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Domenica, 25 Settembre 2022 07:13

L'Arminuta. Il dolore che mai dovremmo sopportare

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L’Arminuta (termine dialettale abruzzese che significa la ritornata), l’ultimo film di Giuseppe Bonito, tratto dall’omonimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, vincitore del Premio Campiello del 2017, ci fa immergere nell’Italia del 1975, nelle contraddizioni di un paese caratterizzato da contrasti e simmetrie tra la città, dove si vive proiettati in una moderna quotidianità, e un paesino sperduto ed arretrato delle montagne abruzzesi, un mondo solo apparentemente lontano dal nostro presente e invece radicato profondamente nella nostra memoria collettiva.
 
Un’Alfa Romeo lucente giunge nell’aia di una cascina e crea scompiglio tra le oche che la popolano. Dall’auto scende una tredicenne dai capelli rossi e con indosso il vestito della festa. Viene lasciata così senza tanti complimenti, consegnata come un pacco postale a quella realtà estranea da un uomo accigliato e silenzioso con assoluto distacco e indifferenza. È sufficiente questa prima scena per definire gli ambiti distinti e antitetici su cui si incentra il film, per mettere subito a fuoco che ruota intorno al contrasto tra l’entroterra abruzzese e la città, tra l’Italia del boom economico, delle vacanze al mare e della buona educazione e quella contadina, dove la povertà continua a farla da padrone, si lavora a giornata e si parta solo il dialetto, anche a scuola, per evidenziare la contrapposizione tra il passato spensierato, solare ed agiato della protagonista e il presente in cui viene all’improvviso scaraventata.
 
Giuseppe Bonito, attraverso una fotografia espressiva, che sfrutta i colori primari, marca ambienti e contesti e lo stacco cromatico è funzionale a fornirci chiavi di lettura e di interpretazione del film. L’elemento che con più immediatezza colpisce lo spettatore è che i componenti della nuova famiglia indossano tutti vestiti scuri, a rimarcare una rigidità di consuetudini, comportamenti e atteggiamenti, a differenza della tredicenne che invece indossa sempre abiti dai colori sgargianti.  
 
L’Arminuta possiede i tratti di una favola, nella quale alla protagonista è riservato l’amara sorte di perdere la propria vita per ritrovarne un’altra. Data in affido neonata ad una coppia di cugini benestanti per l’impossibilità dei suoi genitori di mantenerla, nell’estate del 1975 viene restituita alla famiglia d’origine senza alcuna spiegazione. Strappata all’improvviso da quella che ha sempre creduto essere la sua famiglia, si ritrova immersa in un contesto molto distante dalle sue abitudini borghesi, dalle sue amicizie e dai suoi affetti, dove domina la povertà, conseguenza della mancanza di un lavoro sicuro e di troppi figli da mantenere, e investita dal dolore di scoprire di avere due madri, due famiglie e concretamente di ritrovarsi sola. La tredicenne si domanda se ha sbagliato qualcosa, se il suo trasferimento forzato sia dovuto alla malattia di Adalgisa, la donna che ha sempre creduto essere sua madre.
 
Un padre arcigno e manesco, una madre ostile, segnata dalla fatica e da un dolore nascosto, cinque fratelli, quattro maschi e una femmina, cinque bocche da sfamare, è la realtà che le si presenta nella sua durezza e si impone nella sua vita. Cresciuta da sola e con tutte le comodità, deve sgomitare persino per avere un letto in cui dormire.
 
La sua famiglia naturale l’accoglie con diffidenza e contrarietà, ad eccezione di Adriana, la sorellina ingenua, dall’animo puro e unica sua complice, due fratelli la prendono in giro e Vincenzo, il fratello maggiore, invece cerca di sedurla.  
 
Forte e dall’intelligenza acuta, questa tredicenne che viene dalla città e non è abituata alla dura vita della campagna è come l’alieno, protagonista del racconto che scriverà su suggerimento della sua nuova maestra. La sua diversità appare evidente già dall’aspetto sempre curato ed elegante e dal linguaggio più colto rispetto a quello sia dei fratelli che degli stessi compagni di scuola. Brevi ed intensi flashback ci fanno conoscere la sua vita precedente, caratterizzata da passeggiate sul lungomare, giochi con l’amica del cuore e la villa dove abitava, grande e ben arredata. Tuttavia al di là delle apparenze anche in quella vita dorata e serena ci sono crepe e zone d’ombra, a partire dalla figura sfuggente di Adalgisa, la donna che l’ha cresciuta come sua figlia e ora l’ha rispedita indietro, la quale di tanto in tanto le fa avere una b usta con dei soldi senza però mai volerla incontrare personalmente.     
 
