In una nota il consigliere regionale Salvatore La Penna annuncia l'approvazione di uno studio di fattibilità per la realizzazione di una RSA presso l'ex nosocomio San Carlo di Sezze.
Ecco la nota di Salvatore La Penna
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Con la delibera 515 dell’11 Maggio la Asl di Latina ha approvato lo Studio di Fattibilità Tecnica ed Economica delle attività edili ed impiantistiche propedeutiche alla realizzazione e attivazione della Residenza Sanitaria Assistenziale presso l’immobile dell’ex Ospedale di Sezze. Il costo complessivo del finanziamento è pari a 5,3 milioni di euro, con parere favorevole espresso dal Nucleo di Valutazione Regionale. Questo passaggio importante è frutto del lavoro sinergico fra territorio, Asl e Regione Lazio. Per la struttura ospedaliera di Sezze il cospicuo finanziamento può rappresentare una grande opportunità di ricostruzione, riattivazione e rilancio, insieme al potenziamento dei servizi della Casa della Salute. Continueremo nei prossimi mesi ad impegnarci affinché questo ed altri importanti obiettivi già programmati per il nostro territorio, su cui abbiamo lavorato con determinazione, si concretizzino in breve tempo.
Salvatore La Penna
“Rimettiamoci tutti a fare con semplicità il nostro dovere. Chi ha da studiare, studi. Chi ha da insegnare, insegni. Chi ha da lavorare, lavori. Chi ha da combattere, combatta. Chi ha da fare politica attiva, la faccia, con la stessa semplicità di cuore con la quale si fa ogni lavoro quotidiano. Madri e padri attendano a educare i loro figlioli. E nessuno pretenda di fare meglio di questo, perché questo è veramente amare la Patria e l’umanità” (Aldo Moro)
Queste parole, pronunciate da Aldo Moro nel 1944 e rivolte ad una Italia ridotta in macerie, materiali e morali, dalla dittatura e dagli orrori della guerra nazifascista, possiedono un’attualità straordinaria, sembrano scritte per questo nostro tempo in cui la pandemia ha stravolto le nostre esistenze e messo in discussione le nostre certezze, sono uno sprone a non perdere la fiducia e la speranza anche quando le difficoltà paiono soverchiarci e travolgerci, ad assumerci la responsabilità, personale e collettiva, di farci protagonisti del destino comune attraverso i piccoli gesti della quotidianità, artefici di un tutto che ognuno di noi deve concorrere a costruire. L’impegno e la determinazione delle donne e degli uomini che in quel frangente storico si cimentarono nell’impresa difficile di ricostruire il tessuto sociale, culturale ed economico del nostro paese, di restituire all’Italia la dignità e il giusto ruolo tra le nazioni sono un modello a cui guardare ed ispirarci. Indiscutibilmente nel nostro presente avvertiamo un limite importante, l’assenza di figure alte di riferimento, di apprezzata e riconosciuta autorevolezza e caratura politica, etica e morale, capaci di proporsi come guide della comunità per l’autenticità dei valori democratici professati, il forte senso delle istituzioni e il perseguimento esclusivo del bene comune.
Figure come quella di Aldo Moro, le sue profonde convinzioni cristiane, il suo senso della laicità dello stato, le sue intuizioni politiche che ne hanno caratterizzato il lungo impegno nelle istituzioni a partire dall’Assemblea Costituente, la sua intelligenza e acutezza nel saper anticipare e comprendere le evoluzioni e le trasformazioni socio-culturali in atto nel corpo vivo della nazione, la sua capacità di approntare risposte e mettere in campo strumenti e soluzioni strategiche per governarle al meglio e indirizzarle al perseguimento degli interessi generali, possono e devono rappresentare un punto di riferimento fondamentale, un patrimonio importantissimo di idealità e valori cui attingere, una lezione etica e politica permanente e insuperata, anche e soprattutto a livello metodologico, per costruire insieme l’Italia del futuro.
Purtroppo intere generazioni conoscono Aldo Moro unicamente per la strage di via Fani, il suo sequestro ad opera delle Brigate Rosse, i terribili 55 giorni della prigionia, le foto che lo ritraggono con la stella a cinque punte alle spalle, il ritrovamento del suo corpo nella Renault 5 in via Caetani, a due passi dalla sede del PCI in via delle Botteghe Oscure e della Democrazia Cristiana in Piazza del Gesù, e non per essere stato uno dei più grandi statisti italiani. Il suo martirio per mano brigatista lo rese un personaggio popolare ed emblematico, come mai era stato negli anni precedenti, quando veniva presentato come un fumoso ideologo democristiano, dal linguaggio involuto, attento agli equilibri tra le correnti per tenere insieme il composito partito di cui faceva parte sin dalla fondazione. Aldo Moro invece è stato uno dei pochissimi politici dotati di autentica visione strategica, portatore di un progetto democratico e sociale che partiva da una analisi realistica della società italiana, destinato a svilupparsi lungo interi decenni e finalizzato al progressivo allargamento della base sociale dello Stato, mediante il coinvolgimento di strati sempre più ampi di cittadini nel governo del Paese. Nella sua elaborazione culturale e politica Aldo Moro è stato sempre attento a muoversi nel solco della storia che è in divenire e non si è mai lasciato irretire dall’illusione di poterla piegare e assoggettare a ideologie e progettualità astratte. Il rafforzamento delle istituzioni democratiche, il governare la modernizzazione e l’accompagnare le trasformazioni, aiutando la società su cui erano destinate ad incidere a metabolizzarle, sono state la cifra qualificante la sua azione politica. Aldo Moro è stato il paziente costruttore delle condizioni per la partecipazione prima dei socialisti e successivamente, con la terza fase e le cosiddette “convergenze parallele”, dell’inclusione nell’area di governo del PCI. Un passaggio questo che riteneva assolutamente necessario per non disperdere una risorsa essenziale della democrazia italiana, cioè la sua articolazione in maturi partiti di massa capaci di modulare, formare ed indirizzare l’opinione pubblica in una matura democrazia dell’alternanza. Nella sua visione dovevano coesistere momenti di unità nazionale per evitare ai partiti di arrendersi alle sirene del populismo e momenti di competizione e di alternanza al potere, in modo così da favorire il ricambio della classe dirigente e il coinvolgimento di nuove energie provenienti dalla società civile.
