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Lunedì, 11 Luglio 2022 07:20

C'era una volta l'Estate Setina

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Non si è mai verificato, in passato, che l'Estate trascorresse senza un programma di iniziative culturali, sportive, ricreative da parte della Amministrazione comunale. Tutto è stato lasciato alle iniziative, alla creatività e alla buona volontà (che per nostra fortuna non manca!) dei gruppi locali, delle numerose Associazioni che hanno degnamente supplito a questa assenza e alla evanescente sponsorizzazione del Comune. Ben altro ci si attendeva dopo la interminabile quarantena dovuta alla pandemia. Ben altra aria si respirava in passato, con il Cartellone estivo pieno di iniziative e di attività rivolte ai bambini e ai giovani, nelle piazzette del Centro storico e nelle diverse contrade sempre pullulanti di cittadini a manifestare la soddisfazione di stare insieme, di partecipare, di godersi una serata tranquilla e serena. L'estate setina era nata non solo per la voglia dell'effimero, ma per spezzare la monotonia delle lunghe serate, per rinsaldare il vincolo dell'amicizia, per mettere in mostra le tante professionalità musicali, teatrali e artistiche locali, per attirare l'attenzione di turisti e di forestieri intorno alle tradizioni locali, alle nostre bellezze naturali, al nostro territorio a un passo dalla Sempreviva e non molto distante dal mare. C'era un'idea e un progetto per città e per i Monti Lepini, perché non diventassero periferia della pianura ma punto di riferimento e occasione di sviluppo ambientale e territoriale. Qui, da noi, invece, non si è trovato né il tempo né il denaro per festeggiare la festa dei Santi Patroni. Il Torneo internazionale Femminile di Tennis, in via Piagge Marine, ristrutturato e rimesso a nuovo dopo un lungo abbandono, resta un bel ricordo, a memoria delle tante atlete che hanno dato lustro e prestigio alla città e allo sport. "I soldi non ci sono", è stata la risposta degli amministratori, come se prima di soldi ce ne fossero a iosa e piovessero dal cielo. I soldi per la città vanno ricercati attraverso contatti istituzionali e attraverso le sponsorizzazioni di privati. Ma per ottenere ciò bisogna darsi da fare e faticare le famose sette camicie. La questione ancora una volta è politica. A metà luglio ancora non si mette mano al bilancio di previsione 2022 per definire un Piano di ammortamento dei debiti, di rientro dei crediti, di investimenti per il territorio. In assenza di una visione programmatica, che ha lo scopo di indirizzo e di coordinamento, ci si affida alla buona volontà delle Associazioni locali. L'estate non è solo la stagione del passatempo. È un periodo durante il quale si possono mettere in campo molte iniziative positive a favore dei ragazzi e degli anziani. Qualcuno aveva suggerito di aprire le Scuole, d'intesa con gli Istituti scolastici, per favorire il recupero e il potenziamento di alcune discipline, di consentire incontri e attività sportive per i ragazzi, dopo il disastro provocato dalla DAD e dalla pandemia. Qualcuno aveva suggerito di non lasciare soli i ragazzi disabili ma di coinvolgerli in iniziative concrete, di diffondere l'amore per il teatro e per la musica in tutte le contrade, di far rinascere la Ludoteca nei quartieri. L'elenco sarebbe troppo lungo ma forse inutile per chi non vuol sentire. A costoro si può ricordare che impegnarsi d'estate rientra nei doveri istituzionali e non preclude il diritto di andare in ferie, considerato che in Comune gli assessori possono avvicendarsi e accordarsi. Fatto sta che mentre gli altri Comuni si stanno caratterizzando con iniziative lodevoli e di richiamo, qui tutto scorre sottotono e in sordina. I cittadini meritano di più e hanno l'opportunità di valutare serenamente l'operato dell'Amministrazione e trarne le conclusioni. Non basta la poesia, per governare serve la prosa! Le questioni sono complesse e richiedono impegno, studio ed esperienza.

