Un brutto risveglio per la comunità di Bassiano, che si è alzata con un atto vandalico in una delle piazze principali. Il sindaco Domenico Guidi questa mattina infatti ha trovata imbrattata la targa dedicata a Bettino Craxi. Guidi si sente offeso e bolla la bravata come un gesto di inciviltà, invita i responsabili a farsi avanti. “Un atto di Inciviltà di vandalismo e di offesa al decoro pubblico - afferma - di chi imbratta e contro una personalità che oggi non abbiamo universalmente riconosciuto come Statista di cui in questo momento avremmo estremo bisogno che offende una popolazione socialista e democratica aperta e solidale e che ha riconosciuto in Craxi un leader indiscusso. Invito i colpevoli a farsi avanti presso il Comune per ammettere le loro colpe e provvedere alla pulizia e ripristino della targa, visto che con le telecamere presenti in piazza Verrà individuato o individuati dal comando di Polizia Locale onde evitare di peggiorare la loro situazione di fronte alla legge. Bassiano non ha, mai visto simili comportamenti”.
Maggioranza consiliare in crisi? Non è dato sapere. Al momento però qualche problema è emerso dato che la seduta di oggi è saltata per mancanza di numero legale. Assenti nella maggioranza l’avvocato indipendente Mauro Calvano, il consigliere Ernesto Di Pastina ed il consigliere Senibaldo Roscioli. Le assenze in aula hanno condizionato la maggioranza che sostiene il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo su un punto all’ordine del giorno di fondamentale importanza, senza la cui approvazione si va tutti a casa. Sul tavolo, infatti, l’approvazione di rendiconto di gestione 2019. Su quanto deciso pare non esserci una convergenza in maggioranza. Giovedì si torna in aula in seconda convocazione e in quel caso vedremo se i mal di pancia sono sintomi passeggeri o cause di una crisi politica.
Storia e fantasia, cronaca e immaginazione. Così come in altri suoi libri, Roberto Campagna, in Le storie non volano (edizionicroce, pagg. 160, euro 15.00) ricorre alla metanarrazione. In pratica, racconta fatti realmente accaduti mischiandoli con altri creati artatamente da lui stesso. Ciò per rendere gli stessi fatti accaduti più credibili e quelli inventati più veritieri. Il racconto inizia nel 1985 e finisce nel 2010. Quattro i principali protagonisti: tre maschi e una femmina. Più che amici, sono compagni di gioco a carte. Le loro vite sono segnate dalla sfiga e le partite interminabili a briscola e tressette, che spesso non vedono né vinti né vincitori, sono la metafora delle loro stesse vite. Nel quadro narrativo, a fare in qualche modo da cornice, ci sono altre partite: gli scontri elettorali di Borgomanuzio. È qui, in questo borgo medievale, che è incentrato il romanzo di Campagna. “Sembrerà strano, ma l’idea iniziale – afferma l’autore – era quella di raccontare questi scontri elettorali, in particolare quello del rinnovo del Consiglio comunale dell’85, quando avvenne un incomprensibile ‘compromesso storico casereccio’. Ma rendendomi conto che, al di là delle lotte di partito, delle fazioni facinorose e dei tentativi di alleanze, il racconto sarebbe stato, oltre che striminzito, troppo asettico, pieno di numeri, liste e nomi, ho inventato le storie di questi quattro sfortunati personaggi. Quella degli scontri politici, dei canditati, dei rapporti fra i partiti, dei risultati elettorali e degli amministratori locali è diventata così la parte secondaria e storica del libro, a tratti romanzata”. Questo di Campagna è un romanzo esistenzialista. “È un romanzo – scrive Maurizio Valtieri nella prefazione – che ci mostra e ci racconta, ancora una volta, una realtà locale, che abbandona la dimensione minimalista per farsi paradigma dell’intera umanità. Ma questa volta si va oltre e l’indagine diventa filosofico-antropologica”. Nelle sue pagine, oltre alla sfortuna, ci sono la depressione, la follia, il tradimento, la prostituzione, l’emarginazione, l’aborto e la morte . Ma anche l’amore, la solidarietà e la comprensione. In tali pagine, così riconoscibili nello stile, l’autore va oltre ciò a cui ha abituato i suoi lettori e lentamente, quasi senza rendersene conto, si viene spinti dentro i colori più cupi dell’animo umano, in un continuo oscillare tra basso e alto, aridità dello spirito e poetica della vita. Ne Le storie non volano non è prevista redenzione per coloro che ne popolano il racconto. Le vite dei personaggi principali sembrano marchiate da un fato ineluttabile, pronto a stroncare sul nascere ogni velleità di riscatto o di fuga. I quattro amici seguiranno il destino che per loro è stato tracciato, vittime di una tragica catena di cause ed effetti, iniziata prima della loro nascita. Ognuno di loro ha lo stigma del perdente e tali li si considererebbe, se l’autore, attraverso emozionanti flashback, non ce li mostrasse in tutta la loro purezza di angeli caduti. In Le storie non volano, per la prima volta, le parole, le frasi, le volute ripetizioni, che Campagna solitamente utilizza nei suoi scritti per costringere il lettore sul sentiero da lui mirabilmente tracciato, si trasformano in messaggio metalinguistico che travalica la nostra razionalità.
