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Anche se la gestione sanitaria spetta alla Regione, il prossimo sindaco di Sezze dovrà impegnarsi almeno per ottenere il ripristino di quei servizi previsti sulla carta.
Nonostante il picco dell’emergenza Coronavirus appare ormai alle spalle, il PAT (ovvero quello che resta del Punto di Primo Intervento già declassamento del Pronto Soccorso) il Punto di Assistenza Territoriale della Casa della Salute di Sezze resta aperto solo dalle 8 alle 20. Tornare ad un’apertura h24, appare il minimo.
Dalla carta dei servizi, dalla sua nascita, la Casa della Salute di Sezze, la prima del Lazio, avrebbe dovuto contare su un servizio di radiologia che appare fondamentale in fase diagnostica ma che è chiuso dal crollo dell’ala vecchia dell’ex ospedale San Carlo.
Tra i servizi presenti, sempre sulla carta, Sezze dovrebbe poter contare sulla presenza di un’ambulanza medicalizzata (quindi con medico a bordo), sette giorni su sette, h24. La realtà dei fatti dice che in un territorio di oltre 100 chilometri quadrati, più di ventimila abitanti, c’è solo una postazione con ambulanza e senza medico.
Ecco, ripristinare un minimo di servizio sanitario in grado di far fronte almeno alle emergenze minime oltre che prendersi cura in maniera degna dei malati cronici già in carico, dovrebbe essere un punto fondamentale dell’agenda di tutti i candidati alle prossime elezioni.
Nella speranza che il servizio di prenotazione CUP della Regione torni a funzionare visto che, ad oltre un mese dal famoso attacco hacker, è ancora ko.
 
P. S.: Senza promesse di riapertura dell’ospedale assolutamente

 

Sezze Elezioni 2021; c’era una volta la rotazione degli affidamenti, dei fornitori e dei servizi?
Rotazione degli affidamenti, degli incarichi, dei fornitori e dei servizi; normale routine ovunque, non sempre a Sezze leggendo alcune sequenze di conferimenti; quelle che rappresentano la quotidianità della macchina amministrativa di un Ente Locale, sembrano pratiche che all’interno del Comune di Sezze sono venute “a volte” negli ultimi anni.  A Sezze si è troppo spesso proceduto con affidamenti diretti e proroghe; e con una successione quasi sistematica, ciò ha significato per l’Ente, problemi e contenziosi.
Il caso Logos, la gestione Dondi, la vicenda A&G ancora in corso, tutta la bagarre per il TPL locale, i tira e molla per il servizio mensa scolastiche, il servizio raccolta rifiuti, gli stessi servizi cimiteriali, sono tutte voci che richiamano a problemi generati dall’incapacità di far funzionare la macchina amministrativa lì dove un appalto ben fatto, avrebbe potuto risolvere il problema. Cosa si intende per un appalto ben fatto? Un appalto che già nel bando fissa alla perfezione i paletti del servizio che l’Ente ha intenzione di esternalizzare.
Li fissa fissando degli standard qualitativi alti e precisi e procede poi all’aggiudicazione seguendo il criterio di maggior economicità per le casse comunali.
La stessa SPL può essere sottoposta da regolamento a doversi “sudare” gli affidamenti da parte del Comune a fronte di offerte qualitativamente elevate ed economicamente equilibrate.
Perché se è normale che i servizi alla persona, specialmente quelli diretti a soggetti fragili, possano essere in perdita in quanto costituiscono un investimento di umanità fatto dall’Ente, non lo è altrettanto che servizi che devono far scaturire guadagni, non riescono nemmeno ad andare in pari.
Tali rotazioni, senza favori, senza parenti, senza amici, senza riguardi, dovranno essere nell'agenda del prossimo sindaco, chiunque esso sia. E' un atto dovuto per ripristinare la normalità. Costi quel che costi. Anche al prezzo di perdere consensi e simpatie.

