È difficile trovare le parole per esprimere il disagio, la sofferenza e il dolore che ferisce nel profondo la nostra comunità. Un colpo al cuore che toglie il respiro ci è stato inferto, una umiliazione, un oltraggio alla nostra storia, alla nostra civiltà millenaria, alla dignità di tutti e di ciascuno. I sentimenti prevalenti sono sconcerto e rabbia per una vicenda il cui clamore ha superato i ristretti ambiti della nostra città, ma i cui contorni restano ancora da essere definiti con certezza, così come le responsabilità individuali.
Tutti avremmo preferito che ad attirare l’attenzione di media e informazione nazionale e locale sulla nostra città fossero state le grandi ricchezze storiche, culturali e gastronomiche che possediamo, ma dobbiamo fare i conti con una realtà diversa, che non ci piace e soprattutto non ci rappresenta.
La giustizia deve fare il suo corso e lo farà, seguendo le sue regole, le sue procedure e solo alla fine emetterà il verdetto, completamente spoglio dalle emozionalità del momento e fondato su dati obiettivi, accertati processualmente. In questo momento ogni giudizio, soprattutto se ultimativo, sarebbe sbagliato, ingiustificato ed inopportuno. Nessuno può e deve ergersi a giudice ed emettere sentenze, condannare alla gogna ed esporre al pubblico ludibrio. Il principio della presunzione di innocenza, uno dei cardini della Costituzione della Repubblica, rappresenta una conquista irrinunciabile della civiltà giuridica e di ogni stato democratico: nessuno può essere considerato colpevole fino alla sentenza definitiva di condanna, non più appellabile e riformabile. Questa è la giustizia ed è sacrosanto che sia così, perché i diritti dei cittadini non sono suscettibili di mercimonio, di contrattazione, di negazione, di sottrazione o di rinuncia da parte di alcuno e per nessuna ragione.
A tempo debito verranno celebrati i processi, ci sarà un’accusa e ci saranno le difese. Ogni parte processuale porterà le sue prove e farà valere le sue ragioni davanti ad un giudice terzo, il quale giudicherà con cognizione, coscienza ed equità i fatti che verranno accertati e provati. Insomma a tutti sarà concessa la possibilità di dimostrare la propria estraneità rispetto ai fatti e la propria innocenza.
La giustizia umana non è una ordalia, un giudizio di Dio, come praticata dai popoli germanici nell’Alto Medioevo e avente la forma ora del duello giudiziario, ora della prova del fuoco, dell’acqua e della croce. Sicuramente i processi sono demandati a persone erranti come tutti, le quali giungono a volte anche a conclusioni e assumono decisioni sbagliate, frutto di convincimenti personali e interpretazioni degli accadimenti fuorviati. Menar scandalo e strapparsi le vesti per questo è esercizio ipocrita. Siamo uomini e donne, non dobbiamo dimenticarlo, la perfezione non ci appartiene in nessun modo, è solo di Dio. Tuttavia nelle aule di giustizia, lo sa bene chi le frequenta, non è certo l’errore a prevalere. Il sistema giudiziario possiede meccanismi e strumenti di garanzia valevoli per tutti, nessuno escluso, perfino per il colpevole certificato e più incallito. La forza del diritto e della legge sta nella sua capacità di cercare la giustizia e non la vendetta, di garantire l’equità e non il sopruso. È questo l’insegnamento che ho ricevuto da un grandissimo maestro del diritto, uno dei padri del nostro codice di procedura penale e uomo di cultura illimitata e straordinaria, il Prof. Franco Cordero, che ho avuto l’onore di incontrare, di averlo come insegnante e soprattutto come correlatore della mia tesi di laurea in giurisprudenza e al quale cerco di ispirarmi quotidianamente nell’esercizio della mia professione di avvocato.
Il doveroso rispetto per gli operatori della giustizia e l’obbligo morale, mi sia consentito affermarlo con nettezza, di astenersi da giudizi sommari e ultimativi verso quanti direttamente o indirettamente sono coinvolti nella vicenda del cimitero, non può e non deve però esimerci dall’esprimere fortemente la nostra costernazione, farci dimenticare che la nostra città è ferita profondamente e attonita, soprattutto perché ad essere coinvolto e colpito è un luogo simbolo della nostra storia e della memoria collettiva degli affetti. Prescindendo totalmente dal fatto di essere o meno credenti, la sacralità del cimitero sta nel suo essere il luogo dell’accoglienza ultima e definitiva dei resti mortali di quanti abbiamo amato, con i quali abbiamo camminato fianco a fianco, costruito percorsi essenziali e indimenticabili delle nostre vite. Anche semplicemente dubitare che i loro resti possano essere stati oltraggiati, vilipesi e profanati ci avvilisce profondamente, suscita in noi rabbia e indignazione.
