Si chiude domenica prossima la pre-stagione teatrale organizzata dall’associazione culturale “La Macchia” di Sezze. “Punti di vista”, questo il titolo dell’iniziativa, ha portato davanti al palco del cineteatro “Evado” realizzato nella sede di via Melogrosso centinaia di spettatori, con i primi tre spettacoli andati in scena. E adesso si chiuderà in bellezza, con lo spettacolo “Lei. Lui. Loro”, diretto da Simone Finotti, con protagonisti Samantha Centra e Pierluigi Polisena. Lo spettacolo mette a nudo i problemi di una coppia giovane e piena di sogni come mai nessuno aveva osato fare. Sul palco un uomo e una donna, soffocati da una maschera che devono tenere per non fare i conti con le scelte fatte e con un passato che più volte durante lo spettacolo torna a bussare nei cuori dei protagonisti. Un uomo e una donna catapultati in un presente insostenibile, che li porta ad un’inevitabile rottura, senza filtri, capaci di ferirsi in modo disumano. “Lei. Lui. Loro” è la storia d'amore di una coppia moderna dilaniata dal rimpianto per non aver ascoltato e capito, e dal rimorso per non aver parlato. Le problematiche dei due personaggi si avvicendano e si scontrano spesso. Il linguaggio utilizzato e i tempi teatrali sono tutti appartenenti ad uno stile che in Italia è ancora in via sperimentale. Una dark-comedy a tutti gli effetti. La storia si sviluppa in un unico ambiente. Lo spazio è parte integrante della storia, muta, si trasforma all’inizio quasi impercettibilmente. Poi cambia, proprio come cambia lo stato psicologico degli attori. Una storia sopra le righe con all'interno più colpi di scena e un effetto sorpresa che renderà ancor più sconvolgente la storia. Il sipario si alzerà alle 17:30 di domenica 8 maggio e per prenotarsi occorrerà, come sempre accade per le iniziative organizzate dall’associazione “La Macchia”, accedere all’app https://macchiaeventi.prenotime.it/.
Nuova diatriba tra Comune di Sezze e Conservatorio Corradini. Quest'ultimo tramite il suo legale rappresentante, il presidente del CDA Ernesto Di Pastina, ha avviato una procedura di mediazione nei confronti del Comune di Sezze, con richiesta di risarcimento per “occupazione senza titolo del terreno in località Sezze scalo, in catasto terreni al foglio 33, p.lla 10, di proprietà del Conservatorio Corradini". Si tratta dei terreni del campo sportivo Tornesi alla Scalo dove attualmente si allena e gioca la Setina. Era già successo per i terreni di un altro campo sportivo, quello di Fontanelle, sempre rivendicato dal Conservatorio Corradini.
Chi sarà il nuovo amministratore unico della SPL Sezze? Una bella domanda. L’incarico è ormai scaduto con l’approvazione - in forte ritardo - del bilancio della municipalizzata di Sezze. L’attuale AU, l’avvocato Gian Battista Rosella, venne nominato dall’allora sindaco di Sezze Sergio Di Raimo il 25 giugno del 2018. Adesso che i conti e le scartoffie sono state certificate, si è in attesa della nomina politica del nuovo amministratore della società del Comune di Sezze. Non è detto, comunque, che venga nominato un amministratore unico; il nuovo sindaco Lidano Lucidi, infatti, potrebbe optare per una nomina allargata, nel senso che potrebbe tornare a nominare un presidente e un consiglio di amministrazione. Questa scelta potrebbe derivare dal fatto che molti dei suoi fedelissimi sono ancora in attesa di un riconoscimento per averlo sostenuto nella campagna elettorale, adesso o mai più. Sui nomi che circolano, per il momento, non facciamone una lotteria, una pesca al barattolo inutile. Anche se voci insistenti parlano di alcuni personaggi legati a filo diretto con le passate amministrazioni comunali di Andrea Campoli e Sergio Di Raimo e altre invece vicine al sindaco Lucidi, come avvocati e manager. Vedremo se questa importante nomina solchi ancora di più quel sentiero già tracciato nel passato, come avvenuto per la nomina dei componenti della Giunta, o se il primo cittadino sia intenzionato a fare uno scatto in avanti. Oggi la SPL ricopre un ruolo molto importante nella gestione diretta di diversi servizi per la comunità. In questi anni è stata una società che ha faticato molto per non fare figuracce clamorose, non è mai salita in nessun podio ed è sempre stata fanalino di coda nonostante l'impegno e il sacrificio giornaliero dei tanti operatori ecologici.