 

 

«E quelli che ci lasciano la vita, coloro che cadono, a migliaia, sono sempre gli umili, gli anonimi, il popolo che non ha mai voluto le guerre, che non le ha mai capite; mentre desiderava unicamente vivere libero e in pace» (don Primo Mazzolari).
 
Iniziare queste mie riflessioni sul libro dell’amico Lidano Grassucci, Ucraina. La guerra vista da lontano, con le parole di un sacerdote, per quanto figura scomoda e profetica, scrittore e partigiano, uomo insomma di forti idealità e di impegno concreto, che ha combattuto per liberare l’Italia dalla barbarie nazifascista ed ascriverla tra le nazioni libere e democratiche è un po’ una provocazione. Penna acuta, cronista militante, socialista mangiapreti, polemista intelligente e anomalo per questi nostri tempi scoloriti in cui prevalgono accondiscendenza e piacioneria, sono convinto apprezzerà la scelta.
 
Diversi per storie personali e percorsi culturali, socialista lui e cattolico io, ci ritroviamo compagni di viaggio, militanti nell’ANPI, partigiani per definizione. Fieri delle nostre radici, ci unisce la passione per gli ultimi, per quanti sono ai margini ed esclusi e non ce la fanno a tenere il passo dei più fortunati, la ferma convinzione che nessuno vada lasciato indietro e l’utopia di una società veramente democratica, di eguali pur nella diversità. Insieme soltanto possiamo costruire il futuro e nessuno è zavorra inutile da abbandonare lungo il cammino. Dichiararsi di parte è un valore e una scelta di verità. Detesto gli equilibristi, i neutrali e i super partes, quanti si mimetizzano nelle pieghe e preferiscono rimanere nell’ombra, rifuggono il prendere posizione e l’assumersi le responsabilità, non incarnando in ogni gesto e scelta la pienezza delle proprie convinzioni. Riguardo tale schiera mi sovviene una citazione biblica, che sono sicuro non farà venire l’orticaria al laicissimo Lidano: “Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Apocalisse 3, 16).  
 
Scrivere un libro sulla guerra in Ucraina, pur non avendo mai messo piede in quella terra martoriata, una guerra insomma vista da lontano, come recita lo stesso titolo, è scelta coraggiosa. È ragionevole pensare che sia impossibile raccontare ciò che non fa parte del proprio bagaglio esperienziale, spiegare quanto non si conosce direttamente, per quanto oggi le informazioni corrano veloci e siamo in grado di conoscere in tempo reale quanto accade in qualsiasi parte del mondo. Smentendo simili pregiudizi Lidano Grassucci ha messo a disposizione dei lettori un contributo apprezzabile per riflettere sulla guerra in Ucraina, partendo da una prospettiva poco praticata nei resoconti di cronaca, nelle discussioni tra esperti di geopolitica, ospiti abituali di trasmissioni televisive e seguitissimi sui social, quello dell’umanità dolente che di ogni guerra è vittima innocente.
 
Nel libro non troviamo argute analisi delle strategie militari, lasciate ben volentieri ai competenti. L’autore, com’è nelle sue corde e nella sua appartenenza ideale, guarda ad altro, prende posizione in modo netto e chiaro, si schiera dalla parte degli aggrediti, il popolo ucraino, contro l’aggressore Putin e i suoi scherani, e soprattutto ci guida in un viaggio nell’orrore della guerra e nella tragica insensatezza del dolore.
 
La verità incontrovertibile è che quella scatenata nel cuore dell’Europa non è una guerra di e tra popoli, ma tra un tiranno, Putin, la ristretta cerchia di oligarchi proni al suo folle disegno di potenza e il popolo ucraino. Dietro il rimando ai principi e ai valori si celano biechi interessi economici e geopolitici che superano di molto il ristretto campo delle relazioni tra Russia ed Ucraina, pedine di un gioco più grande nel quale è difficile distinguere con esattezza ragioni e torti, fatto salvo ovviamente il popolo inerme che di ogni guerra è vittima assoluta e per definizione. 
 