La scelta di celebrare l’Eucaristia nella cappella del cimitero da parte di tutti i parroci della nostra città costituisce un gesto simbolico importante, che siamo credenti o non, perché restituisce sacralità al nostro cimitero, ce lo fa riappropriare integralmente.
Senza dimenticare quanto accaduto e soprattutto senza fare sconti sulle eventuali colpe, che pretendiamo vengano accertate in ogni ambito e ad ogni livello, dobbiamo avere la forza di reagire a tutto questo, trasformare il sentimento prevalente di abbattimento e frustrazione in energia positiva per restituire vitalità al tessuto sociale della nostra città, superare il trauma e farlo diventare uno stimolo importante per ricostruire una identità comune fin qui dispersa in mille rivoli di individualismo, di interessi personalistici e di egoismi e trasformare il tutto in un’occasione di rinnovata partecipazione. Troppo spesso abbiamo scrollato le spalle, ci siamo voltati dall’altra parte per non vedere e non sapere, ci siamo accodati acriticamente all’andazzo generale, anestetizzando la nostra coscienza e il nostro senso civico.
È il tempo dell’assunzione delle responsabilità da parte di tutti, ad ogni livello. La mia, sia ben chiaro, non è una chiamata di correità generalizzata per cui tutti sono colpevoli e pertanto alla fine non lo è nessuno, ma il prendere atto che correggere gli errori per ripartire è la grande sfida che abbiamo davanti. Dobbiamo dimostrare di esserne all’altezza, di saperla affrontare e vincere per noi e per i nostri figli.
Nella giornata di ieri, nel contesto dell’ indagine convenzionalmente denominata “OMNIA 2019” nella quale sono state tratte in arresto, lo scorso 18 marzo, 11 persone a vario titolo indagate per molteplici imputazioni ed altre 15 raggiunte da rispettivi avvisi di garanzia, in relazione all’illecita gestione del cimitero comunale, i carabinieri del nucleo investigativo di latina, procedevano al sequestro preventivo di 12 loculi e 2 cappelle. La misura cautelare reale è stata disposta dal tribunale di latina su richiesta della locale procura della repubblica segnatamente ai citati loculi e cappelle, ceduti illegalmente in concessione dal custode dello stesso cimitero e dal funzionario comunale responsabile, in favore di 11 residenti.
Questa mattina, alle ore 9, tutti i parroci di Sezze si recheranno presso il cimitero di Sezze per pregare e per benedire il camposanto. Padre Damiano, Don Raffaele, Padre Gregorio, Don Pierluigi e Don Giammarco, il vicario foraneo, hanno preso questa iniziativa dopo i fatti di cronaca accaduti all’interno del camposanto setino e balzati nelle cronache nazionali. La comunità religiosa setina è scossa per quanto avvenuto, dopo aver letto delle profanazioni di tombe e di quel “mischiare le ossa” per fare soldi. I parroci invitano la comunità a pregare per tutti i defunti in un momento così doloroso per tutta la nostra città.
Tre mazzi di fiori con messaggi davanti il Palazzo comunale sono stati deposti poco fa da un gruppo di cittadini senza colore politico, indignati e ancora sotto choc per quanto successo. Nei messaggi lasciati nel portone di via Diaz si legge “Ormai la vergogna è in tutti noi. Andate tutti a casa non meritate di rappresentarci. E' venuta a mancare la dignità di Sezze”. Si tratta di un gesto simbolico ma molto rappresentativo del clima che si respira in città dopo gli 11 arresti per lo scandalo del cimitero.
Anche il gruppo consiliare Biancoleone interviene sullo scandalo al cimitero chiedendo le dimissioni del Sindaco Sergio Di Raimo. Ecco la nota firmata dai consiglieri comunali Serafino Di Palma e Paride Martella.
