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Sabato, 14 Maggio 2022 19:20

C'è bisogno di politica seria

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L’urbanità è la grande assente nel mondo in cui viviamo. La volgarità è stata completamente sdoganata, il turpiloquio è il nuovo galateo, l’insulto è la forma più diffusa del dialogo. Volgarità nelle assemblee politiche, nelle risse ai talk show televisivi, nei confronti ideologici che diventano ingiurie, non meno rozze ma meno schiette e autentiche di quelle all’osteria”. (Claudio Magris).
 
 
Il dibattito politico, in questi ultimi tempi soprattutto a livello locale, ha imboccato le modalità dell’imbarbarimento spinto, dell’invettiva personale e dell’insofferenza alle critiche.
 
Il dato preoccupante è che non si tratta di episodi isolati, ma di una prassi che ormai sembra aver preso piede, dilaga particolarmente sui social, anche se non solo. Gli insulti, gli sberleffi, l’offesa nei confronti dell’avversario politico o semplicemente di chi esprime un pensiero critico sono continuamente all’ordine del giorno.
 
Nella tanto bistrattata prima repubblica il dibattito politico e il confronto duro delle posizioni, a tutti i livelli, non è mai degenerato nella mancanza di rispetto e nell’insulto e, se la discussione assumeva toni particolarmente vivaci, subito o al più tardi il giorno dopo, ci si scusava con il proprio interlocutore. Invece più passa il tempo e più il linguaggio diventa cattivo, offensivo e la cifra del confronto è scandita dalla pesantezza del lessico cui si fa ricorso, dalle nefandezze di cui si accusano gli altri, tutti espedienti utili a scaldare gli animi delle opposte tifoserie in campo e fidelizzarne il sostegno e non importa se poi sono montagne di falsità, bieche strumentalizzazioni e accuse di perseguire interessi personali totalmente infondate.
 
La netta sensazione è che il vuoto di visione imperante e la pochezza delle idee sono sistematicamente sostituiti dal linguaggio truculento, a scapito del ragionamento e del confronto rivolto a trovare le migliori soluzioni per i problemi che affliggono la nostra comunità.     
 
Tutti conosciamo l’antico adagio per cui si esibiscono pubbliche virtù per meglio praticare vizi privati, cioè mostrarsi saggi e integerrimi davanti agli altri per essere stolti e cattivi nella vita privata. Un tempo specialmente i personaggi pubblici stendevano un velo di ipocrisia sulla propria vita, magari degradata, ammantandola di pubbliche virtù per ricevere lodi e onori, ma oggi il velo è caduto e l’adagio si è rovesciato. Le virtù sono rinviate al privato, quando le si posseggono ovviamente, e i vizi e le aggressioni si ostentano, si praticano apertamente e senza vergogna specie quando servono ad ostentare il livello di potere raggiunto. Sovente si tratta al più di qualche strapuntino, un posto di seconda fila, ma tanto basta per appagare un certo egocentrismo smisurato.   
 
Rischiamo l’assuefazione a tale degenerazione e proprio per questo è imprescindibile un supplemento di riflessione. La convivenza politica democratica richiede sempre una solidarietà minima che non può essere sacrificata sull’altare di qualsiasi egoismo o interesse di bottega. È necessaria una politica seria che combatta il populismo, patrimonio identitario non solo di quei partiti e movimenti che a livello nazionale ne sono orgogliosi propugnatori, ma anche di tanti altri, a chiacchiere fieramente distanti ma che nei fatti ne costituiscono l’espressione peggiore per protervia, qualunquismo e intolleranza, inquinando il clima, i rapporti e la convivenza civile. Le forze politiche serie, il Partito Democratico, l’intero centrosinistra della nostra città sono chiamati ad una prova di responsabilità e di capacità di innovazione culturale e politica senza precedenti, avanzando critiche forti e senza sconti ove necessario, ma accuratamente evitando di farsi trascinare in certe forme sguaiate di confronto soprattutto via social. Con lo sguardo al futuro e ai bisogni della comunità, occorre lo sforzo importante e non più procrastinabile di mettere al centro dell’azione politica il dialogo incessante con i cittadini per ricostruire un tessuto di partecipazione, individuare spazi di impegno personale senza vincoli e condizionamenti, senza egoismi e individualismi per superare lo spaesamento che ha provocato e provoca disaffezione e disorienta.
 
