Caro Sindaco, ti scrivo …
perché sono un po' preoccupato per il futuro della nostra città di Sezze. Sento, in giro, un po' di sfiducia e di malessere. È certo il dramma del covid-19 ad abbattere gli animi, ma anche l’insoddisfazione verso l’operato della Giunta comunale che hai l’onore di guidare. So bene che, amministrando, non si può soddisfare tutti. Che i sezzesi non si accontentano mai e vogliono sempre di più. Però il clima che si respira è pesante e siccome l’anno prossimo si tornerà a votare per il rinnovo dell’Amministrazione, sarebbe un errore lasciare la città in mano ai rappresentanti del Centro Destra, brave persone, per carità, ma sicuramente ostaggio e allineate con Salvini e con la Meloni. Da te i cittadini non si aspettano miracoli né opere faraoniche che richiederebbero somme ingenti di denaro. In questo periodo le priorità sono ben altre: l’assistenza ai poveri e ai disoccupati, ai cassintegrati, alle ragazze e ai ragazzi in cerca di lavoro, alle famiglie colpite dai contagi del virus, a chi non riesce a sbarcare il lunario. Le grandi opere possono attendere ancora un po', fermo restando che bisogna avere sempre lo sguardo in alto e verso il futuro, se vogliamo far progredire questa nostra città. Mi riferisco, in particolare, alla riapertura dell’Ospedale di prossimità, alla realizzazione di parcheggi, alla sistemazione dell’Anfiteatro, al riordino del Centro storico, alla riapertura del bosco dei Cappuccini, alla ristrutturazione e all’utilizzo dei Palazzi storici del Centro, alla manutenzione straordinaria delle strade, alla cura del verde e delle cunette, alla raccolta dei rifiuti fatta in maniera più accurata, al Tempo pieno nelle scuole, all’asilo nido per tutti, al riordino delle zone di Suso e dello Scalo, a una attenzione maggiore verso le ragazze e i ragazzi etc. In questo drammatico periodo di pandemia, ti dicevo, i cittadini si accontenterebbero di poco, consapevoli delle difficoltà che attraversano tutte le Amministrazioni pubbliche e dei pochi soldi disponibili nel Bilancio. Due cose, in particolare, che non costano niente, o costano pochissimo, apprezzerebbero moltissimo: l’Informazione e il confronto. I cittadini vogliono sapere, giorno per giorno, quello che fa la Giunta comunale, vogliono ascoltare ed essere ascoltati su cosa hai realizzato in questi quattro anni di legislatura, su cosa non hai potuto realizzare, perché, come e quando. Il confronto è il sale della democrazia, non bastano i numeri se sono soltanto cifre fredde e anonime, frutto di operazioni matematiche. I cittadini non sono numeri; vogliono incontrare gli assessori, porre questioni, e possibilmente avere risposte non solo a parole ma con i fatti. Molto spesso si tratta di piccole richieste di chiarimento o di piccoli interventi di manutenzione ordinaria che denoterebbero, da parte degli uffici preposti, attenzione, interesse, partecipazione e amore per la città. La seconda cosa che i cittadini ti chiedono, a costo zero, è un programma puntuale e realistico per il prossimo quinquennio. Le sfide della città di Sezze non sono affrontabili con una maggioranza risicata e raffazzonata all’ultimo momento. Ciò diventerebbe avvilente e riprodurrebbe i difetti del passato. C’è un grande vuoto da riempire: la politica. Intesa non solo come accordi e formule, ma promotrice di valori democratici e antifascisti, di idee e progetti riformisti che possano giustificare la prosecuzione della tua esperienza di governo. Occorre un quadro condiviso sulle linee principali, non buoni propositi e generiche dichiarazioni. Bisogna coinvolgere altri movimenti politici e associazioni presenti in città, saperli coinvolgere e organizzare affinché non si giri a vuoto e non manchi una visione del futuro. La città di Sezze non può progredire senza la prospettiva di dare risposte sui grandi temi da troppo tempo inevasi e rimossi per ignavia o per interessi personali. La capacità del leader non dipende solo dal numero di preferenze e di voti che riesce a raccogliere. I voti sono necessari ma non sufficienti per assicurare il buon governo della città. La mia lunga militanza nella Sinistra mi ha insegnato ad essere leale ma non conformista e ad esercitare la critica costruttiva. In bocca al lupo!
