Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalita' illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie, per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

 

 

Alla fine conta il risultato, ed il risultato ieri è stato determinato dalla condivisione di tutte le forze politiche che siedono in aula consiliare su una tematica che non deve avere colore politico: la disabilità. La maggioranza che sostiene il sindaco di Sezze Lidano Lucidi ha votato la mozione sul Dopo di Noi presentata delle opposizioni, modificandone parte del testo come aveva proposto la stessa opposizione per andare incontro alla maggioranza. Ci si è ritrovati tutti su un terreno dove la politica deve avere il suo ruolo decisivo ma che deve cedere il passo a quella sensibilità che ancora tutti non riescono ad avere. Nonostante le diverse posizioni in aula l’impegno c’è e speriamo che porti a risultati importanti, come importante e centrale è sempre stato il ruolo di Sezze sulla tematica della disabilità, con fatti concreti e con azioni determinanti verso queste problematiche: chi sostiene il contrario vive o viveva altrove. Il Comune di Sezze è sempre stato apripista per altri Comuni ed esempio da seguire come è stato detto e ripetuto in aula. In merito alle diverse posizioni politiche ieri sono emerse differenze in seno alla maggioranza, ad esempio la critica del consigliere comunale Federica Pecorilli verso le ultime scelte della maggioranza in merito al Dopo di Noi e la sua delusione per aver perso questa prima opportunità. Una posizione questa non accettata dal Sindaco, che non ha perso tempo per "riprendere" pubblicamente il consigliere di Identità Setina. Sta nascendo una cordata poco "lucida"? Vedremo.

 

IL TESTO DELLA MOZIONE APPROVATA IERI IN AULA

Domenica, 19 Giugno 2022 06:28

Referendum. Le ragioni del fallimento

Scritto da

 

 

La tornata referendaria sul tema della giustizia e della magistratura si è conclusa con una sconfitta clamorosa, un disastro senza precedenti per i promotori dei  cinque quesiti. Gli italiani hanno disertato i seggi e il numero dei votanti è stato sideralmente inferiore alla soglia prevista in Costituzione: il 21% contro il 50,1% necessario.
 
In questi ultimi anni il fenomeno dell’astensionismo è venuto assumendo dimensioni allarmanti, accrescendosi ad ogni passaggio elettorale. La sonora bocciatura dei referendum è peraltro soltanto l’ultima di una lunga serie e per tale ragione deve farci riflettere anche e soprattutto sull’uso improprio di questo importante strumento di democrazia diretta, aiutarci a comprendere i problemi di fondo, finora ignorati o sottovaluti, che stanno alla base della sua crisi, a cominciare dalla sfiducia dei cittadini verso la politica e le istituzioni e dalla convinzione dell’inutilità della partecipazione, dal momento che il più delle volte la volontà popolare espressa è stata aggirata e ignorata.
 
La proposta avanzata da alcuni di eliminare il quorum strutturale per la validità delle consultazioni referendarie è irricevibile, una acrobazia surreale. Al crescente astensionismo non si può rispondere istituzionalizzando il non voto, rendendolo il fulcro di una possibile riforma, soprattutto non considerando che la mancata partecipazione alle consultazioni referendarie è cosa ben diversa dal non votare alle elezioni politiche o amministrative, dato che costituisce una opzione espressamente prevista nella Carta Costituzionale. L’abrogazione di una legge poi non è questione da risolvere fra pochi intimi e ben affiatati, a meno di non voler ridurre la democrazia a farsa e fare della riforma della Costituzione la scorciatoia per rimediare alle incapacità, alla crisi di rappresentatività e al fallimento della classe politica.
 
