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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dei sindacati FP CGIL FR e LT.
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Come FP CGIL FR LT siamo basiti per quanto successo all’agente di Polizia Locale dipendente del Comune di Sezze, che nel svolgere il suo lavoro ha subito un’aggressione da parte chi non vuole rispettare le regole del vivere civile. Un atto di violenza compiuto nei confronti di chi ogni giorno vigila sul rispetto delle norme civili e delle leggi. Un gesto che colpisce tutti i lavoratori donne e uomini, che ogni giorno vigilano, indossando la divisa della Polizia Locale, nelle nostre città e sulle nostre strade per la sicurezza di tutti i cittadini. Un gesto che non può e non deve essere tollerato, ribadiamo con forza che l’aggressione subita dal collega, a nostro avviso, con lanci di oggetti e insulti verbali, durante lo svolgimento del servizio a cui assegnata, è e resta, un atto di violenza intollerabile. Abbiamo chiesto come FP CGIL FR LT al Commissario Straordinario di Sezze di essere convocati, al fine di poter confrontarci e condividere il percorso dell’erogazione dei servizi alla cittadinanza da parte dell’Ente, tutelando i dipendenti del Comune di Sezze che hanno e continuano, a fornire servizi a tutti i cittadini della città ogni giorno con serietà e professionalità. Nell’attesa di essere convocati dal Commissario, chiediamo che venga presa una posizione dall’Amministrazione nei confronti di chi si rende o si è reso responsabile di atti di violenza nei confronti di tutti i colleghi della Polizia Locale e dei dipendenti comunali, di garantire loro di lavorare in sicurezza nell’esercizio delle loro funzioni. Nessuno dovrebbe dimenticare l’impegno del lavoro svolto in questo periodo di Covid-19, da parte di tutti i dipendenti degli Enti Locali che hanno garantito servizi alla cittadinanza, degli agenti della Polizia Locale, che sono stati sempre presenti sulle nostre strade in prima linea e nelle nostre città per contenere il più possibile l'avanzata del coronavirus per garantire la salute e la sicurezza di tutti i cittadini.

 

 

Un esempio da seguire. Il progetto di collaborazione tra l’ISISS “Pacifici e De Magistris” di Sezze, la Sts Basket l’Ads Pallavolo, due storiche società sportive, è stato presentato in diretta streaming sui social delle due storiche società sportive e tutti ne hanno sostenuto la validità non solo sportiva, ma anche culturale e sociale. Oltre a Massimiliano Porcelli, presidente di entrambi i sodalizi sportivi, e Anna Giorgi, dirigente dell’Istituto scolastico, sono intervenuti Claudio Romano, presidente provinciale Fipav, Raffaele Imbrogno, professore di giochi sportivi presso l’ateneo Foro Italico di Roma, Massimiliano Di Maria, membro del consiglio regionale della Fip, Stefano Persichelli presidente regionale Fip e Flavio Tranquillo, giornalista e “voce” della Nba su Sky Sport. Un’ora di interessante confronto su un’iniziativa che non può e non deve essere inquadrata solo in un ambito sportivo: “Restiamo convinti che la risposta migliore a questa epoca di difficoltà e di cambiamenti – ha spiegato Massimiliano Porcelli – sia un deciso cambio di prospettiva e un approccio di tipo ‘comunitario’. Per questo motivo crediamo che la scuola possa rappresentare il più autorevole elemento di raccordo di un progetto plurisettoriale, che coinvolge nel giusto modo le associazioni sportive e non solo del territorio e che consenta alla stessa scuola di entrare a pieno titolo nelle loro dinamiche educative”. Dello stesso avviso i rappresentanti provinciali e regionali delle due federazioni interessate, così come, in un discorso allargato anche all’ambito nazionale, hanno convenuto che di sfida sociale e culturale si tratta, anche Raffaele Imbrogno e Flavio Tranquillo nei rispettivi interventi. Da settembre, alla ripresa delle attività agonistiche, le due società sportive cambieranno nome: si chiameranno rispettivamente ISISS “Pacifici e De Magistris” Basket e ISISS “Pacifici e  Magistris”  Pallavolo e, come nei college americani, svolgeranno le proprie attività all’interno dello stesso Istituto.  L’intervento prevede inoltre: la condivisione dei principi educativi, l’avvio di corsi per ufficiali di campo, arbitri e dirigenti, la realizzazione di un Centro di educazione al benessere, l’apertura di uno Sportello d’ascolto per adolescenti e famiglie e l’organizzazione di grandi eventi per lo sport. Alla fine della presentazione del progetto, è intervenuta Anna Giorgi che, dopo aver ringraziato le due società sportive per la disponibilità e la sensibilità dimostrata, a nome della scuola, si è detta pronta a raccogliere la sfida, anche sotto il profilo “strutturale”, mettendo a disposizione risorse e capacità gestionali affinché il coinvolgimento sia sempre maggiore e si possa arrivare ad ottenere un vero e proprio polo sportivo, non nascondendo l’ambizione di inserire all’interno degli indirizzi dell’Istituto o anche il Liceo Sportivo, che permetterebbe di ragionare a medio-lungo termine su tante altre iniziative.