Dalla scuola superiore guidata dai padri gesuiti a Sezze nasce l’Accademia degli Addormentati. La sua fondazione tende a definirsi nei primi anni del 600 e da recenti studi, sembra essere stata tra le prime che fiorirono in Europa e che raccolse uomini illustri nel suo seno. Con la peste del 1656 ci fu un periodo di stasi nel la feconda attività dell’accademia che venne chiusa a causa dell’epidemia che dimezzò gran parte della popolazione. Nell’anno 1690 l’accademia con il nome degli Addormentati, riprese vita come dimostra un opuscolo stampato dal minore conventuale Filippo Ciammarucone, e dedicato al papa Alessandro VIII° della famiglia Ottoboni. L’Accademia cominciò un nuovo cammino che la portò a mutare il suo nome in "Abbozzati" per volere del cardinale Pietro Marcellino Corradini, membro dell’Arcadia romana, e ad essa fu affiancato il motto: INFORMIA FORMO. Nel 1747 risalgono le prime pubblicazioni: una sintassi latina, e un accurato commento, in italiano, ai primi libri dell’Eneide di Virgilio. L’Arcadia di Roma non rimase indifferente a queste opere e nell’anno1747 la setina accademia era unita all’Arcadia con parità di diritti e mantenendo una sua autonomia culturale. Vi s’inscrissero studiosi come Zurla, Lambruschini e Vizzardelli, e nei vari elenchi del periodo successivo al 1800 è possibile trovare come soci accademici Manzon i, Murat e De Sanctis. A capo dell’Accademia stava un console, un Segretario, l’Archivista e il Bibliotecario, con quattro censori perpetui. Dopo questo periodo ci fu una lunga interruzione causata dall’invasione francese. L’adunanza rivisse poi nel 1818 sotto il consolato di Giuseppe Capitan Cerroni. Importante è la relazione che l ‘arcadia ebbe con le terre pontine e in particolare con Sezze, che in quel periodo guidava il movimento culturale e artistico per opera del Collegio setino Dei Padri Gesuiti. In fatti, quando il Gravina e il Crescimbeni crearono all’Accademia romana tra i fondatori troviamo l’allora giovanissimo Corradini che divenne poi cardinale. Ma il Corradini aveva anche incrementato la locale accademia setina degli Addormentati e mantenne sempre nel cuore il desiderio di vederla, un giorno, affiliata all’Arcadia come sua colonia. Ciò avvenne però solo dopo la sua morte avvenuta nel 1743 quando l’Accademia setina cominciò a fregiarsi di interessanti pubblicazioni filologiche di cui già si è parlato. Fu così che nell’anno1747 l’Accademia setina fu chiamata all’onore di Colonia Setina dell’Arcadia.
Il Gruppo Biancoleone fa presente che sono terminati ieri, in Via Piagge Marine, i lavori di piantumazione di alberi in sostituzione di quelli malati. Il valore del paesaggio è tutelato dall'articolo 9 della Costituzione della Repubblica italiana. Il verde urbano si collega a questa norma di tutela in relazione alle importanti funzioni ambientali, urbanistiche e sociali, oltreché per il notevole ruolo di educazione naturalistica e di miglioramento della qualità urbana, con benefiche ricadute anche sullo sviluppo turistico ed economico della città. "Siamo favorevoli all’incremento della forestazione urbana, ingrediente fondamentale per il miglioramento delle condizioni ambientali della nostra città però - si legge nella nota firmata dai consiglieri comunali Serafino Di Palma e Paride Martella - la nostra osservazione riguarda soprattutto il diametro delle piantine. La grandezza delle piante che sono state piantumate sono di circa 2-4 centimetri di diametro. Gli alberi abbattuti dovevano essere sostituiti seguendo il criterio della compensazione ambientale, ripiantando cioè un numero di nuovi esemplari tale da parificare il valore ornamentale dei soggetti rimossi. Secondo il gruppo Biancoleone le dimensione dei nuovi soggetti arborei doveva avere di una circonferenza ben maggiore e tale orientamento è condiviso da tantissimi cittadini. A tal fine è necessario che il Comune di Sezze adotti al più presto un REGOLAMENTO DEL VERDE PUBBLICO E PRIVATO". Secondo il gruppo Biancoleone il Comune di Sezze deve diffondere maggiormente la cultura del rispetto e della conoscenza del patrimonio naturale presente nel Paese, attraverso l'informazione al cittadino e la promozione di eventi pubblici volti alla sensibilizzazione ed al miglioramento delle conoscenze sulla vita vegetale e animale e sulle funzioni da esse espletate.