Il comitato acqua pubblica di Sezze, per bocca del suo portavoce Paolo Di Capua, interviene nuovamente sulla vicenda del nuovo depuratore per chiedere all’attuale amministrazione comunale di Sezze di sottoscrivere un protocollo d'intesa specifico con Acqualatina per dare l'avvio alla procedura di scorporazione e compensazione a favore degli utenti setini. Di Capua, dopo aver ripercorso tutte le tappe che hanno portato il Comune di Sezze alla definitiva consegna dell’impianto, intende “intraprendere a difesa del cittadino/utente, come lo è stato sulle partite pregresse a tutela dei suoi diritti la battaglia per continuare a detrarre e cancellare la voce depurazione dalle bollette” ma anche per “vedere se Acqualatina scorpora attraverso la tariffa i 5,4 milioni di euro costo dell'opera per almeno 5 anni”. Insomma “vogliamo comprendere - afferma - l'intenzione che ha Acqualatina e l'Amministrazione Comunale, Ente attuatore dell'opera”. Se andasse importo la cosiddetta scorporazione e compensazione “i cittadini allacciati alla rete fognante non pagheranno la depurazione per 5 anni”. Il portavoce sostiene che “agli utenti di Sezze Acqualatina dovrebbe applicare la tariffa in vigore nel 2014, ovvero € 0,2844 a m/c e non a € 0,6817 alle abitazioni e € 1,9324 al commercio. A parole - aggiunge Di Capua - i nostri amministratori di ieri e di oggi, sono rivoluzionari, si rifanno a chi veramente ha difeso l'interesse pubblico e il cittadino dalle ingiustizie, disuguaglianze sociali ma poi, nei fatti, pur essendo rappresentanti pubblici, appaiono peggio dei cosiddetti conservatori”.
Paolo Di Capua
Quel cappio al collo al Milite Ignoto che passa inosservato
Scritto da Alessandro Mattei
Un cappio al collo al milite ignoto del Parco della Rimembranza di Sezze passa inosservato e dal mese di maggio nessuno ha pensato di rimuoverlo. Capita anche che alla fine del cordino qualcuno per divertirsi, ignorando il valore di questa statua, un giorno sì e l’altro pure, si diverta a legarci una bottiglia di birra vuota, segno di sballo e degrado del terzo millennio. Quel cappio al collo però non è passato inosservato a chi ha vissuto direttamente o indirettamente il sacrificio dei nostri soldati al fronte, a chi ha perso un padre, un nonno o un caro in guerra, nella Grande Guerra del '15 '18. “Di tanti problemi che ci sono a Sezze adesso stai a guardare anche il capello...”. Questa una delle risposte e critiche che potrebbero pioverci addosso. Certo... per qualcuno questi potrebbero essere discorsi di lana caprina, ma chi non considera il valore simbolico della nostra e delle altre statue dedicate al Milite Ignoto, non sa che così si cancella la storia della nostra gente, della nostra comunità, dell'Italia, così si disprezza il passato e si distrugge la memoria. Il vilipendo, inoltre, è un reato, e pertanto andrebbe punito. Speriamo che presto questa offesa gratuita venga cancellata, pur sapendo che si tratta solo una bravata, una delle tante bravate da parte di chi ostenta degrado e inciviltà, disinteresse, vuoto a perdere, da parte di chi non rispetta la storia della nostra città e della Nazione, oppure, ancora peggio, non la conosce proprio perché nessuno ha avuto la passione di insegnargliela. Così però si rischia di distruggere una comunità che giorno dopo giorno sta perdendo identità e cultura.
Favolacce o del lieve e subdolo male di esistere
Scritto da Luigi De Angelis
Il cinema è per molti svago, sogno collettivo, un fuggire contrarietà e ansie riparando nell’immaginario. Tuttavia se pensato e realizzato come espressione artistica, non è semplice evasione. Il cinema di qualità, d’autore sprona alla riflessione, offre chiavi interpretative del vissuto e del contesto sociale in cui siamo immersi. Certamente è più facile guardare senza riflettere, fruire di un vedere che afferra e coinvolge superficialmente, anziché sforzarsi di leggere le immagini, di cogliere il significato che l’autore, mediante la complessità di un’opera fatta di figure, luoghi, luci, ombre, parole, silenzi e musica, vuole comunicare.
Favolacce, film di Damiano e Fabio D’Innocenzo, sperimentando un linguaggio audiovisivo estremo ed originale e giocando sui toni della favola nera, sull’emersione e immersione nel fantastico, ci conduce in un viaggio senza filtri nelle dinamiche dell’incomunicabilità relazionale e dell’incapacità genitoriale, dove rabbia e disperazione, celate dietro una fragile cortina di perbenismo e normalità, sono pronte in ogni momento ad esplodere.
“Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata”. È l’incipit del film. Versi strampalati appartenenti a un diario intimo, scritto con una biro verde e ritrovato con numerose pagine strappate nella spazzatura, scanditi da una voce adulta sebbene, come emergerà, appartenga a una bambina di 11 o 12 anni.
Spinaceto, quartiere di Roma Sud. Famiglie della piccola e media borghesia abitano villette mono familiari ben curate, si conoscono e si frequentano. Cene, barbecue, piscine gonfiabili. I figli sono educati e ben vestiti. Una serena normalità in cui però i conti non tornano. Una famiglia ascolta impassibile dalla televisione la notizia che una coppia ha ucciso il proprio neonato prima di suicidarsi. Vilma è incinta, fuma e davanti casa si prostituisce. La tavolata tra amici è avvolta in un silenzio irreale. La lettura delle pagelle scolastiche perfette trasforma i figli in trofei da esibire. Fisicità tese, dialoghi inconsistenti, smorfie, strappi umorali. Famiglie sospese in un limbo esistenziale insoddisfacente, fragile e artefatta apparenza cui esse stesse non credono. Le madri sono evanescenti, concentrate su loro stesse, incapaci di amare, di capire il valore delle cose, di avere un ruolo nella vita dei figli. Gli uomini dirigono tutto, si trattano con educazione e rispetto quando sono tra loro e alle spalle sparlano l’uno dell’altro, condividono sottovoce fantasie da stupratori, velleità machiste e sfogano senza remore i propri istinti sessuali e la propria brutalità, rivelando una immaturità intellettuale e caratteriale spaventosa. Bruno Placido si lamenta per ogni cosa, perfino delle pagelle perfette dei figli, distrugge la piscina gonfiabile montata in giardino per non ostentare il benessere, per paura di distinguersi dal piattume in cui è rintanato, picchia i figli violentemente in un parcheggio. Amelio, padre di Geremia, è la figura più autentica, tratta alla pari il figlio con tutti i pro e i contro, a differenza degli altri vive in campagna, si masturba all’aria aperta, non si nasconde dietro una facciata pulita. A modo suo si prende cura del figlio, è l’unico a intuirne il malessere, pur non riuscendo a capirlo in pieno e ad affrontarlo. Le mura di casa sono una prigione soffocante, luogo di continue aggressioni verbali, fisiche e psicologiche.
Finisce l’anno scolastico, inizia l’estate. Gli insegnanti chiedono ai ragazzi di leggere Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde. Il protagonista, Sir Simon, un fantasma si aggira nel suo castello senza riuscire a spaventare i nuovi proprietari americani e non può raggiungere l’Aldilà a meno che qualcuno con l’animo puro non versi lacrime di pietà per lui. I ragazzi sono anch’essi fantasmi, si aggirano e cercano di comunicare agli adulti il loro disagio, senza trovare attenzione e ascolto. La loro felicità si riduce a piccoli momenti, singoli gesti, regali ricevuti. Vivono in un limbo: non sono morti e neppure vivi. Stanchi di tale condizione cercano di uscirne, a costo di morire. Fabbricano ognuno una bomba che tengono sulla scrivania della cameretta e quasi ci riescono, se non fosse per la cugina di Geremia che scopre tutto. I genitori non se ne sono resi conto. Il mal di vivere li spinge a portare a termine il piano, a suicidarsi tutti insieme con il malatione, un antiparassitario usato da Viola, una dei ragazzi, contro i pidocchi che si è preso e per cui è stata rapata a zero. Inquietante è il parallelo tra l’antiparassitario e i bambini e ancor più la reazione di Bruno Placido che, quando la mattina scopre i cadaveri dei figli, non si prende la responsabilità nemmeno di svegliare la moglie. Torna a letto, finge di dormire, la lascia sola con il suo dolore.
Il film si conclude con Vilma e il suo ragazzo ad una stazione di servizio. Sono andati via dal quartiere per iniziare una nuova vita insieme con la loro bambina, lontano dai genitori. Tuttavia nel loro DNA c’è qualcosa dei padri e il ragazzo, quando Vilma confonde il pianto della figlia con il latrare di un cane, dice: “Già è cagna”. Poi inizia a fantasticare in modo infantile sul loro futuro, del quale però la figlia non è parte, è un incidente di percorso, un peso e un intralcio.
Favolacce è un film antinarrativo, allucinato e insieme un ritratto realistico e impietoso di un quotidiano senza senso, di esistenze trascinate in periferie alienanti, simbolo di tutto quello da cui fuggire. I ragazzi vivono un rapporto rassegnato con genitori senza qualità, frustrati, imprigionati in un eterno presente, incapaci di amare, che vorrebbero plasmarli a propria immagine e non si accorgono di essere dei mostri. L’incomunicabilità non è solo una difficoltà generazionale, ma è conseguente all’assenza di contenuti e valori, ad una povertà che non è materiale, dato che hanno tutto quanto desiderano. Morire per i ragazzi significa sottrarsi all’atrocità di questa mediocrità insanabile, è rifiutare gli adulti di cui sperimentano mancanza di cure, fobie, perversioni e continua sordità alle loro disperate grida di aiuto.
