“Quando Dio creò il mondo, di dieci misure di bellezza, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo. Di dieci misure di sapienza, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo. Di dieci misure di dolore, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo” (Detto rabbinico).
Questo detto rabbinico sintetizza la tragedia di una terra dalla bellezza struggente, uno dei crocevia più straordinari della storia, schiacciata da un pluridecennale conflitto, combattuto prima che con le armi con l’odio, veleno potentissimo instillato nel cuore di palestinesi e israeliani, che li porta non a considerarsi parte del medesimo tutto ma nemici irriducibili, immersi in una ostilità così profonda e radicata nel quotidiano che nessuno sembra più in grado di uscire dalla logica della vendetta.
La recrudescenza dello scontro armato di questi giorni, i bombardamenti israeliani e il lancio di missili da Gaza ad opera di Hamas raccontano una convergenza di interessi delle parti in conflitto, il cui obiettivo immediato è cristallizzare la situazione, da una parte ostacolando o almeno rallentando il cambio di governo in Israele conseguente al recente rinnovo del parlamento e dall’altra impedendo di svolgere le elezioni legislative e presidenziali in Cisgiordania e a Gaza, dall’esito prevedibilmente sfavorevole all’attuale dirigenza palestinese.
Sotto il profilo strategico la destra di Benjamin Netanyahu, al governo in Israele nell’ultimo decennio, mira a mantenere aperto il conflitto con Hamas per proseguire con la politica di occupazione e annessione dei territori palestinesi, assecondando gli estremisti ultraortodossi che sognano la cacciata completa degli arabi, e arrivare ad una situazione di fatto irreversibile. E questo a costo di provocare una grave frattura nella stessa società israeliana e di mettere a rischio la convivenza tra araboisraeliani ed ebrei, come dimostrano gli scontri cruenti avvenuti in diverse città ebraiche.
L’aspirazione ad una patria del popolo ebraico è radicata in una storia dolorosa. Per secoli gli ebrei sono stati perseguitati e l’antisemitismo è culminato in Europa nella indicibile tragedia dell’Olocausto: uomini, donne e bambini schiavizzati, torturati, fucilati e gassati nei campi di sterminio nazisti. Sei milioni non hanno fatto ritorno. Negare questa verità, minacciare la sicurezza interna ed esterna di Israele, riproporre i più odiosi stereotipi sugli ebrei da parte di governanti arabi e musulmani oltre ad essere abominevole, ad evocare negli israeliani la più drammatica delle memorie, rende impossibile superare il conflitto e irraggiungibile la pace nell’intera regione.
I palestinesi, musulmani e cristiani, soffrono da decenni la mancanza di una patria. In seguito alla nascita di Israele migliaia di persone sono state sradicate dalle proprie città, costrette a lasciare le proprie case, a vivere raminghe e senza diritti nei campi profughi di Cisgiordania, Gaza e dei paesi confinanti, sopportando quotidiane umiliazioni sia dagli occupanti israeliani sia dagli stessi fratelli arabi che ne strumentalizzano la causa. Tutto ciò è intollerabile, non è possibile voltare ancora le spalle alla legittima aspirazione dei palestinesi a vedersi riconosciuti patria, diritti, libertà e dignità
Due popoli, con sacrosante aspirazioni, sono inchiodati ognuno alla propria storia e per questo sono restii a qualsiasi compromesso. Tuttavia se continuiamo solo a concentrarci su ragioni e torti, che appartengono in pari misura a tutti i contendenti, su quanto divide e non unisce, a schierarci in tifoserie contrapposte, come se il diritto e la giustizia fossero appannaggio sempre e solo di alcuni, non riusciremo a cogliere la verità, a venire incontro alle legittime richieste di entrambi e a porre le condizioni per arrivare all’unico traguardo possibile: la coesistenza pacifica e sicura.
Il governo israeliano e l’Autorità Nazionale Palestinese devono comprendere che non c’è alternativa all’abbandono della violenza, della vendetta e delle rivendicazioni sterili, devono sedersi intorno ad un tavolo, guardarsi negli occhi ed avere il coraggio di farsi costruttori di pace. È interesse del popolo di Israele, è interesse del popolo di Palestina, è interesse di tutti noi, se veramente vogliamo restare umani.
I palestinesi hanno diritto ad uno stato, ma non basato sulla tirannia. L’ANP deve garantire il rispetto dei principi democratici, i diritti personali, libere elezioni, porre fine alla corruzione dilagante e impiegare le sovvenzioni economiche internazionali per lo sviluppo e il benessere dei cittadini. Hamas, che controlla la striscia di Gaza, ha preso in ostaggio il proprio popolo, lo costringe a vivere in una prigione a cielo aperto e ha trasformato quel territorio in una rampa di lancio di missili da tirare contro Israele. Se non abbandona il terrorismo, non rinuncia all’obiettivo strategico scritto nel proprio statuto di distruggere Israele e non ne riconosce il pieno diritto all’esistenza non potrà mai essere un interlocutore.
Gli israeliani devono riconoscere con i fatti il diritto all’esistenza della Palestina, mettere fine agli insediamenti abusivi e agli espropri di terre e abitazioni arabe, consentire lo sviluppo dei territori palestinesi, smetterla con le provocazioni come negare ai palestinesi di Gerusalemme est la possibilità di eleggere i propri rappresentanti nell’ANP, peraltro in violazione degli accordi di pace di Oslo, con le ritorsioni armate e gli omicidi mirati.
