Papa Francesco e la cacciata dei mercanti dal Tempio
Scritto da Luigi De Angelis
La Chiesa non è immune da conflitti personali, carrierismi, interessi materiali e scandali. È questa una constatazione certamente amara perché investe un’istituzione millenaria, a cui il fondatore, Gesù Cristo, ha affidato la missione di essere veicolo di salvezza per l’umanità, considerata da quanti hanno fede non un consorzio meramente umano, ma una realtà spirituale e trascendente. L’emergere di malefatte e corruzione ha creato sconcerto e disorientamento soprattutto tra i fedeli. Tuttavia non si tratta di fatti inediti, effetto di un decadimento di costumi legato all’inquietudine e all’incertezza valoriale che attanaglia i nostri tempi, quanto di fenomeni purtroppo ricorrenti, a causa dei quali in passato si sono consumati scontri dolorosi e divisioni devastanti. Luce e tenebre, vizi e virtù, disonestà e rettitudine abitano la Chiesa al pari di tutte le altre esperienze umane calate nella concretezza della storia, di fronte a cui sarebbe errato chiudere gli occhi, disonesto ed ipocrita imboccare la strada del sopire, celare e coprire errori e malversazioni di cui taluni si sono resi responsabili, e con le quali invece è indispensabile misurarsi e fare i conti fino in fondo.
Il clamoroso allontanamento del Cardinale Giovanni Angelo Becciu è solo l’ultima puntata di una vicenda di più ampia portata, un caso personale ma emblematico che racconta il persistere di un nodo ancora irrisolto del pontificato di Papa Francesco, costituito dalla sfida di restituire credibilità alla Curia e alle finanze del Vaticano.
Alla vigilia del Conclave che elevò Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro nel marzo del 2013, la situazione all’interno della Chiesa era grave. Pedofilia, documenti riservati trafugati e dati alla stampa, scandali finanziari, indagini sullo IOR e sulla gestione dei beni della Santa Sede e di Propaganda Fide, malversazioni nelle strutture sanitarie cattoliche avevano contrassegnato gli ultimi anni di pontificato di Benedetto XVI°. Dopo l’epocale rinuncia del Papa tedesco, nelle discussioni tra i cardinali durante le Congregazioni venne approntata un’agenda riformatrice e nel Conclave fu eletto Papa un estraneo alla Curia Romana con il compito di affrontare gli scandali, rilanciare l’azione della Chiesa e mettere ordine nelle finanze. Era evidente a tutti che l’impresa non sarebbe stata facile, avrebbe richiesto tempi lunghi e un lavoro tenace, ci sarebbero state fortissime resistenze e il cammino sarebbe stato disseminato di ostacoli e tentativi di screditare l’azione riformatrice e la persona stessa del Pontefice. Infatti si trattava di scardinare un sistema di potere consolidato, fatto di sacche di privilegi e rendite di posizione, di posti ricoperti senza meriti e spesso sottratti a qualunque controllo, di meccanismi opachi e autentici saccheggi delle casse vaticane, di silenzi e coperture di scandali gravissimi come la pedofilia.
Papa Francesco, persona intelligente, carismatica e dotata di visione strategica non comune, però non ha ridotto il proprio pontificato nel ristretto ambito della lotta agli scandali ed è stato capace di imporsi nella Chiesa e a livello internazionale con una agenda spirituale, culturale e politica di notevole spessore, che va dall’ecologia ad una rinnovata pastorale familiare, dal ruolo dei laici nella Chiesa all’emigrazione e allo sviluppo economico equo e solidale. Al contempo ha cercato di mettere in campo una riforma seria della Curia Vaticana. Gli scandali emersi sono effetto da una parte della sua azione di contrasto e riformatrice, intessuta anche di inevitabili errori, e dall’altra della scelta della trasparenza come criterio guida del suo operare.
Un primo tentativo di riforma è stato condotto dal Cardinale George Pell, australiano, il cui obiettivo era fare pulizia nella Curia, sgomberando il campo da prelati, broker, avvocati d’affari e personaggi discussi che affollavano i dicasteri pontifici, influenzavano e condizionavano le scelte dei responsabili per lucrarne personalmente e perseguire interessi estranei alla Chiesa, soprattutto centralizzare la gestione delle risorse finanziarie e patrimoniali per evitare il ripetersi di scandali. George Pell si è fatto parecchi nemici in particolare tra i presuli italiani (tra cui proprio Becciu), per i modi spicci e perché riteneva si dovesse unicamente puntare su competenza e integrità nell’attribuzione di ruoli e responsabilità. E pazienza se gli italiani sarebbero stati pochi. Peraltro se è vero che non tutti i prelati italiani sono coinvolti negli scandali, è altrettanto vero che non c’è stato scandalo in cui non è stato coinvolto un italiano. Il tentativo di Pell non è andato in porto anche perché è dovuto tornare in Australia per rispondere in tribunale delle accuse di pedofilia, dalle quali dopo 400 giorni di carcere però è stato scagionato.
Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato, ovvero numero tre nella catena di comando vaticana, Prefetto delle Cause dei Santi, ha dovuto dimettersi e Papa Francesco gli ha tolto tutti i diritti connessi al cardinalato. Una misura estrema che lascia intendere la gravità delle accuse mossegli e la consistenza delle prove raccolte contro di lui. Al termine delle indagini vedremo quali reati gli verranno contestati dall’autorità giudiziaria vaticana e da quella italiana, le quali entrambe lo stanno indagando insieme ad altri per peculato e favoreggiamento, speculazioni e ruberie. Tutto lascia presagire che le sue responsabilità siano gravi.
Il dato rilevante è la severità di Papa Francesco nel perseguire i responsabili di tali condotte riprovevoli e illecite, senza fare sconti di sorta e garantire coperture ad alcuno e la risolutezza di proseguire nelle riforme.
È mia ferma convinzione però che si debba intervenire radicalmente su un aspetto che sta a monte dei vari scandali e riguarda la selezione di quanti entrano a far parte delle gerarchie ecclesiastiche con compiti pastorali e responsabilità di amministrazione della Chiesa. Occorre un vaglio attento e approfondito della sincerità della vocazione, delle ragioni ultime che spingono le persone ad una simile scelta. In tanti, in troppi, per la superficialità o per il complice favoritismo di quanti sono investiti di compiti di discernimento e vigilanza, hanno fatto della Chiesa un ridotto delle proprie ambizioni e un’occasione di realizzazione personale, dimenticando che la chiamata a vivere il Vangelo è radicale e in particolare la vocazione sacerdotale è esattamente l’opposto di comodità e sicurezze materiali. Il Vangelo va annunciato non solo con la bocca ma soprattutto con i comportamenti e le scelte quotidiane di uomini e donne credibili.
Papa Francesco possiede visione pastorale e carisma per perseguire con forza anche questa riforma fondamentale e ormai indifferibile.
Il passaggio dell'avv. Mauro Calvano all'opposizione, in Consiglio comunale a Sezze, è una occasione per una riflessione sulla eventuale presenza e importanza delle liste civiche nella prossima competizione elettorale per il rinnovo della massima assise democratica della città. A tal fine si avverte in giro un lavorìo, sottotraccia, ma consistente. Ancora manca più di un anno e mezzo alle elezioni fissate per la primavera del 2022 ma già fervono i preparativi e si muovono le prime pedine. Non è la prima volta che questo accade ma questa volta si avverte qualcosa di nuovo e più consistente. La debolezza dei partiti, l'incertezza del domani, in molti casi resa drammatica dal coronavirus, rafforzano l'idea che alcuni personaggi noti e rappresentativi potrebbero mettersi in gioco in prima persona e candidarsi con il sostegno di liste civiche e di settori della città. Sarebbero autonomi rispetto ai partiti, con un programma circoscritto e ben definito di cose da fare soprattutto a livello locale e territoriale, nell'intento di risollevare il prestigio perduto della città, secondo il loro parere. Il fenomeno delle liste civiche non è un episodio solo locale ma ormai è diffuso in tutta la Nazione. La personalizzazione della politica ha attecchito e in tutta la penisola e sta diventando uno strumento per coinvolgere molti cittadini disaffezionati e spaesati. Costituisce un richiamo alla democrazia partecipata come alternativa alla democrazia rappresentativa. Molte di queste liste si richiamano al carisma incondizionato del leader. Non c'è, dunque, da scandalizzarsi e da gridare al lupo se ciò dovesse capitare pure da noi. Si tratta, invece, di capirne il perché e come uscirne a testa alta, nel solo intento di fare del bene alla democrazia e alla nostra città. C'è un mondo, fuori, che si sente poco o per nulla rappresentato dai partiti: associazionismo, volontariato, comitati spontanei, ambientalismo. I cittadini vogliono partecipare in forme nuove, più dirette e più incisive. La società, purtroppo, si è spoliticizzata, facendo capire che non vuole più le vecchie intermediazioni e che le questioni è più facile risolverle rivolgendosi direttamente al capo. Il senso di appartenenza a una idea, a una storia, a certi valori si è notevolmente affievolito, sta scomparendo. La prima cosa da fare, allora, è orientare gli italiani a tornare alla passione e all'impegno politico. Ma se i partiti diventano una tribù e si trasformano in macchine elettorali, allora bisogna aspettarsi brutti momenti. Il messaggio è chiaro: i partiti devono cambiare. Ciò premesso, a Sezze, intanto, in preparazione della prossima tornata elettorale, è compito della Sinistra ricondurre a unità ciò che appare diviso e frammentato. Si tratta, a mio parere, di elaborare, con coraggio e umiltà, una base programmatica di valori e di progetti concreti e realizzabili, lavorando alla costituzione di una "rete civica"che individui un orizzonte e una cornice democratica e progressista, fondata sul confronto e sul dialogo. Certo: le liste civiche, se ci saranno, non saranno tutte uguali. Nessuna discriminazione! Ma su alcuni princìpi bisogna essere chiari e irremovibili, non bisogna fare confusione. Occorre capire in quale campo esse si schiereranno. Destra e Sinistra ancora esistono e sono ben identificabili!