Favolacce è un film disturbante, spietato e raggelante, un interrogativo sul marcio delle nostre vite, sul disagio esistenziale che troppo spesso fingiamo di non vedere, sull’egoismo che strumentalizza, deforma, annichilisce e distrugge simbolicamente e realmente gli affetti, anche i più intimi come quelli tra genitori e figli, sull’incapacità di ascoltare e dialogare, di ricercare e trovare un significato non contingente al vivere.
Soprattutto Favolacce è una opportunità da cogliere per riflettere.
Non se ne esce vivi senza controlli e sanzioni. Gli operatori della SPL sono degli eroi in una battaglia di inciviltà e degrado. Le foto pubblicate dall’avvocato Alessandro Manzi, passeggiando stamattina per i vicoli della città, sono una ulteriore conferma che l’amministrazione comunale deve cambiare rotta e capire che anche il problema della gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata è un problema serio, che va affrontato seriamente, e che a nessuno piace fotografare questa situazione di totale degrado. A quelle dell’avvocato Manzi potremmo aggiungere altre foto scattate e pubblicate ogni giorno dai cittadini di Sezze. La situazione non cambia perché è sempre la stessa. Tutti vorremmo vedere una città diversa, pulita, dove si rispettano le regole e dove i cittadini virtuosi sono la maggioranza. Ma non è così, non si può andare avanti facendo finta di nulla. C’è chi continua a fregarsene e a non rispettare i regolamenti perché impuniti. Sezze, con il suo centro storico, con la sua periferia sta diventando una discarica a cielo aperto, ed è purtroppo del tutto evidente. Non ci stancheremo mai di dire che la strategia del Comune di Sezze è stata fallimentare, che il progetto di raccolta differenziata Porta a Porta non funziona così, o meglio andrebbe rivista per molti aspetti. Ci sono dei residenti, probabilmente in nero e non censiti, che non fanno mai la raccolta differenziata. Il sindaco Sergio Di Raimo e il presidente della SPL Gian Battista Rosella devono cambiare rotta e definire un piano di raccolta dei rifiuti dove il controllo sia al primo punto. Dove le sanzioni esemplari siano il miglior deterrente. Nascondere la testa sotto la sabbia non serve a nessuno. Al degrado, soprattutto durante la stagione estiva, si aggiunge poi il problema igienico. Sezze, così come la viviamo oggi, andrebbe sanificata ogni giorno per quanta immondizia viene raccolta per strada e per i vicoli.
Come sempre per smentite o repliche siamo a completa disposizione.
Continuano ad arrivarci sulla posta Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. foto e segnalazioni di degrado e mancata manutenzione delle strade sul territorio comunale. Oggi ci occupiamo di via Bassiano, arteria che collega i quartieri Madonna della Pace, Crocevecchia e Zoccolanti. Nel tratto iniziale la visibilità è ormai ridotta a causa dell’inesistente sfalcio dell’erba in banchina. Molto pericoloso risulta essere il tratto in curva in prossimità della Chiesa Madonna della Pace. Già segnalata dai residenti, il taglio dell’erba non è stato ancora effettuato dai responsabili del procedimento o da chi ha il dovere di segnalarlo. La presenza degli amministratori sul territorio è valutata anche da quelli che dovrebbero essere interventi di ordinaria amministrazione ma che sono diventati un optional. Alla fine basterebbe una mezza giornata di lavoro, forse anche un paio di ore. Inviateci le vostre foto sempre all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Restiamo a disposizione per smentite o repliche di quanto viene pubblicato su questo quotidiano on line.
Sono due le persone aggredite ieri e Sezze e una delle due è ancora ricoverata al Pronto Soccorso dell’Ospedale Santa Maria Goretti. Padre e figlio, lui noto commerciante, presi a botte da tre persone a quanto sembra per questioni personali anche se, al di là di qualunque motivazione, il fatto di un'aggressione a botte per un diverbio, è indice incontestabile di una decadenza sociale e culturale di cui non si può non tener conto. I tre aggressori sono stati tutti e tre denunciati ai Carabinieri della Locale Stazione che stanno conducendo gli approfondimenti sulla vicenda. Riguardo i due che hanno avuto la peggio, il figlio ha due dita di una mano rotte e in attesa che il gonfiore diminuisca per permettere ai medici di decidere riguardo un eventuale intervento. Il padre è in attesa dell’esito del tampone anticovid per essere sottoposto a TAC e poi ricoverato. Si teme per le fratture alle costole e forse ad una vertebra. Solo l'esito dell'esame strumentale permetterà di determinare la prognosi.