La tredicenne all’inizio non riesce ad interagire, ma poi comprende il linguaggio più adatto alla situazione, riesce ad avvicinarsi alla sua nuova famiglia e ne diviene parte integrante, trasforma la propria passività iniziale, data dal trasferimento da un realtà altolocata ad una misera, in una rinascita, una ripartenza difficile ma necessaria, non subisce la storia nella sua devastante drammaticità e riesce a cambiare il rapporto con genitori e fratelli, dapprima distaccato e freddo, in positivo, palesando una capacità di adattamento straordinaria.
 
L’Arminuta è un film asciutto e appassionante, in cui la forza narrativa è affidata ai gesti e agli sguardi più che ai dialoghi. Le parole sono poche e persino i nomi non vengono pronunciati: non sappiamo come si chiami il padre e la madre naturale della tredicenne e anche il suo nome non viene mai pronunciato. Parlano le immagini, i primi piani di personaggi, incarnazione muta di una società arretrata e ingiusta, l’angoscia silenziosa che si sprigiona dai loro volti. Nei rari momenti di gioia, come la serata al luna-park, il pomeriggio di fuga al mare, il giro in moto, la musica sovrasta le immagini, sostituendosi alle emozioni espresse verbalmente. Perfino nel pianto per il figlio morto giovanissimo, prevale un silenzio carico di dolore.       
 
L’Arminuta è un film capace di insegnare senza mai dire e pone domande fondamentali sullo strazio e il dolore per i due abbandoni, sull’identità e l’appartenenza, sul ruolo dei genitori e sul vero senso della famiglia. Madre e padre sono coloro che generano o coloro che amano e riservano vicinanza ed attenzioni? I fratelli e le sorelle sono tali in forza solamente del legame di sangue?
 
La risposta a queste domande sta nella scelta de L’Arminuta che capisce quale strada intraprendere per cambiare in bene le difficoltà e le sofferenze, per sentirsi veramente a casa.

 

Il consigliere comunale di Sezze Pasquale Casalini, presidente della commissione lavori pubblici, invita la cittadinanza alla collaborazione per scongiurare e prevenire danni e pericoli con l’approssimarsi delle piogge e della stagione autunnale, soprattutto a causa del verificarsi dei mutamenti climatici che sempre più spesso ci colgono di sorpresa ed impreparati. 

 

 

Ecco la richiesta di collaborazione del consigliere comunale

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"Cari concittadini. Mi rendo conto che i tempi in cui viviamo sono difficili, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto economico. Proprio per questo, ho preferito in primo luogo chiedere la vostra collaborazione perché sono convinto che ognuno di noi debba interessarsi di quanto accade nel nostro Territorio e dei problemi che viviamo quotidianamente, che sono sempre gli stessi da anni e ai quali definitivamente vogliamo dare fine.
Voglio perciò invitare tutti i proprietari di terreni frontisti che confinano con le strade pubbliche, fossi e cunette a dare immediato corso ai lavori di pulizia di tutta la vegetazione infestante e arbustiva che invade le strade comunali, anche nel rispetto dell’Ordinanza Sindacale del 05/06/2022 a firma del Sindaco Lidano Lucidi.  Le leggi prevedono sanzioni amministrative (Codice della strada e Regolamenti Comunali), ma bisogna anche tenere conto che spesso la mancata pulizia del proprio fronte stradale può causare incidenti, talvolta anche molto gravi. In questi casi, si sconfina nel reato penale con tutte le conseguenze del caso. In questo anno in cui sono stato consigliere comunale, molti dei cittadini che mi hanno contattato si sono dimostrati particolarmente sensibili al tema del decoro del nostro paese, alla sicurezza, ed alla viabilità. Come amministrazione stiamo mettendo in atto tutto quanto possibile avendo però a disposizione risorse economiche molto simili a zero. Contiamo però già dal prossimo anno di disporre di qualche fondo in più che permetterà di programmare interventi strutturali che diano definitiva soluzioni ad alcuni degli annosi problemi di Sezze. Ringrazio tutti fin d’ora, confidando nella collaborazione dei cittadini". 