Nell’incertezza che regna sovrana c’è la necessità per quanti amministrano o si vogliono proporre come amministratori della nostra città di rivestirsi d’umiltà e tornare a studiare la politica. Improvvisazione e approssimazione sono dannosi da chiunque provengano e a prescindere dal colore politico di cui ci si ammanta.
 
Studiare la politica vuol dire mettere al centro di ogni progetto amministrativo e di governo la cultura, il rispetto delle istituzioni, la capacità di analisi e di riflessione, la lungimiranza di avanzare progettualità fondate sulla comprensione delle dinamiche sociali ed economiche, ispirandosi a valori definiti ed avendo come obiettivo la trasformazione incessante, vera e non di facciata, della società, il perseguimento insomma del bene comune.
 
Serve dare risposte sagge alle domande giuste, senza cedere ad impulsi più o meno perversi, combattere i piccoli vizi che presto rischiano di ingigantirsi, riattivare l’amore per le virtù pubbliche che ridanno dignità ai cittadini e alle istituzioni che li governano.

 

 

E' stata celebrata oggi l’Assemblea costitutiva di Anffas “Monti Lepini”, l'associazione che ha sede a Sezze e che abbraccia tutte le famiglie e le persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo del Comprensorio dei Monti Lepini. La nuova associazione entra così a far parte di Anffas Regione Lazio e della rete associativa di Anffas Nazionale l''Associazione di famiglie e persone con disabilità presente ed operante dal 1958 sull’intero territorio nazionale che conta ad oggi 250 enti e oltre 700 strutture all’interno delle quali trovano quotidianamente risposta oltre 30.000 persone con disabilità. "Anffas  - si legge nella nota - oltre a promuovere i diritti umani, civili e sociali opera per difendere la dignità delle persone con disabilità e per garantire alle stesse ed ai loro famigliari la migliore qualità di vita possibile; ha dato vita anche a strutture dove protagoniste sono le stesse famiglie e persone con disabilità che garantiscono attività abilitative/riabilitative, servizi diurni e residenziali, servizi per promuovere le autonomie, la vita indipendente e le attività di socializzazione e gestione del tempo libero nonché per la promozione di strutture per il “durante e dopo di noi”. Il Presidente Antonio Petricca, unitamente a tutto il Consiglio Direttivo della neo-costituita realtà locale, esprimono grande soddisfazione ed apprezzamento per questo primo passo. «Sono molti le situazioni in cui le persone con disabilità, specie intellettive e del neurosviluppo, e le loro famiglie sentono di essere sole ed abbandonate a loro stesse, senza alcun punto di riferimento» affermano da Anffas Monti Lepini. «Proprio per questo motivo abbiamo deciso di costituire una nuova associazione che abbia come obiettivo proprio quello di supportare le persone con disabilità e i loro familiari garantendo attività che, in linea con la mission dell’intera rete associativa, siano atte a promuovere l’inclusione sociale, scolastica e lavorativa, la vita indipendente e la piena partecipazione all’interno della comunità delle persone con disabilità nonché dare informazioni, accoglienza ed orientamento sui diritti.» Il tutto avviando una stretta collaborazione con le diverse associazioni, enti ed istituzioni operanti nel territorio del Comprensorio dei Monti Lepini.

“Anffas Monti Lepini, anche sulla scorta dei risultati conseguiti con il progetto “Liberi di scegliere… dove e con chi vivere” promosso da Anffas Nazionale, quale primo obiettivo si prefigge di aprire a Sezze uno “sportello” che si occuperà della redazione dei Progetti di Vita individuali per garantire una vita indipendente alle persone con disabilità.”

Attraverso l’auspica collaborazione con le Istituzioni locali Anffas Monti Lepini si prefigge di mettere a sistema strutture e servizi di qualità che, nel rispetto del Progetto di Vita Individuale e personalizzato di ognuno, siano in grado di disporre sul territorio di alte professionalità e adeguati sostegni che permettano alle persone con disabilità intellettive e del neurosviluppo di diventare cittadini attivi e realmente inclusi all’interno della comunità in condizioni di pari opportunità con gli altri cittadini.