La tregua raggiunta è un passo positivo, ma è una soluzione precaria e temporanea. In passato ne sono state siglate molte, a cui non è seguito un impegno fattivo per mettere fine al conflitto. È tempo che la comunità internazionale, USA e Europa soprattutto, impongano una ripresa dei colloqui tra le parti per giungere rapidamente ad una pace giusta e duratura. La soluzione dei due stati, solennemente proclamata anche in numerose risoluzioni dell’ONU, apparentemente è la più adatta a soddisfare le ambizioni di entrambi i popoli, ma in realtà è difficile da realizzare per la non continuità dei territori palestinesi, per i tanti insediamenti di coloni in Cisgiordania e soprattutto per l’intreccio inestricabile che lega luoghi e persone. Una cittadinanza comune e condivisa tra i due popoli, una regione israelo-palestinese composta da comunità locali confederate che si autogovernano nel rispetto di tutte le minoranze e le identità religiose dei gruppi che ne fanno parte potrebbero essere una soluzione alternativa e probabilmente più realizzabile.
La mia è forse l’utopia di un pacifista e obiettore di coscienza, ma bisogna osare per costruire la pace.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Movimento Giovanile della Sinistra Sezze.
_________________
Il 22 marzo, come Movimento Giovanile della Sinistra Sezze, siamo usciti pubblicamente, denunciando la malapolitica che opprimeva il paese. A due mesi dagli eventi che ci hanno spinto a prendere tale posizione riteniamo che nello scenario politico attorno a noi poco sia cambiato.
Se da una parte abbiamo riscontrato che decine di ragazze e ragazzi hanno guardato positivamente il nostro progetto credendo che formazione, dibattito e coraggio di affrontare determinate tematiche siano la strada da percorrere, abbiamo preso anche coscienza che l’individualismo sia il reale cancro della nostra comunità e che sradicarlo sia più difficile del previsto, in quanto coloro che si proclamano i paladini del cambiamento, in fondo intendano esclusivamente porre sotto i riflettori la propria immagine.
A quella che appare come una sterile critica e attacco, intendiamo accompagnare una riflessione in merito alla crisi politica ed ideologica andando a porre le nostre proposte al panorama politico che ci circonda.
Evidente è infatti la miopia di molti dei quali intendano impegnarsi nell’attività dell’arte del governo nei prossimi anni. I fenomeni sopra denunciati sono il frutto di un’analisi che non riesce ad andare oltre i confini cittadini, spesso oltre quelle che sono le mura di cinta del centro storico; questo è sicuramente dovuto dalla mancanza di formazione all’interno dei partiti e dei movimenti del XXI secolo che li ha portati ad avere come unico obiettivo il fine elettorale.
La crisi politica ha inoltre portato ad una mancanza di ricambio generazionale facendo sì che al governo del paese siano andate sempre i soliti volti che hanno dimostrato un forte conservatorismo collegato a semplici prestazioni di servizi non volti ad un cambiamento sociale, bensì ad un consolidamento della propria base elettorale. Si intravede quindi il secondo tipo di crisi che riteniamo sia presente, ossia quella ideologica.
Spesso si ritiene che ormai questo elemento sia venuto meno, eppure come Movimento Giovanile riteniamo che le contrapposizioni esistenti nel passato esistano ancora e che forse, siano più pericolose in quanto risultano ai più invisibili. Questioni come le tassazioni ai colossi digitali, la transizione ecologica, la capacità di rivedere il mondo del lavoro nei prossimi anni, la crisi economica e la capacità di saper sfruttare i fondi che arriveranno dall’Europa tramite la progettazione, sono sfide che riteniamo non possano essere affrontate con le metodologie fino ad ora attuate. Il banale esempio di promessa elettorale come la riparazione del manto stradale, deve essere parte di un progetto più ampio, probabilmente non realizzabile nel breve termine che tuttavia deve portarci verso una società migliore.
Per questo riteniamo che i partiti e i movimenti civici che proclamano di voler effettuare il cambiamento, mettano da parte le ambizioni dei singoli e inizino a collaborare cercando di sviluppare quello che riteniamo possa essere il cantiere del progressismo e che guarda chiaramente a sinistra e non a quella parte politica che nell’ultimo anno non ha mai voluto mettere la questione sanitaria come prioritaria, che va a stringere accordi con le democrazie illiberali di Ungheria e Polonia e che, negli ultimi anni si è palesata come alleato delle associazioni criminali locali e impegnata nel “piazzare” propri uomini nelle indagini per i fondi ottenuti in maniera illecita. A questa chiusura aggiungiamo anche tutti coloro che, seppur a livello nazionale dichiarano di non condividere tali ideologie, a livello locale intendono stringere legami elettorali con le medesime forze.
La miopia citata sopra riguarda anche il non saper, o peggio ancora, non voler attuare i processi di alleanze che sono ormai palesi in ambito nazionale che produrranno i primi frutti nei prossimi mesi, in particolare dopo la tornata elettorale.