 

 

 

È un romanzo esistenzialista. Nelle pagine de “Le storie non volano” di Roberto Campagna, oltre alla sfortuna, ci sono la depressione, la follia, il tradimento, la prostituzione, l’emarginazione, l’aborto e la morte. Ma anche l’amore, la solidarietà e la comprensione. In tali pagine, così riconoscibili nello stile, l’autore va oltre ciò a cui ha abituato i suoi lettori e lentamente, quasi senza rendersene conto, li spinge dentro i colori più cupi dell’animo umano, in un continuo oscillare tra basso e alto, aridità dello spirito e poetica della vita. Verrà presentato nell'ambito della rassegna “Incontri letterari a castello”, sabato 24 settembre alle 18.00, a Maenza, nel Castello Baronale. L'incontro è organizzato dall'Associazione “La Macchia” di Sezze e dalla Compagnia dei Lepini.  Dopo i saluti di Claudio Sperduti e Dorina Risi rispettivamente sindaco e assessore alla culura di Maenza, introdurrà l'incontro lo storico Alessandro Pucci. Interveranno Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini, e il poeta Antonio Veneziani. Dialogherà con l'autore lo storico Nino Cardone, mentre Maria Borgese, attrice e danzatrice, leggerà alcune pagine del romanzo.  Romanzo che ha vinto il Premio speciale “Antica Pyrgos” per la poeticità della prosa.  Così come in altri suoi libri, Campagna, in questo romanzo  (edizionicroce, pagg. 160, euro 15.00) ricorre alla metanarrazione. In pratica, racconta fatti realmente accaduti mischiandoli con altri creati artatamente da lui stesso. Ciò per rendere gli stessi fatti accaduti più credibili e quelli inventati più veritieri. Quattro i principali protagonisti del racconto, che inizia nel 1985 e finisce nel 2010: tre maschi e una femmina. Più che amici, sono compagni di gioco a carte. Le loro vite sono segnate dalla sfiga e le partite interminabili a briscola e tressette, che spesso non vedono né vinti né vincitori, sono la metafora delle loro stesse vite. Nel quadro narrativo, a fare in qualche modo da cornice, ci sono altre partite: gli scontri elettorali di Borgomanuzio. È qui, in questo borgo medievale, che è incentrato il romanzo.“L’idea iniziale – afferma l’autore – era quella di raccontare  questi scontri elettorali, in particolare quello del rinnovo del Consiglio comunale dell’85,  quando avvenne un incomprensibile ‘compromesso storico casereccio’. Ma rendendomi  conto che, al di là delle lotte di partito, delle fazioni facinorose e dei tentativi di alleanze, il  racconto sarebbe stato, oltre che striminzito, troppo asettico, pieno di numeri, liste e nomi,  ho inventato le storie di questi quattro sfortunati personaggi. Quella degli scontri politici, dei  canditati, dei rapporti fra i partiti, dei risultati elettorali e degli amministratori locali è  diventata così la parte secondaria e storica del libro, a tratti romanzata”. Ne  “Le storie non  volano” non è prevista redenzione per coloro che ne popolano il racconto. Le vite dei personaggi principali sembrano marchiate da un fato ineluttabile, pronto a stroncare sul  nascere ogni velleità di riscatto o di fuga. I quattro amici seguiranno il destino che per loro è  stato tracciato, vittime di una tragica catena di cause ed effetti, iniziata prima della loro  nascita. Ognuno di loro ha lo stigma del perdente e tali li si considererebbe, se l’autore,  attraverso emozionanti  flashback, non ce li mostrasse in tutta la loro purezza  di angeli  caduti.  In questo romanzo, per la prima volta, le parole, le frasi, le volute ripetizioni, che  Campagna solitamente utilizza nei suoi scritti per costringere il lettore  sul sentiero da lui mirabilmente tracciato, si trasformano in messaggio metalinguistico che travalica la razionalità.

 

 

 

 

 

Pochi comunicati stampa, poche interviste, pochi commenti o post su Facebook e Instagram o su canali che sono stati attivati come telegram. Niente, Lillo preferisce altro. Il sindaco di Sezze Lidano Lucidi, per dare informazioni alla comunità, infatti sembra aver scelto la formula di WhatsApp, e lo fa principalmente postando “stati”. Una comunicazione diretta e che arriva immediatamente a tutti i contatti telefonici che si hanno in rubrica ma che sicuramente resta riservata. Dalle lettere vergate a mano ai comunicati stampa, sembra essere passato un secolo ma, solo un decennio fa, anche la comunicazione dalle nostre parti, era quella, fatta di foglietti, matite e macchine fotografiche. Ricordo che quando iniziai a scrivere sulla carta stampata e a dedicarmi all’informazione, circa 18 anni fa, per avere qualche notizia noi giovani cronisti dovevamo andare direttamente in Municipio. Le news erano snocciolate direttamente dagli interessati a tu per tu. Gli atti amministrativi, le determine e le delibere non erano consultabili on line come oggi ma, per essere visionate, si doveva fare una richiesta precisa e bisognava poi attendere anche giorni. Eppoi l’unico modo per seguire i lavori del consiglio comunale era quello di andare in aula, sedersi e ascoltare anche pesanti e lunghe discussioni. Oggi, comodamente dal divano di casa, assistiamo in streaming alle dirette delle sedute e se non abbiamo voglia le possiamo rivedere sul sito del Comune di Sezze. Insomma passi da gigante per l’informazione e per la sua velocità e immediatezza. Passi da gigante per il diritto all'informazione a alla trasparenza amministrativa la quale ti arriva dritta in tasca, spesso anche con eccedenze smisurate. Passi indieto, forse, per l’approfondimento della stessa notizia e per l'informazione in generale, e per i contenuti che porta con sé. Siamo diventati quindi esperti navigatori di superficie, ma non siamo più in grado di scendere in profondità, nemmeno con una maschera da mare comprata dai cinesi.