 

 

Il gruppo Biancoleone di Sezze, nello spirito di collaborazione, ha inviato una lettera al commissario prefettizio Raffaele Bonanno relativamente alla rigenerazione urbana citata nel DM del 2 aprile 2021. E lo fa proprio per evitare che il Comune di Sezze perda altri finanziamenti come avvenuto nel passato. Il Ministero dell’Interno ha stanziato complessivamente 8,5 miliardi di euro che dal 2021 al 2034 riguardano la manutenzione e il riuso di aree ed edifici pubblici. Entro il 4 giugno 2021 tutte le richieste devono essere redatte ed inviate.  “Il comune di Sezze - si legge nella nota firmata da Serafino Di Palma e Paride Martella – può presentare richieste di contributo per 5 milioni di euro per singole opere o insiemi coordinati di interventi, anche per l’elenco delle opere incompiute. Il Gruppo Biancoleone ritiene che ai fini della legislazione sulla rigenerazione urbana possono essere messe a finanziamento le seguenti opere: Monastero delle Clarisse, Anfiteatro di Sezze, palazzo Comunale, Casale Parco dell’Anfiteatro, Palazzo Rappini, palazzo Pitti”.

Domenica, 16 Maggio 2021 06:28

Contro gli oltraggi alla mia città

Scritto da

 

 

Amo la mia città e sono orgoglioso delle mie radici.

Sezze è terra ricca di storia, di una cultura millenaria e dalla identità forte, è abitata da persone laboriose e tenaci, dai valori solidi e radicati, è capace di accoglienza, generosità e solidarietà straordinarie. Nessuno da noi è considerato straniero, diverso e fatto sentire persona non gradita. Alla diffidenza iniziale, inevitabile in una piccola comunità dove tutti si conoscono, cede subito il passo un sentimento autentico di condivisione, rispetto e inclusione. Campanilismo, grettezza, spocchia e preconcetti ci sono estranei, non ci appartengono contrariamente a quanto si potrebbe pensare a prima vista. L’essere distesa su una collina dei primi contrafforti dei Monti Lepini, con alle spalle la cima aspra del Semprevisa e affacciata sulla piana sterminata che si spinge verso il mare e si perde nell’infinito dell’orizzonte, rende Sezze e i suoi abitanti capaci di sguardi lunghi che superano le piccolezze e oltrepassano il contingente, soprattutto li fa amanti ostinati della libertà, refrattari a vincoli, catene e costrizioni di qualsivoglia genere.

Nella nostra lunga storia non abbiamo conosciuto signori e feudatari e, a causa della nostra indole ribelle, anarchica e libertaria, siamo sempre stati un libero comune, guardati con sospetto ma anche rispettati dal Papa Re, resistenti al totalitarismo fascista, la più grande sciagura del secolo scorso che sangue e distruzione ha seminato in Italia. Durante l’occupazione nazista abbiamo difeso i nostri concittadini di religione ebraica, li abbiamo nascosti rischiando personalmente, ma nessuno di loro è finito nei campi di sterminio.

Possediamo l’originalità di un dialetto che per noi è lingua, identità e appartenenza, ricco di suoni e sfumature, di modi di dire dall’immediata efficacia espressiva, trasudante vissuti ed esperienze, forgiato nella fornace di una quotidianità fatta di lavoro duro e di voglia di riscatto.        

Siamo fieri di aver dato i natali a donne e uomini illustri, artisti, santi e intellettuali, i quali hanno lasciato l’impronta forte del loro passaggio non soltanto negli annali della storia locale e anche oggi siamo patria di eccellenze in diversi campi. 