Se l’80% degli aventi diritto al voto non è andato alle urne, la ragione va ricercata anche nei quesiti referendari, nella distanza percepita tra gli stessi e il vissuto degli elettori e non ultimo nella consapevolezza della loro non immediata e diretta funzione risolutiva dei problemi della giustizia. I referendum, come ogni appello diretto al popolo, implicano poi la necessità di semplificare i temi e le scelte da fare, riducendo la risposta ad un sì o un no. Così è avvenuto quando i cittadini sono stati chiamati a pronunciarsi su divorzio, aborto, nucleare, ergastolo, beni comuni, liberalizzazione delle droghe leggere, eutanasia. Quando il quesito è tecnicamente complesso e specifico, l’unica possibilità di successo è affidata alla demagogia, che è spesso figlia dell’inganno.
 
La scusante principale ripetuta in questi giorni per spiegare il fallimento dei referendum è stata la mancanza o comunque la scarsa informazione fornita dai mass media. È un’affermazione sbagliata e irrispettosa dei cittadini, considerati bisognosi di corsi di recupero per orientarsi e capire e non si tiene conto che aver propagandato i referendum come strumenti per arrivare a una giustizia giusta, formula pomposa e autoreferenziale, ha finito per fuorviare le persone e aumentare diffidenza e distacco verso l’iniziativa. Cancellare la legge Severinodisciplinante le ipotesi di incandidabilità, o l’intero impianto delle misure cautelari, non solo detentive, previste in caso di rischio di reiterazione del reato, avrebbe creato vuoti gravi e pericolose disfunzioni nel sistema giudiziario. Arginare la politicizzazione della magistratura cambiando le modalità di elezione dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura ed eliminando la necessità della raccolta delle firme, rendere partecipi gli avvocati e gli altri membri non togati del sistema di valutazione dei magistrati e separarne le carriere giudicante e requirente, impedendo il passaggio dall’una e all’altra, possono essere anche scelte efficaci e giuste se poste all’interno di una revisione organica, necessariamente da realizzarsi in Parlamento, che rimetta ordine nel sistema giudiziario, oggetto in questi anni di ripetute e dannose controriforme.
 
I cittadini hanno capito che gli obiettivi dei referendum non avevano quasi nulla a che vedere con i problemi della giustizia e rappresentavano una sorta di giudizio ordalico, una resa dei conti tra poteri dello stato. La scelta poi di presentarli come lo scontro tra il Davide, garantista e autoproclamatosi salvatore dello stato di diritto, e il Golia della casta dei magistrati, sempre pronti ad angariare gli innocenti e a fare strame dei diritti e di proporre Luca Palamara, ex giudice che con il suo Sistema la magistratura ha contribuito a conciarla male, come portabandiera dei sostenitori dell’abrogazione si sono rivelati dei boomerang che hanno spinto la quasi totalità dei cittadini a fare una scelta politica e a sconfessare l’operato dei propri rappresentanti in Parlamento.
 
Il sistema giudiziario ha bisogno di una riforma complessiva, costituzionalmente orientata, che garantisca autonomia e indipendenza alla magistratura (art. 104 Cost.), assicuri una ragionevole durata dei processi, non contraddica il principio del giusto processo (art. 111 Cost.) e non pregiudichi la tutela dei diritti e le garanzie di difesa (art. 24 Cost.). Abbreviare i tempi senza compromettere le garanzie non è una sintesi facile: bisogna evitare una sentenza rapida ma sbagliata oppure una sentenza giusta dopo troppo tempo. Raggiungere simili obiettivi richiede interventi non solo sulle regole processuali, ma anche e soprattutto una riduzione del numero delle previsioni penali a favore di forme alternative di tutela sociale mediante la depenalizzazione di delitti oggi ormai di scarsa pericolosità sociale e la riqualificazione dell’azione penale con riferimento ai reati di maggiore impatto e disvalore, l’intervento sulle carceri per ridurre il sovraffollamento, l’incentivazione della rieducazione e del reinserimento sociale dei condannati (art. 27 Cost.), una formazione adeguata e continuativa dei magistrati che oggi è alquanto scadente, un processo civile efficace e rapido fermando il tentativo in atto di privatizzazione della giustizia.
 