Chiuso Palazzo Rappini perché completamente inagibile. A seguito di un sopralluogo e della relazione conclusiva svolta dall’arch. Giuseppe Abbenda, la struttura di via Umberto è stata dichiarata totalmente inagibile. Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo con apposita ordinanza ne ha vietato l’utilizzo dei locali a qualunque titolo, fatta eccezione per il personale autorizzato ad effettuare rilievi e interventi tecnici. Nella relazione di Abbenda si legge: “…la struttura evidenzia criticità sia dal punto di vista globale che locale”, nello specifico le problematiche riguardano “la capacità resistente dei maschi murari sia in condizioni statiche che sismiche; la capacità deformativa dei maschi murari in condizioni sismiche; la capacità resistente e di esercizio dei solai di interpiano”. L’antica e bella struttura oggi ospita la sede della SPL, quella della Compagnia dei Lepini ed il Museo del Giocattolo di Sezze. Nella stessa ordinanza il primo cittadino dispone che il settore tecnico del Comune di Sezze proceda all'esecuzione dei lavori di messa in sicurezza.
LA CARRIERA GIURIDICO-ECCLESIASTICA
Nel 1685 il Corradini è nominato “uditore” (cioè consulente legale) dal cardinale Benedetto Pamphily, prefetto della segnatura di giustizia. Libero da “auri sacra fames” si spoglia già trentenne dei beni ereditati facendo donazione al fratello Ottaviano. Da allora sperimenta la povertà anche quando è titolare di importanti dicasteri o è vestito di porpora, persuaso ( come il cardinale Carlo Borromeo di manzoniana memoria ) che “ la vita non è già destinata ad essere un peso per molti e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego”. Dimentico d’essere “principe della chiesa” egli si presenta in forme dimesse avendo chiara la lezione del suo predecessore Borromeo, tenace assertore, nel Concilio tridentino, del vangelo dei poveri ! Il Corradini ugualmente consacra la sua esistenza a questi ultimi,orientando verso di loro la vocazione delle sorelle “Collegine”, comunità religiosa che i lettori meglio conosceranno più avanti. Con una fulminea carriera il nostro studioso perviene alla laurea in legge ed esercita l’avvocatura presso il foro di Roma, distinguendosi per brillantezza d’erudizione e di professione. Di lì a poco, precisamente nel 1688, quale insigne giurista il Corradini pubblica il “De Iure Prelationis”, lavoro “professionale” che gli dà una prima rilevante fama presso tutti i giureconsulti. Quest’opera “prima” del settore giudiziario, per le sue peculiari caratteristiche, viene sempre più apprezzata e più volte edita anche fuori la capitale, precisamente a Genova e Venezia. Il papa Innocenzo XII, conosciuta l’opera e l’autore, il 29 maggio1699 nomina il nostro avvocato “sottodatario” presso la Dataria Apostolica Lateranense. Sotto l’aspetto religioso ricordiamo che il giurista Corradini matura la scelta degli ordini sacri: il 30.05.1700 (in San Giovanni in Laterano) riceve gli ordini minori (ostiariato, esorcistato, lettorato) da mons. Domenico Bellisario de Bellis e il 21.05.1701 è nominato diacono (si sconosce la data del suddiaconato), sempre in San Giovanni di Roma, dal viceregente mons. Domenico de Zauli, vescovo di Veroli. L’anno successivo Il religioso approda al sacerdozio, a ben quarantaquattro anni d’età, con cerimonia di nuovo presieduta dal citato presule nella Basilica Lateranense.
Qui sotto la prima Puntata
Richiesta urgente di Consiglio Comunale sottoscritta dai Consiglieri di opposizione Giovanni Bernasconi, Eleonora Contento, Serafino Di Palma, Paride Martella, Giovanni Moraldo e Rita Palombi per la proposta di deliberazione concernente l’istanza alla Regione Lazio e all’ Asl di Latina di istituzione nell’ambito del Distretto sociosanitario dei Monti Lepini della Unità Speciale di Continuità Assistenziale (USCA) finalizzata alla gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. “Per far fronte all'attuale fase dei pazienti affetti da COVID-19 - si legge nella richiesta - è necessario potenziare anche la presa in cura e la sorveglianza sanitaria territoriale e domiciliare per i pazienti affetti da COVID-19 nonché per le persone che a diverso titolo ne possono avere necessità (pazienti con isolamento domiciliare, pazienti fragili e /o cronici, pazienti no COVID-19 dimessi dall’ospedale)”. La richiesta non porta la firma di Mauro Calvano solo per ragioni di tempistica. Nei prossimi giorni il presidente del consiglio comunale Enzo Eramo convocherà l’assise anche per l’approvazione dei punti all’ordine del giorno rinviati nella seduta scorsa.