Lancio una proposta, partendo dalla premessa che non esiste nessuna limitazione legislativa in merito e quindi nessun obbligo di sorta.
Dati nazionali sembrerebbero certificare che lì dove dei medici decidono di candidarsi in politica, soprattutto a livello locale, durante la campagna elettorale, le prestazioni sanitarie erogate segnano un aumento.
Sarebbe interessante verificare se ciò stia accadendo anche in queste settimane, in paesi che, come Sezze, sono attesi al voto il prossimo 3 e 4 ottobre, e che, come a Sezze, vedono impegnati come candidati consiglieri parecchi medici.
In caso si potesse certificare la veridicità di questo dato in aumento, le considerazioni sarebbero molteplici a partire dalla motivazione stessa che muove l’aumento.
Riguardo le conseguenze è facile ipotizzare: aumento conseguente del costo sostenuto dal Sistema Sanitario Nazionale che viene pagato dai contribuenti/cittadini; intasamento delle liste di attesa delle prestazioni erogate come esami e visite specialistiche con tempi dilatati ulteriormente per chi ne ha effettivamente bisogno.
Per cui, potrebbe essere auspicabile, anche in assenza di una legge che lo prevede esplicitamente, una sorta di "gentlemen agreement" per tenere fuori dalle liste elettorali i medici.
Anche perché, detto in maniera burbera e grossolana: aprendo i cordoni delle prescrizioni a favore dei propri pazienti, i medici potrebbero avvantaggiarsi facilmente nel carpire la loro benevolenza elettorale, rispetto agli altri candidati.

 

P.S.

La considerazione è valida in quanto Sezze, paese con più di 15000 abitanti, prevede coalizioni di liste e doppio turno.

Vittorio Accapezzato, amministratore setino negli anni '80, riflette sul futuro di Sezze e sulle imminenti elezioni amministrative. In una nota invita il futuro sindaco a voltare pagina e ad affrontare le problematiche annose presenti in città. 

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"La nostra comunità, vive un momento economico e sociale particolarmente delicato.  Per ridurre questo stato di cose, è necessario lavorare e costruire tutte le condizioni idonee ad ostacolare l’impatto negativo della crisi e si rilanci il tessuto economico, sociale e culturale della città.  In questi ultimi anni la cittadinanza ha solo avute illusioni e tante delusioni causate da una politica locale alla ''casareccia''. Sezze ha bisogno di modificare questo modo di fare politica.  Si deve tornare a parlare del suo prossimo futuro di cui ancora oggi non è stato disegnato. I problemi della nostra comunità sono “incancreniti” per non averli mai affrontati con coraggio amministrativo.  È necessario da parte di chi si presenta come candidato sindaco, un impegno forte per ricostruire un paese sepolto da debiti e da imperante degrado. Sezze ha bisogno di tornare ad essere un paese capace di amare il progresso, fare comunità, diventare più attrattiva, creare opportunità per tutti e prendersi cura del bene comune. La nuova amministrazione che uscirà dalle urne, dovrà essere trasparente e aperta alla società, dovrà abbattere tutte le condizioni negative, le disparità fiscali, ridurre le spese, le aliquote massime per poter ripartire e crescere nel benessere sociale potenziando nel contempo la vivibilità e la sostenibilità ambientale. Con le prossime elezioni è giunto il momento di voltare pagina e scrivere una nuova storia per Sezze, dove sia bello vivere".              

 

 