La frase di Aldo Moro: “datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente” sintetizza la sua visione della politica e il grande rigore morale che ha sempre contraddistinto il suo impegno nelle istituzioni e all’interno del suo partito, non solo nella elaborazione teorica di possibili scenari futuri, ma anche e soprattutto nella gestione concreta del potere, quando è stato chiamato a ricoprire incarichi e responsabilità di governo. La distanza che separa questa sua concezione del governo del paese, improntata al ragionamento e alla verità, da larga parte della politica odierna è abissale. Inseguire e conquistare un consenso elettorale sempre più ampio, ma non essere portatori nemmeno di un atomo di verità, cioè di un minimo di visione del futuro del paese, rimanere schiacciati sul presente, adagiarsi sull’esistente e non essere in grado di avanzare proposte coraggiose e autentiche di cambiamento, rende il consenso conquistato perfettamente inutile e perdenti quanti lo hanno ottenuto.
Aldo Moro è stato uno dei più grandi protagonisti di una lunga fase della storia dell’Italia repubblicana, nella quale la politica era veramente capace di rappresentare la società e nell’interpretazione della complessità, nel dialogo rispettoso della pluralità e della diversità, nell’inclusione e nella progettualità partecipata ricercava le ragioni dello stare insieme tra cittadini.
Nell’anno 2005 veniva presentato presso il Consorzio Industriale Roma Latina il progetto esecutivo per la realizzazione di una pista ciclabile lunga 50 chilometri che partendo da Velletri terminava il suo percorso fino a Sonnino attraversando diversi comuni del comprensorio dei Monti Lepini. Protagonisti di questo progetto furono la Regione Lazio e la Comunità Montana nonché i comuni interessati dall’attraversamento della pista ciclabile. Il movimento Impronta Setina ne ricorda l'iter per chi non avesse memoria, considerando che si trattava di un progetto che partiva da un’idea della primavera del 2000 proprio dal Comune di Sezze (per il tratto interessato dal proprio territorio).
L'ITER DEL PROGETTO DAL 2000
“A capo di tale iniziativa troviamo Di Palma, presidente della commissione assetto del Territorio, che, grazie alla collaborazione dell’allora assessore all’Urbanistica, Ing. Spadini, ed al presidente della commissione settori produttivi, Ceccano, portò all’attenzione del consiglio comunale setino tale proposta; proposta che veniva recepita e così accolta dal consiglio comunale (Sindaco Siddera). In particolare, in data 28 aprile 2001, il Comune di Sezze presentava alla Regione Lazio delle schede progettuali con richiesta di finanziamento e chiedeva alla Ferrovie dello Stato S.p.A. l’autorizzazione all’uso del sedime ferroviario per la realizzazione del progetto. Sul fine del 2001, del progetto del Comune di Sezze, avviato su iniziativa del consigliere Di Palma, si interessò la Comunità Montana con l’intento di coordinare un progetto intercomunale per percorsi turistici, enogastronomici e piste ciclabili con riuso di sedi ferroviarie, caselli, manufatti e immobili nel tratto di sedime ferroviario in disuso ex linea Velletri – Terracina e aree limitrofe. In particolare, la Comunità Montana prendendo atto che già da parte di alcuni Comuni erano avviate specifiche iniziative per la progettazione di piste ciclabili su sedime ferroviario linea dismessa Velletri – Terracina proponeva una collaborazione agli stessi per la elaborazione di una progettazione coordinata da presentare possibilmente in modo uniforme a valere su fondi CEE (Agenda 2000) ovvero su fondi nazionali e regionali, cofinanziamenti da parte di Enti Locali e finanziamenti privati (“progetto intercomunale”). Il primo impegno del coordinamento creato era quello di definire, anche in ragione dei progetti già elaborati dai Comuni di Sezze, Priverno, Sermoneta e Sonnino, uno schema di percorso che, oltre al tratto ferroviario, comprendesse raccordi con strade rurali, sentieri, argini di canali e fiumi, in modo di poter realizzare un tracciato sicuro e protetto. Il punto di forza in quel momento è che non si partiva da zero ma da una progettazione assai avanzata da parte di molti Comuni (in primis Sezze) che avevano già peraltro presentato alla Regione Lazio le proprie richieste di finanziamento. Diverse furono le iniziative prese al tempo per il coordinamento operativo, programmazione e progettazione nonché per l’individuazione delle fonti di finanziamento locali, provinciali, regionali, nazionali e comunitari. Nel mese di giugno dell’anno 2001, la Comunità Montana dei Monti Lepini, con domanda di finanziamento a valere sul fondo regionale per la progettazione, richiede il finanziamento alla Regione Lazio.“- La pista ciclabile interesserà i Comuni di Velletri – Cisterna – Cori – Sermoneta – Sezze – Priverno – Sonnino. La pista nascerà sul sedime della linea ferroviaria in disuso tratta Velletri – Priverno. La pista avrà una dimensione di circa 60 km. di lunghezza e tra i 3 e 4 mt. di larghezza; - Costo complessivo £ 1.188.721.121” Nell’anno 2003, la Regione Lazio determinava di “impegnare sul capitolo n. C12503 – esercizio finanziario 2003, la spesa di € 439.615,46 in favore della Comunità Montana dei Monti Lepini, quale contributo regionale per la redazione del progetto preliminare, definitivo ed esecutivo denominato “Pista ciclabile Velletri – Priverno” – cfr. determinazione n. B2378 del 30.10.2003. Tutto quindi iniziò nell’anno 2000, grazie all’iniziativa di alcuni esponenti politici locali che, già a quel tempo, furono lungimiranti ed acuti nel comprendere l’importanza della valorizzazione del nostro territorio comunale".