Prime considerazioni politiche dopo lo strappo del consigliere comunale Mauro Calvano con la maggioranza. E a farle è Alessandro Ferrazzoli, spesso restio a parlare in pubblico. Ma evidentemente vuole esternare un ragionamento in quanto la situazione politica in aula, probabilmente, sta sfuggendo di mano. Nella lunga lettera inviata alla stampa Ferrazzoli delinea un quadro possibile in vista delle prossime elezioni amministrative. “Facendo un ragionamento sulle attuali forze di opposizione in consiglio – afferma - troviamo il gruppo delle due consigliere Sbc che in teoria dovrebbero essere civiche ma abbastanza a sinistra e comunque dichiaratamente alternative a questa amministrazione anche per il futuro. Il Gruppo del Biancoleone, Martella e Di Palma civici con la possibilità che Di Palma si riproponga come alternativa al nostro Sindaco Sergio Di Raimo e comunque sempre coerenti con il proprio pensiero. Giovanni Moraldo che a differenza è segretario locale e punto di riferimento di Forza Italia a Sezze anche se candidato con una civica di proprio riferimento. Giovanni Bernasconi ha aderito a Italia Viva di Renzi, Mauro Calvano civico e da lui stesso dichiarato già avviato per la costruzione di un progetto alternativo. Poi ci sarà sicuramente il gruppo della Lega che per forza di cose sta a destra ed in alternativa a questa amministrazione. Dovrebbe esserci il Partito Socialista che, almeno in maniera ufficiale, non ha sciolto riserve. Ci saranno sicuramente altri gruppi da qui al futuro. Considerando la geografia designata, saranno almeno 5 o 6 i candidati alla carica di Sindaco per le prossime elezioni. Personalmente – aggiunge - sosterrò con coerenza Sergio Di Raimo. Non ho l’ambizione oggi di fare il candidato Sindaco come magari ce l’hanno altri/e, quando ho deciso di sostenere Sergio Di Raimo mi è stato sottoposto un progetto a 10 anni in quanto il PD da Statuto ricandida i Sindaci uscenti dalla prima legislatura. Sergio avrà, come tutti noi, molti difetti, ma sicuramente è una persona onesta, casellario giudiziario immacolato, amministrativamente capace, non potrò mai cambiare idea su di lui semplicemente perché non soddisfa mie esigenze personali”. Ferrazzoli accenna alle cose fatte in questi anni: “L’avvio del depuratore che entro ancora pochi mesi necessari al rodaggio permetterà a tante famiglie di collettarsi alla fognatura pubblica; l’aumento delle zone coperte dalla raccolta differenziata che vedrà partire a breve via Bassiano e Crocemoschitto, la forte attenzione per il sociale che vede impegnate molte risorse economiche del bilancio, il proseguimento dell’iter per il piano regolatore che, insieme alla legge per la rigenerazione urbana ed all’Ecobonus 110% permetteranno a tante famiglie di sistemarsi casa ed a tante imprese di rilanciarsi sul mercato del lavoro. Guardando il bicchiere mezzo pieno in riferimento al dramma del Covid-19, l’amministrazione comunale è stata nelle condizioni di poter risparmiare ingenti somme che in parte hanno permesso di abbassare notevolmente l’anticipazione di cassa, centinaia di mila euro sono stati destinati alla sistemazione delle scuole, altri fondi sono stati destinati alla manutenzione delle strade ed al potenziamento dello sfalcio erba con previsione approvvigionamento nuovi mezzi, oltre che investimenti per la sicurezza e videosorveglianza. Speriamo si arrivi presto al termine emergenza Covid in modo da poter tornare ad una vita normale senza restrizioni e pericoli e con il confronto politico che potrà riprendere per strada in mezzo alla gente e meno a mezzo social”.
Clamoroso in aula consiliare. Il primo cittadino di Sezze, Sergio Di Raimo, perde un altro pezzo della sua maggioranza. E che pezzo ... In apertura dei lavori, poco fa, il consigliere comunale Mauro Calvano ha annunciato di lasciare la maggioranza che ha sostenuto con forza e determinazione sin dall'inizio. Il percorso dell'avvocato Calvano finisce oggi con una profonda amarezza e delusione nei confronti del sindaco Di Ramo, reo di aver avuto una visione miope e spesso autoreferenziale nell'amministrare la città. Con l'avvocato che passa all'opposizione, già a lavoro per mettere su una alternativa a questo governo, i numeri in aula per Di Raimo scendono a 10 compreso il sindaco, una maggioranza risicata e difficilmente gestibile considerato che anche il consigliere comunale Senibaldo Roscioli è in rotta con il suo gruppo (si è dichiarato indipendente) e l'altro consigliere comunale Ernesto Di Pastina è considerato dai suoi colleghi ufficiosamente fuori dalla maggioranza, anche perché non ha votato l'ultimo rendiconto di bilancio molto probabilmente per la vicenda della statua al belvedere. Certo nei banchi dell'opposizione c'è sempre chi potrebbe rappresentare la stampella del sindaco, come nel caso dei lavori al Belvedere. Ad esempio il consigliere Giovanni Moraldo (Biancoleone) che per sua stessa dichiarazione avrebbe votato con quella parte della maggioranza che sosteneva il progetto del Don, ma quello non potrebbe essere l'unico caso. Comunque il passaggio in opposizione di Calvano segue quello di Giovanni Bernasconi avvenuto un anno fa, Bernasconi ex braccio destro del sindaco e deus ex machina di molte liste che hanno portato Di Raimo a vincere al primo turno. Insomma Calvano e Bernasconi rappresentavano l'anima di questa amministrazione, ormai zoppa e completamente disorientata. Nel suo intervento di rottura l'avvocato Calvano ha dichiarato di aver "esaurito il suo credito di fiducia" definendo Di Raimo un "tappo" e un "ostacolo" dell'amministrazione e allo sviluppo della città, ed il sindaco dei "capricci", un sindaco che ha "lasciato i suoi consiglieri a se stessi". Dichiarazioni pesanti che lo pongono subito come antagonista per le prossime elezioni amministrative. Calvano infine ha invitato tutti a "staccare la spina". Mancano meno di due anni alla fine della legislatura e prima o poi si dovrà fare i conti sul cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto. Forse proprio per questa ragione tutto porta a dire che questa amministrazione sia arrivata al capolinea.