Anffas Monti Lepini, sebbene costituita principalmente da genitori, familiari, coniugi ed affini, tutori, curatori ed amministratori di sostegno di persone con disabilità intellettiva e con disturbi del neurosviluppo, è un’associazione aperta a TUTTI partendo dall’assunto che fare rete e instaurare relazioni con i territori è l’unico modo per superare i pregiudizi e lo stigma sociale.

«Il nostro percorso è appena iniziato – conclude il Presidente - abbiamo bisogno del supporto di tutti per realizzare i progetti che più ci stanno a cuore e per cercare di dare un futuro più sereno ai nostri figli. Perché è la diversità che ci rende unici, ognuno con la propria storia e le proprie abilità. Perché è questo che arricchisce la società e la nostra comunità: “La diversità è ricchezza”».

Per maggiori informazioni è possibile contattare l’associazione via WhatsApp al numero 3516984580 o inviando una mail all’indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

 

L’amministrazione comunale di Sezze ha deciso di affrontare il fenomeno dell'evasione fiscale. “L’evasione sulla Tari a Sezze - afferma il sindaco Lucidi - ha raggiunto percentuali molto elevate che stanno mettendo a serio rischio i conti del Comune, che si trova costretto a ripianare queste perdite a danno dei cittadini. Non si tratta solo di morosità, ma anche di evasori totali. Per questo motivo, come del resto confermato da quando ci siamo insediati, nei prossimi giorni partiranno i primi avvisi di accertamento. Dai primi controlli – ha proseguito il primo cittadino di Sezze – è stato selezionato un primo nucleo e successivamente ne verranno analizzati altri. Con il recupero dell’evasione potremmo, anche con l’aumento della raccolta differenziata, ridurre in poco tempo la tassa a carico dei cittadini e delle imprese. Questi primi risultati sono possibili grazie al lavoro di concerto tra gli uffici del Comune e della SPL Sezze spa”. Lo stesso sindaco ha spiegato i disagi sul fronte economico-finanziario che l’Ente si trova a dover affrontare: “Purtroppo in questi primi mesi di governo ci siamo trovati di fronte un appesantimento del bilancio comunale per quasi 8 milioni di euro tra disavanzi 2020 e 2021, sentenze e debiti fuori bilancio, e proprio per questo la lotta all’evasione deve essere una priorità. È nelle nostre corde amministrative cercare di risolvere le questioni invece che recriminare anche di fronte a una cifra debitoria così alta, perché 8 milioni non sono certo una passeggiata di salute”. Tornando sulla questione degli accertamenti, il sindaco di Sezze ha tenuto a sottolineare che in alcuni casi potrebbero riscontrarsi casi di affitti in nero: “Proprio su questo aspetto, nelle scorse settimane e grazie all’azione di controllo della Polizia Locale, sono stati riscontrati affitti in nero debitamente segnalati alle autorità. L’appello che ci sentiamo di rivolgere nuovamente – ha concluso Lidano Lucidi – è di mettersi in regola bonariamente e di contribuire al pagamento dei servizi perché la nostra azione andrà avanti, e se necessario con azioni più dure”.

 

 

In una località di campagna al confine tra il Comune di Sezze e quello di Pontinia, lungo la Migliara 47, detta Casale Bruciato, venne costruita nel 1947 subito dopo la guerra una piccola chiesa, che qualche anno dopo ospitò anche una scuola rurale pluriclasse, affidata ad una sola maestra per tutti i bambini della contrada.

Nel mese di Maggio, per onorare la Madonna, gli agricoltori erano soliti portare la statua della Madonna Pellegrina in processione ed ospitarla a turno nel proprio casolare.

Il momento di preghiera, diventava anche momento di aggregazione per le persone dei campi, che vivevano distanti le une dalle altre.

Il parroco officiante, era padre Gaetano della parrocchia di Pontinia, il quale raggiungeva la campagna di Casal Bruciato dapprima in bicicletta e più tardi con una moto “Gilera”.