Invochiamo quindi l’unità di tutti quei partiti e movimenti civici che si rifanno all’area del centro-sinistra e della sinistra, con la consapevolezza che la reale unità non si potrà raggiungere entro la prossima tornata elettorale poiché l’intenzione deve essere quella di creare solide fondamenta. Non bisogna tuttavia perdere l’opportunità di essere un’avanguardia a livello politico, dimostrando che un cambiamento all’interno della comunità setina è possibile. Sappiamo che raggiungere una sintesi in questa occasione sarà una sfida che dovrà mettere in mostra la maturità di ciascun soggetto che intenda accettare la nostra proposta, non possiamo però farci rallentare da coloro che hanno fatto sì che arrivassimo alla situazione attuale.
L’unità e la collaborazione sono fenomeni che abbiamo già riscontrato con tutte le associazioni e i singoli che in questi mesi hanno firmato il documento per ricreare il terreno fertile per ricreare un movimento di cittadini pronti a mettersi in prima linea non solo sul piano istituzionale.
Invitiamo quindi tutte le forze politiche e i singoli che si riconoscono in questo programma a dimostrare che esiste la volontà di creare una discussione sana e produttiva, siamo pronti a creare incontri ed iniziative per verificare e siamo convinti anche di provare, che ciò che è stato espresso in questo comunicato sia realizzabile.
Come Movimento Giovanile della Sinistra Sezze e quindi come giovani setini, ci rendiamo conto della proposta appena fatta, tuttavia non potevamo rimanere relegati alla semplice retorica. In conclusione, vogliamo quindi che “il pensare globale e agire locale” non sia solo uno slogan, bensì il leitmotiv della politica setina da ottobre 2021.
Alle forze politiche la scelta,
Movimento Giovanile della Sinistra Sezze
Mi ribello quando sento in giro affermare che Sezze ormai è un paese alla deriva, un paese dove regna la mafia. Mi ribello non per l'orgoglio ferito come sezzese, ma perché non è assolutamente vero. E' vera invece un'altra cosa: la piovra si sta diffondendo in tutto il territorio nazionale e locale. Sezze è stata sempre una città operosa, tranquilla, tradizionalmente progressista e, spesso, all'avanguardia nei servizi alla persona. Come si può, allora, minimamente insinuare il sospetto che improvvisamente il sentire comune dei sezzesi abbia subìto un tale tracollo morale, al punto di consentire tentativi di penetrazione malavitosa? Le parole fanno più male dei sassi. Certo: bisogna mettere in conto il clima avvelenato che precede ogni consultazione elettorale ma non fino al punto di ferire la storia millenaria e la tradizione democratica di una intera città, a causa di due episodi gravi e riprovevoli. E' la solita tecnica del "tanto peggio tanto meglio "di chi sciaguratamente vuole pescare nel torbido per convenienze personali. Le gravi vicende delle ultime settimane (lo scandalo del cimitero e l'aggressione alla vigilessa) meritano una attenta analisi e vanno doverosamente circoscritte per consentire agli Organi di Polizia e ai Carabinieri una indagine meticolosa e puntuale così da offrire alla Magistratura la possibilità di emettere la giusta sentenza. Sono fatti gravi e deplorevoli ma che hanno poco a che fare con il coinvolgimento della stragrande maggioranza della popolazione. Chi ha violato la legge ne deve rispondere davanti alla giustizia. A noi preme capire le cause di questo logoramento sociale, porvi rimedio e stroncarlo sul nascere. Il disagio giovanile, il senso ampiamente diffuso di farsi spazio e di arricchirsi ad ogni costo non conosce confini geografici. Perciò occorre una nuova resistenza e una diffusa e capillare educazione alla legalità pubblica e privata. Un taglio netto, una riscossa morale. Non servono, anzi sono dannose, le notizie sbandierate ai quattro venti che stuzzicano e sollevano sospetti generici e incontrollati. Occorre un grande sussulto di popolo e una rivolta da parte della società civile contro il degrado, contro l'indifferenza, contro la rassegnazione e il mutismo. Non servono eroi ma cittadini onesti e responsabili. Sezze, come tutte le altre città, sta vivendo una crisi di passaggio e di transizione verso un futuro incerto e indecifrabile. Non si può attraversare il mare in tempesta senza sicure e sperimentate scialuppe di salvataggio. La città deve ripartire dalla solidarietà, dalla onestà e laboriosità dei cittadini. Dal sentimento profondo verso l'accoglienza e l'inclusione del diverso. Dalla intelligenza e cultura dei propri cittadini. Col passare degli anni l'ondata liberista del fai da te, dell'individualismo e della sopraffazione, unite alla cronica scarsità delle risorse finanziarie hanno costretto le Amministrazioni Comunali a una riduzione della spesa, non riuscendo così a soddisfare le nuove esigenze della cittadinanza e, in particolare, dei ragazzi e dei giovani. Proprio adesso occorre la programmazione, la comprensorialità negli interventi, i giusti collegamenti con gli Enti regionali e ministeriali. Occorre competenza, saggezza, avvedutezza. Non si può affidare la città a politici improvvisati. La Sinistra ha governato sempre grazie al voto libero e convinto del corpo elettorale. Nessuno si scandalizzerebbe se le liste e le coalizioni di Destra dovessero vincere le prossime elezioni. Sarebbero contenti la Meloni e Salvini. Ma questo è il bello della democrazia, che consente l'alternativa . La Sinistra ha una storia da raccontare e un futuro da ricostruire. Per tanti anni siamo stati la città del buon governo in Provincia. Gli altri, chi sono? Cosa vogliono fare, al di là delle solite miracolistiche promesse elettorali? Come, con chi, per fare cosa vogliono governare questa città?