 

 

 

 


Avviso Pubblico del Comune di Sezze per la co-progettazione della manifestazione di interesse attinente il Contratto di Fiume Ufente con le Istituzioni Scolastiche del territorio setino di ogni ordine e grado, da presentare all’Avviso Pubblico Regionale per la concessione di contributi per i contratti di fiume delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi 2022/2023. Il Contratto di Fiume Ufente, il cui accordo di programma è stato firmato il 23 febbraio 2022, e del quale il Comune di Sezze è soggetto responsabile, si configura come un contesto idoneo a esperimentare e pilotare processi di apprendimento non formale per bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Per tale ragione il Comune di Sezze ritiene opportuno che questo progetto sia condiviso con le Istituzioni Scolastiche del territorio setino di ogni ordine e grado. La data di scadenza del bando e’ il 30 settembre 2022. Il Comune di Sezze pertanto invita le Istituzioni Scolastiche del territorio setino di ogni ordine e grado a presentare i propri contributi al programma di attività del progetto dell’avviso Pubblico Regionale. Il Comune potrà, tenuto conto del lavoro di co-progettazione che dovrà essere realizzato, preparatorio della manifestazione di interesse, avviare un dialogo con l’istituzione scolastica al fine di condividere i criteri della sua partecipazione e il numero di bambine, bambini, ragazze e ragazzi che saranno coinvolti/e nel progetto. I contributi dovranno essere redatti seguendo il modello Allegato A e dovranno pervenire alla PEC del Comune di Sezze Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro le ore 12.00 di oggi 20 settembre  insieme alla fotocopia della carta di identità del legale rappresentante dell’Istituzione Scolastica

Martedì, 20 Settembre 2022 05:55

Anche questa volta voterò PD

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Voterò PD senza turarmi il naso”, ha dichiarato Michele Serra. Lo farò anch'io senza molto entusiasmo ma con convinzione e coraggio. Molte delle speranze e delle aspettative giovanili si sono rivelate illusorie e con il tempo si sono dileguate nella nebbia. Il conformismo e il qualunquismo, come profetizzava P.P. Pasolini, si sono impadroniti delle coscienze degli uomini. La caduta del muro di Berlino (1989) ha trascinato con sé tante macerie sulle quali si era costruita una generazione di giovani, pronti al cambiamento della società. Ora, si dice, non è più il tempo delle favole, dei sogni e delle rivoluzioni. I giovani sono molto più scaltri e pragmatici, più attenti alla realtà effettuale e alle cose concrete. Del resto in giro questa è l'aria vincente, che si respira in ogni momento. Regna la consapevolezza di un futuro incerto e oscuro. Si vive un po’ alla giornata, consapevoli che per farsi spazio bisogna imparare a dare spinte e calci. Voto PD, perciò, per dare una speranza ai giovani, pensando a quei milioni di persone che, anche in Italia, vivono di sofferenze e di disagi e che, hanno combattuto e credono in un’idea di progresso e di eguaglianza. Voto PD sapendo che le classi sociali di riferimento si sono frantumate in mille rivoli per contrastanti interessi economici e che hanno smarrito il senso della loro appartenenza, andando ognuno sulla propria strada, privo della solidarietà sociale e civile di cui non possiamo fare a meno e di cui tutti abbiamo necessità. Del resto, votare per la Fiamma della Meloni o per la Destra di Salvini non è la stessa cosa che votare a Sinistra, pur riconoscendo debolezze ed errori in ambo gli schieramenti. Il voto del 25 Settembre p.v. è importante perché interpreta due concezioni diverse della democrazia, apparentemente accettata da tutti ma in realtà fondata su due modelli contrastanti, uno di tradizione democratica, l'altro di tradizione sovranista e neo-autoritaria, illiberale (Orban in Ungheria, Erdogan in Turchia). Purtroppo, la democrazia non gode di buona salute perché non è riuscita a ridurre e a sconfiggere le ingiustizie e le diseguaglianze economiche e sociali. Ciò induce i sovranisti e i populisti di casa nostra (Meloni e Salvini) a dichiarare che questo non è più il tempo adatto per la democrazia occidentale, con tutti i suoi lacci e laccioli: perciò nel Parlamento Europeo sono schierati con Orban e votano contro il giudizio di condanna sull’Ungheria espresso ultimamente da Consiglio Europeo, dimostrandosi così più vicini a Budapest che a Bruxelles. Voto PD e a turarsi il naso ci pensino gli elettori degli altri partiti. Rispetto chi vota per un altro partito o chi non va a votare anche se ho l'obbligo di ricordare a questi ultimi che votare è un dovere costituzionale e che è costato dure lotte e sacrifici pagati, molto spesso, con la vita. Il voto è la massima espressione della libertà di un popolo. Ai ragazzi vorrei rivolgere un caro invito ad andare a votare in libertà e nel rispetto delle loro aspettative e del loro futuro. Mi accorgo di essere un idealista   un po' nostalgico, ma in giro ci sono tanti cinici e tanti indifferenti e perciò avrei voglia di pareggiare il conto e non dargliela per vinta.