1° Maggio. L'insostenibile amarezza del precariato
Scritto da Luigi De Angelis
Il Pd fermo al palo, mentre altri fanno politica tra la gente
Scritto da Alessandro Mattei
Ma cosa succede dentro il Partito Democratico di Sezze? Se lo chiedono gli iscritti e i simpatizzanti, considerato che dall’elezione del nuovo segretario (13 marzo) nella persona di Francesca Barbati il partito non ha mosso più alcuna pedina. Nessun confronto, nessun intervento politico, nessun dibattito e soprattutto a 45 giorni dall’elezione del segretario e del direttivo ancora non è stata partorita alcuna segreteria con nomi e responsabilità settoriali. Mentre altri movimenti civici, associazioni e liberi pensatori sono al lavoro e non perdono tempo in quisquiglie, quello che dovrebbe rappresentare il partito storico di Sezze resta al palo, in stand by, in attesa di chissà cosa. Eppure la clamorosa batosta delle amministrative aveva spinto una corrente del partito ad agire e fare presto, a non perdere altro tempo e terreno fertile. I fatti però dimostrano il contrario, e ci parlano di un partito in stasi, fermo, congelato e fuori ogni dinamica cittadina. Il rischio è che il Pd si lasci veramente dietro altro terreno, che diventi tardo e che si faccia sfuggire altro tempo. Già impalato a dinamiche che lo hanno corroso nel tempo, c’è il rischio che i dem di Sezze non vengano più riconosciuti dalla gente quale forza e organismo politico di fiducia per affrontare e cercare di risolvere le tante problematiche esistenti mentre altri scorrazzano nel campo libero. A porta vuota poi è facile fare goal... lo sanno anche i pali, appunto.
Con gli Assessori Bernabei e Rezzini c'è il nuovo che avanza...
Scritto da Vincenzo Mattei
Si sperava che, con la nomina ad assessore del prof. Pietro Bernabei, in cambio delle improvvise e incomprensibili dimissioni della consorte Franca Pernarella, le cambiali elettorali del sindaco fossero state tutte estinte. Non è stato così. Il sindaco Lucidi ha voluto farci un'altra sorpresa, ha voluto regalarci un uovo di Pasqua, nominando assessore al bilancio, ai tributi e al personale il dott. Mauro Rezzini, una vecchia conoscenza, da parecchi anni addentro ai Conti del Comune di Sezze in qualità di Revisore e di membro del Collegio sindacale. Come si può immaginare, si tratta indubbiamente di due figure altamente esperte e professionali ma che non rappresentano il "nuovo" tanto sbandierato in campagna elettorale. Anzi, qualcuno maliziosamente dice che si tratta di minestra riscaldata. Ambedue, infatti, hanno ricoperto incarichi e funzioni importanti nelle passare Amministrazioni, di ben altro colore politico. Sono andate deluse, così, le promesse, sbandierate in tanti manifesti pubblicitari di voler cancellare il passato e di gettare alle ortiche il vecchio modo di amministrare: "Ora o mai più", era scritto sui manifesti delle liste civiche dell'allora candidato Lucidi. Ebbene, alla luce di queste nomine, è lecito pensare a un mea culpa o a un sofferto dietrofront dei nuovi amministratori. Non è mai troppo tardi! Una volta catapultata al Governo della città, la nuova Giunta si è resa conto della complessità della gestione della cosa pubblica e, contestualmente, della propria inadeguatezza, a tal punto di dover fare ricorso a esperti delle passate amministrazioni. Nessuno scandalo, salvo il dovere morale di dichiarare pubblicamente la propria