L’Amministratore Unico della S.P.L. SEZZE SPA, avv. Gian Battista Rosella, rassicura la cittadinanza e le famiglie dei dipendenti precisando che "l’iter procedurale posto in essere dal Commissario prefettizio del Comune di Sezze risponde ad un obbligo normativo teso a valutare se, in vista delle scadenze contrattuali, esistano i presupposti per rinnovare gli affidamenti in house ovvero, in caso contrario, se per gli stessi siano necessarie procedure di gara ad evidenza pubblica. Trattasi quindi di un atto dovuto". Pertanto risultano "assolutamente inopportuni riferimenti, non solo giornalistici, ad ipotetiche inefficienze gestionali da parte della S.P.L. Sezze, quale motivazione all’eventuale affidamento dei servizi a soggetti privati con conseguente privatizzazione dei servizi stessi. La gestione in house, come è noto - continua l'Au - rappresenta comunque una deroga al libero mercato e si regge su precisi presupposti giuridici ed economici. Chiaramente una inefficienza ed inefficacia dell’attuale gestione in HOUSE dei principali servizi comunali, qualora fondata, avrebbe già determinato la risoluzione dei contratti in essere da parte dell’Ente. L’Azienda, proprio in vista del rinnovo dei contratti, sta comunque predisponendo un piano industriale e specifiche relazioni per ciascun servizio, in base ai quali verranno indicate le ragioni e la sussistenza dei requisiti necessari per procedere al riaffidamento dei servizi in house-providing, relazioni che saranno in grado di confermare anche la congruità economica dei corrispettivi riconosciuti. Si rileva, inoltre, così come facilmente desumibile dalla lettura dei bilanci aziendali, che la società gode di un sostanziale equilibrio sia economico che finanziario, garantendo il regolare pagamento delle retribuzioni, dei compensi e di tutte le forniture ricevute. Si precisa, comunque, che anche la legittima scelta posta in essere dall’Ente di affidare la sola fase della riscossione coattiva all’Agenzia delle Entrate non debba essere interpretata quale conseguenza della “incapacità di riscossione” da parte della S.P.L.. Facendo riferimento ai dati dell’incassato sia ordinario sia derivante dall’attività di accertamento, si dimostra l’assoluta efficacia della gestione in house. Tutti i servizi gestiti dalla S.P.L. Sezze S.p.A. hanno sempre raggiunto un adeguato livello di efficacia ed efficienza rispetto agli standard richiesti nei relativi contratti di affidamento e l’economicità degli stessi è facilmente desumibile dal semplice raffronto dei dati con gli indici di costo nazionali. E’ auspicabile per il futuro una corretta informazione al fine di non alterare gli esiti di un processo complesso ed articolato creando infondati allarmismi tra le famiglie dei lavoratori e tra tutti i soggetti facenti parte dell’indotto economico legato all’Azienda".
A Bassiano è avvenuto un incontro molto proficuo tra Comune e organizzazioni sindacali di categoria riguardo gli indirizzi applicativi in merito al fondo dell'abitare, al superconduttori 110% e ad un protocollo in materia di edilizia scolastica. In particolare il Comune di Bassiano è le OOSS Feneal Uil, Filiale Cisl e Fillea Cgil hanno convenuto di sottoscrivere un accordo per la trasparenza, sicurezza e legalità negli appalti in programmazione al fine di creare un volano di ripresa post covid19 per lo sviluppo in abito comunale, territoriale e settoriale della cultura della trasparenza, della legalità e del lavoro sicuro. "Si è convenuto altresì - aggiunge il sindaco Domenico Guidi - di istituire e/o riattivare nello stesso ambito un Ossercatorio sugli appalti denominato Tavolo operativo, in collaborazione con gli stessi soggetti firmatari del protocollo e in collaborazione con la Polizia Locale e le figure professionali tecniche individuate e messe a disposizione dalla amministrazione comunale. Interessante anche gli approfondimenti per i programmi e le progettazione per il piano nazionale di ripresa e resilienza. Un sollecito anche a recuperare i fondi presso il ministero dall'interno delle imposte di trascrizione e dei bolli di circolazione per la sistemazione delle strade provinciali".