Padre Gaetano era un uomo sulla quarantina, piuttosto alto, dagli occhi vivaci e con l’accento del Nord; era assistito dal sagrestano Pio Mancon e dal chierichetto Firmino Di Magno, figlio di Polda, una contadina veneta scesa nella nostra campagna dopo la Bonifica.

Il parroco vestiva una tunica nera lunga, dai cento bottoni, che chiamavamo “zamarra” e un cappello nero a falda larga, che gli conferiva autorevolezza e sacralità.

In occasione dei rosari, dopo aver consegnato ai fedeli un opuscolo o canzoniere soleva ripetere con zelo : ”Chi non mi riconsegna il canzoniere, domani mi porterà dodici uova fresche”; era questo, un espediente per evitare un eventuale smarrimento o negligenza, in quei tempi assai facile.

Le famiglie della campagna, dopo avergli chiesto la sosta nella propria aia o in una stanza del casolare, preparavano un piccolo altare, ornato di tovaglie umili ma ricco di profumatissime rose; il sagrestano Pio pensava poi ad accendere le candele, a preparare l’incenso e l’immancabile “bussola”.

I fedeli, guidati dal prete e  secondo il proprio latino, recitavano il Santo Rosario, a cui seguiva la Messa, in latino ufficiale; non era raro sentire la voce di qualche madre che invocava la grazia per il figlio malato o in preda ancora alla febbre malarica.

Prima dell’offertorio, Pio passava fra i fedeli con la bussola, fatta di un’asta di legno alla cui estremità era legato un sacchetto di cotone o tela di sacco, un pò consunta . Tutti mettevano qualcosa, cinque lire, dieci lire, che servivano a comprare i ceri e l’incenso.

La fede era tanta e sincera, la devozione forte e tenace. Frotte di bambini e ragazzi animavano la processione che si snodava da un casolare  all’altro; era anche questo un momento che permetteva ai giovani di conoscersi e di scegliere il marito o la moglie. Il volto dei contadini era bruciato dal sole, rughe profonde solcavano quello dei più anziani che, seduti nell’aia, aspettavano la Madonna Pellegrina; le donne coprivano il capo con fazzoletti di cotone, le più benestanti con veli neri, tutte rigorosamente vestite con abiti ampi ed abbottonati.

Alla fine della messa, la statua veniva condotta in processione con una Vespa autocarro, fino al casale che l’avrebbe ospitata. Ricordo il casale della famiglia Roscioli, di Buffone, di Noce, di Di Gigli, di Mancon, di Quattrini, di Ottaviani, di Cerroni, la locanda di Anatolia e Pietro, ed altri ancora.

Durante il percorso, su strade allora brecciate e piene di buche in cui transitava solo qualche carretto,  con le banchine ornate da filari di pioppi, si cantava “Bella tu se’qual sole, chiara più della luna, e le stelle più belle non son belle al par di te…” e “Mira il tuo popolo, bella Signora, che pien di giubilo oggi ti onora…”

Si tornava a casa sereni e con l’animo in pace, i giovani erano ansiosi di incontrare il giorno dopo in processione la ragazza o il ragazzo che avevano incrociato con gli occhi.

Il 31 Maggio, la Madonna, dopo aver peregrinato ritornava nella chiesetta di Casal Bruciato.

Mi piace raccontare un episodio curioso della mia infanzia. In una messa nella piccola chiesa di Casale Bruciato gremita di fedeli, padre Gaetano intonava cantando il “kirie “e i fedeli in coro rispondevano “ eleison”. Io, forse meno di quattro anni, preso per mano da mia madre, ascoltavo in silenzio e tentavo di decifrare le parole di quell’inno. Dopo un pò, con l’innocenza che solo i bambini sanno avere mi parve tutto chiaro: era come il gioco a “bubusettete” con cui qualche volta avevo giocato; padre Gaetano mi sembrava che chiedesse ai fedeli  “chi è ” come quando si sente bussare alla porta e questi  rispondevano in coro  “ I sò” (sono io).  Trovai tutto semplice e divertente come un gioco, tanto che iniziai a canticchiare anche io rispondendo ad ogni kirie “i so” insieme agli altri.