Il relitto di un’imbarcazione, il corpo di un uomo alla deriva nell’infinita distesa blu cobalto del Mediterraneo. Intrappolato tra i rottami galleggianti di un gommone, il volto rivolto verso gli abissi, un uomo vaga come un vascello fantasma solcando senza meta il mare della nostra indifferenza. Un corpo straziato, violato dai pesci, dalla brutalità del sole, dal gelo delle notti, rivestito con pantaloncini imbrattati del miscuglio micidiale di gasolio e acqua salata e una maglietta scura alzata sul torace nudo, è un grido di dolore inascoltato. Nessuno conosce il suo nome, la sua storia, non sappiamo se da qualche parte una madre, un padre, una moglie, un fratello, una sorella, un figlio, una figlia, un amico, un’amica attendono con angoscia crescente una sua telefonata, che spezzi un silenzio insopportabile e lacerante. Morto di stenti, di sete, probabilmente ultimo ad arrendersi, a lasciarsi sfuggire la vita come sabbia tra le dita, in compagnia di disperazione e solitudine se n’è andato con impressi negli occhi gli sguardi e nella mente le grida di disperazione di quanti hanno condiviso con lui la traversata fallita e si sono inabissati nelle profondità del mare.
Un corpo in mare da due settimane. Quattro avvistamenti, quattro segnalazioni e nessun intervento. La guardia costiera libica, italiana e maltese sono state allertate, ma nessuno ha raccolto quel corpo in un ultimo gesto di pietà e gli ha dato degna sepoltura. “Le guardie costiere sanno e fanno finta di niente. Sono mortificato e incredulo. Lo andrei a recuperare io se potessi… Ma sì, se mi ci portano lo prendo io con le mie mani, non ho paura. È un essere umano ed è morto, non viene a rubare il lavoro a nessuno, non ci porta le malattie, non mette a rischio la sicurezza del Paese. È disumano lasciarlo così, in mezzo al mare e in pasto ai pesci. Abbiamo superato ogni limite, posso capire tutto ma questo no” (Pietro Bartolo, medico ed europarlamentare – La Repubblica 17/07/2020). L’indignazione delle parole di un medico da sempre in prima linea sul fronte dell’accoglienza nell’isola di Lampedusa, dovrebbero risvegliare in noi il senso di umana pietà sepolto sotto le macerie di una propaganda distorta e becera, che istiga al rifiuto dell’altro, identifica nello straniero il nemico presentandolo come un pericolo, un potenziale criminale e perciò da respingere, arrestare e scaricare come un rifiuto oltre le nostre frontiere, da rispedire nelle mani delle bande criminali che gestiscono i lager libici o nei campi di raccolta e detenzione di regimi autoritari come la Turchia, voltandoci dall’altra parte di fronte alla violazione dei diritti umani, alle brutalità, alle torture, agli stupri, agli omicidi che vi si consumano quotidianamente. È falso che i migranti portino il Covid-19 e che gli sbarchi dipendano dalla presenza in mare delle ONG. Durante la fase acuta della pandemia non c’erano navi delle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo e gli arrivi sono aumentati rispetto al periodo precedente. Il rifinanziamento votato dal Parlamento italiano del regime libico è una vergogna. Infamie di cui tutti, non solo quanti hanno responsabilità politiche e di governo, saremo chiamati a rispondere di fronte al tribunale delle nostre coscienze e della storia: il nostro silenzio complice, la nostra emorragia di umanità saranno motivo di condanna senza appello.
È giunto il momento di denunciare l’ipocrisia di una narrazione securitaria e criminalizzante dell’immigrazione e della solidarietà, la violenza verbale usata dagli impresari dell’odio per manipolare le coscienze e rastrellare consensi facendo leva su paure e incertezze comprensibili in questi tempi di crisi economica, valoriale e sociale. Essere definiti buonisti non è un demerito, un’accusa di cui vergognarsi, un attestato di disvalore, casomai lo è cattivisti, concentrato di insensibilità e disumanità, di odio e rancore.
Le migrazioni sono da sempre parte della storia, non un fenomeno inedito proprio del nostro tempo. Se negli ultimi anni hanno toccato punte notevoli la causa va ricercata in un sistema economico che, anziché ridistribuire il benessere, ha accentuato diseguaglianze e squilibri sociali, ha concentrato le ricchezze nelle mani di pochi, ha fomentato le guerre, spingendo milioni di persone a fuggire dalla violenza e dalla morte e ad abbandonare case, affetti familiari e legami personali.