Il PD di Sezze, con il voto a maggioranza del Comitato Direttivo, candida come Sindaco, il dott. Sergio Di Raimo, alle prossime elezioni comunali del 3 e 4 Ottobre.  Una scelta democratica, svolta alla luce del sole e nel pieno rispetto delle regole dello Statuto, nella convinzione di poter vincere e continuare a governare la nostra città. La scelta ha diviso il Direttivo, una minoranza ha votato contro. Intanto occorre premettere che nessun altro candidato (Serafino Di Palma per la lista Biancoleone, Lucidi Lidano per Identità setina, Palombi Rita per Sezze Bene Comune) ha ricevuto l’investitura dalla base del loro partito. Sono stati nominati dai loro vertici. Una bella differenza. Nel PD, in verità, la discussione sul candidato sindaco, seppure sotto traccia, si è protratta dal lontano aprile, dopo le dimissioni dell’ex sindaco, a seguito dei gravi fatti del cimitero, che, peraltro, non lo hanno minimamente sfiorato. Una brutta e "permissiva” gestione che si protraeva da qualche anno, per vecchie e consolidate abitudini. Il lockdown, il rinvio delle primarie per la mancata presentazione di altre candidature alternative a Sergio Di Raimo, le difficoltà di confronto e di sintesi, la campagna elettorale iniziata da molto tempo dagli altri candidati della Destra (Lucidi e Di Palma) hanno spinto il segretario del Pd ad accorciare i tempi e a convocare il Direttivo. Una convocazione, forse, un po' frettolosa ma nelle intenzioni rivolta a superare l’impasse che appariva senza via di uscita. Certo, il modo e i tempi della convocazione possono essere criticati, ma in certe circostanze conta la sostanza e il rispetto comunque del regolamento. A maggior ragione, quando, come in questo caso, una parte dei membri del Direttivo, presenta una mozione da discutere e da votare con la candidatura di Sergio Di Raimo. Operazione del tutto legittima, prevista dallo Statuto.  La segreteria, precedentemente, non era stata ferma ma aveva presentato un Manifesto di valori, approvato all’unanimità dal Direttivo, e aveva pubblicato una bozza di Programma che non aveva avuto alcun riscontro, né positivo né negativo. Arrivati al 9 agosto, in considerazione del Decreto Ministeriale che fissa le elezioni in data ¾ ottobre, si è proceduto. La votazione finale, dopo una discussione alla presenza del Commissario provinciale del partito, è stata rinviata alle ore 18 del giorno successivo, per consentire agli assenti di esprimere il loro voto. Risultato finale: 22 Sì, 2 No.

Subito dopo, alcuni componenti del Direttivo hanno obiettato sul metodo e sui tempi della convocazione, ritenendola illegittima, denotando così scarsa fiducia e stima nei confronti del segretario. Questa è la cronaca di quanto è accaduto. Prima di chiudere, mi preme fare alcune considerazioni del tutto personali, alla luce del documento pubblicato di recente da alcuni membri del Direttivo. L’intento è quello di trovare ciò che ci unisce e non che ci divide. Rimettere, adesso, tutto in discussione per eventuali vizi od errori, mi sembra un suicidio politico. La questione, infatti, riveste un carattere amministrativo ma, soprattutto, politico. Tutti siamo consapevoli di percorrere un tornante molto insidioso e pericoloso, per le profonde ferite inferte alla democrazia e alla Sinistra europea e italiana, dai sovranisti e populisti, dai fascioleghisti. Per questo il nuovo Segretario nazionale E. Letta ha avviato una profonda riflessione in vista di un Congresso di svolta e di identità. L’assalto della Destra no-vax ,no-tav si articola in ogni paese e anche a Sezze, servendosi dei “nipotini” di Salvini e della Meloni. Brave persone, per carità, ma asserviti alle logiche dei loro Capi e capetti. La vittoria e la sconfitta del nostro candidato sindaco non riguarda una sola persone, se il Pd sarà presente e forte, ma riguarda tutti noi e la nostra storia. Non sarebbe male se autorevoli esponenti del partito democratico si candidassero nella litra Pd, in segno di unità e di appartenenza. Non possiamo perdere. Non dobbiamo perdere. Dobbiamo restare uniti, pur nella legittima posizione di ognuno di noi. Il segretario Daniele Marchetti va sostenuto e incoraggiato, perché, insieme ad altri ragazzi e ragazze ha portato nuova linfa e ha riaperto, dopo quasi sette anni, la sezione in via della Resistenza. Un’occasione da non perdere. In democrazia e nel Pd le decisioni prese a maggioranza valgono per tutti. In futuro, maglio ragionare da vivi che ragionare da morti.

