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LE OPERE

 Benché a scuola avesse imparato a leggere e a scrivere malamente, C. fu autore straordinariamente fecondo. Del primo periodo della sua produzione letteraria, rimangono inedite diverse ope­re minori nei due mss. J. 5.25 eJ. 5.14 di 5. Francesco a Ripa; ma, alcune di esse so­no raccolte desunte da altri autori: per es.: l'opuscolo Delli stati dell'anima per arrivare alla pe~ttione è desunto quasi completamente alla lettera dal Paradiso dei contempla­tivi di Bartolomeo da Saluùo. Tra le altre opere inedite ricordiamo: Il piccolo giardi no di rose (novena del Natale); La vita e conforto dell'anima (meditazioni sulla Passione); Inganni che possono causare all'anima alcune occulte tentationi; Il mesto hor­ticello delle meditationi della Passione, Breve compendio dell'oratione, Modo di recitare loffitio, cioè li Pater noster; ecc. Solo qualche breve scritto vide la luce recentemente in pubblicazioni periodiche: Lettera sopra la contemplatione e i suoi effetti, in Vita cri-stiana, VIII (1936), pp. 522-534; Quello che deve fare l'anima devota e desiderosa di ri­cevere il SS. Sacramento, in Santa Chiara, il (1960), pp. 14-27; ecc.

Le opere del secondo periodo, scritte per obbedienza, sono, in complesso, origi­nali e di grande interesse; elenchiamo le edite e le principali inedite: Trattato delle tre vie della meditazione e stati della santa contemplatione, Roma 1654 (1664, 1742); Canti spù~tuali, Roma 1654 (1664, Torino 1959; Camino interno dell'anima ~osa dell'buma­nato Verbo Christo Giesù, Roma 1664; Devoti discorsi della Passione di Giesù Christo, pubblicati da G. Cerafogli (5. Carlo da Sezze, La passione di Gesù Cristo, Roma 1960); Settenari sacr4 ovvero meditationipie per sollevare l'anima all'unione con Dio per li sette giorni della settimana, Roma 1666 (in appendice, le Novene del Signore e della Vergine); Le grandezze delle misericordie di Dio in un anima aiutata dalla Gratia divina, cioè l'autobiografia, pubblicata testualmente, nelle parti più essenziali, a cura di 5. Gori, in occasione della canonizzazione (5. Carlo da Sezze, Autobiografra, Roma 1959); Esemplare del cristiano, cioè la vita del Signore, l'opera più voluminosa, tuttora inedita. Secondo quanto risulta da numerose e documentate segnalazioni, alcune opere e molte lettere di C. sono andate perdute, oltre a molti autografi delle opere a noi giunte (c£ 5. Gori, 5. Carlo da Sezze scrittore mistico, in Studi Francescani, LVIII [19611, p. 220).

 

LA DOTTRINA. P. Girolamo da Montefortino, censore dell'Esemplare del cristia­no, si dichiarò sorpreso dei «pregi intrinseci» della dottrina contenuta in quell'opera e lo stesso giudizio può estendesi a tutta la dottrina spirituale di C., che è caratteriz­zata da tre doti: semplicità di eloqulo e di esposizione, l'autore rende accessibili a tut­ti anche i pensieri più elevati e sublimi. In virtù della sodezza, sintetizza e illustra efficacemente i principi fondamentali, e perciò immutabili dell'ascetica cattolica: la santità non consiste nell'abito esteriore o nell'atteggiamento devoto (Settenari, p. 36), non nel fervore sensibile (Esemplare, £ 46r), non nelle penitenze (Settenari, p.

128) e neppure nei doni mistici straordinari (Tre vie, p. 98), ma nell'amore di Dio, di­mostrato con l'adempimento della sua volontà (Camino mt., p. 55) e col prendere dalle sue mani ogni tribolazione (Autobiografia, £ 295v), sicché «più perfetti e più santi sono quelli che più amano il Signore e più patiscono per amor suo» (Tre vie, p. 99), e «tanta è in noi la misura della perfettione, quanta la misura dell'amore, quanta è la misura del distacco dal mondo e santa povertà di spirito» (ibid., p. 46).