 

 

L'Istituto “Carlo e Nello Rosseli” di Aprilia al The Economy of Francesco, in programma ad Assisi dal 22 al 24 settembre. A rappresentarlo sarà Pamela Martinelli. studentessa della quarta A di Relazioni internazionali per il marketing. Ciò grazie anche alla collaborazione con Enti del Terzo Settore. Promosso da papa Francesco. l'incontro è rivolto in particolare a economisti, imprenditori e promotori di “economia  sostenibile” under 35 di tutto il mondo. Il suo scopo è discutere un nuovo modo di intendere l'economia secondo lo spirito di San Francesco d'Assisi, ovvero di temi vicini alla cosiddetta  “economia civile”. Ma è aperto anche a giovani provenienti da tutti e sei i continenti, che potranno così confrontarsi con alcuni esperti mondiali del settore,  come Vandana Shiva, Jeffrey Sachs, Kate Raworth, Gael Giraud, Sabina Alkire, Suor Helen Alford, Vilson Groh e Stefano Zamagni. “Quello sull’economia sociale - ha affermato Ugo Vitti, dirigente scolastico dell'Istituto “Carlo e Nello Rosselli” di Aprilia - è sicuramente uno tra i temi più dibattuti in questi anni di crisi e di ricerca di soluzioni alternative alle grosse disparità economiche globali. Per realizzarla, l'economia sociale, però occorre promuoverla soprattutto tra i giovani che saranno i veri protagonisti del futuro. Per l'occasione, la città di Assisi verrà divisa in dodici villaggi tematici corrispondenti ad altrettanti luoghi suggestivi, come ad esempio la Basilica di Santa Maria degli Angeli, la Basilica di Santa Chiara o lo storico Istituto Serafico. All’interno di questi villaggi si terranno conferenze, workshop e tavoli di lavoro durante i quali  verranno raccolti i contributi di tutti i partecipanti (più di mille) impegnati in un processo di dialogo inclusivo e di cambiamento globale, giovane e vibrante, verso una nuova economia. Durante la giornata conclusiva, alla presenza di Papa Francesco, verrà lanciato un “patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia del domani. “La partecipazione della nostra studentessa all'incontro – ha precisato il dirigente scolastico – è stata possibile anche per il nuovo modo di interpretare il rapporto di collaborazione tra la scuola e gli altri soggetti della comunità educante, in particolar modo gli Enti del Terzo Settore, alcuni dei quali hanno voluto farsi carico delle spese di partecipazione e di vitto e alloggio della ragazza e del docente accompagnatore, nell’ottica della creazione della “classe dirigente” dell’economia sociale del futuro. Dobbiamo ringraziare anche  l’Ufficio Territoriale Scolastico di Latina che, come al solito, ha svolto le funzioni di 'facilitatore' del progetto. L’iniziativa dimostra che la scuola, quando vuole - ha concluso Ugo Vitti - sa essere all’altezza delle nuove e difficili sfide a cui il nostro tempo ci mette davanti. Dare la possibilità ad una nostra studentessa di partecipare ad un evento di questa portata ci rende particolarmente orgogliosi”.

 

 

 

Sig. Sindaco, innanzitutto auguri di pronta guarigione.