Possediamo uno straordinario passato, soprattutto possiamo contare su un presente ricco di valori ed opportunità. Tuttavia non siamo e soprattutto non ci consideriamo una comunità perfetta, tutt’altro. Compiacerci in una sterile autoreferenzialità ci è estraneo. Abbiamo tantissimi difetti, alcuni inqualificabili e imperdonabili, limiti gravissimi e i nostri più inflessibili e feroci critici siamo da sempre noi stessi. Insomma non siamo esenti dalle miserie umane e nella nostra comunità, accanto alla stragrande maggioranza di uomini e donne serie e oneste, vivono persone di cui ogni città o borgo farebbe volentieri a meno, esempi riprovevoli di una umanità storta, anche se purtroppo inevitabile. Costoro non ci rappresentano, non ne siamo fieri, soprattutto conviverci ci costa parecchio. Pur rigettandone azioni, scelte e contegni, non ne sconfessiamo l’esistenza, non fingiamo con grandissima e becera ipocrisia che non fanno pienamente parte di noi, non li nascondiamo come la polvere sotto il tappeto, anzi li combattiamo per quello che possiamo e ci compete a viso aperto.

Le recenti vicende giudiziarie hanno toccato nel profondo Sezze, lasciandola stordita, esterrefatta e incredula. Avremmo preferito guadagnarci l’onore delle cronache per le nostre pregevolezze e certamente non per vicende abiette, rispetto alle quali proviamo unicamente sentimenti di rabbia, rifiuto e condanna. La nostra è una terra aspra e siamo abituati alle difficoltà, perciò non conosciamo remissività e rassegnazione, anzi proprio nelle contrarietà siamo capaci di dare il meglio di noi stessi e di dimostrare una straordinaria capacità di riscatto.   

È per questo motivo che non hanno fatto bene i conti quanti, approfittando di eventi inqualificabili e disdicevoli, di condotte delinquenziali emerse grazie all’azione meritoria della magistratura, invero per nulla diverse da quelle avvenute in tanti altri luoghi, pensano di umiliarci, di additarci al pubblico ludibrio, di dipingerci come un covo di dannati, di delinquenti dediti alle peggiori turpitudini, una comunità omertosa e addirittura mafiosa, ricorrendo a ricostruzioni distorte, senza alcun riscontro e in alcuni casi perfino contrastanti con le risultanze degli atti giudiziari. Non basta paludarsi con il manto di campioni dell’informazione per nascondere le finalità perseguite, assai distanti dal raccontare la verità. Amo scrivere e ritengo l’informazione un baluardo della democrazia, da difendere ad ogni costo, sempre e comunque, ma consentimi di dire con estrema franchezza che il giornalismo è altro dal fare illazioni, allusioni e pettegolezzi, ha ben altro spessore qualitativo. Esempi luminosi di professionalità cui ispirarsi e da cui imparare ce ne sono tanti e di altissimo profilo. I monologhi da predicatori fanatici, il non prevedere un minimo di contraddittorio, l’esclusione aprioristica di voci altre e dissenzienti rispetto alla vulgata propinata, l’apostrofare con epiteti irridenti e offensivi quanti osano criticare, paventare l’intervento di polizia e magistratura brandendolo come una clava per zittire, la gogna mediatica a cui tanti sono stati esposti per giorni immotivatamente o comunque in base a letture parziali delle carte processuali, la non comprensione di alcuni passaggi procedurali del lavoro della magistratura raccontano una approssimazione e un qualunquismo al limite del grottesco.

Nessuno vuole qui difendere chi ha sbagliato, chi ha violato la legge o si è dimostrato inadeguato per superficialità, incapacità e incompetenza. Lungi da me una anche solo pensarlo. Ognuno dovrà rispondere delle proprie responsabilità e pagare il fio per i propri errori, ove verrà accertato che ne ha commessi: è la legge e la giustizia e non ci possono e devono essere sconti o alternative. Tuttavia trascinare nel fango una intera comunità, non avere remore di sorta a sacrificare l’onore e la reputazione fosse anche di una sola persona innocente è qualcosa di eticamente e moralmente riprovevole. Pensare di costruire le proprie fortune sul dileggio degli altri è barbarie.

Se mentalità aperta e tolleranza ci contraddistinguono, non si deve commettere l’errore di credere che siamo disponibili a restare inerti di fronte a simili affronti.