“Ringraziamo Opi Latina e la FNOPI per l’opportunità offertaci, abbiamo colto subito il valore di questa iniziativa ed il beneficio che poteva apportare alla nostra comunità per cui con l'amministratore della SPL di Sezze, avv. Gian Battista Rosella, non abbiamo esitato ad accettare la proposta di Opi Latina. Ringraziamo anche le infermiere selezionate per tale progetto che andranno a svolgere un ruolo professionale importante e delicato all’interno della nostra farmacia comunale. Ora più che mai, infatti, anche a causa dell’ emergenza sanitaria in corso, c’è bisogno di un’assistenza territoriale che sia il più possibile capillare e vicina ai cittadini e la figura del professionista infermiere è proprio quella giusta per ottimizzare tale percorso anche all’interno della farmacia. Ringrazio altresì per la disponibilità e l’attenzione dedicataci in tutte le fasi svoltesi finora il Dott. Antonio Mattei, Segretario Opi Latina. Siamo sicuri che questo è solo l’inizio di un percorso che ci vedrà protagonisti di azioni rivolte sempre alla tutela dei diritti dei cittadini e la salute, quale bene primario, è uno dei diritti fondamentali di ognuno”. Così il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo in merito al progetto “infermiere di farmacia” frutto del lavoro sinergico tra l’Ordine delle professioni infermieristiche di Latina e il Comune di Sezze. Il protocollo d’intesa prevede una compartecipazione economica tra gli enti finalizzata all’impiego della figura infermieristica all’interno della farmacia comunale di Sezze, gestita dalla SPL Sezze SpA, che permetterà a tutta la popolazione del Comune di Sezze di poter usufruire di un servizio volto a potenziare l’assistenza sanitaria a livello territoriale. Il presidente dell’Opi Latina, Nancy Piccaro, afferma: “Crediamo fortemente nella valenza di questo progetto volto a rafforzare quel rapporto di fiducia tra infermieri e cittadini. L’idea di istituire la farmacia dei servizi ed offrire così all’utenza il completamento dell’offerta sanitaria già presente nel territorio nasce nel 2012 con il Decreto Balduzzi che, tra le altre cose, mette le farmacie pubbliche nelle condizioni di poter erogare ai cittadini un’ampia gamma di prestazioni assistenziali tra cui, appunto, l’assistenza infermieristica”. L’Ordine Provinciale di Latina non è nuovo a questa esperienza, già precedentemente infatti durante il mandato di Presidenza del dott. Maurizio Vargiu il protocollo d’intesa fu realizzato, nel 2017, con il Comune di Roccagorga in cui ricoprivo allora il ruolo di Assessore alle politiche sanitarie territoriali. All’epoca il progetto ebbe un enorme riscontro tra la popolazione che venne presa in carico dalla Dott.ssa Radicioli Liana con grande competenza e attenzione. “Ringraziamo anche il Comune di Sezze e la sua partecipata per aver colto questa opportunità ed averla offerta ai propri cittadini. In verità – continua la presidente Piccaro - avevamo inviato la proposta a tutti i Comuni della Provincia di Latina dotati di una farmacia comunale, ma gli unici due comuni a dichiararsi disponibili sono stati Sezze e Roccagorga. Pertanto, ricoprendo io la carica di primo cittadino nel Comune di Roccagorga, per questioni di opportunità, abbiamo optato per la scelta nei confronti del Comune di Sezze e questo ha dato via ad un lavoro realizzato in splendida sinergia”.
Con ordinanza sindacale, Sergio Di Raimo ha attivato il Centro Operativo Comunale (COC), al fine di assicurare nell’ambito del territorio del Comune di Sezze servizi di soccorso e assistenza alla popolazione. Diverse le funzioni e i settori in seno al Coc, tra queste quella di pianificazione e censimento dei danni in caso di calamità naturali, quella relativa alla sanità e all’assistenza sanitaria e veterinaria, la funzione del volontariato, quella dei servizi essenziali, della viabilità e delle strutture informatiche. Le attività di sovrintendenza, coordinamento e raccordo all’interno delle funzioni attivate e tra i singoli referenti faranno capo al sindaco e al Comandante della Polizia Locale Lidano Caldarozzi.