Muri, filo spinato, fossati, barriere, navi da guerra che pattugliano le coste sono solo espedienti propagandistici che confondono, illudono e nascondono l’incapacità a misurarsi con una realtà complessa, non arrestano l’immigrazione e anzi favoriscono gli ingressi illegali, consegnando masse di disperati ai trafficanti di uomini, a lavoro nero e sfruttamento. Il corso della storia non si ferma. Il movimento dei popoli è inarrestabile, ma è possibile governarlo, regolamentando i flussi mediante norme rispettose dei diritti umani, garantendo lavoro, dignità, casa, istruzione e assistenza sanitaria a tutti. Politiche che promuovano sviluppo economico e benessere nel rispetto dei diritti, sia all’interno dei singoli Paesi che nelle relazioni internazionali, non sono un’utopia ma una necessità, nella assoluta consapevolezza che il perdurare delle diseguaglianze e la chiusura delle frontiere condurranno sicuramente l’umanità ad un conflitto bellico su ampia scala che opporrà paesi ricchi e paesi poveri.
Se governata l’immigrazione non è solo un’opportunità, ma una necessità. In generale l’Europa e in particolare il nostro Paese manifestano una diffusa denatalità e un progressivo innalzamento dell’età media della popolazione. Il rischio in prospettiva è la condanna all’irrilevanza politica ed economica e all’estinzione. Abbiamo bisogno di una iniezione di umanità giovane e diversa, di rivitalizzare il nostro patrimonio storico e culturale altrimenti incapace di reggere il confronto con i paesi emergenti, di leggere e interpretare i cambiamenti mediante una visione politica intelligente e aperta al futuro. Sotto questo profilo lo jus soli costituisce una legge indispensabile per dare a migliaia di bambini, figli di genitori stranieri ma nati in Italia, il diritto, la responsabilità e l’orgoglio di sentirsi italiani, parte integrante di una comunità che è convivialità armonica di differenze.
L’accoglienza seria, attenta, responsabile, rispettosa dell’altro e delle regole investe la nostra dimensione etica e morale prima ancora che politica e sociale e rappresenta la condizione imprescindibile per costruire insieme un futuro di pace, giustizia e benessere solidale per noi e i nostri figli.
Altro...
Un noto commerciante di Sezze questa mattina è stato aggredito da un gruppo di 3 ragazzi. Calci e pugni per il malcapitato, trasportato e ricoverato presso il nosocomio Santa Maria Goretti di Latina. L’aggressione sarebbe avvenuta davanti il proprio negozio, al vaglio delle forze dell’ordine le cause di quanto accaduto, probabilmente futili motivi. I familiari della vittima hanno sporto denuncia contro i tre ragazzi.
Lo commannà non se pò rubà. Il linguaggio popolare e poetico di Grassucci
Scritto da Vincenzo Mattei
Questa volta Lidano Grassucci ha superato se stesso. Impossibile ma vero! Il commento da lui scritto a cuore aperto sul furto alla casa di Titta Giorgi, in via Orfanotrofio, nel pieno centro storico di Sezze, è di una incommensurabile innocenza e bellezza. Con poche pennellate riesce magistralmente a descrivere lo stile inconfondibile e la personalità di un setino" totus politicus", che ha dedicato la sua vita al servizio degli altri. La "via tittista al socialismo " è un concentrato originale di intuizione. Un neologismo tipico di Lidano Grassucci che ci ha abituati a un linguaggio popolare e a modi di dire intensamente popolari e poetici . Con due scarne parole egli rappresenta Tittarello Giorgi come il risultato originale e irripetibile tra lo spirito francescano e il l'ideale comunista , educato alla scuola di "Bufalotto", (alias Alessandro Di Trapano), il sindaco di Sezze , per antonomasia. Lidano Grassucci è per sua natura un "politicamente scorretto", sia intellettualmente che grammaticalmente. La grammatica della lingua italiana è un hobby per lui, quando questa resta difficile a comprendersi. Ciò che conta è farsi capire dal pubblico a cui ci si rivolge, come dicevano i romantici. Lidano Grassucci si può definire "un intellettuale sui generis," per scelta e per convinzione. Ma comunque un giornalista di "razza", come si diceva una volta a proposito di coloro che non abbassano mai la testa, che pensano liberamente e senza bavagli. Nessuno me ne voglia! Ma ce ne sono pochi, oggi, in giro che esprimono apertamente le loro opinioni! Lui non ha servito mai nessuno, semmai i "potenti del momento" hanno cercato ripetutamente ma invano di servirsi di lui, temendo la forza del suo argomentare . Il suo attaccamento a Sezze, la sua città natale, è proverbiale. Peccato che sia residente a Latina!
Decarbonizzazione e superamento della grave crisi economica indotta dalla pandemia del Covid 19 impongono alle imprese un passaggio di discontinuità rispetto al passato. Una discontinuità legata ad un processo di rinnovamento tecnologico e digitale, che passa per la transizione energetica 4.0. Un approccio in campo energetico di efficienza di sistema, un salto culturale indispensabile per le aziende, così da poter avviare una ripresa all’insegna di sostenibilità, digitalizzazione e competitività. In tale ottica, si colloca l’accordo firmato tra l’azienda biofarmaceutica AbbVie e RSE (Ricerca del Sistema Energetico, ente di ricerca pubblico del gruppo GSE), esempio significativo di sinergia tra Ricerca e Impresa, da cui prende le mosse l’incontro di oggi “Energia per innovare il futuro. Imprese sostenibili e smart: le nuove strategie di efficienza energetica per la ripresa all’insegna del Piano Transizione 4.0”. L’evento online annuncia la collaborazione fra il mondo delle imprese industriali (AbbVie, azienda biofarmaceutica globale fortemente orientata all’innovazione e specializzata nello sviluppo e produzione di trattamenti avanzati) e quello della ricerca (Ricerca del Sistema Energetico - RSE società di ricerca del gruppo GSE, vigilata dal Ministero dello Sviluppo Economico, con la missione di sviluppare progetti di ricerca di interesse pubblico generale per il sistema elettrico nazionale).