inadeguatezza. Oppure, come seconda ipotesi, si potrebbe supporre che sia prevalsa la vecchia e consolidata logica delle spartizioni, del ricambio di favori agli amici degli amici, in barba al rinnovamento e agli elettori che, desiderosi del cambiamento, hanno votato in un certo modo. Comunque sia, è stato tradito il responso elettorale che ha espresso la volontà di una svolta, sia nel metodo che nel merito. Sono trascorsi diversi mesi, infatti, dall'insediamento della nuova maggioranza consiliare, ma non si è avuto il coraggio né si è minimamente tentato di coinvolgere le minoranze consiliari e la cittadinanza sulle questioni più rilevanti della città, se non post factum. Sarebbe, questa, una occasione importante per riavvicinare le istituzioni ai cittadini e per ricreare fiducia e responsabilità collettiva. Nel merito, poi, buio assoluto. Quel poco di buono che si sta vedendo è frutto e lascito della passata Amministrazione e del lavoro della Provincia e della Regione. Insomma, si naviga a vista e non si ha il coraggio di scelte di campo precise e urgenti sia a livello amministrativo che politico. Invece è questo il momento di schierarsi e di prendere posizione, altrimenti poi è troppo tardi!
I consiglieri comunali di opposizione di Sezze firmano un documento di denuncia contro la decisione della ASL di lasciare il Pat aperto solo 12 ore al giorno. A nulla sono servite le battaglie di questi mesi. Armando Uscimenti, Sergio Di Raimo, Serafino Di Palma, Orlando Quattrini, Alessandro Ferrazzoli e Dorin Briciu hanno sottoscritto un documento nel quale prendono le distanze anche dai consiglieri regionali "assenti" anche su questa vicenda.
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Niente da fare: una maggioranza chiusa in se stessa che non riesce a dialogare a nessun livello. A inizio febbraio 2022 presentammo una mozione, poi votata da tutto il consiglio all'unanimità, con la quale davamo mandato al Sindaco di porre in essere tutte le azioni necessarie affinchè il PAT (Punto di assistenza territoriale) potesse tornare a operare H24 anzichè H12. A distanza di oltre due mesi,nel silenzio assoluto di questo Sindaco e di questa maggioranza,veniamo a sapere dai quotidiani locali che il PAT rimarrà aperto H12. Se quanto riportato dai media fosse vero,e non abbiamo motivo di dubitare, vogliamo esprimere tutto il nostro dissenso nei confronti della Dirigenza Asl che ritiene di portare avanti tale decisione, in netto contrasto con quanto era stato dichiarato dai precedenti organi dirigenziali che intendevano riaprire H24 non appena fosse finita l'emergenza epidemiologica. Il nostro dissenso nei confronti degli organi politici regionali che permettono di mantenere questo stato di cose;
Il nostro dissenso nei confronti di questa maggioranza che per ben due mesi,e oltre, ha mantenuto un silenzio assordante,non ha riferito sul mandato conferito ed ha permesso che del dato tratto ne venissimo a conoscenza dai giornali, oltre al fatto che era stato preso l'impegno di fare un incontro con la dirigenza Asl,alla presenza anche di Sindaci di comuni limitrofi, e anche questo non si è concretizzato. Il PAT di Sezze,come anche gli altri presenti in provincia,deve necessariamente riaprire 24 ore su 24. I politici Regionali, di qualsiasi colore politico, si facciano carico di questa necessità e creino le condizioni per una risposta concreta e immediata.