L’ingresso in Giunta del consigliere comunale Armando Uscimenti rischia di diventare un boomerang per il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo. Anche se il primo cittadino non ne vuole sentire parlare di altri assessori dovrà comunque fare i conti con i numeri in aula. Il regolamento infatti prevede che il consiglio comunale debba procedere alla surroga dei consiglieri dimissionari con separate deliberazioni. Detto diversamente, l’ingresso in aula del primo dei non eletti Paolo Rizzo deve essere votato dalla maggioranza, quella stessa maggioranza che, stando ai malumori e alle richieste di qualche consigliere di maggioranza, non potrebbe essere numericamente sufficiente (almeno in prima convocazione) per approvare eventualmente la surroga di Uscimenti. Domani comunque si torna in aula, a partire dalle ore 17 anche in diretta streaming, e tra i punti all’odine del giorno ci sono due ratifiche di delibera di giunta sulla variazione di bilancio. Il primo cittadino avrà i numeri per approvarli? Il consiglio comunale di domani sarà un altro banco di prova per il sindaco? Ci saranno altri consiglieri comunali che lasceranno la maggioranza? Tra questi il consigliere Mauro Calvano ha già preso le distanze dall’attuale maggioranza ma vedremo se l’avvocato passerà definitivamente all’opposizione come già avvenuto per Giovanni Bernasconi. Anche l’altro consigliere di Sezze Futura Senibaldo Roscioli sembra essere in rotta con il suo gruppo e con il sindaco e da voci dovrebbe nuovamente dichiararsi indipendente. Galeotta sarà la surroga o la variazione di bilancio? O finirà tutto a tarallucci e vino?
Altro...
Strade comunali pericolose per i tanti cittadini che le percorrono. Tra queste via Scopiccio nella zona di suso di Sezze. Vittorio Accapezzato per i pericoli che si corrono su questa arteria comunale ha scritto una lettera aperta al sindaco di Sezze. Percorrendo, l’altro giorno, la strada comunale Via Scopiccio riscontravo la seguente insidia stradale: l’inesistente barriera di sicurezza su bordo laterale della strada. Ridurre i morti sulle strade è un obiettivo civile e umano. Spesso emerge che non sempre le cause incidentali sono da attribuire al guidatore incauto ma alle condizioni delle strade e delle segnaletiche insufficienti o inesistenti. Intervenire alla messa in sicurezza solamente quando ci è stato un morto o un ferito, fa venir meno quell’azione di prevenzione degli incidenti. Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico d’impedire, equivale a cagionarlo. Il tratto di Via Scopiccio presenta una sezione stradale di circa quattro metri che serve una zona pienamente abitata di elevato numero di utenti e che un in parte di essa, costeggia una pericolosa scarpata, senza alcuna protezione. La mancanza di guard rail rappresenta per tutti gli utenti della strada, una grave condizione di pericolo per una fuori uscita e caduta nella scarpata sottostante. Con l’occasione rammento, che l’ente proprietario gestore di una carreggiata ha il dovere civile e morale di verificare la criticità della sicurezza stradale e affrontare il problema in termini concreti nell’interesse pubblico.Ciò premesso, invito a riscontrare se il tratto di strada di cui sopra possa costituire un rischio per l'incolumità degli utenti. Nel caso affermativo consiglio l'installazione di barriere guard rail secondo la normativa vigente, in corrispondenza del tratto di strada indicato nelle foto a difesa e tutela dell'incolumità dei cittadini contro il rischio di fuoriuscita dei veicoli dalla sede stradale".
Vittorio Accapezzato
NASCITA E ORIGINI FAMILIARI
A Sezze Romano, sito allora appartenente allo stato pontificio ed oggi posto in provincia di Latina, il 2 giugno 1658 nasce Pietro Marcellino Corradini, figlio di genitori ambedue discendenti da famiglie patrizie. Il neonato assunse tale doppio nominativo perché quel giorno, nel martirologio romano, era appunto dedicato ai santi martiri Pietro e Marcellino, oltretutto compatroni, in quei secoli, della città di Sezze. Il padre Torquato, discendente da famiglia emiliana, era nato nella vicina cittadina laziale di Cori, la madre era Porzia Ciammarucone, nobile e giovane setina già vedova del patrizio Isidoro Santucci. Dopo essersi conosciuti a Sezze i due si sposarono il 20 agosto 1657 e quindi generarono tre figli: il primogenito Pietro Marcellino, il secondogenito Luigi, futuro padre rettore del locale collegio gesuitico, e infine Ottaviano, l’unico rimasto secolare cui toccò in sorte di continuare la stirpe del proprio casato. Questa fu la composizione della famiglia del nostro cardinale che, oltre a tali legami di sangue, ebbe un vincolo spirituale con la venerata serva di Dio Caterina Savelli (16281691), sua madrina al sacro fonte battesimale. Ricordiamo anche che uno zio di Porzia, il Dott. Giuseppe Ciammarucone, aveva composto e stampato nel 1641 l’ormai famosa opera “Descrizione della città di Sezze … ” una storia cittadina composta con perspicace metodo e con moderni criteri scientifici , apprezzata infatti per il suo spirito critico e per la sua sistematica esposizione.