Un vecchio articolo che parlava dell'iniziativa
LA SITUAZIONE ATTUALE
Nonostante l’iter amministrativo avviato per la realizzazione dell’opera (sia a livello comunale che intercomunale), dal progetto non si è mai passati alla sua effettiva realizzazione seppure, inoltre, furono diverse le occasioni; per quanto riguarda il progetto di Sezze, questo veniva, perfino, riportato nell’atlante nazionale di Trenitalia ed il Comune di Sezze, in accordo con la Direzione distrettuale delle Ferrovie dello Stato, ottenne i dati catastali della proprietà demaniale di competenza F.S.. Per ragioni di varia natura non si riuscì, infatti, a dare corpo alle aspettative del territorio (problemi per il coordinamento dei diversi Comuni e delle diverse scelte politiche locali orientate verso ben altri obiettivi – vincoli ambientali e terreni da espropriare su alcuni tratti interessati dal progetto intercomunale, ad eccezione per il tratto di Sezze) tanto che ad oggi il progetto è inserito, ad esempio, nel “Contratto di Fiume” sottoscritto da tutti i Comuni interessati. Conseguentemente, per Sezze, che aveva già avviato il suo progetto nell’anno 2000, il tratto interessato (ex S.S. 156 Monti Lepini) è rimasto come tale finanche ad essere abbandonato al totale degrado con l’apertura del nuovo tratto di strada della S.R. 156 Monti Lepini.
Rifiuti abbandonati sul tratto interessato
NEL 2018 LA PROPOSTA DI IMPRONTA SETINA
"La nostra proposta - leggiamo nella nota - è stata accolta con particolare favore dai cittadini tanto che la stessa è stata peraltro accompagnata da una petizione popolare sottoscritta e protocollata al Comune di Sezze in data 31.05.2018. Da quella data ci stiamo attivando per rendere effettivamente realizzabile l’idea. Il tracciato che il nostro progetto propone, tiene conto del rispetto, il più possibile, dell’esistente e della rivalutazione di un’area, arricchendola e mettendola a disposizione della comunità intera. L’intervento è stato pensato ed orientato alle scelte quasi obbligate del tracciato facendo uso, per la sua quasi totalità, di aree del demanio pubblico (ramo Ferrovie e Acque pubbliche), delle opere esistenti quali, la sponda del fosso Brivolco, i tronchi stradali dismessi, la vecchia sede della ferrovia a binario unico, Velletri - Terracina. Con gli Enti proprietari si dovrà provvedere alla stipula di accordi di programma non gravosi per nessun ente, tanto meno che per il Comune di Sezze. Il percorso, per una lunghezza di circa Km. 4+700, interessa la sponda in sinistra del Fosso Brivolco dalla Migliara 45, al Cavalcavia realizzato in località denominata Cesarini, quindi attraversando la viabilità ordinaria, Via Veneto, si collega con il tratto della vecchia sede ferroviaria abbandonata, denominata ex ferrovia Velletri – Terracina. Tratto ferroviario interessato dall’altezza del Lago Mole Muti, alla località denominata Pantaniglio. Con questi presupposti intendiamo avviare da subito un confronto con il Comune di Sezze (con il Commissario, un domani con il futuro Sindaco eletto) nonché cooperare con tutti coloro che interessati (persone, associazioni e politici del territorio senza alcuna distinzione di appartenenza politica) volessero offrire il proprio contributo per rivitalizzare ed aggiornare il nostro progetto (magari anche riprendendo il progetto avvitato dal Comune di Sezze nell’anno 2000) proponendo così nuove e originali idee per valorizzare il nostro territorio con l’effettiva cantierizzazione di una pista ciclopedonale nel vecchio tratto dell’ex S.S. 156 Monti Lepini; convinti che tale iniziativa sia il modo migliore per risaltare quanto offerto dal nostro territorio (siti naturalistici: Lago Mole Muti; siti archeologici/storici: Monumento Naturale Orme di Dinosauro – sito archeologico “Le Grotte) e creare finalmente i presupposti per poter offrire un itinerario fruibile da tutti (sportivi e famiglie) ed anche turistico, agevolato dalla vicinanza della stazione di scalo della linea ferroviaria Roma – Napoli. Iniziamo a recuperare le aree del nostro Paese ed il resto verrà da sé".
Il progetto di Impronta Setina
Momenti di panico a Sezze lungo Viale Guglielmo Marconi a causa di una macchina in fiamme. L'auto, una mercedes classe A, in sosta provvisoria davanti un esercizio commerciale, ha preso improvvisamente fuoco nel motore davanti agli occhi del proprietario, probabilmente per un cortocircuito. Sul posto gli agenti della Polizia Locale.
Riceviamo e pubblichiamo l'ultimo comunicato stampa del Comitato Belvedere-Murodellatèra con il quale si annuncia la fine delle attività dello stesso comitato spontaneo nato all'indomani dell'inizio dei lavori (maggo 2019).
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Finalmente è stato rimosso il cantiere dal Belvedere di S. Maria ed è stato ripristinato lo stato dei luoghi al Murodellatèra a Sezze.