Con la seraficità, che rese la sua vita «impastata d'amor di Dio». C. seppe far con­vergere tutta la sua attività interna ed esterna all'aumento della carità; come maestro di orazione, infine, esortò a chiedere principalmente le tre virtù teologali (Esemplare, £ 375v).

Francescanamente cristocentrica fu la spiritualità di C., persuaso che «la vita di Christo,le sue attioni e parole, sono via che ci guida, verità che ci illumina e vita che ci pasce... E via nell'esempio, verità nelle promesse, è vita nel premio» (Settenari, p. 240). C. volle contemplare il suo Dio nei misteri dell'infanzia, donde la sua partico­lare devozione al Presepe (Autobiografia, f£ 38fr-382v, 389rv); lo volle contemplare nei misteri dolorosi che lo condussero all'eroismo della pazienza (Autobiografia, ff. 181v-182v); volle contemplarlo nell'Eucaristia, per cui, in pieno sec. XVII, divenne apostolo della Comunione quotidiana, confessando che le grazie da essa ricevute so­no «imaccontabili» ibid., £ 264v). In particolare, C. deve all'Eucaristia, oltre che la ferita d'amore, le più alte forme della contemplazione infusa (Camino mt., p. 756).

Il santo insegna ad andare a Gesù per mezzo di Maria, non solo giovandosi della sua mediazione (Autobiografia, £ 334r) ed imitandone le virtù (Settenari, p. 358), ma anche perché per lei si ottiene la vittoria sui due principali ostacoli all'avanzamento nel bene, cioè la tiepidezza e la pusillanimità (ibid., p. 353). Inoltre, insegna a porre come condizioni irrinunciabili per l'ascesa dello spirito l'umiltà (ibid., pp. 307, 479)e l'obbedienza (ibid., pp. 230, 233; Autobiografia, f£ 127r, 176r), virtù indispensabili per l'efficacia della direzione spirituale (Autobiografia, f£ 418v-419r; Tre vie, p. 100). Infine, suggerisce di alimentare quotidianamente la divina carità nel nostro cuore:

con lo spirito di fede, che ci fa vedere Dio in tutte le cose e da tutte le cose risalire a lui, prima causa e primo amore (Settenari, pp. 54 sg., 520; Camino mt., p. 533); con una triplice purità, cioè purezza di anima, o delicatezza di coscienza (Autobiografia, f. 387v), di mente, o retta intenzione nell'opera (ibid., f£ 95rv, 284rv; Esemplare, £ 171v) e di cuore, o distacco perfetto (Tre vie, p. 46; Settenari, p. 180); con l'accettazio­ne della croce giornaliera, «scuola divina della croce santa» (Cammino mt., p. 76); col pane quotidiano della grazia, del quale l'anima ha bisogno in «ogni stato, in ogni ora e momento» (Settenari, p. 438); e ancora, con l'esercizio della confidenza in Dio, o infanzia dello spirito (Autobiografia, f£ 128v-129v), espresso nel motto programma­tico: «Lasciarsi portare da Dio» (ibid., f£ 176r, 219v, 355rv).

D'importanza veramente eccezionale è la dottrina mistica di C., da lui esposta in maniera dettagliata specialmente nell'Autobiografia, nel Trattato delle tre vie e nel Ca­mino interno opere che recano un valido contributo a questa nobilissima scienza sa­cra, poiché, fra l'altro, l'autore scrive di cose che egli stesso ha già sperimentato (Autobiografia, £ 305v). Ben a ragione C. fu paragonato a 5. Giovanni della Croce e a 5. Teresa d'Avila, che fu considerata dal mistico francescano nello scrivere sull'ora­zione quale la maestra datagli da Dio (ibid., f. 305r).

