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Sezze, la grande periferia del consenso...

Giu 11, 2022 Scritto da 
Quartiere Ater Fontanelle a Sezze

 

 

Ripartire dalle periferie”. È lo slogan di cui la politica si è appropriata e di cui si serve durante le campagne elettorali per manifestare vicinanza alla parte più debole e disagiata della popolazione che abita generalmente nei quartieri periferici. Con un approccio paternalista e di corto respiro insegue il consenso, strumentalizza contesti e criticità, quando invece dovrebbe immergersi nella realtà, ascoltare le domande provenienti dai cittadini e attivare gli strumenti di partecipazione e inclusione nei processi di cambiamento. L’obiettivo dovrebbe essere non la conquista del potere ma la promozione di una diversa idea di cittadinanza, fare della città tutta un luogo di intensi scambi, ricca di socialità, relazioni e significati. Amministrare una comunità richiede la capacità di analisi e l’intelligenza di pensare le soluzioni ai problemi, avendo come fine unico il bene comune.
 
Il dibattito politico nella nostra città si è soffermato più volte sul tema delle periferie, applicando alla discussione parametri interpretativi spesso mutuati da altri contesti e finendo così per non cogliere la peculiarità del nostro territorio. Se approcciamo seriamente le problematiche di Sezze, constatiamo come negli ultimi anni essa sia stata interessata da un processo di periferizzazione e satellitarizzazione rispetto ad aree economicamente più dinamiche (Roma e non solo), come a fronte di una sostanziale stabilità del numero degli abitanti si sia ulteriormente accentuato il fenomeno del pendolarismo e come, sotto il profilo strettamente urbanistico, sia oggi difficile identificare un centro cittadino, cuore pulsante e identitario della comunità, sia per lo svuotamento del nucleo abitativo storico sia per il consumo del territorio che ha parcellizzato gli insediamenti e sfilacciato il tessuto sociale.
 
L’impostazione dello sviluppo urbanistico non ha considerato gli aspetti del vivere all’interno di una comunità e ha risposto solo a bisogni economici e abitativi. Il risultato è stato antropizzare e cementificare grandi aree senza provvederle di servizi adeguati, di punti aggregativi e soprattutto senza preoccuparsi di fornirle una vera e propria identità. L’analisi della realtà ci pone di fronte alla necessità di non ripetere gli stessi errori e di sanare tale ferita, ponendo al centro dell’azione amministrativa questo tema e facendolo divenire l’asse strategico delle scelte future.   
 
Dobbiamo riprogettare Sezze sulla base dei bisogni delle persone che la abitano, con una programmazione non titanica né grandiosa ma caratterizzata da interventi, che in modo chirurgico, incidano le situazioni incancrenite e producano un cambiamento progressivo e radicale. I cittadini devono riscoprirsi e sentirsi parte attiva della città in generale e in particolare degli spazi in cui vivono: un quartiere, una strada non sono solo luoghi fisici dove collocare la propria residenza, ma dove svolgere la propria esistenza in senso pieno.
 
Sentiamo ripetere da più parti che abbiamo smarrito l’attaccamento al territorio, alla nostra storia. Probabilmente è vero, ma è sbagliato pensare che per superare tutto ciò sia sufficiente ricorrere a rievocazioni estemporanee e senz’anima di antiche tradizioni. Il senso d’appartenenza fragile e addirittura inesistente va ricostruito non guardando all’indietro, compiacendosi di un passato che non esiste più e non potrà tornare, ma rinsaldando le radici e proiettando lo sguardo al futuro, attingendo alle intelligenze, alle risorse storiche, culturali ed economiche che abbiamo per progettare una vera ripartenza e restituire speranza alle nuove generazioni.
 
È necessario ripensare radicalmente il processo organizzativo e decisionale della gestione amministrativa, garantire una presenza duratura delle istituzioni cittadine, scuole, servizi sociali, parrocchie, associazionismo e volontariato e non prevedere soltanto interlocuzioni occasionali. L’obiettivo deve essere una programmazione precipua e calibrata che parta dal tema cruciale della povertà economica e sociale di fasce importanti della popolazione, a cui si accompagna la povertà educativa e valoriale. Interpretare la complessità e contemperare le diversità sono le condizioni indispensabili affinché i cittadini si riapproprino del territorio in termini di co-responsabilità del suo funzionamento con la partecipazione attiva e il coinvolgimento consultivo, da cui discende inoltre l’esercizio di quelle forme di legalità che vanno sbriciolate per essere meglio assorbite e la realizzazione di progetti finalizzati a dare risposte ai bisogni di bambini, giovani, adulti, lavoratori e anziani.
 
Soltanto all’interno di questa visione amministrativa ha senso pensare a interventi efficaci di riqualificazione, prevenzione, valorizzazione e promozione del territorio. Sicuramente c’è bisogno di infrastrutture che diano un volto nuovo a Sezze, ma anche di adeguare quelle esistenti, come scuole e servizi pubblici, aprendole all’uso dei cittadini e collaborando con il terzo settore per potenziare i servizi e crearne di nuovi. Mediante la partecipazione e il contributo dei cittadini i quartieri riacquisteranno così anima e identità. Il privato sociale, che spesso supplisce alle carenze delle istituzioni pubbliche, va coinvolto e va dato impulso a un cambio culturale che parta dai bisogni di luoghi e persone e meno dalla zona confort di chi dovrebbe realizzare il servizio.
 
Anziché inseguire sogni irrealizzabili, la politica deve aprire una seria discussione sulle linee dello sviluppo a medio e lungo termine di Sezze, per mettere le basi di una sua rinascita infrastrutturale, economica, sociale e culturale, facendo leva anche sull’opportunità offertaci dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Pubblicato in Riflessioni
Ultima modifica il Sabato, 11 Giugno 2022 20:06 Letto 1196 volte

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