Vincenzo Mattei, membro della segreteria Pd di Sezze

 

 

Anche nel Comune di Sezze il 3 e 4 ottobre si svolgeranno le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale, con eventuale turno di ballottaggio per l'elezione diretta dei sindaci nei giorni di domenica 17 ottobre e di lunedì 18 ottobre. Una delle novità rispetto al passato è l’entrata in vigore della Legge 9 gennaio 2019, n. 3, recante “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici”. Ai sensi di tale legge, in particolare dell’art. 1, comma 14, entro il quattordicesimo (14) giorno antecedente la data delle competizioni elettorali di qualunque genere, i partiti e i movimenti politici, nonché le liste di cui al comma 11 hanno l'obbligo di pubblicare nel proprio sito internet il curriculum vitae fornito dai loro candidati e il relativo certificato penale rilasciato dal casellario giudiziale non oltre novanta giorni prima della data fissata per la consultazione elettorale. Per poter avanzare la candidatura insomma è obbligatorio che ciascun candidato produca:

  • il Curriculum Vitae
  • certificato penale del casellario giudiziale (art. 24 T.U.) non più vecchio di 90 giorni dalla data delle elezioni (i certificati prodotti ai sensi di altri articoli del T.U. non saranno presi in considerazione).
  • certificato dei carichi pendenti (art. 27 T.U.) non più vecchio di sei mesi rispetto alla proposta di candidatura.

 

I candidati a conoscenza di indagini o procedimenti penali dovranno produrre anche il certificato rilasciato ai sensi dell’art. 335 del c.p.p., nonché i documenti relativi ai fatti contestati ed una breve relazione illustrativa dei fatti con autorizzazione espressa alla pubblicazione di tali atti nell’ambito dello spazio riservato a ciascun candidato. 

 

Se non ci saranno colpi di scena o alleanze dell’ultimo minuto, le coalizioni che si presenteranno al voto sono quella guidata dal Partito Democratico e altre liste civiche con Sergio Di Raimo candidato sindaco, quella del centrodestra con Lega e Fratelli d’Italia e altre liste civiche guidata da Serafino Di Palma candidato sindaco, quella del movimento Identità Setina con altre liste civiche guidata da Lidano Lucidi candidato sindaco e quella del movimento civico Sezze Bene Comune guidata da Rita Palombi candidata sindaco.

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa firmato da Sesa Amici, Alessandro Colonna, Luigi De Angelis, Anna Maria De Renzi, Marzia Di Pastina, Federica Fiorini, Francesca Leonoro, Giancarlo Loffarelli, Vincenzo Lucarini, Cinzia Ricci, Anna Rita Vertecchi.

 

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La decisione assunta dal Partito democratico di Sezze, del cui Direttivo facciamo parte, di aderire alla candidatura a sindaco di Sergio Di Raimo è avvenuta con il voto della maggioranza del Direttivo e con il nostro dissenso (espresso con voto contrario da alcuni di noi e con la non partecipazione al voto da altri).

Poiché finora abbiamo espresso le nostre posizioni all’interno del Partito e talvolta esse sono state riportate dagli organi di stampa con la sintesi a cui spesso sono costretti, riteniamo possa essere utile esprimere pubblicamente le ragioni di questa nostra posizione.

Fin da quando all’interno del Partito Democratico di Sezze si è cominciato a parlare di come affrontare queste elezioni amministrative, la nostra posizione non ha mai posto attenzione al nome del candidato sindaco quale questione primaria, convinti come siamo che prima vengono le idee e i programmi e soltanto alla fine i nomi delle persone che meglio possano incarnare quelle idee e quei programmi.

Fin dall’inizio abbiamo posto una questione di metodo: cercare innanzitutto di creare una coalizione di centrosinistra che si riconoscesse in valori e idee patrimonio comune della tradizione socialista e del cattolicesimo democratico, ancora presenti in singoli cittadini, in associazioni, liste civiche e partiti politici con i quali condividere un percorso; con queste forze elaborare un programma per il rilancio della nostra città, un programma che non comprendesse tutto, cioè l’impossibile che si promette in occasione di ogni campagna elettorale, ma individuasse le priorità e la loro effettiva realizzabilità alla luce della situazione concreta delle disponibilità amministrative; con queste stesse forze, infine, e soltanto infine, andare a individuare e scegliere le persone che meglio potessero realizzare il progetto elaborato nei ruoli di consiglieri comunali, assessori e sindaco.