Ci avviamo alla scadenza naturale della legislatura e il bilancio in tema di giustizia è di cinque anni perduti e di risorse sprecate. All’indomani di questa manifestazione di sfiducia dell’elettorato, le forze politiche dovrebbero responsabilmente individuare i nodi veri della questione giustizia e assumere l’impegno ad affrontarli e risolverli ormai nella prossima legislatura.

 

 

Sarà il terzo anno consecutivo senza il prestigioso torneo internazionale femminile di Tennis. L’ultima edizione quella del 2019, la 34°, ricordata per l’altissimo livello tecnico e per il montepremi che passò da 15 a 25 mila dollari. Tra le italiane presenti parteciparono Jessica Pieri, Deborah Chiesa e Stefania Rubini, quest’ultima vincitrice del torneo. Poi lo stop per il covid nel 2020 e nel 2021 e le difficoltà della nuova amministrazione comunale di organizzare la 35esima edizione. Presso i campi rossi del Tennis Club c’è sicuramente amarezza e delusione ma le risorse per organizzare un torneo di così alto livello necessitano un lavoro di squadra molto lungo e impegnativo, esperienza, contatti, capacità relazionali, a partire dalla ricerca delle risorse. Per organizzare un torneo così prestigioso e sotto l’egida dalla Fit (federazione italiana tennis), infatti, non bastano 40 mila euro, di cui circa 10 mila stanziati dal Comune di Sezze, somme importanti che in passato venivano trovate grazie a sponsor e soprattutto al durissimo lavoro dell’ex assessore allo Sport Enzo Eramo e dell’ex consigliere comunale Titta Giorgi, nell'esclusivo interesse della città. I campi rossi del Tennis Club anche quest’anno quindi dovranno fare a meno di un evento che in passato ha sempre creato turismo e attenzione mediatica sulla nostra città, non solo per il torneo ma per tutto l’indotto che comporta lo stesso torneo. Per evitare che in futuro ci siano altri impedimenti i consiglieri comunali di opposizione hanno firmato una mozione, con audizione del dott. Sandro Pontecorvi, affinché gli Internazionali Femminili di Tennis vengano inseriti nel comma 5 dello statuto comunale di Sezze “con la conseguenza che l’Ente dovrà avere una attenzione particolare nei confronti della manifestazione e garantire in tutti i modi possibili la sua realizzazione e il supporto economico”. Va aggiunto che per quest’anno oltre a non figurare contributi comunali, che ricordiamo erano circa un quarto delle somme necessarie, non sono stati nemmeno stanziati contributi da parte della Regione Lazio. 

 

 

Grande festa questa mattina presso l'Isiss Pacifici De Magistris di Sezze per l'immissione in ruolo di ben 9 neo docenti e per il meritato riposo invece per 3 prof. che andranno in pensione. La dirigente scolastica Anna Giorgi ha voluto così organizzare un momento di ringraziamento e augurio. Ecco le parole della preside: "La scuola vive della stessa vita della natura, in cui ogni inizio e ogni conclusione sono soltanto tappe di un ciclo perenne in cui tutto si rinnova. Ai nove docenti che hanno vissuto nella nostra scuola l'anno d'immissione in ruolo, auguriamo un percorso professionale in cui non manchi mai la bussola che indica la rotta: la crescita integrale degli alunni; ai tre docenti che terminano il proprio percorso professionale, auguriamo che il meritato riposo possa nutrirsi della gratitudine dei tanti alunni che hanno intrecciato il loro percorso. A tutti ricordiamo che chi comincia a educare pensa di iniziare un mestiere e quando termina si accorge che quel mestiere è qualcosa che somiglia molto alla vita".

