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Tramontan le stelle...

Giu 26, 2022 Scritto da 

 

 

La parabola è stata breve e le stelle ormai sono al tramonto.
 
A quattro anni dalle trionfali elezioni del 2018 che terremotarono la politica italiana, il Movimento 5Stelle è imploso. Quanto durerà questo crepuscolo non è dato saperlo e nemmeno sono da escludersi effimeri rigurgiti.   
 
Il Movimento 5Stelle si è rivelato un grande abbaglio. Alfiere della palingenesi generale, paladino di parole che hanno alimentato la falsa speranza che fosse giunto il tempo dell’Altrapolitica grazie al virtuoso mix di onestà, ambientalismo e democrazia radicale, alla prova del governo è emersa tutta l’inconsistenza di una proposta velleitaria, un’accozzaglia di luoghi comuni e buoni propositi senza sostanza. Scuotere l’immobile quotidianità, evidenziare l’assenza di una visione strategica dei partiti tradizionali e del sistema economico erano esigenze vere, percepite come urgenti e valutate come indispensabili dai cittadini per rimettere in moto il Paese e allinearlo alle democrazie più avanzate, ma i limiti del grillismo sono esplosi impietosamente e inevitabilmente.     
 
In modo vistoso, marcato e insuperabile è mancata un’idea di Paese, sostituita dalla approssimazione, da un pragmatismo dai riferimenti valoriali e culturali ondivaghi e funzionali solo alle convenienze. Il padre fondatore, Beppe Grillo ha avuto il merito di aver intuito in anticipo rispetto a tutti gli altri il disagio sociale serpeggiante e l’insorgenza dell’indignazione dei cittadini verso una politica ormai screditata e giudicata inadeguata e lontana dai problemi delle persone. Il contributo del comico genovese, con la sua popolarità e il suo modo di porsi dissacrante, è stato decisivo per proiettare verso vette elettorali impensabili il movimento, cui ha fatto seguito per questo un suo processo di beatificazione fanatica, la sua ascensione a supremo santone adorato da masse crescenti, le quali hanno coltivato le proprie speranze e anestetizzato le insofferenze praticando una cieca credenza nelle doti taumaturgiche dell’Elevato, ostinandosi a non vedere che il messaggio profetico proveniente dalla villa di Sant’Ilario era un’accozzaglia di confusi ermetismi e di ricette incoerenti.
 
Il palleggiamento tra posizioni contraddittorie, frutto di pulsioni demagogiche e reazionarie e di fobie piccolo borghesi di destra, le fughe in avanti dei vaneggiamenti di improbabili democrazie dirette, che hanno avuto il solo effetto di minare quel poco di democrazia sostanziale, lascito prezioso delle donne e degli uomini della Costituente, la xenofobia malcelata, il sessismo e il machismo usati come armi micidiali sui social, efficaci sicuramente in campagna elettorale, hanno dovuto fare i conti con le regole istituzionali e l’assunzione di responsabilità di governo. I pentastellati si sono proposti come quelli che avrebbero aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno, ma è emersa progressivamente una verità molto semplice, nella sua disarmante violenza: il Palazzo ha accolto i barbari con inchini e riverenze e nel giro di poco li ha sbranati senza neppure accusare problemi di digestione.
 
In questi anni il Movimento 5Stelle, pur tra innumerevoli gaffe da mani nei capelli, ha giocato un ruolo importantissimo nella politica italiana, ha avuto sicuramente il merito di costituire una valvola di sfogo della protesta antisistema, come piattaforma utopistica di cambiamento e insieme puntello di sostegno e di legittimità di quella politica di palazzo che diceva di voler scardinare.
 
La decomposizione del Movimento 5Stelle, in atto da tempo con fughe personali o di piccoli gruppi di eletti, approdati ad altri lidi partitici o nel limbo dei gruppi misti, è culminata nella scissione compiuta dal Ministro degli Esteri, con la creazione di un nuovo soggetto politico di cui è riconosciuto leader. Si è trattato di uno sviluppo prevedibile, effetto della prolungata guerra civile tra le diverse anime del movimento, a volte sotterranea, a volte in campo aperto e senza esclusione di colpi. Vedremo come evolverà, ma l’impressione è che siamo in presenza della solita operazione di palazzo, senza presa tra i cittadini e ricadute in termini di consensi.
 
L’implosione può considerarsi effetto delle contraddizioni interne del Movimento 5Stelle venute al pettine. Nato come soggetto politico antisistema non poteva restare tale per sempre, ma nemmeno integrarsi nel sistema in modo indolore. L’anima oltranzista facente riferimento direttamente all’Elevato, a Beppe Grillo, vorrebbe che il Movimento 5Stelle ritornasse alle sue radici di contenitore politico vuoto, da riempire con la rabbia popolare. Una posizione palesemente fuori dal tempo, che non tiene conto dell’evoluzione politica in atto. L’anima facente capo a Giuseppe Conte vorrebbe farne invece in modo definitivo e ufficiale una specie di versione populista dell’UDC. Una scelta troppo dolorosa da accettare per i duri e puri.
 
Sebbene Grillo se ne lamenti, il Movimento 5Stelle è sempre stato un partito unipersonale. Il suo progetto ideologico era la diffusione della democrazia diretta, ma è sempre stato altro dal modo in cui veniva raccontato. Basti pensare come siano pochissimi gli esponenti di spicco del Movimento 5Stelle e al di là di quelli che hanno avuto scampoli di notorietà, il movimento è sempre stato identificato con Grillo e i suoi militanti chiamati grillini. Beppe Grillo è sempre stato il deus ex machina del Movimento 5Stelle e il leader che lo ha guidato per interposta persona. Negli ultimi tempi si è ritagliato un ruolo molto defilato, è rimasto per lo più dietro le quinte, ad osservare e suggerire e oggi si è accorto di aver perso controllo e voce in capitolo sulla sua creatura a favore di altri personaggi che lo hanno soppiantato in termini di rilevanza e seguito sui social, a cominciare da Giuseppe Conte. E così da buon demiurgo ha deciso che il Movimento 5Stelle così come lo ha creato può distruggerlo, non capendo che non può distruggere qualcosa che già non esiste più.
 
La crisi del Movimento 5Stelle apre una fase politica colma di incognite e abbastanza preoccupante. La possibilità che la rabbia e la protesta sociale possano essere raccolte e convogliate da contenitori populisti estremisti, che non garantiscono un ancoraggio ai principi della democrazia repubblicana, non è affatto rassicurante e dovrebbe spingere le forze politiche ad un cambiamento radicale per scongiurare il rischio di compromettere la tenuta delle istituzioni.  
Pubblicato in Riflessioni

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