"Era dicembre 2019 quando l'ultima messa veniva celebrata nella piccola Chiesetta di Casalbruciato. Dopo settant'anni di storia, migliaia di Battesimi, Comunioni, Cresime, Matrimoni, Funerali, Catechismo, Azione Cattolica, due Chiese costruite interamente con il sudore ed il denaro dei fedeli, si chiudevano le porte del luogo simbolo della cristianità per un intera comunità, donata in cambio di tutte quelle funzioni che avrebbero fatto diventare buoni cristiani i figli di questo fertile luogo strappato alla palude". A distanza di quasi tre anni, dopo tantissimi e vani tentativi di mediazione per riportare le funzioni e quel ruolo di centralità sociale e spirituale che questo luogo aveva, torna a parlare della chiusura della chiesetta il consigliere comunale di FDI Orlando Quattrini, unendo le forze per tentare la riapertura con il consigliere comunale Serafino Di Palma. Nei giorni scorsi i due consiglieri comunali sempre vicini alle istanze del territorio, sono stati ricevuti dal Vicario del Vescovo della diocesi di Latina. Si è trattato di un incontro necessario spiegano i due esponenti politici "per fare chiarezza sulle effettive volontà che riguardano il futuro di Casalbruciato e della sua comunità, un futuro oggi assente che ha allontanato ragazzi e famiglie, dirottandoli in altre Chiese, creando un disagio sociale che alimenta distacchi territoriali ed identitari". "Le motivazioni ricevute dal Vicario, che ringraziamo per averci ricevuto riguardo alla chiusura ed alla cessazione di tutte le funzioni nella piccola Chiesa a S.Lidano intitolata - spiegano Quattrini e Di Palma - sono riconducibili alla mancanza di sacerdoti che la Chiesa tutta sta attraversando, tanto da sobbarcare di lavoro i pochi sacerdoti, i quali non riuscirebbero a garantire questa doppia funzione. Prendiamo atto di tali dichiarazioni, le rispettiamo, ma non le condividiamo, non potremmo mai condividere una decisione che ha generato e continua a generare non poche sofferenze, da quella che è invece la religione della gioia. In qualità di uomini, cittadini, cristiani ed anche amministratori di questa città continueremo a batterci per il nostro territorio, le centinaia di istanze raccolte, il malcontento generale per le decisioni prese a riguardo, unite alle quasi cinquecento firme raccolte, ci spingono ad andare avanti, a continuare la nostra battaglia, non escluderemo nessuna via percorribile, che sia in grado di far tornare a brillare gli occhi di un intera comunità, comunità che non può accettare muri perché è essa stessa capace di costruire ponti, come dimostrato in settant'anni di storia".
I consiglieri Quattrini e Di Palma
Altro...
Il sindaco del Comune di Sezze Lidano Lucidi, con apposita ordinanza, vieta per la sera della Processione, ai fini della tutela della sicurezza urbana e della incolumità pubblica, la vendita di bevande alcoliche e super alcoliche per asporto, dalle ore 19.00 alle ore 24.00, e la somministrazione e mescita di bevande alcoliche e super alcoliche dalle ore 19.00 alle ore 24.00. Il divieto è esteso a tutte le attività presenti nel centro abitato di Sezze Centro. Venerdì come da tradizione, si svolgerà la Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo e il primo cittadino, in qualità di prima autorità locale di pubblica sicurezza, deve prevenire e contrastare le situazioni urbane di degrado o di isolamento che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi e i fenomeni di violenza legati anche all’abuso di alcool. Nell’ordinanza si vieta inoltre la cottura e somministrazione di alimenti all’esterno dei locali e sulla pubblica via. E’ richiesta massima collaborazione da parte dei titolari di attività commerciali. La violazione dell’ordinanza è punita con la sanzione amministrativa di un minimo edittale di € 50,00 ad un massimo di € 500,00.