Il Carnevale del 1989, la videoripresa che ci ha emozionato
Scritto da Alessandro Mattei
Un video che ci ha emozionato tutti, che ci ha fatto rivivere momenti indimenticabili, insieme a persone straordinarie. C’è chi si è rivisto bimbo, chi adolescente, chi giovanotto. Una videoripresa – come si diceva una volta – che rappresenta forse uno dei momenti più belli e allegri della nostra comunità. Correva l’anno 1989 ed il Comune di Sezze con la Ludoteca Orso Rosso presentava alla città “Il Carnevale Setino” dedicato alla rivoluzione francese, fresca di memoria per il gemellaggio tra Sezze e Montmorency. A postarlo su “Sei di Sezze se”, il più numeroso gruppo facebook della città, l’amico Pietro Paletta, fotografo e videomaker professionista di Sezze. La videoripresa di circa 12 minuti è stata donata a Pietro dall’ex proprietario dell’emittente televisiva TMG (Tele Monte Giove) a cui va il nostro ringraziamento. Si tratta di un vero e proprio documentario, preziosissimo perché ritrae una Sezze ed una comunità molto cambiata. Nei volti di tanti ragazzi e ragazze quella spensieratezza che oggi manca, quei sorrisi ingenui e dolci di una generazione che ha vissuto momenti indimenticabili. Memorabile la ghigliottina allestita a Porta Pascibella dopo la lunga sfilata di maschere francesi partita dai Cappuccini. Tanti colori, fantasia esagerata, risate, coriandoli e musica a non finire. Una vera e propria rivoluzione al grido di liberté, Égalité, Fraternité. Allora si giocava per strada, ci si confrontava in piazza e nel parco, il contatto era diretto e schietto. Oggi sembra tutto cambiato ma quel Carnevale forse ha riacceso il desiderio di ricominciare al più presto a socializzare nel modo più naturale possibile, stando tra la gente. Nel video tanti amici, i grandi animatori, il compianto Rosolino Trabona, l’amico Umberto De Angelis e il grande Jeff Anelli. Tanti ragazzi e ragazzi della ludoteca e non solo. Una gran bella festa, con moltissime presenze e tanto tanto divertimento. Ripartire dai ricordi e da quello che siamo stati è forse una ricetta per tornare ad essere originali e innovativi, nel rispetto delle tradizioni e della nostra cultura popolare.
Il governo Draghi o del fallimento della politica
Scritto da Luigi De Angelis
“Avverto pertanto il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica. Conto quindi di conferire al più presto un incarico per formare un governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili che ho ricordato” (Sergio Mattarella – Presidente della Repubblica).
È riassunto tutto in questo passaggio del discorso del Presidente Sergio Mattarella il senso della fase politica che il nostro paese sta attraversando. Il conferimento dell’incarico di formare un governo tecnico – istituzionale, di larghe maggioranze e alto profilo, non identificato con nessuna formula politica, al Professor Mario Draghi, ex Presidente della Banca Centrale Europea, rappresenta la certificazione chiara ed inequivocabile del fallimento politico dei partiti e movimenti, nessuno escluso, presenti in Parlamento, della loro incapacità di uscire dall’autoreferenzialità e dal piccolo cabotaggio, dalle logiche spartitorie e di potere, di anteporre a tutto gli interessi del Paese superando le divergenze e dando vita ad un governo all’altezza delle sfide che abbiamo davanti in questo momento tragico, segnato dalla pandemia che miete centinaia di vittime ogni giorno e ci ha precipitati in una crisi economica e sociale senza precedenti.
L’aspetto più sconfortante è che dalle dichiarazioni rilasciate ai giornali o postate sui social da molti esponenti dei diversi partiti e schieramenti emerge tutto il divario esistente tra l’operare ordinario della classe politica e la concretezza dei problemi dei cittadini, insieme alla palese incapacità perfino di comprendere l’esatta portata dei propri comportamenti irresponsabili e le devastanti e inevitabili ripercussioni, prime tra tutte la perdita di fiducia verso le istituzioni democratiche e la funzione stessa della politica, che hanno costretto il Presidente della Repubblica a imboccare la strada di un “governo tecnico”, scelta che Sergio Mattarella aveva fin qui sempre cercato di evitare preferendo soluzioni politiche. Pertanto non ci sono vincitori ma solo sconfitti, non c’è nulla di cui essere soddisfatti o di cui esultare per l’incarico conferito a Mario Draghi, il quale potrà anche riuscire nell’impresa di governare ottimamente e risollevare le sorti del nostro paese (personalmente me lo auguro per il bene di noi tutti), mettendo insieme il meglio delle competenze e compiendo le scelte necessarie nell’interesse esclusivo della collettività, ma non possiamo ignorare che tale governo è conseguenza di un sistema politico rivelatosi estremamente fragile, di una classe dirigente inadeguata, priva dell’indispensabile lucidità e capacità progettuale e impegnata in un teatrino deprimente, niente altro che un avvitamento incessante in discussioni sterili e senza costrutto, nel quale a prevalere è la volontà narcisistica di apparire, di guadagnare effimeri consensi, certificati magari da sondaggi compiacenti, di saggiare il proprio peso politico e numerico ricorrendo a veti e ricatti e sistematicamente tralasciando l’obiettivo primario di perseguire il bene comune. Il Presidente della Repubblica è stato costretto a chiedere ai partiti e ai movimenti politici presenti in Parlamento, a coloro cioè che hanno ricevuto il mandato di rappresentare noi cittadini di compiere un passo indietro perché si sono rivelati incapaci di compierne uno in avanti, a commissariare una politica che da tempo ha deciso di abdicare alla propria funzione, dimenticando che suo preciso ed unico dovere è farsi portatrice di idee e progetti e non di dedicarsi a ripicche, rivalse ed inciuci di vario genere, a ricercare l’occupazione delle poltrone, a ritagliare spazi di potere fine a se stesso per i propri esponenti.