Sicuramente offrirò il fianco a critiche di ogni sorta, sarò destinatario degli strali infuocati dei soliti benpensanti, detentori esclusivi della moralità, correrò il rischio di essere esposto anche io alla gogna mediatica, magari da parte di quanti si fanno forti di posizioni e ruoli. Poco importa.

Sono convinto che solo la verità ci rende liberi.

 

 

Non deve passare in sordina la delibera della ASL di Latina n. 515 dell’11 maggio 2021, approvata con il parere favorevole del Nucleo di Valutazione della Regione Lazio. Con essa si approva lo stato di fattibilità tecnica ed economica per realizzare la RSA presso l'Ospedale di Sezze e vengono stanziati ben 5,3 milioni di euro. Non sono poca cosa ma un grosso investimento dovuto all' impegno assunto e sostenuto con determinazione dal consigliere regionale on. Salvatore La Penna. Le RSA nascono in Italia a metà degli anni '90, come strutture non ospedaliere a carattere sanitario, per ospitare per un certo periodo o, in caso di bisogno, per sempre le persone anziane non autosufficienti, bisognose di cure specifiche da parte di medici specialisti. Esse, infatti, assicurano assistenza infermieristica h.24; la presenza di esperti socio-sanitari per consentire ai pazienti lo svolgimento delle attività quotidiane; l’assistenza riabilitativa ad opera di psicologi, fisioterapisti, educatori professionali; le attività di animazione e di socializzazione; i servizi di ristorazione, di pulizia personale e di lavanderia. L'assistenza medica è garantita da un Direttore sanitario, preferibilmente geriatra.  Si tratta, dunque, di una struttura basata su princìpi innovativi e inclusivi, aperta al territorio, con il coinvolgimento delle famiglie e dotata di spazi accessibili anche a utenti esterni. Una opportunità non più rinviabile per consentire una vita serena e dignitosa a una fascia sempre più numerosa di persone, che, dopo i sessanta anni, si sentono soli, abbandonati e privi delle cure necessarie. La società moderna, purtroppo, considera gli anziani un peso e un fardello inutile e improduttivo e molto spesso non si cura di loro. Sezze ha una lunga tradizione nella cura e nella assistenza agli anziani. L'anziano è stato sempre al centro dell'attenzione e dell'intervento della Amministrazioni comunali che si sono succedute nei decenni passati. Chi non ricorda il vecchio Ospizio in fondo al viale dei Cappuccini? Chi non ricorda il loro trasferimento nella Divisione ospedaliera di Geriatria, presso i locali del vecchio Orfanotrofio, sempre in via dei Cappuccini, grazie alla mobilitazione della comunità locale? Sarebbe opportuno che i nostri giovani venissero a conoscenza di questa tradizione antica e nobile, fatta di sensibilità e solidarietà profondamente radicata nell'animo dei sezzesi. Allora la Divisione di Geriatria era oggetto di ammirazione e di esempio per tutta la Regione Lazio! L'approvazione dello studio di fattibilità da parte della ASL è soltanto un primo passo, ma molto importante, per la realizzazione della RSA. Come in tutte le vicende umane, adesso occorre impegno, capacità e passione civile per portare a termine e realizzare in tempi brevi tale opera.

Il Circolo del Partito Democratico di Sezze prende parola in merito agli ultimi fatti di cronaca che hanno colpito la comunità di Sezze.

Ecco il comunicato stampa del partito guidato dal segretario Daniele Marchetti.

 

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Le vicende giudiziarie che hanno investito la nostra comunità cittadina in queste settimane, raccontano uno spaccato assai preoccupante ed articolato, di fronte al quale tutti siamo chiamati ad interrogarci e ad assumere posizioni forti ed inequivocabili.

Il Partito Democratico condanna con fermezza e senza appello ogni forma di illegalità, di violenza, di violazione delle regole essenziali dell’amministrazione pubblica e della civile convivenza. Siamo come sempre fermamente a fianco delle Forze dell’Ordine e della magistratura, cui soltanto spetta il compito di accertare i fatti, le responsabilità e di sanzionare le condotte illecite.

I noti atti non incarnano assolutamente l’autentico sentire e modo di essere dei cittadini di Sezze e pertanto respingiamo con forza le generalizzazioni, le strumentalizzazioni e le forzature con le quali, da più parti, si sta tentando di gettare discredito su una intera città e sulla nostra comunità.