In queste settimane fiumi di parole e immagini hanno raccontato e raccontano il dramma di milioni di ucraini. Mai prima d’ora un conflitto ha avuto così ampia copertura mediatica, ma paradossalmente ne sappiamo poco o comunque non a sufficienza e le occasioni di riflessione sono scarse. Prevale un’inaccettabile retorica bellicistica, quanti si approcciano alla guerra con spirito critico sono guardati con sospetto e vanno manifestandosi con sempre maggiore insistenza nell’opinione pubblica segnali di assuefazione e indifferenza a crudeltà e disumanità.
 
Lidano Grassucci ci sollecita a non cadere in questa trappola, a non smettere di guardare i volti delle vittime, uno sguardo indispensabile per non dismettere la sincera compassione, per scongiurare il rischio di richiuderci in una logica egoistica in cui prevalgono gli interessi economici a scapito dei diritti e delle libertà dei popoli.
 
Le vittime sono sempre orrendamente vittime, anche quando siamo indotti a pensare che i carnefici “non sanno quello che fanno”, pur pretendendo di saperlo ed eseguirlo perfettamente. Le vittime, così numerose da non riuscire a contarle, a cominciare dai bambini, a chi decide e attua la guerra non interessano: sono solo numeri, un effetto collaterale. Conta aggredire, invadere, vincere. È poi rivoltante il mancato resoconto dei militari morti, quasi non fossero persone, uomini, figli, padri, mariti, fratelli, cugini, amici, ma carne da macello, sacrificabile sull’altare dei giochi dei potenti.
 
A differenza di Lidano Grassucci mi definisco e sono pacifista, ma non ho nulla a che fare con i sostenitori dell’arrendetevi subito rivolto agli ucraini per risparmiarsi i lutti della guerra, essendo destinati comunque a perdere la libertà, dello smettere la resistenza per evitare che il conflitto aumenti di intensità, si estenda e coinvolga Paesi mietendo altre vittime innocenti. È necessaria una iniziativa forte che costringa i contendenti a sedersi intorno ad un tavolo e trattare. Non ci sono alternative.
 
La pace è il progetto di una nuova società e di un nuovo mondo, è giustizia, uguaglianza, lavoro per tutti, diritti umani, custodia della casa comune, ma si costruisce soltanto rispettando il diritto all’autodeterminazione dei popoli e non restando equidistanti tra aggressori ed aggrediti.
 

 

 

Il sindaco di Sezze Lidano Lucidi ha emesso una ordinanza nei confronti dei proprietari dei terreni prospicienti il Belvedere di Santa Maria di Sezze. Le ordinanza sono state già notificate agli interessati.  Lungo via dei Templi, infatti, i “fazzoletti” di terra, una volta coltivati e ben curati, sono abbandonati  e incolti da anni e oltre ad essere pericolosi in caso di incendi perché confinanti con le abitazioni, rappresentano un degrado dei luoghi mai visto. L’ordinanza sindacale ordina ai proprietari di bonificare immediatamente i terreni e, in caso di inottemperanza, sarà cura del Comune di Sezze provvedere ai lavori di pulizia e bonifica con successiva richiesta di risarcimento contro i proprietari. Del caso se ne è occupato l’assessore all’Ambiente Pietro Bernabei anche a seguito di diverse segnalazioni e richieste da parte dei residenti del quartiere e di singoli cittadini. Per Bernabei il problema è prima di tutto “culturale” in quanto spesso “manca senso civico” e rispetto. Negli anni precedenti se ne era occupato direttamente il Comune di Sezze, ma non si capisce perché un Ente pubblico deve farsi carico di pulire e provvedere a spese dei contribuenti terreni privati. Nei giorni scorsi, sempre grazie all’interessamento dell’assessore Bernabei, è stata “riqualificata” Piazza del Duomo. Sono state risistemate le panchine oggetto di atti vandalici, sono stati riposizionati i dissuasori nel Belvedere e tutta la piazza è stata ripulita. Mancano ancora dei lavori che saranno a breve realizzati, lavori che andranno a riqualificare lo stato dei luoghi e non a devastarlo come qualcuno in passato aveva in mente di fare. E’ importante che ci sia una giusta attenzione verso i beni pubblici. E’ importante che i cittadini considerino il bene pubblico per quello che realmente è, cioè un bene di tutti. E’ importante che le istituzioni accolgano le richieste da parte di chi ha ancora a cuore il paese perché una politica di rispetto diventa poi una politica di condivisione e di allenza.