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Il gruppo di Minoranza Biancoleone a seguito del terremoto giudiziario sulle vicende del Cimitero di Sezze, fa presente che l'operato del Sindaco Di Raimo Sergio è fallito. In questi quattro anni si è caratterizzato per gravi inadempienze ai più elementari dettami di correttezza e buona gestione politico amministrativa, oltre che per gravi inadempienze programmatiche. Le inchieste giudiziarie in corso dimostrano questo dato di fatto incontrovertibile. Balza immediatamente agli occhi come l'attività politico amministrativa è pesantemente ingessata, che gli Uffici Comunali non riescono oramai a dare risposte ai bisogni elementari dei nostri concittadini, anche in ordine a richieste di ordinaria amministrazione. Gli atti fondamentali della vita amministrativa non sono stati mai prodotti nei tempi prescritti dalla legge. Nonostante le numerose interrogazioni del gruppo Biancoleone sul personale non è stato mai effettuato un controllo, tanto che è dovuta intervenire la magistratura su situazioni scabrose venutosi a creare all’interno del Cimitero di Sezze. Regna il Caos e mancano i controlli, incombono sulla città di Sezze inchieste giudiziarie della magistratura penale e contabile. La mancanza di programmazione ha portato il comune di Sezze ad essere fuori da tutte le più importanti linee di progettazione legate ai fondi europei, ministeriale e regionali. Il coinvolgimento del Vice-Sindaco come indagato nella inchiesta sul Cimitero, può generare una situazione ulteriore impasse della nostra città, con conseguente danno sulla gestione amministrativa. Il quadro politico frammentato dal passaggio di molti consiglieri dai banchi della maggioranza a quelli dell’opposizione, testimonia la dissoluzione del vincolo fiduciario che ha legato i consiglieri al Sindaco al momento dell’elezione. In ultimo perfino l’esclusione da finanziamenti da destinare ad investimenti relativi ad opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio, il Consiglio Comunale non può ulteriormente assistere passivo, solo per tutelare egoisticamente la propria sopravvivenza, ad un così grave degrado senza farsi complice di una inaccettabile inerzia delle Istituzioni, a tutto danno della comunità e dei cittadini che in noi hanno riposto le proprie naturali esigenze ed aspettative per una crescita culturale e sociale. All'orizzonte non s'intravede una soluzione all'attuale situazione di caos amministrativo che rischia di protrarsi fino alla fine della consiliatura, arrecando ulteriori gravi danni all'intera cittadinanza. A questo punto la permanenza nelle funzioni del Sindaco e della sua Giunta, non può che determinare, un’inevitabile e dolorosa situazione di stallo e caos amministrativo. Alla mancanza di capacità nella gestione dell’apparato amministrativo si è aggiunta l’assoluta carenza di considerazione delle ragioni dell’opposizione. Non è stata presa in nessuna considerazione la interrogazione del gruppo Biancoleone sulla gestione dei servizi cimiteriali, senza il rispetto dei pur minimi diritti delle opposizioni. Dietro gli assordanti silenzi della Giunta e la mancanza di risposte appariva chiara la debolezza delle loro ragioni e la paura di dover giustificare alla cittadinanza il fallimento delle posizioni assunte. La mancanza di visione nella gestione della cosa pubblica, mette “a nudo il re”. Diverse sono state le circostanze nelle quali questa Giunta e questo Sindaco hanno ignorato le principali regole che deve rispettare un amministratore. Come è possibile non condividere queste considerazioni ed essere, coerentemente, consequenziali chiedendo al capo dell’amministrazione di fare un passo indietro per il bene della collettività. 3 Non si può consentire ulteriormente che il lento ed inevitabile crepuscolo politico di una Giunta produca una lunga agonia del nostro paese che, con una radicale inversione di rotta e con una presa di coscienza collettiva, deve ritrovare invece la forza morale, la coesione sociale, lo slancio, l'entusiasmo, le risorse intellettuali e gli uomini per garantire a Sezze ed ai suoi cittadini un futuro diverso e migliore, ricco di prospettive e di ottimismo, attraverso una nuova classe dirigente animata da competenza, entusiasmo, passione civile, dove non sia preponderante l'orientamento politico ma il livello etico e morale delle scelte che dovranno essere fatte, nell'interesse ed a beneficio dell'intera comunità. Sindaco dimettiti!