La nostra è una comunità laboriosa e solidale, accogliente e rispettosa delle persone, capace di grande generosità e spirito di servizio, intessuta di valori forti e di specchiato rigore etico-morale. In questi anni il tessuto sociale comunitario ha subito profonde trasformazioni, sia dal punto di vista sociale che economico, su cui è necessaria una approfondita ed articolata riflessione; ma la nostra identità non è venuta mai meno così come la consapevolezza della nostra storia, basi fondamentali per affrontare e vincere le sfide del futuro.

È aumentata la domanda di tutela dei cittadini e di più elevati standard di sicurezza, a cui le amministrazioni di centrosinistra hanno cercato di dare adeguate risposte. A differenza di quanti hanno solo alimentato strumentalmente le paure delle persone, negli ultimi anni sono state messe in campo azioni concrete, chiedendo alle istituzioni competenti e alle istituzioni politiche, una maggiore attenzione al nostro territorio, con atti formali anche dello stesso Consiglio Comunale.

L’auspicio è che nelle prossime settimane vi sia la possibilità di una discussione articolata, rigorosa ma serena e scevra da strumentalizzazioni politiche sui fatti che hanno toccato la nostra comunità per il bene della democrazia e nell’interesse di tutti i cittadini.

 

 

A 200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte, avvenuta il 5 maggio 1821 sull’isola di Sant’Elena, il mondo delle istituzioni culturali ha dato inizio a un ciclo di eventi per celebrare il grande Imperatore dei Francesi. Con l’occasione, la classe IVB Cucina, dell’Istituto Alberghiero di Sezze, durante le ore di Storia, ha potuto approfondire alcuni aspetti inediti della vita di Napoleone attingendo ai recenti studi pubblicati per il Bicentenario, che hanno rivelato fatti poco noti della vita di Bonaparte. La scoperta di aneddoti sui suoi lussuosi banchetti parigini e le ricette in voga nella sua corte hanno fatto il resto. L’idea di riproporre un menu d’epoca, con piatti amati dall’Imperatore, ha portato gli alunni a immaginare di essere parte della Brigata di Cucina dello Chef de Cuisine Bailly e dello Chef Pâtissier Vicair. Gli alunni, basandosi su ricette originali, hanno riprodotto così un banchetto parigino immaginato presso il Giardino delle Tuileries e indetto per la celebrazione della Battaglia delle Piramidi, che ha consentito loro di immergersi anche nell’epopea della Campagna d’Egitto e delle scoperte sensazionali della   Commission des Sciences et des Arts. Hanno riprodotto così la Stele di Rosetta e le Piramidi in pasta di zucchero dando vita a un progetto interdisciplinare che ha visto coinvolte diverse discipline tra l’entusiasmo e l’emozione degli alunni, del corpo docente e della Dirigente Scolastica.

 

In una nota il consigliere regionale Salvatore La Penna annuncia l'approvazione di uno studio di fattibilità per la realizzazione di una RSA presso l'ex nosocomio San Carlo di Sezze. 

Ecco la nota di Salvatore La Penna

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Con la delibera 515 dell’11 Maggio la Asl di Latina ha approvato lo Studio di Fattibilità Tecnica ed Economica delle attività edili ed impiantistiche propedeutiche alla realizzazione e attivazione della Residenza Sanitaria Assistenziale presso l’immobile dell’ex Ospedale di Sezze. Il costo complessivo del finanziamento è pari a 5,3 milioni di euro, con parere favorevole espresso dal Nucleo di Valutazione Regionale. Questo passaggio importante è frutto del lavoro sinergico fra territorio, Asl e Regione Lazio. Per la struttura ospedaliera di Sezze il cospicuo finanziamento può rappresentare una grande opportunità di ricostruzione, riattivazione e rilancio, insieme al potenziamento dei servizi della Casa della Salute. Continueremo nei prossimi mesi ad impegnarci affinché questo ed altri importanti obiettivi già programmati per il nostro territorio, su cui abbiamo lavorato con determinazione, si concretizzino in breve tempo.