La mancanza di un collante politico – culturale, di una visione condivisa del futuro del Paese sono la causa vera e profonda della crisi in atto. Il funambolismo e la faciloneria con cui si è passati da una maggioranza di destra populista ad una di centrosinistra, mantenendo peraltro a capo della compagine governativa sempre lo stesso Presidente del Consiglio, sono rivelatori non solo dell’indifferentismo culturale e dell’assenza di una precisa fisionomia ideale e valoriale del Movimento 5 Stelle, ma anche la ragione vera della debolezza del governo, il cui cemento è stato un amalgama mal riuscito, uno stringere accordi con compagni di viaggio improvvisati solo perché in quel momento disponibili. Non era affatto difficile prevedere che una simile esperienza alla lunga si sarebbe consumata fino a venir meno: il potere fine a se stesso non è mai un buon viatico, destra e sinistra esistono e le politiche messe in campo per dare soluzione ai problemi sono qualificanti sotto questo profilo. Matteo Renzi è stato inventore ed artefice del governo giallorosso dopo la follia estiva del Papeete ad opera di Matteo Salvini, ma non ha mai metabolizzato l’alleanza con i 5 Stelle, tanto che in queste ultime settimane ha nuovamente indossato le vesti tanto amate e invero mai abbandonate del rottamatore, del demolitore seriale ed è arrivato allo strappo irreversibile per effetto di un conflitto che ha avuto per oggetto pressoché esclusivo il potere, la distribuzione di incarichi e poltrone. Prova ne è che i contenuti tanto sbandierati e presentati come la ragione dell’apertura della crisi ora sono completamente spariti dai discorsi del senatore di Rignano, il quale ha annunciato che appoggerà il governo presieduto da Mario Draghi senza conoscere il programma e la squadra dei ministri con cui si presenterà in Parlamento per ottenere la fiducia. Tuttavia la crisi ha fatto emergere anche i limiti politici dell’azione del Partito Democratico, da tempo inspiegabilmente schiacciato sulla linea dei 5 Stelle, anche su temi storicamente appartenenti alla tradizione della sinistra, dal lavoro alla giustizia, appiattimento che nulla ha a che vedere e non può giustificarsi certo con la rivendicata lealtà a Giuseppe Conte e agli alleati.
La speranza è che quanto sta avvenendo non segni l’inizio di un inesorabile commissariamento delle istituzioni democratiche e che partiti e movimenti politici colgano l’occasione per avviare una riflessione profonda e un processo radicale di rinnovamento, che alla rifondazione identitaria e valoriale accompagni un ricambio dei gruppi dirigenti, aprendosi, lasciando spazio e dando voce alle eccellenze che l’Italia possiede e soprattutto porti a riconsiderare la politica come un servizio capace di influenzare in positivo la vita dei cittadini e di dare soluzione a quei problemi che frenano il vivere civile.
Una bella notizia che smorza sicuramente i toni di chi in questi giorni ha sollevato critiche e dubbi sul taglio di diversi alberi nel centro della città, a partire da via Piagge Marine e recentemente anche in via San Leonardo. In una nota diramata dal Comune di Sezze, infatti, si comunica che il cosiddetto “Progetto Ossigeno” è stato approvato. Presto quindi verranno piantumati 150 alberi. Contrastare il cambiamento climatico, compensare le emissioni di CO2 e proteggere la biodiversità, sono gli obiettivi di OSSIGENO, il progetto della Regione Lazio che prevede appunto la piantumazione su tutto il territorio regionale di alberi e arbusti autoctoni certificati. Il progetto del comune di Sezze è stato considerato meritevole di accoglimento e per questo riceverà 150 alberi di cui 80 Olea europaea, 35 Cupressus sempervirens e 35 Celtis australis L. Si spera che verranno piantumati lì dove è stato necessario tagliarli perché malati e pericolosi per la pubblica incolumità.