È disponibile a partire da oggi 20 maggio 2021, presso le librerie e nei siti per acquisti online di libri, il volume scritto dal Direttore artistico dell'associazione Le colonne, Giancarlo Loffarelli, Educare con il teatro nella didattica ermeneutica esistenziale, per le edizioni San Lorenzo di Reggio Emilia. La casa editrice voluta da Giuseppe Dossetti negli anni Ottanta del secolo scorso apre con questo libro una nuova collana dedicata ai nuovi strumenti della didattica curata da Roberto Romio per il CERFEE (Centro di Ricerca e Formazione Ermeneutica Esistenziale) “Zelindo Trenti”. La pubblicazione di questo volume cade proprio nel momento in cui la grave crisi pandemica che stiamo ancora vivendo ha prodotto, fra le tante sue conseguenze, gravi effetti sull’attività didattica. La nuova collana inizia con questo testo proprio per contribuire ad aprire il processo educativo all’esperienza e alla ricchezza dell’esperienza teatrale per rispondere alle domande che attraversano l’esistenza complicata di oggi. Il volume affronta da questa particolare angolazione le tante problematiche che in questa emergenza educativa richiedono un accompagnamento per la costruzione di una risposta. In particolare il libro di Loffarelli interroga le aree pedagogico-didattiche maggiormente significative per la prospettiva ermeneutica: quella di senso, quella dell’identità, della relazione e dell’orientamento. Aree che accompagnano ovviamente da sempre i processi educativi, ma che nelle diverse contingenze storiche assumono connotazioni particolari e diversificate. Il teatro, per sua natura, a di là delle differenze temporali, geografiche e culturali, investe queste aree con una modalità caratteristica che può risultare molto efficace.
Giancarlo Loffarelli è drammaturgo, sceneggiatore e regista. Ha insegnato “Discipline dello spettacolo” presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. È direttore artistico dell’associazione culturale Le colonne, attiva dal 1979 nel campo della ricerca teatrale e cinematografica. Svolge attività di docenza di recitazione, regia, storia del cinema e del teatro in diversi corsi di formazione per attori e per insegnanti sull’uso didattico del teatro. Ha collaborato come critico teatrale e cinematografico alla rivista “Tempo presente”, collabora con la rivista “Didattica ermeneutica”. Svolge dal 1990 attività laboratoriale sul teatro con gli alunni e i docenti dell’Istituto “Pacifici e De Magistris” di Sezze, presso il cui Liceo Classico dal 2000 insegna Storia del Teatro, del Cinema e della Musica.
In una nota diramata alla stampa locale, il commissario prefettizio del Comune di Sezze, Raffaele Bonanno, interviene sull'episodio di violenza contro l'agente della Polizia Locale di Sezze.
_______________________
“Questa amministrazione esprime ferma condanna per l’episodio di violenza di cui nei giorni scorsi è rimasta vittima un’agente della Polizia municipale che svolgeva il proprio dovere. A tale proposito si tiene a precisare che i recenti fatti di cronaca che hanno visto pubblicamente esposti dipendenti del Comune di Sezze, al di là di eventuali responsabilità dei singoli, che saranno accertate dai competenti organi giudiziari, nulla hanno a che vedere con coloro i quali, con o senza una divisa, rappresentano questa amministrazione e che meritano il rispetto di tutti per l’impegno, la serietà e l’onestà con i quali svolgono il loro lavoro. Respingo, pertanto, quale attuale rappresentante di questa amministrazione di Sezze, qualsiasi generalizzazione, che lungi dal ricercare verità e giustizia, getta indiscriminatamente ombre sull’operato di chi quotidianamente si prodiga per l’interesse pubblico ed il bene comune”.
Un esempio da seguire. Il progetto di collaborazione tra l’ISISS “Pacifici e De Magistris” di Sezze, la Sts Basket l’Ads Pallavolo, due storiche società sportive, è stato presentato in diretta streaming sui social delle due storiche società sportive e tutti ne hanno sostenuto la validità non solo sportiva, ma anche culturale e sociale. Oltre a Massimiliano Porcelli, presidente di entrambi i sodalizi sportivi, e Anna Giorgi, dirigente dell’Istituto scolastico, sono intervenuti Claudio Romano, presidente provinciale Fipav, Raffaele Imbrogno, professore di giochi sportivi presso l’ateneo Foro Italico di Roma, Massimiliano Di Maria, membro del consiglio regionale della Fip, Stefano Persichelli presidente regionale Fip e Flavio Tranquillo, giornalista e “voce” della Nba su Sky Sport. Un’ora di interessante confronto su un’iniziativa che non può e non deve essere inquadrata solo in un ambito sportivo: “Restiamo convinti che la risposta migliore a questa epoca di difficoltà e di cambiamenti – ha spiegato Massimiliano Porcelli – sia un deciso cambio di prospettiva e un approccio di tipo ‘comunitario’. Per questo motivo crediamo che la scuola possa rappresentare il più autorevole elemento di raccordo di un progetto plurisettoriale, che coinvolge nel giusto modo le associazioni sportive e non solo del territorio e che consenta alla stessa scuola di entrare a pieno titolo nelle loro dinamiche educative”. Dello stesso avviso i rappresentanti provinciali e regionali delle due federazioni interessate, così come, in un discorso allargato anche all’ambito nazionale, hanno convenuto che di sfida sociale e culturale si tratta, anche Raffaele Imbrogno e Flavio Tranquillo nei rispettivi interventi. Da settembre, alla ripresa delle attività agonistiche, le due società sportive cambieranno nome: si chiameranno rispettivamente ISISS “Pacifici e De Magistris” Basket e ISISS “Pacifici e Magistris” Pallavolo e, come nei college americani, svolgeranno le proprie attività all’interno dello stesso Istituto. L’intervento prevede inoltre: la condivisione dei principi educativi, l’avvio di corsi per ufficiali di campo, arbitri e dirigenti, la realizzazione di un Centro di educazione al benessere, l’apertura di uno Sportello d’ascolto per adolescenti e famiglie e l’organizzazione di grandi eventi per lo sport. Alla fine della presentazione del progetto, è intervenuta Anna Giorgi che, dopo aver ringraziato le due società sportive per la disponibilità e la sensibilità dimostrata, a nome della scuola, si è detta pronta a raccogliere la sfida, anche sotto il profilo “strutturale”, mettendo a disposizione risorse e capacità gestionali affinché il coinvolgimento sia sempre maggiore e si possa arrivare ad ottenere un vero e proprio polo sportivo, non nascondendo l’ambizione di inserire all’interno degli indirizzi dell’Istituto o anche il Liceo Sportivo, che permetterebbe di ragionare a medio-lungo termine su tante altre iniziative.