Se oggi si è concretizzata l’idea di rivolgermi in modo ufficiale alle autorità locali è dovuto semplicemente al fatto che la situazione già denunciata a voce, è divenuta insopportabile ed inevitabilmente esposta ad un serio pericolo degenerativo. Che a Sezze la situazione parcheggio sia abbastanza critica è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti. La situazione che si è venuta a creare in un particolare tratto via Villa Petrara rispecchia tra l’altro un po’ l’andamento di tutto il territorio, dove si denuncia l’inadempienza delle autorità preposte alla salvaguardia della sicurezza stradale ma soprattutto della legalità. Parcheggiare è un diritto di tutti per carità se questo viene fatto con legalità ma soprattutto con senso di civiltà e rispetto per gli altri. La sicurezza delle persone, nella circolazione stradale, rientra tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato. Non è ammissibile che si debbano pagare le conseguenze della mancanza generale di senso civile di alcuni cittadini. Qui a Sezze, le regole non vengono rispettate, qualsiasi automobilista si sente libero di fare ciò che vuole e parcheggiare dove vuole. La sosta abusiva, selvaggia lungo questo tratto strada pubblica Via Villa Petrara, risulta essere motivo di intralcio alla circolazione dei veicoli e dei pedoni. Ormai è da tempo diventata abitudine lasciare in sosta una vettura dove non è consentito. Il parcheggio selvaggio consolidato costituisce un illecito non tollerabile. Non rispettare le norme sulla sosta dei veicoli previste dal Codice della Strada significa commettere un’infrazione sanzionabile con pene pecuniarie e accessorie. Addirittura, la sosta selvaggia può sfociare nel penale, quando un automobilista, parcheggiando in posizione non conforme, impedisce l’accesso o l’uscita ad altri autoveicoli o di interruzione di pubblico servizio o di pubblica necessità. Un’auto parcheggiata in modo irregolare ostacola o blocca il passaggio di un bus di linea (scuolabus) o, peggio ancora, di un’ambulanza che si reca al primo intervento della casa della salute. Dal punto di vista del traffico automobilistico la città è caotica, indisciplinata e non adeguatamente vigilata dalle forze preposte. I pedoni, e tra questi anche alcuni amministratori di ieri e di oggi, sono costretti a fare lo slalom tra le auto dappertutto posteggiate. In tutte le strade cittadine è sempre più difficile trovare uno spazio libero in cui parcheggiare. Soprattutto regolarmente. Ogni metro di suolo pubblico disponibile è occupato dalle auto, anche quando non sarebbe consentito. Questo è reso possibile dalla presenza sul territorio di vere e proprie “zone franche”, dove si parcheggiano illegalmente da anni, con la silenziosa accettazione da parte delle autorità preposte. Uno spettacolo inqualificabile e deprimente non degno di una città civile ed evoluta.  La strada di Via Villa Petrara arteria importante è larga circa 6 metri e viene tollerato il parcheggio in ambo i sensi che riduce la carreggiata rendendola a un senso unico alternato in contrasto con l’art.157 comma 2 e 140 del codice stradale. Durante determinate ore del giorno, la viabilità in tale strada risulta totalmente ingestibile creando: pericolosità per le vetture in transito, problematiche per i pedoni (bambini, anziani, ciclisti ecc) che devono per mancanza dei marciapiedi, cavarsela in un labirinto di autovetture fuori regola, camminando sulla carreggiata, compromettendo la loro sicurezza. Il problema è vecchio e più peggiora. Non addossiamo sempre le colpe alle precedenti amministrazioni. Cerchiamo di cambiare le cose dando una svolta e una soluzione. Per ora niente di nuovo sotto il sole : tanta enfasi ma nessuna sostanza. Occorre il pugno duro contro tali irresponsabili della sosta selvaggia che rendono difficoltoso il passaggio dei mezzi di soccorso e mettono a serio repentaglio l’incolumità dei pedoni soprattutto di coloro diversamente abili e con problemi costretti a invadere la carreggiata e a zigzagare tra le auto in sosta. Spero ,che il problema venga affrontato e risolto per il bene dell’intera collettività.

 

Cordiali saluti

Vittorio Accapezzato

 

 

Domenica, 18 Settembre 2022 07:22

Blocco navale, naufragio morale

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Negli ultimi anni l’elettorato del nostro paese si è dimostrato estremamente mobile. Abbiamo assistito alla rapida ascesa di partiti, movimenti e leader, cui è seguita una loro altrettanto repentina caduta nei consensi. La mobilità elettorale è effetto non solo della fine delle ideologie, ma anche e soprattutto della mancanza di spessore culturale e progettualità solide della politica, in grado di appassionare i cittadini e coinvolgerli nella costruzione di una prospettiva comune a medio e lungo termine.  
 
Il 25 settembre, stando alle previsioni e fatti salvi risultati imprevedibili sempre possibili quando si parla di elezioni, gli italiani premieranno la coalizione delle destre, che potrebbe conquistare una solida maggioranza in Parlamento. All’interno dello schieramento vincente a raccogliere il maggior numero di consensi sarà Fratelli d’Italia, la cui leader potrebbe così essere la prima donna a guidare il governo.
 