Questa linea è stata formalmente accolta dal Partito attraverso la stesura di un documento approvato all’unanimità dei presenti alla riunione del Direttivo in cui se ne discusse. Ma, di fatto, le modalità con cui il percorso è stato intrapreso (mancato coinvolgimento delle associazioni e dei cittadini) e i tempi lentissimi adottati hanno svuotato di senso quanto programmato.

E infatti, nell’ultima riunione del Direttivo svolta in presenza, il tema posto è stato esclusivamente se aderire o non aderire come Partito alla candidatura di Sergio Di Raimo già appoggiata da due liste civiche. Nuovamente in quell’occasione abbiamo ribadito che per noi non si trattava di aderire o non aderire alla scelta di un nome, che non si trattava di scegliere una persona al posto di un’altra ma di tentare ancora una scelta politica di coinvolgimento delle forze di centrosinistra, anziché limitarsi ad accogliere potenziali “portatori” di voti, poiché vincere le elezioni non è un fine ma un mezzo per amministrare bene una città.

Infine, in occasione della riunione decisiva del Direttivo, convocata online con sole 20 ore di anticipo, il segretario ha proposto di votare un documento, ancora oggi non sappiamo redatto da chi, certamente non dai componenti della segreteria nel quale il Partito sceglieva come candidato sindaco Sergio Di Raimo, ribadendo una linea esattamente opposta a quella formalmente approvata nel documento iniziale: prima il nome e poi il programma, le idee e i valori (di cui, infatti, ancora non si discute).

Riteniamo in questo momento di dover continuare a dare il nostro contributo al Partito democratico attraverso i due aspetti che la scelta compiuta dalla maggioranza del Direttivo ha tralasciato: le idee e il coinvolgimento dei cittadini. E riteniamo di poterlo fare utilizzando uno strumento che il Partito democratico nazionale mette a disposizione di tutti, cioè le Agorà, luoghi di confronto fra cittadini, iscritti e non iscritti al Partito sui temi concreti ritenuti di rilevanza strategica. Crediamo che soltanto in questo modo un’eventuale vittoria elettorale possa effettivamente garantire una buona amministrazione, capace di dar voce ai cittadini, di affrontare e risolvere le questioni strategicamente prioritarie per un reale sviluppo della nostra città.

 

Il candidato civico di centrodestra Serafino Di Palma, dopo aver incassato i simboli di Fratelli d'Italia e Lega, viene ufficialmente sostenuto anche dal movimento Impronta Setina. "Dopo anni di battaglie generate dal corto circuito amministrativo prodotto dalle gestioni politiche dell’ormai dimessa maggioranza Di Raimo, in un territorio storicamente gravato, da politiche disfattiste e opportuniste - si legge nel comunicato stampa -  Impronta Setina chiede ai cittadini di sollevarsi in un moto di orgoglio, e di votare il candidato sindaco Serafino Di Palma. Unico oppositore a quel sistema di convergenze “parallele” che in un ventennio hanno affossato il più grande paese della pianura pontina e dei monti Lepini. Tra le varie “vergogne” vedasi la gestione dei servizi cimiteriali, oggi ci risulta impossibile accettare la riproposizione politica, in termini elettorali, di candidati cui spettava il “DOVERE” di controllare. Giuste, dunque, le loro dimissioni! Riteniamo, pertanto, necessario, in questo particolare momento storico del nostro paese, prendere parte alla prossima tornata elettorale e ci sembra ancor più giusto farlo appoggiando quello che, senza ombra di dubbio, è l’uomo con il più elevato grado di esperienza politica, competenza e conoscenza amministrativa delle dinamiche sociali che hanno generato la distorsione delle politiche gestionali dell’apparato politico setino, l’unico in grado di guidare il rinnovamento della classe politica setina, attraverso il reale e concreto apporto di giovani volenterosi e competenti. Impronta Setina non nasce oggi: siamo stati presenti sul territorio negli ultimi quattro anni, mettendoci al servizio della nostra comunità con iniziative sociali di vario genere. La sfida è ardua, ne siamo consapevoli. Perché il sistema ha generato bisogni e i bisogni si pagano! Nei prossimi giorni presenteremo il nostro programma, integrandolo nel programma generale della coalizione a sostegno di Di Palma. Metteremo a sua disposizione una lista di candidati eterogenea, fatta di professionalità e personalità che possano emergere e dare un contributo all’interno della futura amministrazione. Che ci auguriamo di poter condurre con il placet di tutti i cittadini di Sezze. Siamo fiduciosi! Già da oggi inizieranno i nostri incontri ufficiali, nei quali ci confronteremo con la cittadinanza, con l’obiettivo di rappresentarne al meglio le esigenze". Al momento il candidato sindaco è sostenuto da Lega, Fratelli d'Italia, Biancoleone e Impronta setina. 