Serafino Di Palma
Riportiamo la nota del Gruppo consiliare Sezze Bene Comune a firma delle consigliere comunali Rita Palombi ed Eleonora Contento
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Il terremoto giudiziario che ha coinvolto la gestione del cimitero le cui indagini hanno ipotizzato una serie di reati perpetrati a danno di molti cittadini e di riflesso a tutta la cittadinanza, stanno dimostrando profonde responsabilità nella gestione politica dell’Ente. Non è nostro compito sostituirci agli inquirenti ed alla magistratura che dovranno accertare ulteriormente tutte le vicende, ma non possiamo non rilevare che i reati prospettati dagli inquirenti e suffragati da intercettazioni e filmati, hanno creato sgomento all’intera città. La cruda descrizione delle pratiche che da anni avvenivano all’interno del cimitero prive del minimo rispetto per i defunti ci ha lasciato sconvolti ed ha evidenziato ancora una volta come questa amministrazione sia lontana dai cittadini e abbia precise responsabilità nella gestione della cosa pubblica. Pensavamo che con la perdita di possibili finanziamenti per oltre duemilioni di euro avessimo toccato il fondo della inefficienza e della incapacità di questa Amministrazione di svolgere il compito che gli elettori gli avevano affidato, ma le attuali vicende avvenute nella gestione cimiteriale, individua responsabilità dirette a questa amministrazione e dimostra che la nostra città sta ancora sprofondando nella melma e nell’inettidudine. Da non sottovalutare sono anche i rilievi della Corte Dei Conti Sezione Controllo Regionale del Lazio 22 dicembre 2020 con Delibera n. 142/2020. E’ ormai evidente il fallimento della Giunta Di Raimo. Fallimento evidente negli interventi necessari per una corretta e trasparente gestione amministrativa. Alla mancata capacità nella gestione dell’apparato amministrativo si è aggiunta l’assoluta carenza di ragione nell’operare con leale proposizione da parte dell’opposizione, considerato che non sono state prese in esame nessuna delle interrogazioni dei gruppi consiliari di minoranza sulla gestione dei servizi cimiteriali, senza il rispetto dei pur minimi diritti delle opposizioni. Dietro i silenzi della Giunta e la mancanza di risposte appariva chiara la debolezza delle loro ragioni e la paura di dover giustificare alla cittadinanza il fallimento delle posizioni assunte. Per quanto esposto, non si può consentire ulteriormente che il lento ed inevitabile crepuscolo politico di una Giunta produca una lunga agonia del nostro paese che, con una radicale inversione di rotta e con una presa di coscienza collettiva, deve ritrovare invece la forza morale, la coesione sociale, lo slancio, l'entusiasmo, le risorse intellettuali e gli uomini per garantire a Sezze ed ai suoi cittadini un futuro diverso e migliore, ricco di prospettive e di ottimismo, passione civile, dove non sia preponderante l'orientamento politico ma il livello etico e morale delle scelte che dovranno essere fatte, nell'interesse ed a beneficio dell'intera comunità. Invitiamo i colleghi Consiglieri Comunali a dimettersi manifestando un atto d’amore verso la città di Sezze e nel rispetto di tutti i cittadini.
Rita Palombi
Furto in piena notte ai danni dell’Ottica Nardi a Sezze Scalo in piazza delle Regioni. Una banda di malviventi ha agito indisturbata scassando la saracinesca del locale e poi le vetrine. Una volta dentro i ladri hanno fatto razzia di tutto, hanno praticamente ripulito il locale rubando occhiali, macchine fotografiche e altra merce in vendita. Il proprietario si è accorto del furto solo questa mattina quando è andato ad aprire la serranda. Il locale si trova in pieno centro abitato, nessuno ha sentito e visto niente. Presentata regolare denuncia presso la caserma dei Carabinieri di Sezze. Il danno del furto ammonta a circa 50 mila euro. Un “bel” regalo per la festa del papà.
COMUNICATO STAMPA PROCURA DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di LATINA
Alle prime ore dell’alba, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Latina hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale dello stesso capoluogo su richiesta del Procuratore Aggiunto Dr. Carlo Lasperanza e del Sostituto Procuratore della Repubblica Dr. Valerio De Luca, nei confronti di 11 persone (delle quali due sono state associate in carcere e le restanti nove agli arresti domiciliari).