 

 

Il Comune di Sezze sarà un po’ più verde. La Regione Lazio, infatti, ieri ha reso nota la graduatoria del secondo avviso avente in oggetto la “Manifestazione d'interesse per la selezione di progetti su aree pubbliche o ad uso pubblico finalizzati alla piantumazione di nuovi alberi e arbusti nel territorio della Regione Lazio”, meglio conosciuta come progetto Ossigeno. Il Comune di Sezze si è distinto per la bontà del progetto presentato, ottenendo un punteggio di 77,33 e venendo ammesso tra i beneficiari del finanziamento. Il progetto setino riguardava 6 aree specifiche, il Parco della Rimembranza, l’area antistante il mercato settimanale in località Anfiteatro, la zona delle Fontanelle, la pista ciclabile e due istituti scolastici, quello di via Melogrosso e quello a Ceriara.

A dare notizia circa l’esito del bando è stato il sindaco Lidano Lucidi, che non ha nascosto la propria soddisfazione, spiegando nel dettaglio quali siano le caratteristiche del progetto accolto dalla Pisana.

“Per quanto riguarda il Parco della Rimembranza, l’intervento riguarda l’implementazione del verde esistente e all’interno di un’aiuola limitrofa, con l’inserimento di specie a fiore (lavanda) lungo i viali presenti all’interno del parco, senza dimenticare l’inserimento di specie arbustive (agazzino) lungo il confine est. Sull’area mercato ci saranno tre interventi distinti, il primo riguarda l’area parcheggio in cui si incrementeranno le piante all’interno delle aiuole per creare maggiori zone d’ombra; il secondo riguarda la parte tra i pini posti a nord e il parcheggio e su quest’area si prevedono piantumazioni con piante arbustive, cespugli e piccoli alberi; la terza parte, caratterizzata da un dislivello di circa 6 metri dal piano stradale, vedrà una distribuzione delle piante senza un ordine prefissato. Nell’area delle Fontanelle, che ospita sei nuclei di case popolari, l’azione è quella di aumentare il numero complessivo di piante presenti diminuendo il degrado e l’intervento sarà concentrato sulla rotonda e sull’aiuola che sono poste all’ingresso del complesso residenziale. Per la pista ciclabile – ha proseguito il sindaco – l’azione che si attua è quella di aumentare il numero complessivo di piante presenti per aumentare la ricchezza floricola di tutta l’area; inoltre, la realizzazione di un’area con alberi e arbusti permetterà all’amministrazione di realizzare un’area di sosta per coloro che frequentano la pista ciclopedonale e vorranno godersi qualche minuto di sosta. Per le due scuole, infine, il progetto prevede la realizzazione di un frutteto e di un arboreto a scopo didattico: con il primo si vuole offrire agli studenti la possibilità di realizzare un’oasi per la biodiversità e per la conoscenza dell’antica cultura agricola e i frutti raccolti dagli alunni potranno essere trasformati in succhi o marmellate, oppure utilizzati per la produzione di compost da utilizzare come ammendante sia nel frutteto che nell’arboreto. L’arboreto avrà lo scopo di far conoscere agli studenti la flora che caratterizza le formazioni forestali presenti all’interno del territorio setino”.

 

 

Strada chiusa e traffico pesante nel centro di Sezze Scalo dopo l’incendio divampato ieri pomeriggio in località Mole Muti, sulla SS 156 VAR. I vigili del fuoco hanno dovuto lavorare molte ore per domare le fiamme che purtroppo sembra che abbiano creato danni anche all’infrastruttura stradale. Da una prima ricostruzione sembrerebbe infatti che l’incendio abbia compromesso e mandato in fumo i pannelli di poliestere sotto la sede stradale, causando danni al tratto stradale di competenza ANAS. Il traffico pesante è stato deviato nel centro abitato di Sezze scalo e già da questa mattina, oltre l’odore acre di plastica bruciata per tutta la notte, i residenti hanno dovuto fare i con tutti i disagi che il traffico pesante comporta. Si dovrà capire adesso quali saranno i tempi di ripristino delle condizioni di sicurezza stradale del tratto interessato. Insomma, oltre al danno la beffa, per una frazione che già soffre per incendi di natura dolosa alimentati dai rifiuti plastici abbandonati. Ieri sul posto si è recato anche il sindaco di Sezze Lidano Lucidi, in attesa di sviluppi della vicenda e delle conseguenze dell’incendio.