 

Riceviamo e pubblichiamo una seconda lettera aperta di Franco Abbenda, cittadino che si riconosce nei valori del centrosinistra.

 

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Il 30 aprile scorso, alla luce della chiusura anticipata dell’esperienza amministrativa della giunta Di Raimo, terremotata dalle indagini e dagli arresti richiesti dalla magistratura per la questione cimitero, implosa per le dimissioni dei consiglieri comunali, in primis alcuni del partito di maggioranza relativa, avevo scritto una lettera aperta al PD setino.

Oggi, 13 agosto stesso anno, il Sindaco uscente è stato dichiarato quale nuovo candidato ufficiale del PD, secondo quanto riportato dalla stampa locale, pur non avendo potuto leggere ancora un comunicato ufficiale del neo candidato sindaco Di Raimo, torno a riflettere sulla questione, da cittadino che si riconosce nei valori del centrosinistra, non come iscritto ribadisco.

Chiudevo il mio precedente appello un po’ malignamente - in cui avevo auspicato ingenuamente l’apertura generosa di quel Partito ad una candidatura a Sindaco esterna, in modo da rinnovare ed allargare veramente la coalizione - in questo modo: “Se non rinnovato ed aperto all’esterno, il PD rischierebbe davvero di ripetere errori già fatti, dando ragione ai critici e più ostici avversari politici che malignamente sostengono l’impossibilità di un loro vero cambiamento; costoro sostengono, parafrasando la celebre citazione da Il gattopardo di Giuseppe Tomasi Lampedusa, che “I piddini (i siciliani, nel testo originale) non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti”.

Un mese dopo, il segretario del PD locale Daniele Marchetti, in un comunicato ufficiale in cui preannunciava l’avvio di una serie di incontri con altre forze civiche e di centrosinistra, in quel periodo caratterizzato da vicende giudiziarie, crisi politiche, strumentalizzazioni di sorta e radicate crisi valoriali, aveva precisato tra l’altro: “Ci siamo confrontati tra di noi, abbiamo ascoltato la voce dei nostri concittadini, ci siamo messi in discussione, sia come partito che individualmente, e siamo giunti alla conclusione che l’unico modo per mettere fine a una crisi è cogliere le opportunità di cambiamento che essa porta con sé, valorizzando ciò che di buono è stato fatto negli ultimi anni e facendo tesoro delle problematiche emerse recentemente nella nostra comunità”.

Dopo qualche giorno, incontrandolo al campo Le Fontane, discutendo amichevolmente di politica, cantautori e derby calcistici, avevo scommesso una birra con l’amico Daniele: io ero sicuro, comunque, che il prossimo candidato a Sindaco del PD sarebbe stato ancora una volta Di Raimo. Questo non perché io sia preveggente, ma perché so bene che alcune svolte sono difficili da percorrere, andrebbero attuate come prassi politica sul campo, a partire dalla discussione politica di sezione, non sbandierate nel quasi nulla dei comunicati ad effetto di quel periodo dove si cercava di non parlare dell’affaire cimitero. E contemporaneamente salvare capra e cavoli, contenere le diverse anime del partito, lanciando proposte a tutto e tutti all’esterno, senza aver mai però chiuso le analisi e i conti con la deludente esperienza amministrativa precedente.