È da notare che questo «scrittore senza lettere» distingue accuratamente: le ope­razioni attive dalle mistiche o passive (Camino mt., p. 400), la contemplazione infusa da quella acquisita (ibid., pp. 453, 468), le vere visioni dalle false (ibid., p. 464), e premonnisce contro l'illusione che le grazie mistiche straordinarie abbiano a durare sempre (ibid., p. 54; Tre vie, p. 155) o che le tentazioni abbiano a cessare (Settenari, p. 62). Nel trattare dei gradi della contemplazione, non segue il criterio dei moderni teologi, ma usa generalmente le parole gradi e stati nel senso di elementi; fisi o effetti: egli è quindi molto originale nella classificazione, nella nomenclatura e nella descri­zione dei fenomeni mistici, sebbene il suo schema si possa facilmente ricondurre a quello di s. Teresa (c£ 5. Gori, art. ct., pp. 229 sgg., 235; I. Rotoli, op. cit. in bibli., pp. 31, 84, 120). C., per parte sua, ci fa conoscere alcune forme, o stati di orazione passiva non descritti, almeno esplicitamente, da 5. Teresa e da 5. Giovanni della Cro­ce, cioè quelli della «lotta spirituale delle potenze», della «presenza di Dio», della «allegrezza del cuore» e altri; inoltre, presenta nuovi elementi sulla natura stessa del matrimonio spirituale (cf. I. Rotoli, p. 138; 5. Gori, art. cit., p. 257). Sotto l'aspetto mistico, è anche interessante il fenomeno, più unico che raro, dello stigma prodigiosamente comparso sul costato di C. dopo la sua morte.SEVERINO GORI dall'Enciclopedia Bibliòtheca Sanctorum 48.

Carlo si distingue da tutti gli altri santi stigmatizzati perché è il solo tra essi ad essere stato trafitto direttamente dall’Ostia Consacrata ( La Santa Eucarestia ) durante lo svolgimento della Santa Messa. Per celebrare degnamente tale ricorrenza la parrocchia della Cattedrale di  S. Maria  di Sezze ha richiesto le spoglie mortali di S. Carlo al Convento di S. Francesco a Ripa di Roma per esporre l’urna del santo alla venerazione dei fedeli nel periodo di tempo che và dal 27 settembre al 1° novembre del 1998. La “trasverberazione” o “stigmatizzazione” del cuore di S.Carlo è stato l’evento più prodigioso e soprannaturale avvenuto nella vita di S. Carlo da Sezze che così racconta l’episodio nella sua autobiografia (  “Le Grandezze della Misericordia di Dio “, Libro VII,  6° cap.” ): “…Et quando andava per Roma accattanno elimosina, che m’incontrava a passare avanti a qualche chiesa…m’inginocchiava avanti alla porta, e , rivolto al Santissimo Sacramento,  pregava nostro Signore che mi dasse il suo amore…Un dì, frà gli altri, si cercava in quelle bande in Cape le Case, et, gionto alla chiesa del glorioso S. Giuseppe...mi posi in ginocchio nel scalino della porta a far orazione, essendo uscita la santa messa nell’altare maggiore…Et, nell’alzare il sacerdote l’ostia consegrata, viddi da quella, con gli occhi dell’anima, uscire come un raggio di luce, e venire a ferirme nel cuore; et fu con tanta prestezza, che non gli saprei assegniar tempo. L’affetto poi che mi fece nel cuore fu come una cosa sensibile fatta da un ferro materiale, et fece quel moto appunto che si vede fare ad un ferro quando che, postosi nella fucina, che si è convertito tutto in foco, et che così arrosito si pone in un vaso d’acqua et fa quella sorte di mormurio…Et quando nostro Signore si degniò, per sua liberalità, di farme questo favore de così spiritovalmente ferirmi nel cuore, penso…che fusse per il mese di ottobre nel 1648…”. Secondo le testimonianze di alcune religiose del monastero di S. Giuseppe, fra Carlo rimase privo di sensi per vario tempo, tanto che dovettero mandar “fuori aceti e cose confortative per farlo rinvenire”, sebbene alcune dicessero che non si trattava di “svenimento naturale ma di cosa soprannaturale”. Secondo altre testimonianze fra Carlo, per timore di peccare di vanagloria, pregò il Signore perché si chiudesse la medesima ferita, che “fece per qualche tempo sangue”. Si testimonia anche che il santo, nonostante che la ferita fosse chiusa, ne sentì il dolore fino alla morte. Il 6 gennaio 1670 infine, cioè alla morte di S. Carlo, comparve definitivamente sul suo petto un singolare “stigma” che venne riconosciuto di origine soprannaturale da un’apposita commissione medica e fu adottato come uno dei due miracoli richiesti per la beatificazione.