Al termine di una storia troppo lunga (2 anni!!!) che si è rivelata anomala e sbagliata fin dall’inizio, dopo fiumi di parole e di inchiostro che non hanno bisogno di altri commenti, oggi si è chiusa una vicenda che ha intrattenuto e interessato la cittadinanza, dividendola anche in fazioni. Dopo lettere, articoli di stampa, comunicati e commenti social, incontri preliminari riservati, dibattiti pubblici, annunci, un consiglio comunale dedicato, question time, colloqui riservati, silenzi ostinati, trattative varie, ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato, sentenze, conferenze dei servizi, delibere e determine comunali, da domani chiunque potrà tornare ad affacciarsi dal Murodellatèra liberato.
Premessa: non ha vinto nessuno, ha perso la città.
Non è questo il momento di festeggiamenti o del redde rationem.
Ci teniamo a premettere che non ci sentiamo certo i vincitori; siamo nati d’impulso, dopo aver visto il cantiere con la grande buca e letto le prime carte, a difesa di un luogo. Convinti fin da subito della irregolarità dell’iter tecnico-amministrativo intrapreso, abbiamo cercato di informare la cittadinanza di cosa stava succedendo a due passi dalla Cattedrale e di convincere gli amministratori a desistere dal progetto.
Non è stata una battaglia “contro” qualcuno, tantomeno contro il Santo Patrono, come provocatoriamente si è voluto far credere. Come abbiamo sempre detto, non c’entra la Fede o direttamente la religione in questa vicenda, per questo Comitato si è trattato esclusivamente di esercitare un diritto-dovere individuale e collettivo di cittadinanza, di battersi civilmente (senza mai ricorrere ad atti fuori legge o ricorsi giudiziari) per la conservazione di un Bene pubblico paesaggistico unico nel suo genere, in pieno centro storico.
Ci teniamo a ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto la nostra attività e che fattivamente si sono spesi, ognuno per quanto possibile (anche alcuni amministratori e tecnici comunali), per evitare un nuovo scempio urbanistico nel cuore di Sezze.
Speriamo vivamente che per tutti questa vicenda sia stata da insegnamento, soprattutto per le future Amministrazioni, al fine di evitare di ripetere l’errore di non ascoltare la popolazione prima di intraprendere progetti ad alto impatto sul territorio, ovviamente dopo aver ben valutato la fattibilità ai sensi delle normative vigenti, senza scorciatoie o interpretazioni sui generis.
Oggi stesso il Comitato Belvedere si scioglierà, anche con un po’ di tristezza perché si chiude un lungo periodo che ci ha uniti per un obiettivo comune e perché non sono più qui con noi a vedere il positivo finale due dei primi iscritti e sostenitori dell’iniziativa (Grazie Sergio B. e Antonio C.). Abbiamo subito duri attacchi, anche rivolti alle singole persone, che si sono rivelati però frutto di pregiudizi e di valutazioni non fondate, qualcuno ha provato anche a giocare sporco per intimidirci, ma non ci ha spaventato. Si conclude un percorso unitario, faticoso e costante, in cui non sono mancate differenze di vedute sulle iniziative da intraprendere, da domani ognuno tornerà ad essere normale cittadino, convinto di aver agito esclusivamente per tutelare un Bene pubblico amato dai sezzesi, che continuerà ad essere di tutti e di nessuno in particolare.
Siamo d’accordo nel lanciare un’ultima iniziativa social rivolta ai cittadini, anche per evitare assembramenti pericolosi e non consoni al tempo di contagio pandemico che stiamo ancora vivendo ma per comunicare comunque sobriamente la gioia per la restituzione del Murodellatèra: invitiamo tutti, una volta completati i lavori di ripristino, a scattare una fotografia o girare un breve video al Belvedere (al tramonto, in coppia, dandosi un bacio, con i figli, recitando una poesia, lanciando il turapitto o giocando a zuppì ecc.) e a condividerla sui social associandola al seguente hastag #belvederefinalmentelibero.
Tra i paradossi più noti del pensiero contemporaneo vi è certamente quello proposto dal filosofo austriaco Karl Popper nella sua celebre opera, La società aperta e i suoi nemici, quando afferma che una società aperta, tollerante, deve imporre un limite alla sua stessa tolleranza, pena la sua autodistruzione. La tolleranza infatti deve terminare laddove inizia la minaccia dell’intolleranza. Si tratta di un paradosso teoricamente inestricabile, che Popper però supera ricorrendo alla più pratica delle applicazioni democratiche. La soluzione che propone è nel bilanciamento tra i poteri dello Stato, nel suo sistema di pesi e contrappesi, nel ruolo della stampa, cane da guardia del potere, e nella società civile, libera di organizzarsi per contrastare le forze distruttive che provengono dal suo interno. Quando i contrappesi vengono messi in discussione dalle istanze degli intolleranti, la società aperta deve attivarsi per isolarli, ricorrendo non alla censura, ma sia a strumenti difensivi come gli istituti giudiziari, i reati di vilipendio, violenza o istigazione all’odio e alla discriminazione, sia a strumenti attivi quali l’educazione dei cittadini, la comprensione delle ragioni degli intolleranti e la loro riabilitazione ai principi del sistema democratico.