 

 

Ultimo tra i maggiori rappresentanti della Scuola Romana, Antonio Veneziani santifica i compagni di strada, gli ultimi, i maestri di libertà e di gioia. “Coglie la santità dove noi non la vediamo” come nota Luigi Mantuano  che, anticipando le pagine di lodi e preghiere ai santi laici, apre il  nuovo libro di Veneziani,  “Santi Subito” edito da FVE Editori. Il libro verrà presentato sabato prossimo, alle 17,.30, nel Museo Giannini di Latina. Oltre all'autore, interveranno lo studioso della mistica  Luigi Mantuano,  lo scrittore  Giorgio Gigliotti e il poeta e scrittore Giorgio Ghiotti.  Un’agiografia profana: icone della letteratura, del cinema, della musica, artisti intramontabili e veri e propri miti. Con la sua voce fresca e antichissima, caustica e tenera,  Veneziani scrive di uomini e donne che fino a ieri erano tra noi. La metafisica dei santi si trasforma, cambia e si rinnova, esce dai luoghi sacri ed entra nella scena pop. In particolare, ci ricorda, pagina dopo pagina, ritratto dopo ritratto, preghiera dopo preghiera, che ogni vita è più vasta della propria biografia, è imprendibile e canta, allegra e stonata, per i nostri cuori crepati. Accompagnato dai santini illustrati da Emanuela Del Vescovo, Francesco La Penna, Pietro Contento e Simone Lucciola, l’autore, con innamorata devozione, prega Santa Marilyn Monroe che “ha compiuto almeno mille miracoli”, invoca San Jim Morrison “elettrico sciamano”, loda Sant’Amelia Rosselli “protettrice dei perseguitati dalla CIA” e si affida a San Jean Genet con “i piedi che corrono con le nuvole”. E poi ancora Dario Bellezza, Pedro Lemebel, Lady Divine e tante e tanti altri. Ecco, le prime sette righe  della sua supplica a Pier Paolo Pasolini: Ti supplichiamo San Pier Paolo,/parla con Dio, di noi poveri asociali e disgraziati seriali,/ liberaci dal tuono e dalla saetta/ tu che ormai niente più turba e spaventa,/ metti in fuga la paura, la morte,/la calamità, la lebbra e le labbra amare./Spezza le catene, fai ritrovare le cose perdute. “I suoi versi lo precedevano, e lui ne fu all’altezza”: questo ha affermato di lui Nicola Lagioia. Invece Emanuele Trevi ha detto: “ “Antonio Veneziani è il rarissimo caso di uno spirito lirico sopravvissuto a tutti i disincanti del tempo collettivo e dell’esistenza individuale”.  Fratello di penna di Pier Paolo Pasolini, Sandro Penna e Amelia Rosselli, Veneziani, poeta estremo e inafferrato, ci riporta alla metrica della strada. L’autore non fa differenza tra luoghi regali e marginalità periferiche. Coglie l’infinito nel volto dell’amato o in quello di un passante sconosciuto e santifica il linguaggio volgare con la sua voce di rottura.  Veneziani con le sue preghiere poetiche marchia, con la potenza del profeta, l’elegia della gente comune scorgendone la santità.

Scrittore, poeta e saggista, Veneziani, setino di adozione,  è nato a Piacenza. È uno dei massimi rappresentanti della scuola romana di poesia che va da Pasolini a Penna, da Bellezza a Rosselli. Tra le sue opere più importanti: “Brown Sugar”, “Cronista della solitudine”, “Fototessere del delirio urbano”, “Tatuaggio profondo”, “Non basta una parrucca”. Il suo ultimo libro di poesie è “Canzonette stradaiole”.