I reati di cui dovranno rispondere, a vario titolo, gli indagati, riguardano imputazioni per:
- corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, in concorso e continuato;
- induzione indebita a dare o promettere utilità;
- distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere, in concorso e continuato;
- peculato continuato;
- concussione in concorso;
- tentativo di minaccia o violenza in concorso per costringere a commettere un reato;
- esecuzione di lavori in assenza del titolo abilitativo e in violazione del regolamento di polizia mortuaria.
L’indagine, iniziata nel febbraio del 2019, si è sviluppata mediante attività di natura tecnica (intercettazioni telefoniche, ambientali ed audio video), nonché attraverso la minuziosa analisi di materiale documentale, le cui complesse risultanze consentivano di dimostrare:
- la corresponsione di denaro conseguite dal custode del cimitero di Sezze, che induceva i privati a versare somme di denaro per assicurare una sepoltura ai propri cari, avvalendosi a tal fine del contributo determinante di un funzionario del medesimo Comune, deputato ad emettere la prevista determina di assegnazione dei loculi o delle tombe, a sepoltura già realizzata;
- il pagamento di ingenti importi di denaro da parte di imprese interessate ad ottenere dal custode la realizzazione di lavori edilizi e di decorazione delle tombe già spettanti ad una società partecipata dal Comune;
- la traslazione delle salme che venivano mischiate ai resti di altre tombe, disposte dal custode per consentire la costruzione di nuove tombe da cedere ai cittadini di Sezze;
- la rivendita dei fiori utilizzati, il giorno precedente per altre cerimonie funebri, e della legna potata nel cimitero dal custode e dal figlio;
- le minacce nei confronti di coloro che avevano manifestato il desiderio di ristrutturare la propria tomba di famiglia attraverso ditte edili esterne;
- le responsabilità di tre degli indagati che, nel febbraio del 2018, avevano costretto un operaio di Sezze a rimettere una querela sporta nei confronti del custode del cimitero.
Nello stesso contesto sono stati notificati 15 avvisi di garanzia ad altrettante persone poichè ritenute responsabili, a diverso titolo, dei medesimi delitti.
Undici arresti e quindici indagati. Questi i numeri dell'operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale di Latina denominata «Omnia 2». Le accuse: reati a vario titolo contro la pubblica amministrazione, la pietà dei defunti e contro la persona. Le indagini sarebbero collegate ad un’altra inchiesta, quella per prostituzione minorile all'interno del cimitero di Sezze.
Il comune di Sezze ha accolto la richiesta di donazione di un impianto di illuminazione e il rifacimento della fioriera del monumento Statua a S. Carlo a carico di Paolo Di Capua. Il Monumento dedicato al Santo Patrono collocato in piazza Margherita, poco distante dalla chiesa di San Pietro, è stato inaugurato il 24 agosto 2002 e realizzato da un comitato cittadino di cui faceva parte anche Paolo Di Capua. Adesso nel monumento verrà installato un impianto di illuminazione e verranno risistemate le fioriere. Il sindaco di Sezze ed il responsabile dell'ufficio tecnico hanno dato l'ok all'intervento che verrà eseguito nei prossimi giorni. "Una piccola donazione, una grande azione quale stimolo a far ri-partire il senso civico della comunità, ricucire la società - afferma Paolo Di Capua - che per tanti motivi si era ed é sfilacciata. Un angolo della città si abbellisce, prende luce, si qualifica. Una promessa che a fine lavori si dirà "mantenuta, realizzata." In voga una protezione dai Santi Patroni, S. Carlo e S. Lidano sull'intera comunità".
Altro...