 

 

 

 

Mentre la città è ancora scossa dal decesso di due concittadini, il virus non si ferma ed è per questa ragione che mai come in questo momento bisogna essere responsabili e rispettare tutti i comportamenti anti covid. E’ notizia di poco fa che nel comune di Sezze, a seguito della positività di un dipendente, sono stati effettuati tamponi a tutto il personale e sono risultate positive tre persone. Si sta valutando quindi l’ipotesi di chiudere tutti gli uffici nella giornata di domani per effettuare la sanificazione dei locali.

 

 

La comunità di Sezze si è svegliata con un’altra brutta notizia. Nella notte, presso l’ospedale civile Santa Maria Goretti di Latina, è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Pietro D’Alonzo di anni 63, noto a tutti con il nome di Peppo.  Era ricoverato nel reparto di terapia intensiva da circa 10 giorni per problemi respiratori dopo aver contratto il Covid19. Agente della Polizia locale da molti anni, Peppo era molto conosciuto in città per la sua professione, per la passione per la musica e per il calcio. Grande tifoso dell’Inter Peppo ha condiviso le sue passioni con i tanti amici che da questa mattina lo stanno ricordando con tanto affetto e stima sui social. Peppo lascia la compagna con la quale viveva in città. Condoglianze a tutta la famiglia.

 

 

E' stato picchiato e raggiunto da colpi di pistola, forse per un regolamento di conti. E' successo questa mattina a Sezze, in località Ceriara nei pressi del Bar all'incrocio tra via Sorana e la SS 156 dei Monti Lepini. La ricostruzione del grave episodio è nelle indagini dei Carabinieri. 5 o 6 persone si sarebbero incontrate in quel punto e dalle parole sarebbero passati alle mani contro un uomo di Roccagorga. Lo stesso, mentre cercava di fuggire, è stato raggiunto da colpi di pistola ed è stato ferito. La vittima dunque sarebbe fuggita a piedi presso l'istituto scolastico  Bottoni e qui ha chiesto aiuto e soccorso. Gli operatori sanitari del 118, dopo avergli prestato le prime cure, lo hanno trasportato all’ospedale Fiorini. Indagini in corso. 

 

Un uomo originario di Sezze di 72 anni è stato salvato dai Vigili del Fuoco di Terracina dopo la segnalazione di persona dispersa. E’ accaduto poco prima delle ore 15 di oggi quando la sala operativa prendeva contatti con la persona. La stessa dichiarava di aver perso l'orientamento e di non essere in grado di tornare dove aveva lasciato la propria vettura. L'umo forniva importanti indicazioni riguardo la località in cui si trovava inviando anche la posizione mediante applicazione di messaggistica istantanea con il proprio cellulare. Subito dopo, in una località collinare denominata Fontana Santo Stefano veniva inviata la squadra operativa VVF di Terracina che avviava il piano di ricerca. Necessario e fondamentale l'intervento del *drago VF125*, proveniente dal reparto volo VVF di Ciampino, il quale giunto sul posto anch'egli iniziava le ricerche dall'alto. Dopo poco la persona veniva individuata e recuperata dagli stessi elisoccorritori VF a bordo del drago 125. L'uomo fortunatamente era in buono stato di salute e veniva preso a bordo e  portato in zona sicura.