Arriva dal presidente del consiglio comunale di Sezze, dott. Pietro Del Duca, un appello teso ad abbassare i toni che si sono creati tra le forze che compongono la maggioranza consiliare e quelle che siedono tra i banchi delle opposizioni. Queste ultime, dopo la decisione di modificare gli accessi al protocollo elettronico impedendo di svolgere da remoto queste operazioni, hanno infati deciso di disertare le commissioni consiliari, in aperto contrasto nei confronti di una scelta che ritengono sia contraria ai principi di trasparenza e che, sempre secondo i membri delle minoranze, impedirebbe loro di assolvere ai compiti di controllo dell’operato dell’amministrazione comunale. La scorsa settimana il presidente del consiglio comunale ha deciso di convocare una commissione Capigruppo proprio per ragionare insieme ai componenti delle opposizioni in un clima decisamente meno infuocato rispetto a quello che si respira da tempo in consiglio comunale. Sul tavolo il presidente della massima assise cittadina aveva deciso di portare proprio due punti cardine, quello utile a ragionare su una regolamentazione condivisa degli accessi al protocollo telematico e quello relativo ad alcune modifiche da applicare al Regolamento del consiglio comunale, per opportuni aggiornamenti. Ma, anche in questa occasione, gli esponenti delle opposizioni (ad eccezione di Dorin Briciu delegato a sostituire Alessandro Ferrazzoli per la lista di Sezze Futura) hanno deciso di disertare la seduta: “Pur rispettando le decisioni assunte dai consiglieri comunali, resto particolarmente deluso – ha spiegato Pietro Del Duca – dall’ atteggiamento che alcuni esponenti delle opposizioni in consiglio hanno deciso di perseguire. Da parte mia, come il mio ruolo impone, c’è chiaramente disponibilità a ragionare sui regolamenti e sulle loro eventuali modifiche. Ed è per questo motivo che mi aspettavo una partecipazione di tutti alla seduta. Chiedono, legittimamente, che vengano riconosciuti loro i diritti propri della loro carica e poi, però, quando si tratta di sedersi a ragionare per trovare soluzioni preferiscono evitare il confronto. Mi sento rammaricato e spero che possano tornare sui loro passi, anche perché la disponibilità c’è e non è mai mancata, ma come amministrazione abbiamo l’obbligo di rispettare le norme vigenti e, in questo caso specifico, qualcosa nel vecchio modo di accedere al protocollo telematico doveva essere modificato. Resto ovviamente a disposizione – ha concluso il presidente del consiglio comunale – per tutti i confronti necessari a superare questo momento di imbarazzo e mi auguro di cuore che i rapporti tra le forze in consiglio comunale possano essere incentrati sul rispetto, solo nell’interesse della crescita della città”.
A detta di Roberto Campagna, scrittore e giornalista, quelli di strada sono tutti quei cibi che si possono mangiare senza posate… a morsi e bocconi. Così s'intitola il suo ultimo libro (Nuove Edizioni Aldine di Bevagna). È un viaggio sui Lepini e in Agro Pontino alla scoperta di tali cibi. Il libro, illustrato con foto di Alessandro di Norma, è frutto di una ricerca che lo stesso Campagna ha realizzato per conto della Cooperativa Utopia 2000 onlus nell'ambito del progetto “Convivium Monti Lepini - Simposi, mense, tavole, produzioni, protagonisti e saperi. Storia, arte e culture enogastronomiche nel territorio lepino” della Compagnia dei Lepini. l cibi di strada hanno origini antichissime: si consumavano già all’epoca dei Greci e dei Romani. E fu proprio nell’antica Roma che si diffuse l’usanza di imbottire due fette di pane. E da allora il panino è diventato l’emblema di tale abitudine alimentare. Il nome di Panisperna, la via romana diventata famosa per il gruppo di giovani fisici italiani, che presso il Regio Istituto di Fisica dell’Università, assieme a Enrico Fermi, contribuirono alla scoperta dei neutroni