni interventi conservativi, ben tre approfonditi lavori sul Collegio gesuitico e sulla Chiesa di san Pietro. Noi, come lui, speriamo ancora che non tutto sia perduto e che molto ancora si possa recuperare e conservare dell’acropoli setina e della Chiesa di san Pietro, rimettendo tutto agli interventi, ancora possibili , dei dovuti amministratori civili e religiosi. Ai posteri l’ardua sentenza di giudicare quanto detto e fatto finora.
Noi , umilmente, “chiniam la fronte al Massimo Fattor...”, nell’attesa di sempre possibili lavori ed interventi a tal proposito.