Corso di cucito e ricamo al Conservatorio Corradini, la proposta del Cda
Scritto da Vincenzo Mattei
È tempo di programmare la rete scolastica provinciale e regionale, per adeguare l’offerta educativa e formativa alle nuove tendenze del mercato del lavoro e alle nuove aspettative dei giovani. Nonostante la pandemia e la campagna di vaccinazione in corso, che ci costringe all’immobilismo e alla attesa di una ritrovata e sospirata normalità, non bisogna fermarsi ma guardare avanti e pensare al futuro dei nostri giovani. A tal fine, il Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Corradini di Sezze intende svolgere la sua parte, presentando alla Regione Lazio, tramite la Provincia di Latina, la richiesta di un Corso permanente di sartoria, cucito, ricamo e design per ragazze e ragazzi. Fin dalla sua fondazione, il Cardinale Corradini, nel lontano 1717, poneva come finalità dell’Istituto l’educazione e la formazione delle ragazze, che, negli anni, si è tramandata, dando lustro e prestigio all’artigianato femminile di Sezze e del Comprensorio lepino. Si vuole, così, rinnovare e valorizzare una tradizione secolare attraverso un necessario aggiornamento teorico e pratico delle discipline e utilizzando i nuovi strumenti offerti dalla tecnologia. L’idea del progetto è stata condivisa dalla Dirigente dell’Istituto Superiore di Sezze, Anna Giorgi, dall’Amministrazione Comunale ed è stata caldamente sponsorizzata dal consigliere regionale on. Salvatore la Penna. Un’occasione importante da non perdere e da non sottovalutare. La Regione Lazio, infatti, ha da qualche tempo intrapreso la strada di offrire opportunità lavorative ai giovani, finanziando la formazione artigianale, turistica e artistica. Recentemente ha deciso di aprire 9 ostelli e 8 spazi di animazione, gestiti da giovani under 35, restituendo così nuova vita a luoghi incantevoli ma alquanto trascurati, adattandoli all’accoglienza di turisti e all’ organizzazione re al loro interno di attività culturali e non solo. Si tratta di Scuole, caserme, conventi, luoghi di culto non più utilizzati (o sottoutilizzati) per il cui rifacimento la Pisana ha stanziato 6 milioni circa di euro. Ospitalità, cultura, artigianato, turismo. Sono queste le linee guida della Regione. A Sezze, una Scuola di formazione professionale per sartoria, artigianato e design, all’interno del Palazzo monumentale del Conservatorio Corradini, sarebbe una soluzione interessante e intelligente che restituirebbe dignità al vecchio convento in via Matteotti e potrebbe rilanciare un settore che in passato ha coinvolto tante giovani e che offre prospettive di lavoro. Una soluzione concordata con le Suore Collegine, perfettamente compatibile con l’offerta scolastica da loro egregiamente svolta, mettendo in debito conto e salvaguardando la loro autonomia sia negli orari che negli spazi. Entrambe le istituzioni (scuola materna e primaria -Corso di formazione) avrebbero garantita la massima autonomia e indipendenza di gestione e di sicurezza, attraverso ingressi separati. La Regione Lazio, in caso di approvazione del progetto, si farebbe carico della manutenzione ordinaria e straordinaria dei locali e del loro adeguamento alle leggi vigenti. Si tratta di un impegno e di una sfida per tutti. Un modo serio e non effimero per restituire vivibilità al Centro Storico della città e a uno dei mestieri più belli e più antichi del mondo.
Mentre il Tar del Lazio ed il Consiglio di Stato hanno respinto il ricorso di Don Massimiliano e detto chiaramente che sul Belvedere di Santa Maria di Sezze “non risulta sussistere un titolo che legittimi il predetto intervento edilizio su suolo pubblico”, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Sergio Di Raimo fa l’attendista e sul ripristino del Belvedere, nonostante anche il parere favorevole degli uffici comunali, ancora non muove una paglia. Una cosa è certa: il cantiere va rimosso e a deciderlo non è stata la politica ma la giustizia amministrativa. Perché allora il Belvedere non viene ancora liberato dal cantiere diventato una discarica? Una bella domanda, che sembrerebbe condizionata - a torto - da un nuovo accordo dalle parti per trovare una nuova collocazione della Statua di San Lidano in Piazza del Duomo. Ovviamente le due cose sono nettamente distinte e tali devono restare ma è probabile che nel gioco delle parti e negli equilibri politici si stia cercando una mediazione che possa salvare capra e cavoli pur essendo quelle due questioni differenti di cui la prima, quella del ripristino, ormai irrevocabile. Si vocifera che il Don voglia donare la statua e che il consiglio comunale dovrà votare la donazione e poi verificare dove posizionarla. Una nuova storia quindi che però non ha nulla a che vedere con il rispristino del belvedere che dovrebbe essere fatto in tempi brevissimi. Ad oggi però sembra essere stato congelato.
L’attivazione del servizio di prenotazioni del vaccino anti Covid-19 per gli over 80 è scattata oggi e sul sito prenotavaccinicovid della Regione Lazio è possibile prenotarsi. Le somministrazioni dei vaccini partiranno da lunedì 8 febbraio. Per il momento sono 5 i punti vaccinali distribuiti all’interno della Asl di Latina “individuati in modo proporzionale alla popolazione e secondo una logica di prossimità”. Si parte con Latina, presso l’Ospedale Santa Maria Goretti; Aprilia presso la Casa della Salute di via Giustiniano; Priverno all’interno della Casa della Salute di Via Madonna delle Grazie; Fondi presso l’Ospedale San Giovanni di Dio e Formia presso l’Ospedale Dono Svizzero. La Asl comunica che “potranno prenotarsi tutti gli over 80, compresi coloro che compiranno gli anni nel corso del 2021. Prenotando la prima dose viene automaticamente prenotata anche la seconda dose. Si ricorda che il vaccino è gratuito e non occorre la prescrizione del medico di Medicina Generale. Potranno prenotare, sulla piattaforma regionale, anche i familiari. Basta inserire il codice fiscale e selezionare il punto di somministrazione e la prima data utile disponibile. Le vaccinazioni saranno effettuate per ordine di prenotazione”.