 

 

Organizzato dalla Cooperativa Utopia 2000 onlus di Sezze, il “Girasoli Tour” si svolgerà il prossimo anno, dal 2 al 31 marzo. Al viaggio in bicicletta lungo quasi tutta l’Italia prenderanno parte gli amministratori e alcuni operatori della stessa Cooperativa. «Un viaggio  - spiega Massimiliano Porcelli,  presidente di Utopia 2000 -  alla scoperta  di  alcune realtà, grandi o piccole, note o sconosciute, che realizzano filiere virtuose di economia sociale e/o circolare o che svolgono la propria attività di produzione o di erogazione di servizi all'interno di un quadro di sviluppo, articolato su almeno uno di questi elementi: economia sociale e/o solidale, promozione della legalità, sviluppo sostenibile, green economy, responsabilità sociale aziendale, inclusione fasce più deboli e sostegno all’infanzia e adolescenza”. Queste le trentadue tappe:  Assisi, Perugia, Solomeo, Passignano sul Trasimeno, Cortona, Reggello, Firenzuola, Bologna, Correggio, Padova, Verona, Trento, Desenzano sul Garda, Fidenza, La Spezia, Peccioli, Rispescia, Orbetello, Civitavecchia, Ostia, Roccagorga, Roccamonfina, Napoli, Salerno, Colle D'Anchise, Marina di Lesina, Vasto, Loreto Aprutino, Cupra Marittima, Ascoli Piceno e Norcia. Il tour partirà da Bevagna, città in cui la Cooperativa, presso l’Agriturismo “Le Grazie”,  ha avviato un importante progetto di economia etica. Le realtà (associazioni, cooperative ed imprese) che saranno visitate  però sono trentacinque perché quelle di Bologna sono due (“Porta Pazienza” ed “È Buono”)   e di Trento tre (“Comunità Frizzanti” , “Forno Vagabondo” e “Terre Altre”).  «L’obiettivo – sottolinea Porcelli - è raccontare, in un momento storico particolare e a un anno esatto dall'inizio dell'emergenza covid, una parte dell’Italia resiliente, che vale la pena conoscere, e soprattutto riconoscersi, e sulla quale bisognerebbe investire di più per un futuro diverso, migliore al di là di ogni retorica. Lo faremo pedalando e sudando così da essere anche metaforicamente più vicini a chi lo fa tutti i giorni, spesso relegato ai margini della cronaca quotidiana, perché si sa che “quel che sa di buono” fatica a fare notizia». L’itinerario, lungo 2.500 chilometri, toccherà tredici regioni.  Sosterranno l’iniziativa l’economista Stefano Zamagni, presidente dell'Accademia pontificia delle Scienze sociali, e il sociologo Flaviano Zandonai, esperto di Innovazione Sociale. Mentre lly Schlein, vice presidente della Regione Emilia Romagna, alla tappa di Bologna, riceverà i partecipanti. Il viaggio sarà video-documentato da una troupe coordinata da Renato Chiocca, giovane regista di Latina, e  il docufilm  verrà portato nelle scuole «al fine di promuovere tra i più giovani la cultura della legalità, dell'economia sostenibile e dell'impegno civile». «Infine – conclude il presidente di Utopia 2000 - vorremmo anche realizzare altri due progetti collegati a questa iniziativa: la creazione di un tour operator che si occupi di viaggi sostenibili dedicati alle buone prassi e agli argomenti trattati durante il Girasoli Tour; l'apertura di uno store dedicato a prodotti e servizi provenienti da iniziative come quelle che visiteremo. In un'epoca dove solo apparentemente l'odio sociale e il rancore sembrano essere gli unici elementi della narrazione dominante, siamo convinti che ci sia ancora posto per la Bellezza e che da essa occorra ripartire».