Più tardi, da grandicello, ripensando a quella messa mi venne un dubbio: ma non è che quella gente di campagna, non conoscendo il latino rispondeva davvero “ i so” ?

 

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell'Associazione Antiqua Setia.

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La 51esima edizione della Sagra del Carciofo si è rivelata un vero successo per l’Associazione Antiqua Setia. L’Associazione ha partecipato attivamente all’evento, organizzando uno stand gastronomico, in Piazza San Lorenzo, con un menù a base di piatti tipici della cultura culinaria setina, che ha visto il tutto esaurito, ed una mostra sul periodo medievale di Sezze. In particolar modo la mostra ha suscitato un particolare e vivissimo interesse, tanto da attrarre sia adulti che piccini. Degno di nota è stato anche l’interesse mostrato dall’Amministrazione Comunale, in particolar modo dal Sindaco Lidano Lucidi, che ha visitato la mostra complimentandosi con il Presidente dell’Associazione, Cav. Uff. Giuseppe Oppo, nonché organizzatore dell’esposizione, e con tutti gli altri collaboratori. L’Associazione ha quindi attirato l’attenzione del pubblico, mettendosi sempre più in mostra nel panorama associativo setino, e sarà sicuramente presente in altri eventi, sia comunali che territoriali, essendo la presenza della stessa richiesta da più parti. Pertanto il lavoro degli organi sociali è costante e alacre, inteso a pianificare eventi futuri, che di volta in volta verranno resi noti tramite la pagina Facebook dell’Associazione.

 

 

Approvato in Consiglio comunale il regolamento per la collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni. Il Regolamento sui beni comuni, approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale del Comune di Sezze, parte dalla consapevolezza che "le persone sono portatrici non solo di bisogni, ma anche di capacità e che è possibile che queste capacità siano messe a disposizione della comunità per contribuire a dare soluzione, insieme con le amministrazioni pubbliche, ai problemi di interesse generale". "Riconoscere, anche da un punto di vista formale, attraverso l’adozione di un apposito Regolamento, che i cittadini sono in grado di attivarsi autonomamente nell’interesse generale e stabilire che le istituzioni debbano sostenerne gli sforzi in tal senso - si legge nella nota della commissione Ambiente presieduta dal consigliere Calvano e dell'assessorato di settore -  significa introdurre una visione nuova dei rapporti tra amministrazione e amministrati. Significa, soprattutto, stabilire un rapporto nuovo, di reciproca fiducia per risolvere, insieme, non solo i propri problemi individuali, ma anche quelli che riguardano la collettività". "Il cosiddetto principio di sussidiarietà, contenuto nella nostra Costituzione (art.118) - continua la relazione - ha delle enormi potenzialità che troppo a lungo sono state trascurate o non adeguatamente percepite. Così come taluni ne hanno dato solo un’interpretazione riduttiva, in negativo, secondo la quale se i privati si attivano il pubblico deve ritrarsi. L’approccio culturale, invece deve muovere da una nuova certezza: la sfera pubblica e quella privata non devono considerarsi fra loro ineluttabilmente confliggenti, al contrario, il principio di sussidiarietà ci propone una piattaforma costituzionale su cui costruire un nuovo modello di società caratterizzato dalla presenza diffusa di cittadini attivi, cioè cittadini autonomi, solidali e responsabili, alleati dell’amministrazione nel prendersi cura dei beni comuni".

L’adozione del Regolamento sui Beni comuni da parte del Comune di Sezze presenta i seguenti vantaggi:

1) Il Comune si adegua a quanto previsto dalla legislazione regionale (L.R. n.10/2019) che favorisce e promuove l’adozione da parte dei Comuni di tale atto regolamentare. (molti enti comunali lo hanno già adottato e lo hanno trasmesso al competente assessorato regionale che conserva un elenco di quelli adottati nella Regione Lazio)

2) La Regione Lazio concede, previa pubblicazione di avviso, contributi per la realizzazione di interventi di amministrazione condivisa, in presenza di “patti di collaborazione” stipulati tra il Comune e i cittadini;

3) Il Regolamento ha la finalità di disciplinare le forme di collaborazione dei cittadini con l’amministrazione comunale, in maniera chiara ed esaustiva, precisando le procedure per arrivare alla sottoscrizione dei patti di collaborazione, definendone gli scopi, i contenuti e i limiti.