 

 

 

Nasce a Latina la prima associazione italiana di Capi Panel di analisi sensoriali per gli oli vergini di oliva. Si chiama A.Ca.P. (Associazione Capi Panel riconosciuti) e avrà la sede nei locali del Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole di Latina), presso il Consorzio Industriale Laziale di via Carrara. Da ricordare che le analisi sensoriali degli oli vengono effettuate da un Panel, un gruppo di assaggiatori iscritti al relativo Albo/Elenco nazionale, diretto, come prevede la norma, da un Capo Panel, in inglese Panel Leader. I soci fondatori di questa associazione sono tutti Capi Panel di un Comitato di assaggio degli oli riconosciuto e autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mi.P.A.A.F.). Eccoli: Giulio Scatolini (Umbria), Domenica Luana Leo Imperiale (Puglia), Luigi Centauri (Lazio), Giuseppe Cicero (Sicilia), Giampiero Cresti (Toscana), Giuseppe Giordano (Calabria) e Marino Giorgetti (Abbruzzo). L'atto costitutivo è stato firmato, nei giorni scorsi, davanti al notaio Antonio Fuccillo. Presidente  è Giulio Scatolini, vicepresidente Domenica Luana Leo Imperiale e segretario/tesoriere Luigi Centauri. “La costituzione di questa assocazione - ha affermato il presidente - è di rilevante importanzaper la difesa dei produttori, in particolare di quelli virtuosi, dell’etica e della qualità dell’olio italiano, Olio che non potrà mai essere una commodity, ma che al contrario è un testimone della biodiversità, della sostenibilità e del paesaggio”. In particolare, l'Associazione punta a tutelare gli interessi e la qualificazione professionale dei Capi Panel. E lo fa intervenendo “in forma propositiva e consultiva presso gli Enti pubblici e privati e presso qualsiasi soggetto interessato per l'applicazione, la modifica, il coordinamento, l'emanazione di normative in materia di oli vergini di oliva” e intervenendo “in difesa degli interessi e dei diritti della categoria presso qualsiasi organo o sede”. Potrà inoltre: collaborare con qualsiasi altro soggetto che opera nello stesso settore od in altri settori affini; organizzare studi, ricerche e indagini; promuovere, tutelare e valorizzare la biodiversità olivicola nazionale e internazionale; curare la realizzazione di pubblicazioni, direttamente o tramite terzi; studiare, realizzare e diffondere materiale illustrativo e didattico di qualsiasi natura; partecipare, aderire o collaborare con altri organismi pubblici o privati, stipulare con essi accordi e convenzioni; partecipare ad iniziative svolte da terzi, purché aventi finalità analoghe a quelle statutarie; collaborare con i propri associati e con terzi per la definizione e l'applicazione di standard qualitativi; svolgere la propria attività utilizzando segni distintivi, marchi e loghi; organizzare e tenere corsi di formazione professionale; indire concorsi e/o gare in proprio o per conto di Enti pubblici o privati, in materie attinenti alle finalità associative; infine, gestire in proprio o in collaborazione con altri soggetti, attività promozionali nel settore enogastronomico (banchi di assaggio, degustazioni, assaggi con abbinamenti gastronomici). Possono aderire all'Associazione, in qualità di soci onorari, tutti i soggetti, anche diversi da persone fisiche, che, nell'ambito della propria attività professionale, statutaria o istituzionale, operino nel settore oleario, e, in qualità di soci ordinari, tutti i Capi Panel, anche stranieri.