 

Il sindaco di Sezze, Sergio Di Raimo, con ordinanza 108/2020 ha vietato questa mattina la didattica in presenza in tutte le scuole di ordine e grado di Sezze per tutta la settimana. La chiusura delle scuole infatti è stata prolungata fino al 13 novembre. In alcuni passaggi dell'ordinanza sindacale si legge: “Considerato che la situazione epidemiologica, a causa del diffondersi del COVID 19, ha avuto un eccessivo aumento nell’ambito del territorio e nell’ultimo mese si è registrato un numero rilevante di contagi con picchi fino a 24 nuovi positivi in un solo giorno; considerato che, dai dati attualmente in possesso,  è stata accertata la positività di soggetti che lavorano in ambito scolastico, sia direttamente che in ausilio per servizi inerenti l’attività didattica; vista la necessità di allentare la pressione/tensione negli ambienti scolastici che oltre alle positività vedono diversi bambini ed insegnanti in quarantena; ritenuto necessario prevenire ulteriori fenomeni di contagio, diretto ed indiretto in ambiente scolastico si ordina il divieto di didattica in presenza per le Scuole di ogni ordine e grado site sul territorio comunale, sia private che pubbliche, per i giorni 11,12 e 13 novembre 2020”.

 

Il presidente del consiglio comunale di Sezze, Enzo Eramo, nel corso dell’ultimo consiglio comunale ha proposto di dare un aiuto concreto a quegli alunni più bisognosi delle scuole di Sezze, fornendo loro tutta la strumentazione informativa necessaria, quindi PC o Tablet, per permettergli di partecipare alle lezioni da casa, come previsto per la DaD (didattica a distanza). La proposta del presidente dell’assise è stata accolta dall’interna aula consiliare e permetterà di salvaguardare il sacrosanto diritto allo studio per tutti. “Dare a tutti le medesime opportunità̀. Per questo sono contento che sia stata accolta durante l'ultimo consiglio comunale - ha affermato Eramo - la proposta di fornire computer e altri strumenti digitali a bambini e ragazzi di famiglie in difficoltà. Soprattutto verso coloro che con la didattica a distanza verrebbero privati di fatto del diritto all'istruzione. Alle scuole, che ringrazio per quello che stanno facendo, e ai servizi sociali il compito di individuare le criticità. Credo che sia opportuno segnare questo tempo difficile con una scelta che sia dentro la nostra cultura e la nostra storia".