Due milioni e mezzo di euro per la messa in sicurezza del territorio di Sezze perduti. Interviene sulla querelle sui mancati finanziamenti ministeriali al Comune di Sezze per le opere di messa in sicurezza di edifici scolastici, per il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza delle strade comunali, l’ex consigliere comunale Vittorio Accapezzato. “I motivi dell’esclusione riguardano il non aver trasmesso alla data di presentazione della richiesta di finanziamento un semplice ma indispensabile documento contabile alla BDAP (Banca Dati Amministrazione Pubblica). Perdere un qualsiasi finanziamento – afferma - significa abbandonare un’opportunità di riqualificare il patrimonio culturale e di portare giovamento economico e strutturale al territorio. Come accennano i consiglieri di minoranza, ancora una volta le buone intenzioni si sono perse per strada e le motivazioni riguardano solo un'incapacità di porre in essere tutti gli adempimenti che i singoli bandi richiedono. E’ da chiedersi come mai la macchina amministrativa ha spesso difficoltà a centrare obiettivo? Certamente richiedere accesso a un finanziamento non è un'operazione semplice ma complessa e seguita con attenzione. Operazioni di questo genere richiedono la collaborazione di diversi settori della pubblica amministrazione che sappiano intercettare le possibilità di finanziamento, coinvolgere i settori della macchina amministrativa di volta in volta interessati all'intervento. Sono progetti intersettoriali che chiamano in causa l'area tecnica, quella amministrativa e ancora quella finanziaria. Una saggia amministrazione oltre a dare indirizzi politici detta le linee guida sul come giungere a un risultato concreto, fornendo risorse umane e strumenti adeguati”. Per Accapezzato, sempre al lavoro per ricostruire il centrodestra di Sezze, “l’amministrazione dovrebbe collaborare in armonia e in corresponsabilità con gli addetti ai lavori per raggiungere traguardo prefissato. I Consiglieri Comunali di minoranza di Sezze hanno richiesto la convocazione del consiglio comunale per discutere le ragioni e le responsabilità politiche dell’esclusione del finanziamento da destinare alla messa in sicurezza di opere pubbliche. Non è accettabile, che il mancato impegno e la poca passione di qualcuno possa danneggiare così la nostra Sezze, che difficilmente dopo questo mancato contributo, di 5 miliardi di vecchie lire si possa risollevare e affrontare con le proprie forze i mali che la travagliano. L’amministrazione - chiude la nota - ha il dovere di chiarire alla cittadinanza questa incresciosa vicenda. La situazione che si è venuta, a creare, a tal proposito, appare indiscutibilmente grave, perché il contributo richiesto avrebbe garantito la messa in sicurezza degli edifici scolastici arginare il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza delle strade centrali e periferiche”.
nella foto Vittorio Accapezzato
Come annunciato nei giorni scorsi dal sindaco Sergio Di Raimo, i lavori nella chiesa di Santa Paresceve sono iniziati ieri. Per la messa in sicurezza dell'ex edificio di culto sono stati intercettati 500 mila euro e nelle scorse settimane vi era stato un sopralluogo da parte dei tecnici della sovrintendenza. Una delle più antiche chiese di Sezze che si affaccia sulla pianura pontina e fa da ingresso al Guglietto si trova in uno stato di abbandono dalla fine degli anni Settanta. Si tratta di una piccola chiesa ad una sola navata che insiste sopra le mura poligonali dell’antica Setia. Fu costruita nel XI secolo con il diffondersi del culto della santa romana Parasceve. Sul finire dell’Ottocento la chiesa fu interamente ristrutturata, perdendo così ogni importanza architettonica. Molto bella è la pala d’altare settecentesca raffigurante il martirio di santa Parasceve. La comunità setina è molto legata a questa chiesa dove fino alla fine degli anni ’60 il compianto don Titta Zarra celebrava messe e ogni sacramento. Si spera che i lavori siano veloci e che vengano portati a termine e che ci sia un concorso di idee che possa ridare vita ed importanza ad un luogo che rappresenta sicuramente la storia della città di Sezze. L'ex chiesa potrebbe essere trasformata ad esempio in un centro culturale.