Si sussurra che alcune delegazioni che hanno incontrato il PD dopo quell’invito, abbiano effettivamente aperto ad una qualche forma di intesa programmatica, richiedendo però un cambio di passo con una nuova candidatura a Sindaco, niente che avesse a che fare con la precedente. Non se n’è fatto più nulla, sembrerebbe, evidentemente non erano maturi i tempi…

Queste sono soltanto mie riflessioni, mi piace ragionare di politica ma non voglio convincere nessuno della verità e bontà di questo ragionamento, né avevo mai pensato di propormi io come candidato a sindaco della coalizione di centrosinistra, come malignamente qualcuno che non mi conosce bene mi ha rinfacciato. Non è così, non ero interessato a quella leadership (uno dovrebbe sempre tener presenti i propri limiti personali per evitare di commettere sfracelli), semmai avrei potuto dare una mano attivamente, mi sarei impicciato anch’io come richiesto da amici, ma solo nel caso in cui la strada del rinnovamento fosse stata praticata nei fatti, per cambiare finalmente facce, comportamenti e contenuti alla proposta di governo di un nuovo (anche nelle liste sostenitrici) fronte progressista, inderogabile dopo la triste chiusura anticipata di un’esperienza che passerà alla storia del paese ma non per meriti.

La democrazia interna al partito, le regole del PD, gli uomini che frequentano attivamente quella sezione - dopo acceso dibattito interno estivo, tra dirette online e mascherine anti-contagio, in cui pare sia emersa una importante quota di iscritti che non ha votato il documento politico alla base della ricandidatura mai proponendo un nome di candidato alternativo - si sono contati e hanno scelto Di Raimo. W la democrazia, è sempre un buon segno votare le proposte, in altri partiti si procede per acclamazione urlata, senza discussione e mozioni, con votanti perlopiù sconosciuti ad alzare la mano e apparsi all’ultimo minuto per l’occasione.

Ora si passa ad un’altra fase, alla formazione delle liste del partito e della coalizione, sotto la regia del nuovo candidato, ex Sindaco; poi sarà propaganda elettorale, legittima come sempre ma più dura e impegnativa questa volta, probabilmente attenta come non mai nel proporre letture alternative e glissare sui quattro anni di giunta precedente (diversi cambi di assessori, perdita di consenso con passaggio di consiglieri di maggioranza alla minoranza, diversi passaggi tecnico-amministrativi dubbi o addirittura nefasti, vice sindaco indagato, questione rifiuti drammatica, viabilità delle periferie insicura, un paese regredito in tutto e per tutto, anche nei toni della protesta), per un partito a storica vocazione di governo come il PD locale.

Certo, sarà un’impresa titanica dei comunicatori e dei pater familias piddini, ancora alle prese con il commissariamento provinciale per i noti fatti ASL in cui è rimasto incagliato e indagato a sua volta l’ex-segretario provinciale, quasi impossibile far passare come nuova e in controtendenza questa “non svolta”, quando anche i protagonisti annunciati e reggenti delle liste amiche sembrerebbero essere gli stessi già visti in azione da anni, indistruttibili e coerenti con il loro ruolo di primedonne, bravi a muoversi nell’ombra dei più disparati ambiti privati e associativi ma sempre senza prese di posizione o proposte illuminanti per la comunità. Staremo a vedere se dalla lista del PD usciranno nomi nuovi, giovani attivisti emergenti, sostenitori storici del Sindaco uscente e magari anche i suoi avversari dichiarati, anche da questi particolari si giudicano le liste di un partito di sinistra…