Proprio perché Giorgia Meloni sarà quasi certamente la prossima Presidente del Consiglio, raccogliendo l’eredità di Mario Draghi, fare le pulci al programma con sui si presenta agli elettori è operazione non solo lecita ma auspicabile.
 
Il programma politico delle destre possiede un profilo di originalità e al suo interno possiamo distinguere una sezione dedicata alle promesse rivolte ai cittadini ed una sezione dedicata invece alle “minacce” rivolte ai non cittadini. Il tema specifico è quello dell’immigrazione e della pressione alle nostre frontiere di profughi e rifugiati che cercano di sbarcare in Italia. L’idea di bloccare con la forza il flusso di immigrati, provenienti in gran parte dalla Libia, è da sempre nel programma delle destre e questa politica muscolare è stata più volte sbandierata all’elettorato, sebbene i capi politici di questo schieramento siano consapevoli che si tratta di una proposta inattuabile. Peraltro i tentativi di impedire gli sbarchi con atti di forza unilaterali hanno portato all’apertura di procedimenti penali, come quelli a carico di Matteo Salvini per sequestro di persona. Governare è ben più complesso che fare propaganda…... 
 
Al di là delle parole d’ordine sull’immigrazione, funzionali a raccogliere consensi, il programma di Fratelli d’Italia non contiene alcun riferimento esplicito al blocco navale e la strategia per contrastare il fenomeno dell’immigrazione viene così definita: “Difesa dei confini nazionali ed europei come previsto dal Trattato di Schengen e richiesto dall'Ue, con controllo delle frontiere e blocco degli sbarchi per fermare, in accordo con le autorità del Nord Africa, la tratta degli esseri umani; creazione di hot-spot nei territori extra-europei, gestiti dall'Ue, per valutare le richieste d'asilo e distribuzione equa solo degli aventi diritto nei 27 Paesi membri”. In verità non siamo in presenza di un riposizionamento politico dell’ultimo momento, dato che in altre occasioni Giorgia Meloni aveva chiarito che per blocco navale intendeva una missione europea in accordo con la Libia, e quindi non un atto di guerra, per aprire hotspot in Africa e valutare chi ha diritto ad essere considerato rifugiato e chi no. Questa proposta, lanciata dal Presidente francese Macron nel 2017, venne ripresa dal primo governo Conte, nel quale il M5s e la Lega di Salvini governavano insieme, e si è già dimostrata assolutamente inefficace.
 
Il senatore Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma di FdI, ha ammesso che l’espressione blocco navale, utile in campagna elettorale, "è una scorciatoia semantica" e che il suo partito "vuole ripartire dalla missione Sofia", lanciata dall'Ue nel 2015, nel mezzo della crisi migratoria, per fronteggiare i continui naufragi nel Mediterraneo e contrastare l'immigrazione clandestina, bloccata dai governi Ue. Per inciso nel 2018 Giorgia Meloni schierò il suo partito contro questa proposta avanzata dal governo italiano all’Europa e propose come soluzione proprio il blocco navale. Successivamente appoggiò l’idea di un’azione militare nel Mediterraneo centrale coordinata dell’Ue proprio nell’ambito dell'operazione Sophia.
 
Giorgia Meloni è perfettamente consapevole che secondo il diritto internazionale il blocco dei porti o delle coste, se attuato al di fuori dell’art. 51 della Carta dell’ONU, è un atto di guerra. Se il blocco avviene contro una flottiglia di profughi non va considerato tale, ma siamo comunque in presenza di un atto illecito, di una violazione del principio antichissimo del diritto internazionale della libertà dell’alto mare, ribadito dall’art. 87 della Convenzione ONU sul diritto del mare. In acque internazionali una nave della Marina non sarebbe solo obbligata a compiere il salvataggio, ma dovrebbe portare il natante che ha forzato il blocco in un porto del Paese che ha imposto il blocco stesso, ovvero l'Italia. A tutto questo si aggiunge il fatto che il blocco navale sarebbe contrario anche al diritto dell’Unione Europea, che sancisce nei suoi Trattati fondanti il diritto di asilo e alla protezione internazionale: “L’Unione sviluppa una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea, volta a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un Paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento“ (Art. 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea).
 
La verità è che arrestare la navigazione di natanti stracarichi ed in condizioni di sicurezza precarie è impossibile e il naufragio una conseguenza inevitabile. La cattura in alto mare dei profughi per ricondurli con la forza nei lager libici sarebbe illegale, oltre che atrocemente disumana.
 
Quello che colpisce è che questi temi vengano usati con tanta leggerezza. Promettere di violare il diritto interno e internazionale è inqualificabile e inaccettabile. I diritti fondamentali e il rispetto della legge dovrebbero prescindere da ideologie politiche e tornaconti elettorali e coloro che si propongono per il governo del nostro Paese dovrebbero avvertire il peso morale di dire parole di verità, di tutelare i diritti di ogni persona, a prescindere dal colore della pelle, dalla provenienza geografica, dalle condizioni economiche e sociali, dal sesso e dalla fede religiosa e di avanzare proposte serie per regolamentare l’accoglienza e l’integrazione.