SI PARTE CON 5 PUNTI VACCINALI, POI SI PASSA A 13 COMPRESO QUELLO DI SEZZE
La questione della riduzione delle dosi vaccinali consegnate da Pfizer ha imposto una rivisitazione del piano vaccinale, con 300 dosi giornaliere che per queste prime settimane saranno distribuite per i 5 punti vaccinale equamente. Non appena ci sarà un riallineamento delle dosi vaccinali i punti nella ASL di Latina passeranno da 5 a 13 compreso il punto vaccinale di Sezze. La Regione Lazio, per la stessa ragione, inizialmente aveva previsto circa 300 punti vaccinali ma a causa del taglio delle dosi al momento sono stati aperti circa 85 punti vaccinali. Si spera quindi che entro un paio di settimane si torni a regime e che tutti i punti vaccinali previsti siano attivati.
Altro...
Una volta a Sezze c’erano sei “decarcie”, ossia i famosi quartieri la cui origine risale all’età medievale. A Sezze, infatti, la ripartizione amministrativa era divisa in sei decarcie denominate a partire da toponimi preesistenti (Codarda, Cisternis, Gulletto), oppure da un gruppo familiare solidamente insediato (Strumilo), o ancora da chiese che costituivano il riferimento essenziale del quartiere stesso (S. Pietro e S. Angelo). La Prof.ssa Simonetta Contento, durante la stesura della sua tesi di laurea che ha riguardato l’evoluzione urbanistica della città di Sezze, è stata la prima ad effettuare delle ricerche sull’origine del termine “decarcia” che risalirebbe all’amministrazione bizantina. “Inizialmente- spiega la Contento- la parola si riferiva ad un reparto militare ed in seguito probabilmente è stata usata per indicare quella parte della città che doveva dare un certo numero di soldati, dimostrando che le istituzioni militari avevano un’importanza notevole nel periodo antecedente alla comparsa del Comune fino alla sua istituzione”. All’inizio del XIII secolo i quartieri e le contrade di molti comuni, infatti, assunsero la configurazione e le competenze amministrative. Con la suddivisione amministrativa le decarcie, e quindi i connestabili che ne erano i responsabili, venivano investiti di alcune funzioni di carattere amministrativo e controllavano l’organizzazione militare. “Ogni rione, nello specifico- continua la professoressa- doveva dare uno stesso numero di soldati all’amministrazione”. Tuttavia a Sezze la popolazione era cresciuta in modo poco uniforme ed esisteva una forte disparità tra un rione e l’altro nel rapporto tra popolazione rionale e numero di soldati da fornire. Nel 1279, pertanto, il Comune adottò un provvedimento riorganizzando le decarcie esistenti in modo che ciascuna comprendesse otto gruppi di venti case, a cui andavano aggiunte le 19 dei forestieri che avevano giurato la cittadinanza e gli esuberi, pari a 17, dei rioni di San Pietro e Gulletto che lo sviluppo demografico aveva comportato soprattutto nella seconda metà del XIII secolo. Successivamente vennero scelte delle terre suburbane e, una volta divise in lotti, vennero assegnate a ciascun rione. “In pratica- spiega la Contento- così come era stato diviso in decarcie il centro abitato, allo stesso modo furono individuati dei lotti in pianura che riportavano lo stesso nome dei rioni del centro abitato e che si ricongiungevano ad essi attraverso delle strade maestre”. E’ stato possibile risalire quindi al numero di abitanti presenti nel territorio setino nel 1279, pari a circa 3.984 abitanti. Durante la metà del XIV secolo, in seguito al dominio della chiesa in questo territorio, si attuò un cambiamento nella denominazione delle decarcie sostituendo il nome di chiese e parrocchie a quei toponimi precedentemente citati di carattere non ecclesiastico. Così la decarcia Codarda si è trasformata in Santa Maria, Gulletto in Santa Parasceve, Cisternis in San Paolo, chiesa del Vescovado, Strumilo in Sant’Andrea, mentre San Pietro e Sant’Angelo sono rimasti inalterati. …E così fino ai nostri giorni!
Atti e parole posseggono un potenziale misterioso e innegabile, tendono a riprodursi, a moltiplicarsi, a creare nel proprio ambito di diffusione un circolo virtuoso se esercitati in modo positivo, una dinamica contraria se invece si qualificano in senso negativo. Prudenza, scrupolosità e sensibilità dovrebbero essere perciò guidarci nell’esercizio dei nostri compiti e di tale dovere dovrebbero sentirsi investiti soprattutto quanti ricoprono funzioni di rappresentanza politica e di governo, i quali dovrebbero possedere una moralità cristallina, un rigoroso senso delle istituzioni democratiche, la coscienza che proprio compito è perseguire il bene comune e le loro parole e azioni possono essere esemplari o devastanti per i cittadini che hanno loro accordato fiducia e guardano.