La cultura costituisce l’anima di una comunità, la identifica nella sua essenza, ispira con i suoi valori e dà sostanza alle regole giuridiche necessarie al vivere comune e alla tutela della specificità di ogni persona per impedire disparità, soprusi e emarginazioni e combattere l’intolleranza. L’Italia è il paese del diritto diluviante, delle norme a catinella, delle regolamentazioni fin nei dettagli. In Parlamento e nelle assemblee rappresentative gli eletti di ogni colore e schieramento si cimentano in leggi, leggine, commi e codicilli per raggiungere i fini più disparati, assai spesso particolaristici. Tuttavia quando si tratta di farsi carico di tutelare le minoranze, di fermare odi, fanatismi e discriminazioni e soprattutto di allargare l’area dei diritti e delle libertà, scatta quasi inesorabile nei valorosi rappresentanti dei cittadini una sorta di riflesso condizionato conformista, assistiamo a improvvide crisi di coscienza, si moltiplicano le pubbliche professioni di fede nei valori non negoziabili e in una morale invero spesso assai poco praticata, spuntano in ogni dove i paladini del diritto naturale e del presunto sentire comune, i quali non si fanno scrupolo di divenire così strumenti dell’intolleranza, negatori dei diritti altrui e con la loro ostilità, il loro cavillare da azzeccagarbugli e il loro ostruzionismo sfregiano i principi stessi della democrazia di cui a parole si dichiarano fedeli custodi. Ogni volta che una parte, fosse anche la maggioranza, si arroga la possibilità di limitare i diritti di gruppi, di singoli o della minoranza, non ci sarà libertà per nessuno. Una società non può definirsi liberale fintanto che non tutela i diritti di tutti e per dirla con Bakunin, spostandoci sul piano individuale: “Io non sono veramente libero che quando tutti gli esseri umani che mi circondano, uomini e donne, non sono ugualmente liberi”.
Il dibattito di queste settimane intorno alla proposta di legge del deputato Alessandro Zan per combattere l’omotransfobia e la discriminazione delle persone con disabilità, riproduce esattamente quanto descritto. In nome della libertà di parola e di opinione, alcuni eletti in Parlamento vanno legittimando l’intolleranza, negano il diritto delle persone di poter vivere liberamente il proprio essere e il proprio orientamento sessuale, qualificano la diversità come “deviante” e riducono l’identità di genere semplicemente all’atto sessuale. Poco importa che le persone hanno valore in sé, a prescindere da un bastone, da una protesi o da una carrozzina e che l’orientamento sessuale è qualcosa di molto più profondo, si lega a valori alti, non afferisce soltanto alla fisicità ma all’affettività nella sua complessità, al desiderio di compagnia nella propria vita, all’amare e all’essere amati, riguarda la persona da cui ci si sente attratti, assorbiti, alla quale si è portati a star vicino. Il momento in cui si avverte questo precede la riflessione o l’esperienza dell’atto sessuale e costituisce innanzitutto la presa di coscienza del proprio essere.
Pur con tutti i limiti derivanti dalla necessità di mediare tra diverse posizioni, la proposta di legge di Alessandro Zan è una soluzione equilibrata pur se perfettibile, marca un discrimine fondamentale tra la libera manifestazione del pensiero e l’affermazione invece di idee antidemocratiche, ignobili e brutali, che rivelano sentimenti di disprezzo e giungono all’istigazione all’odio, all’intolleranza, alla discriminazione e alla violenza. L’espressione delle proprie opinioni, come ad esempio la convinzione dell’esclusività del matrimonio eterosessuale, non viene affatto sanzionata in quanto discriminatoria verso altre forme di sessualità, idee di coppia o di famiglia. Nessun limite è posto al libero confronto. Tuttavia quando le parole e le opinioni diventano pietre per colpire l’altro, incitamento a compiere gesti violenti, a provocare conseguenze materiali tali da ledere i diritti e le libertà degli altri, vanno duramente represse e punite. Tale scelta è un atto di legittima difesa della società, le cui istituzioni devono garantire la più ampia possibilità di manifestare i propri convincimenti e al contempo tutelare da atti discriminatori le minoranze.
Le aggressioni fisiche e verbali, in questi ultimi anni moltiplicatesi soprattutto sui social, di cui sono vittime uomini e donne, ragazzi e ragazze in ragione della loro disabilità, del loro genere e del loro orientamento sessuale palesano l’assoluta necessità di prevedere specifiche fattispecie di reato. Le norme che oggi puniscono l’aggressione, la violenza e le lesioni sono troppo generiche e manifestamente insufficienti a perseguire in modo proporzionato i responsabili e a tutelare le vittime. Il ricorso semplicemente alle aggravanti previste dalla normativa vigente non è la soluzione. Se due ragazzi o due ragazze si baciano alla fermata della metropolitana non compiono alcun atto riprovevole o di cui vergognarsi. Scambiarsi un gesto di affetto non solo nulla toglie agli altri, ma arricchisce chi ha lo sguardo libero da pregiudizi. Essere derisi perché disabili è intollerabile, soprattutto è inammissibile fingere di non vedere che perfino dire “sei bellissima, nonostante la tua disabilità” rappresenta una microaggressione che offende e umilia la persona.
L’approvazione di questa proposta di legge è perciò un atto di civiltà, un passo importante per promuovere il principio costituzionalmente garantito dell’uguaglianza e della pari dignità delle persone (art. 3 Cost.), per riaffermare l’importanza del rispetto dell’individuo e dell’inclusione sociale, per combattere pregiudizi, discriminazioni e violenze motivati dalla disabilità, dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.