"Questo importante risultato  - chiude la nota - è il frutto di un grande lavoro svolto tra l’ufficio di Servizio di gestione del patrimonio di Sezze coordinato dalla Dott.ssa Maria Coluzzi, un ringraziamento particolare all’impegno della Dott.ssa Carla Pasqualucci, la commissione Urbanistica e l’Assessore Vincenzo Cardarello". 

 

 

Sinistra Italiana di Sezze torna a parlare del Parco della rimembranza, ed invita ad andare ben oltre la questione del pic-nic che ha sollevato polemiche sul web in questi giorni. S.I. invita a porre l'attenzione sulla questione sicurezza che riguarda il parco. "Il Parco vive uno stato di abbandono ventennale, non solo negli arredi urbani, nelle strutture e nella pulizia - si legge nella nota del movimento politico - ma è un luogo lasciato alla mercé di attività legate alla malavita: questioni quindi molto urgenti e che vanno affrontate, oltre alla preoccupazione di non rendere "onore" ai caduti, essendo il parco luogo della memoria per eccellenza . Vogliamo interrogarci sul perché i Sezzesi abbiano smesso di frequentarlo negli anni a tal punto da lasciarlo in questo stato di grave degrado. Per noi  - aggiunge la nota del portavoce Michel Cadario - l'unica soluzione è renderlo attivo con iniziative e proposte che rendano il parco vivibile da tutti. Proponiamo inoltre un controllo notturno ed una chiusura del parco dopo le 23 attraverso cancelli e vigilanza attiva. Chiediamo anche il ripristino delle targhe ai caduti, in collaborazione con le scuole, rendendo così i giovani partecipi della nostra storia". 

 

 

Per la mancata approvazione del rendiconto 2021, il Comune di Sezze viene diffidato dal Prefetto e rischia il commissario. Un'altra tegola in testa alla Giunta Lucidi. Nessuno si aspettava miracoli, certo. Ma l'ordinaria amministrazione dell'Ente sì, perché è un dovere istituzionale e deve rispettare tempi e modi stabiliti per legge. Le difficoltà delle pubbliche Amministrazioni, soprattutto in tema di risorse, sono note, così come sono noti i ritardi negli accreditamenti da parte dello Stato, delle Regioni e delle Province. Ma proprio per questo occorrerebbe maggiore attenzione, solerzia e rigore. Proprio per questo sarebbe necessario rispettare le norme stabilite, programmare un Piano di rientro dei debiti pregressi, un Piano di risparmio di eventuali sprechi e spese superflue, un Piano di investimenti a breve e lungo termine per cercare di incentivare e mettere in moto le potenziali risorse e vocazioni del territorio. Un Piano di sviluppo, insomma, che offra opportunità di lavoro e di occupazione ai giovani, che miri al recupero graduale della evasione, alla salvaguardia delle categorie più disagiate, alla promozione di interventi efficaci e realizzabili. I Bilanci dei Comuni si basano su queste linee e su questi presupposti tecnici e politici. Occorre, perciò, una previsione annuale e pluriennale per le opere pubbliche, per la Scuola, per i servizi sociali, per il l risanamento del Centro storico, per l'asfalto del manto stradale, per la riconversione ecologica. Se non ora, quando? Si assiste, invece, a una rimasticazione sic et simpliciter degli interventi della passata Amministrazione, (tanto vituperata) ma senza originalità e senza un minimo di adeguamento alle esigenze e alle richieste del presente. Ma, come se ciò non bastasse, si assiste a una chiusura e a un imperdonabile silenzio degli organi comunali preposti alla informazione. E pensare che le premesse erano ben diverse. Molti candidati delle liste civiche si caratterizzavano per le loro dichiarate conoscenze tecnologiche e facevano sovente ricorso ai social e ai siti web per convincere gli elettori che il Comune, da quel momento in poi, sarebbe stato trasparente come una casa di vetro, in perenne contatto con la popolazione. Invece, ben poco filtra dal Palazzo comunale e, spesso, molto in ritardo. Le questioni sono due: o la Giunta non ha niente da dire (e da fare!); o non c’è affatto trasparenza. Nel primo caso sono i fatti a parlare. Di nuovo e di positivo si è visto ben poco. Non è certo merito dell'attuale Amministrazione la rievocazione della Processione del Venerdì Santo o la riedizione della Sagra del carciofo o gli" Incontri con gli autori" ben organizzati dalla instancabile Loretina. Macera. Ciò che invece è imputabile alla nuova maggioranza consiliare è l'assoluta mancanza di trasparenza e di partecipazione. Ci vuole tutto il fegato della minoranza consiliare (Di Raimo, Uscimenti, Di Palma e gli altri) a portare alla luce e mettere a conoscenza dei cittadini le questioni più importanti della città.