Sabato, 11 Giugno 2022 19:58

Sezze, la grande periferia del consenso...

Scritto da

 

 

Ripartire dalle periferie”. È lo slogan di cui la politica si è appropriata e di cui si serve durante le campagne elettorali per manifestare vicinanza alla parte più debole e disagiata della popolazione che abita generalmente nei quartieri periferici. Con un approccio paternalista e di corto respiro insegue il consenso, strumentalizza contesti e criticità, quando invece dovrebbe immergersi nella realtà, ascoltare le domande provenienti dai cittadini e attivare gli strumenti di partecipazione e inclusione nei processi di cambiamento. L’obiettivo dovrebbe essere non la conquista del potere ma la promozione di una diversa idea di cittadinanza, fare della città tutta un luogo di intensi scambi, ricca di socialità, relazioni e significati. Amministrare una comunità richiede la capacità di analisi e l’intelligenza di pensare le soluzioni ai problemi, avendo come fine unico il bene comune.
 
Il dibattito politico nella nostra città si è soffermato più volte sul tema delle periferie, applicando alla discussione parametri interpretativi spesso mutuati da altri contesti e finendo così per non cogliere la peculiarità del nostro territorio. Se approcciamo seriamente le problematiche di Sezze, constatiamo come negli ultimi anni essa sia stata interessata da un processo di periferizzazione e satellitarizzazione rispetto ad aree economicamente più dinamiche (Roma e non solo), come a fronte di una sostanziale stabilità del numero degli abitanti si sia ulteriormente accentuato il fenomeno del pendolarismo e come, sotto il profilo strettamente urbanistico, sia oggi difficile identificare un centro cittadino, cuore pulsante e identitario della comunità, sia per lo svuotamento del nucleo abitativo storico sia per il consumo del territorio che ha parcellizzato gli insediamenti e sfilacciato il tessuto sociale.
 
L’impostazione dello sviluppo urbanistico non ha considerato gli aspetti del vivere all’interno di una comunità e ha risposto solo a bisogni economici e abitativi. Il risultato è stato antropizzare e cementificare grandi aree senza provvederle di servizi adeguati, di punti aggregativi e soprattutto senza preoccuparsi di fornirle una vera e propria identità. L’analisi della realtà ci pone di fronte alla necessità di non ripetere gli stessi errori e di sanare tale ferita, ponendo al centro dell’azione amministrativa questo tema e facendolo divenire l’asse strategico delle scelte future.   
 
Dobbiamo riprogettare Sezze sulla base dei bisogni delle persone che la abitano, con una programmazione non titanica né grandiosa ma caratterizzata da interventi, che in modo chirurgico, incidano le situazioni incancrenite e producano un cambiamento progressivo e radicale. I cittadini devono riscoprirsi e sentirsi parte attiva della città in generale e in particolare degli spazi in cui vivono: un quartiere, una strada non sono solo luoghi fisici dove collocare la propria residenza, ma dove svolgere la propria esistenza in senso pieno.
 
Sentiamo ripetere da più parti che abbiamo smarrito l’attaccamento al territorio, alla nostra storia. Probabilmente è vero, ma è sbagliato pensare che per superare tutto ciò sia sufficiente ricorrere a rievocazioni estemporanee e senz’anima di antiche tradizioni. Il senso d’appartenenza fragile e addirittura inesistente va ricostruito non guardando all’indietro, compiacendosi di un passato che non esiste più e non potrà tornare, ma rinsaldando le radici e proiettando lo sguardo al futuro, attingendo alle intelligenze, alle risorse storiche, culturali ed economiche che abbiamo per progettare una vera ripartenza e restituire speranza alle nuove generazioni.
 