Il Governo Draghi ha stanziato oltre mezzo miliardo di euro per attività estive di recupero, sostegno e socializzazione, da giugno a settembre, per tutte le scuole (anche le paritarie) che ne faranno richiesta. Saranno assegnati circa 18.000 euro per ogni Istituto scolastico. " Vogliamo costruire un ponte per il nuovo anno scolastico", ha detto il prof. Bianchi, ministro della P.I. " A partire da giugno, aggiunge Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e per la famiglia, saranno in cantiere progetti di educazione " non formale", in collaborazione con il Terzo settore, con il mondo dello sport, del teatro, della musica e dell'ambiente. " Le attività proposte saranno complementari e integrative a quelle organizzate dagli Enti Locai. Una bella notizia, un'occasione da non perdere! Il commissariamento del Comune di Sezze, avvenuto a seguito delle brutte vicende del cimitero, non può significare la sospensione delle attività dei nostri ragazzi. Non solo perché non hanno colpa alcuna, ma soprattutto perché, dopo un anno di lockdown, hanno assoluto bisogno di spazi aperti, di socializzare e di relazionarsi con i loro coetanei. L' adolescenza e la giovinezza sono espressione di movimento, di energia, di incontro. Lo stare insieme costituisce il sale della vita e della comunità. Ad altri spetta, attraverso una seria riflessione e autocritica, tentare di ricostruire il tessuto identitario della città. L' adolescenza significa scoprire il mondo esterno attraverso la scoperta di sé. La DAD, purtroppo, non ha funzionato e non ha potuto, ovviamente, sopperire alla normale attività didattica in presenza. Si teme che il lungo periodo di pandemia abbia logorato le giovani menti e abbia determinato disagio psicologico e allontanamento dalla scuola, soprattutto nelle periferie delle grandi città e nei luoghi più poveri e disagiati del Paese. Accanto al recupero di informazioni e di lezioni perse, c’è bisogno di rinforzo e di riequilibrio psico-fisico. Abbiamo constatato tutti con mano, anche i pedagogisti più riottosi, che la scuola è apprendimento ma soprattutto formazione integrale, sviluppo della persona. Allora serve una risposta straordinaria. La scuola aperta durante l'estate significa laboratorio didattico, movimento, escursioni, ricerca, gioco. La proposta del Governo va in questa direzione e perciò non bisogna farla cadere nel vuoto.: una scuola non formale, affidata al Terzo Settore, alle associazioni culturali e sportive del territorio, ai volontari. Un Piano educativo che comprenda lezioni di recupero, di rinforzo e di approfondimento, coordinato dai Dirigenti scolastici e sotto l'impulso e il controllo del Commissario prefettizio. Insomma bisogna creare un circuito di animazione e di educazione che coinvolga le fasce di età infantili e adolescenziali, per riattivare in loro la gioia di vivere e buoni sentimenti di amicizia e di solidarietà, in preparazione del nuovo anno scolastico.
Il Commissario del Comune di Sezze con deliberazione n. 1 del 31/03/2021 ha emanato un atto di indirizzo agli uffici tecnici preposti per il miglioramento dell’efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione. Il gruppo Biancoleone condivide l’atto di indirizzo del Commissario per l’Illuminazione pubblica e ne propone l’integrazione in un progetto unico con la videosorveglianza ed il rilevamento dell’inquinamento acustico ed atmosferico.
Ecco la nota firmata da Serafino Di Palma e Paride Martella:
"Tale scelta sta a dimostrare la fallimentare politica della precedente amministrazione che per mantenere in piedi il carrozzone della SPL di Sezze a discapito dei cittadini di Sezze, ha lasciato in essere un impianto di pubblica illuminazione con una parte delle lampade non rispondenti ai requisiti previsti dalla normativa vigente in termini di livello di illuminamento sul manto stradale, con un considerevole inquinamento luminoso e maggiori consumi di energia. Hanno volato alto gli esponenti della precedente amministrazione e gli amministratori della SPL che si sono succeduti, limitandosi solo a cambiare le lampadine. Il voto clientelare ha portato a questi risultati ed è per questo che rivolgiamo un invito ai cittadini di Sezze affinché valutino con attenzione i mancati risultati e le prospettive del nostro Paese. Informiamo i cittadini che il Comune di Sezze è proprietario dell’impianto di pubblica illuminazione ed è composto da circa n. 2150, comprensivo di impianti semaforici. Ad oggi siamo all’anno zero con impianti di pubblica illuminazione che necessitavano di interventi di straordinaria manutenzione e di messa a norma, nonché di opportune azioni finalizzate all’efficientamento sia sotto il profilo tecnico che gestionale. Tra l’altro il Commissario con l’atto di indirizzo ha dimostrato che con i 200.000,00 Euro di spesa energetica per l’impianto di pubblica illuminazione può essere incluso l’investimento per l'ammodernamento e messa a norma degli impianti e utilizzo di sistemi di efficientamento energetico, risparmiando i 70.000,00 che prima venivano erogati alla SPL. Su questi progetti esistono tantissimi finanziamenti pubblici basta andare a cercarli. Oggi, il mercato delle tecnologie impiantistiche permette di ottenere soluzioni in grado di coniugare l’innovazione tecnologia con il tema della sostenibilità ambientale in favore di una transizione verso l’economia circolare. Agire sugli impianti di illuminazione pubblica significa quindi avere la possibilità di aderire alle politiche europee, oltre che alle politiche nazionali e regionali volte al raggiungimento dei target imposti dalla Commissione Europea al 2030. Nello stesso tempo poniamo all’attenzione del Commissario e degli uffici tecnici un progetto integrato di miglioramento dell’efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione, di miglioramento della videosorveglianza e di rilevamento del traffico e dell’inquinamento acustico ed atmosferico. Nonostante le numerose interrogazioni del gruppo Biancoleone ad oggi non è dato sapere dello stato dell’arte della videosorveglianza, ne del costo totale che il Comune di Sezze ha dovuto sostenere. Negli anni precedenti sulla videosorveglianza siamo andati a tastoni senza che il Consiglio Comune ha mai potuto approvare un progetto di videosorveglianza. Con la proposta di un progetto integrato possiamo adeguare ai più moderni standard di efficientamento e funzionamento l’impianto ormai obsoleto di pubblica illuminazione. Il nuovo progetto integrato sarà in grado di offrire migliori livelli di illuminamento di viali e aree verdi, con un consistente risparmio energetico. Anche la realizzazione diffusa di un sistema moderno di videosorveglianza, di altissima tecnologia con trasferimento delle immagini presso la sala comando della Polizia locale, oltre a permettere un controllo geografico del territorio, in particolar modo di punti sensibili frequentati da cittadini e oggetto di atti vandalici e criminosi dovrà consentire il monitoraggio e il controllo degli eccessi veicolari del territorio. Su queste tematiche il gruppo Biancoleone vuole aprire un dialogo con i cittadini e con le altre forze politiche".