L’obiettivo del progetto è creare un’importante occasione per promuovere una nuova cultura dell’“efficienza di sistema” nel settore dell’industria che, prendendo spunto dall’analisi dell’esperienza, delle buone pratiche e dai risultati di un approccio di eccellenza di gestione dell’energia realizzato dalla biofarmaceutica AbbVie nel polo produttivo italiano, consenta la diffusione e la replicabilità di un “modello di transizione” in grado di coniugare efficienza, sostenibilità e produttività dell’impresa.
L’incontro permette inoltre un’attenta analisi e valutazione dei nuovi strumenti messi a disposizione dal Governo attraverso il Piano Transizione 4.0 alla luce delle sfide concrete poste dalla ripartenza. A confrontarsi su questi temi sono intervenuti tra gli altri l’Amministratore delegato di RSE Maurizio Delfanti, il Direttore di stabilimento AbbVie Italia Daniela Toia, Luca Restaino, Funzionario della Direzione generale per la Politica industriale, l’Innovazione e le Piccole e Medie Imprese del Ministero dello Sviluppo Economico e Massimo Beccarello, Vicedirettore per le politiche industriali di Confindustria. L’occasione dunque per un serrato confronto, tra imprese, istituzioni e ricerca su strumenti, incentivi e priorità d’investimento per rilanciare il contributo dell’efficienza energetica alla ripresa, nell’ottica di perseguire un sistema produttivo sostenibile e competitivo.
I contenuti e i temi dell’accordo di collaborazione tra AbbVie e RSE sono stati invece illustrati dai referenti tecnici del programma: Marco Borgarello, Responsabile del Gruppo di ricerca di efficienza energetica RSE e Carlo D’Esposito, Energy manager AbbVie Italia.
“I programmi di ricerca di RSE supportano le Istituzioni nella pianificazione energetica, a partire dalla costruzione degli scenari alla base del PNIEC - Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima – ha affermato l’Ad Maurizio Delfanti – e l’efficienza energetica, mirata alla competitività industriale, rappresenta una chiave di volta della sostenibilità. Oggi presentiamo un accordo di collaborazione con una realtà industriale importante, con lo spirito di creare una sinergia e un dialogo, per promuovere lo sviluppo industriale nella consapevolezza che sarà vero sviluppo solo se raggiungerà l’obiettivo di sostenibilità che l’Italia e l’Europa si sono date per i prossimi anni”.
“L’applicazione della ISO 50001, quale prima azienda del nostro settore e la gestione ottimizzata dell’energia e delle risorse con un approccio mirato all’“efficienza di sistema” fondano le premesse dell’accordo con RSE e l’analisi del caso AbbVie come esempio virtuoso replicabile”. Ha esordito Daniela Toia, direttore del Polo Produttivo AbbVie Italia esprimendo grande apprezzamento per l’intesa: “Si tratta di una collaborazione, che oltre a fornire spunti di miglioramento per il nostro stesso sito, offre la possibilità di creare un cluster di imprese improntato alla condivisione delle esperienze, per la realizzazione e la facilitazione di interventi coerenti con le strategie di transizione energetica”.
Nel ricordare i significativi risultati ottenuti dal sito industriale AbbVie di Campoverde di Aprilia: un’autoproduzione dell’energia elettrica che tocca il 90% del fabbisogno, 100% dell’energia acquistata certificata green, Daniela Toia ha quindi precisato: “Il risparmio energetico, la sperimentazione di nuove tecnologie e la continua ricerca di opportunità di miglioramento hanno permesso una riduzione del 10% del consumo di energia dal 2012 con conseguente abbattimento di oltre 15% delle emissioni dell’anidride carbonica nell’ultimo quinquennio”.