Il gruppo Biancoleone di Sezze, nello spirito di collaborazione, ha inviato una lettera al commissario prefettizio Raffaele Bonanno relativamente alla rigenerazione urbana citata nel DM del 2 aprile 2021. E lo fa proprio per evitare che il Comune di Sezze perda altri finanziamenti come avvenuto nel passato. Il Ministero dell’Interno ha stanziato complessivamente 8,5 miliardi di euro che dal 2021 al 2034 riguardano la manutenzione e il riuso di aree ed edifici pubblici. Entro il 4 giugno 2021 tutte le richieste devono essere redatte ed inviate. “Il comune di Sezze - si legge nella nota firmata da Serafino Di Palma e Paride Martella – può presentare richieste di contributo per 5 milioni di euro per singole opere o insiemi coordinati di interventi, anche per l’elenco delle opere incompiute. Il Gruppo Biancoleone ritiene che ai fini della legislazione sulla rigenerazione urbana possono essere messe a finanziamento le seguenti opere: Monastero delle Clarisse, Anfiteatro di Sezze, palazzo Comunale, Casale Parco dell’Anfiteatro, Palazzo Rappini, palazzo Pitti”.
Altro...
Amo la mia città e sono orgoglioso delle mie radici.
Sezze è terra ricca di storia, di una cultura millenaria e dalla identità forte, è abitata da persone laboriose e tenaci, dai valori solidi e radicati, è capace di accoglienza, generosità e solidarietà straordinarie. Nessuno da noi è considerato straniero, diverso e fatto sentire persona non gradita. Alla diffidenza iniziale, inevitabile in una piccola comunità dove tutti si conoscono, cede subito il passo un sentimento autentico di condivisione, rispetto e inclusione. Campanilismo, grettezza, spocchia e preconcetti ci sono estranei, non ci appartengono contrariamente a quanto si potrebbe pensare a prima vista. L’essere distesa su una collina dei primi contrafforti dei Monti Lepini, con alle spalle la cima aspra del Semprevisa e affacciata sulla piana sterminata che si spinge verso il mare e si perde nell’infinito dell’orizzonte, rende Sezze e i suoi abitanti capaci di sguardi lunghi che superano le piccolezze e oltrepassano il contingente, soprattutto li fa amanti ostinati della libertà, refrattari a vincoli, catene e costrizioni di qualsivoglia genere.
Nella nostra lunga storia non abbiamo conosciuto signori e feudatari e, a causa della nostra indole ribelle, anarchica e libertaria, siamo sempre stati un libero comune, guardati con sospetto ma anche rispettati dal Papa Re, resistenti al totalitarismo fascista, la più grande sciagura del secolo scorso che sangue e distruzione ha seminato in Italia. Durante l’occupazione nazista abbiamo difeso i nostri concittadini di religione ebraica, li abbiamo nascosti rischiando personalmente, ma nessuno di loro è finito nei campi di sterminio.
Possediamo l’originalità di un dialetto che per noi è lingua, identità e appartenenza, ricco di suoni e sfumature, di modi di dire dall’immediata efficacia espressiva, trasudante vissuti ed esperienze, forgiato nella fornace di una quotidianità fatta di lavoro duro e di voglia di riscatto.
Siamo fieri di aver dato i natali a donne e uomini illustri, artisti, santi e intellettuali, i quali hanno lasciato l’impronta forte del loro passaggio non soltanto negli annali della storia locale e anche oggi siamo patria di eccellenze in diversi campi.
Possediamo uno straordinario passato, soprattutto possiamo contare su un presente ricco di valori ed opportunità. Tuttavia non siamo e soprattutto non ci consideriamo una comunità perfetta, tutt’altro. Compiacerci in una sterile autoreferenzialità ci è estraneo. Abbiamo tantissimi difetti, alcuni inqualificabili e imperdonabili, limiti gravissimi e i nostri più inflessibili e feroci critici siamo da sempre noi stessi. Insomma non siamo esenti dalle miserie umane e nella nostra comunità, accanto alla stragrande maggioranza di uomini e donne serie e oneste, vivono persone di cui ogni città o borgo farebbe volentieri a meno, esempi riprovevoli di una umanità storta, anche se purtroppo inevitabile. Costoro non ci rappresentano, non ne siamo fieri, soprattutto conviverci ci costa parecchio. Pur rigettandone azioni, scelte e contegni, non ne sconfessiamo l’esistenza, non fingiamo con grandissima e becera ipocrisia che non fanno pienamente parte di noi, non li nascondiamo come la polvere sotto il tappeto, anzi li combattiamo per quello che possiamo e ci compete a viso aperto.