Domenica, 08 Novembre 2020 06:31

Non c'è Coviddi e altre assurdità

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Un sabato pomeriggio grigio e uggioso. Un giorno in apparenza come tanti, scanditi da questa pandemia che ci ha sottratto la bellezza del contatto fisico, il piacere di una stretta di mano, il calore di un abbraccio, la gioia della condivisione di una tavolata imbandita di buon cibo e di risate tra amici. Una inquietudine sottile e pervasiva ritma ormai gesti e comportamenti, un timore malcelato nei confronti di un nemico subdolo e infido, capace di colpire quanto meno te lo aspetti e di provocare ferite laceranti negli affetti. Sentimenti e sensazioni che accomunano la gran parte di noi e di cui invece un ridotto rumoroso e ostinato di contestatori si dichiara incredulo e indifferente, negando incomprensibilmente l’evidenza, gli effetti devastanti del virus sulle vite di tanti, facendo proprie e propagandando teorie bislacche e gridando al complotto, ordito non si sa bene da chi e per quale recondita e inverosimile ragione, alla dittatura sanitaria o semplicemente minimizzando portata e rilevanza di quanto accade. D’un tratto il telefono squilla lacerando il silenzio ovattato che avvolge la stanza. Lo afferro un po’ contrariato. Considerando orario e giorno si tratterà della solita chiamata promozionale per convincermi a cambiare gestore delle  utenze di casa o di un seccatore inopportuno. Il numero e il nome che compaiono sul display è quello di un amico. – Meno male – mi dico. Ho piacere di scambiare quattro chiacchiere con lui e perciò gli rispondo cordiale e rilassato. Mi accorgo immediatamente che qualcosa però non va. Ha una voce strana, affannata. – Sono positivo al Covid e sto male. Non riesco a respirare – mi dice tutto di un fiato. Sapevo che aveva fatto il tampone ed aveva avuto sintomi leggeri nei giorni precedenti, ma non pensavo stesse così male. Farfuglio qualche frase, cercando di tranquillizzarlo. – Fra un po’ c’è la partita….–  cerco di sviare il discorso. È un tifoso accanito, viscerale e guardarla con lui è un divertimento. – Sto male – si limita a dirmi. – Tempo qualche giorno e ti sarai negativizzato. La prossima volta che giochiamo vieni qua da me e la vediamo insieme – insisto. Dopo qualche momento di silenzio torna a dirmi: – Ci sono dei momenti che proprio mi manca il respiro –. Avverto chiaramente che ha paura di non farcela. – Ma cosa ti sta dicendo la testa? Che stai pensando?- lo rimbrotto – Vedrai che la cura che ti hanno dato farà effetto rapidamente –. – Va bene – mi concede senza troppa convinzione. – Ti chiamo domani – gli prometto. La mattina dopo purtroppo viene ricoverato in ospedale e ora è in terapia intensiva. Ne uscirà presto, sono sicuro e, eternamente insoddisfatti, torneremo ad arrabbiarci e ad imprecare contro arbitri, giocatori ed allenatore della nostra squadra del cuore, a fare le nostre analisi calcistiche e ad immaginarne possibili traguardi. Il virus non l’avrà vinta, ne sono certo!               

E così il virus ha toccato un mio amico, una persona cui sono legato ed è doloroso. Probabilmente la mia è una delle tante storie di questi giorni funestati da contagi in crescita esponenziale, ricoveri d’urgenza e centinaia di morti. Storie di persone, amicizie e sentimenti e non soltanto fredda contabilizzazione di aridi numeri. Penso al mio amico lì da solo nel reparto di rianimazione, alle persone che lo amano che non hanno notizie dirette di lui da giorni, che trascorrono il proprio tempo nell’ansia e nella trepidazione e ad ogni squillo del telefono smettono di respirare. Sento crescere in me la rabbia per le tante parole insensate pronunciate da sedicenti scienziati, internettologi negazionisti, complottisti e contrari all’uso delle mascherine, per i tanti comportamenti irresponsabili, per quanti sono interessati unicamente a lucrare spazi di notorietà sui social e possibili consensi elettorali in un gioco barbaro e cinico.

Trovo insopportabile e riprovevole il sentenziare di tanti leoni da tastiera dall’alto della loro esperienza e competenza forgiata davanti allo schermo di un computer, laureati all’università di internet in medicina con specialistica in virologia ed infettivologia, circa l’irrilevanza dell’infezione da Covid-19 se la paragoniamo alla mortalità per l’influenza stagionale, ai tumori, agli infarti e persino alla fame nel mondo. Quello che non riescono a comprendere è che il problema non è soltanto la mortalità in conseguenza del virus, ma il tasso di ospedalizzazione dei malati sintomatici rapportata al breve lasso di tempo in cui questo avviene. Nessuna malattia cronica è capace, come il Covid-19, di mandare all’aria da sola e in brevissimo tempo, un mese e poco più, la tenuta del sistema sanitario. L’influenza stagionale causa il ricovero e la morte di molte più persone, ma questo avviene in un arco temporale di sette mesi e non di qualche settimana. Analogo ragionamento va fatto per l’incidenza dei ricoveri per le altre patologie gravi: non si concentrano in pochi giorni e il sistema sanitario riesce a farvi fronte. Il tasso di mortalità esclusivamente per Covid-19 sarà anche basso e a non farcela saranno pure maggiormente persone anziane o fragili, affette da altre patologie, ma al di là che il loro ricovero satura il sistema, occupando posti letto in terapia intensiva e semintensiva, posti che non potranno essere utilizzati per altri pazienti che dovessero arrivare nelle strutture sanitarie in condizioni gravi, dobbiamo considerarli sacrificabili, materiale di scarto, la loro morte non costituisce un fatto inaccettabile, o forse perché si tratta per la gran parte di persone non utili e funzionali allo sforzo produttivo del paese, come ha sentenziato il Presidente della Regione Liguria, ci deve lasciare indifferenti?