Riceviamo e pubblichiamo.
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Non sono un tesserato del PD, non sarei quindi pienamente titolato ad intervenire a gamba tesa nella delicata dinamica che si è aperta nel Partito Democratico setino dopo la crisi della Giunta Di Raimo, accelerata dopo i noti avvenimenti giudiziari che hanno sconvolto il paese.
Nonostante ciò, tenuto conto dei silenzi ufficiali e dei molti rumors che arrivano in questo periodo, mentre altri gruppi si stanno organizzando e coalizzando, ci terrei a rivolgere un invito a chi (segretario, componenti della segreteria politica e del direttivo di sezione, ex ed attuali amministratori locali, anche provinciali e regionali) sta discutendo - democraticamente e legittimamente in autonomia – e decidendo in questi giorni quale proposta politica rivolgere ai cittadini di Sezze in vista delle prossime elezioni amministrative comunali. Mi sento sì impertinente ma autorizzato a farlo seppur da semplice elettore del centrosinistra che non ha altri crediti se non quello di aver partecipato alle primarie del Partito Democratico.
Scrivo anche da ex-coordinatore dell’Associazione Sezze per l’Ulivo, che nel 2006 (all’indomani del commissariamento del Comune susseguente alla crisi della Giunta Zarra) lavorò, pur senza presentare proprie liste civiche, alla più ampia convergenza possibile del centrosinistra alle elezioni per Sindaco e Consiglio comunale, quelle che portarono Andrea Campoli sulla poltrona di Via Diaz nel 2007. Mi permetto perciò di riportare qui di seguito uno stralcio del testo del comunicato dell’Ulivo locale diffuso nei giorni in cui si decideva il taglio del progetto politico di coalizione, quello che avrebbe poi vinto.
“I partiti, con tutti i loro limiti, sono luoghi di confronto e di progettazione politica importanti ma non possono credere che tutto si riduca a incontri tra le loro Direzioni: a queste spetta assumere un ruolo propositivo e decisionale ma se ancora non si comprende che oltre le Direzioni c’è la gente vera con i suoi problemi e le sue aspettative, i partiti sono destinati a restare chiusi, autoreferenziali, ostaggi dei veti incrociati dei padroni delle tessere e in fondo, perdenti. Questo è il rischio anche dei partiti del centro-sinistra, almeno da quello che osserviamo in questi mesi.
Intendiamo riaffermare l’idea che la politica è costruzione del bene comune, di tutte le persone della comunità, soprattutto dei più deboli e svantaggiati: i faccendieri di vario genere, interessati a procurarsi voti con scambi di piacere per andare in consiglio comunale a difendere gli interessi privati di piccoli gruppi, non ci interessano, da qualsiasi parte essi vengano. I candidati credibili sono persone oneste (ciò risulta da come si guadagnano da vivere), competenti (il che si vede dalla loro preparazione ed esperienza in campi specifici della cosa pubblica), e libere (che non si sono arricchite o procurati posti di prestigio socio-economico tramite la politica).
Crediamo che un progetto politico si costruisca intorno ad una squadra di persone siffatte: pensare che tutto il rinnovamento passi per la scelta della persona del Sindaco è illusorio e riduttivo. Da solo, fosse anche la persona più capace, non concluderà molto. La politica richiede lavoro di squadra. Sezze ha bisogno di discontinuità nella squadra di governo e non solo nella presentazione di una nuova faccia. Il centro-sinistra dovrebbe presentarsi agli elettori con una squadra definita prima delle elezioni: sradicare così la prassi di formare la giunta soltanto sulla base dei voti portati e ritrovarsi poi ad avere assessori che non imprimono una direzione all’amministrazione, che poi nei fatti resta in mano soltanto ai dirigenti comunali. Il candidato Sindaco del centro-sinistra dovrebbe essere il garante di questo processo, indipendentemente dal suo partito di appartenenza, anzi non è da escludere la possibilità di un candidato Sindaco non proveniente dai partiti”.
Sono passati 14 anni ma queste parole, non proprio diventate prassi politica, mi sento di condividerle ancora oggi, efficaci come sono nel descrivere il periodo che stiamo vivendo, sperando possano essere utili a rifondare l’impegno verso un ancora possibile ed auspicato rinnovamento dell’azione politica.
Nel mio piccolo personale, mi sento di rivolgere quest’appello al PD setino: Sezze, le associazioni, le liste civiche e i tanti cittadini senza tessera che condividono i valori storici e fondanti della sinistra e del centro democratico nazionale, delusi dall’esperienza rappresentata dalla giunta uscente - con prassi amministrativa, gestionale, economico-finanziaria per molti versi fuori controllo – si aspettano una mossa a sorpresa, di apertura da parte del PD locale.
Che il Partito sciolga le riserve determinate dall’impasse in cui è piombato e si apra adesso, fin da subito, al confronto vero con i cittadini e le liste civiche, quelle che potrebbero condividere un nuovo progetto per il difficile futuro che aspetta il paese.