 

Domenica, 08 Maggio 2022 06:03

L'eredità di Aldo Moro

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Cinquantacinque giorni dopo il sequestro di via Fani, nel corso del quale vennero trucidati i cinque uomini della sua scorta, il 9 maggio 1978 le Brigate Rosse assassinarono Aldo Moro. Questa vicenda ha segnato la storia del nostro Paese e continua a gravare sulla coscienza di noi tutti sia per il peso morale e politico dell’eccidio perpetrato, sia per le tante domande rimaste inevase. Quanto accaduto ci impone di mantenere viva la memoria di questo autentico servitore dello Stato, al quale l’Italia deve moltissimo e di studiarne il pensiero politico che può rappresentare ancora oggi un punto di riferimento importante per la nostra democrazia.
 
Tracciare un profilo esaustivo di Aldo Moro è impossibile per la sua ricca personalità e per la complessità dei suoi insegnamenti, ma possiamo evidenziare alcuni aspetti fondamentali del suo pensiero e della sua eredità politica.
 
L’obiettivo fondamentale dell’azione politica di Aldo Moro è sempre stato la realizzazione di una democrazia integrale, da conseguire riallacciando i rapporti interrotti tra la politica dei partiti e la società e incentivando la partecipazione di fasce sempre più ampie di cittadini all’interno delle istituzioni. Negli anni in cui fu segretario della DC (1959-1963) tentò di allargare la base democratica dello Stato con l’apertura a sinistra, includendo nell’area di governo il PSI e dando vita insieme con Fanfani alla prima esperienza di centro-sinistra e al contempo di aggiornare e rifondare l’intuizione del popolarismo sturziano per adeguarlo ai mutamenti intervenuti a livello sociale e culturale. Dopo la crisi del governo Fanfani, guidò direttamente tre successivi governi di centro-sinistra, avendo sempre come obiettivo la realizzazione della svolta politica teorizzata. L’esperienza non produsse i frutti auspicati, anche a causa delle resistenze interne nella DC e nel mondo cattolico e, trovandosi nell’impossibilità di portare avanti il suo progetto politico, passò all’opposizione all’interno del proprio partito, divenendo il leader della sinistra interna. Tuttavia non abbandonò l’idea di rafforzare la democrazia mediante l’allargamento della partecipazione nel governo di tutte le forze politiche che si riconoscevano nella Carta Costituzionale e lavorò con forza e determinazione per portare avanti un’ulteriore svolta politica, che aveva teorizzato da qualche tempo: l’incontro tra DC e PCI (cui mirava anche Enrico Berlinguer con la sua proposta del compromesso storico), definita la terza fase. Aldo Moro era convinto della necessità di immaginare nuovi percorsi politici, di realizzare un nuovo patto costituzionale affinché l’Italia approdasse ad essere una democrazia compiuta, portando il PCI prima nell’area di governo e poi ad assumerne direttamente la responsabilità, superando le contrapposizioni ideologiche ormai anacronistiche.  
 