Lo scadimento morale e culturale della classe politica italiana è cosa nota e sempre più se spesso dalla folla dei politicanti emergono personaggi “fenomenali”, punte di diamante inverosimili. Nella speciale classifica dei politici peggiori primeggiano quasi senza rivali Angelo Ciocca, deputato al Parlamento Europeo della Lega e la neovicepresidente della Regione Lombardia ed assessore alla sanità Letizia Moratti, già sindaco di Milano e Ministra dell’Istruzione.
Qualche settimana fa l’eurodeputato pavese, intervistato nella trasmissione televisiva “Lombardia nera” su Antenna 3 ha denunciato la scelta di mettere a disposizione della Lombardia, un numero di vaccini non commisurato alla popolazione rispetto al Lazio: “E’ possibile se qualcuno vuole fare politica sulla salute della gente, se qualcuno pensa di fare clientelismo territoriale. Si premia una Regione rispetto a un’altra perché una a livello democratico ha un colore rispetto a un altro. I fattori che devono portare alla distribuzione del vaccino devono essere il numero di abitanti, una proporzione fra quanti abitanti ho e quanti vaccini. Non è pensabile che la Lombardia che ha il doppio degli abitanti del Lazio possa ricevere meno vaccini. Poi bisogna valutare quanto l’importanza economica del territorio. La Lombardia, è un dato di fatto, è il motore di tutto il Paese. Quindi se si ammala un lombardo vale di più che se si ammala una persona di un’altra parte d’Italia”. “Addirittura?” ha esclamato sbigottito il conduttore Marco Oliva. Il deputato ha proseguito: “Sì, è un dato di fatto. Se si ammala un lombardo, economicamente, da imprenditori, vale di più rispetto a un laziale. Sulla salute non si può fare politica, ma bisogna fare anche un ragionamento economico per il Paese perché purtroppo, è un dato di fatto, un cittadino lombardo paga più tasse rispetto un cittadino laziale”. Il Lazio avrebbe il doppio dei vaccini rispetto alla Lombardia perché “qualcuno ha detto che vogliono proteggere i ministeriali. Per me invece vale di più un lavoratore, un magazziniere, un commesso, un imprenditore lombardo rispetto a un ministeriale romano. Non perché ce l’ho con lui ma solo che per uscire da questa pandemia dobbiamo investire in debito pubblico e allora dobbiamo mettere in condizione chi produce nel mondo privato di farci affrontare il debito pubblico. Bisogna prima proteggere i lavoratori del privato poi i ministeriali, questo è il concetto, molto semplice. È una riflessione di buon senso, pare strano non investire dove c’è l’incendio maggiore. I dipendenti privati della Lombardia tengono in piedi il paese e allora mi chiedo perché venga prima l’apparato dello Stato, con l’amministrativo del ministero che pure è in smart working. Roma non ruba nulla, semmai prende, la colpa è di chi li distribuisce che fa un torto alla Lombardia e all’intero paese perché si corre il rischio che ci siano tempi più lunghi rispetto a una distribuzione intelligente”.
Ovviamente quanto sostenuto da Angelo Ciocca è totalmente falso. La ripartizione dei vaccini, pur con le difficoltà legate alle ridotte forniture delle case farmaceutiche, sta avvenendo in proporzione agli abitanti delle regioni. Il fatto grave è che non si tratta di semplici dichiarazioni scriteriate di un politico in cerca di visibilità, il quale ha rispolverato le pulsioni padaniste della Lega vecchia maniera. Dopo qualche giorno infatti identica richiesta è stata avanzata, solo in modo meno volgare, da Letizia Moratti, chiamata a sostituire l’assessore alla sanità Giulio Gallera, distintosi per la pessima gestione della pandemia, le memorabili gaffe e il rinvio dell’inizio della campagna vaccinale a dopo le feste natalizie per garantire le ferie al personale mentre la sua regione era travolta dai contagi ed ha il record mondiale di morti per Covid-19 in proporzione alla popolazione. Letizia Moratti ha inviato una lettera al commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, in cui sostiene l’opportunità che i vaccini vengano distribuiti più in fretta alle regioni con maggiore densità abitativa e mobilità, più colpite dal virus e che contribuiscono in modo significativo al Pil nazionale: insomma la Lombardia. La proposta presentata ai capogruppo regionali di maggioranza e opposizione e definita in “in fase di invio” a Roma per essere discussa nella conferenza Stato-Regioni, ha ricevuto il plauso del presidente Fontana, il quale l’ha giudicata “coerente e appropriata”. Dinanzi alle unanimi condanne levatisi, sono arrivate le imbarazzate precisazioni, una tiritera di sciocchezze e giustificazioni penose e senza senso. Secondo la giunta lombarda il vaccino non è un diritto di tutti i cittadini a prescindere dalla ricchezza del territorio in cui vivono e la salute non è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione, ma un privilegio di quanti hanno di più: idee agghiaccianti, palesemente razziste e indegne di persone che ricoprono incarichi nelle istituzioni.