Cambiar passo ed accettare perfino di dover sacrificare la storica leadership, solo così l’auspicato invito che il PD dovrebbe rivolgere ad altri soggetti per un serio tavolo programmatico, da cui escludere rami secchi e personalismi vetusti, sarebbe davvero credibile e porterebbe ad una naturale e matura scelta, aggregatrice e condivisa da tutti, del candidato di coalizione a Sindaco.
Apparirebbe più colpevole, seppur legittimo, riproporre oggi le vecchie dinamiche politico-elettorali che sono state alla base della precedente coalizione, implosa per propri demeriti; il paese non crederebbe più alle promesse fatue rivelatesi non credibili.
Se non rinnovato ed aperto all’esterno, il PD rischierebbe davvero di ripetere errori già fatti, dando ragione ai critici e più ostici avversari politici che da malignamente sostengono l’impossibilità di un loro vero cambiamento; costoro sostengono, parafrasando la celebre citazione da Il gattopardo di Giuseppe Tomasi Lampedusa, che “I piddini (i siciliani, nel testo originale) non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti”.
Altro...
Finalmente libero! Dopo quasi due anni (era il 21 maggio del 2019) il belvedere di Santa Maria a Sezze torna libero. Questa mattina, la ditta aggiudicatrice, la 3b Service, sta procedendo al ripristino dello stato dei luoghi, smantellando il cantiere e la struttura in cemento armato realizzata “senza titoli” dalla ditta incaricata da Don Massimiliano Di Pastina per costruire un monumento dedicato a San Lidano d'Antena. La conclusione del ripristino dovrebbe concludersi in un paio di giorni. Verrà demolito il pilastro e sarà messo a dimora nuovo bitume. Sono stati due anni lunghissimi, fatti di battaglie civili e politiche, grazie alle quali però è stato possibile accendere i riflettori - in maniere limpida e costante - su una vicenda che molto probabilmente avrebbe partorito un nuovo scempio urbanistico nel cuore della città. Qui non c’entrano i Santi e la fede, mai messi in discussione da nessuno, ma solo un modus operandi di tutta un'operazione affatto trasparente. Comunque quel che conta è che oggi si chiude definitivamente una pagina vergognosa. Con la fine di questa storia, Sezze e la sua comunità ritrovano un luogo caro a tutti, un simbolo della città, un belvedere ammirato e amato, e che per secoli e secoli è stato vanto e orgoglio di tutti i sezzesi.
“Vite Cambiate” è questo il titolo di un e-book realizzato, con l’App di Google, Book Creator, dai ragazzi dell’ attuale quinto ginnasio dell’indirizzo Classico dell’ISISS “Pacifici e de Magistris” di Sezze. Con questo progetto di Latino svolto durante i mesi del lookdown dello scorso anno, la classe ha partecipato alla fase provinciale del “Premio scuola digitale” indetto dal Miur. Le scuole partecipanti erano dieci e il nostro lavoro è riuscito ad ottenere il quarto posto rientrando così nella rosa dei sei istituti che hanno avuto accesso alla finale del 22 Aprile. Per l’evento, avvenuto in streaming su youtube gli alunni con entusiasmo e creatività hanno realizzato un video di tre minuti sul progetto e un pitch di due minuti fatto in diretta da uno degli allievi. Nonostante non siamo riusciti a superare il secondo step del premio, è stata per noi veramente una grande soddisfazione aver ottenuto questo risultato, da outsider del digitale abbiamo dimostrato, nel nostro piccolo, che il binomio materie classiche e nuove tecnologie è possibile. Nel marzo 2020 tutti noi siamo stati proiettati in una dimensione diversa, il cambiamento ha sconvolto profondamente le nostre vite, così era inevitabile e necessario riflettere e far riflettere i ragazzi su quello che stava accadendo e ancora più naturale è stato farlo accostandosi ai classici, in particolare alle Metamorfosi di Ovidio le cui storie di cambiamento hanno ci hanno aiutato, in parte, a capire quanto ci stava accadendo. L’insegnamento forse più importante che questa esperienza di lavoro in DAD ci ha lasciato l’abbiamo affidata all’ultima pagina del nostro e-book: “Alla fine di questo percorso, attraverso i racconti di Ovidio abbiamo compreso che sicuramente il cambiamento è inevitabile, spesso arriva improvviso e si trascina dietro un grande dolore ma… c’è una cosa che è eterna ed immutabile la Bellezza …che abbiamo ritrovato nelle parole di Ovidio , negli elementi della natura in cui alcuni dei suoi personaggi sono mutati, nei paesaggi, nei luoghi, nei sapori e noi vogliamo ricercarla. Il nostro cammino è appena cominciato...
“Il Conservatorio Corradini e le suore collegine della S. Famiglia annunciano con animo lieto che Papa Francesco con decreto del 24 aprile scorso ha dichiarato venerabile il Cardinale Pietro Marcellino Corradini (Sezze, 2 giugno 1658 – Roma, 8 febbraio 1743), affrettandone il cammino verso la beatificazione”. Con queste parole viene annunciato il titolo di venerabile del concittadino Corradini, un riconoscimento alla sua attività a sostegno degli umili e della carità. A lui si deve la fondazione a Sezze dell’Istituto che porta il suo nome che in passato accoglieva e istruiva bambini di ogni età, soprattutto i meno abbienti, una storia e una tradizione ancora presente a Sezze.
Durante questa settimana, presso le sale dell'alberghiero di Sezze, sarà allestita una mostra di ricami e arte del cucito creativo in memoria della prof.ssa Simonetta Contento. La sua generosa creatività continua a vivere nelle sue amiche "Artigiane per Passione" che hanno voluto promuovere questa bella iniziativa con il sostegno della Preside Prof. Anna Giorgi, ricordando la compianta Simonetta.