A sentire poi certi “autorevoli” esperti sproloquiare sul virus, snocciolando dati senza il minimo riscontro scientifico, non solo sui social ma perfino nelle reti televisive nazionali, la totalità di scienziati, medici e personale sanitario sono una massa di pecoroni belanti, di venduti al grande complotto delle BigPharma, che amano mascherarsi con camici e mascherine per andare in corsia in una sorta di gran ballo dell’idiozia e dell’inutilità, in tenuta da combattimento contro un nemico inesistente.

Sarebbe il caso che la finissero una buona volta di raccontare stupidaggini e portassero rispetto per le sofferenze di quanti sono stati colpiti dal virus, per le migliaia di persone che non ce l’hanno fatta e il dolore dei loro familiari.

Venerdì, 06 Novembre 2020 16:01

Nicola Schiavone: un destino comune

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Certe storie umane, a volte, camminano in parallelo, si assomigliano. E’ quello che il destino, o meglio la natura, ha riservato a Nicola Schiavone e ad altri che, come lui, hanno avuto la vita segnata da un figlio disabile fin dalla nascita. All’apparenza può sembrare che questa immane tragedia sia il frutto di un crudele destino, cinico e baro, di una sventura inconsolabile e irrimediabile. In effetti, una vita interamente vissuta accanto al figlio malato, momento per momento, senza un attimo di pausa, senza la possibilità di programmare il domani, con la mente sempre rivolta a lui che dipende interamente da te, nel corpo e nell’anima, può apparire umanamente una disgrazia infinita, un tunnel senza luce. All’inizio è così, ma poi, piano piano, accanto a lui, si riscopre il senso e l’essenza della vita. Ti accorgi che l’esistenza del figlio disabile è intimamente legata a te, che lui non può fare a meno di te e che tu non puoi fare a meno di lui. Si tratta veramente di un amore infinito e indescrivibile, due anime in un solo corpo! Lui vive solo se ci sei tu. Ti aspetta per mangiare, per bere, per andare a dormire, per tutte le sue necessità corporali. Poi, quando sventuratamente egli ti viene a mancare, allora il mondo ti casca addosso. Che senso ha più la vita? Il tempo si ferma, un silenzio assordante ti oscura la mente. Ti accorgi che era lui/lei a dare un significato alla tua esistenza, che era lui/lei a darti la forza di vivere, di sperare, di lavorare, di amare, di aspettare l’alba di un nuovo giorno. Quante volte, incontrando l’amico Nicola, ci siamo scambiate queste emozioni, queste sensazioni, queste sofferenze nascoste dentro ma anche tante speranze e a volte…le attese di un miracolo, di un evento straordinario. Ci parlavamo senza parole! Ci guardavamo intensamente negli occhi che, immediatamente, si illuminavano e si inumidivano di lacrime. Ora Nicola riposa in pace. La malattia lo ha sconfitto, lui che non si è mai arreso. Non ce l’ha fatta: anche questa volta, per l’ultima volta, il crudele destino ha infierito contro di lui. Ma questa volta la sua speranza diventa certezza, diventa realtà. Non so dove ma i suoi due figli, Emanuele e Raffaele, lo potranno riabbracciare e stringere fortemente, per sempre! Un abbraccio a Santina e Natascia.

 

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