La lista civica Identità Setina, pronta a scendere in campo per le amministrative 2022, lancia una proposta per rilanciare la città. Si tratta di una condivisione di idee e progetti tra pubblico e privato, tra imprese e scuola, tra formazione ed esperienza professionale. "Può il solo ente comunale con le sue sole forze reggere l’impatto della crisi in corso? Secondo il nostro punto di vista, no e questo non solo per limiti soggettivi ma anche oggettivi. I debiti si pagano e lo Stato, per reggere l’urto della pandemia, si è indebitato moltissimo e dovrà far fronte a tutto questo o tagliando la spesa o aumentando le tasse. Molto probabilmente, nei prossimi anni ci sarà un taglio ai trasferimenti per gli enti locali che saranno chiamati, con minori risorse, a soddisfare più bisogni. Proprio per questo, la nostra azione amministrativa - continua la nota di IS - metterà al centro le imprese e le associazioni che saranno invitate a far parte di un tavolo permanente di progettazione per rilanciare il paese. A questo tavolo parteciperà anche la scuola, motore formativo e culturale del territorio. Può, per esempio, l’istituto alberghiero restare fuori dai progetti sul turismo enogastronomico? Sarebbe da folli non coinvolgerlo. Può la scuola non essere coinvolta nella programmazione culturale del territorio? Si parla solo ed esclusivamente di finanziamenti presi o persi dal Comune, ma quanti finanziamenti possono essere intercettati dai privati con lo scopo di offrire servizi ai cittadini? Pensiamo al sociale, alla formazione, alla cultura, allo sport, all’innovazione tecnologica o al nuovo piano europeo per l’ambiente, “Green Deal”. Noi vogliamo mettere in rete privato e pubblico così da intercettare queste risorse che saranno poi messe a disposizione del territorio. Se un’impresa, o un ente del terzo settore, intercettano un finanziamento e investono sul territorio avremmo due vantaggi: in primo luogo la comunità avrà dei servizi in più, in secondo luogo si creeranno dei posti di lavoro. Il mondo sta cambiando e anche il modo di amministrare deve cambiare rapidamente. Pubblico e privato - si legge ancora nella proposta - devono marciare insieme, avere un progetto comune per evitare di disperdere energie e risorse. Se ci sono bandi a cui può rispondere solo il Comune è altrettanto vero che ci sono bandi dove può rispondere solo il privato. E allora perché non favorire una progettazione comune se si ha lo stesso obiettivo? Con il tavolo permanete di progettazione da noi proposto daremo sfogo alla libera iniziativa privata e sarà più facile fare rete tra privati e tra pubblico e privato. Tutti alleati, Comune, scuola, imprese e associazioni per il rilancio del paese".
“Era come un liquor suttile e molle,
atto a esalar, se non si tien ben chiuso;
e si vedea raccolto in varie ampolle,
qual più, qual men capace, atte a quell'uso.
Quella è maggior di tutte, in che del folle
signor d'Anglante era il gran senno infuso;
e fu da l'altre conosciuta, quando
avea scritto di fuor: Senno d'Orlando”.
(Ludovico Ariosto – Orlando Furioso – Canto XXXIV ottava 83).
Chiedo venia al sommo poeta Ludovico Ariosto per l’impudenza di prender spunto dai versi del suo meraviglioso poema cavalleresco e amoroso, ricco di intrecci, storie e personaggi, per introdurre un tema assai prosaico, una riflessione su presente e futuro del Partito Democratico. La poesia è fonte inesauribile di bellezza, rinfranca l’anima e ci offre anche l’occasione di riflettere sul nostro quotidiano.
All’ombra del governo di Mario Draghi, approfittando di una conflittualità politica sospesa o comunque sopita, il P.D. avrebbe potuto far tesoro di questo prezioso tempo per scrollarsi di dosso l’appannamento ideale e culturale, l’appagamento da incarichi di governo e farsi novello Cavaliere Astolfo, intraprendendo il suo viaggio verso la Luna, dove andare a ricercare la propria identità smarrita e il dismesso senso di se stesso. Purtroppo gli avvenimenti di questi giorni raccontano che nel partito invece hanno prevalso il narcisismo autoreferenziale, il cannibalismo interno, la sindrome del Conte Ugolino che lo porta a divorare i propri leader uno ad uno.