 

 

 

Beccati tre zozzoni in via del Murillo a Sezze grazie alle foto trappole. Lo annuncia il sindaco di Sezze Lidano Lucidi. “Nell’area a ridosso dell’ex stabilimento Cirio in via del Murillo sono state installate apparecchiature che hanno permesso di individuare tre soggetti che si erano recati lì per gettare i propri rifiuti, ovviamente commettendo un reato. Le immagini visionate dagli uomini della Polizia Locale di Sezze sono state chiarissime e nei confronti di queste tre persone sono state ovviamente notificate importanti sanzioni amministrative per errato conferimento dei rifiuti”. Il primo cittadino ha inoltre confermato che sul territorio questo tipo di azioni non solo proseguiranno ma  verranno implementate: “Quella contro l’indiscriminato conferimento dei rifiuti – ha concluso il sindaco Lucidi – è una battaglia di civiltà che vogliamo perseguire con tutte le nostre forze. Ringraziamo la Polizia Locale guidata dal comandante Lidano Caldarozzi che sta monitorando con molta attenzione il territorio e, contestualmente, invitiamo i cittadini a segnalare per evitare l’insorgere di problemi ben più gravi sotto il profilo ambientale”. Il primo cittadino inoltre aggiunge che "dal suo insediamento l’amministrazione comunale di Sezze ha avuto un particolare occhio di riguardo sul delicato tema dell’ambiente, mettendo in campo una serie di iniziative che hanno puntato ad evitare il proliferare di discariche a cielo aperto, autentica piaga sociale e igienico-sanitaria soprattutto nelle zone di periferia. Nei giorni scorsi gli sforzi dell’ente hanno iniziato a dare i propri frutti".

 

 

 

 

 

I consiglieri di maggioranza, il Presidente del Consiglio comunale Pietro Del Duca, e tutta la Giunta Comunale, fanno proprie e condividono le decisioni assunte dal Sindaco di Sezze Lidano Lucidi in merito al diniego espresso nell'assemblea dell’Egato 4, dello scorso 27 Giugno sull'aumento delle tariffe dell'acqua e sul voto contrario all'approvazione del Bilancio di Acqualatina durante l'assemblea tenutasi il 30 giugno. "La motivazione che ha spinto il Sindaco a votare no al bilancio di Acqualatina  - si legge nella nota diramata dalla maggioranza consigliare - è nella parte in cui si chiedeva che questi utili venissero investiti sulla rete idrica. Ricordiamo che negli ultimi cinque anni la società ha accumulato circa 50 milioni di euro di utili netti. Se abbiamo un acquedotto che perde il 75% di acqua, un dato a dir poco sconvolgente, allora bisogna trovare tutte le risorse per gli investimenti, e non ci si può limitare all’aumento delle tariffe e ai fondi del PNRR. Altra contestazione avanzata in assemblea  - si aggiunge nella nota - è quella di evidenziare che nella manutenzione della rete idrica, spesso, gli interventi vengono fatti sempre sullo stesso punto, comportando un dispendio di soldi a danno della società e quindi dei cittadini, così come i ripristini fatti dopo il lavoro di riparazione lasciano il tempo che trovano. Sezze non si pone contro delle decisioni solo per un momento di visibilità, il Sindaco e la maggioranza compatta vogliono un servizio efficiente e sono pronti ad agire di conseguenza quando le cose non vanno per il verso giusto. Viviamo anche un periodo di siccità, quindi in una situazione straordinaria ci vogliono investimenti straordinari e occorre provare tutte le strade, compreso anche risorse interne alla società. Questa maggioranza non ha alcun timore reverenziale e ribadiamo pieno sostegno al Sindaco Lucidi".