Al di là di come andrà la tornata elettorale, che prevedo dura e senza esclusione di colpi come non mai, io mi auguro sinceramente che Sezze migliori, che possa rinascere, che cambi prospettiva e possa ripartire, chiunque indosserà la fascia tricolore. Spero inoltre che da novembre prossimo si continui a parlare di politica, non già di candidati, leadership e voti che tanti dicono di avere in dote, chissà con quali meriti speciali poi… Si parli di idee, di futuro, di innovazione, di prospettive, magari con molti giovani, i veri assenti della discussione politica. E questo non solo nel PD ma anche in altri contesti associativi, magari ancora da costituire e da far progredire, ma aperti ai molti delusi.

Perché al di là dell’umoristico appello “vota Antonio” di cinematografica memoria, sintesi dell’impegno attivo ai tempi supplementari, una comunità può migliorare solo se la politica rimane attiva sempre, fondata sull’incontro/scontro di idee tra uomini e donne che si impegnano alla costruzione di una città migliore, quella che dovrà diventare da qui a venti anni, nel rispetto continuo della Costituzione, delle leggi, senza interessi personalistici né gestione vecchio stampo del potere.

 

PS.

Mi aspettavo di più, molto di più dal PD locale nella promessa di rinnovamento, non lo nego, avevo sperato davvero. Mi accontenterò di una bella birra ghiacciata, offerta gentilmente dal segretario Marchetti, che magari mi racconterà qualche retroscena, a bocce ferme.

 

"Il Comune deve essere una vera e propria casa di vetro per la cittadinanza. Meno scontato, viceversa, è che il territorio diventi di vetro per chi amministra la città. Ed è proprio questa la sfida che come coalizione vogliamo lanciare ai cittadini che decideranno di affidarci questo incarico. La sfida di amministrare un territorio che si conosce alla perfezione e del quale si conoscono pregi e criticità, per riuscire a dare soluzioni a queste ultime". Esordisce così Lidano Lucidi, candidato sindaco del movimento civico Identità Setina. Lucidi dice che questa idea trae spunto proprio dai dettami contenuti all’interno dello Statuto del Comune di Sezze che, nell’area tematica della partecipazione attiva della cittadinanza alla res pubblica, spiega nel dettaglio come "l’amministrazione sia tenuta a sostenere le forme associative tra cittadini favorendo la partecipazione alle attività di promozione dello sviluppo civile, sociale ed economico della comunità, all’esercizio delle relative funzioni ed alla formazione ed attuazione dei propri programmi". Il candidato alla carica di primo cittadino afferma che "se ce ne verrà data la possibilità lavoreremo proprio in questo senso, spendendoci affinché tutti i quartieri setini possano avere un comitato che possa raccogliere le varie istanze dei residenti e sottoporle all’attenzione dell’amministrazione comunale". Collegato a questo, il tema dei rappresentati di collegamento tra Ente e territorio. "Molto spesso in passato qualcuno arrivava in Comune e parlava con il primo che si rendeva disponibile ad ascoltare, sindaco, assessore, consigliere o funzionario comunale che fossero. In questo modo, molto spesso - afferma Lucidi -  le questioni restavano appese perché non si sapeva che risposte fornire e si creava una situazione di circolo vizioso tra competenze e responsabilità, tante volte anche a causa di un non chiaro indirizzo politico. Noi vogliamo cambiare anche in questo senso ed istituire deleghe esterne, tra le quali quella che gestirà i rapporti tra ente e quartieri, confrontandosi continuamente con i loro referenti ed avendo ben chiari quali siano i problemi da affrontare e che tipo di soluzioni poter mettere in campo, senza inutili perdite di tempo e passaparola che alla fine allontanano ulteriormente il cittadino alla politica e alla gestione amministrativa. Gli strumenti ci sono e noi vogliamo utilizzarli nel migliore dei modi. La delega ai rapporti con i quartieri, in questa ottica, ci permetterà di avere un quadro sempre aggiornato sull’intera città e trattare i cittadini allo stesso modo, elemento che in passato è stato oggetto di critiche".

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