 

Salvatore La Penna

 
Ricordate nelle scorse settimane il rumeno a terra a Porta Sant'Andrea portato via in ambulanza? Era ubriaco fradicio, vero! Ma è stato aggredito e malmenato. Questo quanto ricostruito dalla Polizia, nonostante la ritrosità di molti che non avevano visto o sentito nulla:
La Polizia di Stato di Latina ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare per tentato omicidio.
Gli arrestati sono due giovani – un 17enne di Priverno (LT), accompagnato in un Istituto Penale Minorile ed un 20enne di Sezze (LT), in carcere – che lo scorso 30 marzo, a Sezze (LT), picchiarono brutalmente un cittadino romeno.
Le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile sono state avviate immediatamente dopo il ricovero presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina dello straniero, rinvenuto esanime in strada, lungo via Porta Sant’Andrea e soccorso dal 118.
Nonostante l’accertata presenza di numerose persone sul posto, in pieno centro cittadino del paese, i poliziotti hanno riscontrato ritrosia e notevole difficoltà nel trovare testimoni diretti dell’accaduto. Ma le minuziose investigazioni svolte, corroborate da attività di natura tecnica, hanno chiarito la dinamica dei fatti.
Si è trattato di un’aggressione per futili motivi, posta in essere da due giovani del luogo: il minorenne ha colpito la vittima con uno schiaffo al volto ed il ragazzo maggiorenne – il quale pratica la boxe a livello amatoriale - gli ha sferrato un violento pugno al mento che lo fatto cadere sull’asfalto, provocandogli la frattura del cranio ed un’emorragia cerebrale.
Il tutto è verosimilmente accaduto per la mera voglia di sfogarsi, approfittando del fatto che lo straniero si presentasse poco reattivo ed in stato confusionale perché in evidente stato di ebrezza alcolica. Sottoposto a delicati interventi chirurgici, ora non è più in pericolo di vita.
Le indagini svolte hanno quindi permesso di far piena luce sulla vicenda, che inizialmente pareva doversi ricondurre ad un malore in strada.
Hanno inoltre evidenziato da un lato la scaltrezza degli indagati, i quali si davano da fare per precostituirsi un alibi, “dopo essersi fatti scoprire”, dall’altro ritrosia ed omertà di molte persone a conoscenza dei fatti, di fronte alla possibilità che in paese si potesse sapere cosa avessero realmente fatto due giovanissimi del posto.
 
QUI SOTTO L'ARTICOLO DELL'ACCADUTO
 
 
Domenica, 09 Maggio 2021 05:46

La lezione di Aldo Moro

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Rimettiamoci tutti a fare con semplicità il nostro dovere. Chi ha da studiare, studi. Chi ha da insegnare, insegni. Chi ha da lavorare, lavori. Chi ha da combattere, combatta. Chi ha da fare politica attiva, la faccia, con la stessa semplicità di cuore con la quale si fa ogni lavoro quotidiano. Madri e padri attendano a educare i loro figlioli. E nessuno pretenda di fare meglio di questo, perché questo è veramente amare la Patria e l’umanità” (Aldo Moro)

Queste parole, pronunciate da Aldo Moro nel 1944 e rivolte ad una Italia ridotta in macerie, materiali e morali, dalla dittatura e dagli orrori della guerra nazifascista, possiedono un’attualità straordinaria, sembrano scritte per questo nostro tempo in cui la pandemia ha stravolto le nostre esistenze e messo in discussione le nostre certezze,  sono uno sprone a non perdere la fiducia e la speranza anche quando le difficoltà paiono soverchiarci e travolgerci, ad assumerci la responsabilità, personale e collettiva, di farci protagonisti del destino comune attraverso i piccoli gesti della quotidianità, artefici di un tutto che ognuno di noi deve concorrere a costruire. L’impegno e la determinazione delle donne e degli uomini che in quel frangente storico si cimentarono nell’impresa difficile di ricostruire il tessuto sociale, culturale ed economico del nostro paese, di restituire all’Italia la dignità e il giusto ruolo tra le nazioni sono un  modello a cui guardare ed ispirarci. Indiscutibilmente nel nostro presente avvertiamo un limite importante, l’assenza di figure alte di riferimento, di apprezzata e riconosciuta autorevolezza e caratura politica, etica e morale, capaci di proporsi come guide della comunità per l’autenticità dei valori democratici professati, il forte senso delle istituzioni e il perseguimento esclusivo del bene comune.