Le recenti vicende giudiziarie hanno toccato nel profondo Sezze, lasciandola stordita, esterrefatta e incredula. Avremmo preferito guadagnarci l’onore delle cronache per le nostre pregevolezze e certamente non per vicende abiette, rispetto alle quali proviamo unicamente sentimenti di rabbia, rifiuto e condanna. La nostra è una terra aspra e siamo abituati alle difficoltà, perciò non conosciamo remissività e rassegnazione, anzi proprio nelle contrarietà siamo capaci di dare il meglio di noi stessi e di dimostrare una straordinaria capacità di riscatto.
È per questo motivo che non hanno fatto bene i conti quanti, approfittando di eventi inqualificabili e disdicevoli, di condotte delinquenziali emerse grazie all’azione meritoria della magistratura, invero per nulla diverse da quelle avvenute in tanti altri luoghi, pensano di umiliarci, di additarci al pubblico ludibrio, di dipingerci come un covo di dannati, di delinquenti dediti alle peggiori turpitudini, una comunità omertosa e addirittura mafiosa, ricorrendo a ricostruzioni distorte, senza alcun riscontro e in alcuni casi perfino contrastanti con le risultanze degli atti giudiziari. Non basta paludarsi con il manto di campioni dell’informazione per nascondere le finalità perseguite, assai distanti dal raccontare la verità. Amo scrivere e ritengo l’informazione un baluardo della democrazia, da difendere ad ogni costo, sempre e comunque, ma consentimi di dire con estrema franchezza che il giornalismo è altro dal fare illazioni, allusioni e pettegolezzi, ha ben altro spessore qualitativo. Esempi luminosi di professionalità cui ispirarsi e da cui imparare ce ne sono tanti e di altissimo profilo. I monologhi da predicatori fanatici, il non prevedere un minimo di contraddittorio, l’esclusione aprioristica di voci altre e dissenzienti rispetto alla vulgata propinata, l’apostrofare con epiteti irridenti e offensivi quanti osano criticare, paventare l’intervento di polizia e magistratura brandendolo come una clava per zittire, la gogna mediatica a cui tanti sono stati esposti per giorni immotivatamente o comunque in base a letture parziali delle carte processuali, la non comprensione di alcuni passaggi procedurali del lavoro della magistratura raccontano una approssimazione e un qualunquismo al limite del grottesco.
Nessuno vuole qui difendere chi ha sbagliato, chi ha violato la legge o si è dimostrato inadeguato per superficialità, incapacità e incompetenza. Lungi da me una anche solo pensarlo. Ognuno dovrà rispondere delle proprie responsabilità e pagare il fio per i propri errori, ove verrà accertato che ne ha commessi: è la legge e la giustizia e non ci possono e devono essere sconti o alternative. Tuttavia trascinare nel fango una intera comunità, non avere remore di sorta a sacrificare l’onore e la reputazione fosse anche di una sola persona innocente è qualcosa di eticamente e moralmente riprovevole. Pensare di costruire le proprie fortune sul dileggio degli altri è barbarie.
Se mentalità aperta e tolleranza ci contraddistinguono, non si deve commettere l’errore di credere che siamo disponibili a restare inerti di fronte a simili affronti.
Sicuramente offrirò il fianco a critiche di ogni sorta, sarò destinatario degli strali infuocati dei soliti benpensanti, detentori esclusivi della moralità, correrò il rischio di essere esposto anche io alla gogna mediatica, magari da parte di quanti si fanno forti di posizioni e ruoli. Poco importa.
Sono convinto che solo la verità ci rende liberi.
5,3 mln per la RSA a Sezze: una grande opportunità
Scritto da Vincenzo Mattei
Non deve passare in sordina la delibera della ASL di Latina n. 515 dell’11 maggio 2021, approvata con il parere favorevole del Nucleo di Valutazione della Regione Lazio. Con essa si approva lo stato di fattibilità tecnica ed economica per realizzare la RSA presso l'Ospedale di Sezze e vengono stanziati ben 5,3 milioni di euro. Non sono poca cosa ma un grosso investimento dovuto all' impegno assunto e sostenuto con determinazione dal consigliere regionale on. Salvatore La Penna. Le RSA nascono in Italia a metà degli anni '90, come strutture non ospedaliere a carattere sanitario, per ospitare per un certo periodo o, in caso di bisogno, per sempre le persone anziane non autosufficienti, bisognose di cure specifiche da parte di medici specialisti. Esse, infatti, assicurano assistenza infermieristica h.24; la presenza di esperti socio-sanitari per consentire ai pazienti lo svolgimento delle attività quotidiane; l’assistenza riabilitativa ad opera di psicologi, fisioterapisti, educatori professionali; le attività di animazione e di socializzazione; i servizi di ristorazione, di pulizia personale e di lavanderia. L'assistenza medica è garantita da un Direttore sanitario, preferibilmente geriatra. Si tratta, dunque, di una struttura basata su princìpi innovativi e inclusivi, aperta al territorio, con il coinvolgimento delle famiglie e dotata di spazi accessibili anche a utenti esterni. Una opportunità non più rinviabile per consentire una vita serena e dignitosa a una fascia sempre più numerosa di persone, che, dopo i sessanta anni, si sentono soli, abbandonati e privi delle cure necessarie. La società moderna, purtroppo, considera gli anziani un peso e un fardello inutile e improduttivo e molto spesso non si cura di loro. Sezze ha una lunga tradizione nella cura e nella assistenza agli anziani. L'anziano è stato sempre al centro dell'attenzione e dell'intervento della Amministrazioni comunali che si sono succedute nei decenni passati. Chi non ricorda il vecchio Ospizio in fondo al viale dei Cappuccini? Chi non ricorda il loro trasferimento nella Divisione ospedaliera di Geriatria, presso i locali del vecchio Orfanotrofio, sempre in via dei Cappuccini, grazie alla mobilitazione della comunità locale? Sarebbe opportuno che i nostri giovani venissero a conoscenza di questa tradizione antica e nobile, fatta di sensibilità e solidarietà profondamente radicata nell'animo dei sezzesi. Allora la Divisione di Geriatria era oggetto di ammirazione e di esempio per tutta la Regione Lazio! L'approvazione dello studio di fattibilità da parte della ASL è soltanto un primo passo, ma molto importante, per la realizzazione della RSA. Come in tutte le vicende umane, adesso occorre impegno, capacità e passione civile per portare a termine e realizzare in tempi brevi tale opera.