Le dimissioni del segretario Nicola Zingaretti sono conseguenza sicuramente di quel demone perenne e invisibile che periodicamente divora la sinistra e i suoi leader, ma soprattutto in questo frangente del fatto che il PD è divenuto un coacervo di correnti ingestibili, prive di politica, senza ideali e legami sociali, impegnate a occupare il potere e a dilaniarsi, lobby e camarille che mirano a veder garantito ai propri affiliati un seggio alle prossime elezioni o uno sgabello da sottosegretario e che se ne infischiano bellamente di rispettare le regole minime di convivenza alla base di una comunità-partito. Ai notabili che tirano le fila non interessa di rischiare così di provocare il cupio dissolvi di una prospettiva politica fondamentale per la qualità della nostra democrazia, che per essere sana e funzionante deve offrire ai cittadini risposte alternative e specificamente uno spazio di rappresentanza progressista e riformista. Le polemiche incomprensibili tra cacicchi, l’invocato cambio di passo del partito o la celebrazione del congresso, pandemia permettendo, come se le primarie costituissero una palingenesi rigenerante e i gazebo una ripartenza salvifica a prescindere da valori, idee e contenuti, la battaglia per le poltrone senza esclusione di colpi sono stati comportamenti irresponsabili, prova evidente dell’inadeguatezza di politici che non hanno a cuore le istituzioni, la democrazia e il PD. Non si tratta di difendere Nicola Zingaretti o avversarlo aprioristicamente, ma di prendere atto che la politica seria è altro. Cambiare leader ad ogni piè sospinto, puntare a conquistare la plancia di comando a costo di ridurre tutto in macerie e senza alcuna progettualità raccontano una irresponsabilità e una miopia inaudite, sono una illusione di cambiamento che per essere autentico deve invece cancellare metodi indecenti e prassi incancrenite, una selezione della classe dirigente improntata alla promozione dei sodali che garantiscono fedeltà assoluta al capo di turno, anziché di quanti, a partire dai territori, hanno intelligenza, credibilità e competenze per governare la complessità del nostro tempo. La responsabilità della crisi in cui il PD si dibatte è di tutti i suoi dirigenti, nessuno escluso, per aver smarrito appunto come Orlando il “senno”, cioè gli ideali, la matrice e lo spirito originario di quanti il partito lo hanno pensato e fondato affinché fosse il luogo di incontro e sintesi di culture diverse, il fecondo crogiuolo di un moderno riformismo.
Ha ragione Mario Tronti quando afferma: “C’è un indifferibile problema di identità di quella formazione politica. Spero che, passata l’emergenza in cui siamo immersi, ci si avvii ad un congresso vero, di stampo tradizionale, a ripensamento ed elaborazione di una visione strategica complessiva riguardo alla propria presenza in Italia e in Europa. Il Pd ha bisogno, a mio parere, di trasformarsi in una forza di sinistra autenticamente popolare, perno centrale di un più vasto campo di alleanze in grado di battere sul campo una destra che riesce immeritatamente a rappresentare istanze, paure, difficoltà esistenziali, bisogni di protezione e di sicurezza, che non sono come tali di destra. Bisogna lavorare, con impegno quotidiano sul territorio, per spostare consenso da una parte all’altra. Per questo ci vuole un ritorno di partito, di forza organizzata, a tutela dei più deboli, dei disagiati, dei dimenticati”.
Enrico Letta non ha fatto in tempo ad accettare la proposta di fare il segretario del partito che già è ripresa la battaglia in maschera delle correnti per strappare garanzie su posti e fette di potere, minacciando altrimenti di riprendere il tiro al bersaglio anche con lui. L’assurdo è che i vestali di questa pseudo politica invocano a propria giustificazione il pluralismo e la democrazia come elementi essenziali all’interno del partito, quando invece quanto da loro praticato ne è solo una caricatura. D’altra parte non è democratica e pluralista la regola d’oro che guida le correnti: la cooptazione. I nuovi dirigenti vengono scelti dai vecchi con un reclutamento su base correntizia e l’effetto è il servilismo verso i capicorrente, la continuità dei gruppi di comando, l’obbedienza anziché la competenza nella distribuzione di ruoli politici e di governo. Per rompere questo circolo vizioso, occorre ripartire dalla Costituzione, dalla moralità e dall’etica politica, dai contenuti e da una nuova classe dirigente seria. Il PD deve riconnettersi con il suo popolo, con i cittadini, definirsi e reinventarsi in termini di cultura e progettualità politica, farsi rete di una comunità con sensibilità diverse. C’è un patrimonio di intelligenze, spesso giovani, del mondo della cultura, del lavoro, del terzo settore e dell’impresa da coinvolgere, con cui mettere a punto programmi orientati alla crescita, allo sviluppo, a un serio ambientalismo, al solidarismo che non lasci spazio ai populisti nella difesa e nella rappresentanza di quanti sono rimasti indietro. Servono studio, fatica, proposte e aprirsi a quanti vorrebbero dare il proprio contributo, ma sono frenati dall’idea di entrare in un partito dove la prima cosa richiesta è scegliersi la corrente di appartenenza e non di condividere sogni e speranze.