LA FORMAZIONE CULTURALE E UMANISTICA
La prima formazione culturale del giovane Corradini è impartita in Sezze da maestri gesuiti che notano subito nel ragazzo una vivida e stupefacente intelligenza. Per questo la madre stimò più opportuno fargli seguire gli studi d’umanità e rettorica direttamente in Roma come testimonia nel suo “Elogio Storico” il sacerdote Domenico Giorgi (tra l’altro molto amico del Corradini): “Il piccolo Pietro Marcellino per interessamento della madre, essendogli morto il padre, fu mandato a Roma per gli studi, e quivi prima studiò le materie umanistiche e dopo si dedicò agli studi di diritto, in cui fu molto versato”. L'esuberante e precoce fioritura di pubblicazioni è testimonianza concreta della qualità di quegli studi coltivati con mirabile intensità d’applicazione. Infatti, il giovane studioso a circa ventidue anni di età, da provetto umanista, pubblica una sua prima opera di carattere storico cui subito seguirono diversi saggi di archeologia. Il primo lavoro, il “Discursus d. Petri Corradini civis setini b. Mariae virgini, ac beatis Lidano, Petro et Marcellino setinae civitatis, et Ecclesiae protectoribus dicatus, in quo auctor Setiam civitatem fuisse, et esse probat, ac suo episcopatu eius Ecclesiam insignitam fuisse, et esse defendit” ( Roma, 1680 – Stamperia M. Herculis ), vede la luce nel 1680. In tale storia locale l’autore raccoglie documenti per provare l’antichità di Sezze quale “città di diritto romano” e sostiene energicamente, con diplomatici argomenti giuridici, la “Sede Vescovile “ della stessa nobile città. Questa prima opera è da ritenersi la base dell’altro lavoro storico intitolato “De Civitate et Ecclesia Setina”, che analizzeremo in seguito.
Qualche giorno fa l’annuncio della domanda della cittadinanza italiana, avanzata dal calciatore uruguaiano Luis Suarez, è stato dato con grande enfasi da tutti i media e non ha sollevato particolare scalpore o scandalo il fatto che fosse evidente a tutti che la richiesta avrebbe seguito una corsia preferenziale per accelerare l’iter burocratico ordinario e metterlo in condizione di firmare il contratto con la Juventus. Insomma al netto di eufemismi e giri di parole, si sarebbe chiuso un occhio per soddisfare rapidamente i desiderata sportivi e non di quanti avevano sponsorizzato e voluto l’operazione. Evidentemente potere e soldi contano molto, hanno notevole capacità persuasiva, sono determinanti, fanno la differenza e consentono d’arrivare facilmente, avendo gli agganci giusti, a risultati e vantaggi preclusi ad altri. E’ opinione consolidata che la furbizia paga, perciò gode di diffusa approvazione e le scorciatoie, fossero anche riprovevoli, sono giudicate comunemente accettabili.
Approfittamenti, scorrettezze e abusi fanno talmente parte del costume nazionale che l’idea di forzare un po’ la mano non suscita né riprovazione né vergogna, anzi sono spesso motivo di vanto e di compiaciuta ostentazione. Il problema perciò non sta tanto nell’eventuale violazione della legge, quanto piuttosto nel progressivo venir meno di qualsiasi remora etica e freno inibitorio, nel pensare legittimo qualunque mezzo pur di raggiungere i propri interessi egoistici. Improvvisamente però su questa storia si sono accesi i riflettori mediatici, merito delle indagini di magistratura e forze dell’ordine. Una luce ha spazzato via il buio pesto della nostra coscienza individuale e collettiva, è esploso lo scandalo ed è emerso che questa procedura accelerata di concessione della cittadinanza era viziata da smaccati favoritismi a partire dall’esame di lingua italiana, sostenuto al cospetto di eminenti professori universitari. Le intercettazioni telefoniche sono illuminanti, ma francamente per nulla sorprendenti circa il modo in cui vanno le cose, ovviamente per quanti possono permetterselo…..
I comuni cittadini, o meglio gli immigrati comuni, le regole devono rispettarle, devono seguire le tortuose e faticose vie ordinarie, aspettare, se tutto va bene, almeno quattro anni prima di veder concludere la propria pratica di domanda di cittadinanza. Giustamente il riconoscimento avviene dopo approfondito esame e scrupolosa verifica del ricorrere di una almeno delle condizioni previste dalla legge: jure sanguinis, matrimonio, naturalizzazione, benefici di legge e meriti. Il problema è che non funziona così per tutti e il discorso cambia se a fare domanda è una persona ricca, magari appunto una stella del calcio o un signor nessuno. Si dice che la ricchezza sbianca ossia i benestanti, a prescindere dal colore delle pelle e dal paese di origine, sono trattati in modo diverso e migliore degli stranieri poveri, gli immigrati come vengono chiamati comunemente. Peraltro non c’è da meravigliarsi visto che in Stati della nostra civilissima Europa, come ad esempio Malta e Cipro, la cittadinanza viene concessa senza porre particolari ostacoli e condizioni a patto di avere un bel gruzzolo di soldi da investire da loro. Ad onor del vero però le politiche migratorie sono selettive anche in Italia, i criteri economici, magari non così smaccatamente, contano anche da noi e servono a distinguere gli stranieri desiderabili dai poveracci invece da respingere. I campioni del calcio appartengono alla categoria dei privilegiati, sono assolutamente ben accetti, per loro sono state predisposte norme fiscali di favore per attirarli e convincerli a trasferirsi dalle nostre parti. Le pubbliche autorità, politiche e sportive, fanno ponti d’oro per naturalizzarli e rivestirli della maglia della nazionale. C’è di più però. Sfido chiunque a trovare una sola dichiarazione, un articolo di giornale o un post sui social in cui costoro vengono definiti immigrati da giornalisti, politicanti e persone comuni!