lenti che permise di realizzare il primo reattore nucleare, pare che derivi da “panis et perna”, ossia pane e prosciutto, che i frati della Chiesa di San Lorenzo in Panisperna usavano offrire ai poveri il giorno della festa dello stesso santo. E proprio pane e prosciutto è uno dei cibi di strada segnalati in questo libro. Due i prosciutti descritti: quello di Bassiano e il cotto di Cori. I cibi di strada sono diffusi in ogni zona d’Italia e i Monti Lepini e l'Agro Pontino ne sono molto ricchi. “Il territorio lepino e della Provincia di Latina - ha scritto nella presentazione del libro Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini - oltre a possedere un ingente patrimonio artistico e naturalistico, ha dei cibi che suscitano suggestioni, profumi e sapori, espressione di un retaggio culturale millenario”. Questo territorio, oltre ai prodotti di montagna, come per l’appunto i prosciutti di Bassiano e Cori, i salumi di bufala, i formaggi, le castagne e le olive, conta anche prodotti ittici e ortaggi. Circa questi ultimi, i fiori di zucca fritti, i cocomeri a fette e i carciofi fritti dorati sono altre tre delle ventotto “tappe” di questo gustoso viaggio gastronomico. Viaggio che all’arte bianca, in particolare ai dolci, riserva uno spazio di tutto rispetto. A proposito di dolci, sono stati riportati soltanto i più significativi, con una storia dietro, quelli che identificano il luogo dove nascono. Sono state invece tralasciate le pizze, i gelati e certi fritti come i supplì, le crocchette, i filetti di baccalà e la mozzarella in carrozza, perché non rappresentano il territorio: si trovano dappertutto. “Il cibo - ha scritto Alessandro Di Norma nella nota fotografica - è storia, è rito, è tradizione, è insieme di gesti caratterizzati dalle abitudini che si perdono nei gangli della quotidianità più remote, ma trapelano, senza troppo fatica, anche in quella attuale, veloce ed effimera, legata alle contemporanee tecnologie di comunicazione. Fotografando il cibo si è dato vita a un racconto di sensazioni che ritornano, e restano, nella mente come radici secolari”. Secondo la Fao, quelli di strada sono cibi che vengono preparati e venduti in strada per l’appunto, nei mercati e nelle fiere da commercianti ambulanti. Ma si trovano ormai anche in alcuni locali come le paninoteche, le piadinerie o i pub, nei chioschi o, per esempio, nelle fraschette dei Castelli Romani.
Le stragi in Ucraina e il dovere della condanna
Scritto da Luigi De Angelis
Immagini e testimonianze provenienti dai territori dell’Ucraina, abbandonati dagli invasori russi, raccontano la tragedia di una guerra che si sta consumando nel cuore dell’Europa. La ritirata dell’esercito russo sta rivelando centinaia di esecuzioni di civili, interrogatori, torture efferate e stupri inflitti persino ai bambini, cadaveri depredati e abitazioni saccheggiate. Le violenze inaudite perpetrate nei confronti di persone inermi ci mettono di fronte ad un orrore senza limiti, che impietrisce e lascia sgomenti, senza parole.
Le analisi di specialisti e luminari di politica internazionale, la stigmatizzazione degli errori e delle responsabilità dei vari leader mondiali nell’aver determinato con le loro scelte sbagliate lo scenario di crisi in atto, se pur vere e condivisibili, non possono che cedere il passo allo sgomento, alla rabbia e alla condanna senza appello di tanta disumanità e certamente in alcun modo giustificarla.
I sottili distinguo e gli equilibrismi dialettici di quanti si ostinano a non condannare in modo chiaro e fermo l’aggressione subita in queste settimane dal popolo ucraino, ne auspicano ripetutamente la resa incondizionata e arrivano perfino ad affermare che è meglio per i bambini vivere sotto una dittatura piuttosto che sotto le bombe, rappresentano un ulteriore oltraggio alle vittime della brutalità cieca e rivoltante dell’esercito invasore.