È necessario ripensare radicalmente il processo organizzativo e decisionale della gestione amministrativa, garantire una presenza duratura delle istituzioni cittadine, scuole, servizi sociali, parrocchie, associazionismo e volontariato e non prevedere soltanto interlocuzioni occasionali. L’obiettivo deve essere una programmazione precipua e calibrata che parta dal tema cruciale della povertà economica e sociale di fasce importanti della popolazione, a cui si accompagna la povertà educativa e valoriale. Interpretare la complessità e contemperare le diversità sono le condizioni indispensabili affinché i cittadini si riapproprino del territorio in termini di co-responsabilità del suo funzionamento con la partecipazione attiva e il coinvolgimento consultivo, da cui discende inoltre l’esercizio di quelle forme di legalità che vanno sbriciolate per essere meglio assorbite e la realizzazione di progetti finalizzati a dare risposte ai bisogni di bambini, giovani, adulti, lavoratori e anziani.
 
Soltanto all’interno di questa visione amministrativa ha senso pensare a interventi efficaci di riqualificazione, prevenzione, valorizzazione e promozione del territorio. Sicuramente c’è bisogno di infrastrutture che diano un volto nuovo a Sezze, ma anche di adeguare quelle esistenti, come scuole e servizi pubblici, aprendole all’uso dei cittadini e collaborando con il terzo settore per potenziare i servizi e crearne di nuovi. Mediante la partecipazione e il contributo dei cittadini i quartieri riacquisteranno così anima e identità. Il privato sociale, che spesso supplisce alle carenze delle istituzioni pubbliche, va coinvolto e va dato impulso a un cambio culturale che parta dai bisogni di luoghi e persone e meno dalla zona confort di chi dovrebbe realizzare il servizio.
 
Anziché inseguire sogni irrealizzabili, la politica deve aprire una seria discussione sulle linee dello sviluppo a medio e lungo termine di Sezze, per mettere le basi di una sua rinascita infrastrutturale, economica, sociale e culturale, facendo leva anche sull’opportunità offertaci dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

 

 

Tre ragazzi brillanti di Sezze che hanno investito da anni sulla città hanno dato vita ad un sodalizio per promuovere iniziative culturali e sociali, a beneficio della collettività. Stiamo parlando di Antonio Raponi, Lidano Arduini e Luigi Maturani, giovani che gestiscono attività nel centro storico di Sezze. Dietro il “Collettivo Sampietrino non Asfaltato” ci sono loro e le loro idee per la comunità. Il Collettivo è guidato dall’ispirazione, dalla volontà di creare dinamismo culturale e verve nel paese. “Abbiamo intenzione di valorizzare le risorse della nostra comunità. Ci sono grandi professionisti che meritano maggiore attenzione. Il nostro – ci hanno detto i ragazzi del Collettivo - è un calderone di idee dove confluirà cultura, letteratura, storia, cinema, teatro e tradizioni popolari. Siamo spinti dal desidero di riattivare un circuito all’interno della nostra comunità e lo faremo”. Una prima iniziativa, e che poi rappresenta il “debutto” del collettivo, è stata programmata per venerdì’ 24 giugno. Nella bella e suggestiva cornice di Piazza delle Erbe nel centro storico il Collettivo darà vita alla Sagra della Zuppa di Fagioli riquagliata (intrisa e compatta il giorno dopo). Per l’evento è necessaria una prenotazione obbligatoria perché i posti in piazza sono limitati (327-6866196 cell.). Il Collettivo ha deciso di iniziare dalle tradizioni culinarie setine, unico vero collante tra generazioni e storia popolare. Sarà una zuppa che rispetterà rigorosamente le antiche ricette sezzesi, con l’immancabile cipolla e olive come contorno. La Sagra della Zuppa è un nuovo investimento sulla città, sui giovani e sulle future generazioni.

Negli occhi di questi ragazzi ho visto tanta passione, una energia positiva e contagiosa e direi necessaria per riaccendere quei circuiti vitali per una comunità che rischia definitivamente l’appiattimento culturale. Abbiamo bisogno di idee e progetti e anche di sogni. Siamo una realtà che in passato ha sempre insegnato agli altri come fare e dobbiamo riprenderci il ruolo che ci spetta.