Le norme sulla concessione della cittadinanza risalgono al 1992, sono restrittive e antiquate e il buon Matteo Salvini, nella sua breve epopea da Ministro dell’Interno, è intervenuto con i suoi decreti (in)sicurezza cercando di restringere, bontà sua, ancor più le maglie. Tuttavia nella giungla di leggi, articoli, commi e lemmi, come sempre accade, la scappatoia si è trovata facilmente per aiutare il campione Luis Suarez, il quale aveva bisogno della cittadinanza italiana per risultare comunitario ai fini sportivi ed essere tesserato senza problemi e limiti nella Juventus. Detto per inciso la trattativa si è interrotta ed è poi finito all’Atletico Madrid, ma la procedura è stata comunque portata avanti. Infatti qui da noi vige una norma in grado di sgombrargli il terreno, che prevede un trattamento di favore per i discendenti degli emigrati italiani. Basta dimostrare di avere qualche goccia di sangue italiano nelle vene e il gioco è fatto. Luis Suarez ha la fortuna di essere sposato con una signora avente anche passaporto italiano, ottenuto grazie al nonno friulano e perciò, essendo italiana, una volta superato l’esame della nostra lingua per lui avere il passaporto sarebbe stato automatico. Nel suo caso peraltro l’esame è stato organizzato a tambur battente, è stata prevista una sessione apposita ed è stato gestito in modo truffaldino, giustificando il tutto con l’eccellenza del candidato o meglio del suo reddito.
Luis Suarez doveva diventare italiano per le ragioni spiegate ed è stato predisposto tutto ad arte perché se lo può permettere, mentre le migliaia di persone, che hanno motivazioni ben più serie e valide ma non le stesse disponibilità, devono restare al chiodo, essere soggette ad una normativa tanto restrittiva quanto inutilmente spietata. In Italia c’è chi vi è nato e vive da sempre e vorrebbe gli fosse riconosciuta la propria italianità non solo di fatto ma anche di diritto, chi, pur nato all’estero, ha trascorso l’intera vita tra i banchi delle nostre scuole o da noi lavora da lunghissimo tempo, contribuendo alle entrate dello Stato con le tasse pagate regolarmente. È giusto che il fornaio, i compagni di scuola dei nostri figli, le badanti dei nostri anziani, la manodopera dei nostri campi debbano vedersi compressi e persino negati i diritti, essere strumentalizzati nelle campagne di odio, intolleranza e xenofobia, abilmente orchestrate per lucrare facili consensi e altri invece godere di insopportabili favori e privilegi grazie ai soldi?
Così va l’Italia verrebbe da dire con amara rassegnazione, ma secondo me sarebbe ora di smetterla e di pensare ad una nuova legge sulla cittadinanza, seria ed inclusiva.
L'associazione Impronta Setina augura un buon inizio di anno scolastico a tutti gli alunni ed in modo particolare a quelli dell’istituto comprensivo “Valerio Flacco” di Sezze Scalo. "Dopo tre anni finalmente - scrive il sodalizio - troveranno un edificio (forse) adeguato e migliorato (anche se restano ancora tante perplessità – tante domande a cui non è stata data alcuna risposta). Tre anni: questo è il tempo che ci è voluto per far si che venisse posta attenzione verso il malandato edificio che ospita l’istituto comprensivo “Valerio Flacco” di Sezze Scalo! E questo solo grazie all’impegno dei genitori che hanno condiviso con noi questo percorso, fatto per lo più di promesse, puntualmente disattese, di ritardi e di denigrazioni. Ma quello che più ci ha colpiti, è stata la poca attenzione prestata nella risoluzione del problema in tempi brevi: domande per la richiesta di fondi respinte, mancata e/o inadeguata risoluzione temporanea dell’emergenza, mancanza di comunicazione con l’utenza, e, se vogliamo, la rassicurazione che meritavamo". Oggi però qualcosa si sta muovendo, i lavori di consolidamento e di ristrutturazione di un edificio al quale "è mancato ogni tipo di intervento di manutenzione da 35 anni a questa parte sono iniziati". "Anche se ci sembra poco ciò che si sta facendo - aggiunge la nota - anche se è pochissimo rispetto a quanto si dovrebbe fare, abbiamo capito che protestare cosi come abbiamo fatto noi, con coscienza, competenza, cognizione di causa e tanta, tanta comprensione e pazienza, ci ha portati al risultato di avere attenzione verso la nostra comunità! Troppo spesso dimenticati e, peggio ancora, denigrati, siamo riusciti a produrre documentazioni tali da non poter permettere più a questa amministrazione, di evitare il problema che riguarda l’incolumità dei nostri figli! C’è ancora tanto, troppo da fare; e i lavori non saranno terminati prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, come ci era stato promesso. Ma siamo fiduciosi che continuando a monitorare il tutto, prima o poi, avremo di nuovo un edificio sicuro e degno di un paese che ha l’obbligo di crescere sotto tutti i punti di vista. Per questo è necessaria una presenza e partecipazione maggiore rispetto a quanto riscontrato finora, perché solo mostrando interesse verso ciò che ci appartiene di diritto riceviamo la giusta attenzione".