Nel mondo alla rovescia in cui i guerrafondai sono quanti sostengono sia giusto aiutare gli aggrediti e sanzionare l’aggressore in modo durissimo per indurlo a recedere da un intervento militare ingiustificato e in aperta violazione del diritto internazionale, mentre i pacifisti sono quanti affermano la necessità di lasciare a se stessi gli aggrediti, nemmeno i massacri documentati con filmati, foto, rilevazioni satellitari e testimonianze dirette dei sopravvissuti, subito dopo il ritiro dell’esercito russo, bastano a rappresentare per alcuni attori dell’informazione e non uno spartiacque, i quali anzi si sentono autorizzati ad affermare che non è vero quanto documentato o quantomeno al momento non si possono trarre conclusioni certe circa i responsabili.
Cos’altro deve accadere?
Quali altre prove occorre portare all’attenzione di questi scettici di professione?
I corpi martoriati di persone disseminati qua e là lungo le strade, negli scantinati, sotto le macerie dei palazzi distrutti, fatti sparire per sempre nei forni crematori portatili, che un tempo popolavano le cittadine intorno a Kiev, sono lì e non mentono. Certamente per individuare i responsabili saranno necessarie indagini approfondite, ma difficilmente potrà essere smentito ciò che appare già a prima vista ed è descritto nelle cronache di giornalisti indipendenti e nelle prime ricostruzioni delle autorità locali e cioè che siamo in presenza di crimini di guerra, perpetrati ai danni di civili inermi e crimini contro l’umanità, aventi carattere di sistematicità e pianificazione su vasta scala, al punto da poter integrare l’ipotesi dello sterminio.
Se è innegabile che i massacri che vanno emergendo man mano che le città ucraine vengono liberate dagli invasori russi confermano l’urgenza di porre fine all’orrore della guerra, altrettanto evidente è la barbarie delle truppe di Putin, la normalità che per esse costituisce abbandonarsi ai crimini di guerra. Di fronte all’impossibilità di prevalere sulla strenua resistenza del popolo ucraino e alla necessità di ripiegare perché cacciati dalla resistenza eroica dell’inferiore esercito di Kiev, gli invasori russi riversano sui civili inermi una violenza bestiale conseguente alla frustrazione per essere considerati indesiderati anziché liberatori, la rabbia di pensarsi invincibili e di scoprirsi invece sconfitti e respinti.
La responsabilità di questi delitti orrendi è non solo degli autori materiali, ma anche di quanti ricoprono posizioni di autorità militare e o civile rispetto agli esecutori materiali per non averli impediti e non averli puniti, in palese violazione del dovere delle forze occupanti di proteggere i civili. Naturalmente spetterà al Tribunale internazionale dell’Aja condurre le indagini e raccogliere le prove sulla colpevolezza dei vari ufficiali e soldati e sicuramente non potrà essere opposta la giustificazione, avanzata a suo tempo dai criminali nazisti, della necessità di obbedire agli ordini dei superiori. I tribunali internazionali sui crimini di guerra di tali giustificazioni, quantomeno per comandanti e alti ufficiali, hanno fatto da tempo giustizia. In ogni caso il primo che dovrà rispondere di tutta questa bestialità è Vladimir Putin, un personaggio agghiacciante, che vive chiuso nel suo sogno imperialista e di potenza, per il quale le vite delle persone, comprese quelle dei militari russi mandati consapevolmente al massacro, non hanno alcun valore e sono sacrificabili.
Concludo facendo mie le parole di Michele Serra: “E’ vero, tutti hanno facoltà di non credere. Ma questo vuol dire, anche, che tutti abbiamo la facoltà di credere. E di non chiudere gli occhi. In questo conflitto tra empatia e diffidenza (e tra umiltà e presunzione) sta il futuro del mondo”.