 

Domenica, 03 Luglio 2022 06:18

Sì al salario minimo

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Una società meritocratica ha bisogno di tutele minime - come reddito minimo garantito e salario minimo -, deve cercare il più possibile di garantire l'uguaglianza delle opportunità ed evitare l'arroganza di chi ha avuto successo perché il merito individuale è inseparabile da una forte dose di fortuna…. Ci sono tante cose da fare per avvicinarci il più possibile a condizioni di uguaglianza delle opportunità. Come prima cosa occorrono misure più efficaci di contrasto della povertà: bisogna lavorare su tutti minimi, sui trasferimenti come sui servizi reali, sui redditi minimi garantiti che devono essere associati a meccanismi di riduzione delle tasse per chi lavora anche poche ore per evitare le cosiddette 'trappole della povertà'. Questo, come ha documentato Oriana Bandiera, per una questione di equità ma anche di crescita ed efficienza, perché tra i poveri sono bloccati tantissimi talenti e dar loro la possibilità di uscirne significa dotare la società di capitale umano di alto livello”. (Tito Boeri – Economista ed ex Presidente dell’INPS).
 
L’accordo raggiunto tra Commissione Europea, Consiglio e Parlamento Europeo sull’istituzione del salario minimo nell’Unione rappresenta una tappa fondamentale per la costruzione dell’Europa sociale, assicurando una retribuzione minima adeguata e un sostegno alla contrattazione collettiva sindacale. La direttiva prevede l’ampliamento dell’applicabilità del salario minimo a un’ampia platea di lavoratori, procedure per assicurare salari minimi adeguati mediante l’aggiornamento progressivo almeno una volta ogni due anni nei paesi dove già esistono o 4 dove vigono meccanismi di indicizzazione e la promozione della contrattazione collettiva e la partecipazione delle parti sociali nella definizione dei salari.
 
In Italia il problema delle diseguaglianze ha raggiunto livelli preoccupanti. La Direttiva Europea, non vincolante giuridicamente ma certamente sul piano politico, contribuirà a sostenere le fasce più deboli e meno tutelate, a ridurre la povertà e ad allineare il nostro paese ai paesi dell’Unione socialmente più evoluti. A quanti si oppongono ideologicamente è opportuno ricordare che nel 1994 David Card, Premio Nobel per l’Economia, condusse uno studio con Alan Krueger riguardo gli effetti del salario minimo sull’occupazione. I risultati furono sorprendenti. L’aumento del salario minimo aveva prodotto nel New Jersey un incremento dell’occupazione. La spiegazione sta nel fatto che quando i datori di lavoro hanno un potere contrattuale troppo forte e impongono salari molto bassi, di fatto rendono poco conveniente lavorare. Insomma aumentare i salari produce un rilevante incremento dell’occupazione.  
 
Se guardiamo alla situazione del nostro paese il mercato del lavoro consente la stipula di contratti che prevedono anche paghe di due euro l’ora, riconoscendo un forte potere contrattuale ai datori di lavoro soprattutto nei confronti di donne, giovani immigrati e lavoratori precari. In teoria il lavoratore potrebbe cambiare datore, quantomeno cercare soluzioni lavorative economicamente più favorevoli, ma di fatto è estremamente  difficile se il nuovo lavoro è lontano da casa, si hanno figli a carico e le assunzioni sono appannaggio di un numero ristretto di imprese. Inoltre tanti contratti di lavoro prevedono clausole che impediscono al lavoratore di passare alla concorrenza. Il dato reale è che la povertà è assai estesa fra i lavoratori, di cui quasi un terzo ha un reddito, negli ultimi 12 mesi, sotto la linea di povertà fissata dall’Istat.
 