 

 

Questa campagna elettorale si avvia alla conclusione e la destra si avvia a vincerle e con molta probabilità avrà anche i numeri per cambiare, volendo, la Costituzione. Anche stavolta, checché ne dicano, lo scempio lo ha prodotto il populismo dei 5S che per calcolo di Partito si è messo sotto i piedi il bene comune degli italiani fregandosene altamente di tutto l’ulteriore sconquasso che avrebbe potuto generare alle famiglie e alle aziende. Dopo aver governato per cinque anni consecutivi con il primo che passava e che gli offriva più poltrone ora vogliono far credere che se confermavano la fiducia al governo Draghi per altri 5 mesi crollava il mondo? O crollava il loro mondo? Anzi, la domanda giusta è: Conte ha fatto cadere il governo per paura che crollasse il suo mondo? Adesso ha fiutato spazio a sinistra e definisce i 5S progressisti e, sempre per non farsi mancare niente, ha ricominciato con “mai con il PD”. Quindi, ciò significa che se dovessero diventare l’ago della bilancia, pur di non stare con il PD questi “progressisti” darebbero i loro voti ad un governo di destra!? Manca ancora qualche giorno al voto e si può ancora aggiungere qualche slogan, magari domani dirà “mai con la Lega” dopodomani “mai con le destre” e dopo dopodomani “andiamo con chi è è”. Con la Lega e, perché no, anche con Fratelli d’Italia, forze che hanno ostacolato in tutti i modi sia l’azione di governo che la campagna dei vaccini a cui ha aderito, fortunatamente, oltre il 90% degli italiani.

Se questa campagna non avesse avuto il successo sperato, avrebbe potuto causare caos e disastro economico. Cosa che a qualcuno non sarebbe dispiaciuta, anzi, forse addirittura lo sperava perché pensava che avrebbe facilitato la sua politica di avvicinamento alle autarchie. Ora (stando ai sondaggi) sembra che gli italiani abbiamo dimenticato tutto ciò e, guarda caso, pare lo abbiano dimenticato anche i media nonostante che qui non si tratta solo di mandare al governo chi  ha almeno un po’ di dimestichezza con la geopolitica (che non è robba che se magna) e che sappia, almeno, far di conto ma si tratta anche di mandare al governo persone che disegnino un futuro nuovo, dove l’integrazione, i diritti civili, la difesa dell’ambiente, la pacifica convivenza, il rispetto del diverso, la cooperazione, le pari opportunità, abbiano cittadinanza anche in questa nostra nazione. Ma il pensiero unico, che ha e gestisce una grandissima fetta di potere, forse gradisce un futuro vecchio, ovvero, il “dividi et impera”.

È troppo semplice rifugiarsi sotto la sicura protezione del pensiero unico e ripetere, a prescindere, il solito ritornello “è colpa del PD”! Mi chiedo: ma gli altri sono tutti esenti? Tutti santi santarellini? Pur con tutte le colpe (tante) che il PD ha e alle quali quotidianamente aggiunge gaffe, questo pensiero unico, questo mantra “è colpa del PD” non regge. Almeno per me. E non regge anche perché a questo mantra si associano, per sminuirle, tutte le battaglie e tutti i valori che sono incarnati si dal PD ma non solo. Anche se, ovviamente, con sensibilità e modalità diverse. Vedi la Sinistra Italiana di Fratoianni, vedi Calenda, vedi +Europa, ecc.. Insomma, quello che sta avvenendo non è un attacco al PD, cosa che fa godere tutti e tutti manda in estasi. No. Questo è un attacco allo stato sociale e ai diritti conquistati con decenni di lotte. Sui quali moltissimi hanno fatto e fanno ancora le loro fortune e pochissimi hanno sentito e sentono il dovere di difenderli.

Tutto questo bailamme sta avvenendo anche perché molti “giornalisti” e molti “politici” sono guidati da questo pensiero: “tanto noi possiamo dire e fare tutto e il contrario di tutto perché gli italiani, sono cogl…i.” E godono e se la ridono pure!

Non possiamo comunque abdicare alle nostre responsabilità di cittadini e, forse, anche a dispetto di questa ingarbugliata legge elettorale, possiamo individuare qualche forza politica con qualche candidato che riteniamo essere competente, creativo, onesto, di buon senso e sensibile alle tematiche a noi care. Almeno, questo è ciò che auguro e che mi auguro. Buon Voto.

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