Come se questo non bastasse il presidente Fontana e l’assessore Moratti hanno fatto finire la Lombardia in zona rossa perché si sono dimenticati di sottrarre dai contagiati i guariti e hanno cercato di far ricadere le colpe sull’Istituto Superiore di Sanità che per ben 54 volte li aveva sollecitati a rivedere i dati inviati. Un errore gravissimo, costato centinaia di milioni di euro alle imprese, ai lavoratori, alle famiglie e alla scuola. Dopo che gli uffici della regione Lombardia hanno corretto i dati e chiesto per e-mail il riconteggio, Letizia Moratti ha dichiarato che non hanno rettificato le cifre sbagliate ma le hanno rivalorizzate (sic!). Ciliegina sulla torta: in seguito alle verifiche effettuate finora il 51% dei vaccinati in Lombardia non è costituito da operatori sanitari, medici ed infermieri in trincea contro il Covid-19, ma persone che in molti casi non ne avevano diritto in questa fase.
Veramente la Lombardia, uno dei motori economici dell’Italia, merita una classe politica così inqualificabile e sconveniente? Quanto accade a Milano, come anche in qualsiasi altra regione, ci tocca e ci riguarda perché ha ripercussioni sullo sviluppo dell’intero paese ed è uno scempio insopportabile.
Per effetto di un emendamento da me presentato alla Legge di Stabilità 2020 sono stati assegnati 100mila euro al comune di Sezze per la valorizzazione e la tutela del monumento naturale “Fosso Brivolco e superfici calcaree con impronte di dinosauri”. Le orme di dinosauro di Sezze risalgono a 95 milioni di anni fa e sono la più importante scoperta paleontologica del Centro Italia Il finanziamento sarà destinato a realizzare i primi interventi di messa in sicurezza della parete rocciosa, alla protezione delle orme e all'acquisizione dell'area. "L’emendamento in questione - afferma il consigliere regionale Salvatore La Penna - ha previsto interventi di valorizzazione anche sul Monumento Naturale “Bosco di San Martino” di Priverno e “Lago di Giulianello” di Cori. È necessario porre le basi per un nuovo modello di sviluppo dei Lepini che abbia fra i suoi punti di forza la valorizzazione del paesaggio, del capitale naturale e dell’inestimabile patrimonio storico ed archeologico. Voglio ringraziare per il lavoro svolto e per la sensibilità dimostrata l’Assessore Regionale all’Agricoltura, Ambiente e Risorse Naturali Enrica Onorati e la direzione Regionale Capitale Naturale, Parchi e Aree protette, in particolar modo il direttore Vito Consoli".
Il consigliere regionale La Penna
Sezze Bene Comune non ha digerito la "non" risposta al question time in merito ai tempi di demolizione del manufatto al Belvedere di Santa Maria. L'assessore Giancarlo Siddera, incaricato dal sindaco Sergio Di Raimo, e al quale è stata passata la patata bollente, è stato evasivo e per nulla convincente. La sua, secondo SBC, è stata una risposta ambigua e fuori luogo perché non espressa. "Nell'ultimo Consiglio Comunale del 26 gennaio, in risposta all'interpellanza del gruppo consiliare di SEZZE BENE COMUNE, che interrogava circa i tempi previsti per il ripristino dello stato dei luoghi del BELVEDERE - afferma Rita Palombi - è arrivata la risposta dell'Amministrazione Comunale per bocca dell'assessore Giancarlo Siddera che, con un mirabolante discorso pindarico, ci informava di voler procedere ad una richiesta di parere legale, che denota solo tatticismi politici che potremmo definire: " LA MOSSA DELLO STRUZZO". Dopo il pronunciamento del Tribunale Amministrativo Regionale, dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato, l'unico parere superiore che ci si potrebbe aspettare è quello della corte di STRASBURGO. Ci preme ricordare che esiste un'ordinanza, emessa dall'ufficio Tecnico Comunale che intimava ad eseguire i lavori di ripristino dello stato dei luoghi, entro venti giorni dalla data di notifica. L'ordinanza è stata ritenuta legittima dal tribunale amministrativo regionale prima e dal consiglio di stato dopo, ritenendo che i lavori siano stati eseguiti senza regolare titolo edilizio. Dalla data di emissione dell'ordinanza, tra rinvii e sospensioni i venti giorni previsti sono abbondantemente trascorsi. A tal fine - conclude la nota - ci aspettiamo che nei prossimi giorni venga incaricata un'impresa di fiducia dell'amministrazione comunale per procedere ai lavori di ripristino della piazza e del belvedere secondo le indicazioni dell'ufficio tecnico. Un diverso atteggiamento risulterebbe OMISSIVO, tanto da innescare ulteriori azioni più incisive e finalizzate alla difesa DEL BENE COMUNE".