Introdurre un salario minimo nel nostro paese è necessario e fissandolo ad un livello ragionevole (tra il 40 e il 50% delle retribuzioni medie), fa aumentare salari e l’occupazione. I datori di lavoro comprensibilmente si oppongono perché verrebbe a porre un limite al loro potere contrattuale, ma è infondato che il salario minimo in Italia c’è già, come sostenuto dal Presidente di Confindustria Bonomi, visti il crollo delle adesione delle imprese alle associazioni di categoria e il fatto che almeno tre milioni di lavoratori sono pagati meno dei minimi tabellari fissati dalla contrattazione collettiva. Irragionevole invece appare l’opposizione del sindacato. Il rischio che le retribuzioni si allineino al salario minimo, come sostenuto da alcuni, è infondato. In sede di contrattazione collettiva si possono fissare salari più alti di quelli previsti per legge ed evidenze empiriche dimostrano che la retribuzione minima spinge verso l’alto i salari già superiori ad essa. Il salario minimo non svilisce la funzione della contrattazione sindacale, ma protegge tanti lavoratori che non ricadono nella contrattazione collettiva da emarginazione e sfruttamento. Il legislatore potrebbe introdurre una legge sulla rappresentanza sindacale che estenda la copertura dei contratti collettivi firmati dalle sigle maggiormente rappresentative. Utilizzare i minimi fissati dalla contrattazione nei vari settori come salari minimi avrebbe effetti deleteri sull’occupazione. Trattandosi di accordi prevalentemente negoziati con le grandi aziende operanti nelle regioni più ricche, applicarli alle aziende medio piccole automaticamente rischia di distruggere posti di lavoro. Infine il salario minimo porrebbe un freno al proliferare di contratti pirata e anomali, firmati da sigle sindacali di comodo, finalizzati soltanto ad aggirare gli accordi raggiunti dalla contrattazione di categoria. Il lavoro precario e malpagato non aiuta la produttività.
 
La disuguaglianza di salari ha poi conseguenze sul piano della salute psichica e fisica dei lavoratori e delle lavoratrici, provoca una competizione feroce tra individui e un incremento di malessere da valutazione sociale. Esiste un forte legame tra disparità di reddito e incidenza di disturbi psichici come ansia e depressione, comportamenti alimentari sbagliati e abuso di sostanze. I danni sociali e sanitari sulla salute dei lavoratori ricadono ovviamente in primis sulla collettività e in particolare sulle famiglie. Pertanto il salario minimo non è un regalo, una concessione o un privilegio, ma un diritto e un tassello fondamentale su cui costruire un nuovo patto sociale.

 

 

La politica del tirare a campare. La politica del non interventismo. L’assenza nel dibattito e nella vita della comunità. Quella che qualcuno aveva ribattezzato come la rinascita del Pd di Sezze resta una parola vuota priva di fatti. Due riunioni di segreteria e due direttivi in tre mesi è veramente poco per un partito che intende riprendersi una rivincita dopo la batosta elettorale. Il nuovo partito democratico di Sezze sembra essere stato plasmato proprio per non creare problemi, sembra che volutamente qualcuno abbia voluto dettare una linea morbida e insignificante per non creare contrasti e frizioni con l’attuale amministrazione comunale, almeno fino a nuove scadenze elettorali. Sembra veramente un partito a bagnomaria, senza impegno e di facciata, piatto e di bonaccia, in una parola assente. Autorevoli voci del partito locale sosterrebbero che il partito non c’è, che non esiste la volontà di fare politica, che non si vuole entrare nel dibattito proprio per non interferire in alleanze e trasversalità di comodo. Ma si può ridurre un partito a questo? Si può delegare un ruolo così importante senza considerare la storia e i simpatizzanti del partito democratico? Si può essere così autolesionisti? Domande legittime e sacrosante che avranno risposte solo nelle azioni future e nelle prese di posizioni del partito. Una cosa è certa: le strategie di attesa non servono a nessuno, nemmeno a chi le ritiene strategiche. Il Pd è un partito che non vuole essere, è fin troppo ambiguo e scarsamente operativo. Almeno fino ad oggi. 