Il Circolo del Partito Democratico di Sezze prende parola in merito agli ultimi fatti di cronaca che hanno colpito la comunità di Sezze.
Ecco il comunicato stampa del partito guidato dal segretario Daniele Marchetti.
____________________________
Le vicende giudiziarie che hanno investito la nostra comunità cittadina in queste settimane, raccontano uno spaccato assai preoccupante ed articolato, di fronte al quale tutti siamo chiamati ad interrogarci e ad assumere posizioni forti ed inequivocabili.
Il Partito Democratico condanna con fermezza e senza appello ogni forma di illegalità, di violenza, di violazione delle regole essenziali dell’amministrazione pubblica e della civile convivenza. Siamo come sempre fermamente a fianco delle Forze dell’Ordine e della magistratura, cui soltanto spetta il compito di accertare i fatti, le responsabilità e di sanzionare le condotte illecite.
I noti atti non incarnano assolutamente l’autentico sentire e modo di essere dei cittadini di Sezze e pertanto respingiamo con forza le generalizzazioni, le strumentalizzazioni e le forzature con le quali, da più parti, si sta tentando di gettare discredito su una intera città e sulla nostra comunità.
La nostra è una comunità laboriosa e solidale, accogliente e rispettosa delle persone, capace di grande generosità e spirito di servizio, intessuta di valori forti e di specchiato rigore etico-morale. In questi anni il tessuto sociale comunitario ha subito profonde trasformazioni, sia dal punto di vista sociale che economico, su cui è necessaria una approfondita ed articolata riflessione; ma la nostra identità non è venuta mai meno così come la consapevolezza della nostra storia, basi fondamentali per affrontare e vincere le sfide del futuro.
È aumentata la domanda di tutela dei cittadini e di più elevati standard di sicurezza, a cui le amministrazioni di centrosinistra hanno cercato di dare adeguate risposte. A differenza di quanti hanno solo alimentato strumentalmente le paure delle persone, negli ultimi anni sono state messe in campo azioni concrete, chiedendo alle istituzioni competenti e alle istituzioni politiche, una maggiore attenzione al nostro territorio, con atti formali anche dello stesso Consiglio Comunale.
L’auspicio è che nelle prossime settimane vi sia la possibilità di una discussione articolata, rigorosa ma serena e scevra da strumentalizzazioni politiche sui fatti che hanno toccato la nostra comunità per il bene della democrazia e nell’interesse di tutti i cittadini.
A 200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte, avvenuta il 5 maggio 1821 sull’isola di Sant’Elena, il mondo delle istituzioni culturali ha dato inizio a un ciclo di eventi per celebrare il grande Imperatore dei Francesi. Con l’occasione, la classe IVB Cucina, dell’Istituto Alberghiero di Sezze, durante le ore di Storia, ha potuto approfondire alcuni aspetti inediti della vita di Napoleone attingendo ai recenti studi pubblicati per il Bicentenario, che hanno rivelato fatti poco noti della vita di Bonaparte. La scoperta di aneddoti sui suoi lussuosi banchetti parigini e le ricette in voga nella sua corte hanno fatto il resto. L’idea di riproporre un menu d’epoca, con piatti amati dall’Imperatore, ha portato gli alunni a immaginare di essere parte della Brigata di Cucina dello Chef de Cuisine Bailly e dello Chef Pâtissier Vicair. Gli alunni, basandosi su ricette originali, hanno riprodotto così un banchetto parigino immaginato presso il Giardino delle Tuileries e indetto per la celebrazione della Battaglia delle Piramidi, che ha consentito loro di immergersi anche nell’epopea della Campagna d’Egitto e delle scoperte sensazionali della Commission des Sciences et des Arts. Hanno riprodotto così la Stele di Rosetta e le Piramidi in pasta di zucchero dando vita a un progetto interdisciplinare che ha visto coinvolte diverse discipline tra l’entusiasmo e l’emozione degli alunni, del corpo docente e della Dirigente Scolastica.