La democrazia parlamentare era per Aldo Moro la più alta sintesi che si sia mai riusciti a realizzare tra libertà e pluralismo, tra solidarietà e giustizia. Tuttavia lo Stato democratico, proprio per l’essenzialità del principio di tolleranza che lo caratterizza e lo sostanzia, è esposto a rischi e abusi quando nei cittadini vengono meno la coscienza morale, la cultura della legalità e il senso dello Stato, lasciando così campo libero all’anarchia, all’egoismo di singoli e di gruppi, a scapito del bene comune e della libertà. Per contrastare tale deriva Aldo Moro riteneva fondamentale il dialogo incessante, il contatto con le persone, il rispetto dell’altrui libertà, pensiero e volontà, operando contestualmente e concretamente per costruire una società liberata da ogni condizionamento, dal bisogno, dall’ignoranza e dall’umiliazione. Era sua ferma convinzione che le riforme che consentono ai cittadini di partecipare alla vita politica sono importanti, ma imprescindibile è riallacciare i rapporti tra politica e mondi vitali della società, nei quali i partiti dovrebbero affondare le proprie radici. La rottura con le radici sociali e culturali dei partiti, denunciata già da Aldo Moro, si è ulteriormente accentuata nel corso degli ultimi decenni, ha prodotto uno scollamento pericoloso tra istituzioni e cittadini e rischia di arrivare oggi ad un punto di non ritorno. Lo sfarinamento del quadro politico, l’affermarsi del populismo di vario orientamento e connotazione politica è preoccupante perché mette in pericolo le basi stesse della democrazia e apre le porte a possibili scenari neoautoritari, caratterizzati da una compressione degli spazi democratici e di partecipazione dei cittadini. L’errore da evitare è non solo sottovalutare la situazione, non andare nel profondo, ma soprattutto pensare in termini di contingenza e non di sviluppo storico. Ripartire dal pensiero di Aldo Moro, dalla sua idea di democrazia significa avere lo sguardo lungo, acquisire una rinnovata consapevolezza politica e culturale, metterci all’ascolto del nuovo che fermenta nella società, cogliere la domanda di nuovi equilibri che da essa proviene, riattivare gli indispensabili canali attraverso i quali la domanda sociale e anche la protesta possano giungere ad uno sbocco positivo, ad un vero rinnovamento, ad un più alto equilibrio sociale e politico, coinvolgendo tutti i cittadini nell’opera difficile di costruire la Repubblica come una vera casa comune, nella quale regnino la giustizia e la pace sociale, fondate sulla solidarietà.
 
Raccogliere oggi l’eredità politica di Moro significa insomma proseguire la sua opera di ricomposizione del tessuto culturale e morale del Paese, tessere pazientemente un nuovo patto sociale fra tutti i cittadini, ripartendo dai comuni valori di convivenza civile che sono garantiti dalla Costituzione.
 
È necessaria una sorta di costituente, non giuridica ma etico-culturale, costruire una unità morale che salvaguardi il pluralismo culturale, rimetta al centro i valori civili e democratici, restituisca un’anima ai partiti e alla politica. È questa la sfida con la quale ci dobbiamo misurare e l’obiettivo di Aldo Moro rimasto incompiuto, lasciato a noi come una eredità da sviluppare e portare avanti.

 

 

Il prefetto di Latina Dott. Maurizio Falco ha inviato una lettera di diffida al sindaco di Sezze Lidano Lucidi. L’oggetto della missiva il rendiconto di gestione per l’esercizio 2021. Nella nota il prefetto Falco invita l’amministrazione comunale di Sezze ad approvare entro 20 giorni il rendiconto in questione. In caso contrario il prefetto scioglierà il consiglio comunale e nominerà un commissario ad acta. “Alla data odierna risulta che codesto Comune non ha ancora provveduto all’approvazione del documento contabile - si legge nella lettera – Si diffida pertanto codesto Comune ad approvare il rendiconto di gestione per l’esercizio 2021 entro e non oltre venti giorni dalla notifica della presente al fine di evitare l’applicazione della procedura di cui all’art, 141 commea2. Decorso infruttuosamente il termine sopra indicato – prosegue la nota – si procederà a nominare un commissario ad acta”. Il presidente del consiglio comunale Pietro Del Duca sarà costretto quindi a convocare una nuova seduta, probabilmente in programma per il 24 maggio.

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