 

 

Buona la prima. La Sagra della Zuppa di Fagioli (Riquagliata) organizzata dal Collettivo Sampietrino Non Asfaltato è stata un successo. Tante le persone che hanno aderito all’invito dei ragazzi promotori, gente di ogni età che venerdì scorso ha preso parte ad un evento popolare nel cuore di Sezze, in Piazza delle Erbe. La Sagra della Zuppa di Fagioli è stata una iniziativa lodevole che ha messo al centro la condivisione di spazi, momenti di musica e buona cucina. All’insegna della tradizione culinaria setina la Zuppa è riuscita a unire generazioni diverse grazie ad un unico collante che si chiama “vivere il paese”. Ed è proprio questo lo spirito di questa ed altre iniziative che Antonio Raponi, Lidano Arduini e Luigi Maturani intendono proporre alla nostra comunità, attraverso la valorizzazione della nostra storia, delle nostre tradizioni e di quei personaggi che oggi hanno lo spessore di proiettare Sezze verso il futuro. "Siamo grati verso i sezzesi che ci hanno creduto e hanno partecipato alla nostra manifestazione. Siamo consapevoli  - affermano i ragazzi del Collettivo - che al di fuori del sezzese che partecipa non abbiamo bisogno di nessun altro. La cosa necessaria è proprio la partecipazione della nostra gente, abbiamo bisogno solo di loro per far crescere questa nostra città, tutto il resto è inutile e superfluo". Il Collettivo Sampietrino non Aslaltato ha in mente altre iniziative che proporrà per lo stesso obiettivo. Noi siamo vicini a questi ragazzi ai quali rinnoviamo i nostri complimenti.  

 

Antonio Raponi, Lidano Arduini e Luigi Maturani

 

 

Siete invitati il giorno 20/07/2022 alle ore 21:00 per vedere il nostro teatrino a Santa Maria (BELVEDERE). Grazie. Le vaccarecciane (Martina, Emma, Mariastella, Cristina, Maria).

Trovo questo biglietto al rientro, infilato sotto la porta di casa ed è… felicità pura!

Felicità perché i bambini possono vivere di social e al tempo stesso di vita vera.

Felicità perché queste bambine, da grandi, potranno ricordare e raccontare la loro infanzia spensierata, fatta di relazioni, di giochi in strada, di creatività.

Felicità perché queste bambine percepiscono e vivono il senso di una comunità, di un vicinato che è un microcosmo di incontri, di costruzione di socialità, di rafforzamento del sé e della fiducia verso il prossimo.

Felicità perché sperimentano l’autonomia di uscire da sole, di appropriarsi dei luoghi in cui vivono e di sentirsi sicure.

Felicità perché i loro genitori hanno il coraggio di promuovere la libertà; saranno orgogliosi domani, quando vedranno le loro bimbe diventate donne che guardano al mondo con attenzione al prossimo e con generosità.

Felicità perché è possibile tornare ad abitare i centri storici ripartendo proprio dai bisogni dei bambini. Le politiche sociali troppo spesso sono solo di tipo assistenziale, quelle culturali relegate a feste, sagre e fiere. Bisogna invece avere il coraggio di elaborare politiche efficaci di integrazione sociale e di promozione culturale permanente e strutturale: partire dai bambini, capire che hanno bisogno di spazi di aggregazione dove poter esprimere la loro personalità; riqualificare le piazze di quartiere o, nelle periferie nate come agglomerati abitativi senza centro unificatore, costruire spazi polivalenti.

È la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell’adolescenza ad indicare questa via.

Articolo 31

  1. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.
  2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

Felicità perché il 20 luglio assisterò ad uno spettacolo bellissimo. Anche lo scorso anno è stato realizzato; allora c’erano anche Gabriele, Gioele e Alessio; ora si sentono grandi, ma sono sicura che staranno lì, orgogliosi di quello che le loro sorelle e compagne di giochi realizzeranno.

Bellissime Martina, Emma, Mariastella, Cristina, Maria, conservate sempre questa gioia di vivere!

 

Nella foto le nostre bambine mentre provano lo spettacolo

 

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