La lettura dei dati di AbbVie riflette una strategia aziendale che non punta soltanto a un fattore di efficientamento, ma all’efficienza complessiva del sistema, come promosso negli approcci più competitivi mediante un percorso che si innova negli anni. Tuttavia, la scarsa diffusione nelle imprese di tali approcci non ha ancora consentito di accedere a una visione analitica delle prestazioni, di valutarne i punti di forza e quantificarne le effettive potenzialità; proprio su questo punto fa leva l’interesse dell’accordo di collaborazione tra RSE e AbbVie, due attori fra loro complementari. “L’obiettivo specifico del nostro progetto sull’industria è valutare la realizzabilità e le potenzialità di interventi di efficientamento per ridurre i consumi nei settori energivori e per stimare, in modo analitico, il potenziale impatto e l’efficacia delle misure di governance rispetto agli obiettivi complessivi dell’Italia – ha spiegato Marco Borgarello, responsabile del Gruppo di ricerca efficienza energetica in RSE – E per questo il dialogo sul campo con realtà industriali virtuose e innovative come AbbVie ci permette di far luce sui dati statistici, che desumiamo dai questionari diffusi ad oltre 200 imprese di alcuni settori e dalle richieste di interventi a valere sulle misure di incentivazione”. I dati in corso di elaborazione sul questionario RSE indicano che oltre il 50% delle imprese intervistate ha valutato risparmi fino al 5% di energia elettrica come conseguenza degli interventi effettuati, con impatti positivi anche su energia termica, acqua e rifiuti.
La gestione ottimale dell’energia necessita di una efficiente ed estesa rete di monitoraggio. Ha osservato in proposito Daniela Toia: “Possiamo contare su un sistema di analisi e verifica che consente capillarmente, attraverso più di 250 strumenti di misurazione energetica disseminati all’interno del sito e oltre 500 variabili di processo (temperatura, pressione, portate, ecc.) la redazione di monitoraggi costanti nel tempo e bilanci energetici circostanziati. Quanto al futuro stiamo valutando in collaborazione con centri di ricerca e università nuove applicazioni che prevedono l’utilizzo di fuell cell, intelligenza artificiale e geotermia per investimenti mirati e che rispondono ad un approccio della gestione dell’energia improntato all’efficienza di sistema”.
Gli impegni nazionali del PNIEC per rispettare il prossimo traguardo fissato al 2030 prevedono misure di efficienza energetica aggiuntive, in grado di determinare, rispetto ad uno scenario tendenziale di sviluppo, una riduzione dei consumi pari a circa 9,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalente l’anno, di cui 1 Mtep in capo al settore industriale. Il Ministero dello sviluppo economico, presenta un insieme di misure di supporto all’innovazione del settore industriale note come Impresa 4.0, che comprende esplicitamente l’aspetto del miglioramento dell’efficienza. In collaborazione con RSE mira a quantificare al meglio gli effetti sulle riduzioni di consumi derivanti dagli interventi attuati dalle imprese.
“Dal punto di vista dell’organizzazione delle aziende, che hanno attivamente promosso e adottato il piano Industria 4.0, ora Impresa 4.0 – ha sottolineato Massimo Beccarello, Vicedirettore Politiche Industriali di Confindustria – la prospettiva di una ripresa dalla crisi economica indotta dalla pandemia deve essere basata su investimenti mirati nel campo dell’innovazione rivolta all’efficienza energetica e alla sostenibilità”. Essenziale comprendere il ruolo che possono giocare i nuovi strumenti messi a disposizione dal Governo attraverso il Piano Transizione 4.0 che indicano come prioritari per la ripresa gli investimenti volti all’efficienza energetica, per promuovere la competitività delle imprese nell’ottica di un sistema produttivo che rinsalda il legame tra innovazione dell’industria e sostenibilità.
“Diffondere questo approccio di efficienza di sistema – ha concluso Daniela Toia, responsabile del polo produttivo di AbbVie Italia – diviene la premessa per far crescere una cultura in tema di efficienza energetica che conduca a scelte e investimenti mirati e coerenti e a un monitoraggio e gestione dell’utilizzo dell’energia in termini ottimali”.
Dopo le numerose segnalazioni e denunce sullo stato di pericolosità, degrado e consumo di droga nel Parco delle Rimembranze, il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo è intervenuto presso il comando della Polizia Locale e presso la Caserma dei Carabinieri chiedendo maggiori controlli. Da qualche giorni infatti nel Monumento sono stati intensificati i controlli diurni grazie ai volontari della Protezione Civile e a quelli della Guardia Nazionale Ambientale Distaccamento di Sezze. Il Comandante della Polizia Locale, Lidano Caldarozzi, infatti, su richiesta del primo cittadino, ha messo a disposizione un gruppo di volontari che per l’intero pomeriggio avranno il compito di controllare il Parco. La richiesta è scaturita anche dall’intensificarsi dei casi di Covid19 in Provincia di Latina, per i quali è stato doveroso, da parte dell’Ente comunale, continuare la fase di assistenza e informazione verso i cittadini. In merito al Monumento, nei giorni scorsi, anche sui social erano stati segnalati casi di ragazzi che facevano uso di droga in pieno giorno e sembra che ci siano stati anche momenti di spaccio di sostanze stupefacenti. Speriamo che la presenza della Protezione Civile e della Guardia Ambientale sia un primo deterrente contro reati di questo tipo e che serva a mantenere un certo ordine e una sicurezza all’interno di un Parco pubblico molto frequentato da bambini minori e da ragazzi di ogni età.