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L'invasione dei virologi e dei numeri della pandemia

Gen 16, 2022 Scritto da 
Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico e numero due della Lega

 

 

 

 

In queste ultime settimane la pandemia sta avendo una preoccupante recrudescenza, ma il problema per una parte di politici ed esperti è il bollettino giornaliero di infetti e morti e la presenza dei virologi in TV, in particolare nei talk show.

 
Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico e numero due della Lega, in una delle ultime riunioni della cabina di regia del governo, è arrivato a sostenere che, nel rispetto della libertà d’espressione e delle regole sull’informazione (sic!), occorre riflettere sul fatto che l’invasione in TV di virologi ed esperti rischia di creare incertezze e confusione nei cittadini. A suo giudizio sarebbe opportuno predisporre una raccomandazione, un vademecum da utilizzare indifferentemente nelle televisioni pubbliche e private per una maggiore cautela in tema di presenze e dichiarazioni degli scienziati. Al Presidente del Consiglio avrebbe rappresentato che: “Inizia a esserci insofferenza nei confronti di chi ha verità in tasca pronte per ogni situazione e stagione”. Essendo un politico navigato ha sicuramente la capacità di intercettare il malcontento dell’elettorato, anche se francamente l’impressione è che abbia voluto più che altro strizzare l’occhio a quella parte di simpatizzanti e protestatari, sensibili ai richiami populisti del suo segretario nazionale, Matteo Salvini.
 
La posizione potrebbe apparire perfino di buon senso se ci fermassimo alla superficie e non considerassimo che il ministro quando accusa chi sui media sostiene di avere la verità in tasca, dovrebbe riferirsi non agli scienziati ma al variegato mondo dei no vax, ai sostenitori di teorie strampalate sia scientificamente che secondo buon senso e ai tanti conduttori di talk show, usi a mettere sullo stesso piano scienziati e sciamani e ad elevare l’ignorante di turno al rango di esperto, mascherando la cinica rincorsa all’audience con il diritto all’informazione. Senza contare poi lo spazio riservato a certi politici che rincorrono solo gli istinti più bassi di un elettorato impaurito e incerto sul futuro, si cimentano in affermazioni senza valore scientifico, come talune ostinate e bislacche correlazioni tra migranti e Covid19 o gli annunci di farmaci fantasmagorici che risolverebbero il problema del virus, rendendo superflui i vaccini. Affermazioni prontamente smentite dalla comunità scientifica ma che intanto fanno breccia, orientano l’opinione pubblica, particolarmente quella meno informata e attenta, e hanno effetti devastanti sviando e alimentando illusorie aspettative. Evidentemente Giorgetti considera innocui tali comportamenti o perlomeno non così rischiosi come il deprecato presenzialismo degli scienziati nei media.
 
Bisogna però capire il suo disagio personale e politico, il doversi barcamenare tra le posizioni ambigue espresse in questi mesi dal suo partito sulla pandemia, i cui esponenti, a iniziare dal segretario nazionale, non amano i vaccini, offrono sponda e legittimazione continuamente a quanti esprimono idee scientificamente scettiche e strizzano l’occhio ai gruppi che si battono contro le misure adottate per contrastare la diffusione del virus. È certo sbagliato generalizzare, ma non è nemmeno irrilevante che tra le file della Lega sia stata eletta, alle ultime elezioni Europee, Francesca Donato, fervente no-vax e nemica della scienza ufficiale, e che il partito nell’estate del 2020 sponsorizzò l’idrossiclorochina per combattere il Covid19.   
 
La soluzione proposta dal ministro per risolvere il problema della infodemia sul Covid19 è togliere la parola agli scienziati, gli unici che sull’argomento hanno pieno diritto ad averla. Siamo al limite del grottesco. Si dovrebbe impedire o quantomeno limitare la partecipazione alle trasmissioni televisive, mettere non dico il bavaglio ma qualcosa che gli somiglia agli esperti e lasciare spazio a quanti non hanno la minima cognizione di quello di cui vanno blaterando, dal momento che la loro informazione e formazione si basa su improbabili ricerche su internet, che notoriamente posseggono la forza trasfigurante di rendere il soggetto un tuttologo di chiara fama.  
 
A stretto giro rispetto alle paradossali affermazioni del ministro Giorgetti, è arrivata l’iniziativa del deputato Giorgio Trizzino, ex grillino passato al Gruppo misto della Camera dei Deputati, il quale ha proposto un ordine del giorno collegato al decreto Green pass bis – accolto dal governo – con il quale si punta a vincolare la presenza di medici e scienziati in TV ad una apposita autorizzazione rilasciata dalla struttura sanitaria presso cui operano. L’On. Trizzino vorrebbe che si introducesse una norma affinché “tutti i dipendenti delle strutture sanitarie pubbliche o private possano partecipare alle trasmissioni televisive o radiofoniche e rilasciare interviste previa esplicita autorizzazione della propria struttura di appartenenza”. Il motivo è semplice: “Ormai sono ovunque – i virologi -, in qualsiasi trasmissione tv, sui giornali. Bisogna mettere un freno a questo show”.
 
Ha ragione l’On. Trizzino, bisogna mettere fine allo show degli scienziati, i quali si sono conquistati la scena mediatica parlando di questioni serie, di assoluto interesse per i cittadini e restituirla alla politica delle chiacchiere e delle polemiche insensate, dei narcisi autoreferenziali che trovano la loro unica ragione di esistere nel comparire sui media, nel fare dichiarazioni ad effetto con cui rigorosamente non dicono nulla.
 
Infine si discute in questi ultimi giorni nel governo, tra esponenti politici, scienziati e responsabili dei media dell’utilità del report quotidiano sui dati della pandemia e di sostituirlo con uno settimanale. A due anni dal primo bollettino una riflessione su come garantire un’informazione più adeguata, non schiacciata sui numeri giornalieri e che tenga conto degli effetti di vaccini e terapie farmacologiche è utile ed anzi necessaria. L’obiettivo però deve essere un racconto esatto ed approfondito, una fotografia in grado di far comprendere la realtà ai cittadini e aiutare il governo a prendere decisioni, non quello di evitare di creare allarme. Peraltro cancellare il bollettino giornaliero non farebbe sparire la pandemia, ma potrebbe ingenerare l’idea che il problema sia stato superato con un conseguente allentamento dell’attenzione e del rispetto delle regole per la prevenzione, a fronte dei reparti ospedalieri che non riescono a reggere la pressione dei ricoveri e delle persone che continuano a morire.
 
Speriamo solo si tratti di chiacchiere estemporanee e senza seguito, anche se rivelano un concetto singolare della democrazia di una parte della classe dirigente del nostro Paese, politici e non solo.
Pubblicato in Riflessioni

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