Figure come quella di Aldo Moro, le sue profonde convinzioni cristiane, il suo senso della laicità dello stato, le sue intuizioni politiche che ne hanno caratterizzato il lungo impegno nelle istituzioni a partire dall’Assemblea Costituente, la sua intelligenza e acutezza nel saper anticipare e comprendere le evoluzioni e le trasformazioni socio-culturali in atto nel corpo vivo della nazione, la sua capacità di approntare risposte e mettere in campo strumenti e soluzioni strategiche per governarle al meglio e indirizzarle al perseguimento degli interessi generali, possono e devono rappresentare un punto di riferimento fondamentale, un patrimonio importantissimo di idealità e valori cui attingere, una lezione etica e politica permanente e insuperata, anche e soprattutto a livello metodologico, per costruire insieme l’Italia del futuro.

Purtroppo intere generazioni conoscono Aldo Moro unicamente per la strage di via Fani, il suo sequestro ad opera delle Brigate Rosse, i terribili 55 giorni della prigionia, le foto che lo ritraggono con la stella a cinque punte alle spalle, il ritrovamento del suo corpo nella Renault 5 in via Caetani, a due passi dalla sede del PCI in via delle Botteghe Oscure e della Democrazia Cristiana in Piazza del Gesù, e non per essere stato uno dei più grandi statisti italiani. Il suo martirio per mano brigatista lo rese un personaggio popolare ed emblematico, come mai era stato negli anni precedenti, quando veniva presentato come un fumoso ideologo democristiano, dal linguaggio involuto, attento agli equilibri tra le correnti per tenere insieme il composito partito di cui faceva parte sin dalla fondazione. Aldo Moro invece è stato uno dei pochissimi politici dotati di autentica visione strategica, portatore di un progetto democratico e sociale che partiva da una analisi realistica della società italiana, destinato a svilupparsi lungo interi decenni e finalizzato al progressivo allargamento della base sociale dello Stato, mediante il coinvolgimento di strati sempre più ampi di cittadini nel governo del Paese. Nella sua elaborazione culturale e politica Aldo Moro è stato sempre attento a muoversi nel solco della storia che è in divenire e non si è mai lasciato irretire dall’illusione di poterla piegare e assoggettare a ideologie e progettualità astratte. Il rafforzamento delle istituzioni democratiche, il governare la modernizzazione e l’accompagnare le trasformazioni, aiutando la società su cui erano destinate ad incidere a metabolizzarle, sono state la cifra qualificante la sua azione politica. Aldo Moro è stato il paziente costruttore delle condizioni per la partecipazione prima dei socialisti e successivamente, con la terza fase e le cosiddette “convergenze parallele”, dell’inclusione nell’area di governo del PCI. Un passaggio questo che riteneva assolutamente necessario per non disperdere una risorsa essenziale della democrazia italiana, cioè la sua articolazione in maturi partiti di massa capaci di modulare, formare ed indirizzare l’opinione pubblica in una matura democrazia dell’alternanza. Nella sua visione dovevano coesistere momenti di unità nazionale per evitare ai partiti di arrendersi alle sirene del populismo e momenti di competizione e di alternanza al potere, in modo così da favorire il ricambio della classe dirigente e il coinvolgimento di nuove energie provenienti dalla società civile.

La frase di Aldo Moro: “datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente” sintetizza la sua visione della politica e il grande rigore morale che ha sempre contraddistinto il suo impegno nelle istituzioni e all’interno del suo partito, non solo nella elaborazione teorica di possibili scenari futuri, ma anche e soprattutto nella gestione concreta del potere, quando è stato chiamato a ricoprire incarichi e responsabilità di governo. La distanza che separa questa sua concezione del governo del paese, improntata al ragionamento e alla verità, da larga parte della politica odierna è abissale. Inseguire e conquistare un consenso elettorale sempre più ampio, ma non essere portatori nemmeno di un atomo di verità, cioè di un minimo di visione del futuro del paese, rimanere schiacciati sul presente, adagiarsi sull’esistente e non essere in grado di avanzare proposte coraggiose e autentiche di cambiamento, rende il consenso conquistato perfettamente inutile e perdenti quanti lo hanno ottenuto.

Aldo Moro è stato uno dei più grandi protagonisti di una lunga fase della storia dell’Italia repubblicana, nella quale la politica era veramente capace di rappresentare la società e nell’interpretazione della complessità, nel dialogo rispettoso della pluralità e della diversità, nell’inclusione e nella progettualità partecipata ricercava le ragioni dello stare insieme tra cittadini.

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