Buon lavoro “Collettivo Sampietrino non Asfaltato”, in bocca al lupo ragazzi.

 

 

"Il solo pensare che una semplice richiesta, fatta qualche settimana fa, possa aver attivato RFI per la realizzazione dei lavori presso la stazione ferroviaria di Sezze denota, oltre una mancanza di rispetto per chi ha costruito nel tempo il percorso per arrivare al risultato, una totale mancanza di consapevolezza di quali e quanti passaggi interni RFI debba fare prima di poter realizzare un lavoro di codesta importanza. Fermo rimanendo che si apprezza lo sforzo di chiunque si adoperi, anche solo per sollecitare opere programmate da tempo, la verità è altra ed è ampiamente scritta nelle pagine dei giornali come negli spazi virtuali di facebook. Nel 2019 il Presidente del Consiglio Enzo Eramo e il consigliere Serafino Di Palma, con l'intermediazione del Consigliere Regionale La Penna, dopo aver sollevato più volte le criticità della stazione ferroviaria di Sezze, si recarono a Roma, in rappresentanza dell'amministrazione tutta, per incontrare i responsabili e avere rassicurazioni che Sezze fosse inserita nel programma di riqualificazione delle stazioni ferroviarie che RFI stava redigendo, programma che sarebbe stato portato, da li a breve, all'approvazione dei loro organismi interni a ciò deputati. Il risultato di questo incontro fu ottimo perché Sezze venne inserita a pieno titolo nel programma di ristrutturazione e riqualificazione con un impegno di spesa di circa otto milioni di euro". L'ex sindaco di Sezze Sergio Di Raimo ricostruisce con queste parole quello che è stato l'iter del percorso politico e amministrativo che ha portato oggi alla riqualificazione della stazione di Sezze. Lo fa per mettere i puntini sulle "i" e per ristabilire verità sacrosante, storiche e documentante rispetto a chi, col solito mezzo dei social, vuole prendersi meriti che evidentemente non ha mai avuto. Infatti il riferimento va al consigliere comunale Daniele Piccinella che questa mattina ha sfoggiato sulla sua pagina facebook un altro post dei suoi parlando dei lavori presso la stazione ferroviaria di Sezze Scalo prendendosi appunto tutto il merito di aver fatto un'altra cosa per la comunità. Memoria corta direbbe qualcuno... Comunque polemiche a parte, siamo tutto contenti del risultato raggiunto. Ma vi è di più: da un idea del Sindaco di allora fu realizzato e approvato in Giunta un progetto per la costruzione di una piazza nell'area antistante la stazione ferroviaria che la stessa RFI e Regione Lazio, a seguito di un incontro avuto a Roma alla presenta dello stesso Sindaco Di Raimo, del consigliere regionale La Penna, dell'assessore Pecorilli e dei rappresentanti degli uffici della Regione e di RFI, si sono impegnati a costruire a loro spese. In merito Di Raimo aggiunge: "A breve, qui a Sezze, ci sarà un incontro con la partecipazione dell'assessore regionale ai lavori pubblici nel corso del quale verremo informati di tutti i lavori che verranno realizzati, i tempi di realizzazione e i motivi dei ritardi che ,per lo più ma non solo, sono dovuti all'emergenza epidemiologica che abbiamo dovuto combattere. Adesso, siamo sicuri che può importare poco chi e quando, perché l'importante è che il risultato sia stato raggiunto, ma è giusto dare a Cesare ciò che è di Cesare ed evitare di continuare imperterriti a mistificare e ad attribuirsi meriti che non si hanno. Per chi ama la verità - chiude Di Raimo - è un vizio irritante".

Il progetto per Piazza della Stazione a Sezze Scalo

 

Il post del consigliere Daniele Piccinella

Pagina 47 di 148